COSTRIZIONI SECONDARIE - Siti fragili comuni - Elearning

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COSTRIZIONI SECONDARIE - Siti fragili comuni - Elearning
Siti fragili comuni
           - si trovano in tutti gli individui sani analizzati con una frequenza di espressione
             variabile da individuo ad individuo;
           - rappresentano un fenomeno inerente alla struttura stessa della cromatina.

I siti fragili comuni sono stati scoperti durante lo studio della sindrome dell’X-fragile. Infatti studiando individui sani e
      individui affetti, inibendo parzialmente la replicazione del DNA, si osservò la presenza di lesioni non casuali su tutti gli
      individui.

I siti fragili comuni rappresentano quindi una caratteristica intrinseca della struttura cromatinica.

                                 COSTRIZIONI SECONDARIE
    I siti fragili comuni o costituzionali sono presenti come un carattere costante in tutti gli individui,
       seppur con frequenze di espressione diverse. Rappresentano quindi un fenomeno inerente alla
                                       struttura stessa della cromatina.
   La percentuale di metafasi che presentano SFC può variare da individuo a individuo e raramente sono
                       state osservate frequenze di espressione superiori al 30%.
                                                                                                 1
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Durkin & Glover, Chromosome Fragile Sites. Annu. Rev. Genet. 2007. 41:169–92. doi:10.1146/annurev.genet.41.042007.165900

                  Fig. 2 Locations of common fragile sites.

                                                                        I SF comuni osservati più
                                                                           frequentemente sono:

                                                                                 FRA3B        ( 3p14)
                                                                                 FRA16D (16q23)
                                                                                 FRA7G        ( 7q31)
                                                                                 FRA7H        ( 7q32)
                                                                                 FRA6F        ( 6q21)
                                                                                FRAXB        ( Xp22)
                                                                                 FRA7I       ( 7q36)

                                               Xp22.3
                                               Xp211-p21.1

                                                                                                            2
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Localizzazione di alcuni Siti Fragili Comuni
                      in linfociti e fibroblasti

Debatisse et al., Trends in Genetics, 28 (1):22-32, 2012
                                                                       Note that most fragile
                                                                       sites differ between
                                                                       lymphocytes and
                                                                       fibroblasts.
                                                                       Exceptions are FRA16D
                                                                       (16q23.2), a major site in
                                                                       both cell types; FRA3B
                                                                       (3p14.2), a major site in
                                                                       lymphocytes but a minor one
                                                                       in fibroblasts; and 7q31.1, a
                                                                       minor site in both cell types.
                                                                       Chromosomes ideograms are
                                                                       a schematic representation
                                                                       of bands visible after Giemsa
                                                                       staining and were taken
                                                                       from: http://
                                                                       www.pathology.washington.ed
                                                                       u.

                  The sites with the highest frequencies of breakage
                  in each cell type are boxed (major sites).                               3
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Induzione citogenetica
•    Afidicolina inibitore della DNA polimerasi α e δ
•    5-azacitidina analogo della citosina incorporata nel DNA
•    BrdU analogo della timidina incorporata nel DNA

                                               SITI FRAGILI COMUNI
                                             (In realtà estese “regioni fragili”)
                                                                                             Analisi delle sequenze di alcuni siti
                                         •    presenti in tutti gli individui                           fragili comuni
                                                                                                    indotti da Afidicolina
                                         •    componenti “normali” della struttura
                                              cromosomica (costrizioni secondarie)
                                         •    “regioni” fragili (fino a 10 Mb)
                                                                                               Assenza di sequenze consenso
                                         •    nessun minisatellite associato

                                                    FRAGILITA’ ???

    Per i siti fragili comuni non è stata trovata alcuna espansione di tri- o dinucleotidi in grado di spiegare la fragilità…
    E’ stato quindi usato un approccio che guardasse alla strutturale tridimensionale di queste regioni piuttosto che alla
         struttura primaria…
    …ed è emerso che queste estese regioni mantengono delle caratteristiche che sono altamente condivise:

    •    Regioni ricche in AT e particolarmente flessibili
    •    Ricche in elementi ripetuti
    •    Colocalizzano con sequenze MAR
    •    Sono spesso regioni a replicazione tardiva o ritardata
                                                                                                                         4
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Flessibilità
                                         Regioni ricche in AT

Bend.it – TwistFlex – FlexStab
Misurano la flessibilità come variazione dell’angolo di
twist tra coppie di basi adiacenti della doppia elica

Identificano mediante un algoritmo le sequenze
flessibili (100 bp -
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Elementi ripetuti interspersi
                                                                    Regioni di attacco alla Matrice
                                                                    MAR - Matrix Attachment Region

Percentuale elevata di elementi LINE, SINE, MIR,                                                   MARwiz
                       MER, LTR e TRASPOSONI

Formazione di strutture intra-molecolari stabili in grado di
   - interferire con la replicazione
   - produrre delezioni in presenza di meccanismi di riparo

                                                               Rallentamento della replicazione del DNA
                                                                MAR – Potenziali origini di replicazione

                                                                                                    6
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Durkin & Glover, Chromosome Fragile Sites. Annu. Rev. Genet. 2007. 41:169–92. doi:10.1146/annurev.genet.41.042007.165900

                                 Fig. 3 Modello proposto per l’espressione
                                          dei siti fragili comuni

                                                                                        Una forca replicativa in stallo o in ritardo
                                                                                        (es. trattamento con APH):
                                                                                        l’elicasi continua ad agire sul dsDNA
                                                                                        producendo ssDNA che può formare
                                                                                        strutture secondarie stabili che rallentano
                                                                                        ulteriormente la replicazione del DNA

The ssDNA binding protein RPA (brown) coats the unreplicated ssDNA and recruits the DNA damage
response checkpoint proteins, including ATR (red), which activate S-phase or G2/M checkpoints.
Repair of these regions by proteins including RAD51 and DNA-PK restores replication fork progression.
However, sometimes these regions escape checkpoint activation or are left unrepaired, resulting in an
unreplicated region that can appear as a fragile site on metaphase chromosomes or lead to a DSB.
                                                                                                                            7
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•     Il significato biologico ed evolutivo dei SF rimane enigmatico. Sono siti evolutivamente conservati
      [dal lievito ai mammiferi] ma potenzialmente dannosi per l’organismo…
•     Nell’ultimo decennio è stato ipotizzato un ruolo meccanicistico svolto dai SF nell’insorgenza e nella
      progressione tumorale.
•     Coincidente localizzazione delle bande in cui sono presenti oncogeni e quelle in cui sono mappati
      taluni SF (Sutherland 1985).
•     In seguito a trattamento con 16 mutageni e carcinogeni il 67% dei punti di rottura cromosomica
      coincide con la localizzazione di SF (Yunis and Soreng, 1987).
      I SF sono i siti di inizio e reintegrazione nell’amplificazione genica intracromosomica tramite cicli
      di rottura-fusione-ponte in condizioni di ipossia (Coquelle et al. 1997).

Nei primi anni 2000 è stata analizzata la frequenza d’espressione dei siti fragili comuni in pazienti affetti dal cancro al
colon, alla mammella, ai polmoni e al collo e testa. In tutti i casi è stato riscontrato un significativo aumento, presente
                                anche nei parenti di primo grado non affetti da neoplasia.
    Ciò lascia intravedere la prospettiva di approntare dei test per misurare la suscettibilità genetica ad alcune forme
                                                         tumorali.

                            Caratteristiche principali dei siti fragili comuni
                        •    punti caldi per lo scambio tra cromatidi fratelli
                        •    siti di traslocazioni cromosomiche
                        •    siti di delezioni cromosomiche
                        •    siti di amplificazione genica (ciclo rottura-fusione-ponte)
                        •    siti di integrazione per virus e DNA plasmidico

     Regioni normalmente stabili in coltura, ma in presenza di agenti inibitori della replicazione, manifestano   8
                         caratteristiche di DNA altamente instabile e ricombinogeno
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Siti fragili, instabilità genomica e replicazione

Irony-Tur Sinai & Kerem, DNA replication stress drives fragile site instability. Mutat Res Fund Mol Mech Mutagen, 808, March 2018,56-61.
https://doi.org/10.1016/j.mrfmmm.2017.10.002

       Highlights
       • DNA replication stress drives genome instability and initiates tumorigenicity
       • Nucleotide deficiency and deregulated origin firing lead to replication stress.

       • CFSs exhibit intrinsic sensitivity to replication stress conditions.
       • Under stress the replication along CFSs is delayed and even uncompleted.
       • CFSs are preferentially unstable in pre-cancerous lesions and during cancer development.

   In this review article, we focus on the early events initiating DNA replication stress and the
   preferential sensitivity of common fragile sites (CFSs) to this stress.
   CFSs are specific genomic regions within the normal chromosomal structure, which appear as gaps
   and breaks in the metaphase chromosomes of cells grown under mild replication stress conditions.

   The main characteristics predisposing CFSs to instability include late replication timing, delayed
   replication completion, failure to activate additional origins, origin paucity along large genomic
   regions, collision between replication and transcription complexes along large genes, and the
   presence of AT-dinucleotide rich sequences.

   The contribution of these features to instability at CFSs during early cancer development is
   discussed.
                                                                                               9
COSTRIZIONI SECONDARIE - Siti fragili comuni - Elearning
Irony-Tur Sinai & Kerem, DNA replication stress drives fragile site instability. Mutat Res Fund Mol Mech Mutagen, 808, March 2018,56-61.
https://doi.org/10.1016/j.mrfmmm.2017.10.002

                Fig 1. Schematic illustration summarizing the early events initiating DNA
                replication stress and the main features predisposing CFSs to instability.

                                                                                                                                    10
Méchali M.: Eukaryotic DNA replication origins: many choices for appropriate answers. Nature Reviews Molecular Biology, 11:728-738, Oct 2010

        Replication fork:
        When replication starts, the opened DNA forms two branched structures on both sides of the
        replication origin that resemble forks. Fork progression is mediated by the action of DNA
        helicases that unwind the DNA and facilitate the movement of the DNA synthesis machinery.

         In Escherichia coli, DNA replication starts from a single, sequence-specific element, and the
         speed of the two replication forks (60 kb min–1) keeps pace with a rapid cell cycle (less than
         30 min).

         The human genome is 700 fold larger than the E. coli genome, but the replication fork speed
         is 20 fold slower (2–3 kb min–1). Thus, it would take at least 20 days to achieve a single division
         if there was one origin per chromosome.

            Not all origins are activated at the same time; their activation follows the specific timing
                                     of DNA replication during the cell cycle.

                                                                                                                                     11
Méchali M.: Eukaryotic DNA replication origins: many choices for appropriate answers. Nature Reviews Molecular Biology, 11:728-738, Oct 2010

                                                                                   Figure 1 | Replication origins.
                                                                            a | At each replication origin, DNA synthesis starts
                                                                            with short RNA primers that are synthesized by
                                                                            DNA polymerase α.

                                                                             As DNA synthesis always occurs in the 5′–3′
                                                                             direction, one strand of the DNA (the leading
                                                                             strand) will be synthesized continuously, whereas
                                                                             the other strand (the lagging strand) will be
                                                                             synthesized discontinuously by short RNA-primed
                                                                             DNA fragments.

                                                                                  Two other DNA polymerases (δ and ε) are
                                                                                  recruited for the elongation of lagging and
                                                                                  leading strands, respectively.

                                                                                b | Activation of replication origins during
                                                                                    S phase.

                                                                             Pre-replication complexes (preRCs) are assembled
                                                                             at replication origins during G1 phase. Activation
                                                                             of replication origins occurs throughout S phase,
                                                                             some during early (1 and 2), and some in mid (3) or
                                                                             late (4) S phase.

      preRC: complesso di preRepliCazione                                                                                           12
Méchali M.: Eukaryotic DNA replication origins: many choices for appropriate answers. Nature Reviews Molecular Biology, 11:728-738, Oct 2010

Figure 3 | Different types of DNA
           replication origins.
 Potential DNA replication origins are
 set during mitosis–G1 phase by the
 assembly of pre-replication complex
 (preRC) proteins.

  The selection of the origins that will
  be activated at the next S phase
  occurs at G1 phase and may vary
  according to the cell fate or
  environmental conditions.

Four examples of DNA replication origin positions are shown in different cells in a growing cell population.

  A cluster of flexible origins contains origins that can be used differently in different cells. Their use
  could increase or decrease according to physiological or abnormal growth conditions.

      Inactive or dormant origins are rarely used or are not used at all.
      Constitutive origins are fixed origins that are always set at the same position by chromatin
      or transcriptional constraints.

   Replication stress can activate dormant origins or increase the use of flexible origins,
   resulting in an increased number of origins per replication cluster.
                                                                                                                                    13
Méchali M.: Eukaryotic DNA replication origins: many choices for appropriate answers. Nature Reviews Molecular Biology, 11:728-738, Oct 2010

Figure 4 | Checkpoint
    control of replication
    origins firing.
During DNA replication,
a DNA lesion caused by
stresses such as ultraviolet
damage, oxidative damage,
genotoxic drugs or growth
medium deprivation may
slown down or even
arrest progression of the
replication fork.

  Replication stress can induce or increase a signal transduction cascade, called the checkpoint response,
  which tries to maintain the integrity of the replication forks and facilitate DNA repair in coordination
  with the cell cycle.

 The checkpoint signalling through Ataxia Telangiectasia mutated-Related (ATR) results in the inhibition
 of late origins.

  The frequency of origin usage in clusters of early origins might also be negatively regulated by t
  he ATR pathway, through a lateral inhibition of activated origins on the potential neighbouring origins.

      However, replication stress might induce a second pathway that cancels this inhibitory effect
      on early origins, resulting in activation of dormant early origins.

                                                                                                                                    14
Técher et al., Replication Dynamics: Biases and Robustness of DNA Fiber Analysis. Journal of Molecular Biology null 2013.
http://dx.doi.org/10.1016/j.jmb.2013.03.04

                       Fig 1. Principles of replication dynamics analyses.

           (a) Scheme of the protocol used for double pulse labeling of replication forks in
           asynchronous cell cultures. Successive pulses with IdU and CldU enable recognition
           of ongoing forks, initiation and termination events. Green and red arrows represent
           neo-synthesized DNA, respectively, labeled with IdU and CldU.
           The labeling pattern depends on whether the considered event occurs:
           - before the first pulse,
           - during the first pulse,
           - during the second pulse or
           - after the second pulse.
           Six different patterns of initiations and terminations are expected, numbered 1–6.                               15
Técher et al., Replication Dynamics: Biases and Robustness of DNA Fiber Analysis. Journal of Molecular Biology null 2013.
http://dx.doi.org/10.1016/j.jmb.2013.03.04

                    ► Fork speed is subjected to 10–15% of experimental variability.
                    ► Sample size impact on fork speed and IOD measurement.
                    ► Fiber length impact on measured fork speed, IOD and fork asymmetry.
                    ► Thirty percent of fibers are broken at the level of replication signals.
                    ► DNA counterstaining is required to assess replication parameters.

                IdU: iododeoxyuridine                                     ITD: inter-termination distance
                CldU: chlorodeoxyuridine                                  IOD: inter-origin distance
                                                                                                                            16
Debatisse et al., Common fragile sites: mechanisms of instability revisited. Trends in Genetics, 28(1):22-32. 2012.
       http://dx.doi.org/10.1016/j.tig.2011.10.003

Common fragile sites (CFSs) are large chromosomal regions prone to breakage
upon replication stress that are considered a driving force of oncogenesis.

Recent studies show that delayed completion of DNA replication depends on a
regional paucity in initiation events.

Because the distribution and the timing of these events are cell type dependent,
different chromosomal regions can be committed to fragility in different
cell types.

These new data reveal the epigenetic nature of CFSs and open the way to a
reevaluation of the role played by these sites in the formation of chromosome
rearrangements found in tumors from different tissues.
Debatisse et al., Common fragile sites: mechanisms of instability revisited. Trends in Genetics, 28(1):22-32. 2012.
                           http://dx.doi.org/10.1016/j.tig.2011.10.003

Fig I Analysis of replication in the fragile histidine triad ( FHIT ) gene region by DNA combing technique.

                                                                                DNA molecules several hundred kb long are
                                                                                stretched on a solid support and are all
                                                                                oriented in the same direction.
                                                                                Fig. Ia, newly synthesized DNA is successively
                                                                                pulse-labeled in vivo for the same length of time
                                                                                with two thymidine analogs, IdU then CldU.
                                                                                Fig Ib, cells are immediately recovered and
                                                                                embedded in agarose plugs.
                                                                                DNA is gently purified in the plugs then released
                                                                                in solution upon agarose melting.
                                                                                Combing is performed on silanized coverslips that
                                                                                are dipped into the DNA solution. DNA molecules
                                                                                bind spontaneously to the coverslip surface,
                                                                                preferentially by their extremities. When the cover
                                                                                slip is pulled out of the solution, the meniscus exerts
                                                                                a constant force on the anchored molecules when
                                                                                they come out at the surface.
 IdU= iododeoxyuridine; CldU= chlorodeoxyuridinw                                Parallel DNA fibers are aligned over the cover slip
                                                                                with a constant stretching factor (1 mm = 2 kb).

Fig Ic, tracks of DNA containing IdU or CldU are revealed in two different colors using specific fluorescent
antibodies. The length of each track reflects the speed of the replication fork in the corresponding region
because the labeling time is constant. In addition, the double labeling permits determination of fork direction.
Given that replication is initiated bidirectionally from each origin, initiation events are revealed by two divergent
forks. Termination events occur by the merging of two convergent forks. To study specific loci, fluorescence in
situ hybridization is performed with a series of probes revealed in a third color, allowing unambiguous alignment
of the molecules relative to the map of the locus. In the case of the FHIT gene illustrated here, 29 probes
(green tracks) grouped in five distinguishable motifs were necessary to cover this 1.5 Mb-long gene.
Debatisse et al., Common fragile sites: mechanisms of instability revisited. Trends in Genetics, 28(1):22-32. 2012.
                            http://dx.doi.org/10.1016/j.tig.2011.10.003

   Fig 1. Schematic representation of replication dynamics in the
   core region of FRA3B in human lymphocytes and fibroblasts.

The core region is delimitated by orange lines and cell-cycle phases are indicated on the left with S phase subdivided in four
fractions (Box 2). The core is poor in initiation events in lymphocytes and during an unperturbed S phase, it is replicated by
long-traveling forks emanating from origins located in the flanking regions that fire around mid-S. Convergent forks merge at
the end of S phase or in G2 phase, resulting in late completion of the core replication. Under conditions of replication stress,
long-traveling forks are impeded and the replication of the core is incomplete when the cells enter mitosis, despite the
eventual occasional firing of some inefficient origins within the core.
By contrast, in fibroblasts, many initiation events occur within the core during the second half of unperturbed S phase and
are responsible for late completion of replication in this region. Under replication stress conditions, the decrease in fork
speed is compensated by an increase in the density of initiation events, resulting in replication completion before the cells
enter mitosis.
Debatisse et al., Common fragile sites: mechanisms of instability revisited. Trends in Genetics, 28(1):22-32. 2012.
http://dx.doi.org/10.1016/j.tig.2011.10.003

                                                                      Box 2.
                                                                      The Repli-Seq technique

                                                                         Box 2.
                                                                         The Repli-Seq technique

                                                                         Figure I.
                                                                         Replication timing in the
                                                                         fragile histidine triad
                                                                         (FHIT) gene region revealed
                                                                         by the Repli-Seq technique.
Debatisse et al., Common fragile sites: mechanisms of instability revisited. Trends in Genetics, 28(1):22-32. 2012.
http://dx.doi.org/10.1016/j.tig.2011.10.003

 Localizzazione di alcuni Siti Fragili Comuni
          in linfociti e fibroblasti
                                                                             Note that most fragile
                                                                             sites differ between
                                                                             lymphocytes and
                                                                             fibroblasts.
                                                                             Exceptions are FRA16D
                                                                             (16q23.2), a major site in both
                                                                             cell types; FRA3B (3p14.2), a
                                                                             major site in lymphocytes but a
                                                                             minor one in fibroblasts; and
                                                                             7q31.1, a minor site in both cell
                                                                             types.
                                                                             Chromosomes ideograms are a
                                                                             schematic representation of
                                                                             bands visible after Giemsa
                                                                             staining and were taken from:
                                                                             http://
                                                                             www.pathology.washington.edu.

       The sites with the highest frequencies of breakage
       in each cell type are boxed (major sites).
Il cancro come malattia genetica

      Mutazioni a carico di due principali classi di geni:
Geni soppressori tumorali – ostacolano la crescita del tumore, la loro perdita
                            favorisce la progressione tumorale (mutaz. in omozigosi)
Proto-oncogeni – geni cellulari la cui alterazione qualitativa o quantitativa favorisce
                  la tumorigenesi

                                                                                     22
Ruolo meccanicistico dei SF nella trasformazione tumorale

        1. Siti preferenziali di integrazione di virus oncogeni

                                Alterazione di proto-oncogeni cellulari

                                Interruzione di geni soppressori tumorali

   2. Delezione di geni soppressori tumorali
                                  es. FRA3B e il gene FHIT

   FRA3B
   •  regione 3p14.2
   •  sito fragile indotto dall’ afidicolina. E’ quello che ha la maggiore frequenza di espressione nel genoma
     umano,
   • si estende per circa 500 Kb
   • sito d’integrazione del papillomavirus-16 umano (HPV16)

Questa regione è deleta in omozigosi in diverse forme tumorali, compresa una traslocazione reciproca con il cromosoma 8
                                     presente nel carcinoma renale familiare (hRCC).
       Coincidenza con un sito già caratterizzato dall’integrazione di HPV-16 nel carcinoma della cervice uterina.
                            Tutto ciò suggerisce la presenza di un gene tumor-suppressor

                                                                                                                 23
Nella regione FRA3B è stato identificato il gene FHIT (Fragile Histidine Triad)
Il locus FHIT ( 1.5 Mb) è composto da 10 esoni, l’esone 5 si trova nella regione fragile deleta in omozigosi in molte neoplasie.
L’ mRNA risulta assente o ridotto in molti tessuti tumorali.
La proteina FHIT (16.8 kDa) è un enzima con attività di diadenosina trifosfato idrolasi che scinde ApppA in ADP e ATP in
vitro.
Studi su interazioni proteina-proteina, linee cellulari
tumorali e topi knockout suggeriscono un ruolo
della proteina FHIT nella proliferazione cellulare e
nell’ apoptosi.

      Sono state sequenziate 870 kb del locus FHIT/FRA3B, dall’esone 3 all’esone 7 del gene.
      Il locus è ricco in AT e ha poche sequenze Alu. Non sono presenti altre sequenze geniche.
      Sono presenti regioni di alta flessibilità, considerate responsabili della fragilità cromosomica.

                                                                                                                     24
FRA16D (16q32.2)

  Le rotture e le decondensazioni si estendono in una regione di almeno 1 Mb.
  E’ tra i più grandi SF clonati fino a questo momento.
  I marcatori presenti in FRA16D risultano deleti in tumori della prostata, della mammella e ovarici indicando che la
  perdita di questa regione può essere importante nello sviluppo o nella progressione di queste neoplasie.
  Inoltre una traslocazione t(14q32;16q23) è stata osservata in più del 25% di tutti i mielomi multipli.

     Nella regione FRA16D è stato identificato il protooncogene MAF, la sua espressione risulta aumentata in seguito alla
     traslocazione presente in alcuni mielomi multipli.

     Tre laboratori hanno identificato in modo indipendentemente il gene FOR (WWOX o WOX1) nella regione FRA16D.
     La proteina codificata è un’ossidoriduttasi in grado di prendere parte al processo di apoptosi e di interagire con p53
     e altre proteine coinvolte nella tumorigenesi.

                                        FRA16D (16q23.2) - WWOX

                                                                Regione deleta in diversi tipi di tumori
                                                                Delezioni mappano all’interno del gene WWOX

WWOX è stato classificato come gene soppressore tumorale probabilmente coinvolto nei processi apoptotici
Topi KO per WWOX sviluppano tumori precocemente rispetto a topi di controllo
Sono in corso studi sulla funzione di questo gene come onco-soppressore, si conosce la sua funzione come          25
ossidoreduttasi, ma non si sono ancora trovati interattori certi.
O'Keefe & Richards. Common chromosomal fragile sites and cancer: Focus on FRA16D. Cancer Letters, 232(1):37–47, 2006.
http://dx.doi.org/10.1016/j.canlet.2005.07.041

                 Fig. 1. FRA16D associated DNA instability in cancer and the WWOX (FOR) gene.

                                                                          Diagram represents the cytogenetic
                                                                          location of FRA16D and the corresponding
                                                                          locations of Loss-Of-Heterozygosity (LOH)
                                                                          regions mapped in prostate and breast
                                                                          cancers; translocation breakpoints in
                                                                          multiple myeloma and homozygous deletions
                                                                          in adenocarcinomas.
                                                                          The location of the WWOX (FOR) gene
                                                                          including its 780 Kb intron is also depicted.

                                                                                                               26
FRA7G (7q31.1)
 Le rotture indotte dall’afidicolina si verificano in una regione di almeno 300 kb.E’ presente in essa una sequenza
 retrovirale endogena.
 Coincidente localizzazione con regioni delete in varie forme tumorali quali il carcinoma del colon e l’adenocarcinoma
 ovarico.
 Presenza di un putativo gene soppressore tumorale. Nella regione sono presenti i geni codificanti la caveolina 1 e la
 caveolina 2, Il primo gene è in grado di indurre apoptosi e sopprimere la crescita in alcune linee tumorali ma non
 risulta alterato nelle linee tumorali che presentano la delezione della regione FRA7G.
E’ stato di recente identificato un gene che presenta omologia di sequenza con il gene murino della testina.
Il gene è espresso in tutti i tessuti umani e risulta mancante o in quantità ridotta in alcune neoplasie analizzate.
Resta ancora da analizzare il ruolo effettivamente svolto dal gene nella tumorigenesi.

L’analisi di sequenza ha rivelato regioni ad alta flessibilità e bassa stabilità.

FRA7H (7q32.3))
E’ stata identificata e sequenziata una regione di 161 kb.Sono state così riscontrati numerosi tratti di DNA in
grado di assumere strutture inusuali e sequenze con alta flessibilità e bassa stabilità.

FRA6F( 6q21)
Si estende per circa 1200 Kb, con due punti principali di rotture cromosomiche. La sequenza è ricca di elementi
ripetuti e regioni ad alta flessibilità. Presenta delezioni in varie forme di leucemia e tumori solidi (Parkin gene).

FRAXB (Xp22.3)
Localizzato in Xp22.3. Si estende su una regione genomica di almeno 500 kb in cui mappano tre geni conosciuti,
uno dei quali codifica per la steroide sulfatasi microsomiale
Sono state riscontrate delezioni a carico della regione fragile in vari tumori primari e linee cellulari tumorali

FRA7I (7q36)
Presente sul cromosoma 7 in posizione q35, è stato caratterizzato da poco tramite FISH e sembra estendersi per più di
2 Mb. A monte del SF si trova il gene PIP (prolactin-inducible protein) sopra-espresso nell’80% dei tumori alla mammella
primari e metastatici.
FRA9E (9q32)
Si estende per ben 9 Mb.E’ localizzato in 9q32.33.1.
Nella stessa regione è situato il gene PAPPA (pregnancy-associated plasma protein-A)                                    27
Questo gene presenta LOH nel 50% dei tumori ovarici
Geni presenti all’interno di siti fragili comuni coinvolti in processi tumorali

                                                                                  28
Ciullo et al., Initiation of the breakage–fusion-bridge mechanism through common fragile site activation in human breast cancer cells: the model of PIP
gene duplication from a break at FRA7I. Human Molecular Genetics, 2002, Vol. 11(23):2887-2894.

       3. Amplificazione di proto-oncogeni

Amplificazione selettiva di una regione intracromosomica
tra due siti fragili adiacenti mediata dal ciclo di
rottura-fusione-ponte

                                                                                                   FRA7I (7q36) e il gene PIP

                                                                      ⇒
                                                                      ⇒

                                                                               FRA7I

                                                                                                                                        29
Coquelle et al., Cell, Vol. 89, 215–225, April 18, 1997
              Fig 1. Breakage-Fusion-Bridge Cycles of the Chromatid Type
      This model depicts the fate of a cell in which two sister chromatids bearing
        the selected gene have fused after replication of a broken chromatid.

                                                                                   At anaphase, the dicentric
                                                                                   chromatid appears as
                                                                                   a bridge between
                                                                                   centromeres moving to
                                                                                   opposite poles of the
                                                                                   mitotic spindle.

Breakage of this giant inverted repeat leaves each daughter cell with a chromatid lacking one telomere,
which again fuses after replication, perpetuating the BFB cycles. Amplification occurs in one daughter
cell when the breakage is asymmetric, leading to unequal distribution of the selected gene in the
daughter cells. The additional copies are located on the chromosome arm bearing the original copy of
                                                                                                30
this gene and are organized as megabase-long inverted repeats with one or several orders of symmetry.
Ciullo et al., Initiation of the breakage–fusion-bridge mechanism through common fragile site activation in human breast cancer cells: the model of PIP
gene duplication from a break at FRA7I. Human Molecular Genetics, 2002, Vol. 11(23):2887-2894.

                                       Model for the generation of the inverted
                                           duplication found in T47D cells

                                                                                                  Duplicazione di PIP
Pelliccia et al: A molecular cytogenetic analysis: KG-1a leukemia cell line. Oncology Letters 4:237-240, 2012. DOI:10.3892/ol.2012.709

                                                                              Cell line AML KG-1a
RP11-79E5

               Chr 1                              Der(1)   RP11-438F14
                                                           RP11-385F5

                                    RP11-79E5

RP11-79E5: 1q12 (h_sat)                                    RP11-79E5
RP11-385F5: 1q43 (≈10Mb dal Tel)
RP11-438F14: 1q44 (≈ 3Mb dal Tel)

                                    RP11-385F5
                                    RP11-438F14

                                                           RP11-385F5
                                                           RP11-438F14
RP11-79E5:   1q12 (h_sat)
RP11-296O14: 1q24.2
RP11-434B7: 1q32.3
Quindi…
•       I siti fragili comuni sono estese regioni di fragilità che arrivano a coprire anche diverse
        Mb del genoma

    ü    Rappresentano una caratteristica strutturale del cariotipo [costrizioni secondarie] e
         la loro conservazione fa supporre un loro ruolo biologico importante

    Ø    Non si conosce la causa della fragilità in queste regioni, ma è stato dato un ruolo
         meccanicistico nello sviluppo tumorale

                                             Referenze

    - Durkin SG, Glover TW 2007. Chromosome fragile sites. Annu Rev Genet. 2007;41:169-92.

    - Glover TW et al 2005. Mechanisms of common fragile site instability. Hum Molec Genetics, 14
                            Spec No.2:R197-R205. 2005 Oct 15. Review.

    - Schwartz M et al. 2006. The molecular basis of common and rare fragile sites.
                              Cancer Letters 231:13-26. Review

    - Debatisse M et al. 2012. Common fragile sites: mechanisms of instability revisited.
                              Trends in Genetics, 28 (1):22-32, 2012.

    - Ozeri-Galai et al. 2012. The complex basis underlying common fragile site instability in cancer
                               Trends in Genetics, 28 (6):295-302

    - Irony-Tur Sinai & Kerem, 2018. DNA replication stress drives fragile site instability.
                                 Mutat Res Fund Mol Mech Mutagen, 808, 56-61, March 2018.

                                                                                                        35
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