Di fiabe e storie similari

Pagina creata da Valeria Giunta
 
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Di fiabe
e storie similari

 Cosa sono le fiabe?
 -   Sono storie relativamente brevi (non sono un romanzo)
 -   Non hanno una morale esplicita (non sono favole)
 -   Hanno una morale implicita
 -   Tempo e ambientazione sono vaghi e indeterminati
 -   Hanno una struttura:
     si parte da un livello di tensione quasi zero-
     sopraggiungono degli ostacoli che fanno crescere la
     tensione- avviene lo sgonfiamento della tensione
Origine delle fiabe
 Antichissime, si perdono nella notte dei
  tempi
 Rientrano nell’immaginario collettivo che
  fa parte della cultura e delle tradizioni dei
  popoli
 Sono state tramandate di generazione in
  generazione, dapprima oralmente
 Analogie di fiabe in popoli molto diversi e
  lontani fra loro-> materiale di base
  comune
Teorie ed interpretazioni:
struttura delle fiabe secondo Vladimir
Propp
   Secondo Propp nelle fiabe ci sono elementi costanti

 Protagonista
 Antagonista (essere umano, mostro, drago, spesso con poteri magici)
 Magia

   Abbandono/allontanamento
   Divieto/violazione del divieto
   Partenza dell’eroe
   Lotta tra eroe e antagonista
   Vittoria dell’eroe
   Punizione dell’antagonista
   …
Bettelheim e Il mondo incantato
   la fiaba e’ una rappresentazione simbolica della vita.

   le vicende raccontate mostrano esperienze di vita,
    difficoltà, tentativi di risoluzione

   Le fiabe riproducono le tappe fondamentali dello
    sviluppo umano in cui ognuno può riconoscersi e
    individuarvi strumenti per affrontare gli avvenimenti
    della propria vita

   La fiaba non mostra come dovrebbero andare le cose,
    ma piuttosto rappresenta come esse sono in
    realtà, con tutte le difficoltà e complessità
Bettelheim e Il mondo incantato/2

       La vita del bambino è costellata di
  Ansie e paure che accompagnano la crescita
               (tappe fisiologiche)

              Le fiabe servono a
          esorcizzare le paure infantili

  Le fiabe forniscono all’inconscio messaggi di
                     speranza
              Espressi nel lieto fine
Bettelheim e Il mondo incantato/3
   Le fiabe sono adatte ai bambini anche se prevedono elementi
    cruenti e spaventosi?
    Si. Le fiabe non spaventano i bambini. Le paure sono già dentro di
    noi (“paure antiche”…es la paura dell’abbandono…). La fiaba
    traduce nella storia queste paure. Le fiaba parla ai bambini di quello
    che loro stanno provando/hanno provato/proveranno. Il lieto fine
    rassicura. Le fiaba aiuta a nominare/gestire emozioni e paure
    (funzione “terapeutica”)

   Le fiabe vanno censurate?
    No! Le fiabe parlano all’inconscio e rispondono al modo di pensare
    dei bambini (buono/cattivo…il lupo DEVE morire…)

   Le fiabe vanno lette o raccontate?
    Meglio se raccontate. Il racconto permette di modulare i toni della
    storia a seconda delle reazioni dei bambini
   “La lotta con le gravi difficoltà della vita è
    inevitabile, è una parte intrinseca dell’esistenza
    umana, che soltanto chi non si ritrae intimorito
    ma affronta risolutamente avversità inaspettate
    e spesso immeritate può superare tutti gli
    ostacoli e alla fine uscire vittorioso (…); una
    vita gratificante e positiva è alla portata di
    ciascuno nonostante le avversità, ma soltanto se
    non si cerca di evitare le rischiose lotte senza le
    quali nessuno può mai raggiungere una vera
    identità” (Bettelheim, 1982)
Da L’arte di inventare fiabe
   Fiabe e racconti possiedono l’intrinseca capacità
    di mostrare le complessità dell’esistenza umana
    e di trasmettere significati, attraverso l’adozione
    di metafore

   Gli scenari del racconto consentono di
    sperimentare un mondo parallelo in cui
    immaginarsi, ossia quello del ‘far finta che’

(Rondot,Varano, 2006)
La fiaba parla al bambino su due livelli:
-livello simbolico
-livello logico

Segnali di chiamata
  C’era una volta
  Tanto tempo fa
  In un paese molto lontano
 …
 Avvertono il bambino che sta entrando in
   un altro mondo, che non va confuso con
   quello di tutti i giorni
Fiabe, emozioni, vita interiore

   Le fiabe sono il luogo in cui si può trovare un
    contenimento o una sperimentazione protetta delle
    nostre emozioni

   Paure, mancanze e bisogni nella fiaba vengono tradotte
    in immagini (animali, fate, orchi)

    “le storie mettono in moto la nostra vita interiore, e ciò
    è particolarmente importante là dove la vita interiore è
    spaventata, incastrata o messa alle strette […] Le storie
    sono medicine (…). Hanno un tale potere… non ci
    chiedono di fare, essere, agire: basta solo ascoltare”
    Pinkola Estés, 1993)
Fiabe e punti di vista
 Le fiabe aiutano la formazione di una
 mente produttiva e flessibile
 attraverso la stimolazione del
 pensiero creativo.

 “Secondo noi le fiabe servono
 soprattutto alla formazione della
 mente: di una mente aperta in tutte
 le direzioni del possibile” (Gianni
 Rodari, 1970)
Fiabe e sofferenza
 Lefiabe pongono il bambino di
 fronte ai principali problemi umani

 Lasofferenza ha bisogno di uno
 luogo in cui essere riconosciuta,
 comunicata, contenuta. La parola
 narrata, come quella delle fiabe,
 rappresenta uno spazio possibile di
 accoglienza
La Sirenetta
   esperienza della morte, intesa come
    cambiamento di stato definitivo e
    assunzione di un’altra forma.

   La versione cinematografica del film di
    animazione della Walt Disney ha privato la
    fiaba di un importante potenziale
    formativo
Fiaba e desiderio di fuga
   “il desiderio di fuga dal rassicurante
    legame materno è caratteristico di tutti i
    bambini. La grande sfida della crescita sta
    proprio nella capacità di gestire due
    movimenti contrastanti: la tendenza al
    mantenimento dei legami affettivi e del
    senso di appartenenza da un lato, e la
    spinta verso l’autonomia e la
    differenziazione dall’altro”.
Citazione da?
   Scappai di casa perché sentii il mio papà e
    la mia mamma che parlavano di quel che
    avrei fatto una volta diventato adulto”
    disse con filo di voce. Adesso era
    tremendamente agitato. “Non voglio
    crescere, mai e poi mai” disse con foga.
Peter Pan
 Peter Pan per sfuggire alla gabbia delle
  aspettative genitoriali rinuncia per sempre
  alla possibilità di diventare adulto
 L’Isola che non c’è come rito di passaggio
  - avventura, azione, iniziativa, rischio,
  impegno – necessario per poter accedere
  ad uno stadio di sviluppo successivo. Peter
  Pan ci ricorda che non c’è ricerca
  dell’identità senza sperimentazione di sè
 “Per creare un rapporto con il reale, il
  bambino non deve subirlo ma
  padroneggiarlo e rimodellarlo
  assimilandolo al suo mondo magico.[…]
  Le produzioni fantastiche non lo
  allontanano dalla realtà ma lo aiutano
  a starci meglio.”
(Carbone, Coralli, 1988)
“La lettura risulta tanto più gratificante quanto più permette ai
bambini di esorcizzare le paure di ogni giorno. E questo li aiuta
   a
crescere. Per crescere io debbo avere la possibilità di
   consegnare a
qualcun altro le mie paure di bambino, le mie angosce, (paura
dell’abbandono, della solitudine, della realtà sconosciuta, del
   buio
ecc.) perché tenerle dentro di me potrebbe essere rischioso.
   Ho
bisogno di trovare qualcuno a cui “appoggiarmi”, a cui
   “appendere”
le mie ansie, di cui fidarmi e con cui condividere, che si faccia
“mediatore” tra me e le mie ansie e che mi restituisca
   “familiarità
con me stesso” offrendomi specularità”
(Moschini, Perché le fiabe, www.marco-moschini.it)
In pratica…
Quando proponiamo una fiaba ai
bambini…/1
 …ci deve essere il lieto fine!

 …gli elementi semplici, quasi banali, devono essere narrati
  come fossero eventi straordinari. Ogni più piccolo
  elemento deve essere enfatizzato, per far sentire che
  accadono cose stupefacenti. Lo stupore, che aumenta
  nel corso della fiaba, deve esistere prima di tutto nel
  narratore

 …nei momenti clou (es quando Cappuccetto Rosso
  incontra il lupo) è importante guadagnare tempo,
  dilatare il tempo per esempio descrivendo in maniera
  più dettagliata ciò che accade (“che occhi grandi che
  hai”)
Quando proponiamo una fiaba ai
bambini…/2
…non preoccuparsi di diventare grossolani, di usare tinte
 forti ed accese

…quando c’è un “improvvisamente” passare alla modalità
 “hic et nunc” (qui ed ora). Per es divento per un
 momento il brutto anatroccolo, parlando in prima
 persona, poi riprendo ad essere il narratore (entrare ed
 uscire dal personaggio). Il discorso diretto va tagliato
 con la modalità “narratore”

…l’impressione che dobbiamo dare a chi ci ascolta è che
 noi non conosciamo cosa succederà
Quando proponiamo una fiaba ai
bambini…/3
…vedere come una sequenza di film. Stiamo creando un
 film

…prima vedo e poi racconto

…evitare le spiegazioni

…tenere presente che il narratore non è il personaggio,
 tiene insieme il tutto e a volte s’immedesima nei
 personaggi

...non perdere il contatto visivo con chi ascolta
Il contesto
 Spazio neutro privo di stimoli distraenti
 Spazio predisposto (es sedia del narratore,
  cuscini a ferro di cavallo…)
 I bambini non devono essere a ridosso del
  narratore ma ci deve essere uno spazio teatrale
  che raccolga ciò che il narratore crea e gli dia la
  possibilità di ampliare i movimenti
 Dare ad ogni bambino il proprio oggetto
  transizionale consente di tranquillizzarlo in quei
  momenti del racconto emotivamente più
  coinvolgenti
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