CONFRONTO TRA STATUS DI POPOLAZIONI DI - CAPRIOLO (Capreolus capreolus)
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
U.R.C.A. Unione Regionale Cacciatori dell’Appennino CONFRONTO TRA STATUS DI POPOLAZIONI DI CAPRIOLO (Capreolus capreolus) IN AREE SOGGETTE A PRELIEVO SELETTIVO E NON. NELLE PROVINCE DI: MODENA, REGGIO EMILIA, PARMA, PAVIA E ALESSANDRIA A cura di: Dott.ssa Caterina Cavenago Dott.ssa Raffaella Geremia
RINGRAZIAMENTI Ringraziamo in particolar modo il dott. Claudio Cesaris del Dipartimento di Biologia Animale dell’Università degli Studi di Pavia per i validi consigli e il supporto per la realizzazione di questo lavoro. L’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica per averci concesso l’accesso alla Banca Dati Ungulati, e in particolare il dott. Francesco Riga per il tempo dedicatoci. Inoltre, per averci fornito ulteriori dati delle province coinvolte, ringraziamo: la dott.ssa Lucia Pompilio per la Regione Piemonte, la dott.ssa Alessia Spaggiari per la Provincia di Parma, il dott. Giorgio Svampa e il dott. Fontana per la Provincia di Modena, l’U.R.C.A., il dott. Enrico Merli e il dott. Alberto Meriggi del Dipartimento di Biologia Animale dell’Università degli Studi di Pavia per i dati riguardanti il capriolo nel territorio pavese.
1. INTRODUZIONE .......................................................................................................1 2. CENNI DI ECO-ETOLOGIA DELLA SPECIE ...........................................................3 3. INQUADRAMENTO NORMATIVO E METODI DI CACCIA AL CAPRIOLO ............5 3.1. IL QUADRO NORMATIVO .............................................................................................5 3.2. IL PRELIEVO ..............................................................................................................6 4. SCOPI DELLA RICERCA .........................................................................................8 5. MATERIALI E METODI.............................................................................................9 5.1. RACCOLTA E VALUTAZIONE CRITICA DEI DATI FAUNISTICI ..............................................9 5.2. INFORMATIZZAZIONE DEI DATI FAUNISTICI E LA CREAZIONE DEL DATABASE. .................10 5.3. ELABORAZIONI E ANALISI STATISTICHE .....................................................................11 VARIAZIONE DI DENSITÀ E ANDAMENTO DELLA POPOLAZIONE ......................................11 STRUTTURA DI POPOLAZIONE...................................................................................13 VARIAZIONI DI SUPERFICI CENSITE ............................................................................13 ANALISI PIANI PRELIEVO E ABBATTIMENTI ..................................................................14 6. RISULTATI..............................................................................................................15 6.1. MODENA..............................................................................................................15 6.1.1. RACCOLTA E PROSPETTO DEI DATI FAUNISTICI ..........................................................15 6.1.2. STATUS DELLA POPOLAZIONE E DENSITÀ..................................................................17 6.1.3. TENDENZA DELLA POPOLAZIONE .............................................................................19 6.1.4. STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE ...........................................................................20 6.1.5. ANALISI DEGLI ABBATTIMENTI E CONFRONTO CON LA STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE CENSITA ...............................................................................................................24 6.1.6. CONSIDERAZIONI ...................................................................................................27 6.2. REGGIO EMILIA ..................................................................................................30 6.2.1. RACCOLTA E PROSPETTO DEI DATI FAUNISTICI ..........................................................30 6.2.2. STATUS DELLA POPOLAZIONE E DENSITÀ..................................................................32 6.2.3. TENDENZA DELLA POPOLAZIONE .............................................................................35 6.2.4. STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE ...........................................................................36 6.2.5. ANALISI DEGLI ABBATTIMENTI E CONFRONTO CON LA STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE CENSITA ...............................................................................................................39
6.2.6. CONSIDERAZIONI ...................................................................................................43 6.3. PARMA ................................................................................................................45 6.3.1. RACCOLTA E PROSPETTO DEI DATI FAUNISTICI ..........................................................45 6.3.2. STATUS DELLA POPOLAZIONE E DENSITÀ..................................................................47 6.3.3. TENDENZA DELLA POPOLAZIONE .............................................................................52 6.3.4. STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE ...........................................................................53 6.3.5. ANALISI DEGLI ABBATTIMENTI E CONFRONTO CON LA STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE CENSITA ...............................................................................................................57 6.3.6. CONSIDERAZIONI ...................................................................................................62 6.4. PAVIA...................................................................................................................65 6.4.1. RACCOLTA DATI FAUNISTICI ....................................................................................65 6.4.2. DENSITÀ, TENDENZA E STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE...........................................65 6.4.3. CONSIDERAZIONI ...................................................................................................69 6.5. ALESSANDRIA....................................................................................................70 6.5.1. RACCOLTA E PROSPETTO DEI DATI FAUNISTICI ..........................................................70 6.5.2. STATUS DELLA POPOLAZIONE E DENSITÀ..................................................................71 6.5.3. TENDENZA DELLA POPOLAZIONE .............................................................................74 6.5.4. STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE ...........................................................................75 6.5.5. ANALISI DEGLI ABBATTIMENTI E CONFRONTO CON LA STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE CENSITA ...............................................................................................................76 6.5.6. CONSIDERAZIONI ...................................................................................................79 7. CONCLUSIONI .......................................................................................................82 BIBLIOGRAFIA CITATA...............................................................................................88 8. APPENDICE............................................................................................................90 8.1. IL VALORE ECONOMICO DELL’ATTIVITÀ VENATORIA ....................................................90 8.2. FONTI BIBLIOGRAFICHE ..........................................................................................93
1. INTRODUZIONE Il capriolo è il Cervide europeo più comune e diffuso ed è anche l’ungulato più importante dal punto di vista venatorio. La specie può essere considerata ampiamente distribuita in Italia settentrionale e centrale e il suo status distributivo e demografico è strettamente dipendente dalla qualità della gestione venatoria. In Italia attualmente sono individuabili due grandi subareali: il primo comprende tutto l’arco alpino, e l’Appennino ligure e lombardo sino alle province di Genova e Pavia ed i rilievi delle province di Asti e Alessandria; il secondo si estende lungo la dorsale appenninica delle province di Parma e Massa Carrara sino a quelle di Terni e Macerata ed occupa anche i rilievi delle province di Pisa, Siena, Livorno, Grosseto e Viterbo, nonché la Maremma Toscana. Più a sud esistono solo piccoli areali disgiunti e nuclei sparsi ed isolati, relitti delle popolazioni anticamente presenti nella penisola o frutto di recenti reintroduzioni (Pedrotti et al., 2001) (fig1.1). Nel 2003 l’Unione Regionale Cacciatori dell’Appennino (U.R.C.A. Lombardia) ha commissionato il presente lavoro con la finalità di verificare lo status di alcune popolazioni di capriolo soggette a prelievo venatorio selettivo nell’Appennino settentrionale. La caccia di selezione è una modalità di programmazione gestionale che si è andata consolidando in questi anni e una verifica sullo status attuale delle popolazioni è un passo necessario per la conservazione e la gestione faunistico-venatoria di questo ungulato e di tutte le specie selvatiche. Infatti, finalità ultime di queste sono quelle di preservare le condizioni naturali per mantenere una biodiversità che è alla base dei sistemi naturali. Per motivi di praticità e per una continuità territoriale, l’area di studio è stata scelta tra le province di Genova, Alessandria, Pavia, Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena. Poiché nelle province di Pavia e Piacenza non viene effettuata la caccia, è parso ancora più interessante poter confrontare zone in cui si caccia con zone in cui la caccia non viene attuata. Nella fase preliminare del lavoro di raccolta dati, per la scarsità e la disomogeneità dei dati disponibili, si è deciso di non prendere in esame le province di Genova e Piacenza, restringendo così il campo d’azione a solo cinque province.
1 – Introduzione Fig.1.1 Distribuzione del capriolo in Italia (fonte Ministero dell’Ambiente) 2
2. CENNI DI ECO-ETOLOGIA DELLA SPECIE Il capriolo è sempre stato considerato per tradizione un abitante tipico delle foreste montane. In realtà gli habitat ideali per questo piccolo ungulato sono gli ecotoni (Perco e Perco, 1979; Putman, 1988; Aulak e Babinska Werka, 1990), cioè situazioni ambientali di transizione: come le aree che comprendono spazi chiusi con boschi misti, ricchi di sottobosco, con ampie zone cespugliate e zone aperte con prati e coltivi non eccessivamente ampi. Infatti il capriolo è in grado di sfruttare selettivamente i due ambienti, in quanto i boschi gli permettono di trovare riparo per il riposo, mentre i campi adiacenti gli forniscono un ulteriore fonte di cibo. Inoltre la sua adattabilità gli ha permesso di utilizzare anche aree coltivate dall’uomo a monocultura dove, a causa della scarsità di ripari e del disturbo antropico, ha addirittura modificato le sue abitudini comportamentali prediligendo una attività notturna. Sia in zone chiuse che aperte si è calcolato che il suo spazio vitale, secondo le disponibilità alimentarie ambientali, vari da 5 a 60 ha (Putman, 1988) e che la densità di popolazione per 100 ha vada da 3 - 6 capi ad un massimo di 50, a seconda che si tratti di territori soggetti a caccia o protetti ed in relazione alla qualità dell’habitat. Il capriolo vive ad altitudini comprese tra 0 e 1200 m s.l.m. ma durante l’estate può arrivare ad altitudini di 2000-2200 m s.l.m.. A causa della sua selettività alimentare, è un animale particolarmente attivo. La sua attività dipende da molteplici fattori come: sesso, età, habitat, clima e stagioni (Danilkin e Hewinson, 1996). L’organizzazione sociale di questo ungulato varia secondo le stagioni e del ciclo annuale della specie. Durante l’estate si osserva per la maggior parte individui solitari e gli eventuali gruppi sono formati da femmine con piccoli. Dall’autunno i gruppi si ricostituiscono in nuclei familiari costituiti da una femmina adulta con piccoli dell’anno e dell’anno precedente, accompagnata da un maschio adulto. In inverno possono aggregarsi due o più gruppi familiari correlati. Verso l’inizio della primavera i maschi cominciano ad allontanarsi dai gruppi e con l’approssimarsi dei parti, che avvengono tra la fine di maggio e la metà di giugno, le femmine adulte scacciano i figli dell’anno precedente andando alla ricerca di aree tranquille. I maschi giovani tendono ad allontanarsi dalle madri per aumentare la loro area vitale e spesso si uniscono ai maschi subadulti per proteggersi dagli attacchi di quelli adulti
2 – Cenni di eco-etologia della specie durante la fase gerarchica. Questa fase permette di definire, oltre il rango di appartenenza del maschio, il suo territorio. Il periodo dell’accoppiamento va da giugno ad agosto e coincide con il periodo di massima territorialità, cui segue un breve intervallo detto “indifferente” in cui la tolleranza tra individui è molto elevata. 4
3. INQUADRAMENTO NORMATIVO E METODI DI CACCIA AL CAPRIOLO 3.1. Il quadro normativo Le competenze per l’attuazione delle norme cogenti sono distribuite tra i differenti livelli istituzionali del Paese. I compiti generali di pianificazione, programmazione e coordinamento per quanto riguarda la conservazione faunistica e le indicazioni relative al prelievo venatorio sono di competenza dello Stato. Le Regioni svolgono un analogo ruolo a scala regionale, con particolare attenzione agli aspetti di utilizzo della risorsa fauna in riferimento al prelievo venatorio. La responsabilità di gestione diretta è soprattutto in capo alle Province, attraverso la realizzazione di specifici progetti per la conservazione del patrimonio faunistico. In questa categoria devono rientrare, per la normativa italiana, tutti gli interventi, anche quelli mirati a consentire il prelievo venatorio, la pesca, il controllo di specie alloctone e della cattura a fini della cessione di animali vivi. Sempre in riferimento alla gestione diretta del patrimonio faunistico intervengono numerosi altri Enti o Istituti di gestione, sia appartenenti al sistema delle aree protette in base alla legge 394/91 (Oasi delle associazioni ambientaliste, Parchi Suburbani, Zone di Protezione Speciale, ecc.), che di emanazione della legge 157/92 (Zone di Ripopolamento e Cattura, Ambiti Territoriali di Caccia, Aziende Faunistico Venatorie, ecc.). Quest’ultima legge definisce le principali linee di indirizzo e programmazione per la protezione di Mammiferi e Uccelli e per la gestione venatoria delle specie cacciabili, disciplinando modi e tempi in cui è possibile esercitare l’attività venatoria. Nel caso del capriolo la caccia è attualmente permessa, nella maggior parte delle Regioni italiane solo dal 1 ottobre al 30 novembre. La caccia di selezione può essere autorizzata a partire dal 1 agosto, purché rientri nei limiti temporali massimi consentiti (2 mesi). In questo contesto normativo opera l’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica (INFS) che ha il compito di valutare e studiare lo status e l’evoluzione delle popolazioni selvatiche e dei rapporti che esse contraggono con le altre componenti ambientali sull’intero territorio italiano. Per quanto riguarda gli Ungulati tutto il territorio agro-silvo-pastorale è soggetto a pianificazione faunistico-venatoria finalizzata al conseguimento delle densità ottimali e alla loro conservazione.
3 – Inquadramento normativo e metodi di caccia al capriolo Il territorio viene suddiviso in Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) di dimensioni sub- provinciali e con caratteristiche ambientali omogenee, destinati alla gestione venatoria e alle attività di caccia in forma programmata. Ogni cacciatore ha diritto di accesso ad un ambito territoriale, ma può avere accesso ad altri ambiti, previo consenso degli stessi. Gli ATC promuovono e organizzano le attività di ricognizione delle risorse ambientali e delle consistenze della fauna e programmano gli interventi di miglioramento dell’habitat. Il 20-30% del territorio non alpino agro-silvo-pastorale è destinato a protezione della fauna selvatica e gli Istituti che possiedono reale significato per la tutela e la gestione degli Ungulati negli ATC sono le Oasi di protezione, destinate al rifugio alla sosta e alla riproduzione della fauna, e Zone di Ripopolamento e Cattura, destinate alla riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale e alla cattura della stessa. Il territorio agro-silvo-pastorale può essere destinato a caccia riservata a gestione privata per una quota massima pari al 15%: le Aziende Faunistico Venatorie, con finalità di conservazione e ripristino ambientale, e le Aziende Agri-turistico Venatorie, situate di preferenza in territori di scarso rilievo faunistico. La normativa vigente prevede che per abbattere i caprioli è necessario usare fucili a canna rigata con cannocchiale a ingrandimento di 4x o 6x e calibro non inferiore a 6 mm: l’energia iniziale non deve essere inferiore a 235 kg e la pallottola deve avere punta molle o cava, in modo che il colpo sia mortale o quasi. 3.2. Il prelievo Il capriolo è cacciato in tutte le province dell’arco alpino ad eccezione di Varese, Asti e Imperia, in Emilia Romagna e in Toscana (ad eccezione delle province di Piacenza e Lucca). A sud di tali regioni la specie non è citata nei calendari venatori quale specie cacciabile. Complessivamente la specie è cacciata in 41 province sulle 67 in cui è presente (Pedrotti et al., 2001). I metodi di caccia al capriolo si possono riassumere nei punti seguenti: • L’aspetto: è il metodo che permette una reale selezione prima dello sparo in quanto attende il passaggio dell’animale desiderato. Solitamente si effettua in attesa da punti sopraelevati o altane. • La cerca: anche questo metodo permette la selezione dell’individuo da abbattere e consiste nella perlustrazione accurata delle zone in cui si pensa di trovare l’animale. 6
3 – Inquadramento normativo e metodi di caccia al capriolo • La braccata: è effettuata con i cani e si divide in girata e in guidata. La guidata utilizza un cane da sangue legato al guinzaglio che spinge l’animale con calma verso le poste, questo metodo permette una parziale selezione dell’animale. La girata si effettua con una muta di cani da seguita che spingono gli animali in modo disordinato e all’impazzata impedendo una selezione dei capi da abbattere e causando anche feriti non recuperabili. La condizione della specie nelle zone in cui questo tipo di caccia è consentito è mediamente peggiore. Il capriolo viene cacciato nella maggior parte delle Province solo mediante sistemi selettivi. Rispetto ad altre forme di attività venatoria, la caccia di selezione prevede un attento piano di programmazione e di gestione. La programmazione avviene con la definizione di un piano di prelievo basato sul livello di densità di popolazione locale. Il prelievo non deve ridurre il numero degli individui al di sotto di quello ottimale con un rapporto M/F di 1:1. Il numero di capi da prelevare deve ogni anno coincidere con l’incremento reale della popolazione, dovuto alla stagione riproduttiva precedente. Il 50% circa del prelievo deve essere a carico dei giovani di cui il 10% su quello dell’anno e il 40% su quello dell’anno precedente, del restante 50% ben oltre la metà deve interessare i subadulti. Questo per permettere il naturale invecchiamento della popolazione (Spegnesi et al., 1994). 7
4. SCOPI DELLA RICERCA Scopo principale di questo lavoro è quello di fornire un quadro di riferimento non solo alle province analizzate, ma anche a quelle che si vogliono avvicinare alla caccia di selezione al capriolo; infatti si propone come possibile strumento di verifica dei risultati per pianificare o migliorare le attività e le iniziative connesse per le popolazioni che si intendono conservare e gestire. A tal fine è stato verificato l’attuale status delle popolazioni di capriolo in relazione all’attività venatoria, andando ad analizzare la pressione di quest’ultima sulla specie. Per questo motivo sono state messe a confronto anche le popolazioni non soggette a prelievo. Per ottenere un quadro il più possibile completo sono stati investigati diversi fattori, come la densità, i piani di prelievo e gli abbattimenti realizzati negli anni tra il 1996 e 2003. L’inizio della caccia di selezione nelle unità territoriali, anche all’interno di una stessa provincia, non è avvenuto contemporaneamente, ciò ha consentito un ulteriore confronto tra zone in cui si è cacciato da più tempo con zone in cui l’apertura è avvenuta solo nell’ultimo periodo. L’analisi dei censimenti ha permesso di definire la tendenza e la struttura della popolazione nel tempo, e l’esame dei piani di abbattimento realizzati ha consentito di valutare l’influenza della caccia sulla popolazione stessa. In particolare la quantificazione della percentuale di successo del piano realizzato su quello proposto ha consentito di investigare quanto gli abbattimenti possono essere determinanti nei cambiamenti dello status della specie. Perché per ottenere un risultato ottimale di programmazione faunistica a medio lungo termine è necessario che la realizzazione della stessa sia il più possibile rispondente ai piani formulati.
5. MATERIALI E METODI Il presente studio si è articolato in diverse fasi volte alla raccolta e alla valutazione critica dei dati disponibili, alla creazione di un database e all’applicazione delle elaborazioni statistiche. Ognuna di queste fasi è dettagliata di seguito. 5.1. Raccolta e valutazione critica dei dati faunistici Per la raccolta dei dati relativi ai censimenti e ai piani di prelievo venatorio autorizzato si è fatto riferimento agli anni compresi tra il 1996 e il 2003, periodo per il quale esiste una certa uniformità di copertura ed un numero significativo di dati di presenza di capriolo in tutte le province considerate. Per gli abbattimenti effettuati è stato possibile raccogliere i dati solo fino al 2002, in quanto non ancora disponibili quelli dell’ultima stagione venatoria al momento della stesura del presente lavoro. I dati sono stati forniti dall’INFS, dalla Regione Piemonte, dalle Province di Modena, Parma, Reggio Emilia e dall’URCA per la Provincia di Pavia. L’INFS ha permesso l’accesso al database della Banca dati ungulati dal 1996 al 2000 e, per i dati mancanti, al materiale cartaceo delle diverse unità di gestione delle Province per i dati di censimento, piani di prelievo venatorio e abbattimenti realizzati dal 1996 al 2003. I dati raccolti sono pervenuti divisi in unità di gestione territoriale secondo i seguenti acronimi: ATC: Ambiti Territoriali di Caccia SET: Settore o Distretto di ATC AFV: Azienda Faunistico Venatoria OAS: Oasi PR: Parco Regionale ZRC: Zona di Ripopolamento e Cattura ZS: Zona Speciale di esclusiva caccia agli Ungulati. La fase di raccolta e valutazione critica dei dati è risultata particolarmente laboriosa per la difficoltà di acquisizione, la quantità e la natura degli stessi. Le difficoltà si possono riassumere nei punti seguenti: • continua evoluzione delle aree prese in esame, sia in termini di quantità sia di superfici, per la correlazione con la gestione a fini venatori delle singole unità territoriali;
5 – Materiali e metodi • differenze per le unità territoriali nella qualità del dato e del suo grado di dettaglio e nelle metodologie di censimento. Il livello di dettaglio dei dati di censimento, dei piani di prelievo e degli abbattimenti, è variato di anno in anno e per unità gestionale, a causa delle differenti modalità di censimento e della diversa meticolosità posta nella realizzazione dei conteggi e nella compilazione delle schede. Si passa da stime che forniscono solo il totale degli animali presenti o dei capi abbattuti a informazioni puntuali sulle classi di sesso ed età. • verifica dei dati e confronto tra le diverse fonti; I principali metodi di censimento utilizzati dalle province prese in esame si differenziano sostanzialmente nell’impostazione della raccolta e nell’utilizzo del dato finale, a seconda che si tratti di censimenti assoluti (mappaggio, battute, punti di vantaggio, ecc.) o relativi (transetti e censimento notturno con faro). Tutti i dati riguardanti i censimenti, i piani di prelievo e gli abbattimenti sono stati utilizzati differentemente in base al loro livello di dettaglio, per la distribuzione sono stati considerati anche i dati dei soli conteggi, mentre per la struttura della popolazione solo i dati che fornivano le divisioni per classi di età e di sesso, escludendo gli individui indeterminati. I dati non sono risultati disponibili per tutte le unità di gestione e per tutti gli anni considerati. Per facilitare la visualizzazione delle informazioni utilizzate è stato realizzato un prospetto per ogni singola Provincia nel quale sono indicati i dati relativi ai censimenti e agli abbattimenti utilizzati per questo lavoro (cfr. cap. 6). 5.2. Informatizzazione dei dati faunistici e la creazione del database. I dati relativi ai censimenti ai piani di prelievo e agli abbattimenti di tutte le province oggetto di questo studio sono stati implementati in un foglio di calcolo elettronico (Excel di Office 2000 per Windows). Si è provveduto ad un controllo per confronto e ad una standardizzazione dei dati di censimento e abbattimento alcuni dei quali sono stati volutamente esclusi dall’analisi poiché ritenuti imprecisi, incompleti o inattendibili, come, per esempio, nel caso della Provincia di Alessandria in cui i dati inclusi nel BDU erano difformi da quelli della Regione Piemonte. Per semplificare la lettura dei dati sono stati introdotti dei codici numerici identificativi delle unità territoriali di gestione per ogni provincia di appartenenza. Il primo numero progressivo è indicativo del numero dell’ambito di appartenenza, il secondo del tipo di 10
5 – Materiali e metodi unità gestionale (ATC, AFV, Area non gestita, Preparco) e il terzo del settore di appartenenza dell’unità. Ad esempio il distretto 1 dell’ATC5 di Parma ha come ID 5 02 01 e l’AFV Casanova dell’ATC4 di Parma ha come ID 4 01 03. Una volta uniformato le unità con i codici si è proceduto alla verifica delle superfici censite e del numero, delle consistenze e dei conteggi dei censimenti confrontando le diverse fonti. Per quanto riguarda la struttura della popolazione in fase di censimento primaverile sono state considerate solo le due classi di età dei subadulti e degli adulti, seguendo l’indicazione dell’INFS secondo la quale i giovani entrano a far parte della classe dei subadulti dopo il 31 dicembre. Per i piani di prelievo e di abbattimento realizzato si è considerata anche la classe di età dei giovani. Ogni unità di gestione è stata codificata come zona di caccia o di non caccia a seconda che siano stati effettuati dei prelievi nell’anno considerato. Se durante il periodo preso in esame la caccia è avvenuta per più di due anni nella stessa unità, questa è stata classificata come zona dove normalmente si caccia. Ad ogni riga del database corrisponde l’anno, l’ID, la superficie totale dell’unità di gestione e quella censita, la densità, tipo di censimento, sesso ed età degli individui censiti dei piani di prelievo e degli abbattuti, i codici di caccia sì caccia no, la percentuale del successo del piano di prelievo realizzato, l’indice di mortalità venatoria. 5.3. Elaborazioni e analisi statistiche Tutte le elaborazioni ed analisi sono state effettuate tramite il foglio di calcolo elettronico Excel e il software SPSS 10.0 per Windows e descritte nei paragrafi seguenti. Per poter utilizzare le analisi parametriche è stato necessario effettuare delle analisi esplorative, che individuassero eventuali scostamenti dalla normalità nella distribuzione delle variabili; successivamente, laddove necessario, si è provveduto alla normalizzazione dei dati per assicurare maggiore rigore, con la trasformazione delle variabili secondo le formule: arcsen √x, per le variabili espresse in percentuali log (x+1) per i conteggi Variazione di densità e andamento della popolazione I dati dei censimenti assoluti e delle superfici censite sono stati utilizzati per ricavare la frequenza che è servita a calcolare la densità di popolazione; si è pensato di utilizzare 11
5 – Materiali e metodi la densità e non i conteggi in quanto i dati dei censimenti relativi agli anni presi in esame sono risultati poco confrontabili tra loro, sia per le variazioni di superficie delle aree censite sia per le diverse modalità utilizzate. La densità della popolazione di capriolo, calcolata per 100/ha, è stata ricavata dal n° dei capi censiti sulla superficie censita. Per la provincia di Alessandria non è stato possibile ricavare le densità assolute, in quanto è risultato mancante il dato riguardante le superfici censite, perciò è stata utilizzata la superficie utile alla specie (S.U.S.) delle unità territoriali. Quest’ultima, secondo quanto indicato dal protocollo per la presentazione dei dati di consistenza e di prelievo degli ungulati redatto dall’INFS, è pari alla somma delle superficie di boschi, prati, pascoli e coltivi, aumentata di ¼ della superficie dell’improduttivo. I dati di censimento relativi hanno permesso di calcolare gli indici di abbondanza relativo secondo la formula: IKA = n° individui contattati/lunghezza transetto L’incremento percentuale di una popolazione tra gli anni presi in esame, sia nella totalità di ogni provincia sia per singole zone di caccia e non caccia, è stata calcolata secondo la formula: I = (DU-DP)/DP*100 I = incremento percentuale DU = densità media ultimo anno DP = densità media primo anno Per confrontare la variazione di densità tra gli anni è stata utilizzata l’Analisi della Varianza a un fattore di classificazione (One-Way ANOVA; Camuss et al., 1986; Norusis, 1992). Questo metodo confronta la varianza di ogni variabile all’interno dei campioni e permette di evidenziare l’esistenza di differenze statisticamente significative tra i valori medi dei gruppi (Fowler e Cohen, 1993). Questo tipo di analisi è stato utilizzato per la totalità di ogni singola provincia, per le unità territoriali e per le zone e gli anni di caccia e non caccia. Per studiare la tendenza delle popolazioni, in ogni unità territoriale nel periodo considerato, è stata utilizzata l’analisi di regressione lineare semplice con stima di curve Fowler e Cohen, 1993). Questa analisi permette di individuare relazioni non rettilinee tra la variabile dipendente (densità) e quella indipendente (anno) e, in termini matematici, calcola la retta migliore rappresentata da un equazione che definisce la relazione tra la variabile indipendente e la variabile dipendente. Il coefficiente b di regressione è la 12
5 – Materiali e metodi misura dell’inclinazione della retta. La significatività di una retta di regressione indica la probabilità che esista una vera relazione lineare tra le variabili dipendente e indipendente. Per determinare se, in ogni provincia, le popolazioni delle unità territoriale soggetta a caccia selettiva mostrava tendenze differenti rispetto a quelle non soggette a prelievo, è stata comparata la pendenza della regressione lineare (il coefficiente b) usando il Test T per due campioni indipendenti. Questa analisi è stata utilizzata anche all’interno delle singole unità territoriali di gestione, che mostravano una continuità confrontabile tra periodi di caccia e non caccia, per evidenziare possibili differenze di crescita. E’ da sottolineare che questo indice non ha nessun rapporto con il numero reale di caprioli presenti nell’area di studio, ma vuole semplicemente rappresentare le tendenze demografiche di incremento o diminuzione durante gli anni presi in esame. Variazioni di superfici censite L’Analisi della Varianza a un fattore di classificazione (One-Way ANOVA) è stata utilizzata per determinare differenze statisticamente significative nel numero di aree censite e nella loro variazione di dimensione tra gli anni. L’analisi è stata effettuata sia sulla totalità di superficie censita e sul numero di aree per ogni provincia sia separando le zone di caccia e non caccia. Struttura di popolazione Il Test del Chi-quadrato viene utilizzato per verificare la presenza di associazioni tra variabili, quindi per determinare se due o più distribuzioni osservate sono statisticamente differenti (Siegel, 1956). Questa analisi è stata utilizzata come prima indagine per la struttura di popolazione in generale e per unità di gestione. Nel caso in cui le frequenze osservate siano distribuite in due o più categorie è necessario predisporre le Tavole di Contingenza che possono essere con un numero di righe e di colonne differenti. Il Test del Chi-quadrato per Tavole di Contingenza è stato utilizzato per individuare eventuali differenze statisticamente significative tra frequenze di individui appartenenti alle classi di età e di sesso; inoltre è servito per confrontare le variazioni nella struttura di popolazione negli anni. 13
5 – Materiali e metodi Analisi piani prelievo e abbattimenti Dai dati dei piani di prelievo autorizzati e dagli abbattimenti realizzati è stata calcolata la percentuale di successo del piano, mentre dal confronto degli abbattimenti con i censimenti si è calcolato l’indice di mortalità venatoria. Entrambi gli indici permettono di valutare quanto l’attività venatoria abbia influito sulla densità registrata nell’anno successivo, in particolare è stata utilizzata l’analisi di regressione lineare con stima di curve per evidenziare il trend dell’indice di mortalità venatoria. Inoltre è stata stimata la percentuale del piano di prelievo autorizzato sui capi censiti per verificare la congruenza della programmazione rispetto agli effettivi. Per analizzare quanto l’abbattimento abbia influenzato la struttura della popolazione dell’anno successivo è stata utilizzata l’analisi del Chi-quadrato per Tavole di Contingenza per sesso ed età negli anni. L’analisi dell’ANOVA (One Way ANOVA) è servita per mostrare eventuali differenze significative della percentuale del piano di prelievo autorizzato sui capi censiti tra gli anni, sul successo del piano realizzato su quello autorizzato e per l’indice di mortalità venatoria. 14
6 – Risultati: Modena 6. RISULTATI 6.1. MODENA 6.1.1. Raccolta e prospetto dei dati faunistici L’ ATC2 e l’ATC3 sono i due Ambiti dove si effettua la gestione e la caccia di selezione del capriolo. In particolare il prelievo di questo ungulato avviene nel Comprensorio Omogeneo C4 situato nella zona montana dell’ATC3 e nel Comprensorio Omogeneo C3 per la fascia collinare e submontana dell’ATC2. I dati, riguardanti i censimenti, i piani di prelievo autorizzati e i capi abbattuti sono stati forniti dall’INFS in formato informatizzato (BDU dal 1996 al 2000) e cartaceo (dal 2001 al 2003). Inoltre la Provincia di Modena ci ha fornito il Piano Faunistico Venatorio 2000- 2005 e informazioni specifiche sui dati di consistenza e dei piani di prelievo del capriolo in formato cartaceo, per gli anni 1996 - 1997 e dal 2000 al 2003. In tabella 6.1.1 è riportato un quadro dei dati, che, sottoposti a valutazione critica e confrontati, sono stati inseriti in un database ripartiti per unità di gestione e anno. All’interno del prospetto sono stati evidenziati in rosso gli anni in cui si è effettuato il prelievo venatorio. Per gli anni 2000 e 2001 è stato possibile risalire alle zone in cui si è cacciato ma non è stato possibile ottenere i dati degli abbattimenti effettuati. Poiché non è stato possibile associare i dati di censimento del 1996-2000 con quelli del 2002-2003, a causa della diversa nomenclatura utilizzata, ed per la mancanza di qualsiasi informazione per il 2001, si è deciso di non considerare per alcune analisi le Aziende Faunistico Venatorie. Inoltre a partire dal 2000 la Provincia ha accorpato alcune aziende confinanti e le ha considerate, per la loro gestione, in modo diverso, rendendo ancora più complicato risalire ai dati effettivi. Quindi, per l’area della provincia interessata dai due ATC, i dati analizzati sono stati solo quelli dei distretti. Dato che tutti i distretti sono stati considerati come zone di prelievo (n° di anni in cui si è cacciato ≥3) i confronti sono stati fatti non solo per le zone ma anche tra gli anni di caccia e non caccia.
6 – Risultati: Modena Tab.6.1.1 Prospetto dei dati relativi ai censimenti e abbattimenti (in rosso) di capriolo, ripartiti per unità di gestione e per anno in provincia di Modena. ATC2 C3 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 DISTRETTO 1 X X X X X X X X DISTRETTO 2 X X X X X X X DISTRETTO 3 X X X X X X X DISTRETTO 4 X X X X X X X ATC3 C4 DISTRETTO A X X X X X X X X DISTRETTO B X X X X X X X DISTRETTO C X X X X X DISTRETTO D X X X X X X X X DISTRETTO E X X X X X X DISTRETTO F X X X X X X X X DISTRETTO G X X DISTRETTO H X X AFV ATC2 C3 AFV 1 X AFV 2 X X X AFV 3 X X X X X AFV 4 X X X AFV 5 X X X X AFV 6 X X X OSPITALETTO X X ROCCA S. MARIA X X PUIANELLO X X CASTAGNETO X LA MANDRIA X X LA QUERCIA X X S.ANTONIO X X GRASPAROSSA X RIO SELVE X 16
6 – Risultati: Modena 6.1.2. Status della popolazione e densità Lo status della popolazione è stato ricavato dai dati dei censimenti effettuati mediante il metodo da punto fisso di vantaggio e la tecnica della battuta. Nella figura sottostante è raffigurato l’andamento dei capi censiti nel totale della provincia e nelle singole unità di gestione (fig.6.1.1). Fig.6.1.1 Andamento della popolazione censita di capriolo dal 1996 al 2003 in provincia di Modena 7000 Zone censite 6000 ATC 2 distr 1 5000 ATC 2 distr 2 ATC 2 distr 3 Capi censiti 4000 ATC 2 distr 4 ATC 3 distr A 3000 ATC 3 distr B ATC 3 distr C 2000 ATC 3 distr D ATC 3 distr E 1000 ATC 3 distr F 0 Totale Prov MO 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Anno Come già detto le successive analisi considerano esclusivamente i distretti e non le AFV. In provincia di Modena, nei due ATC considerati la densità media è variata dal 1996 al 2003 da 5,8 capi/100ha a 12,2 capi/100ha, e l’analisi dell’ANOVA Univariata (One-Way ANOVA) ha evidenziato una differenza statisticamente significativa (F=7,68; P
6 – Risultati: Modena Tab.6.1.2 Variazione della densità media capi/100ha di capriolo (ES) solo per i distretti in provincia di Modena Anno 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Densità 5,8 6,2 5,3 8,8 7,8 8,5 9,5 12,2 media (0,5) (0,7) (0,6) (0,8) (0,8) (0,5) (0,5) (1,2) Considerando le densità medie rispettivamente negli anni di caccia e non caccia vediamo che l’incremento di popolazione è nettamente superiore negli anni soggetti a prelievo (114%) rispetto a quelli non soggetti (15%), risultando statisticamente significativo per la variazione di densità solo per la caccia ( F=4,53; P=0,002). Per quanto riguarda la superficie censita, sia per gli anni di caccia sia per quelli in cui non si è effettuato il prelievo, l’analisi dell’ANOVA Univariata (One-Way ANOVA) non ha mostrato nessuna differenza significativa (fig.6.1.2). Fig.6.1.2 Confronto tra la % di superficie censita e la densità media per le zone di caccia e non caccia in provincia di Modena dal 1996 al 2003 25 25 20 20 densità media % sup cens 15 15 10 10 5 5 0 0 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 anno % sup zone caccia % sup zone non caccia densità media zone caccia densità media zone non caccia Nella tabella 6.1.3 sono mostrate le variazione di numero di aree e superfici censite, divise in base all’attività venatoria. Tab.6.1.3 Numero di aree e superfici censite suddivise per zone di caccia e non caccia negli anni 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Zone N° aree 7 5 4 1 _ _ _ _ di non caccia Superficie ha 7250 9943 7345 1135 Zone N° aree _ _ 5 9 10 10 12 12 di caccia Superficie ha 21631 36238 45068 52189 60986 56289 18
6 – Risultati: Modena 6.1.3. Tendenza della popolazione L’analisi della regressione lineare con stima di curve sul totale della densità in provincia di Modena è risultata molto significativa (P
6 – Risultati: Modena 6.1.4. Struttura della popolazione La struttura della popolazione di capriolo in provincia di Modena (N=26107) è stata desunta dalle schede di censimento e per le successive analisi sono stati esclusi gli individui indeterminati o per sesso o per età. Per quanto riguarda le classi di età la popolazione di capriolo (N=25066), in tutta la provincia, è risultata composta principalmente da individui adulti e l’analisi del Chi- quadrato ha evidenziato una differenza statisticamente significativa (χ2= 1536,521; df=1; P
6 – Risultati: Modena Anche per gli anni e le zone in cui si è effettuato il prelievo venatorio si ha una differenza significativa tra il rapporto sessi nelle due età (N=23184) (χ2= 17,632; df=1; P
6 – Risultati: Modena Fig.6.1.5 Struttura della popolazione di capriolo in provincia di Modena negli anni 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 anno MM subadulti FFsubadulte MM adulti FF adulte In particolare, l’analisi dei dati riguardanti i capi censiti nelle zone interessate dalla caccia per ogni anno ha evidenziato una differenza significativa per le classi di sesso (N=23502; χ2=26,131; df=5; P
6 – Risultati: Modena Per le zone e gli anni non interessati dal prelievo si è avuta una differenza significativa nella struttura della popolazione tra gli anni solo per le classi di età (N=1882; χ2=26,431; df=3; P
6 – Risultati: Modena 6.1.5. Analisi degli abbattimenti e confronto con la struttura della popolazione censita Tutti i dati desunti dagli abbattimenti per quanto riguarda i soli distretti in entrambi gli ATC, esclusi gli anni 2000 e 2001 perché mancanti, sono stati confrontati con i dati dei censimenti e dei piani di prelievo autorizzato (fig.6.1.8). Fig.6.1.8 Confronto tra individui censiti, piano di prelievo e numero di capi abbattuti in provincia di Modena 7500 7000 6500 6000 5500 5000 4500 n° capi 4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 anno censiti piano prelievo abbattuti Dall’analisi dell’ANOVA Univariata (One-Way ANOVA) è emerso che ci sono differenze significative per quanto riguarda la percentuale del piano di prelievo sui capi censiti (F=10,84; P
6 – Risultati: Modena L’analisi della regressione lineare con stima di curve sul totale dell’indice di mortalità venatoria in provincia di Modena è risultata molto significativa con un andamento positivo (b=1,88; P
6 – Risultati: Modena Tab.6.1.9 Variazione percentuale delle femmine nelle classi di età tra animali censiti nelle zone di caccia e abbattuti nei diversi anni ff giovani abb ff subad. censite ff subad. abb ff adulte censite ff adulte abb % % % % % 1998 3,8 15,9 11,5 28,8 15,4 1999 10,7 19,2 5,3 33,0 25,3 2000 - 22,5 - 27,3 - 2001 - 20,9 - 31,3 - 2002 0 20,5 0 32,4 36,8 2003 - 20,9 - 32,0 - Per il 2002 la percentuale della classe dei giovani abbattuti è il 27,1% sul totale dell’anno, questo valore non è stato inserito in tabella perché mancante della classificazione per classe di sesso. Il prelievo è stato effettuato in ogni anno in percentuale maggiore nei maschi subadulti e adulti e solo nel 2002 si ha una maggior percentuale di femmine abbattute. 26
6 – Risultati: Modena 6.1.6. Considerazioni In provincia di Modena la popolazione di capriolo ha mostrato un accrescimento costante, accompagnato da un aumento sia del numero di aree che di superfici censite con l’introduzione della caccia di selezione nel 1998. L’incremento positivo della densità sembra supportare il fatto che il processo di ampliamento dell’areale censito sia associato anche da un effettivo aumento demografico, piuttosto che da una semplice ridistribuzione degli effettivi della popolazione. Questo dato è stato confermato dal numero di distretti con trend positivo e risultati significativi dall’analisi di regressione con stima di curve, che ha evidenziato una stretta relazione tra gli anni e il trend positivo della popolazione. Nonostante questo aumento di densità della popolazione di capriolo, il tasso di crescita medio annuo è nettamente al di sotto del potenziale biologico noto per la specie (30-35% degli effettivi), se paragonato con quanto disponibile nella letteratura specializzata. Il fenomeno può essere spiegato, oltre che dai fattori impattanti naturali, dall’inizio della caccia di selezione estesa a tutte le zone. Infatti, dai dati forniti dal piano faunistico venatorio provinciale, è risultato che il tasso di crescita medio annuo dal 1995 al 1999, anno in cui è presente l’attività venatoria in quasi tutti i distretti, è pari al 28% degli effettivi. Se, invece, andiamo a considerare tutti gli anni presi in esame, cioè dal 1996 al 2003, si è visto che il tasso scende al 14%. Questo dato è confermato anche dall’andamento sempre positivo dell’indice di abbattimento che è risultato essere superiore all’accrescimento della popolazione. L’incremento del numero di capi abbattuti è legato non solo all’aumento di densità, ma anche all’aumento della superficie censita, infatti, secondo le indicazioni annuali del parere tecnico provinciale, i distretti che presentano uguale densità ma un differente grado di copertura di territorio censito, accedono al prelievo in modo differenziato. Se la superficie censita è inferiore al 50 % dell’estensione del distretto, il prelievo varia da 0% con densità inferiori a 5 capi/100ha, al 18% massimo, con densità superiori a 15 capi/100ha; se la superficie censita è superiore al 50%, a parità di densità, i capi assegnati variano da un minimo del 3% a un massimo del 20%. La corretta applicazione di questi parametri, unita ad un maggior successo del piano di prelievo, ha comportato il forte aumento dell’indice di abbattimento, che, come abbiamo visto, non ha influenzato il trend positivo della popolazione, ma ha inciso sul tasso di incremento del potenziale biologico. 27
6 – Risultati: Modena Il basso incremento della popolazione nelle zone di non caccia, associato a un valore negativo della tendenza della popolazione, è dovuto esclusivamente al basso numero di casi analizzati causati dalla progressiva riduzione delle aree censite come zone di non caccia a vantaggio dei censimenti finalizzati all’attività venatoria. Dall’analisi della struttura di popolazione è risultato che il rapporto sessi è sbilanciato a favore delle femmine solo nella classe dei subadulti, mentre nella classe degli adulti è vicino alla parità. Questi valori sono stati riscontrati anche per le zone e gli anni di caccia, mentre le analisi effettuate sul periodo e sulle zone di non caccia hanno evidenziato un rapporto sessi quasi paritario, con una leggera tendenza predominante di maschi. In base alla letteratura dedicata la proporzione tra i due sessi, molto vicina alla parità, è indice del buono stato di conservazione di questo ungulato. La percentuale superiore di femmine nella popolazione, percentuale in aumento costante, è anche dovuta alla quota di maschi abbattuti nella classe degli adulti e nei subadulti, che è mediamente maggiore a quella delle femmine, nonostante i piani di prelievo abbiano assegnato in alcuni anni una quota di femmine leggermente superiore. L’apparente inversione di tendenza registrata nel 2002 è dovuta alle disposizioni provinciali, che hanno autorizzato l’accorpamento delle classi di età delle femmine subadulte e adulte da abbattere in un’unica classe, per facilitare il riconoscimento e la scelta durante l’attività venatoria. La più alta pressione venatoria a carico dei maschi è dovuta molto probabilmente a una maggiore predilezione dei cacciatori per il maschio, questo allo stato dei fatti non ha destrutturato la popolazione, anzi ha portato, involontariamente, all’accrescimento numerico delle femmine garantendo così un maggiore incremento utile annuo. Infatti, pur rimanendo la classe degli adulti la classe d’età predominante in tutti gli anni, la presenza di subadulti (classe che comprende anche i giovani nati la primavera precedente) è andata nettamente aumentando a partire dal 1998, anno di apertura del prelievo selettivo. Inoltre l’analisi puntuale per ogni distretto della struttura di popolazione non ha evidenziato particolari significatività, tranne in due unità territoriali, dove il risultato significativo può essere dovuto a un errore di valutazione dell’età in fase di censimento. In conclusione la caccia di selezione in provincia di Modena, nonostante possa essere considerata come un fattore limitante per il tasso di crescita, sembra avviare alla omogeneizzazione e stabilizzazione della struttura della popolazione. Questa situazione, in continua evoluzione, richiede una particolare attenzione e un controllo costante da parte dei tecnici preposti alla vigilanza, perché, se mantenuta equilibrata, 28
6 – Risultati: Modena grazie ad una giusta programmazione e una adeguata realizzazione dei piani di prelievo selettivo, porterà ad un aumento del potenziale biologico di questo cervide garantendone la conservazione. 29
6 – Risultati: Reggio Emilia 6.2. REGGIO EMILIA 6.2.1. Raccolta e prospetto dei dati faunistici In Provincia di Reggio Emilia gli Ambiti che effettuano la gestione e la caccia di selezione del capriolo sono l’ATC3 e l’ATC4 situati nella fascia collinare e montana appenninica. I dati, riguardanti i censimenti, i piani di prelievo autorizzati e i capi abbattuti di questo ungulato sono stati forniti dall’INFS in formato informatizzato (banca dati ungulati dal 1996 al 2000) e cartaceo (dal 2001 al 2003). Non è stato possibile reperire alcuni dati per tutti gli Ambiti e per tutti gli anni considerati, in particolare è mancante tutto l’anno 2000 per quanto riguarda gli individui abbattuti. Per questo motivo è stato supposto che nel 2000 sia avvenuto comunque il prelievo in quelle zone in cui la caccia è stata effettuata sia l’anno precedente che quello successivo. Di seguito è riportato un quadro dei dati, che sottoposti a valutazione critica e confrontati sono stati inseriti in un database ripartiti per unità di gestione e anno. Nell’ATC3 a partire dal 2002 i distretti hanno subito una riorganizzazione e sono stati accorpati come indicato nella tabella sottostante (tab.6.2.1). All’interno del prospetto sono stati evidenziati in rosso gli anni in cui si è effettuato il prelievo venatorio. 30
6 – Risultati: Reggio Emilia Tab.6.2.1 Prospetto dei dati relativi ai censimenti e abbattimenti (in rosso) di capriolo, ripartiti per unità di gestione e per anno in Provincia di Reggio Emilia. ATC3 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 DISTRETTO A X X DISTRETTO B X X X X DISTRETTO C X X X X DISTRETTO D X X X X DISTRETTO E X X X X X DISTRETTO F X X X X DISTRETTO G X X DISTRETTO L X X DISTRETTO 1 (A+B+C) X X DISTRETTO 2 (1/2 E+D+L) X X DISTRETTO 3 (1/2 E+F+G) X X AREA NON GESTITA X X X X X ATC4 LIGONCHIO X DISTRETTO 1 X X X X X X DISTRETTO 2 X X X X X X DISTRETTO 3 X X X X X X DISTRETTO L X X DISTRETTO M X X VAL DOLO X X AREA NON GESTITA X X X X X AFV ATC3 CANOSSA X X X X X X VENDINA LUPO X X X X X X X CA' DEL VENTO X X X X X X X PIANZO X X X X X X X S. GIOVANNI IN QUERCIOLA X X X X X AFV ATC4 VENTASSO X X X X X X STRAMBIANA X Tutti i dati sono stati analizzati prima per tutta l’area della Provincia interessata dai due ATC e, successivamente, per le zone e per gli anni dove si è effettuata la caccia e dove non si è effettuata, confrontandone i risultati. 31
6 – Risultati: Reggio Emilia 6.2.2. Status della popolazione e densità Lo status della popolazione è stato ricavato dalle schede di censimento, compilate secondo i parametri dell’INFS. I censimenti sono stati effettuati utilizzando sia la tecnica della battuta sia quella dai punti di vantaggio. In figura 6.2.1 sono raffigurati l’andamento dei capi censiti divisi per ATC e nelle singole unità di gestione di appartenenza. Per praticità i distretti dell’ATC3 dal 1997 al 2001 sono stati accorpati come descritto nel paragrafo precedente. Fig.6.2.1 Andamento della popolazione censita di capriolo dal 1996 al 2003 in provincia di RE divisa per ATC ATC 3 8000 6000 Capi censiti 4000 Zone Censite area non gestita distretto 1 2000 distretto 2 distretto 3 totale AFV 0 totale ATC 3 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Anno 32
6 – Risultati: Reggio Emilia ATC 4 7000 6000 5000 Capi censiti 4000 Zone censite 3000 AFV Ventasso distretto 1 2000 distretto 2 distretto 3 1000 area non gestita 0 totale ATC4 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Anno In provincia di Reggio Emilia, nei due ATC considerati, l’analisi dell’ANOVA Univariata (One-Way ANOVA) ha evidenziato una differenza statisticamente significativa (F=6,48; P
6 – Risultati: Reggio Emilia Fig.6.2.2 Confronto tra la % di superficie censita e la densità media per le zone di caccia e non caccia in Provincia di Reggio Emilia dal 1996 al 2003 30 30 25 25 densità media %sup censita 20 20 15 15 10 10 5 5 0 0 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 anno % sup zone caccia % sup zone non caccia densità media zone caccia densità media zone non caccia La riduzione della densità registrata nel 2000 per quanto riguarda le zone di caccia può essere spiegata andando a controllare il numero e la superficie delle aree censite (tab.6.2.3). Si nota come a parità di numero di aree tra il 1999 e il 2000 la superficie sia più che raddoppiata, quindi è probabile che siano state censite zone dove il capriolo è presente con minore densità. Tab.6.2.3 Numero di aree e superfici censite suddivise per zone di caccia e non caccia negli anni 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Zone N° aree 1 7 3 4 9 12 _ _ di non Superficie caccia ha 2601 10151 4933 5250 2621 6252 Zone N° aree _ _ 7 6 6 12 11 11 di Superficie caccia ha 12803 11079 29846 43657 70415 73908 34
Puoi anche leggere