Demolizione Ponte Morandi, analisi delle fasi - Amazon S3

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Demolizione Ponte Morandi, analisi delle fasi - Amazon S3
Demolizione     del    Ponte
Morandi, analisi delle fasi
Venerdì 28 giugno 2019 alle ore 9.37 le cariche esplosive
hanno sbriciolato le pile 10 e 11 del ponte Morandi di Genova,
tragicamente crollato lo scorso 14 agosto 2018. Tutte le
operazioni si sono svolte regolarmente, ad eccezione di un
piccolo ritardo dovuto alla mancata evacuazione di un
residente che non voleva lasciare momentaneamente la propria
abitazione. In ogni caso non c’è stato alcun rischio per i
circa 3.400 residenti nella ‘zona rossa’, né per le diverse
migliaia di persone che hanno assistito alla cancellazione
dell’opera inaugurata nel 1967.

Una    demolizione                       triste             e
spettacolare
Innanzitutto, gli interventi di abbattimento di strutture
complesse richiedono un impegno progettuale notevole poiché
spesse volte si ha a che fare con manufatti concepiti molti
anni fa con normative differenti rispetto alle attuali,
caratteristiche dei materiali specifiche dell’epoca e uno
stato di conservazione non sempre ottimale.
Per quanto riguarda la demolizione del viadotto Polcevera,
l’approccio alla demolizione è stato estremamente attento per
via della complessità dell’opera e della sua fragilità
intrinseca. Questo ponte rappresentava una delle massime
espressioni della capacità progettuale dell’ingegneria
italiana nel campo delle strutture in cemento armato
precompresso. Era un’opera estremamente resistente concepita
per sopportare carichi elevati, ma allo stesso tempo molto
fragile.
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A seguito del crollo della pila 9 del 14 agosto 2018, il ponte
è stato suddiviso in due tronconi:
• LATO OVEST, formato dai piloni 3-4-5-6-7-8;
• LATO EST, formato dalle pile 10-11.

La programmazione della demolizione
Prima di intraprendere qualsiasi attività di demolizione,
risulta indispensabile una fase iniziale propedeutica e una
dettagliata programmazione di qualsiasi lavorazione
necessaria.
Risulta fondamentale studiare il progetto originario
dell’Ingegner Morandi e tutti i successivi interventi di
manutenzione ordinaria e straordinaria eseguiti fino ad oggi.
Niente può essere lasciato al caso, anche il più piccolo
dettaglio deve essere analizzato, progettato e programmato in
ogni sua parte. Devono essere presi in considerazione tutti
gli eventuali imprevisti che possono presentarsi, per studiare
soluzioni alternative al fine di raggiungere l’obbiettivo
prestabilito.
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Le indagini sul Ponte Morandi prima della
demolizione
Le più importanti indagini che sono state effettuate prima di
procedere con la demolizione sono state le seguenti:

     Integrazione delle ispezioni visive dello stato
     complessivo del viadotto, utilizzando droni e mediante
     ispezioni dirette ravvicinate;
     Acquisizione dell’esatta geometria dell’opera tramite un
     rilievo con tecnologia Laserscan di tutta la struttura
     in essere, con la finalità di acquisire tutte le
     dimensioni salienti della geometria dell’opera e poter
     operare i dovuti confronti con gli elaborati progettuali
     dell’epoca, validandone la corrispondenza con
     l’effettivo costruito;
     Esecuzione di un rilievo geometrico topografico del
     piano stradale in asse a ciascuna carreggiata e un
     rilievo degli spessori della pavimentazione con
     georadar;
     Esecuzione di un rilievo degli interventi di
     manutenzione e di rinforzo strutturale eseguiti
     sull’opera in passato;
     Effettuazione di una mirata campagna di indagine
     geognostica per la verifica dei sottofondi esistenti in
     corrispondenza delle aree d’imposta fondazionale;
     Replica delle attività di indagine svolte sugli
     impalcati tampone crollati (tampone 8-9 e tampone 9-10)
     anche sugli impalcati tampone tra le altre pile;
     Prove di carico a rottura su travi di bordo isolate
     degli impalcati tampone;
     Prelievo di provini di materiali per l’esecuzione di
     determinazioni sperimentali:
     Analisi statica del manufatto nelle condizioni attuali,
     per capire se gli effetti del crollo abbiano determinato
     situazioni di carico anomale;
     Monitoraggio del ponte, allestito tramite una serie di
sensori in grado attivare allarmi in tempo reale sullo
     stato deformativo anomalo della struttura;
     Collaudo delle opere superstiti, con la finalità di
     verificarne lo stato di servizio e di simulare le
     condizioni di sollecitazione a cui saranno sottoposte le
     strutture durante le operazioni di smontaggio.

I risultati sul ponte Morandi
Dalle indagini preliminari è risultato che la pila 8 e la pila
10, a causa del crollo della pila 9, erano sottoposte a
pericolosi carichi assimetrici. Pertanto la prima operazione
necessaria è stata quella di mettere in sicurezza entrambe le
pile tramite ribilanciamento delle strutture mediante
contrappesi mobili zavorrati (pila 8) e tramite apposizione di
strutture ausiliarie in acciaio in grado di sostenere i
carichi dell’impalcato, quindi di sgravare le strutture
esistenti (pila 10).
Al fine di ricavare gli spazi necessari alle manovre di
smontaggio e decostruzione del ponte è stato necessario
demolire preliminarmente alcuni edifici interferenti al di
sotto dell’impalcato. Si è trattato di edifici di civile
abitazione e fabbricati industriali.

Le modalità di abbattimento
A seguito di queste necessarie indagini, è stato deciso di
abbattere il ponte con queste modalità:
TRONCONE DI PONENTE
– abbassamento a terra dei tamponi mediante strand jack e
catilever;
– demolizione della pila 8 mediante esplosivo;
– smontaggio delle pile 3-4-5-6-7 mediante gru mobili.
TRONCONE DI LEVANTE
– trasloco completo dei palazzi in zona rossa;
– calo a terra del tampone 11, per separare fisicamente le due
pile strallate;
– demolizione con esplosivo della pila 10 e della pila 11;
– successiva frantumazione, deferrizzazione e gestione di
tutti i materiali di risulta.

Lo smontaggio dei tamponi
Ad inizio febbraio 2019 è ufficialmente iniziata la
demolizione del ponte Morandi, tramite la calata del tampone
8, ovvero l’impalcato sospeso tra la pila 7 e la pila 8. Nello
stesso modo sono stati calati e successivamente demoliti anche
gli altri tamponi. Mentre le pile 4-5-7 sono state demolite
tramite smontaggio, utilizzando gru mobili ad alta capacità.
Ovviamente per eseguire queste lavorazioni, anche in questo
caso sono state necessarie operazioni propedeutiche come, ad
esempio, la creazione di piste per le gru mobili.
A fine maggio è stato calato il tampone 11, così si è potuto
iniziare ad organizzare la demolizione della pila 10 e della
pila 11.

Così facendo, si è giunti al 28 giugno 2019, giorno
dell’esplosione della pila 10 e della pila 11. Le relative
cariche esplosive sono state posizionate in modo tale da far
implodere la pila 10 verso levante e la pila 11 con una
leggera rotazione verso ponente, dove erano state realizzate
aree sgombre per accogliere le macerie e i detriti.

“A questo punto rimane da abbattere solamente la pila 3,
incassata nella collina, la pila 6, che verrà tagliata a pezzi
e la pila 8 all’ombra della quale sta nascendo il primo pilone
del nuovo ponte che per ora – ha affermato Bucci, sindaco di
Genova e commissario per la ricostruzione del viadotto
Polcevera – chiameremo Ponte per Genova“.

Ponte Morandi e la concessione Aspi
In queste ore è stato pubblicato sul sito del Mit il parere
sulla procedura di caducazione della concessione di Aspi
(Autostrade per l’Italia), procedura avviata a seguito del
crollo del Ponte Morandi. La relazione è stata redatta dal
gruppo di lavoro di giuristi istituito con il Decreto
ministeriale 119 del 29 marzo 2019. Quello che si ravvisa nel
documento è un grave inadempimento che potrebbe consentire
la revoca unilaterale delle concessioni.    Nel documento si
legge “Il crollo lascia presupporre gravi lacune del sistema
di manutenzione che si possono ritenere sussistenti su tutta
la rete autostradale e che pertanto giustificano che lo Stato
abbia perso fiducia nell’operato di Aspi”,
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