DISTRIBUZIONE, DEMOGRAFIA E DINAMICA DI POPOLAZIONE
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SETTORE RISORSE AMBIENTALI Servizio Caccia e Pesca DISTRIBUZIONE, DEMOGRAFIA E DINAMICA DI POPOLAZIONE DELLA LEPRE BIANCA (Lepus timidus) NEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI SONDRIO Relazione finale (dicembre 2009) A cura di: Elisa Masseroni e Francesco Bisi Coordinamento scientifico: Adriano Martinoli, Damiano Preatoni e Guido Tosi
DISTRIBUZIONE, DEMOGRAFIA E DINAMICA DI POPOLAZIONE DELLA LEPRE BIANCA (Lepus timidus) NEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI SONDRIO Relazione finale (dicembre 2009) A cura di: Elisa Masseroni1 e Francesco Bisi2 Coordinamento scientifico: Adriano Martinoli2, Damiano Preatoni2 e Guido Tosi2 Supervisore scientifico e responsabile: Prof. G. Tosi2 1 Istituto Oikos S.r.l., via Crescenzago 1, 20134 Milano 2 Università degli Studi dell’Insubria, Dipartimento Ambiente-Salute-Sicurezza, Unità di Analisi e Gestione delle Risorse Ambientali, via J. H. Dunant 3, 21100 Varese 3
Indice RINGRAZIAMENTI........................................................................................................................................6 PREMESSA.......................................................................................................................................................7 OBIETTIVI.....................................................................................................................................................10 1. INCREMENTO DELLE CONOSCENZE SULLA STRUTTURA DELLE POPOLAZIONI PRESENTI SUL TERRITORIO PROVINCIALE.......................................................................................11 1.1. CONSISTENZA DELLE POPOLAZIONI NELL’AREA CAMPIONE...................................................................................11 AREA DI STUDIO....................................................................................................................................................11 METODI UTILIZZATI................................................................................................................................................12 RISULTATI RAGGIUNTI.............................................................................................................................................16 1.2. MESSA A PUNTO DI IDONEE METODOLOGIE DI MONITORAGGIO E...........................................................................19 ABBONDANZE SUL TERRITORIO PROVINCIALE............................................................................................................19 METODI UTILIZZATI................................................................................................................................................20 RISULTATI RAGGIUNTI.............................................................................................................................................23 1.3. DISTRIBUZIONE DELLE POPOLAZIONI SUL TERRITORIO PROVINCIALE.....................................................................27 METODI UTILIZZATI................................................................................................................................................27 RISULTATI RAGGIUNTI.............................................................................................................................................28 1.4. BIOLOGIA RIPRODUTTIVA DELLA SPECIE SUL TERRITORIO PROVINCIALE................................................................48 2. DEFINIZIONE DI IDONEE STRATEGIE DI CONSERVAZIONE E GESTIONE............................49 2.1. ASPETTI RELATIVI ALLA GENETICA...................................................................................................................49 2.2. ASPETTI RELATIVI ALLA BIOLOGIA RIPRODUTTIVA..............................................................................................51 2.3. ASPETTI RELATIVI AL MONITORAGGIO..............................................................................................................52 3. DIVULGAZIONE DELLE CONOSCENZE ACQUISITE.....................................................................54 4. BIBLIOGRAFIA.........................................................................................................................................55 5
Ringraziamenti Gli autori desiderano ringraziare per il loro fondamentale apporto: il Dirigente del Settore Risorse Ambientali della Provincia di Sondrio Dr. Daniele Moroni, il responsabile del Servizio Agricoltura Caccia e Pesca della Provincia di Sondrio Geom. Cesare Mitta ed il Tecnico Faunistico Dr.ssa Maria Ferloni; tutti gli agenti del Corpo di Polizia Provinciale; Luca Pedrotti, Alessandro Gugiatti e Massimo Favaron del Parco Nazionale dello Stelvio; le guardie forestali e gli operai del Consorzio del Parco Nazionale dello Stelvio, settore Lombardo; il dr. Luc Wauters per il fondamentale apporto nell’analisi dei dati raccolti in campo; il dr. Alessandro Bianchi, il dr Guido Grilli e la dr.ssa Elisa del Maffeo per il supporto veterinario durante tutte le fasi del progetto e per la collaborazione nell’indagine sulla biologia riproduttiva; il sig. Antonio Sosio, il Toni, per l’appoggio logistico e le innumerevoli attenzioni; i cacciatori dei Comprensori Alpini della Provincia di Sondrio per la collaborazione nella raccolta dei campioni ai centri di controllo; i tesisti Luca Perlasca, Serena Storaci, Davide Bressan, Manuela Boggio e Valentina Casella per il notevole contributo nella fase di raccolta dati sul campo. 6
Premessa La lepre bianca (Lepus timidus) è una specie a distribuzione artico-alpina, presente sia nelle regioni nordeuropee, sia sulle catene montuose dell’Europa meridionale con un areale disgiunto, conseguenza dei fenomeni glaciali del quaternario. Pochissime indagini erano state condotte sull’effettivo status delle popolazioni alpine di Lepus timidus (Gamboni, 1997; Barbieri, 1998), con una totale assenza di informazioni per le Alpi italiane fino all’avvio, nel 2005, di un Progetto di ricerca mirato che ha visto coinvolti, sinergicamente, diversi Enti: Provincia di Sondrio, Parco Nazionale dello Stelvio, Regione Lombardia, Istituto Oikos e Università degli Studi dell’Insubria. Il lavoro svolto negli anni compresi tra il 2005 ed il 2008 in Alta Valtellina ha permesso di raggiungere un livello di conoscenze soddisfacenti in merito alla biologia e all’autoecologia della specie, con particolare riferimento alla dimensione dell’home- range ed alle preferenze ambientali, indagate mediante cattura, marcatura e monitoraggio, con tecniche di radiotracking, di 43 individui complessivi, dei quali 12 nell’area identificata all’interno del Comprensorio Alpino Alta Valtellina, denominata “Vezzola”. I risultati di queste indagini, di notevole valenza, anche in relazione alla scarsità di informazioni scientifiche sulla biologia di questa specie, sono stati presentati sia in congressi nazionali che internazionali, suscitando notevole interesse. Il Progetto condotto nel triennio ha permesso inoltre la messa a punto e l’avvio di nuove linee di ricerca inerenti diversi aspetti della dinamica di popolazione della specie, meritevoli di ulteriori approfondimenti. Una buona conoscenza dei parametri legati alla dinamica di popolazione della lepre bianca, innanzitutto, risulta di estrema rilevanza soprattutto in rapporto all’interesse gestionale che la specie riscuote all’interno dell’area considerata, dove è oggetto di prelievo venatorio. Oltre all’effetto esercitato dall’attività venatoria, la specie, legata all’ambiente alpino, potrebbe inoltre subire l’impatto delle variazioni climatiche; negli ultimi anni si è infatti dimostrato come queste comportino effetti - sovente negativi - sugli areali, sull'uso dell'habitat e sul comportamento di numerose specie. Tali effetti si manifestano anche sulla struttura delle comunità e sul funzionamento degli ecosistemi (Davis et al. 1998; Stenseth et al. 2002; Walther et al. 2005; Thomas et al. 2006); in particolare, il riscaldamento globale può causare contrazioni dell'area di distribuzione o estinzioni locali in specie stenoecie (Thomas et al. 2006). Popolazioni al margine dell'areale, già maggiormente soggette a pressioni ecologiche e genetiche rispetto alle popolazioni centrali (Holt & Keitt 2005), risultano particolarmente esposte a tali variazioni (Bridle & Vines 2007). Tuttavia, se tali effetti negativi sono stati dimostrati, 7
esistono anche numerosi studi che evidenziano come il riscaldamento globale possa avere effetti anche positivi sui tassi di accrescimento, che porterebbero ad innalzamenti delle capacità portanti e, quindi, a consistenze maggiori (Post & Stenseth 1999; Saether et al. 2000). Sulla base di queste considerazioni, risulta quindi di estremo interesse proseguire nelle linee di indagine avviate, finalizzate alla valutazione del trend delle popolazioni di lepre bianca sia nell’area di studio già oggetto di ricerca nel triennio trascorso, sia, più in generale, sull’intero territorio provinciale. Nei tre anni di lavoro, si è avviato un protocollo per la stima di densità delle popolazioni di lepre bianca, basato sul metodo CMR (Cattura-Marcaggio-Ricattura), che permette non solo di valutare l’andamento delle popolazioni monitorate, ma anche, a lungo termine, di verificare l’eventuale esistenza di cicli di popolazione, descritti per le forme nordamericane (Hodges et al., 1999; Krebs et al. 2001) e mai verificati in ambito alpino. L’indagine volta all’approfondimento dei parametri legati alla dinamica di popolazione nel triennio ha visto il coinvolgimento dei Comprensori Alpini, dal momento che è stato avviato uno specifico studio sulla biologia riproduttiva mediante l’analisi delle cicatrici uterine delle femmine di lepre bianca abbattute sul territorio provinciale. I campioni sono stati raccolti nei centri di controllo istituiti presso ogni Comprensorio Alpino per la verifica dei capi abbattuti di fauna tipica alpina e lepre, grazie al coordinamento e alla collaborazione della Provincia di Sondrio. L’indagine ha portato a risultati interessanti sul successo riproduttivo della specie sia sotto il profilo scientifico, sia gestionale; la significatività degli stessi era ancora però limitata dallo scarso numero di campioni raccolti. Risultava di fondamentale importanza proseguire quindi nella linea di ricerca avviata, incentivando ulteriormente la collaborazione di tutti i Comprensori Alpini. Parallelamente, è stato avviato un protocollo di monitoraggio della specie sull’intero territorio provinciale mediante esecuzione di transetti volti a rilevare i segni indiretti di presenza della specie, con conseguente calcolo, per ogni area indagata (Comprensorio Alpino, o Settore), di indici chilometrici di abbondanza (IKA). I transetti sono stati svolti grazie alla collaborazione degli Agenti del Corpo di Polizia Provinciale, sia in fase di definizione dei percorsi, sia nelle fasi operative. L’obiettivo finale è la definizione e la validazione di un protocollo speditivo che permetta di valutare la distribuzione della specie sul territorio, la selezione dell’habitat, la dinamica delle popolazioni nel corso degli anni, nonché di restituire, per ogni area (o Comprensorio) indagata, una stima della densità della specie, anche al fine di fornire indicazioni gestionali più mirate ed efficaci. La raccolta di campioni fecali, da attuarsi in occasione dell’esecuzione dei transetti, potrà in futuro permettere inoltre di effettuare l’analisi genetica da DNA fecale 8
delle popolazioni presenti in ogni area indagata, per valutare l’esistenza di fenomeni di frammentazione, isolamento e/o ibridazione con la lepre comune. La distribuzione della specie sul territorio provinciale è stata ad oggi indagata anche mediante la raccolta di dati secondari, grazie alla collaborazione degli Agenti del Corpo di Polizia Provinciale, che hanno messo a disposizione le loro conoscenze relative ad avvistamenti diretti o a segni di presenza, permettendo la costruzione di un quadro distributivo di presenza della specie. Il risultato verrà integrato mediante la georeferenziazione degli abbattimenti di lepre bianca effettuati nell’ambito dell’attività venatoria sull’intero territorio provinciale; la georeferenziazione degli abbattimenti a carico di lepre comune permetterà inoltre la valutazione dell’evoluzione nel tempo dell’ampiezza delle aree di simpatria delle due specie. Il monitoraggio di questo fenomeno risulta infatti potenzialmente rilevante nella definizione delle strategie gestionali in particolare della lepre bianca, per le motivazioni di seguito approfondite. Un’ulteriore linea di indagine avviata riguarda gli aspetti genetici delle popolazioni di lepre alpina, sia per quanto concerne la valutazione della frammentazione delle popolazioni sul territorio provinciale, sia per quanto riguarda l’incidenza del fenomeno legato all’ibridazione con la lepre comune (Lepus europaeus). Studi effettuati in Nord Europa su popolazioni scandinave, ed in Italia su popolazioni trentine, hanno infatti rilevato l’interfecondità con conseguente produzione di ibridi fertili, tra lepre alpina e lepre comune (Thulin et al., 2003, 2006, Pecchioli et al., 2006). Il fenomeno è degno di nota in quanto le popolazioni di lepre bianca potrebbero, in tal senso, subire un pesante condizionamento a seguito dell’innalzamento delle quote interessate dalla presenza di popolazioni di lepre comune, nonché delle operazioni di ripopolamento talvolta condotte anche in aree alto alpine con conseguente ampliamento delle aree di simpatria. Si ritiene quindi importante investigare la struttura genetica della lepre bianca per evidenziare possibili problematicità e valutare eventuali fenomeni di frammentazione, al fine di fornire indicazioni utili per la gestione e la conservazione di questa specie. Si è ritenuto pertanto di estrema importanza dare continuità alle indagini finora svolte e approfondire le specifiche linee di indagine sopra descritte, in un’ottica di medio - lungo termine, in particolare per quanto concerne la distribuzione, lo status, la demografia e la dinamica di popolazione della lepre bianca sul territorio provinciale, che rappresenta un’area di interesse prioritario per la lepre bianca, comprendendo una porzione molto significativa del suo areale in Lombardia, caratterizzata da popolazioni con elevata consistenza (ancorché solo parzialmente quantificate). 9
Obiettivi Obiettivo generale del Programma di ricerca è l'approfondimento degli aspetti legati alla distribuzione e alla frammentazione degli areali, alla demografia e alla dinamica di popolazione della lepre bianca, allo scopo di definire idonee strategie di conservazione e gestione faunistico-venatoria della specie. Il progetto, di durata annuale, ha perseguito i seguenti obiettivi specifici: 1. Incremento delle conoscenze sulla struttura delle popolazioni presenti sul territorio provinciale: ✗consistenza delle popolazioni nell’area campione; ✗abbondanze sul territorio provinciale; ✗distribuzione delle popolazioni sul territorio provinciale; ✗biologia riproduttiva della specie sul territorio provinciale; 2. Definizione di idonee strategie di conservazione e gestione; 3. Divulgazione delle conoscenze acquisite. 10
1.Incremento delle conoscenze sulla struttura delle popolazioni presenti sul territorio provinciale 1.1. Consistenza delle popolazioni nell’area campione Per approfondire ulteriormente i parametri relativi alla dinamica di popolazione si è proseguito nella stima della consistenza della popolazione: nell’area denominata “Vezzola” è stato nuovamente applicato il metodo CMR (cattura-marcatura-ricattura) che ha permesso, mediante l’utilizzo di un sistema di trappolaggio su griglia, di giungere alla stima di densità della popolazione indagata nel 2009; tale valore è stato confrontato con quelli relativi al triennio precedente e l’insieme dei valori stimati negli anni (se l'attività di CMR sarà mantenuta nel tempo) permetterà, a medio termine, di ottenere indicazioni inerenti la dinamica della popolazione in esame. Le catture degli animali sono state effettuate, come di consueto, utilizzando 25 trappole incruente del modello Tomahawk. Per attirare gli animali nel luogo di cattura e per abituarli alla presenza delle trappole, è stata utilizzata la tecnica del pre-baiting; una volta attivate, le trappole sono state controllate giornalmente, all’alba. Gli animali catturati sono stati sottoposti al rilievo dei parametri biometrici utili e, successivamente, marcati con targhette auricolari metalliche. Le catture effettuate hanno permesso inoltre di disporre di campioni da utilizzare per le analisi genetiche, nonché di controllare lo stato riproduttivo e le condizioni generali di salute degli individui. Area di studio Lo studio finalizzato all’approfondimento dell’ecologia della specie è stato condotto in un’area situata in Val Vezzola, a nord dell’abitato di Semogo, denominata appunto “Vezzola”. L’area di studio “Vezzola” è situata in comune di Valdidentro, ad un’altitudine di circa 2000 m s.l.m.; la vegetazione è rappresentata da bosco misto di abete rosso (Picea excelsa), pino cembro (Pinus cembra), pino mugo (Pinus mugo) e larice (Larix decidua), intervallato da prati-pascolo (Figura 1). Il sottobosco è costituito da erica (Erica carnea), ginepro (Juniperus communis), mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) e rododendro (Rhododendron ferrugineum e Rhododenron hirsutum). 11
Figura 1 - Area di studio “Vezzola” Metodi utilizzati Di seguito sono illustrati i metodi utilizzati nell’ambito delle attività di cattura e manipolazione degli individui di lepre bianca, finalizzate alla stima della consistenza della popolazione nell’area campione. Catture Le catture sono state effettuate come di consueto mediante l'utilizzo di trappole Tomahawk, appositamente studiate per catturare animali vivi (Trappola 66x23x23 cm, model 205; Tomahawk Live Trap Co., Tomahawk, WI). La tecnica delle catture con impiego di trappole Tomahawk è stata utilizzata esclusivamente nel periodo invernale; sono state utilizzate 25 trappole, che sono state collocate a terra, disposte secondo una griglia (Mills et al., 2005) di maglia 70 m, in un’area di accertata presenza delle lepri, nella medesima zona in cui erano state effettuate le catture negli anni precedenti (Figura 2). Il posizionamento della griglia nella stessa posizione permette infatti di campionare la medesima popolazione e di verificare quindi eventuali variazioni a carico di quest'ultima nel corso degli anni. 12
Figura 2 - Posizione delle 25 trappole Tomahawk nell’area di Vezzola Contestualmente al posizionamento al suolo, le trappole sono state innescate con erba medica essiccata e provviste di un fermo che ne impedisse la chiusura, dando in questo modo inizio al periodo cosiddetto di prebaiting, nel quale gli animali hanno il tempo di abituarsi alla presenza delle trappole innescate e di entrarvi indisturbati, raggiungendo l’esca; ogni trappola è stata inoltre provvista di una copertura che impedisse alla neve di sommergerla e di far deteriorare l’esca; ogni trappola è stata inoltre rivestita con una rete metallica di maglia 1 cm, per evitare eventi di predazione da parte di volpe (Figura 3). Figura 3 - Rivestimento delle trappole con rete metallica Dopo il periodo di prebaiting, le trappole sono state attivate rimuovendo il fermo e sono rimaste attive per i periodi indicati nella Tabella 1; in Tabella è riportato anche lo sforzo di cattura, espresso in notti–trappola. 13
Tabella 1 - Periodi di attivazione delle trappole nell’area “Vezzola” nell'inverno 2009 Sessione cattura invernale con trappole Area Data Trappole attive Notti trappola Totale sforzo 21 gennaio 9 1 9 22-23 gennaio 24 2 48 9 febbraio 8 1 8 10-11 febbraio 24 2 48 Vezzola 21 febbraio 20 1 20 22-23 febbraio 23 2 46 3 marzo 22 1 22 4-5 marzo 24 2 48 Totale sforzo 249 n-t Manipolazione Le lepri catturate sono state manipolate come previsto dal consueto protocollo utilizzato, che prevede: ✗ determinazione del sesso, mediante osservazione dei genitali esterni; ✗ determinazione della classe d’età, mediante palpazione del tubercolo di Stroh. Sono quindi stati rilevati e riportati su un’apposita scheda di campo i seguenti parametri morfometrici: ✗ peso dell’animale; ✗ lunghezza del piede posteriore; ✗ lunghezza dell’orecchio. Ad ogni animale catturato è stato inoltre effettuato un prelievo di tessuto per le analisi genetiche (biopsia dall’orecchio). Al fine di permettere il riconoscimento individuale dell’animale catturato, ad ogni individuo è stata applicata una marca auricolare metallica (TAG mod. 1005-1 National Band and Tag Co.). Stima della consistenza e della densità della popolazione Nei quattro anni di lavoro è stato avviato ed applicato un protocollo per la stima di consistenza e densità delle popolazioni di lepre bianca basato sul metodo CMR (Cattura- Marcaggio-Ricattura), che consente non solo di valutare l'andamento delle popolazioni monitorate, ma che permetterebbe anche, a lungo termine (qualora le attività di CMR continuassero ad essere applicate), di verificare l’esistenza di eventuali ciclicità nella dinamica di popolazione, descritti per le forme nordamericane (Hodges et.al., 1999; Krebs et.al., 2001) e mai verificati in ambito alpino. La consistenza della popolazione è stata stimata utilizzando il metodo CMR che pre- vede, per ogni singola sessione di trappolaggio, la cattura, mediante trappole disposte secondo una griglia, di individui che vengono marcati e quindi rilasciati, in modo da rendere possibile la loro ricattura. Il metodo si basa sul principio secondo il quale è pos- 14
sibile stimare il numero totale degli individui presenti in un’area a partire dalla propor- zione fra individui marcati e non marcati presenti fra i soggetti catturati nelle sessioni successive di trappolaggio: se n1 è il numero di animali marcati e rilasciati nella prima sessione, n2 il numero di individui catturati nella seconda sessione, m 2 il numero di ani- mali marcati catturati nella seconda occasione e N la consistenza della popolazione, al- lora: N=(n1n2)/m2 Tutti i metodi CMR si sviluppano a partire da questo concetto base, dopodiché ogni me- todo si sviluppa con differenti assunzioni e calcoli statistici che permettono di ottenere la stima della consistenza di popolazione. Il presupposto più importante, comune a tutti i metodi, è che tutti gli animali abbiano la stessa probabilità di essere catturati; se così non fosse, la popolazione risulterebbe notevolmente sottostimata. Anche l’influenza e l’effetto delle trappole possono risultare importanti: in seguito ad una cattura, infatti, l’animale può diventare diffidente ed essere riluttante ad entrare nuovamente nella trappola, ed in caso estremo può addirittura abbandonare l’area; al contrario gli animali possono in alcuni casi sviluppare nei confronti delle trappole un’eccessiva confidenza. Entrambi gli effetti possono essere temporanei o permanenti, ma in ogni caso influen- zano l’affidabilità del metodo: la diffidenza determina solitamente una sovrastima della popolazione, mentre la confidenza comporta una sottostima. La maggior parte dei me- todi CMR, inoltre, considerano le popolazioni oggetto di studio come “chiuse”; si assu- me cioè che, nel corso dello studio, non si assista né ad incrementi legati a nascite o ad eventi di immigrazione, né a decrementi legati a decessi o ad eventi di emigrazione. Nel momento in cui si applica un metodo adatto a “popolazioni chiuse” è quindi importante minimizzare le possibilità di incrementi o perdite, concentrando l’indagine in un periodo breve e possibilmente nel quale nascite, decessi ed eventuali spostamenti siano ridotti al minimo. Ogni metodo è adatto a situazioni caratterizzate da circostanze specifiche, corrispondenti alle assunzioni proprie del metodo stesso; la scelta definitiva del metodo da utilizzare dipende quindi dalle assunzioni che più si confanno alla popolazione inda- gata, nonché da considerazioni pratiche legate alle attività di campo. Nel presente lavoro la stima di consistenza di popolazione (N), è stata condotta utiliz- zando il metodo CMR proposto da Schnabel (Sutherland, 1996); questo metodo com- porta le medesime assunzioni del metodo Lincoln-Petersen, ma risulta più appropriato in situazioni nelle quali le catture degli animali vengano effettuate in più di due occasio- ni; si basa sulla valutazione della proporzione tra gli animali marcati nelle catture (che aumentano al susseguirsi delle sessioni) e gli animali marcabili; nel momento in cui questo rapporto risulta uguale ad 1, il numero totale di individui precedentemente mar- 15
cati corrisponde alla consistenza della popolazione. Un’assunzione notevolmente impor- tante per il successivo utilizzo dei dati raccolti in campo è che le probabilità di cattura non cambino nel tempo; risulta quindi determinante mantenere costante lo sforzo di cattura ed adottare procedure che minimizzino l’influenza delle trappole (eccessiva con- fidenza o diffidenza). Per ottenere una stima della densità della popolazione, il valore di consistenza (N) ricavato deve essere rapportato alla dimensione dell’area (A); questo secondo parame- tro è fortemente legato alla capacità di spostamento ed al comportamento spaziale del- la specie indagata. Nel presente studio l’area (A) è stata considerata pari alla superficie interessata dalla presenza della griglia di trappole, con l’aggiunta di un margine esterno (buffer) di ampiezza pari al raggio dell’home range medio relativo al sesso caratterizza- to dall’home range più piccolo (Dice, 1938), nel nostro caso le femmine (home range medio di estensione pari a 50,73 ha); il valore A è quindi pari a 102.9 ha. Risultati raggiunti Catture Nel corso delle sessioni di cattura del 2009 sono stati catturati 5 nuovi individui (ID 2043, ID 2045, ID 2092, ID 2056, ID 2093), due femmine e tre maschi (Tabella 2); sono stati inoltre ricatturati due individui catturati nella sessione del 2008. Lo sforzo di cattura è stato pari a 249 notti–trappola, per un totale di 14 eventi di cattura, con un successo pari a 5,62 lepri/100 notti–trappola. Tabella 2 - Biometrie degli individui catturati Peso Sesso Età alla cattura Piede posteriore Orecchio ID (Kg) (M/F) (S/A) (mm) (mm) 2043 1.95 M S 136 102 2045 1.95 F S 135 95 2092 2.20 M A 145 102 2056 2.10 M S 153 100 2093 1.80 F S 125 92 Stima di densità I risultati delle stime della densità della popolazione indagata, effettuate nel corso dei quattro anni di utilizzo della metodologia CMR, sono riportati in Tabella 3. Nonostante l'elevato valore di densità registrato quest'anno, il confronto effettuato tra i valori di densità stimata nei quattro anni di studio mediante applicazione di un test non parametrico (dal momento che i dati non hanno una distribuzione normale) non ha 16
evidenziato alcuna differenza significativa, ad indicare finora una sostanziale stabilità della popolazione indagata nel corso dei quattro anni di Progetto. Tabella 3 - Valori di densità di lepre bianca (ind/km2) nell'area di Vezzola. Anno Densità (ind/km2) 2006 3.36 2007 2.54 2008 4.86 2009 9.56 Il valore di densità medio per l'area di Vezzola risulta pari a 5.08 lepri/km2 e mostra una tendenza all'incremento negli ultimi due anni, benché questo dato non risulta signi- ficativo. Come precedentemente sottolineato, la lepre bianca presenta spesso anda- menti di popolazione ciclici, anche se recenti studi hanno dimostrato come questa spe- cie possa anche mostrare andamenti irregolari non necessariamente ciclici (Newey 2007). I fattori che possono concorrere alla variazione della densità sono molteplici, tra i quali riteniamo prioritari, per la specie in oggetto, la pressione predatoria e la disponi- bilità delle risorse trofiche. Il dato ottenuto per l'area di Vezzola ci fa supporre che la popolazione studiata sia quantomeno stabile, ma data la notevole variazione registrata tra anni, riteniamo che il monitoraggio continuo della consistenza delle popolazioni di- venti fondamentale per poter effettuare una corretta gestione. Altri valori di densità per la specie erano stati in precedenza forniti da Scherini e Tosi (1995) che riportavano, per l'intera provincia di Sondrio, valori medi di 0.3-0.4 lepri/km2; pochi altri lavori sono disponibili in letteratura, e per la maggior parte fanno riferimento al numero complessivo di individui presenti in Regione Lombardia (750- 1200 lepri; Prigioni et al., 2001). Il risultato ottenuto riveste quindi notevole importan- za, soprattutto dal momento che è stato ottenuto mediante l'applicazione di metodi ro- busti (CMR) e che fornisce la possibilità di essere rapportato ad indici di presenza indi- retta, permettendo così di effettuare valutazioni semi quantitative (seppur con un certo grado di errore) in altre aree di indagine (come meglio esplicitato in seguito, nella pre- sente relazione). 17
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1.2. Messa a punto di idonee metodologie di monitoraggio e abbondanze sul territorio provinciale La possibilità di disporre, nell’area campione, di un ulteriore approfondimento riguardo la consistenza e la densità della popolazione indagata, ha consentito di proseguire il lavoro intrapreso nel triennio precedente, inerente la valutazione dell’efficienza di metodi di conteggio speditivi, di notevole interesse a fini gestionali. A tal fine si è ritenuto opportuno, per raggiungere pienamente l’obiettivo prefissato, apportare innanzitutto alcune modifiche al protocollo di monitoraggio applicato nel triennio precedente: si è ritenuto utile continuare ad effettuare transetti nella stagione invernale, ma si è deciso di integrare l'indagine effettuandone uno per area anche nella stagione estivo-autunnale. Il mantenimento del transetto invernale, infatti, è importante in quanto la presenza del manto nevoso rende più facile l’individuazione dei segni di presenza; inoltre, su neve, risulta più facile reperire fatte recenti, utili nel caso si intenda effettuare le analisi genetiche. I transetti effettuati in periodo estivo-autunnale, in assenza di neve, sono stati aggiunti nell'ipotesi che, mediante il conteggio e la rimozione delle fatte rilevate, fosse possibile ottenere valori assoluti di IKA più precisi, non influenzati dalle variazioni dovute al fattore meteorologico. Una ripetizione più frequente dei transetti in ogni area, associata all'eventuale analisi genetica dei campioni fecali che è possibile prelevare durante lo svolgimento degli stessi, permetterebbe inoltre di applicare il metodo CMR anche ai segni di presenza indiretti, e non più solo ai dati ottenuti dalle catture. Ciò permetterebbe di ovviare alla necessità di effettuare catture (logisticamente molto complesse) in ogni area di indagine per ottenere le stime di densità, permettendo al contempo di aumentare il campione (e di conseguenza la precisione delle stime di densità effettuate a partire dagli indici chilometrici di abbondanza -IKA-). Complessivamente si sono quindi individuati un minimo di due transetti per ogni Comprensorio Alpino di Caccia, di lunghezza minima pari a 4 km, a partire da quelli compresi nelle 11 aree già indagate nel corso del Progetto, i quali sono stati percorsi due volte nell'anno. I percorsi campione sono stati individuati e svolti con la collaborazione degli Agenti del Corpo di Polizia Provinciale, ed hanno permesso di definire Indici chilometrici di abbondanza (IKA) per ogni area indagata (Comprensorio Alpino, o Settore), nonché di valutare la distribuzione della specie sul territorio, la distribuzione altimetrica dei segni di presenza, il trend delle popolazioni nel corso degli anni, e di cercare di restituire, per 19
ogni area indagata, una stima della densità della specie, basata su quanto rilevato nelle aree campione soggette a CMR. Metodi utilizzati Di seguito sono illustrati i metodi utilizzati nell’ambito delle attività di rilievo dei segni di presenza della specie nonché di analisi dei dati raccolti in campo, finalizzate alla stima delle abbondanze della specie sul territorio provinciale. Allo scopo di mettere a punto tecniche speditive che permettano di monitorare la specie sull’intero territorio provinciale, nel corso del Progetto è stato avviato un protocollo di monitoraggio mediante esecuzione di transetti volti a rilevare i segni indiretti di presenza della specie, con conseguente calcolo, per ogni area indagata, di indici chilometrici di abbondanza (IKA). I transetti sono stati svolti grazie alla collaborazione degli Agenti del Corpo di Polizia Provinciale, sia in fase di definizione dei percorsi, sia nelle fasi operative. Sulla base della partizione del territorio provinciale in unità gestionali (i Comprensori Alpini di Caccia), si sono identificate 8 aree di indagine (Tabella 4), distribuite nei 5 Comprensori Alpini di Caccia e, laddove il Comprensorio comprendeva una porzione orobica ed una retica, anche sui due versanti della Valle (Figura 4). Tabella 4 - Aree di indagine utilizzate per il monitoraggio speditivo della lepre Area di indagine CAC Versante Località CH Chiavenna -- Isola - Madesimo MOr Morbegno Retico Val Masino MOo Morbegno Orobico Val Lesina - Albaredo SOr Sondrio Retico Val Malenco SOo Sondrio Orobico Val di Livrio TI Tirano -- Trivigno AV Alta Valle -- Vallaccia – Val Vezzola Parco Nazionale dello Stelvio PNS -- Cancano Sett. Lombardo 20
Figura 4 - Distribuzione dei transetti nelle aree di indagine individuate in provincia di Sondrio Al fine di valutare l'effettiva utilità di una ripetizione dei transetti anche in periodo estivo, come precedentemente esplicitato, i transetti quest'anno sono stati effettuati due volte, in presenza ed in assenza di copertura nevosa al suolo. In Tabella 5 sono riportati i dettagli dei transetti effettuati nel corso dell'anno di lavoro (il dettaglio dei transetti degli anni precedenti è riportato nelle relative relazioni). Tabella 5 - Transetti percorsi in provincia di Sondrio e relativi indici registrati CAC Area Transetto Località Anno Data Lunghezza (m) IKA IKA P Neve BO010 Val Vezzola 2009 12/02 1236,1 5,7 5,7 Y BO011 Val Vezzola 2009 23/02 992,5 28,2 28,2 Y BO012 Val Vezzola 2009 07/04 4328,7 5,8 6,2 Y AV AV BO013 Vallaccia 2009 09/04 2306,5 9,1 9,1 Y BO014 Vallaccia 2009 24/08 2387,2 0,4 0,4 N BO015 Val Vezzola 2009 22/08 3344 3,9 5,1 N CH009 Madesimo 2009 14/04 4997,5 1,4 1,4 Y CH010 Isola 2009 15/04 5732,2 7,3 13,8 Y CH CH CH011 Isola 2009 17/08 6140,5 0 0 N CH012 Madesimo 2009 18/08 4140 0,7 0,7 N 21
CAC Area Transetto Località Anno Data Lunghezza (m) IKA IKA P Neve CV003 Val Malenco 2009 27/04 3058,9 2,9 3,6 Y SOr CV004 Val Malenco 2009 27/08 3511,3 6,8 10,3 N SO SO001 Val di Livrio 2009 28/04 5294,5 2,8 2,8 Y SOo SO002 Val di Livrio 2009 26/08 7980,6 0,1 0,1 N MO001 Val Masino 2009 23/04 3427,1 5,8 6,7 Y MOr MO003 Val Masino 2009 19/08 4354,1 2,5 3 N GA007 Albaredo 2009 22/04 4336,6 7,4 9,2 Y MO MO002 Val Lesina 2009 20/05 4156,1 0 0 Y MOo MO004 Val Lesina 2009 20/08 2103,3 0 0 N GA008 Albaredo 2009 21/08 5709,1 1,8 2,1 N TI001 Trivigno 2009 08/04 4763 3,4 3,4 Y TI TI TI002 Trivigno 2009 25/08 3841,7 0,3 0,3 N CA015 Cancano 2009 25/02 1250,3 30,4 30,4 Y PNS PNS CA016 Cancano 2009 12/03 578,1 43,2 43,2 Y CA017 Cancano 2009 23/10 1770,9 23,7 47,4 N La lunghezza dei transetti è stata calcolata come lunghezza “reale”: i percorsi effettuati sono stati infatti riportati su un modello digitale del terreno ed è stato così possibile calcolare l'effettiva distanza percorsa in maniera tridimensionale. Mediante analisi della varianza e successivo test post-hoc, previa trasformazione logaritmica degli indici al fine di normalizzare gli stessi, si è valutata l’esistenza di differenze tra gli indici rilevati, in base ai diversi fattori presi in considerazione (presenza di neve, IKA pesato, anno, area e versante). Per IKA pesato (IKA P) si intende un valore di IKA che, diversamente da quanto si verifica nell'IKA propriamente detto, che attribuisce ad ogni segno registrato un medesimo valore (1), attribuisce un valore diverso ai cumuli di fatte. Mediante l'analisi della distribuzione del numero di fatte per cumulo, è stato possibile individuare i quartili ed assegnare così valori diversi, compresi tra 1 e 4, ai diversi cumuli. Per la valutazione delle differenze tra anni sono stati presi inconsiderazione solo gli anni 2004, 2008 e 2009, in quanto per gli altri anni non si disponeva di un numero di repliche sufficiente per l'analisi. Infine, per verificare la relazione tra IKA e valori di densità, stimati con il metodo CMR nelle aree di cattura, è stata utilizzata una regressione lineare. Tutte le analisi sono state svolte con il software R (R Development Core Team, 2007). 22
Risultati raggiunti Nel corso dell'anno 2009 sono stati effettuati complessivamente 25 transetti, durante i quali sono stati registrati sia i segni di presenza di lepre, sia della specie ritenuta, nell'area, la sua principale predatrice, la volpe (Vulpes vulpes). Innanzitutto è stata valutata l'esistenza di differenze tra gli indici registrati mediante i transetti svolti con le due diverse modalità, in presenza ed in assenza di neve. Il risultato mostra come la presenza di neve influenzi notevolmente la capacità dell'operatore di rilevare i segni di presenza: in assenza di neve al suolo, infatti, il numero di segni registrati nella stessa area risulta significativamente inferiore (F1,24=6.45 p=0.02); questo risultato suggerisce che l'applicazione di questa metodologia durante il periodo estivo, anziché fornire i vantaggi precedentemente esposti, potrebbe invece portare ad una sottostima delle abbondanze relative della specie. Si suggerisce pertanto, negli anni a venire, di effettuare tutti i transetti nel periodo invernale-primaverile, in presenza neve al suolo, entro una finestra temporale il più possibile limitata, al fine di minimizzare la variabilità riferibile alle condizioni meteo- climatiche, ottenendo così un monitoraggio pressoché uniforme nelle diverse aree di studio. Data la differenza significativa rilevata nei transetti svolti con le due diverse modalità, nelle successive analisi i dati relativi ai transetti svolti in assenza di neve non sono stati considerati. Si è quindi valutata l'esistenza di differenze tra i valori di IKA e di IKA pesati. Analizzando le differenze tra le due distribuzioni si è potuto verificare che i due indici forniscono valori significativamente differenti (t=-7.9, df=75, p
Dal momento che la Valtellina si sviluppa con un orientamento est-ovest, che comporta l'esistenza di condizioni climatiche anche notevolmente diverse sui due versanti della valle, si è cercato di rilevare eventuali differenze tra gli IKA registrati nelle aree dei versanti retico ed orobico. Le aree utilizzate in questa analisi sono state: Morbegno Orobico (MOo), Morbegno Retico (MOr), Sondrio Orobico (SOo), Sondrio Retico (SOr), Tirano (nella quale tutti i transetti appartengono al versante orobico) e, al fine di poter disporre di un maggior numero di dati, sono state inserite nell'analisi anche le aree Valle Seriana e Adamello (entrambe ricadenti in ambito orobico). Le analisi non hanno evidenziato alcuna differenza significativa, anche se nelle aree localizzate sul versante retico si rileva una tendenza a presentare valori di IKA più elevati. Ancora una volta, riteniamo opportuno suggerire che un proseguimento del monitoraggio avviato (che si rifletterà anche in un campione più abbondante) potrebbe permettere di evidenziare eventuali differenze esistenti. La localizzazione delle Orobie infatti, alla luce dei cambiamenti climatici in corso, potrebbe rendere le popolazioni presenti in queste aree particolarmente sensibili e vulnerabili. L'analisi è proceduta con la valutazione di un'eventuale disomogeneità degli indici tra tutte le aree prese in considerazione; in questo caso si è rilevata una differenza significativa (F10,65=3.77, p
proporzionalità, anche se i fattori che spiegano questa correlazione non sono al momento sufficientemente evidenti. Dal momento che i transetti sono stati riportati sul Modello Digitale del Terreno (DEM, Digital Elevation Model) è stato possibile, mediante GLM (General Linear Model), valutare la distribuzione degli IKA nelle fasce altimetriche di 200 m previamente individuate; la differenza significativa rilevata (F10,139=1.98, p
Infine, si è cercato di individuare una relazione tra i valori di densità stimati mediante l'applicazione del metodo CMR, ottenuti nel corso dei quattro anni di progetto, e gli IKA registrati nelle aree di cattura. In effetti una relazione significativa è emersa, la quale indica che ad una maggiore densità di popolazione corrisponde un valore di IKA superiore (F1,29=5.56, p
1.3. Distribuzione delle popolazioni sul territorio provinciale Il quadro della distribuzione della specie sul territorio provinciale che viene di seguito presentato è il risultato della georeferenziazione degli abbattimenti di lepre bianca e di lepre comune effettuati nell’ambito dell’attività venatoria sull’intero territorio provinciale relativi a tutti gli anni a disposizione. La georeferenziazione è stata effettuata utilizzando un Sistema Informativo Territoriale a partire dai dati conferiti negli anni alla Provincia di Sondrio da ogni singolo Comprensorio Alpino di Caccia. La georeferenziazione anche degli abbattimenti a carico di lepre comune ha permesso inoltre la valutazione dell’evoluzione, nel tempo, delle aree di simpatria delle due specie. Metodi utilizzati I dati di partenza utilizzati nella valutazione della distribuzione della specie sul territorio provinciale sono stati forniti dalla provincia di Sondrio, che negli anni, grazie alla raccolta delle cartoline degli abbattimenti prima, ed all'istituzione dei Centri di controllo dei capi abbattuti di Fauna Tipica Alpina e Lepre poi, ha permesso l'archiviazione dei dati, anche geografici, di ogni singolo abbattimento effettuato sul territorio provinciale. Il materiale fornito consisteva in una raccolta di informazioni relative ad un numero complessivo di 2524 abbattimenti di lepre bianca e comune sull'intero territorio provinciale, compresi tra le stagioni venatorie 1999 e 2008. Dal momento che, nel corso degli anni, i dati sono stati rilevati ed inseriti nel foglio di lavoro informatizzato da operatori diversi utilizzando, talvolta, strumenti che si sono poi modificati nel tempo (quali differenti supporti cartografici), è stato necessario effettuare innanzitutto un lungo ed attento processo di revisione e verifica della bontà delle informazioni, inerenti in particolare i riferimenti geografici, di ogni singolo dato di abbattimento. In seguito a tale processo, i dati che sono risultati provvisti di un riferimento geografico necessario per effettuare alcune delle analisi di seguito riportate sono complessivamente pari a 2314. Utilizzando l'intero campione di dati forniti, indipendentemente dalla presenza dei relativi riferimenti geografici, è stata valutata la distribuzione degli abbattimenti delle due specie nel corso degli anni nei diversi Comprensori Alpini di Caccia, al fine di rilevare eventuali tendenze all'incremento o al decremento nel numero di abbattimenti dell'una o dell'altra specie nel tempo. I dati per i quali è stato possibile risalire al riferimento geografico sono stati invece georeferenziati ed hanno permesso di costruire un quadro che mostra l'evoluzione delle 27
aree di presenza delle due specie nel tempo; il dato ha ovviamente il limite intrinseco di riferirsi solamente agli individui abbattuti nell'ambito dell'attività venatoria, e non possono rappresentare pertanto, in termini di distribuzione spaziale, la totalità delle popolazioni. Risultati raggiunti Dalle analisi effettuate sull'intero campione di dati forniti (N= 2524) è emerso che tra il 1999 ed il 2008 sono stati abbattuti complessivamente 680 individui di lepre bianca e 1844 di lepre comune. Nello specifico, per quanto concerne la lepre bianca: la ripartizione degli abbattimenti nei diversi Comprensori, è la seguente (Figura 6): 115 nel CAC CH, 95 nel CAC MO, 91 nel CAC SO, 253 nel CAC TI, 126 nel CAC AV. Figura 6 - Distribuzione degli abbattimenti di lepri bianche nei diversi CAC La ripartizione degli abbattimenti nei diversi anni, è invece la seguente (Figura 7): 77 nel 1999, 59 nel 2000, 89 nel 2001, 65 nel 2002, 42 nel 2003, 68 nel 2004, 78 nel 2005, 74 nel 2006, 67 nel 2007, 61 nel 2008. 28
Figura 7 - Distribuzione degli abbattimenti di lepri bianche nei diversi anni Considerando invece la distribuzione degli abbattimenti di lepre bianca negli anni e nei diversi Comprensori, si ottiene il quadro riportato in Figura 8. Figura 8 - Distribuzione degli abbattimenti di lepri bianche nei diversi anni nei diversi CAC 29
L'analisi dell'andamento degli abbattimenti nel corso degli anni nei diversi Comprensori, effettuata mediante Pearson Correlation Coefficients (matrice di correlazione), non ha evidenziato alcuna significatività: non si rileva pertanto nessuna tendenza né all'incremento né al decremento degli abbattimenti a carico di lepre bianca in nessun Comprensorio. Per quanto concerne la lepre comune invece: la ripartizione degli abbattimenti nei diversi Comprensori, è la seguente (Figura 9): 78 nel CAC CH, 513 nel CAC MO, 607 nel CAC SO, 547 nel CAC TI, 99 nel CAC AV. Figura 9 - Distribuzione degli abbattimenti di lepri comuni nei diversi CAC La ripartizione degli abbattimenti nei diversi anni, è invece la seguente (Figura 10): 239 nel 1999, 2 nel 2000 (ma il dato è da considerarsi mancante), 154 nel 2001, 196 nel 2002, 148 nel 2003, 204 nel 2004, 251 nel 2005, 226 nel 2006, 205 nel 2007, 219 nel 2008. 30
Figura 10 - Distribuzione degli abbattimenti di lepri comuni nei diversi anni Considerando invece la distribuzione degli abbattimenti di lepre comune negli anni e nei diversi Comprensori (tenendo però presente che nell'anno 2000 il dato è mancante), si ottiene il quadro riportato in Figura 11; dall'osservazione del grafico anche il dato del 2003 per il CAC TI sembra assolutamente incompleto. Figura 11 - Distribuzione degli abbattimenti di lepri comuni nei diversi anni nei diversi CAC 31
Le analisi di correlazione effettuate sull'andamento degli abbattimenti nel corso degli anni (escludendo il dato relativo al 2000) hanno evidenziato una relazione negativa nel CAC Morbegno (-0.76676 p=0.0159) ed una relazione positiva, invece, nel CAC Sondrio (0.83257 p=0.0053), mostrando una tendenza significativa al decremento degli abbattimenti nel caso di Morbegno, ed un incremento nel caso di Sondrio. Una correlazione significativa e positiva si rileva anche tra gli abbattimenti del CAC Sondrio e del CAC Chiavenna (0.88298, p=0.0016), che mostrano un andamento simile con tendenza all'incremento, mentre la correlazione significativa rilevata tra gli abbattimenti del CAC Sondrio e del CAC Morbegno è inversa (-0.79812, p=0.0099): mentre gli abbattimenti nel primo CAC tendono significativamente ad aumentare, nel secondo tendono a diminuire. Chiaramente il significato gestionale di tali andamenti dovrà essere valutato alla luce dei piani di prelievo fissati nei singoli anni nei diversi Comprensori e dello sforzo di caccia, in termini sia di numero di cacciatori sia di giornate spese per il prelievo della specie. I dati provvisti di riferimento geografico hanno permesso di costruire un quadro che mostra l'evoluzione delle aree di presenza delle due specie nel tempo; di seguito si riporta quanto emerso dalla georeferenziazione dei dati di abbattimento relativi agli anni 1999 – 2008 nei diversi Comprensori Alpini di Caccia. Per quanto concerne il Comprensorio Alpino di Chiavenna, la georeferenziazione degli abbattimenti di lepre bianca (Figura 12) mostra una distribuzione del prelievo sempre abbastanza rappresentata nella zona dell'Isolato, in alta valle, con un coinvolgimento più saltuario dei rilievi ad Ovest dell'abitato di Chiavenna ed a Sud di Villa di Chiavenna. 32
Figura 12 - Distribuzione degli abbattimenti di lepre bianca nel CAC Chiavenna La georeferenziazione degli abbattimenti di lepre comune (Figura 13) mostra invece una distribuzione del prelievo abbastanza localizzata e costante nel tempo, concentrata per lo più nella zona di Menarola e della Valle della Forcola, con un coinvolgimento della zona a Sud di Villa di Chiavenna in particolare negli anni 2003, 2005 e 2007. 33
Figura 13 - Distribuzione degli abbattimenti di lepre comune nel CAC Chiavenna Per quanto riguarda il Comprensorio Alpino di Morbegno, la georeferenziazione degli abbattimenti di lepre bianca mostra una distribuzione del prelievo sempre abbastanza rappresentata nella zona di Preda Rossa e della Val Porcellizzo, mentre i prelievi in destra orografica della Val Masino si concentrano negli anni compresi tra il 2000 ed il 2006., mentre non sono più registrati nel 2007 (Figura 14); il quadro del 2008 è incompleto per mancanza dei riferimenti geografici nei dati a disposizione. 34
Figura 14 - Distribuzione degli abbattimenti di lepre bianca nel CAC Morbegno La georeferenziazione degli abbattimenti di lepre comune (Figura 15) mostra invece un prelievo sempre ben rappresentato nelle zone di Dubino e di Mello, seppur con un visibile calo nell'anno 2004; più variabile è la situazione sul versante orobico, dove il prelievo sembra estendersi negli ultimi anni anche in aree a quote più elevate rispetto agli anni 1999-2002. 35
Figura 15 - Distribuzione degli abbattimenti di lepre comune nel CAC Morbegno Per quanto riguarda il Comprensorio Alpino di Sondrio, la georeferenziazione degli abbattimenti di lepre bianca (Figura 16) mostra innanzitutto un prelievo localizzato sul solo versante retico del Comprensorio. La distribuzione del prelievo risulta poi pressoché sempre rappresentata nella zona di Caspoggio, mentre nelle altre zone interessate dal prelievo di lepri bianche si rileva una certa alternanza, in particolare tra 36
le zone di Monte Arcoglio, Monte Canale e Alpe Entova; risultano maggiormente interessati dal prelievo, negli ultimi anni, i pendii a Nord dell'abitato di Poggiridenti. Figura 16 - Distribuzione degli abbattimenti di lepre bianca nel CAC Sondrio La georeferenziazione degli abbattimenti di lepre comune (Figura 17) mostra invece una distribuzione del prelievo che interessa costantemente entrambi i versanti della Valtellina, anche se sul versante orobico gli abbattimenti restano più localizzati sui pendii a ridosso del fondovalle, mentre sul versante retico si realizzano prelievi di una certa entità in tutta la Val Malenco, in particolare sul versante Sud del Monte Motta. Anche per questa specie, numerosi prelievi vengono effettuati sui pendii a Nord dell'abitato di Poggiridenti, ma il maggior numero di abbattimenti effettuati all'interno 37
del medesimo quadrato chilometrico si rileva sul versante orobico, nella zona di S. Salvatore. Figura 17 - Distribuzione degli abbattimenti di lepre comune nel CAC Sondrio Per quanto riguarda il Comprensorio Alpino di Tirano, la georeferenziazione degli abbattimenti di lepre bianca (Figura 18) mostra un prelievo pressoché sempre rappresentato sul versante Sud del Sasso Campana, in Val Grosina, e nella zona del Mortirolo. Più saltuariamente sono interessate anche le zone dell'Aprica e della testata della Val Grosina. 38
Figura 18 - Distribuzione degli abbattimenti di lepre bianca nel CAC Tirano La georeferenziazione degli abbattimenti di lepre comune (Figura 19) mostra invece una distribuzione del prelievo abbastanza diffusa sull'intero territorio del CAC, sebbene per il 2003 il dato sia quasi inesistente. In particolare, si rileva, a partire dal 2004, un aumento degli abbattimenti localizzati in Val Grosina, contestuale ad un lieve decremento degli abbattimenti sul versante orobico, soprattutto meridionale. 39
Figura 19 - Distribuzione degli abbattimenti di lepre comune nel CAC Tirano Per quanto riguarda il Comprensorio Alpino Alta Valle, la georeferenziazione degli abbattimenti di lepre bianca (Figura 20) mostra una distribuzione del prelievo sempre abbastanza rappresentata sui versanti orientali della Cima Piazzi e del Corno di San Colombano, interessando anche le zone di Zandila, Ghesa e Le Pone. Meno frequenti e maggiormente distribuiti risultano invece i prelievi in Val Viola e nel Livignasco, dove si localizzano per lo più nelle valli della Forcola, di Campo e Viera. 40
Figura 20 - Distribuzione degli abbattimenti di lepre bianca nel CAC Alta Valle La georeferenziazione degli abbattimenti di lepre comune (Figura 21) mostra invece una distribuzione del prelievo localizzata, fino al 2005, nel solo comparto meridionale del Comprensorio, dal momento che non erano stati mai registrati prelievi tra la Val Viola ed il Livignasco. Successivamente, individui di lepre comune sono stati abbattuti anche nel Livignasco, sul versante Ovest del Monte della Neve e sul versante Sud del Monte delle Rezze. Le zone maggiormente interessate dal prelievo di lepre comune restano comunque quelle di Bormio 2000, Oga e Sondalo, dove sui pendii che sovrastano l'abitato si rileva un netto incremento degli abbattimenti a partire dal 2006. 41
Figura 21 - Distribuzione degli abbattimenti di lepre comune nel CAC Alta Valle Sulla base dell'informazione geografica disponibile per ogni abbattimento, ovverosia il quadrante chilometrico (di lato pari a 1 km) ricavato dalle “Carte per la localizzazione della Fauna selvatica” realizzate negli anni passati dalla Provincia di Sondrio per i diversi CAC ed utilizzate ai centri di controllo dei capi abbattuti, è stato possibile estrapolare la “quota di abbattimento” quale valore di quota medio del quadrato chilometrico individuato, mediante utilizzo del Modello Digitale del Terreno (DEM, Digital Elevation Model). E' stato quindi possibile verificare se vi fossero differenze nelle quote di abbattimento delle due specie considerate, nei diversi anni e nei diversi Comprensori. L'utilizzo del t-test ha evidenziato innanzitutto una differenza statisticamente significativa nel valore medio delle quote di abbattimento (considerando l'intero campione provinciale N=2312, di cui 616 di lepre bianca e 1694 di lepre comune), che risulta pari a 1933.2 m s.l.m. per la lepre bianca e pari a 1311.0 m s.l.m. per la lepre 42
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