Dalle "regionalie" alle regionali: un'analisi empirica del voto a Cinque Stelle - Società Italiana di ...
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XXIX Convegno SISP Università della Calabria Arcavacata di Rende (Cosenza) 10 - 12 settembre 2015 Sezione «Elezioni e comportamento di voto» Panel «Le primarie per la selezione dei candidati alle elezioni regionali» Dalle “regionalie” alle regionali: un’analisi empirica del voto a Cinque Stelle Maria Elisabetta Lanzone, Université de Nice Sophia-Antipolis (lanzone.lisa@gmail.com ) Mara Morini, Università di Genova (mara.morini@unige.it) Abstract. Ormai da qualche anno le elezioni primarie non rappresentano più uno strumento ad uso esclusivo delle forze politiche di centro-sinistra. A sperimentarle – a vario livello, con regole e mezzi talvolta anche molto differenti tra loro – sono anche altri partiti e/o liste. Tra questi casi rientra anche e soprattutto il Movimento 5 Stelle, che a partire dal 2012 organizza, tramite il Web, consultazioni tra gli iscritti per selezionare i propri candidati nazionali e locali. Il paper intende esplorare proprio l’impatto del voto alle primarie chiuse – organizzate online dal M5s per la selezione delle candidature alla Presidenza della Regione e dei componenti dell’Assemblea legislativa – sul rendimento che il partito ha ottenuto in occasione delle tornate elettorali dell’autunno 2014 e della primavera 2015. Avvalendosi di dati aggregati, relativi alle nove regioni interessate dalle elezioni (Veneto, Emilia Romagna, Calabria, Liguria, Toscana, Puglia, Campania, Marche e Umbria) e tenendo conto delle regole esclusive adottate dal M5s, l’analisi intende fornire una descrizione della distribuzione del voto alle primarie rispetto alle successive consultazioni. Per comprendere il rapporto selettore/elettore e il grado di penetrazione territoriale del M5s, la ricerca comparata prenderà in considerazione elementi riguardanti il profilo dei candidati e il numero di preferenze ottenute rispetto alle diverse modalità di partecipazione (web ed urne), proponendo una valutazione della performance elettorale complessiva. Il paper sarà suddiviso in quattro sezioni: dopo aver analizzato il contesto nel quale è stata organizzata la selezione, verranno illustrate le regole e le caratteristiche delle primarie nelle varie regioni. Si passerà, poi, a esaminare il rapporto tra primarie ed elezioni regionali, considerando, infine, la relazione tra la partecipazione alle primarie e la competitività/rappresentatività dei candidati alle successive consultazioni.
1. Introduzione: le primarie a 5 Stelle vs. le primarie “degli altri” Ormai da alcuni anni le elezioni primarie non rappresentano più uno strumento a uso esclusivo delle forze politiche di centro-sinistra. A sperimentarle – con regole e mezzi talvolta molto differenti tra loro – sono anche altre formazioni. Tra queste primarie “degli altri” (Venturino, 2013: 5) rientrano soprattutto le consultazioni promosse dal Movimento 5 Stelle (M5s), a partire dal 2012 e tramite il Web. Si tratta di consultazioni tra gli iscritti per selezionare i candidati a livello nazionale e locale. Per il M5s le elezioni politiche del febbraio 2013 sono state l’occasione per sperimentare il nuovo strumento di partecipazione. Il 1° novembre 2012, lo stesso Beppe Grillo ha comunicato attraverso il blog ufficiale che i candidati al Parlamento sarebbero stati scelti direttamente dai cittadini e attraverso internet1. La consultazione primaria si è svolta sulla piattaforma online, testata per la prima volta per quell’appuntamento (dal 3 al 6 dicembre 2012). Per il M5s, essa è stata un mezzo per lanciare l’ennesima sfida ai contestati partiti tradizionali, facendo leva sull’effetto iper- democratico della rete e sulla possibilità di selezionare gli aspiranti parlamentari e non il leader della coalizione di governo (come avvenuto per il centro-sinistra). Anche per questa ragione l’appuntamento è stato denominato “Parlamentarie”. Quelle a cinque stelle sono, però, state un chiaro esempio di primarie chiuse, riservate a una sola parte degli iscritti. Altrettanto esclusivi sono stati i criteri per le candidature. Hanno avuto la possibilità di votare coloro che, iscritti alla piattaforma nazionale prima del 30 settembre, avevano trasmesso via email una copia di un documento d’identità. Tali procedure dovevano essere completate già circa un mese prima della consultazione. Secondo i dati diffusi, queste primarie hanno coinvolto il 64,1% degli aventi diritto. I candidati, invece, sono stati 1.486 a fronte di 945 posti disponibili tra le liste di Camera e Senato. Per fare parte dell’elettorato passivo era necessario essere incensurati; non essere iscritti ad altri partiti; non aver svolto in passato più di un mandato elettivo e risiedere nella circoscrizione in cui ci si sarebbe candidati. Ma non solo: per evitare il rischio di «infiltrati» dell’ultima ora e soprattutto per premiare coloro che si erano già impegnati nell’attività del M5s (come affermato dallo stesso fondatore), il diritto di partecipare alla competizione è stato subordinato all’essere già stato candidato, ma non eletto, in occasione delle elezioni amministrative (2008-2012)2. In questo primo caso (nazionale) il Web è stato l’unica sede del voto. Invece, tra il 2013 e il 2015 il M5s ha organizzato anche isolati casi di primarie “di gazebo”, alla vigilia di elezioni comunali3. Tuttavia per il M5s, la piattaforma online resta il luogo per eccellenza per lo svolgimento delle primarie: una peculiarità che porta con sé non poche conseguenze sulla partecipazione, sui risultati, sulla formazione delle liste e, in generale, sull’assetto organizzativo del partito. Una prima conseguenza che desideriamo qui menzionare è collegata ai risultati delle consultazioni: l’assenza di seggi allestiti sul territorio, la difficoltà di accesso al web in mancanza dei requisiti richiesti e la gestione centralizzata della piattaforma non permettono quasi mai una diffusione ufficiale ed efficace dell’esito del voto. Restano dunque riservati i “numeri” che riguardano la platea degli aventi diritto (gli iscritti di volta in volta abilitati al voto), in special modo se disaggregata per aree territoriali. Vedremo in seguito con quali strumenti metodologici è possibile aggirare questo ostacolo. A rappresentare un nuovo banco di prova per la “macchina organizzativa” delle primarie del M5s è stata la tornata di elezioni regionali che si è svolta tra la fine del 2014 e la primavera del 2015. Ancora in rete e con importanti conseguenze sulle proprie performance elettorali, in tutte le regioni al voto, il M5s ha scelto di selezionare i candidati alla carica di consigliere e di presidente con regole simili a quelle delle Parlamentarie. 1 www.beppegrillo.it/parlamentarie.html (ultimo accesso: 27 luglio 2015). 2 Cfr. Lanzone (2015: 114) 3 Cfr. Venturino (2014).
Ed è proprio di questi esempi di primarie regionali che intendiamo occuparci in questa sede, analizzando nove casi (Calabria, Emilia Romagna, Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Umbria, Puglia e Campania) di candidate selection che, nell’ambito del processo di primarizzazione della politica italiana, ha consentito, anche al M5s, di avere a disposizione uno strumento democratico per «vagliare, esaminare, indagare nei minimi dettagli le qualità e la preparazione dei candidati» (Seddone e Valbruzzi, 2012, XIV), sottoposti alla valutazione del proprio selettorato4. Si procederà, pertanto, nella seconda parte del lavoro a delineare il profilo sociologico dei candidati alla carica di consigliere regionale (genere, età, titolo di studio e professione) per acquisire informazioni sul livello di attivismo e di competenze in loro possesso e, al contempo, comprendere quali modalità di mobilitazione, più o meno tradizionali, e di marketing elettorale hanno adottato durante la campagna elettorale per le elezioni “secondarie”. Le elezioni regionali del 23 novembre 2014 in Emilia Romagna e Calabria e del 31 maggio 2015 nelle altre sette regioni concludono un ciclo elettorale, iniziato nel 2013, per il rinnovo delle assemblee legislative e dei presidenti delle regioni, e sono, al contempo, fortemente condizionate dal cambiamento intercorso nel sistema partitico nazionale con la fine del bipolarismo, sancita dall’esito delle elezioni politiche del 2013. Esse testimoniano un consenso elettorale senza precedenti nella storia elettorale italiana, con il M5s che si è attestato al 25,6% alla Camera (oltre 8,5 milioni di voti, esclusa la circoscrizione estero) e secondo con il 23,8% di voti al Senato alla sua prima competizione nazionale. Come afferma Corbetta (2013: 197), il M5s è «uno strano animale…nello zoo della politica italiana» ovvero un terzo polo indubbiamente competitivo che apre nuovi scenari politici nazionali e induce le altre forze a modificare i propri equilibri. In questa prospettiva, fornire un quadro complessivo delle preferenze ottenute dai candidati, sia alle primarie sia alle elezioni regionali – tenendo conto delle peculiarità dei diversi sistemi elettorali applicati in ciascuna regione – può costituire una prima opportunità di riflessione sul grado di diffusione territoriale del M5s, ad opera dei propri rappresentanti locali. Il lavoro ci permette inoltre di verificare la presenza di qualche associazione tra competizione primaria e secondaria, nonché spiegare la destrutturazione in atto dei sistemi partitici regionali. Infine, l’analisi del rendimento elettorale delle liste provinciali e regionali, rispetto alle elezioni politiche del 2013 ed europee del 2014, descrive la capacità di territorializzazione del voto del M5s, il quale si pone come terzo catalizzatore a livello regionale, dimostrando una crescita progressiva di consenso che contrasta l’immagine di un fenomeno circoscritto al web 2.0, provvisorio e incapace di istituzionalizzarsi. 2. Le “Regionalie”: dove, come, quando e per chi? Il Movimento 5 Stelle, con lo stesso principio con cui, a dicembre 2012, aveva organizzato le primarie online per la scelta dei candidati al Parlamento, alla fine del 2014 ha promosso una nuova consultazione via web per comporre le liste provinciali alle elezioni regionali e per scegliere i candidati presidenti, ad esse collegati. Ciò è avvenuto in tutte le regioni che sono andate al voto, tra la fine del 2014 e la primavera del 2015. Parliamo dei casi di Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto, per quanto riguarda il 2015. Calabria ed Emilia Romagna sono, invece, state interessate da un turno di elezioni anticipate, nell’autunno del 2014. In questi ultimi due casi le primarie online si sono tenute già nel settembre dello stesso anno. Per gli altri, la data scelta è stata quella dell’8 gennaio 2015, fatta eccezione per il Veneto, dove si era già votato il 29 ottobre, in quanto gli elettori della regione avrebbero già dovuto recarsi alle urne insieme a Calabria ed Emilia. Questo nuovo ciclo di primarie è stato mediaticamente definito come “Regionalie” dallo stesso fondatore del M5s5 e si è svolto in due turni (fatta eccezione per Emilia e Calabria, dove è stato scelto il turno unico) a distanza variabile l’uno dall’altro: con il primo sono stati selezionati i 4 Si tratta del problema di riuscire a identificare e misurare il selettorato avente diritto al voto (problema del denominatore), cfr. Venturino 2007. 5 http://www.beppegrillo.it/2015/01/regionalie_e_dintorni.html (ultimo accesso: 22 agosto 2015).
candidati consiglieri; durante il secondo, quelli che hanno ottenuto più voti, hanno partecipato alla selezione per i candidati presidente. Sono due gli aspetti che intendiamo analizzare in questa sezione del paper: le regole della competizione e cioè i requisiti in base ai quali sono stati definiti selettori e candidati e le caratteristiche della competizione, dal punto di vista dei dati aggregati. Quest’ultimo punto riguarderà il livello di partecipazione, la distribuzione del voto e la competitività tra i candidati al primo turno (scelta dei candidati consiglieri). Nella parte conclusiva, guarderemo, invece, a come si è svolta la consultazione durante il secondo turno, quello per la scelta dei candidati presidenti di regione. Lasceremo alla terza parte del lavoro il compito di confrontare le primarie con le elezioni regionali a esse collegate, guardando più da vicino alle caratteristiche individuali dei candidati selezionati. Le regole per far parte del selettorato sono state simili a quelle delle “Parlamentarie” del 2012: il requisito fondamentale al fine di avere accesso alla piattaforma di votazione online era la preregistrazione sul sito nazionale del M5s. In base alle procedure stabilite sono stati inclusi tra i selettori delle primarie di settembre e ottobre 2014 soltanto coloro che avevano completato l’iscrizione entro il 1° luglio dello stesso anno. A quella data, il numero totale (cioè nazionale) degli abilitati al voto era pari a poco più di 87mila utenti6. Nessun cambiamento in materia di regole è avvenuto durante la tornata di primarie di gennaio 2015. Un maggiore livello di inclusività (Hazan, 2006) è, invece, arrivato sul fronte delle candidature e cioè sul chi poteva essere selezionato: in base al comunicato diffuso dallo staff del M5s (tramite il blog) poteva far parte delle liste qualunque attivista, regolarmente iscritto al portale e in possesso dei requisiti previsti dal codice di comportamento dei candidati e degli eletti7. Nessun’altra regola o limitazione è stata imposta dai vertici nazionali del partito, com’era avvenuto nel 2012. Come ricordato ancora dallo staff, le liste provinciali sono state composte in base alle leggi elettorali regionali e rispettando le quote di genere. Come accennato, le primarie hanno dato la possibilità di scegliere i candidati alla carica di consigliere regionale, oltre che i candidati presidenti. Così lo staff ha ricordato nel comunicato: «Nei prossimi giorni saranno votati i candidati portavoce presidenti di Regione. Questo seguendo le regole che il M5S si è dato dall'inizio e promuovendo quindi figure dal basso, quasi sempre attivisti. Chiunque sia iscritto regolarmente può diventare consigliere regionale. Non ci sono altre regole o salvatori della patria o nomi noti, per vincere […]» (12 gennaio 2015)8. Potevano dunque presentare la propria candidatura (entro 11 settembre 2014), gli iscritti certificati prima del 31 dicembre 2013, residenti in regione. Su una pagina dedicata era inoltre possibile, entro il 13 settembre, inserire un video di presentazione della propria attività politico-programmatica. Come accennato prima, le primarie regionali si sono svolte in tre differenti tornate: una prima (16 settembre 2014) ha interessato gli attivisti del M5s di Emilia Romagna e Calabria; una seconda data è stata scelta nel caso del Veneto (29 ottobre per il primo turno e 5 dicembre 2014 per il secondo); infine, un terzo e più consistente appuntamento è stato quello dell’8 gennaio 2015 (28 gennaio per il secondo turno), quando, in contemporanea, sono stati scelti i candidati delle altre sei regioni al voto nella primavera 2015. Un caso particolare è stato rappresentato dalla Puglia, dove – in base a quanto comunicato dai vertici nazionali del M5s – sono stati riscontrati alcuni problemi nello svolgimento della votazione online. Per queste ragioni, le operazioni di voto sono state ripetute la settimana successiva (precisamente, esse si sono chiuse alle ore 19 del 14 gennaio)9. In tutti gli altri 6 Per la precisione gli utenti registrati a quella data erano 87.656. 7 http://www.beppegrillo.it/movimento/codice_comportamento_parlamentare.php (ultimo accesso 22 agosto 2015). 8 http://www.beppegrillo.it/2015/01/regionalie_m5s_vota_oggi_il_candidato_presidente.html ; http://www.beppegrillo.it/2014/12/candidature_online_per_le_regionalie_2015.html (ultimo accesso 22 agosto 2015). 9 http://www.immediato.net/2015/01/11/regionalie-5-stelle-in-puglia-da-ripetere-polemiche-degli-attivisti-dambrosio- vergognatevi/ (ultimo accesso: 22 agosto 2015). http://www.beppegrillo.it/2015/01/risultati_delle_regionalie_m5s.html (ultimo accesso 23 agosto 2015).
casi, le votazioni si sono svolte durante i due turni, in un’unica giornata, dalle ore 10 alle ore 1910. In certe regioni, gli utenti hanno sottolineato alcuni problemi nell’accesso al sito, durante gli orari di maggiore traffico, come segnalato tra i commenti apparsi sui forum di discussione regionale. Sugli stessi forum sono stati richiesti orari più ampi per la votazione, oltre che un maggiore preavviso sulla data scelta per la consultazione11. Veniamo, dunque, ai risultati: la tabella 1 propone una sintesi dell’andamento della competizione in tutte le regioni considerate. In particolare, essa mostra un confronto tra i votanti nei diversi casi, il totale delle preferenze espresse per i candidati consiglieri (va ricordato che i selettori avevano la possibilità di esprimere fino a cinque preferenze) e una stima degli aventi diritto nelle singole regioni. La stessa stima ci ha permesso, nell’ultima colonna, di calcolare un indice di partecipazione alla consultazione (costruito in base ai migliori dati in nostro possesso). Dobbiamo considerare che per il calcolo di questo indicatore esistono differenti strade, in base alle caratteristiche dell’appuntamento stesso nonché all’accessibilità dei dati. Un metodo ormai diffusamente utilizzato consiste nel mettere in rapporto il numero dei votanti alle primarie con il numero di voti ottenuti alle successive elezioni dai candidati nominati o dal partito/coalizione che ha organizzato le primarie (Seddone e Venturino, 2013: 31), anche se questa soluzione può essere soggetta ad alcune problematiche (Fiorini e Venturino, 2012: 16). Prima di tutto essa può essere meglio impiegata per calcolare l’indice di partecipazione a una primaria con un solo nominee (per esempio un candidato sindaco) e spesso nel caso di primarie aperte, dove può essere difficoltoso individuare la platea degli aventi diritto al voto. Nel caso di primarie chiuse (riservate agli iscritti o a una parte di essi), come in questo caso, la migliore soluzione per il calcolo dell’indice di partecipazione (IP) potrebbe consistere nel porre in rapporto il numero dei votanti con la platea degli aventi diritto. Questo indicatore sarebbe in grado di rivelarci in quale misura le primarie sono state un richiamo alla partecipazione per gli iscritti, in possesso dei requisiti. Utilizzando il primo metodo si rischierebbe di mettere in relazione il voto di alcune migliaia di attivisti con quello di milioni di elettori che hanno scelto le liste del M5s alle successive elezioni regionali. In questo modo poco o nulla emergerebbe a proposito del livello di partecipazione che è stato in grado di attivare il partito promuovendo primarie chiuse per coinvolgere i propri iscritti. Tuttavia, come già ricordato, l’organizzazione centrale non ha diffuso i dati relativi agli aventi diritto, se non su base nazionale. A restare ignoto è perciò il dato che riguarda gli utenti registrati al sito (definiti “iscritti certificati”) in ogni singola regione. Sappiamo, però, che alla data dell’ultima tornata di “regionalie” gli abilitati al voto, sull’intero territorio nazionale, erano 87.656 (in base ai risultati diffusi in occasione della votazione per l’adesione al gruppo politico del Parlamento Europeo, che si è svolta il 12 giugno 2014)12. Alle primarie del 2012 avevano, invece, avuto accesso 31.612 attivisti. L’unico altro dato, intermedio, che è stato diffuso dall’organizzazione centrale del partito è stato in occasione delle consultazioni per la scelta del candidato da proporre per il Quirinale: in quel caso erano stati abilitati 48.301 utenti13. Per le ragioni appena illustrate, abbiamo dunque ritenuto opportuno calcolare l’IP partendo dall’unico dato ufficiale disponibile (quello relativo al totale degli aventi diritto) e proponendo una stima degli utenti abilitati in ogni regione che è andata al voto. Quest’operazione è stata possibile ipotizzando che il numero di scritti in ogni regione potesse essere proporzionale al numero di elettori che hanno scelto il M5s durante l’ultimo appuntamento elettorale nazionale (le elezioni europee del 2014). Questo dato ci ha consentito di ipotizzare il numero di iscritti in ogni regione, basandolo sul totale nazionale e restando comunque legati al numero di elettori. In questo modo possiamo ottenere un indice di partecipazione in grado di fornirci un’indicazione sulla partecipazione alla consultazione primaria. 10 http://www.beppegrillo.it/2015/01/i_candidati_presidenti_m5s_per_le_elezioni_regionali.html (ultimo accesso 22 agosto 2015). 11 Problemi simili erano stati evidenziati anche durante le Parlamentarie. Cfr. Lanzone (2014; 2015). 12 http://www.beppegrillo.it/2014/06/consultazione_o.html (ultimo accesso: 22 agosto 2015). 13 Alcuni problemi di accesso, per esempio, in Umbria: http://www.umbria24.it/regionalie-m5s-aperte-la-votazioni- online-per-scegliere-i-21-candidati-in-lizza-130-aspiranti/341240.html (ultimo accesso: 22 agosto 2015).
Guardando la tabella, notiamo che l’indice varia tra un minimo di 0,37 in Veneto e un massimo di 0,62 in Umbria, regione nella quale le primarie sembrano essere state un appuntamento maggiormente sentito dagli iscritti certificati, così come in Emilia Romagna. L’area della storica Zona Rossa resta quindi un territorio molto fecondo alla partecipazione (seppur con le regole sopra descritte), così come era stato in occasione delle Parlamentarie 2012 (Lanzone e Rombi, 2013). Restano, però, elevati gli indici anche in due delle tre regioni del sud, che sono state interessate da queste primarie: coinvolti, infatti, oltre la metà degli aventi diritto (stimati) in Puglia e in Campania. Resta fermo allo 0,41 l’indice di partecipazione in Calabria. Se guardiamo, invece, a quanto i selettori hanno deciso di sfruttare lo strumento delle cinque preferenze, vediamo che davvero in pochi ne hanno usufruito pienamente: bassissimo quello che abbiamo definito come il tasso di preferenza in Calabria, dove gli iscritti hanno espresso meno di due preferenze ciascuno; lo stesso indicatore arriva a superare di poco le quattro preferenze soltanto in regioni come Marche e Umbria. Il relativamente basso ricorso allo strumento della preferenza multipla può evidenziare una tendenza alla distanza tra gli attivisti certificati e i candidati del proprio territorio. Se in pochi hanno deciso di sfruttare tutte le preferenze a disposizione, possiamo ipotizzare un numero limitato di candidati cosiddetti forti (o comunque popolari), rispetto all’elevato numero degli stessi, presenti in ogni regione. Tab. 1 – Risultati per regione: selettori, votati, voti, tasso di preferenza e indice di partecipazione (valori assoluti) Regione Selettori* Votanti Indice partecipazione Preferenze espresse Tasso preferenza Calabria 2.434 991 0,41 1.533 1,55 Campania 7.995 3.974 0,50 14.673 3,69 Emilia Romagna 6.718 4.089 0,61 9.716 2,38 Liguria 3.051 1.301 0,43 4.238 3,26 Marche 2.950 1.371 0,46 5.782 4,22 Puglia 6.101 3.404 0,56 12.876 3,78 Toscana 4.789 2.231 0,47 8.685 3,89 Umbria 1.369 854 0,62 3.494 4,09 Veneto 7.207 2.649 0,37 10.804 4,08 Fonte: nostra elaborazione su dati M5s (www.beppegrillo.it. Ultimo accesso 21 agosto 2015). Note: * il numero dei selettori si riferisce a una stima, effettuata in base a quanto descritto nel testo. Proprio per approfondire gli aspetti legati all’andamento della consultazione dal punto di vista dei candidati, dopo aver tracciato un quadro generale sull’esito delle primarie, vale ora la pena entrare più nel dettaglio considerando altri due aspetti: l’indice di attrattività della competizione (indicato come AC e cioè come il rapporto tra il numero di selezionati e il numero di selezionabili) e l’indice di competitività della selezione (quanto è stata competitiva la consultazione e dove i candidati si sono dati più battaglia). Le tabelle 2 e 3 propongono, dunque, un’analisi di questi indicatori, ripartiti per provincia, perché è a questo livello che sono state composte le liste regionali. Per ragioni di leggibilità sono stati separati i dati relativi alle due tornate: la prima tabella analizza le primarie dell’autunno 2014; mentre la seconda propone la sintesi dei casi del 2015. In base ai due indicatori possiamo dedurre alcune importanti considerazioni in merito a come si sono svolte le primarie regionali. In linea generale, l’indice AC resta molto elevato in tutti i casi considerati, facendo emergere un altissimo numero di candidati, rispetto ai posti disponibili. In particolare, lo stesso indice – che ha un campo di variazione compreso tra 0 e 1 – evidenzia valori molto bassi nelle regioni del sud, dove la corsa alla candidatura è stata maggiore rispetto ad altre aree. Questo è avvenuto soprattutto in Campania e Puglia. L’unica vera eccezione all’elevato numero di candidati rispetto ai posti disponibili, è stata rilevata in Veneto, dove complessivamente il rapporto candidati/selezionati è più elevato, indicando una minor presenza di candidati. Il caso limite è rappresentato dalla provincia di Rovigo, dove i candidati alle primarie sono stati insufficienti a coprire i posti in lista (in questo caso l’indice supera il valore 1).
Con il calcolo dell’indice di competitività14 possiamo, invece, chiederci se all’elevato numero di candidati è corrisposta una altrettanto elevata competizione tra essi. A questo proposito, notiamo che i candidati si sono dati accesa battaglia un po’ ovunque: la closeness tra il candidato che ha ottenuto più voti e il suo successore raggiunge valori vicinissimi al 100 in almeno quattro regioni su nove. Guardando al livello provinciale, sono molti i casi in cui per i candidati la corsa si è giocata all’ultimo voto: per esempio nel capoluogo emiliano (99,9), così come a Piacenza, Reggio Emilia e Rimini. La corsa è stata meno competitiva in Liguria o in Umbria. Il valore più basso si è, però, registrato a Belluno (80,2) dove il candidato più votato ha ottenuto, da solo, quasi il 51 per cento delle preferenze totali della provincia. Il secondo si è fermato solo al 30 per cento. Oltre l’80 per cento dei voti sono stati quindi ripartiti tra i primi due candidati. Le stesse preferenze sono rimaste concentrate su pochi nomi in pressoché tutti i casi considerati: basti pensare che, guardando al numero di preferenze in termini di valori assoluti, in cinque casi su nove, è presente un 30 per cento di candidati che hanno ottenuto meno di dieci preferenze. Tab. 2 –Primarie 2014: indice di attrattività della competizione e competitività tra candidati; liste provinciali (valori assoluti) Regione Numero Candidati Indice attrattività Preferenze espresse Indice competitività Catanzaro 61 0,09 318 98,4 Cosenza 120 0,10 637 99,1 Crotone 17 0,11 117 91,5 Reggio Calabria 51 0,13 352 89,4 Vibo Valentia 29 0,10 109 87,2 Calabria 278 0,11 1.533 98,3 Belluno 3 0,67 71 80,2 Padova 36 0,25 2.921 98,2 Rovigo 4 1,25 105 98,1 Treviso 13 0,69 1.661 99,9 Venezia 13 0,69 2.080 95,8 Verona 18 0,50 1.978 99,5 Vicenza 19 0,47 1.988 98,1 Veneto 106 0,49 10.804 99,5 Bologna 119 0,15 2.830 99,9 Ferrara 27 0,15 745 98,1 Forlì-Cesena 36 0,14 854 98,9 Modena 37 0,19 1.339 94,1 Parma 19 0,26 736 98,9 Piacenza 21 0,19 431 99,8 Ravenna 18 0,22 665 92,0 Reggio Emilia 30 0,20 1.036 99,0 Rimini 33 0,12 1.080 99,2 Emilia Romagna 340 0,17 9.716 99,5 Fonte: nostra elaborazione su dati M5s (http://www.beppegrillo.it/2014/09/risultati_delle_regionalie_in_emilia_romagna_e_calabria.html. Ultimo accesso: 21 agosto 2015). 14 L’indice di competitività delle primarie è stato calcolato sottraendo a 100 lo scarto tra la percentuale di voti ottenuti dal candidato “primo classificato” e quella relativa ai consensi ottenuti dal secondo piazzato. Cfr. Gelli, Mannarini e Talò (2014).
Tab. 3 –Primarie 2015: indice di attrattività della competizione e competitività tra candidati; liste provinciali (valori assoluti) Regione Numero Candidati Indice attrattività Preferenze espresse Indice competitività Avellino 68 0,06 1.059 98,9 Benevento 29 0,07 531 98,9 Caserta 117 0,05 1.928 97,2 Napoli 330 0,08 7.577 96,4 Salerno 131 0,07 3.578 95,5 Campania 675 0,07 14.673 98,5 Bari 174 0,09 4.010 97,3 Barletta-Andria-Trani 38 0,13 892 99,8 Brindisi 38 0,13 979 99,4 Foggia 103 0,08 2.303 98,6 Lecce 97 0,11 3.233 96,3 Taranto 62 0,11 1.459 95,8 Puglia 512 0,09 12.876 99,1 Genova 121 0,11 2.190 95,6 La Spezia 26 0,15 646 98,0 Imperia 19 0,16 554 99,3 Savona 31 0,13 848 99,1 Liguria 197 0,23 4.238 95,2 Arezzo 34 0,18 839 99,2 Firenze 99 0,18 2.304 99,9 Grosseto 13 0,31 323 90,4 Livorno 44 0,11 1.029 98,1 Lucca 32 0,16 674 99,5 Massa-Carrara 18 0,22 489 97,8 Pisa 44 0,09 1.092 96,1 Pistoia 30 0,26 703 98,3 Prato 11 0,55 425 97,9 Siena 30 0,20 807 98,9 Toscana 355 0,62 8.685 99,8 Ancona 50 0,18 2.037 96,9 Ascoli Piceno 30 0,13 703 97,8 Fermo 16 0,25 529 97,9 Macerata 36 0,17 1.121 98,8 Pesaro-Urbino 44 0,16 1.392 99,8 Marche 176 0,17 5.782 98,4 Perugia 94 0,18 2.674 97,3 Terni 34 0,09 820 99,8 Umbria 128 0,16 3.494 97,3 Fonte: nostra elaborazione su dati M5s (http://www.beppegrillo.it/2015/01/risultati_delle_regionalie_m5s.html. Ultimo accesso: 21 agosto 2015) Complessivamente, abbiamo preso in considerazione tutti i casi di primarie regionali 2014-2015 e abbiamo analizzato l’andamento della competizione dal punto di vista dei dati aggregati, considerando la selezione dei candidati alla carica di consigliere regionale: prima di spostare lo sguardo al secondo turno e cioè alla selezione dei candidati presidenti, vale la pena sintetizzare i risultati emersi da questa prima analisi. L’eterogeneità dei casi – e cioè la presenza di regioni al voto in tutte le aree del Paese (Nord, Centro e Sud) – ci ha permesso di compiere una valutazione a tutto campo sull’evoluzione della struttura organizzativa del M5s. Prima di tutto, notiamo una crescita, rispetto all’appuntamento nazionale del 2012, nel numero complessivo di iscritti certificati. Resta tuttavia elevata la porzione di coloro che non hanno preso parte al momento di partecipazione online proposto dal partito. Notiamo, poi, che l’indice di partecipazione non evidenzia particolari differenze legate al territorio: a delinearsi è sempre di più la costruzione di un partito nazionale, non soltanto a livello di risultati
elettorali (che si consolidano anche al Sud)15, ma anche dal punto di vista dell’attivismo e della militanza politica sul territorio, proposta attraverso i canali tipici del M5s (internet). Rispetto alle primarie del 2012 notiamo ancora la presenza di un elevatissimo numero di candidati, in relazione ai posti disponibili nelle liste regionali. A questo proposito, riscontriamo però, uno sbilanciamento verso le regioni del Sud (Campania, Puglia e Calabria), dove gli indici di attrattività sono i più bassi. Più proporzionato al numero di posti in lista, quello dei candidati che si sono presentati alle primarie di Toscana, Veneto e Liguria. E anche dal punto di vista della competitività tra i candidati possiamo evidenziare una generale tendenza a una corsa all’ultimo voto (anche se limitata a pochissimi candidati) per aggiudicarsi il posto di primo classificato e di assicurarsi così una posizione nella lista provinciale alle successive elezioni regionali. In regioni come Veneto, Emilia, Toscana e Puglia l’indice di competitività indica una battaglia molto accesa tra i primi due candidati, con una distanza di poche decine di voti. In questo caso non notiamo differenze significative nello svolgimento della competizione, da un punto di vista territoriale. Indici simili si rilevano nelle primarie che si sono svolte in una regione del Sud, così come in una regione della storica Zona Rossa. Ora possiamo passare all’analisi del secondo turno, durante il quale i candidati più votati in ogni provincia hanno avuto la possibilità di concorrere per la candidatura a presidente di regione16. La tabella 4 mostra un panorama complessivo, nei 9 casi, di come è andata la competizione rispetto al primo turno. Prima di tutto, notiamo che in 4 casi su 9 al secondo turno sono stati coinvolti un numero maggiore di attivisti, visto che non era stata prevista alcuna regola per vincolare il voto al secondo turno, alla partecipazione al primo. Il requisito è rimasto quello dell’iscrizione certificata al portale nazionale del M5s. Vediamo, poi, che in due casi le primarie si sono svolte in un unico turno e che il numero di votanti resta invariato (Emilia Romagna e Calabria); i restanti tre casi hanno fatto registrare un lieve calo nella partecipazione al voto. Tab. 4 –Risultati per regione: votati, voti, candidati e indice di competitività al secondo turno (valori assoluti) Votanti Votanti Numero Preferenze Indice Regione I turno II turno candidati espresse competitività Calabria 991 991 30 1.318 96,0 Campania 3.974 3.765 16 3.765 93,4 Emilia R. 4.089 4.089 51 2.139 92,2 Liguria 1.301 1.502 10 1.502 86,7 Marche 1.371 1.485 13 1.485 98,4 Puglia 3.404 3.034 11 3.034 95,2 Toscana 2.231 2.505 36 2.505 98,9 Umbria 854 904 7 904 97,9 Veneto 2.649 2.398 10 2.398 95,0 Fonte: nostra elaborazione su dati M5s (http://www.beppegrillo.it/2015/01/i_candidati_presidenti_m5s_per_le_elezioni_regionali.html; http://www.beppegrillo.it/2014/12/regionalie_online_per_il_veneto.html; http://www.beppegrillo.it/2014/09/risultati_delle_regionalie_in_emilia_romagna_e_calabria.html . Ultimo accesso 22 agosto 2015). Guardando all’indice di competitività possiamo evidenziare una minore battaglia tra i candidati: la consultazione sembra avere avuto esiti più scontati, rispetto al primo turno in quasi tutti i casi, ma in particolare in Liguria, Emilia e Campania. La battaglia è, invece, stata accesa anche al secondo appuntamento in Toscana e Marche. Infine, la tabella 5 propone un confronto tra la percentuale di voti ottenuti dai candidati vincenti (che diventeranno i candidati presidenti) durante i due turni: nel primo si tiene conto del “peso” che il candidato ha avuto sul totale delle preferenze espresse all’interno della provincia nella quale si presentava; per il secondo turno, si considera, ovviamente, la percentuale delle preferenze ottenute rispetto al totale regionale. Così è possibile stabilire in quale misura ogni candidato vincente è 15 Cfr. risultati elezioni Europee 2014: http://elezioni.interno.it/europee/scrutini/20140525/E0000000000.htm (ultimo accesso: 22 agosto 2015). 16 I criteri per partecipare al secondo turno non sono stati chiaramente esplicitati dall’organizzazione nazionale del partito. Guardando ai risultati, sembra che siano arrivati alla seconda selezione, salvo rinunce, i primi due candidati più votati in ogni provincia.
riuscito a far convergere i voti su di sé, trasferendoli dal primo al secondo turno e cioè dal livello provinciale a quello regionale. Tab. 5 –Risultati per regione: confronto della performance dei candidati presidenti tra primo e secondo turno Preferenze Preferenze Preferenze Preferenze % voti % voti candidato Regione provinciali totali candidato candidato candidato I turno I turno II turno I turno II turno II turno Calabria - Catanzaro 318 1.318 41 183 12,8 13,9 Campania - Napoli 3.578 3.765 559 804 42,4 21,4 Emilia R. - Modena 1.339 2.139 191 266 14,3 12,4 Liguria - Genova 2.190 1.502 305 469 13,9 31,2 Marche - Ancona 2.037 1.485 140 200 6,8 13,5 Puglia - Bari 4.010 3.034 334 596 8,3 19,6 Toscana – Massa Carrara 489 2.505 92 258 18,8 10.3 Umbria - Perugia 2.674 904 188 268 7,0 29,6 Veneto - Padova 2.921 2.398 201 466 6,9 19,4 Fonte: nostra elaborazione su dati M5s (http://www.beppegrillo.it/2015/01/i_candidati_presidenti_m5s_per_le_elezioni_regionali.html; http://www.beppegrillo.it/2014/12/regionalie_online_per_il_veneto.html; http://www.beppegrillo.it/2014/09/risultati_delle_regionalie_in_emilia_romagna_e_calabria.html . Ultimo accesso 22 agosto 2015). Dalla stessa tabella notiamo che i candidati più forti al secondo turno sono stati in Veneto, Umbria e Puglia (con scarti percentuali che arrivano sino a venti punti tra i due turni). Emerge inoltre che il successo dei candidati alla presidenza non resta necessariamente collegato alla territorialità e alla provincia-capoluogo. Vince, per esempio, la candidata modenese in Emilia e quella carrarese in Toscana. Se il successo non resta sempre legato alla centralità dei territori e/o alla maggiore organizzazione del centro rispetto alla periferia regionale, vale la pena, nel prossimo paragrafo, indagare più a fondo quali siano state le ragioni del successo dei selezionati. Se quello appena tracciato resta un bilancio complessivo di queste primarie regionali (interamente composto di dati aggregati), il paragrafo successivo potrà occuparsi più nel dettaglio del profilo dei candidati selezionati tramite lo stesso strumento, così da meglio metterli in relazione con la loro performance alle elezioni “secondarie”. 3. Dalle “primarie” alle “secondarie”: un’analisi descrittiva Le cosiddette “regionalie” del M5s, come abbiamo visto nel precedente paragrafo, sebbene si avvalgano di uno strumento iper-democratico come il web, hanno dimostrato di essere esclusive e poco trasparenti nell’individuazione della tipologia di selettorato. Ciò che sappiamo e possiamo, tuttavia, trovare nel sistema operativo del sito17 sono i curricula e una dichiarazione programmatica di intenti dei candidati alla carica di consigliere regionale e, conseguentemente, alla presidenza della regione nel secondo turno, laddove è stato previsto. I dati riportati nella tabella 6 riassumono le caratteristiche socio-demografiche esclusivamente dei candidati eletti nelle assemblee legislative di ciascuna regione, il numero di preferenze ottenute nella consultazione del web e quelle effettivamente raccolte il giorno delle elezioni secondarie. Il primo dato che emerge dalla lettura della seconda colonna è che gli eletti del M5s hanno un’età media di 41/42 anni con un range che va dai 25 ai 62 anni, possiedono un diploma di scuola superiore (34,2 per cento), mentre il 62, 8 per cento è laureato ed un solo eletto ha un dottorato di ricerca. Diverse sono le professioni, tra le quali si riscontrano imprenditori, informatici, avvocati, insegnanti, oltre che due studenti della laurea magistrale. La maggior parte dei candidati sono, però, impiegati (10 per cento). Queste informazioni ci consentono di affermare che gli eletti nei consigli regionali rappresentano un ricambio generazionale e una rappresentanza sociale che contraddistingue la classe politica eletta dal M5s ai vari livelli dal 2012 a oggi, soprattutto nel Parlamento (Tronconi e Verzichelli, 2014: 203-231; Baldi e Tronconi, 2010). 17 Cfr. https://sistemaoperativom5s.beppegrillo.it/, (ultimo accesso: 22 agosto 2015).
Tab. 6 –Profilo socio anagrafico e preferenze dei consiglieri eletti (valori assoluti) Preferenze Preferenze Regione Candidato Età Titolo di studio Professione primarie regionali Bertani Andrea 47 dottorato impiegato 56 10878 Piccinini Silvia 33 diploma impiegato 142 17108 Emilia R. Sassi Gian Luca 50 diploma impiegato 115 8320 Sensoli Raffaella 34 diploma impiegato 115 735 Calabria -‐ -‐ -‐ -‐ -‐ -‐ Melis Andrea 40 diploma impiegato 77 956 Battistini Francesco 34 laurea informatico 67 1122 Liguria De Ferrari Marco 41 laurea insegnante 100 131 Pisani Gabriele 39 laurea impiegato 85 578 Tosi Fabio 37 diploma impiegato 59 772 Scarabel Simone 33 diploma impiegato 159 1167 Baldin Erika 25 laurea disoccupato 307 2431 Veneto Brusco Manuel 29 laurea studente 138 1683 Bartelle Patrizia 54 diploma impiegato 35 538 Bianchi Gabriele 45 diploma artigiano 61 4398 Cantone Enrico 59 diploma imprenditore 99 4229 Toscana Galletti Irene 38 laurea impiegato 128 1234 Quartini Andrea 55 laurea fisico 107 2563 Bisonni Sandro 47 laurea ingegnere 118 1368 Fabbri Piergiorgio 52 laurea impiegato 111 2394 Marche Giorgini Peppino 62 diploma commerciante 65 1753 Pergolesi Romina 41 diploma insegnante 225 1519 Umbria Carbonari M. Grazia 50 laurea commercialista 68 1066 Cammarano Michele 39 laurea imprenditore 333 8422 Cirillo Luigi 27 laurea studente 209 5753 Malerba Tommaso 49 laurea informatico 151 3439 Campania Muscarà Maria 60 laurea insegnante 225 3839 Saiello Gennaro 32 laurea avvocato 152 3909 ViglioneVincenzo 39 laurea ingegnere 153 5860 Barone Rosa 38 laurea farmacista 145 5079 Bozzetti Gianluca 32 diploma perito tecnico 78 2381 Casili Cristian 38 laurea consulente 463 6062 Puglia Conca Mario 44 laurea libero professionista 143 4136 Di Bari Grazia 42 laurea avvocato 157 5057 Galante Marco 46 laurea infermiere 73 3775 Guarini Viviana 27 Laurea studente 223 3663 Fonte: nostra elaborazione su dati M5s (http://www.beppegrillo.it/2015/01/i_candidati_presidenti_m5s_per_le_elezioni_regionali.html; http://www.beppegrillo.it/2014/12/regionalie_online_per_il_veneto.html; http://www.beppegrillo.it/2014/09/risultati_delle_regionalie_in_emilia_romagna_e_calabria.html . Ultimo accesso 22 agosto 2015). Inoltre i consiglieri regionali presentano un profilo anagrafico con un titolo di studio medio/alto, generalmente interessato alla politica e palesato attraverso la regolare partecipazione a gruppi di lavoro locali su diverse tematiche - ambiente, sanità, innovazione, sicurezza – che coincide sostanzialmente con quello dell’attivista, iscritto al M5s (Lanzone, 2015). Per quanto concerne la rappresentanza di genere, uno dei temi maggiormente discussi in sede di elaborazione delle leggi elettorali regionali che prevedono l’istituto della “doppia preferenza di genere” da attribuire a candidati di sesso diverso, si riscontra una prima differenza tra i due tipi di competizioni. Alle regionalie solamente il 10,8 per cento sul totale dei candidati del movimento sono donne con una distribuzione regionale che va da un massimo di 31,1 per cento di candidate in Veneto ad un minimo del 7,5 per cento in Calabria rispetto al 20,6 per cento di donne complessivamente iscritte al M5s (Lanzone, 2015: 95). Come rilevano Valbruzzi e Vignati (2015: 89-95) in questa tornata elettorale la percentuale di candidate donne è aumentata in tutte le aree politiche rispetto alle consultazioni regionali del 2010, anche in Puglia e Liguria, dove non è prevista per legge la quota di genere. Questa tendenza è evidente anche nel M5s in cui la percentuale di donne candidate oscilla dal 33,3 per cento della Liguria al 50 per cento del Veneto.
Tuttavia, se si passa all’analisi delle donne elette, il M5s si attesta sul 31,4 per cento (11 su 35) di candidate alle assemblee legislative, rispetto al dato complessivo di tutte le aree politiche. Il dato conferma la propensione a votare maggiormente per gli uomini, nonostante l’aumento delle candidature femminili. Ne risulta, pertanto, che oltre ad avere selezionato profili giovani, interessati alla politica e mediamente ben istruiti, il M5s riesce anche a far eleggere un discreto numero di donne rispetto al centrosinistra e al centrodestra e indipendentemente dall’adozione del criterio della doppia preferenza di genere nelle singole leggi elettorali regionali18. Complessivamente, questa buona affermazione dei candidati alle elezioni regionali si traduce in un aumento considerevole degli eletti Cinque stelle nelle assemblee legislative con un massimo di sette consiglieri in Campania e un consigliere eletto in Umbria. Per quanto concerne la distribuzione di preferenze la vasta letteratura sull’argomento evidenzia e, il caso delle elezioni 2015 tuttora conferma, il divario nell’utilizzo delle preferenze nelle regioni del Sud rispetto al Nord. Gli studi sinora condotti per le elezioni europee mettono in luce la relativa difficoltà da parte dei candidati di raccogliere preferenze poiché il M5s pone una maggiore enfasi sulla formazione di un “voto di opinione” e in assenza di un radicamento territoriale (Vignati 2015) e di una forte leaderizzazione del movimento. Ne consegue che i singoli candidati hanno dovuto confrontarsi con le proprie qualità e capacità di attirare consenso tramite reti di relazioni personali, talvolta agevolati dalla partecipazione a gruppi di lavoro o ai Meet up locali, talora dall’ambiente professionale e dal ricorso ai social network per farsi conoscere all’elettorato. Nella generale diminuzione delle preferenze, anche tra i partiti maggiormente radicati sul territorio (Valbruzzi e Vignati, 2015: 86-88), il M5s ha aumentato il numero delle stesse, come indicano i dati nelle tabelle 6 e 7. Si tratta dell’indicazione di un percorso di radicamento territoriale ormai in atto dalle elezioni amministrative del 2012, dall’apprendimento delle peculiarità delle regole del gioco a livello locale, dal profilo e dall’attivismo dei candidati che hanno puntato su tematiche nazionali declinate in chiave territoriale come l’utilizzo delle energie rinnovabili, i costi della politica, la legalità, la trasparenza e l’innovazione tecnologica. La tabella 7 si riferisce, invece, ai candidati alla presidenza della Regione che hanno un’età media di 40 anni, un’istruzione medio/alta con due dottori di ricerca che provengono dall’ambiente accademico in Emilia Romagna e Liguria, e tra essi vi sono le medesime professioni esercitate, come abbiamo visto, anche dalla maggior parte dei candidati consiglieri e, dato interessante spesso sono fondatore dei Meetup locali. Anche nel caso della presidenza sono state selezionate quattro donne sul totale dei nove candidati: un numero significativo, che ha consentito di aumentare la percentuale di donne votate dall’elettorato del M5s, essendo esse presenti anche nelle liste provinciali dei candidati consiglieri di Puglia, Campania e Liguria dove hanno ottenuto tra le 12.000 e le 34.000 preferenze. Infine, è noto che la riforma degli enti Locali in questi anni ha favorito il processo di personalizzazione del Presidente della Regione sia dal punto di vista dell’immagine politica del leader sia nei poteri attribuiti dai singoli statuti regionali. L’ultima colonna della tabella 7 ci consente di comprendere se i candidati del M5s hanno una propria autonomia nella ricerca del consenso e riescano ad incanalarlo verso la lista di partito. I tassi calcolati evidenziano che la personalizzazione a livello regionale è stata più forte in Liguria con Alice Salvatore (136), in Veneto con Jacopo Berti (136,4) e nelle Marche con Gianni Maggi (132,9) e minore in Campania con Valeria Ciarambino (99,6) e Toscana con Giacomo Giannarelli (102,5). Come rilevano Bolgherini e Grimaldi (2015: 35-38), in tutti i poli, i tassi di personalizzazione sono aumentati rispetto alle elezioni regionali del 2010, sia per i candidati vincenti sia per gli sconfitti.. Nel caso del M5s – che, come sappiamo, trova nel leader Beppe Grillo la massima espressione di leaderizzazione e di freno all’emergere di politici locali e nazionali – questi tre candidati hanno staccato il partito di oltre trenta punti percentuali, dimostrando di riscuotere la fiducia 18 In Liguria, Marche, Calabria, Puglia e Veneto l’elettore ha avuto a disposizione un solo voto di preferenza, in Campania, Toscana e Umbria, Emilia Romagna è stata prevista la cosiddetta doppia preferenza di genere.
delle’elettorato. Sebbene tutti i candidati sia per la presidenza sia per il consiglio regionale si siano presentati all’elettorato come rappresentanti del movimento, è plausibile che vi sia una tendenza a votare nuovi e competenti profili che possano efficacemente risolvere i problemi del territorio e, quindi, diversamente dal livello nazionale, assumersi una responsabilità diretta nella gestione della cosa pubblica. Tab. 7 –Profilo socio anagrafico, preferenze e tasso di personalizzazione dei candidati presidente (valori assoluti) Titolo di Preferenze Preferenze Tasso Regione Candidato Età Professione studio primarie regionali personalizzazione Emilia R. Gibertoni Giulia 41 dottorato ricercatore 266 12.880 104,7 Calabria Cantelmi Cono 42 laurea Avvocato 183 1.623 103,4 Liguria Salvatore Alice 33 dottorato tirocinante 469 3.636 136,0 Veneto Berti Jacopo 31 laurea imprenditore 466 7.904 136,4 Toscana Giannarelli Giacomo• 37 laurea imprenditore 258 205.818 102,5 Marche Maggi Gianni 69 diploma consulente 200 2.918 132,9 Umbria Liberati Andrea• 39 laurea giornalista 196 53.458 104,4 Campania Ciarambino Valeria 41 diploma Impiegato 804 34.398 99,6 Puglia Laricchia Antonella 28 laurea Studente 596 12.979 112,8 Fonte: nostra elaborazione su dati M5s (http://www.beppegrillo.it/2015/01/i_candidati_presidenti_m5s_per_le_elezioni_regionali.html; http://www.beppegrillo.it/2014/12/regionalie_online_per_il_veneto.html; http://www.beppegrillo.it/2014/09/risultati_delle_regionalie_in_emilia_romagna_e_calabria.html . Ultimo accesso 22 agosto 2015). Note: • Sono casi in cui il candidato alla presidenza non è stato inserito anche nelle liste provinciali. In siffatto contesto il M5s si pone in competizione con i due poli di centrodestra e centrosinistra, cercando di sfruttare l’ondata di antipolitica, fomentata anche dai recenti casi di “spese pazze” che hanno riguardato tutte le regioni e, pertanto, aumentato la sfiducia sia nei partiti tradizionali sia nei politici locali di lungo corso. Pur non avendo conquistato la guida di nessuna regione, il M5s ha posizionato al secondo posto il proprio candidato presidente nelle Marche e in Puglia, sfruttando le divisioni interne al centrodestra, e riuscendo ad erodere il consenso ad entrambi i poli in tutte le altre regioni. Nella competizione proporzionale (lista provinciale) il M5s è il secondo partito in Liguria, Marche, Umbria e Puglia, è terzo in Emilia Romagna, Toscana e Campania, mentre in Veneto ha avuto il peggior risultato nonostante si fosse già presentato alle elezioni del 2010, attestandosi al 2,6 per cento e non eleggendo alcun consigliere. Cambiando strategia politica, due anni più tardi, il M5s in Veneto ha presentato alcune liste anti-establishment in diversi comuni e alle politiche del 2013 è diventato il primo partito, scendendo alla seconda posizione alle europee. La regione dove la penetrazione territoriale non si è ancora verificata è la Calabria nella quale non è stato eletto nessun consigliere e dove i voti sono stati solamente il 4,9 per cento: un risultato decisamente inferiore rispetto alle consultazioni nazionali ed europee. Le migliori prestazioni elettorali avvengono nelle Marche e in Liguria, regioni in cui il M5s si era affermato positivamente anche alle politiche superando i 30 punti percentuali e confermando sostanzialmente l’esito delle europee. Nelle Marche il M5s ha avuto un exploit alle elezioni politiche del 2013 (32,1 per cento), seguito dal significativo risultato alle europee (24,5 per cento); in Umbria il M5s costituisce una novità rilevante nonostante la perdita di 39.000 voti rispetto alle europee e 91.000 rispetto alle politiche del 2013. Tab. 8 –Rendimento elettorale del M5s: regionali, politiche ed europee Lista provinciale Lista regionale Elezioni politiche 2013 Elezioni europee Regione Seggi 2015 2015 Camera e Senato (%) 2014 (%) Emilia R. 159.456 13,2 % 167.022 13,3% 5 24,6 23,0 19,2 Calabria 38.345 4,9% 39.658 5,0% - 24,8 22,2 21,5 Liguria 120.219 22,3% 163.527 24,8% 6 32,1 30,3 25,9 Veneto 192.630 10,4% 262.749 11,8% 5 26,5 24,6 19,8 Toscana 200.771 15,1% 205.818 15,0% 4 24,0 22,7 16,6 Marche 100.202 18,9% 133.178 21,7% 5 32,1 30,3 24,5 Umbria 51.203 14,6% 53.458 14,3% 1 27,1 25,3 19,4 Campania 387.546 17,0% 420.839 17,5% 7 22,1 20,7 22,9 Puglia 257.114 16,3% 310.304 19,0% 6 25,4 24,1 24,6 Fonte: nostra elaborazione da dati del Ministero dell’Interno
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