DISLIPIDEMIA E SINDROME METABOLICA - sisa.it
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62 ATEROSCLEROSI - Numero Monografico - Giornale Italiano dell’Arteriosclerosi 2021; 12 (1): 62-72 FATTORI E INDICATORI DI RISCHIO DISLIPIDEMIA E SINDROME METABOLICA SABINA ZAMBON, SANDRA BERTOCCO, LORENZO PREVIATO, ALBERTO ZAMBON Cenni storici e definizione Negli anni ’60 la scuola medica padovana, con Piero Avogaro e Gaetano Crepaldi, in- La definizione della sindrome plurimeta- trodusse il termine di “sindrome plurime- bolica o semplicemente sindrome metabo- tabolica” per descrivere l’associazione di lica si è evoluta nel corso degli anni rispet- anomalie metaboliche come il sovrappeso to alla descrizione originale e oggi viene o l’obesità, l’ipertensione arteriosa, la di- comunemente identificata come un fattore slipidemia, il diabete o comunque le altera- di rischio per diabete e malattie cardiova- zioni glucidiche, alle quali si associava un scolari. aumentato rischio di cardiopatia ischemi- Fin dal 1600 ad opera di un medico olande- ca (1). se fu descritta l’associazione tra siero lipe- A partire dagli anni ’80 la descrizione, la mico, verosimilmente ipertrigliceridemi- definizione e la ricerca sia epidemiologica co, obesità e tendenza al sanguinamento. che clinica riguardanti la sindrome meta- Giovambattista Morgagni nel suo “De se- bolica sono letteralmente esplose, concen- dibus, et causis morborum per anatomen trandosi sugli aspetti fisiopatologici e sug- indagatis” nel 1.765 descrisse l’associazio- gerendo l’insulino-resistenza come la cau- ne di diversi disordini metabolici in varie sa primaria delle anomalie metaboliche, combinazioni tra cui si possono identifica- alla ricerca dei meccanismi che da una re le caratteristiche della sindrome meta- parte favoriscono l’insulino-resistenza e bolica come la conosciamo oggi (1). dall’altra portano alle complicanze dell’in- Negli anni ’20 un medico tedesco descris- sulino-resistenza stessa. se una sindrome composta da ipertensio- La prima definizione operativa di sindro- ne, iperglicemia e iperuricemia. me metabolica viene suggerita dalla World Negli anni ’50 il professore francese Jean Health Organization (WHO) nel 1998: la Vague descrisse delle caratteristiche clini- sindrome metabolica viene definita dalla che (diabete, aterosclerosi, gotta, calcolo- presenza di diabete di tipo 2 o dalla ridotta si uratica) che più o meno frequentemente tolleranza al glucosio, insieme ad almeno si associano alla distribuzione del tessuto altri due fattori che possono essere adiposo di tipo androide (1). l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia,
Fattori e indicatori di rischio - Dislipidemia e sindrome metabolica 63 l’obesità (misurata con l’indice di massa Infine, nel 2009 si è giunti ad una definizio- corporea o con il rapporto della circonfe- ne armonizzata dei criteri diagnostici per renza della vita/fianchi) e la microalbumi- sindrome metabolica, promossa da nume- nuria (2). rose società scientifiche internazionali, in La definizione universalmente più utilizza- cui è ancora presente ma non condizione ta di sindrome metabolica è quella del Na- necessaria, l’obesità viscerale misurata con tional Cholesterol Education Program - il girovita (Tabella 1). Adult Treatment Panel III (NCEP-ATPIII) Tutte le diverse definizioni di sindrome del 2001, rivista nel 2005 (3). Questa defi- metabolica includono sempre la presenza nizione richiede che per fare la diagnosi di di dislipidemia, obesità viscerale, iperten- sindrome metabolica siano presenti alme- sione arteriosa e di elevata glicemia a di- no tre dei seguenti criteri: aumento della giuno, che sono tutti singolarmente dei circonferenza della vita (≥102 cm negli uo- fattori di rischio cardiovascolare. mini e ≥88 cm nelle donne), elevati livelli I soggetti con sindrome metabolica posso- di trigliceridi (≥150 mg/dl o terapia ipotri- no presentare anche altre alterazioni clini- gliceridemizzante in atto), bassi livelli di che e biochimiche, quali l’alterata distribu- colesterolo HDL (
Sabina Zambon, Sandra Bertocco, Lorenzo Previato, Alberto Zambon 64 Prevalenza della sindrome uomini e comunque piuttosto elevata, vici- metabolica na o superiore al 50% tra le donne (1). Per quanto riguarda la popolazione italiana la I dati del National Health and Nutrition caratteristica della sindrome metabolica Examination Survey (NHANES), uno stu- più frequentemente presente è l’iperten- dio condotto sulla popolazione americana sione arteriosa, che tra i soggetti anziani in centri distribuiti uniformemente nel ter- raggiunge una prevalenza attorno al 90%, ritorio statunitense, hanno dimostrato che seguita dall’aumento della circonferenza la prevalenza aggiustata per età della sin- della vita. drome metabolica (utilizzando i criteri dell’NCEP-ATP III) nel periodo 2007-2014 Sindrome metabolica e malattia era del 34% (35% negli uomini e 33% nelle cardiovascolare donne). Nell’analisi stratificata per età, la prevalenza della sindrome metabolica era Lo studio NHANES segnalava che i sog- del 19%, 38% e 55% tra gli individui di età getti con diabete e sindrome metabolica compresa tra 20-39 anni, 40-59 anni e ≥60 presentavano la più elevata prevalenza di anni, rispettivamente (6). Tra le compo- malattia coronarica su base ateroscleroti- nenti della sindrome metabolica le caratte- ca, rispetto ai gruppi di persone senza que- ristiche più frequenti erano l’aumentata ste due condizioni (9). Così come i risulta- circonferenza della vita o l’obesità addomi- ti del NHANES anche altri lavori suggeri- nale specie tra le donne, gli alterati livelli scono che probabilmente l’eccesso di ri- di glicemia e gli elevati valori pressori spe- schio cardiovascolare attribuibile alla sin- cie tra gli uomini. Le evidenze disponibili drome metabolica considerata come un’u- indicano che anche in Europa nella mag- nica entità è di circa 2 volte (5, 7). Una tra gior parte dei paesi il 20-30% della popola- le più complete revisioni della letteratura zione adulta, vale a dire 1 persona su 4, conferma che nella popolazione generale presenta la sindrome metabolica (7). la sindrome metabolica comporta un ri- Secondo i dati raccolti nel 1998 e nel 2008 schio doppio rispetto al normale di andare in uomini e donne di età compresa tra i 35 incontro ad eventi cardiovascolari e un ri- e i 74 anni nell’ambito dall’Osservatorio schio una volta e mezzo superiore al nor- Epidemiologico Cardiovascolare (OEC) in male di mortalità totale (1). Inoltre, i sog- Italia si rilevava un aumento della preva- getti portatori di sindrome metabolica ma lenza della sindrome metabolica diagno- non affetti da diabete presentano un ri- sticata secondo i criteri dell’NCEP-ATP III schio aumentato di circa 5 volte di svilup- negli uomini passando dal 24,5% al 28% e pare il diabete di tipo 2, che a sua volta si una prevalenza stabile nelle donne dal 23% accompagna ad un rischio triplicato di svi- al 21,5%. In particolare, si osservava un in- luppare malattie cardiovascolari (7). cremento dell’obesità, che passava dal 19% Quello che viene ancora dibattuto oggi è al 25% negli uomini e dal 23% al 26% nelle se l’eccesso di rischio sia semplicemente donne (8). Inoltre, la prevalenza della sin- dovuto alla azione sinergica delle singole drome metabolica aumenta in funzione componenti della sindrome metabolica, in dell’età in entrambi i sessi anche nella po- quanto tutte riconosciute come fattori di polazione italiana, con una prevalenza nei rischio cardiovascolare. In uno Studio su soggetti di età superiore a 60-65 anni in una coorte numerosa di soggetti italiani genere maggiore tra le donne rispetto agli seguiti per sette anni il rischio cardiova-
Fattori e indicatori di rischio - Dislipidemia e sindrome metabolica 65 scolare e di mortalità totale aumentava in Tabella 2 - Alterazioni dei lipidi e delle funzione del numero di componenti della lipoproteine plasmatiche nel Diabete di tipo 2. sindrome presenti nel soggetto e veniva Lipidi e Lipoproteine nel Diabete di Tipo 2 ribadita l’importanza del ruolo delle singo- Lipidi e Lipoproteine nel Diabete di Tipo 2 le componenti della sindrome metabolica ↑ Trigliceridi come fattori di rischio (10). In altri studi +/= Colesterolo delle LDL ↓ Colesterolo delle HDL sulla popolazione italiana le componenti della sindrome metabolica che significati- Lipoproteine ricche di trigliceridi vamente si associavano al rischio di morta- ↑ del numero di particelle ↑ delle concentrazioni postprandiali lità cardiovascolare e totale erano più fre- Particelle più ricche di trigliceridi e di colesterolo quentemente l’aumento della glicemia, le Lipoproteine a bassa densità o LDL basse HDL e l’ipertensione arteriosa (1). Il fenotipo “sindrome metabolica” si realiz- ↑ del numero di particelle Particelle piccole e dense za per il concorrere di una serie di fattori causali che, con un peso relativo differen- Lipoproteine ad elevata densità o HDL te nei vari individui, determinano la com- ↓ del numero di particelle parsa di una serie di alterazioni, i compo- Anomalie della composizione nenti della sindrome, che vengono utiliz- zati per porre la diagnosi. Nei seguenti modo si configura un profilo lipidico carat- paragrafi ci focalizzeremo sulle alterazioni teristico definito Dislipidemia Aterogena o lipidiche che caratterizzano la sindrome Triade Lipidica Aterogena, tipico non solo metabolica. della sindrome metabolica ma anche del diabete di tipo 2 e della dislipidemia fami- liare combinata ed è inoltre presente nella Dislipidemia e sindrome metabolica maggioranza (55-65% dei casi) dei pazienti Le alterazioni lipoproteiche rivestono un con sindrome coronaria acuta (Figura 1). 17 ruolo chiave nel rendere ragione dell’au- mentato rischio cardiovascolare dei pa- zienti affetti da sindrome metabolica. Que- ste alterazioni comprendono livelli mode- ratamente aumentati di trigliceridi plasma- tici, sia a digiuno che post-prandiali, bassi livelli di colesterolo delle lipoproteine ad elevata densità (HDL), mentre i livelli di colesterolo delle lipoproteine a bassa den- sità (LDL) sono al più modestamente au- mentati spesso non essendo differenti ri- spetto ai soggetti non affetti da sindrome metabolica (Tabella 2) (5). La dislipidemia associata alla sindrome metabolica è carat- terizzata inoltre da aumentate concentra- zioni di lipoproteine ricche di trigliceridi, e da anomalie della composizione di lipopro- TG: Trigliceridi, Figura HDL-C: Colesterolo 1 - Fenotipo delle HDL, lipidico nella Apo: apoproteina. sindrome metabolica: La Dislipi- teine ricche in trigliceridi, ma anche delle demia Aterogena. TG: Trigliceridi, HDL-C: Colesterolo delle HDL, LDL e delle HDL (Figura 1). In questo Apo: apoproteina.
Sabina Zambon, Sandra Bertocco, Lorenzo Previato, Alberto Zambon 66 Trigliceridi e lipoproteine ricche metabolica la presenza di insulino-resi- in trigliceridi stenza a livello dell’adipocita conduce ad Le evidenze accumulate negli ultimi anni una aumentata lipolisi dei distretti splanc- indicano senza dubbio che l’ipertrigliceri- nici con incremento di FFA che raggiun- demia rappresenta un fattore di rischio gono il fegato, ove viene a mancare il nor- per malattia cardiovascolare (11, 12). Più male controllo esercitato dall’insulina sul- recentemente l’Hoorn Study ha dimostra- la produzione di TG nelle lipoproteine a to che l’ipertrigliceridemia è un fattore di bassissima densità (VLDL) e conseguente rischio indipendente nei soggetti con alte- aumento di produzione delle VLDL ricche razioni del metabolismo glucidico (13). in TG. Nei soggetti con sindrome metabo- L’ipertrigliceridemia è la componente più lica i trigliceridi possono essere aumentati comune del fenotipo lipidico della sindro- sia a digiuno che in fase postprandiale e me. I livelli plasmatici di trigliceridi sono rispecchiano l’aumento delle lipoproteine correlati con il grado di insulino-resisten- ricche in trigliceridi quali le VLDL, i pro- za piuttosto che con i livelli di glicemia pla- dotti del loro metabolismo e i remnant dei smatici. Gli acidi grassi sono componenti chilomicroni. L’aumentato flusso di acidi 18 fondamentali nella molecola di trigliceridi, grassi liberi al fegato stimola un aumento ed in effetti i livelli plasmatici di acidi gras- di sintesi di lipoproteine ricche di triglice- Figura 2 - Fisiopatologia si (free fatty acids o FFA)dellagiocano dislipidemia nel Diabete un ruo- di Tipo ridi o VLDL 2*. 2). L’iperglicemia e lo (Figura lo fondamentale nella produzione di trigli- stato di insulino-resistenza contribuiscono ceridi a livelli epatico e parzialmente an- all’aumentata sintesi delle VLDL, anche se che intestinale. Nei pazienti con sindrome la terapia dell’iperglicemia corregge solo Figura 2 - Fisiopatologia della dislipidemia nel Diabete di Tipo 2*. Modificata da Syvänne M, Taskinen MR. Lancet. 1997; 350 (Suppl. 1): SI20-SI23. Spiegazione nel testo. Modificata da Syvänne M, Taskinen MR. Lancet. 1997; 350 (Suppl. 1): SI20-SI23. • Spiegazione nel testo.
Fattori e indicatori di rischio - Dislipidemia e sindrome metabolica 67 in parte questo aspetto della dislipidemia. siasi livello di colesterolo LDL, i soggetti Inoltre, nella sindrome metabolica la ridot- con sindrome metabolica presentano un ta attività della lipasi lipoproteica, che è un aumento del numero di lipoproteine LDL, enzima endoteliale che idrolizza i triglice- che si presentano più piccole, dense e po- ridi contenuti nelle lipoproteine ricche di vere di lipidi. Ogni particella LDL contiene trigliceridi ed è insulino dipendente, con- una molecola di apoproteina B e di conse- tribuisce al rallentato catabolismo dei chi- guenza i soggetti con sindrome metaboli- lomicroni e delle VLDL (Figura 2) (14). Il ca hanno un parallelo aumento della con- metabolismo sia dei chilomicroni che del- centrazione di apoproteina B. Un aumen- le VLDL risulta alterato in diversi punti tato numero di particelle LDL, misurato chiave ed il ruolo dell’insulina e dell’insuli- direttamente o indirettamente attraverso no-resistenza sul metabolismo delle lipo- la concentrazione di apoproteina B, rap- proteine ricche in TG resta complesso ed presenta un fattore fondamentale nel ren- ancora da chiarire in modo esaustivo. Ad dere ragione dell’aumentato rischio car- esempio, è aumentata l’espressione dell’R- diovascolare che caratterizza la sindrome NA messaggero della Niemann Pick C1- (5, 14). Le LDL piccole e dense correlano like 1, proteina che regola l’assorbimento anche con le diverse misurazioni dell’insu- del colesterolo a livello intestinale, mentre lino-resistenza, ma il singolo fattore più sono ridotte sia nel fegato che nell’intesti- importante nel determinare la variabilità no le proteine ATP Binding Cassette pro- del diametro delle LDL sono le concentra- tein transporter ABC-G5 e G8, che contro- zioni dei trigliceridi plasmatici, che spiega- regolano l’assorbimento del colesterolo. no il 50% di questa variabilità (14). Inoltre, nell’intestino dei soggetti con sin- Dal punto di vista metabolico le VLDL di drome metabolica è aumentata la microso- maggiori dimensioni, tipicamente presenti mal triglyceride transfer protein (MTP), nei soggetti con sindrome metabolica, ri- proteina che assembla i chilomicroni nel mangono in circolo più a lungo rispetto l’intestino e le VLDL nel fegato (14). alle VLDL più piccole, favorendo lo scam- Infine, le concentrazioni dei trigliceridi va- bio tra trigliceridi e colesterolo esterificato riano in maniera inversa alle concentrazio- con le LDL attraverso l’azione della chole- ni di colesterolo delle HDL confondendo sterol ester transfer protein (CETP). Du- l’interpretazione delle interazioni tra l’au- rante questo processo le LDL s’impoveri- mento delle concentrazioni di lipoproteine scono di colesterolo esterificato arricchen- ricche di trigliceridi e l’aterosclerosi. Per dosi di trigliceridi, divenendo il substrato questo motivo le concentrazioni dei trigli- preferito della lipasi epatica, enzima la cui ceridi in fase postprandiale potrebbero rap- attività è aumentata in caso di insulino-re- presentare un miglior predittore di eventi sistenza (sindrome metabolica e diabete cardiovascolari rispetto alla trigliceridemia tipo 2) e che favorisce la formazione di a digiuno, indipendentemente dalla con- LDL piccole e dense (Figura 2). centrazione di colesterolo delle LDL (15) Le LDL piccole e dense sono più ateroge- ne perché si accumulano nel circolo e ven- LDL (piccole e dense) gono rimosse meno prontamente dal fega- Il profilo lipidico dei pazienti con sindro- to perché presentano una ridotta affinità me metabolica è caratterizzato da livelli di di legame per il recettore delle LDL, men- LDL colesterolo al più modestamente ele- tre si legano ai recettori scavenger; attra- vati rispetto ai soggetti normali. Per qual- versano più facilmente l’endotelio vasale,
Sabina Zambon, Sandra Bertocco, Lorenzo Previato, Alberto Zambon 68 presentano una elevata affinità di legame lesterolo HDL non hanno dato i risultati con i proteoglicani dell’intima dei vasi, in- attesi di riduzione del rischio CV. Le più filtrano più facilmente le pareti dei vasi recenti linee guida europee ESC/EAS provocando un ridotto rilascio di ossido 2019 non riconoscono il colesterolo HDL nitrico causando disfunzione endoteliale, come obiettivo terapeutico (19). I soggetti con richiamo di monociti e amplificazione con sindrome metabolica presentano dei dalla risposta infiammatoria; infine sono livelli ridotti di colesterolo delle HDL e di maggiormente suscettibili all’ossidazione apoproteina AI (Apo AI) circolante, che è e alla glicazione (16, 17). l’apoproteina maggiormente rappresenta- Le LDL dei soggetti con sindrome meta- ta nelle HDL. Sono state descritte delle bolica presentano delle modifiche anche modificazioni del diametro e della compo- nella composizione, con un rapporto tra sizione delle HDL nei soggetti diabetici colesterolo esterificato e libero aumentato (Figura 2). Le HDL e l’apoproteina AI ri- e con una conseguente maggiore suscetti- muovono l’eccesso di colesterolo dalle cel- bilità all’ossidazione. Nella sindrome me- lule presenti nelle placche ateroscleroti- tabolica è stato in effetti riportato un au- che, attraverso il processo di trasporto in- mento della concentrazione di LDL ossida- verso del colesterolo. È stato dimostrato te. Anche la composizione in acidi grassi anche che dei precursori dei prodotti di delle LDL gioca un ruolo molto importan- glicazione avanzata possono danneggiare i te sulla loro ossidabilità: ad esempio un meccanismi di trasporto del colesterolo elevato contenuto di acidi grassi poliinsa- dalle cellule all’apoproteina AI mediati turi, quale ad esempio l’acido linoleico, si dall’ATP binding cassette protein transpor- correla con l’ossidabilità delle LDL. Dal ter ABC-A1, favorendo i bassi livelli di co- punto di vista pratico questo risultato ci in- lesterolo HDL nel diabete e un’ateroscle- duce a consigliare una dieta ricca di acidi rosi precoce (14). grassi monoinsaturi, come ad esempio l’a- Le lipoproteine HDL inoltre possiedono cido oleico dell’olio di oliva, piuttosto che proprietà antiinfiammatorie ed antiossi- acidi grassi poliinsaturi. Infine, la glicazio- danti. Le HDL dei soggetti con sindrome ne delle LDL, processo correlato diretta- metabolica presentano una composizione mente alla iperglicemia, le rende più sensi- alterata e contengono più trigliceridi. È bili all’ossidazione, con concomitante au- stato recentemente dimostrato che tali mento di produzione di radicali liberi, che HDL sono meno efficaci di quelle dei sog- a loro volta favoriscono la glicazione delle getti normali nel contrastare l’inibizione particelle LDL (14). della vasodilatazione endotelio-dipendente indotta dalle LDL ossidate. In questo stu- HDL disfunzionali? dio si osservava una forte correlazione in- Il fenotipo lipidico che caratterizza la sin- versa tra il contenuto di trigliceridi delle drome metabolica include infine bassi li- HDL e la loro abilità di sopprimere l’inibi- velli di HDL (Figura 1). Questo fenomeno zione della vasodilatazione indotta dalle sembra essere indipendente dal controllo LDL ossidate. Infatti, le HDL agiscono co glicemico e dal tipo di trattamento in atto. me un fattore di protezione delle LDL nei È stato dimostrato che le HDL rappresen- confronti dell’ossidazione attraverso l’atti- tano un fattore predittivo inverso di malat- vità della paraoxonasi ed i bassi livelli di tia cardiovascolare (18) e tuttavia approcci HDL dei soggetti con sindrome metaboli- recenti volti ad incrementare i livelli di co- ca favoriscono una maggior ossidazione
Fattori e indicatori di rischio - Dislipidemia e sindrome metabolica 69 delle LDL. Anche una proteina infiamma- profilo lipidico aterogeno, sono caratteriz- toria quale l’amiloide A del siero si attacca zati da un incremento dei livelli di apolipo- alle HDL favorendone la ritenzione nel tes- proteina B (apo B) dovuto all’aumento di suto aterosclerotico (14, 15). I macrofagi VLDL, remnant e LDL circolanti (tutte li- derivati da soggetti con bassi livelli di HDL poproteine contenenti apo B). In aggiunta, manifestano proprietà pro-infiammatorie anche le lipoproteine ricche in TG ed i loro (non è tuttora chiarito il ruolo dei macrofa- remnant, trasportano una sola molecola di gi e come siano legati al metabolismo e apo B, come le LDL. È quindi chiaro che le composizione delle HDL), per cui i sogget- caratteristiche altamente aterogene del ti con sindrome metabolica possono pre- profilo lipidico della sindrome metabolica sentare delle modifiche della composizio- e del diabete di tipo 2 non sono completa- ne delle HDL che si associano ad una com- mente messe in luce dai parametri tradi- promissione delle loro proprietà antiatero- zionalmente valutati nel profilo lipidico di gene (15). In animali privi di apoproteina routine. Altri parametri quali il colesterolo AI e con livelli molto bassi di colesterolo non HDL, che include LDL e lipoproteine HDL, il ridotto trasporto inverso del cole- ricche in TG e loro remnant, possono me- sterolo e l’aumentata infiammazione indu- glio rivelare il potenziale aterogeno di tale cono un’aterosclerosi precoce. Al contra- profilo lipidico. rio elevati livelli di colesterolo HDL in sog- getti con insulino-resistenza si associano Approccio terapeutico al colesterolo LDL ad una ridotta aterosclerosi preclinica ca- Anche nei pazienti con sindrome metaboli- rotidea identificata dall’ispessimento me- ca il colesterolo LDL rimane il target prio- dio intimale (15). ritario e tuttavia le linee guida riconoscono il colesterolo non HDL ed apo B come im- portanti obiettivi secondari. Per quanto ri- Dislipidemia nella Sindrome guarda gli obiettivi terapeutici del coleste- Metabolica: cenni di terapia dalle rolo LDL vengono confermati i valori di recenti Linee Guida ESC/EAS 2019 LDL-C
Sabina Zambon, Sandra Bertocco, Lorenzo Previato, Alberto Zambon 70 Recommendations for the treatment of dyslipidaemias in diabetes Recommendations Class Level relato a livelli aumentati di lipoproteine In patients with T2DM at very-high risk, an LDL-C reduction of at least ricche in TG e dei loro remnant contenenti 50% from baseline and LDL-C goal of
Fattori e indicatori di rischio - Dislipidemia e sindrome metabolica 71 >150 mg/dl e 1) malattia CV già presente die di icosapent ethyl (EPA purificato) in oppure, 2) diabetici con almeno un altro 8.179 pazienti a rischio CV molto elevato fattore di rischio CV presente. L’effetto dei in terapia con statina e con livelli di LDL-C fibrati sugli eventi CV nei pazienti diabetici ben controllati. Con un follow-up medio di è stato valutati negli studi FIELD (fenofi- quasi 5 anni, il gruppo trattato con EPA in brato monoterapia vs placebo) ed AC- associazione alla statina ha messo in luce CORD (fenofibrato-simvastatina in asso- una riduzione del rischio relativo del 25% ciazione vs simvastatina monoterapia). In (p200 schio assoluto del 4,8%. Le attuali linee mg/dl, NNT=23) ma non nei soggetti nor- guida europee supportano l’uso di n-3 motrigliceridemici. Tali risultati sono stati PUFA, in particolare EPA a 4 gr/die, nei confermati nello studio ACCORD, ove nei pazienti a rischio CV elevato o molto eleva- pazienti con TG>200 mg/dl (il 17% della to, in associazione a statina, e con triglice- popolazione studiata) l’utilizzo di fenofi- ridi compresi tra 135 mg/dl e 499 mg/dl. brato in associazione a simvastatina ha ri- L’efficacia di EPA in REDUCE-IT sembra dotto significativamente gli eventi CV ri- eccedere quanto atteso dalla riduzione dei spetto al gruppo in monoterapia con simva- livelli di TG plasmatici (-20% circa rispetto statina. Il dato rilevante è che nei trial di al gruppo di controllo) ed essere in parte outcome clinici con fibrati, la riduzione del spiegabile con l’effetto antiaggregante pia- rischio di eventi cardiovascolari appare es- strinico/anticoagulante ed antinfiammato- sere correlata e proporzionale al grado di rio di EPA. L’effetto su molteplici vie fisio- riduzione del colesterolo non HDL. patologiche riconducibili ad un aumentato Complessivamente, i dati a disposizione Recommendations rischio di eventi for drugCV,treatments sovente of presenti an- indicano che i pazienti con dislipidemia patientsche nella sindrome metabolica, rende l’u- with hypertriglyceridaemia aterogena (sindrome metabolica e diabete so di EPA, in associazione a statina, parti- tipo 2) possono trarre vantaggio clinico sugli eventi CV dalla terapia ipotrigliceri- Recommendations Class Level demizzante con fenofibrato come add-on Statin treatment is recommended as the first drug of choice for reducing alla terapia statinica. Le attuali linee guide CVD risk in high-risk individuals with hypertriglyceridaemia (TG >2.3 I B mmol/L (>200 mg/dL)). ESC/EAS 2019 prevedono l’utilizzo di fe- In high-risk (or above) patients with TG between 1.5 and 5.6 mmol/L (135– nofibrato o bezafibrato in associazione a 499 mg/dL) despite statin treatment, n-3 PUFAs (icosapent ethyl 2 x 2 g/day) IIa B statina, in pazienti in prevenzione primaria should be considered in combination with statin. (Classe IIb, livello evidenza B) o ad alto In primary prevention patients who are at LDL-C goal with TG >2.3 mmol/L (>200 mg/dL), fenofibrate or bezafibrate may be considered in IIb B rischio CV (Classe IIb, livello evidenza C), combination with statins. con colesterolo LDL ben controllato dalla In high-risk patients who are at LDL-C goal with TG >2.3 mmol/L (>200 terapia statinica e persistenza di trigliceri- mg/dL), fenofibrate or bezafibrate may be considered in combination with IIb C statins. di >200 mg/dl. I dati a supporto della terapia con acidi Figura 4 - Indicazioni per la terapia dei pazienti con ipertriglice- grassi omega n-3 in associazione a statina ridemia. (2019 ESC/EAS Guidelines for the management of dyslipi- daemias. Eur Heart J. 2020; 41: 111-188). CVD = cardiovascular nei pazienti con dislipidemia aterogena e disease; LDL-C = low-density lipoprotein cholesterol; PUFA = polyun- trigliceridi elevati sono più limitati. Il trial saturated fatty acids; TG = triglyceride. Class: class of recommenda- REDUCE-IT ha valutato l’effetto di 4 gr/ tion. Level: level of evidence.
Sabina Zambon, Sandra Bertocco, Lorenzo Previato, Alberto Zambon 72 colarmente promettente nella prevenzione III participants age 50 years and older. Diabetes. cardiovascolare dei pazienti con questa 2003; 52: 1210-1214. 10. Trevisan M, Liu J, Bahsas FB, Menotti A, for the sindrome. Risk Factor and Life Expectancy Research Group. Syndrome X and mortality: a popula- Bibliografia tion-based study. Risk Factor and Life Expectan- cy Research Group. Am J Epidemiol. 1998; 148: 1. Manzato E, Zambon S. La sindrome metabolica 958-966. nell’anziano: un concetto in evoluzione Giornale 11. Ference BA, Kastelein JJP, Ray KK, et al. Associ- Italiano Arteriosclerosi. 2012; 3: 63-70. ation of triglyceride-lowering LPL variants and 2. Alberti KG, Zimmet PZ. Definition, diagnosis LDL-C-lowering LDLR variants with risk of cor- and classification of diabetes mellitus and its onary heart disease. JAMA. 2019; 321: 364-373. complications. Part 1: diagnosis and classifica- 12. Nordestgaard BG, Varbo A. Triglycerides and tion of diabetes mellitus provisional report of a cardiovascular disease. Lancet 2014; 384: 626- WHO consultation. Diabet Med. 1998; 15: 539- 635. 553. 13. Bos G, Dekker JM, Nijpels G, et al.; Hoorn 3. Executive Summary of the Third Report of The Study. A combination of high concentrations of National Cholesterol Education Program serum triglyceride and non-high-density-lipo- (NCEP) Expert Panel on Detection, Evaluation, protein-cholesterol is a risk factor for cardiovas- and Treatment of High Blood Cholesterol in cular disease in subjects with abnormal glucose Adults (Adult Treatment Panel III). JAMA. 2001; metabolism - The Hoorn Study. Diabetologia. 285: 2486-2497. 2003; 46: 910-916. 4. Alberti KGMM, Zimmet P, Shaw J. Metabolic 14. Taskinen MR. Diabetic dyslipidaemia: from ba- syndrome - a new world - wide definition. A Con- sic research to clinical practice. Diabetologia. sensus Statement from the International Diabe- 2003; 46: 733-749. tes Federation. Diabet Med. 2006; 23: 469-480. 15. Mazzone T, Chait A, Plutzky J. Cardiovascular 5. Eckel RH, Grundy SM, Zimmet PZ. The meta- disease risk in type 2 diabetes mellitus: insights bolic syndrome. Lancet. 2005; 365: 1415-1428. from mechanistic studies. Lancet. 2008; 371: 6. Shin D, Kongpakpaisarn K, Bohra C. Trends in 1800-1809. the prevalence of metabolic syndrome and its 16. Manzato E, Zambon S, Zambon A, et al. Levels components in the United States 2007-2014. Int and physico-chemical properties of lipoprotein J Cardiol. 2018; 259: 216-219. subclasses in moderate hypertriglyceridemia. 7. Grundy SM. Metabolic Syndrome Pandemic. Ar- Clin Chim Acta. 1993; 219: 57-65. terioscler Thromb Vasc Biol, 2008; 28: 629-636. 17. Carmena R, Duriez P, Fruchart JC. Atherogenic 8. Palmieri L, Lo Noce C, Vanuzzo D, et al. a nome lipoprotein particles in atherosclerosis. Circula- del Gruppo di Ricerca dell’Osservatorio Epide- tion. 2004; 109 (23 Suppl. 1): III2-7. miologico Cardiovascolare. Osservatorio Epide- 18. Barter P, Gotto AM, LaRosa JC, et al. Treating to miologico Cardiovascolare: andamento tempo- New Targets Investigators. HDL cholesterol, rale dei fattori di rischio cardiovascolare. G Ital very low levels of LDL cholesterol, and cardio- Cardiol. 2010; 11 (5 Suppl. 3): 31S-36S. vascular events. N Engl J Med. 2007; 357: 1301- 9. Alexander CM, Landsman PB, Teutsch SM, Haff- 1310. ner SM. Third National Health and Nutrition Ex- 19. Mach F, Baigent C, Catapano AL, et al. ESC Sci- amination Survey (NHANES III); National Cho- entific Document Group. 2019 ESC/EAS Guide- lesterol Education Program (NCEP). NCEP-de- lines for the management of dyslipidaemias: li- fined metabolic syndrome, diabetes, and preva- pid modification to reduce cardiovascular risk. lence of coronary heart disease among NHANES Eur Heart J. 2020; 41: 111-188.
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