COMUNITÀ CATTOLICA ITALIANA DI MONACO PROGRAMMAZIONE - ANNO PASTORALE 2020-2021 - Credo in Dio Padre onnipotente - Erzbistum München

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COMUNITÀ CATTOLICA ITALIANA DI MONACO PROGRAMMAZIONE - ANNO PASTORALE 2020-2021 - Credo in Dio Padre onnipotente - Erzbistum München
COMUNITÀ CATTOLICA ITALIANA DI MONACO

PROGRAMMAZIONE - ANNO PASTORALE 2020-2021

       Credo in Dio Padre onnipotente
Introduzione

La programmazione dell’anno pastorale 2020-2021 è
fortemente condizionata dall’andamento della pandemia
“coronavirus”. Non sappiamo ancora come e quando i gruppi
potranno incontrarsi regolarmente nei locali della Missione ed
anche le celebrazioni liturgiche sono soggette a restrizioni per
il numero di partecipanti.
Proponiamo tuttavia di continuare la riflessione sulla figura di
Dio Padre, lasciando ai gruppi la libertà di sceglierla o meno e
di tradurre in iniziative concrete la sua realizzazione. Alcune
indicazioni offerte nella programmazione saranno possibili,
altre dovranno essere cambiate in base alla situazione del
momento.

1. L’onnipotenza di Dio e la libertà dell’uomo

a. L’onnipotenza di Dio

Nella storia delle religioni, compresa quella cristiana, si parla
di Dio onnipotente, cioè del Dio che sta al di là dell’ordine delle
cose e che può agire oltre le stesse capacità umane.

Le religioni primitive hanno cominciato a pensare il divino
proprio rispetto a delle forze straordinarie che l’uomo non era
in grado di dominare e nemmeno di comprendere. Da questa
radice sono poi nate le società religiose che ruotavano tutte
attorno all’onnipotenza di Dio.

Prendendo le distanze dalle religioni che l’avevano preceduta -
nelle quali la potenza del sacro si manifestava al di là di ogni
limite - quella cristiana è sempre stata molto attenta a evitare
di farsi schiacciare dall’onnipotenza di Dio.
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L’onnipotenza di Dio si mostra, infatti, per la prima volta nella
storia delle religioni, nella forma della debolezza, del servizio,
della misericordia, del sacrificio.

Il Dio cristiano non travalica la libertà della sua creatura. È
l’atteggiamento di un Padre nei confronti di un figlio: non lo
incatena, ma lo lascia andare anche se non è d’accordo.

È un Dio che si sacrifica per l’uomo, e non viceversa. Un Dio
che, dopo aver creato l’uomo a propria immagine e
somiglianza, mostra la propria “potenza” incarnandosi in un
bambino, che morirà poi appeso ad una croce.

L’atteggiamento del Dio cristiano è splendidamente descritto
dall’evangelista Luca nella parabola del padre misericordioso
che suggeriamo alla riflessione durante quest’anno pastorale.
In essa è descritto anche il cammino dell’uomo.

Luca 15,11-32
  11 Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane disse

al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E
il padre divise tra loro le sostanze. 13 Dopo non molti giorni, il
figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese
lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14
Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande
carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò e
si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo
mandò nei campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi
con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.
17 Allora rientrò in sé stesso e disse: Quanti salariati in casa di

mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18
Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato
contro il Cielo e contro di te; 19 non sono più degno di esser

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chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20 Partì
e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse
incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 Il figlio gli disse: Padre,
ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di
esser chiamato tuo figlio. 22 Ma il padre disse ai servi: Presto,
portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al
dito e i calzari ai piedi. 23 Portate il vitello grasso, ammazzatelo,
mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era
morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E
cominciarono a far festa.

25 Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu
vicino a casa, udì la musica e le danze; 26 chiamò un servo e gli
domandò che cosa fosse tutto ciò. 27 Il servo gli rispose: È
tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello
grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. 28 Egli si arrabbiò, e
non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. 29 Ma lui
rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai
trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un
capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma ora che questo tuo
figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per
lui hai ammazzato il vitello grasso. 31 Gli rispose il padre: Figlio,
tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32 ma bisognava
far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è
tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

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b. La libertà dell’uomo

Il creatore è padre e non tiranno proprio perché ama la libertà
della sua creatura. Non vuole dominarla, perché in questo
modo distruggerebbe la pienezza della creazione stessa: solo
un uomo libero può essere immagine di Dio.

Occorre lasciare andare il figlio, sapendo che ciò significa
esporlo al rischio del fallimento e dell’errore. Senza passare da
questa soglia, non c’è vera libertà, cioè vera vita.

Nel riconoscimento di questa libertà, Dio rivolge agli uomini
un invito: quello di convertirsi, cioè di saper andare al di là del
semplice bisogno naturale legato alla sussistenza.

Ecco dunque il paradosso di un essere che, pur inserito in un
cosmo dotato di un suo ordine, mantiene appieno la facoltà di
rompere i determinismi, di decidere in modo autonomo, di
non fare della propria sopravvivenza il valore supremo.

Nel corso della storia, e specialmente in questi ultimi secoli di
modernità, l’uomo ha progressivamente guadagnato
consapevolezza della propria esistenza. Come moderni noi
siamo portati a pensare la nostra vita come qualcosa che ci
appartiene e di cui siamo padroni assoluti. Ci percepiamo
come individui dotati di una sostanziale autonomia. Tale auto-
percezione mette l’accento sulla vita personale e sulla
autorealizzazione.

Il mondo è cambiato. La consapevolezza dell’io viene talmente
radicalizzata da farci dimenticare che rimaniamo sempre
all’interno di qualcosa di più grande, che almeno in parte ci
sfugge.

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Le conseguenze di questo cambiamento le abbiamo davanti
agli occhi. Possiamo enuclearne solamente alcuni aspetti:

- Per l’uomo moderno non c’è un aldilà. C’è solo un qui e ora.
Sembra che il cielo nella nostra società europea sia chiuso, una
capsula senza finestre, senza più un fuori, senza possibilità di
trascendenza, non vediamo altro che uomo.

Siamo passati inoltre da una idea di cosmo governato da Dio a
quella di un mondo disponibile e manipolabile, totalmente
nelle mani dell’uomo. L’uomo ha preso il posto di Dio. E
proprio per questo si sente in diritto e in dovere di manipolare
la sostanza di cui è fatto e da cui dipende.

- L’io è ridotto ad individuo. È proprio nella riduzione della
persona a individuo che vanno cercate le ragioni per i
deludenti e sempre traballanti esiti del progetto moderno.

Distaccandosi dalla tradizione, dai vincoli famigliari, dalle
appartenenze originarie, da Dio, l’uomo impara a pensarsi
come atomo autosufficiente e autodeterminato. Sovrano di sé,
l’individuo moderno è tutto impegnato a evitare ogni
interferenza, contaminazione, debito che crea obbligazioni e
legami.

È dunque l’ebbrezza di una libertà generalizzata il tratto più
caratteristico della società contemporanea.

Viviamo nell’epoca dell’imperativo all’autorealizzazione, che ci
rende insofferenti verso tutto ciò che può interferire con lo
spazio sacro della vita autentica. Moltiplicare i mezzi senza
predeterminare i fini individuali costituisce il grande mito
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della modernità. “Life is now”. Sacrificare il presente per un
“altro mondo” suona come un’assurdità.

- Emerge sempre di più una crisi dell’ordine religioso, della
religione tradizionale. A occupare il centro della vita sociale e
di quella individuale è stata prima di tutto la politica. Il
sovrano prende il posto di Dio. Ora, però, siamo in una fase
diversa. La politica è stata a sua volta soppiantata dalla tecnica
come via per raggiungere una salvezza terrena sempre più
individualizzata.

Possiamo dire quindi che la modernità europea eredita dalla
cristianità il movimento introdotto dall’annuncio evangelico e
lo riorienta da desiderio di Dio e tensione verso il bene a
ricerca del benessere materiale e realizzazione di sé.

In questa prospettiva orizzontale, chiusa all’invisibile e
centralizzata sulla tecnica, la prima missione della chiesa
diventa quella di riaprire il cielo.

L’unico modo di riaprire il cielo è quello di abitare i due
confini a partire dai quali i nostri modelli terreni si sono
sviluppati: il confine del mistero, che ritrova il desiderio di
Dio, e quello dell’abitare la finitezza nostra e la marginalità che
ogni società avanzata continuamente riproduce.

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2. Il desiderio di Dio

La preoccupazione della Chiesa oggi non è tanto quella di
stabilizzare la fedeltà dei suoi membri o di fissare i contenuti
dottrinali, quanto quella di favorire l’esperienza della fede, di
proporre il ritorno alla casa del padre, un padre amorevole che
sostiene e aspetta, poiché desidera la pienezza della vita per i
propri figli. Il cristianesimo, ha mostrato sant’Agostino, è
l’esperienza del desiderio di Dio.

a. La preghiera

L’esperienza di fede si forma nella pratica personale e
collettiva della preghiera che dà slancio al desiderio del cuore
umano. Una preghiera che è parola, liturgia, sacramento, rito,
ma prima di tutto silenzio.

Siamo interpellati a tenere vivo nella nostra comunità di
Monaco il fuoco della preghiera come capacità di guardare agli
orizzonti ultimi dell’esistenza, di cercare l’infinito nella
finitezza della condizione umana, di inchinarci davanti al
mistero della vita.

Vogliamo incoraggiare durante quest’anno i gruppi di
preghiera già esistenti ed anche di sperimentare nuovi modi di
pregare. Invitiamo inoltre i membri della nostra comunità a
partecipare attivamente alla celebrazione eucaristica.

b. L’Eucarestia

L’Eucarestia è un atto cosmico, unisce il cielo e la terra,
abbraccia e penetra tutto il creato. Essa è fonte di luce e di
motivazione per la nostra vita personale.

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In questi mesi di pandemia la nostra comunità continuerà a
riunirsi per fare Eucarestia alla domenica solamente nelle
chiese di:

    - St. Andreas (p. Lorenzo) alle ore 11.30;
    - Bürgersaal (p. Gabriele) alle ore 18.00.

       Le altre celebrazioni domenicali: a Karsfeld alle ore
        11.00; a Berg am Laim alle ore 12.00; a Pasing la
        prima e terza domenica del mese alle ore 18.00; a
        Unterhaching la seconda domenica del mese alle ore
        15.30; a Landshut la quarta domenica del mese alle
        ore 16.30 e quella dei ragazzi e famiglie il sabato sera
        a St. Andreas riprenderanno solamente quando le
        condizioni legate allo sviluppo della pandemia
        (coronavirus) lo permetteranno. Così pure la messa
        serale (ore 18.30) in cappella nei giorni feriali.

Il desiderio di Dio inoltre ristruttura la vita del credente
ponendo le principali fasi e situazioni della vita umana sotto la
benedizione di Dio.

c. I Sacramenti

È necessario riscoprire il senso e la bellezza dei sacramenti.
Non basta celebrarli come un rito che non trasforma la vita,
bensì accoglierli e viverli. In essi celebriamo l’infinito nella
finitezza della condizione umana. “Dio viene a trovare, con il
linguaggio della sua umanità, le mani, i volti ed i corpi delle
persone che egli orienta verso di sé” (De Certeau).

Attraverso i sacramenti scopriamo la mano di Dio che ci
trasmette il suo amore nelle varie fasi della nostra esistenza.

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I segni della presenza di Dio nella nostra comunità:

        Il segno dell’acqua (nel Battesimo)
         La celebrazione del Battesimo avviene solitamente
         nelle chiese dove si celebra la liturgia domenicale.
         Alle famiglie che iscrivono i loro figli al battesimo
         viene richiesto un colloquio da parte del sacerdote
         che poi celebrerà il battesimo.

        Il segno del pane (nella comunione eucaristica)
         Il corso di preparazione è inserito negli incontri dei
         gruppi ACR, i quali seguono il programma annuale
         proposto     dall’Azione Cattolica Italiana.        La
         celebrazione della Prima Comunione è prevista nel
         mese di maggio 2021.

        Il segno dell’olio benedetto (nella Cresima)
         La celebrazione del sacramento è preceduta da alcuni
         mesi di preparazione. Per i ragazzi/e la catechesi di
         preparazione è inserita nel programma annuale di
         Azione Cattolica Ragazzi e viene fatta dai relativi
         animatori. Per gli adulti invece gli incontri di
         preparazione inizieranno nel mese di novembre e
         proseguiranno fino alla cresima, prevista la
         domenica di Pentecoste 2021.

        Il segno dell’unione matrimoniale
         La celebrazione del matrimonio a Monaco o altrove
         (Italia normalmente) è preceduta da incontri di
         preparazione nel mese di novembre 2020 e nel mese
         di marzo 2021. La preparazione degli incontri e dei
         documenti viene coordinata da P. Lorenzo.

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 Il segno dell’unzione degli Infermi
         Per gli anziani o ammalati che desiderano ricevere
         l’Unzione degli infermi è prevista una domenica
         durante la Quaresima nella chiesa di St. Andreas.

3. Abitare la finitezza e la marginalità

L’altro modo per riaprire il cielo nella nostra cultura moderna
è quello di abitare il confine del limite, presente nella vita
personale e il confine delle marginalità che la nostra società
produce.

a. Oltre la finitezza personale

Il desiderio di Dio ha bisogno di apprendere il movimento
dell’andare oltre sé stessi per riuscire ad entrare nella
pienezza della vita. La nostra condizione umana infatti è
caratterizzata dalla proiezione verso l’aldilà di noi. L’uomo è
costituzionalmente un essere relazionale e vivere è
sbilanciarsi oltre sé stessi.

L’insegnamento fondamentale che Cristo trasmette ai suoi
discepoli sta nel ribaltare l’idea di vita. Siamo chiamati ad
andar al di là della prigione dell’io e della sua insoddisfacente
spinta all’autoaffermazione, di rischiare la propria vita oltre sé
stessi. Trattenere la vita, allo scopo umanissimo di
preservarla, è invece la via per perderla.

Chi lascia andare la propria vita, chi non la trattiene e non
pretende di controllarla, la trova. È questa la legge
fondamentale dell’esistenza umana. La vita piena non è la vita
che accumula, domina, controlla, moltiplica come ci suggerisce

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la modernità. È piuttosto la vita che si espande abitando il
paradosso del perdersi.

b. Il desiderio dell’altro

La salvezza è personale sì, ma non individualistica. È un altro
punto capitale: non ci si salva da soli né ci si salva per sé. Ci si
salva attraverso e insieme agli altri.

L’essere umano è relazione prima che individuo. Il nostro
ombelico ci ricorda che siamo prima di tutto legame. E perciò
persone, non semplici individui, chiamati a relazionarsi
all’altro per poter vivere.

La vocazione dell’uomo creato a immagine di Dio è prima di
tutto e fondamentalmente quella di amare, cioè di costruire
liberamente relazioni di affezione verso il mondo e verso il suo
simile, generativamente aperte verso “un di più” di vita.

Nella fede in un Dio Padre inoltre si incardina anche il vincolo
della fratellanza. Agli occhi del padre è letteralmente un
abominio la preghiera di chi si rivolge a lui dimenticandosi del
fratello.

L’altro, è vero, ci scomoda sempre. Il suo esserci apre una
feritoia nella nostra supposta autosufficienza. Ma aprirsi
all’altro è vita che impara ad affezionarsi.

L’altro – specie quando è scartato – è sempre una
provocazione, talvolta dolorosa, ma comunque benefica per il
nostro io e per la società. È sempre l’altro che ci salva. Perché è
solo accettando di farci prossimi al volto dell’altro che
riusciamo ad appropriarci della nostra umanità.

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Da qui scopriamo il vero senso dell’insistenza evangelica sul
tema dei poveri: Non sono solo parte di una umanità che un
Dio, che si fa chiamare Padre, ama di più. I poveri sono la
finestra attraverso la quale è possibile poter guardare
criticamente l’ordine sociale, svelando così ciò che tende a
rimanere nascosto. L’esclusione, la marginalità, la
discriminazione sono infatti sempre in rapporto ad una
determinata forma sociale.

Per quanta efficienza possiamo costruire, è solo attraverso la
cura, la tenerezza, la misericordia, il farsi prossimo che
possiamo risanare l’umano e quindi noi stessi.

c. Il vivere insieme nella comunità di fede

L’incontro con l’altro si manifesta all’interno della comunità
cristiana soprattutto nei gruppi che si sono formati nella
missione di Monaco.

La partecipazione alla vita di gruppo sarà purtroppo ridotta in
questo nuovo anno pastorale a causa della pandemia.
Non sappiamo all’inizio di questo anno pastorale come e
quando i gruppi si potranno incontrare.

Riporto in questa programmazione i giorni e gli orari di
incontro dei vari gruppi nei mesi precedenti la pandemia e il
lockdown:

         Gruppo fanciulli (dai 3 ai 7 anni): si incontrava
          una volta al mese, il sabato mattina dalle 10.30 alle
          12.30. Gli incontri iniziavano nel mese di ottobre.
          Incaricata: Sr. Zaira.

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 Gruppi ACR (dai 7 ai 15 anni): si incontravano il
  sabato pomeriggio dalle ore 14.30 alle ore 17.00.
  Seguivano il programma annuale proposto dall’AC
  italiana ed erano animati da educatori volontari,
  coordinati da Paola Evangelisti e Barbara Fradeani.
  Gli incontri terminavano con la S. Messa nella chiesa
  di St. Andreas. All’interno dei gruppi ACR si era
  formato un gruppo di ministranti seguito da Manuel
  e da Francesca Pellegrini ed un gruppo coro seguito
  da Emanuela Lupo.

 Gruppo giovanissimi (dai 15 ai 18 anni): era
  composto dai giovani che avevano fatto la cresima e
  prevedeva un incontro due volte al mese il sabato
  sera insieme agli educatori Marco R. e Francesca C.

 Gruppo giovani: si incontrava il giovedì sera alla
  Missione per un momento di formazione e di
  condivisione. Incaricati: P. Vincenzo, Stella, Daniele
  e Alessandro.

 Gruppo Coro giovani: aveva il compito di animare
  la messa domenicale a St. Andreas. Si incontrava
  per le prove ogni giovedì sera alle ore 19.30.
  Incaricato: Giovanni Gualniera.

 Gruppo Sposi: si incontrava una domenica al mese
  alla Missione per la riflessione e la condivisione.
  Incaricati: Paola e Davide.

 Gruppo ACA: gli adulti legati all’Azione cattolica si
  incontravano il sabato sera, una volta al mese.

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L’anno pastorale iniziava con un ritiro spirituale
          alla fine di settembre. Incaricato: Paolo Galli.

         Gruppo Terza età: si riuniva il secondo e il quarto
          mercoledì del mese ed era animato da Sr. Maria che
          usufruiva dell’apporto di P. Vincenzo per le
          tematiche religiose.

         Gruppo S. Padre Pio: si incontrava due volte al
           mese, il mercoledì pomeriggio, per pregare.
          Incaricati: Walter Fasson e P. Vincenzo.

         Gruppo RNS: si ritrovava alla Missione il martedì
          sera. Incaricata: Rachele Taskhiri.

         Gruppo “Pregate, pregate, pregate”: si ritrovava
          con P. Vincenzo la quarta domenica del mese alle
          15.30.

         Consiglio pastorale: insieme al parroco
          coordinava le attività di tutta la missione. Si riuniva
          4-5 volte all’anno. Incaricati: Daniele Semino e P.
          Gabriele.

I gruppi presenti in Missione sono invitati ad inserire nei loro
incontri durante l’anno dei momenti di preghiera e di
formazione cristiana.

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COMUNITÀ CATTOLICA ITALIANA
         Lindwurmstr. 143 80337 MÜNCHEN

                  Numeri telefonici

            Segreteria MCI 089.2137.74200
              P. Gabriele 089.2137.74201
         P. Lorenzo 089.2137.74205 (e 4206)
              P. Vincenzo 089.2137.74210
        Manuel Caballero González 089.2137.74208
            Suore in Missione 089.2137.74211

 E-Mail MCI: italienische-gemeinde.muenchen@eomuc.de

                       Webseite:
https://www.erzbistummuenchen.de/pfarrei/italienische-
           katholische-gemeinde-muenchen
          (missione cattolica italiana monaco)

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