CIRCOLARE 2021/2022 COMPAGNIA ATIR - ATIR Teatro Ringhiera

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CIRCOLARE 2021/2022 COMPAGNIA ATIR - ATIR Teatro Ringhiera
COMPAGNIA ATIR
CIRCOLARE 2021/2022
CIRCOLARE 2021/2022 COMPAGNIA ATIR - ATIR Teatro Ringhiera
NUOVE PRODUZIONI
GRATE
monologo Chiara Stoppa
ALMENO TU NELL’UNIVERSO: OMAGGIO A MIA MARTINI
teatro canzone
E BASTAVA UNA INUTILE CAREZZA
monologhi Arianna Scommegna - teatro canzone
ANCHE PER OGGI NON SI MUORE
LO STRANO CASO DEL “SIGNOR G”
teatro canzone

REGIE DI SERENA SINIGAGLIA
LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR
in distribuzione in autunno 2022
ISABEL GREEN
UTOYA

MONOLOGHI ARIANNA SCOMMEGNA
CLEOPATRÀS
MATER STRANGOSCIÀS
LA MOLLI Divertimento alle spalle di Joyce
POTEVO ESSERE IO

MONOLOGHI CHIARA STOPPA
IL RITRATTO DELLA SALUTE

MONOLOGHI PILAR PÈREZ ASPA
FEDERICO. VITA E MISTERO DI GARCIÀ LORCA
RACCONTI DI ZAFFERANO

SPETTACOLI MATTIA FABRIS
UN ALT(R)O EVEREST
(S)LEGATI

TEATRO CANZONE
ROBA MINIMA, S’INTEND!
BANG BANG… DI COLPO LUI. LA STORIA DI TENCO E DALIDA

GRANDI ROMANZI
IL BUIO OLTRE LA SIEPE
IL CENTENARIO CHE SALTÒ DALLA FINESTRA E SCOMPARVE
WALDEN OVVERO VITA NEI BOSCHI
LA PIAZZA DEL DIAMANTE
UNA SOLITUDINE TROPPO RUMOROSA
L’INCENDIO DI VIA KEPLERO

PROGETTI SPECIALI
THE DEI AFTER

TEATRO RAGAZZI
AMICI PER LA PELLE
coproduzione Teatro del Buratto

compagnia@atirteatroringhiera.it - 02.87390039
atirteatroringhiera.it - vimeo.com/atir
CIRCOLARE 2021/2022 COMPAGNIA ATIR - ATIR Teatro Ringhiera
COMPAGNIA ATIRNUOVE PRODUZIONI

GRATE
DI GIANNI BIONDILLO / CON CHIARA STOPPA / E CON LA PARTECIPAZIONE DI ROBERTA FAIOLO
REGIA DI FRANCESCO FRONGIA / SCENE E ATTREZZERIA MARINA CONTI / COSTUMI KATARINA VUKCEVIC
LUCI E SUONO ROBERTA FAIOLO / PRODUZIONE ATIR / CON IL SOSTEGNO DI NEXT ED. 2020 PROGETTO DI REGIONE LOMBARDIA E FONDAZIONE CARIPLO

Come si può raccontare una metropoli che ha fatto del suo dinamismo una cifra,          NEL SILENZIO DELLA CITTÀ - NOTE DI REGIA
una missione, dopo che le nostre città si sono svuotate per una pandemia che ci         Il 25 novembre 2019 era una bella giornata di autunno, il clima era mite e ci
ha obbligati a rimanere chiusi in casa, come fossimo tutti in clausura? Come si         spostavamo in città liberamente per una riunione, un caffè, un incontro. Quel
può raccontare il vincolo, il limite, il silenzio, il raccoglimento, se non facendoci   giorno ho preso la metropolitana per andare negli uffici di ATIR per discutere del
aiutare da chi lo ha scelto per tutta la vita?                                          nuovo progetto che Chiara Stoppa mi aveva proposto. Ci siamo incontrati e dopo
                                                                                        cordialità, caffè e strette di mano abbiamo incominciato a immaginare il nuovo
Maria Chiara è una suora di clausura del convento delle clarisse di Milano. Ad un       lavoro. La proposta era chiara, raccontare Milano, città dalle mille contraddizioni
certo punto del suo percorso esistenziale ha compreso quale fosse la sua                e il suo sistema di mutuo soccorso. Quindi pianifichiamo l’incontro con l’autore,
vocazione: isolarsi dal mondo per stargli più vicino. Decide così di raccontarcelo,     Gianni Biondillo. Il primo incontro con Chiara e Gianni avviene il 9 gennaio 2020.
anche per smontare i pregiudizi che abbiamo tutti nei confronti di chi ha fatto         La vita a Milano prosegue come sempre tra mille impegni. Il luogo dell’incontro
una scelta così radicale. Ma raccontare la sua vocazione significa anche scoprire       che Gianni ci propone è l’archivio Golgi Redaelli in via Torino, è un luogo ricco di
le vite e le storie emblematiche di altre due sorelle che in momenti ed epoche          storia e di fascino. Qui è custodito l’antico patrimonio dei Luoghi Pii Elemosinieri
diverse hanno fatto la stessa scelta: Chiara Daniela, che arrivò a Milano in piena      sorti a Milano a partire dal XIV secolo. Storie e vite di persone documentate e
seconda guerra mondiale per fondare il monastero e Maria Ida, figlia di operai          raccolte in faldoni che testimoniano la vocazione di Milano all’accoglienza e
socialisti che fu adolescente durante gli “anni di piombo”.                             all’aiuto verso gli “ultimi della città”. In quel periodo tra un impegno e l’altro
                                                                                        trovavamo il tempo per incontrarci, discutere, conoscerci meglio e progettare il
Racconti che sommati l'uno all'altro ripercorrono la Storia di una città e di un        lavoro. Se ripenso a quei giorni a viso scoperto, fatti di incontri rubati a altri
Paese. Perché scegliere la clausura non significa dare le spalle alla città che ti      incontri, di contatti liberi quasi mi commuovo. Il mondo che conoscevamo, di li
accoglie, ma vederla e comprenderla in modo differente. E se Milano è una città         a poco, sarebbe cambiato. Abbiamo continuato a lavorare, certo, ci siamo rivisti
abitata da un popolo in continuo movimento, dove storie antiche e moderne               grazie a riunioni online, a volte “in presenza”, ma la distanza e la clausura ci ha
collidono e s'infrangono in un turbine infinito, forse proprio da questo centro         segnato profondamente. La voglia di lavorare insieme però era, ed è, così forte
immobile la si può osservare in modo davvero nuovo. Fuori da ogni luogo comune,         che dopo tanta fatica, Gianni ci ha regalato una storia meravigliosa. Un mondo
pieni di compassione e speranze.                                                        affascinante e sconosciuto abitato da persone che vivono liberamente la propria
                                                                                        clausura. Un mondo interiore dove le regole sono diverse dalle nostre e da cui
                                                                                        possiamo imparare qualcosa sulla vita, sulla morte, e su una città, Milano, capace
                                                                                        di accogliere e di imparare dalla storia. Il viaggio verso questo nuovo spettacolo
                                                                                        sarà più interiore, verso l’anima più profonda di noi e del nostro modo di essere.
                                                                                                                                                         Francesco Frongia
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COMPAGNIA ATIRNUOVE PRODUZIONI

ALMENO        TU    NELL’UNIVERSO
omaggio a Mia Martini
DI E CON MATILDE FACHERIS, VIRGINIA ZINI, SANDRA ZOCCOLAN / PIANOFORTE E ARRANGIAMENTI MELL MORCONE
CONSULENZA DRAMMATURGICA GIULIA TOLLIS / SCENE E COSTUMI MARIA PAOLA DI FRANCESCO / PRODUZIONE ATIR

Domenica Rita Adriana Berté, in arte Mia Martini, è una delle voci femminili più        Momenti bui e periodi luminosi.
belle ed espressive della musica italiana, caratterizzata da una fortissima             Il rapporto con il padre, l'esperienza del carcere, la terribile nomea di “iettatrice”
intensità espressiva: “una voce con il sangue, con la carne”.                           diffusasi nel mondo dello spettacolo dovuta all'invidia per quella voce così
Tre attrici-cantanti cercano di restituirne la grandezza e la fragilità con un          potente, nuova e commovente; ma anche la capacità di riproporsi, di ricominciare
racconto variegato che spazia dalle sue splendide canzoni (dalle più conosciute         da capo, ogni volta, il successo e le collaborazioni con tanti artisti e compagni di
ai gioielli più nascosti) fino a ricordi personali, racconti e testimonianze dei suoi   viaggio.
tanti amici artisti, fra cui la amata e odiata sorella Loredana Berté e naturalmente    Un racconto in musica e parole di una delle voci più intense della musica italiana.
Ivano Fossati, autore di molte sue canzoni, compagno fondamentale di bellissimi         Un omaggio.
progetti artistici e di una travagliata e profonda storia d'amore.                      Un ritratto.
Mia Martini era un'anima mediterranea, calda, solare ma sembra averla sempre            Un dono.
accompagnata uno strano senso di solitudine.
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COMPAGNIA ATIRNUOVE PRODUZIONI

E BASTAVA UNA INUTILE CAREZZA
Aracconto
    CAPOVOLGERE                IL   MONDO
          anarchico e poetico di Piero Ciampi
CON ARIANNA SCOMMEGNA / ARRANGIAMENTO E DRAMMATURGIA MUSICALE GIULIA BERTASI / ALLA FISARMONICA GIULIA BERTASI
UN PROGETTO DI ARIANNA SCOMMEGNA E MASSIMO LUCONI / REGIA A CURA DI MASSIMO LUCONI / DISEGNO LUCI ALESSANDRO VERAZZI / SCENE MARIA SPAZZI
PRODUZIONE ATIR / UN PROGETTO SPECIALE RADICONDOLI FESTIVAL

Nella storia della musica leggera italiana ci sono cantautori che potremmo            Le sue canzoni, il vino, le fughe, gli amori nella grande poesia di Piero Ciampi,
definire poeti.                                                                       un personaggio d’eccezione che reinventerà la nostra musica d’autore. In quanto
Uno di questi è Piero Ciampi. Scomparso nel gennaio del 1980, un artista              poeta, disadattato al sistema e fuori dalle regole, nella sua opera la sua vita è
incompreso, figlio “maledetto” della Livorno degli anni ‘60/’70. Per molti era solo   una porta che si spalanca sui mondi più oscuri e (im)possibili della canzone e
un alcolizzato disperato con un carattere violento, per alcuni dei suoi amici più     della cultura italiana del dopoguerra: una vita a precipizio: fuori dalle logiche e
cari era “Il migliore di tutti noi”.                                                  dagli schemi, il percorso di un diverso che aveva tutte le carte in regola per essere
Il nostro spettacolo vuole essere un viaggio dentro il suo universo.                  un artista.
Per farlo abbiamo utilizzato solo ed esclusivamente le parole delle sue canzoni e
di un paio di sue poesie realizzando così un recital che indaga il percorso
esistenziale e poetico della sua anima.
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COMPAGNIA ATIRNUOVE PRODUZIONI

ANCHE PER OGGI NON SI MUORE
LO STRANO CASO DEL “SIGNOR G”
DI E CON STEFANO ORLANDI / MASSIMO BETTI - CHITARRA / STEFANO FASCIOLI - CONTRABBASSO / REGIA OMAR NEDJARI / SCENE E COSTUMI MARIA PAOLA DI FRANCESCO
PRODUZIONE ATIR / SI RINGRAZIA LA FONDAZIONE CLAUDIA LOMBARDI PER IL TEATRO
Era l’autunno del 1970 quando, sul palco di un teatro della provincia milanese,       proprio lì dove oltre cinquant’anni prima è nato, ovvero su un palcoscenico e
veniva alla luce (dei proiettori): il Signor G.                                       dopo aver riraccontato a un pubblico la sua storia.
Nato dalla mente e dal corpo di Giorgio Gaber, con l’aiuto della penna di             Si aggira pertanto per i teatri per portare a termine il proprio proposito.
Sandro Luporini, il Signor G è un uomo qualunque; un piccolo borghese, che            Ma ogni tentativo fallisce miseramente.
nasce, lavora, si innamora, si diverte e poi (forse) muore.                           Questa volta capita in un teatro dove sta per iniziare un concerto di musica
Un uomo del nostro tempo, pieno di contraddizioni e di ripensamenti, di slanci        contemporanea e finalmente sembra essere la volta buona...
e di frustrazioni; ma che, spesso annaspando, si sforza di trovare un senso a         Il finale, in perfetto stile gaberiano, ribalta però le prospettive e parafrasando
questo suo vivere.                                                                    uno spettacolo del 1974 anche questa volta si dovrà dire: “anche per oggi non
Gaber è stato capace di raccontate, con graffiante ironia, di uomini disperati,       si… muore”.
tragicamente comici, ritratto di come siamo, coi nostri tic, i nostri modi di fare,   Al “Signor G” non resterà che uscire dal teatro e ritornare nella strada, perché:
le nostre manie. “G (semplicemente)” vuole essere un omaggio al grande
artista milanese, a quasi vent’anni dalla morte e a oltre cinquant’anni dalla                                                             “La strada è l'unica salvezza.
scelta di lasciare definitivamente la TV per portare le sue riflessioni in parole e                                               C'è solo la voglia, il bisogno di uscire
musica esclusivamente in teatro.                                                                                                   di esporsi nella strada, nella piazza.
E proprio dal teatro siamo voluti ripartire.                                                                                              Bisogna ritornare nella strada
Ci siamo immaginati un “Signor G” che, orfano del suo autore, decida di porre                                                    nella strada per conoscere chi siamo”
fine a questa sua esistenza; ma, per uno strano scherzo del destino, dovrà farlo
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COMPAGNIA ATIR REGIE DI SERENA SINIGAGLIA

LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR                                                             IN DISTRIBUZIONE IN AUTUNNO 2022
DI WILLIAM SHAKESPEARE / ADATTAMENTO EDOARDO ERBA / REGIA SERENA SINIGAGLIA / CON MILA BOERI, ANNAGAIA MARCHIORO, CHIARA STOPPA,
VIRGINIA ZINI, GIULIA BERTASI / SCENE FEDERICA PELLATI / COSTUMI KATARINA VUKCEVIC / CONSULENTE MUSICALE FEDERICA FALASCONI
ASSISTENTE ALLA REGIA GIADA ULIVI / PRODUZIONE ATIR

L’allestimento ha debuttato a giugno 2017 nell’ambito di GLOB(E)AL                         commissionate ai più innovativi autori del panorama odierno e poi portate in
SHAKESPEARE , un progetto di Gabriele Russo coprodotto dalla Fondazione Teatro             scena da 6 registi. Il progetto è nato per affermare l’universalità del Teatro
di Napoli - Teatro Bellini e Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro              coniugando l’essenza atemporale dell’opera di Shakespeare con temi e linguaggi
Festival Italia                                                                            della scena contemporanea e si è aggiudicato il Premio dell’Associazione
La scrittura di Edoardo Erba e la regia di Serena Sinigaglia riadattano, tagliano e        Nazionale Critici di Teatro 2017.
montano con ironia Le allegre comari di Windsor, innestando brani, suonati e
cantati dal vivo dal Falstaff di Verdi. In scena solo la signora Page, la signora Ford,
                                                                                                                                                                                 STAMPA & CRITICA
la giovane Anne Page e la serva Quickly, che danno parola anche ai personaggi              “La perfezione di questo spettacolo sta nel condurre per mano il pubblico, in
maschili, assenti ma molto presenti: mariti, amanti, e, soprattutto, il più grande,        un’alternanza di pieni e di vuoti, di climax ascendenti e discendenti, verso una
non solo per stazza, Falstaff. Da lui tutto comincia e con lui tutto finisce. Le lettere   conclusione conosciuta”
d’amore che il Cavaliere invia identiche alle signore Page e Ford sono lo stimolo                                                                               Dramma.it
per trasformare il solito barboso e very british pomeriggio di tè in uno scatenato
gioco dell’immaginazione, del desiderio, del divertimento. “Punire” quel porco di          “Qui, secondo l’adattamento di Edoardo Erba e la regia di Serena Sinigaglia si
Falstaff, che osa far loro esplicite richieste d’amore, diventa il grimaldello per         dimostra che una commedia interpretata solo da attrici (anche in ruoli maschili)
sentirsi ancora vive. Senza Falstaff, non ci sarebbe divertimento o sfogo per le           non perde di forza. A patto che le attrici siano brave e queste in scena al Carcano
signore Page e Ford, che, come le Desperate Housewives, sono donne di mezza                brave lo sono davvero”
età, borghesi, annoiate e un pizzico bigotte, con routine consolidate, mariti assenti                                                                       Spettacolinews.it
e desideri sopiti. «Per la sua ostentata dissolutezza in Falstaff si possono scorgere
dei tratti di Don Giovanni e respirare aria buona di libertà; nella sua evidente
“decadenza” si rispecchia quanto di più umano e disarmato si possa concepire»,
ci racconta la Sinigaglia, che ha voluto in scena anche una fisarmonicista che,
oltre a suonare dal vivo le note di Verdi, interpreta Fenton, il grande amore di
Anne, «un ruolo “en travesti” – prosegue – come vuole la tradizione
shakespeariana (ma al contrario!)».
Quest’allestimento nasce nell’ambito di Glob(e)al Shakespeare il progetto per il
quale 6 opere del grande drammaturgo sono state proposte in 6 riscritture
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COMPAGNIA ATIR REGIE DI SERENA SINIGAGLIA

ISABEL GREEN
PROGETTO E REGIA SERENA SINIGAGLIA / TESTO EMANUELE ALDROVANDI / CON MARIA PILAR PÉREZ ASPA / SCENE MARIA SPAZZI / LUCI ALESSANDRO BARBIERI
MUSICHE ORIGINALI PIETRO CARAMELLI / VOCE FUORI CAMPO GIANLUIGI GUARINO / ASSISTENTE ALLA REGIA GIORGIA AIMERI / ASSISTENTI ALLA SCENOGRAFIA ERIKA
GIULIANO, CLARA CHIESA, MARTA VIANELLO / PRODUZIONE ATIR CON IL SOSTEGNO DI NEXT 2017 / IN COLLABORAZIONE CON CENTRO TEATRALE MAMIMÒ

Isabel Green, una grande star di Hollywood, ha appena vinto il premio Oscar come         “Il testo di Emanuele Aldrovandi coglie i punti critici tenendoli a giusta distanza,
“miglior attrice protagonista”. È sul palco del Dolby Theater, con in mano la            la regia li compone con cura in un disegno pulito sulla scena disegnata da Maria

                                                                                                                                                                                STAMPA & CRITICA
statuetta che sognava fin da quando era bambina. Dovrebbe essere al massimo              Spazzi come una grande stella nera accartocciata, il resto lo fa Maria Pilar Pérez
della felicità, ma dentro di lei qualcosa non va.                                        Aspa”
Mentre all’esterno cerca di dissimulare fingendo emozione e imbarazzo, dentro                                                               Sara Chiappori, laRepubblica
di lei un turbine di pensieri la porta lontano, in una dimensione solitaria in cui le
riflessioni sulla propria vita si mescolano al tentativo di far fronte alla situazione   “Nelle sue note di regia Serena Sinigaglia definisce Maria Pilar l’attrice perfetta
attuale, in un parossismo tragicomico che la porta a rompere ogni convenzione            per Isabel e quanto visto in Sala Bausch ne è la conferma. Si ride, si gioca sul
sui “discorsi d’accettazione” e a mettere in discussione i cardini della sua stessa      cambio di lingua, sulle imprecazioni in spagnolo e sugli scatti di ira della
esistenza.                                                                               protagonista, ma quello che viene fuori con il prosieguo del testo è una donna
                                                                                         che commuove per la sua sofferenza d’animo”
NOTE DI REGIA                                                                                                                                               Milanoteatri.it
Se non vi foste già imbattuti nel libricino del filosofo coreano Byung-Chul Han,
“La società della stanchezza”, andate a procurarvelo: pochi euro, molta
soddisfazione. Han descrive la nostra come la “società della stanchezza”. Non
esiste più lo scontro-confronto tra padrone e operai, non c’è il nemico da
abbattere, la rivoluzione da sognare. Datore di lavoro e lavoratore coincidono:
siamo noi stessi. Noi ci imponiamo ritmi lavorativi ed esistenziali degni del
peggior modello fordista, noi siamo al contempo schiavi e schiavisti. In eterna
“prestazione”, il tempo, tutto il tempo, diventa “produttivo”, una catena perversa
che pare inarrestabile. La conseguenza naturale di un siffatto stato di cose è una
stanchezza enorme, paradossale, simile alla morte.
Ecco allora spuntare nuove malattie quali la sindrome del burn-out. Depressi o
isterici, comunque spossati e sfiniti. Da queste premesse è nato Isabel Green.
Volevo trovare un modo per parlare di questo tilt epocale. Farlo con leggerezza e
ironia, naturalmente (non serve certo aggiungere altra “pesantezza”).
CIRCOLARE 2021/2022 COMPAGNIA ATIR - ATIR Teatro Ringhiera
COMPAGNIA ATIR REGIE DI SERENA SINIGAGLIA

UTOYA
UN TESTO DI EDOARDO ERBA / CON LA CONSULENZA DI LUCA MARIANI / AUTORE DE IL SILENZIO SUGLI INNOCENTI / REGIA SERENA SINIGAGLIA / SCENE MARIA SPAZZI LUCI
ROBERTO INNOCENTI / CON ARIANNA SCOMMEGNA E MATTIA FABRIS / CO-PRODUZIONE ATIR - TEATRO METASTASIO DI PRATO / CON IL PATROCINIO DELLA REALE AMBASCIATA
DI NORVEGIA IN ITALIA

“Scrivere un testo su quanto è avvenuto a Utoya, in Norvegia, nel 2011 è                “Edoardo Erba in sorprendente maturità stilistica ci consegna un testo doloroso

                                                                                                                                                                           STAMPA & CRITICA
un’impresa impegnativa. Il Teatro non è il luogo della documentazione e                 e incalzante”
dell’informazione in primis, è la sede di una riflessione. E la riflessione su un                                                                           Giornale.it
avvenimento del genere sconcerta: non è un gesto di follia, ma
contemporaneamente lo è. Non è cospirazione politica, ma contemporaneamente             “L’espediente drammaturgico funziona anche grazie alle notevoli interpretazioni
la è. Non è un esempio di inefficienza dei sistemi di difesa, e tuttavia lo è. Non è    – ma non è una novità – di Arianna Scommegna e Mattia Fabris. […].
un caso di occultamento dell’informazione, però lo è.                                   Una inquietantissima bolla capace di spiegare molto bene il tema in discussione”
                                                                                                                                       Renzo Francabandera, Hystrio
Quando ero un ragazzo e aprivo il giornale avevo una griglia, forse un po’ rozza
ma funzionale, per classificare quel che succedeva. Pareva che in tutto il mondo
alcune semplici categorie bastassero per inquadrare un avvenimento, e dessero
la possibilità alle persone di trovare un modo per reagire. Ma dopo il 1989 il
mondo è diventato un posto molto più complicato da interpretare, e dopo il 2001
capire un evento è come entrare in un labirinto.
Ciò che il Teatro, anzi la mia scrittura teatrale, può fare dentro questo labirinto è
trovare dei personaggi che lo percorrano e che ce lo restituiscano attraverso il
filtro della loro personalità e dei loro rapporti. Così con Arianna, Mattia, Serena e
Luca, compagni in questa avventura, abbiamo scelto di tornare là, in Norvegia,
quel terribile 22 luglio del 2011, a osservare tre coppie coinvolte in modo diverso
in quello che stava accadendo. Attraverso di loro ho spalancato una finestra di
riflessione, che se non ci da tutto il filo per uscire da quel labirinto, per lo meno
a sprazzi, ne illumina alcune zone oscure con la luce della poesia.”
                                                                        Edoardo Erba
CIRCOLARE 2021/2022 COMPAGNIA ATIR - ATIR Teatro Ringhiera
COMPAGNIA ATIRMONOLOGHI ARIANNA SCOMMEGNA

MONOLOGHI ARIANNA SCOMMEGNA Premio Ubu miglior attrice 2014
“Arianna Scommegna ha saputo imporsi non solo grazie al suo forte temperamento, ma anche e soprattutto perché capace, grazie a un impressionante ventaglio
di registri espressivi, di recare a ogni suo personaggio qualcosa di struggentemente personale. Capace di caricarlo di una verità nuova e sconosciuta.”
                                                                                                                         Motivazioni Giuria Premio Hystrio 2011

CLEOPATRÀS
DI GIOVANNI TESTORI / REGIA GIGI DALL’AGLIO
                                                                                                        LA    MOLLI Divertimento alle spalle di Joyce
                                                                                                        DI GABRIELE VACIS E ARIANNA SCOMMEGNA / REGIA GABRIELE VACIS
AL VIOLONCELLO ANTONY MONTANARI
                                                                                                        Una sedia. Una donna. Molly Bloom. Un testo. L’Ulisse di Joyce. Una luce calda, che illumina
“Affrontando il primo dei Tre lai, i folgoranti lamenti funebri di tre donne sul cadavere               anche il pubblico. Frammenti di vita scanzonati o disperati, storie di carne e sangue, vita che
dell’amato, che Testori scrisse pochi mesi prima della morte, la Scommegna realizza                     scorre come lacrime, che si strozza in un grido o si scioglie in una risata..
una incontenibile performance linguistica, prima ancora che vocale. […] È tanto brava,                                                                            Renzo Francabandera, Hystrio
la Scommegna, che in certi momenti si rischia di ascoltare solo lei e non il testo, e questo
sarebbe un limite, perché la Cleopatràs è un’opera di incommensurabile bellezza, una
delle più grandi di Testori.”
                                                                          Renato Palazzi                POTEVO           ESSERE IO
                                                                                                        DI RENATA CIARAVINO / CON ARIANNA SCOMMEGNA / SUPERVISIONE REGISTICA
                                                                                                        SERENA SINIGAGLIA / SET MARIA SPAZZI / VIDEO E SCELTE MUSICALI ELVIO LONGATO
                                                                                                        LUCI CARLO COMPARE / PRODUZIONE ATIR SPETTACOLO VINCITORE BANDO
MATER           STRANGOSCIÀS
DI GIOVANNI TESTORI / REGIA GIGI DALL’AGLIO
                                                                                                        NEXTWORK 2013

ALLA FISARMONICA GIULIA BERTASI                                                                         Arianna Scommegna si conferma grandissima attrice, capace di muoversi tra i fili della
                                                                                                        drammaturgia con la disinvoltura di chi, oltre ad aver fatto proprio il personaggio, sa di potersi
“Chi ha visto e apprezzato la Cleopatràs nella possente interpretazione di Arianna Scommegna            affidare ad una tecnica potente e personalissima, mai affettata o egocentrica; esposta, sì,
farebbe bene a non perdere Mater strangosciàs, la seconda tappa del “dittico” testoriano ma             ma per semplice e giusta consapevolezza dei propri mezzi.
in origine sarebbe la terza tappa di un “trittico” che l’attrice sta costruendo sotto la preziosa       Proprio questa compenetrazione profonda fra testo e interprete è l’indubbio punto di forza di
guida registica di Gigi Dall’Aglio La nuova proposta si assomma alla precedente, ma non è la            “Potevo essere io”: la regia, che sceglie una frontalità narrativa semplice e diretta, si concentra
sua mera prosecuzione: quella di Mater strangosciàs - che è forse il più difficile, il più insidioso    sul costruire una sequenza di quadri semi-indipendenti, seguendo la scansione biografica
dei “Tre Lai”, certo il più esposto al rischio di diventare oleografico - risulta dotata di un valore   del monologo.
autonomo, diversa e in qualche modo opposta rispetto all’altra.”                                                                                                                            Klpteatro.it
                                                                                   Renato Palazzi
COMPAGNIA ATIRMONOLOGHI CHIARA STOPPA

IL RITRATTO DELLA SALUTE
DI MATTIA FABRIS E CHIARA STOPPA / REGIA MATTIA FABRIS / CON CHIARA STOPPA / PRODUZIONE ATIR

«Chissà com’è essere malati? Malati di tumore? Un giorno me lo chiesi. E poi...                   E così ogni volta che mi cercavano, ripetevo, parlavo, raccontavo. Ma non è poi questo
Quando i medici mi dissero che avevo pochi mesi di vita, iniziai a pensare a cosa dire ai         il mio lavoro? Faccio l'attrice. Racconto e faccio vivere ogni volta una storia. Questa volta
miei amici, alle persone a me care, per un degno saluto. Poi decisi che era meglio alzarsi        è semplicemente la mia storia. Il problema di scriverla è stato superato aspettando la
dal letto, era meglio stare meglio, era meglio vivere no? E... ad ogni modo, ora, dopo            persona giusta. Mattia Fabris, amico e compagno della compagnia ATIR mi lesse alcune
molto più che pochi mesi, sono qui. In piedi, con una storia da raccontare.                       cose scritte da lui. Belle. Divertenti. Mi accendevano la fantasia. Gli parlai e accettò
E sono qui per questo. Dopo la mia guarigione, la gente mi cercava. Amici e sconosciuti.          questa sfida. Darmi una voce scritta. Capire come raccontare e cosa raccontare della
Mi chiamavano. Volevano sapere. Conoscere la mia storia. Che non è molto diversa da               mia storia. Che vuole parlare a tutti. Scriverla per portarla in giro con me. Incontrare le
quella di altri. Ma unica in quanto personale.                                                    persone. Tramite il teatro, che è il tempio dell’incontro. Nessun elisir di lunga vita,
Ho incontrato molte persone. Ho parlato con loro. Ai tavolini di un bar. Per strada. Al           nessuna formula magica. Solo una ragazza di 25 anni che affronta una malattia. E
parco. Parlavo. Raccontavo. Di me. Con la difficoltà di ripetere ogni volta la mia storia.        quando le dicono che sta per morire decide di affrontare sé stessa.
Ma intravvedendo negli occhi degli altri la luce della speranza. Si sentivano capiti, protetti,   La malattia come passaggio. Come un viaggio in una terra lontana. Un viaggio dal quale
ascoltati.                                                                                        a volte si torna indietro. Almeno per me è stato così e, come scrive Carver in una sua
                                                                                                  poesia: “...e che te ne sono grata, capisci? E te lo volevo dire.”»

                                                                                                                                                                               Chiara Stoppa
COMPAGNIA ATIR MONOLOGHI PILAR PÈREZ ASPA

RACCONTI             DI   ZAFFERANO                FEDERICO
il rito della sopravvivenza non si celebra da soli vita e mistero di Garcìa Lorca
DI E CON MARIA PILAR PÉREZ ASPA, UN’ORIGINALE ESPERIENZA TEATRALE                        DI E CON MARIA PILAR PÉREZ ASPA / LUCI DI PIETRO PAROLETTI
                                                                                         MUSICHE ANTONIO PORRO

ATIR propone un’originale ed intensa esperienza teatrale: gli spettatori sono            Un viaggio alla scoperta di Federico García Lorca e della sua poesia, attraverso il
invitati ad un appuntamento speciale, uno spettacolo ma anche un’occasione di            racconto dell’epoca storica che incorniciò la vita del poeta spagnolo. Alcuni aneddoti
degustazione culinaria in cui un’attrice li accompagnerà in un viaggio attraverso        di vite illustri (Luis Buñuel, Salvador Dalì, Pablo Neruda ed altri) e frammenti di opere
il cibo, l’atto - insieme concreto e simbolico - del mangiare, la letteratura, i libri   che ci svelano la forza delle parole e la musicalità della lingua di Lorca. Non solo uno
e gli autori che nel corso della storia ne hanno parlato.                                spettacolo teatrale, ma anche una lezione per gli spettatori per apprendere qualcosa
                                                                                         di più sulla Spagna e su uno dei suoi più illustri figli.
Durante lo spettacolo, di fronte agli spettatori, in un’atmosfera intima e
suggestiva, l’attrice cucinerà una paella di carne, secondo la ricetta dell’epoca
cervantina, che sarà poi servita – al termine dello spettacolo - agli spettatori, i      “Federico, uno spettacolo che è la musica di un esistenza, di un intimità, di uno
                                                                                                                                                                                       STAMPA & CRITICA
quali concluderanno la serata seduti intorno a un tavolo in un suggestivo “convivio      slancio che ha preceduto Pasolini”
teatrale”.                                                                                                                              Rodolfo di Giammarco, la Repubblica

«Mangiamo e parliamo con lo stesso organo. Cibo e parole convivono nella nostra
bocca e si nutrono a vicenda. Per questo l'atto di mangiare rappresenta uno degli
aspetti più evidentemente culturali nell'uomo.
Ho raccolto pagine memorabili di Cervantes, Proust, Vicent, Montanari, Scarpellini,
Montalbàn, Fernando de Rojas, pagine che parlano di cibo, di fame, di nutrimento,
di ritualità… le ho messe assieme a tante ricette e le ho sparpagliate sulla tavola
da pranzo. Così è nata questa letteratura ai fornelli, una sorta di fumetto a parole
sulla storia dell’alimentazione: due pentole, un tavolo lungo, dei commensali, testi
e riflessioni sull'atto di mangiare. Si cucina, si racconta, si mangia. Perché col
cibo non si gioca ma ci si può divertire.»
                                                             Maria Pilar Pérez Aspa
COMPAGNIA ATIRSPETTACOLI MATTIA FABRIS

UN ALT(R)O EVEREST
DI E CON MATTIA FABRIS E JACOPO BICOCCHI SCENE MARIA SPAZZI
                                                                                      (S)LEGATI
                                                                                      DI E CON JACOPO BICOCCHI E MATTIA FABRIS
LIGHT DESIGNER ALESSANDRO VERAZZI / SCELTE MUSICALI SANDRA ZOCCOLAN                   LIGHT DESIGNER ALESSANDRO VERAZZI
ASSISTENTI ALLA SCENOGRAFIA ERIKA GIULIANO E MARTA VIANELLO

Jim Davidson e Mike Price sono due amici. Sono una cordata. Nel 1992 decidono         È la storia di un miracolo. Di un’avventura aldilà dei limiti umani. Ed è al
di scalare... la loro montagna: il Monte Rainier nello stato di Washington, Stati     contempo una metafora: delle relazioni, tutte, e dei legami. La montagna
Uniti.                                                                                diventa la metafora del momento in cui la relazione è portata al limite
Il sogno di una vita, una vetta ambita da ogni scalatore, un passaggio obbligatorio   estremo, in cui la verità prende forma, ti mette alle strette e ti costringe a “tagliare”,
per chi, nato in America, vuole definirsi Alpinista. “The Mountain” come la           a fare quel gesto che sempre ci appare così violento e terribile, ma che invece, a volte,
chiamano a Seattle.                                                                   è l’unico gesto necessario.
Ma le cose non sono mai come ce le aspettiamo e quella scalata non sarà solo
la conquista di una vetta. Sarà un punto di non ritorno, un cammino impensato
dentro alle profondità del loro legame, un viaggio che durerà ben più dei 4 giorni    “Bicocchi e Fabris, bravissimi, riescono a tenerci col fiato sospeso per tutto lo
                                                                                                                                                                                   STAMPA & CRITICA

impiegati per raggiungere la cima.                                                    spettacolo. E non solo per il ritmo incalzante della drammatica impresa sportiva,
                                                                                      quanto piuttosto per la vicenda esistenziale sottesa, di cui sono stati capaci di rendere
“Un alt(r)o Everest” è una storia vera, non è una storia famosa, da essa non è        tutte le sfumature e implicazioni possibili.”
stato tratto nessun film, ma potrebbe essere la storia di ognuno di noi. E forse lo                                                                Hystrio, Claudia Cannella
è. Proprio per la sua spietata semplicità.
Una storia che racconta le difficoltà e i passaggi obbligatori che la vita ci mette
davanti. Crepacci. Non possiamo voltarci dall’altra parte e non possiamo giraci
intorno ma solo attraversarli. Due amici, due vite, due destini indissolubili.
COMPAGNIA ATIRTEATRO CANZONE

ROBA      MINIMA,    S’INTEND!
concerto malincomico
CANZONI DI ENZO JANNACCI / CONTAMINAZIONI LETTERARIE DI BEPPE VIOLA, FRANCO LOI, GIOVANNI TESTORI, WALTER VALDI / DI E CON STEFANO ORLANDI
MASSIMO BETTI CHITARRA / STEFANO FASCIOLI CONTRABBASSO / GIULIA BERTASI FISARMONICA / SCENE MARIA SPAZZI / COSTUMI FEDERICA PONISSI
LUCI ALESSANDRO VERAZZI / IMMAGINI PIETRO PAROLETTI

Lo spettacolo-concerto è un percorso di musica, parole e immagini intorno alla         Jannacci è stato sempre dalla parte degli ultimi, dei balordi, li ha cantati con il
figura del cantautore milanese e della Milano che egli ha raccontato nelle canzoni     cuore in gola, nei suoi versi c’è la speranza che non si arrende. Jannacci racconta
fin dagli anni ’60. La Milano dei quartieri con i suoi mille personaggi stravaganti    l’avventura umana attraverso piccole storie di personaggi affamati di fantasia,
e surreali: i “pali” dell’Ortica, quello che andava a Rogoredo a “cercare i sò         ma con i piedi ben piantati nel delirio quotidiano della realtà, nelle sue canzoni
danée”, le balere di periferia dove c’è sempre chi “per un basin” avrebbe dato         c’è il mondo visto con gli occhi di un clown; un clown moderno, “allampanato,
la vita intera. I sogni e le miserie di chi sta ai margini di una società che corre    fulmineo e folle”, dove il riso e il sorriso si mescolano con la malinconia dei
troppo veloce, incurante degli ultimi. Il boom economico con le sue contraddizioni,    ricordi, con la tristezza e anche la rabbia per un mondo che non è certo il migliore
con “Vincenzina” che vuol bene alla fabbrica, con quello che “prendeva il treno        dei mondi possibili, ma l’abbiamo fatto noi, e in questo mondo ora ci tocca vivere.
per non essere da meno” e chi davanti a un documento di residenza “gli viene           Proprio come un clown, Jannacci ha la capacità di stupire, di creare atmosfere
in mente tutta l’infanzia”. C’è chi insegue una storia d’amore: “roba minima,          poetiche, di inventare incantesimi, di far ridere e piangere allo stesso tempo.
s’intend, roba de barbun!”. E poi c’è chi, nonostante tutto, ride, e ride di gusto
perché “sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al re, al ricco
e al cardinale”.
COMPAGNIA ATIRTEATRO CANZONE

BANG       BANG...       DI COLPO LUI
La storia di Tenco e Dalida
VOCE NARRANTE E CANTO SANDRA ZOCCOLAN / PIANOFORTE MELL MORCONE
PERCUSSIONI ALESSIO PACIFICO / DRAMMATURGIA A CURA DI SANDRA ZOCCOLAN

La notte del 27 gennaio 1967 Luigi Tenco fu ritrovato senza vita nella sua camera nella        «Immergersi nella vita e nella morte di questi due artisti è stata un'avventura emotiva
dépendance dell'Hotel Savoy a Sanremo. Un suicidio, apparentemente. Solo poche ore             intensa. Attraverso le loro parole, le interviste e le canzoni, ho cercato di raccontare la
prima aveva presentato - in coppia con la cantante francese Dalida - Ciao amore, ciao          loro umanità, i misteri e i tormenti. Ascoltare le canzoni di Tenco, anche le meno note,
al Festival della canzone ed era stato eliminato.                                              significa per me scoprire il pensiero e le idee di un artista profondo e ironico rispetto
L'improvvisa scomparsa di Tenco sconvolse l'opinione pubblica, lasciando un segno              alla società in cui viveva, e la cui essenza rimane sempre attuale»
profondo nella memoria collettiva italiana. Eppure l'inchiesta venne chiusa in tutta fretta.                                                                             Sandra Zoccolan
Nelle luci sfavillanti del Casinò di Sanremo, dove all'epoca si svolgeva il Festival, nella
celebrazione festosa della musica leggera, e dell'immenso business che essa portava
con sé, quella scena di sangue, infatti, proprio non ci sarebbe voluta. E pure Dalida, nel
1987, muore suicida. Negli anni, vengono alla luce buchi e contraddizioni nella versione
ufficiale dei fatti.
COMPAGNIA ATIRREADING TEATRALI

GRANDI ROMANZI

IL BUIO OLTRE LA SIEPE                               LA PIAZZA DEL DIAMANTE
DI HARPER LEE                                        DI MERCÈ RODOREDA
CON ARIANNA SCOMMEGNA                                CON MARIA PILAR PÉREZ ASPA
IL CENTENARIO CHE SALTÒDALLA FINESTRA E SCOMPARVE   UNA SOLITUDINE TROPPO RUMOROSA
DI JONAS JONASSON                                    DI BOHUMIL HRABAL
CON CHIARA STOPPA                                    CON MATILDE FACHERIS
ADATTAMENTO GIORGIO PERSONELLI                       ALLA CHITARRA MASSIMO BETTI
WALDEN OVVERO VITA NEI BOSCHI                        L’INCENDIO DI VIA KEPLERO
DI HENRY DAVID THOREAU                               DI C.M.GADDA
CON MILA BOERI                                       CON STEFANO ORLANDI
COMPAGNIA ATIRPROGETTI SPECIALI

THE DEI AFTER
DI DOMENICO FERRARI E RITA PELUSIO / CON MILA BOERI, CRISTINA CASTIGLIOLA, MATILDE FACHERIS / SCENE E COSTUMI ILARIA ARIEMME / CURA DEL SUONO E DELLA LUCE LUCA
DE MARINIS | IMMAGINI SCENOGRAFIA SERENA SERRANI / ASSISTENTE ALLA REGIA GIULIA SARAH GIBBON / REGIA DI RITA PELUSIO / PRODUZIONE ATIR / CON IL SOSTEGNO DI NEXT
ED. 2019/2020 PROGETTO DI REGIONE LOMBARDIA E FONDAZIONE CARIPLO E CON IL SOSTEGNO DEL COMUNE DI SASSO MARCONI E ASSOCIAZIONE CA’ ROSSA / IN COLLABORAZIONE
CON PEM HABITAT TEATRALI

“Per noi non è solo uno spettacolo, è un atto dovuto di militanza culturale, un          giochi linguistici, gags e incastri di ragionamento che smonterà miti e certezza
piccolo contributo verso la parità di genere e più in generale verso                     del maschile per approdare infine a una domanda decisiva: se il maschio è un
l’emancipazione della società. Che sia l’inizio di una lunga fortuna per questo          tale fallimento perché continuiamo a metterlo al centro di ogni progetto sociale?
nuovo genere teatrale!”                                                                  I nostri protagonisti sono tre buffoni contemporanei incastrati in una commedia
                                      Serena Sinigaglia, direttore artistico ATIR        che prende spunto da varie ispirazioni, dagli studi di Joan Bolen e dal sottile
                                                                                         umorismo di “Che cos’è l’uomo” di Mark Twain.
L’uomo, il maschio, si è inceppato, non funziona più.                                    Commedia di ruoli che nasconde in sé un ulteriore sorpresa: i nostri dèi infatti
Crisi di valori, perdita di ruolo, paura della vita: l’uomo, il maschio, smarrisce la    sono impersonati non da attori uomini, ma da tre attrici che, dopo anni di lavoro
sua posizione nel mondo, il suo senso di esistere.                                       all’interno del Kollettivo King del Teatro Ringhiera, hanno deciso di portare in
E si ferma, si immobilizza. Smette di funzionare.                                        scena, in chiave comica, il maschile che le abita.
Come aggiustarlo? Come ripararlo? E’ ancora possibile, e soprattutto ne vale
ancora la pena?                                                                          KOLLETTIVO DRAG KING
Dov’è l’errore, cosa è andato storto?                                                    Kollettivo Drag King, nato all’interno del Teatro Ringhiera nel 2011, ha deciso di
A questo problema sono chiamati a dare una soluzione tre improbabili dèi: un             portare in scena, in chiave comica, i maschili che lo abitano. Dalla sua formazione
decrepito Zeus, un Efesto tracagnotto e un ingenuo Ermes.                                il Kollettivo Drag King indaga e mette in scena il lato maschile, combattendo tabù
Sono ciò che rimane delle potenti divinità che furono un tempo, sono dèi decaduti.       e stereotipi, liberandosi dai condizionamenti di genere, giocando in modo
Sono tre figure grottesche della crisi dell’uomo nel nostro quotidiano: insufficienti,   spudorato e impertinente.
inadeguati, perennemente alla ricerca di un riscatto che non arriva.                     The Dei after è un irriverente gioco nel gioco che non vuole risparmiare niente e
Posti davanti a una problema che sembra impossibile da risolvere daranno vita            nessuno e che promette di farci ridere e pensare.
a un confronto-scontro comico e profondo allo stesso tempo in cui le singole
istanze si riveleranno sempre troppo limitate, le proposte troppo sgangherate e
fallimentari, facendo così procedere la storia in un susseguirsi serrato di dialoghi,
COMPAGNIA ATIR TEATRO RAGAZZI

AMICI PER LA PELLE
DI EMANUELE ALDROVANDI E JESSICA MONTANARI / CON MILA BOERI E DAVID REMONDINI / REGIA RENATA COLUCCINI
MOVIMENTI SCENICI MICAELA SAPIENZA / LUCI MARCO ZENNARO / COPRODUZIONE TEATRO DEL BURATTO / ATIR
ETÀ CONSIGLIATA: DAI 6 ANNI

Un racconto di amicizia e tradimento, di scoperta di se stessi e dell’altro che         palcoscenico la storia viene narrata con un gioco di parole e di movimento dove
mette al centro il rispetto reciproco e dell’ambiente. Una fiaba moderna in cui         con la voce e con il corpo gli attori evocano e ci rendono partecipi di situazioni e
vengo narrate le avventure di Zeno, un ragazzo che si sente solo e per esigenze         paesaggi.
di lavoro si traveste da asino, e di Molly un’asina vera, un’asina intelligentissima.   Attraverso la metafora, il racconto fantastico, possiamo meglio comprendere che
Molly è fuggita da uno stretto recinto e anche lei si sente sola. Molly e Zeno sono     curare e rispettare il nostro mondo parte dal conoscere e rispettare se stessi e
diversi, ma accomunati dal sentirsi spesso emarginati, diversi rispetto al loro         gli altri nella loro diversità e bellezza.
ambiente. Un giorno, entrambi in fuga, si incontrano. Lui se ne va da un luogo
che l’ha deluso, lei scappa da una prigionia. Il loro incontro cambierà la vita ad
entrambi.                                                                               Un ottimo lavoro “Amici per la pelle” perché non dà nulla per scontato e non cede      STAMPA & CRITICA
Il viaggio di Molly e Zeno li porterà, attraversando un bosco, a raggiungere il         alla facile via dell’approccio buonista ma aiuta a comprendere la complessità
Posto Segreto sognato da Molly: un luogo dove gli animali convivono                     delle relazioni e la ricchezza portata dalla capacità di leggere la realtà alla luce
pacificamente, rispettando l’ambiente e la natura, naturalmente un luogo dove           di differenti punti di vista”
l’uomo non è ammesso. Zeno, finto asino, un po’ spaesato, un po’ timoroso non                                                                        www.eolo-ragazzi.it
può adattarsi né continuare a mascherare la propria identità e ancora una volta
fugge. Ma questa volta da solo.                                                         “È una bellissima metafora quella che parla ai bambini in Amici per la pelle di
Quando Zeno tradirà l’amicizia di Molly scoprirà quanto è importante e necessario       Teatro del Buratto/ATIR. (..) David Remondini e Mila Boeri sono due bravissimi
il loro legame e sarà finalmente disposto a rischiare se stesso per salvare l’amica.    attori, qualità che non sempre si riscontra nel teatro ragazzi, e rendono credibile
Insieme affronteranno diverse situazioni in cui le loro differenze emergeranno e        la loro asinità.”
creeranno complicità ma anche conflitti. Ma è di tutto questo che si nutre                                                                        Paneacquacultura.net
un’amicizia vera.
Le incomprensioni e la diversità generano situazioni comiche e drammatiche e
il loro incontrarsi e scegliersi porta con sé la poesia del sentimento. Sul
foto: Serena Serrani - grafica: notstudio.it

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