CHIESE RURALI "MADONNA DELLE GRAZIE" - n 59
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
n°59 CHIESE RURALI “MADONNA DELLE GRAZIE” CHIESA “MADONNA DELLE GRAZIE” Nelle vicinanze della chiesa sono stati fatti importanti ritrovamenti archeologici. La chiesa è una costruzione rinascimentale della seconda metà del Cinquecento che è sorta sui resti di una costruzione religiosa precedente. L’edificazione della facciata terminò nel 1577, come indicato dalla data posta sulla porta minore, La chiesa esternamente ha mantenuto i caratteri puramente rinascimentali, facilmente riconoscibili dalla facciata principale formata da conci regolari di pietra calcarea. La chiesa rurale è segnalata negli atlanti del P.U.T.T. AREA DI PERTINENZA: chiesa rurale stessa AREA ANNESSA: 50 metri dalla localizzazione della chiesa rurale
NOTE estratto da: CARABELLESE, DICARLO (a cura di), Conoscere per conservare l’architettura di Rutigliano, pp.151-158 - intervento di GIOVANNI IAFFALDANO, La chiesa della Madonna delle Grazie Nella zona suburbana più ricca e fertile sorge la chiesa della Madonna delle Grazie. L’area risulta ininterrottamente frequentata da tempo immemorabile tanto che nelle vicinanze sono stati fatti importanti ritrovamenti archeologici. (…) La chiesa è una costruzione rinascimentale della seconda metà del Cinquecento che è sorta sui resti di una costruzione religiosa precedente. L’edificazione della facciata terminò nel 1577, come indicato dalla data posta sulla porta minore, mentre l’arredo attuale è il frutto della ristrutturazione settecentesca favorita dalla grande ricchezza derivante dalle rendite della Masseria della Madonna delle Grazie. (…) Al secolo scorso risalgono opere di modificazioni come la sostituzione del solaio di copertura con un sistema putrella – voltina e la realizzazione dell’attuale pavimento, a seguito dell’architetto Gassi, il quale nel 1912 aveva previsto la realizzazione, mai eseguita, di arcate per ogni campata, al secondo ordine interno e sulla parete frontale alle spalle dell’altare maggiore. La chiesa esternamente ha mantenuto i caratteri puramente rinascimentali, facilmente riconoscibili dalla facciata principale formata da conci regolari di pietra calcarea. Il primo e più grande dei tre ordini sovrapposti di facciata, che ben rispecchiano l’impianto ad unica navata della chiesa, è costituito da due coppie, con sezioni diverse, di pilastri murali, sovrastate da trabeazione, con interposto il portale di ingresso alla chiesa; il secondo invece è formato da due coppie di piccole colonne scanalate, complete di piedistalli e capitelli compositi arricchiti da teste umane, tra le quali trovano posto due nicchie, aventi la semicupola decorata con elementi scultorei, e reggenti la cornice che si interrompe in corrispondenza del rosone, mentre esili pilastrini (lesene) concludono la facciata che termina con una cornice sovrastata sulla campata centrale, da un timpano, probabilmente di epoca successiva. La facciata laterale di sinistra, godibile per la sua interezza a differenza dell’altra alla quale furono addossate altre costruzioni, è fatta quasi interamente da ricorsi irregolari di conci sbozzati in pietra, (…) le uniche interruzioni in detta facciata sono costituite dalla porta minore, ad oggi tamponata, e dalle due monofore, corrispondenti alle campate interne e ornate rispettivamente da una testina d’angelo e da una croce monogrammata. L’impianto, costituito da un’unica navata, suddivisa in due campate a doppia
arcata, fu fortemente modificato nel periodo barocco, presentandosi, ad oggi, con le superfici laterali decorate con stucchi semplici conclusi da una cornice che corre ininterrottamente sulle pareti laterali e su quella di ingresso e che costituisce la separazione tra i due ordini interni. La parete di fondo, priva di decorazioni in stucco, accoglie l’imponente altare principale ligneo, datato attorno 1772, come riportato nella tela, e che, misurando mt. 7,57 X 5,18, occupa una superficie complessiva di circa 80 mq. Due coppie di colonne tortili con capitelli compositi, al di sopra del paliotto finemente decorato con elementi floreali, reggono la trabeazione, sovrastata da un timpano curvilineo con angeli seduti in adorazione interrotto da uno sfarzoso cartiglio centrale. Oltre all’altare principale, due altari in pietra di gusto rococò, oggetto di una discutibile dipintura avvenuta negli anni negli anni ’60, arricchiscono con il loro aggetto dalle pareti le seconde arcate laterali di entrambe le prime campate. Il soffitto in perfetto stile barocco era costituito da un cassettonato ligneo ornato da fregi intagliati e dorati mentre oggi è visibile la copertura in putrelle in ferro e voltine, di recente consolidata e realizzata probabilmente insieme alla odierna pavimentazione formata da marmette di cemento a tonalità di grigio degli anni ‘50/’60, e quasi sicuramente sovrapposta alla precedente pavimentazione, così come evidenziato dalla diversa alzata, (più bassa) del primo scalino dell’altare maggiore e di quelli laterali. La decorazione barocca era completata dalle tele, che oltre a quella dell’altare principale adornano la chiesa, come le opere dell’artista Domenico Carella da Francavilla “Il martirio di Santo Stefano” e “San Marco Evangelista” (1767), unica non ritrovata dopo il furto, collocate all’interno delle cornici con volute in stucco sopra gli altari laterali, e gli otto dipinti raffiguranti “Le scene di Maria “ del medesimo artista, poste in cornici modanate in stucco sulle pareti laterali, e che ad oggi sono custodite presso la parrocchia matrice. L’edificio è in discreto stato di conservazione dal punto di vista strutturale, in tal senso si veda la ricucitura delle lesioni della muratura della facciata laterale eseguita mediante anche l’inserimento di alcuni conci lapidei, mentre è in condizioni più precarie per quanto attiene al degrado dell’apparato decorativo (altare ligneo e tele) tanto che nel 1992 un’ordinanza del Sindaco a seguito del distacco di intonaci dal soffitto, impose di provvedere d’urgenza ad una serie di lavori (rimozione degli intonaci dal soffitto, protezioni da ulteriori infiltrazioni di acque, ridipintura interna dell’apparato decorativo in stucco. Intervento fondamentale, mai realizzato per mancanza di finanziamenti rimano il consolidamento e il restauro del grande altare ligneo
n°60 CHIESE RURALI “SAN LORENZO” CHIESA “SAN LORENZO” A poca distanza dalla Chiesa della Madonna delle Grazie, su una strada secondaria che conduce alla vicina Noicattaro, è situata la Chiesa di San Lorenzo, forse eretta già nel XVI secolo. Da diversi decenni abbandonata e completamente depredata, mostra la sua facciata principale riedificata nella seconda metà del XIX secolo su iniziativa del canonico Angelo Lauletta. La chiesa rurale è segnalata negli atlanti del P.U.T.T. AREA DI PERTINENZA: chiesa rurale stessa e particelle vincolate con decreto AREA ANNESSA: 50 metri dalla localizzazione delle partt. vincolate
NOTE estratto da: CARDASSI LORENZO, Rutigliano in rapporto agli avvenimenti più notevoli della Provincia e del Regno – sua origine e vicende pp. 317 -318 (…) questa è una bellissima Cappella rurale e anche antichissima. In essa si venera una bella Statua in legno del Santo Titolare, San Lorenzo martire (…) estratto da: CAPOTORTO GIANNI, Puglia in tasca – 10, Rutigliano p. 66 A poca distanza dalla Chiesa della Madonna delle Grazie, su una strada secondaria che conduce alla vicina Noicattaro, è situata la Chiesa di San Lorenzo, forse eretta già nel XVI secolo. Da diversi decenni abbandonata e completamente depredata, mostra la sua facciata principale riedificata nella seconda metà del XIX secolo su iniziativa del canonico Angelo Lauletta.
n°61 CHIESE RURALI “MATER DOMINI” CHIESA “MATER DOMINI” Situata lungo la vecchia via per Casamassima, la chiesa è stata edificata nel XVII secolo. Conserva una seicentesca tempera murale che raffigura la Madonna col Bambino tra San Nicola di Bari e San Leonardo, racchiusa da un altare ligneo del 1751. La chiesa rurale è segnalata negli atlanti del P.U.T.T. AREA DI PERTINENZA: chiesa rurale e particelle vincolate con Declaratoria AREA ANNESSA: 50 metri dalla localizzazione della chiesa rurale
NOTE estratto da: CARABELLESE, DICARLO (a cura di), Conoscere per conservare l’architettura di Rutigliano, pp. 43 - intervento di FRANCESCO DICARLO, Rutigliano: storie di una Città e del suo territorio Ad un diffuso atteggiamento si sfiducia verso lo strumento del vincolo diretto è corrisposta la tendenza da parte del Ministero, a non favorire l’apposizione di tali vincoli, tant’è che solo nel 1995 viene emessa e sarà l’ultima la declaratoria per tutelare le chiesa rurale della Mater Domini. estratto da: CARDASSI LORENZO, Rutigliano in rapporto agli avvenimenti più notevoli della Provincia e del Regno – sua origine e vicende p. 318 Circa la fondazione di questa antichissima Cappella rurale ci è dato alcuno storico documento; (…) l’antico quadro della Beata Vergine sotto il titolo di Mater Domini è dipinto sullo stile di quello che rappresenta la Madonna delle Grazie. estratto da: CAPOTORTO GIANNI, Puglia in tasca – 10, Rutigliano p. 61 La chiesa della Mater Domini sorge sulla vecchia via per Casamassima, ed è sempre stata oggetto di fervente devozione da parte degli abitanti di Rutigliano che non hanno mai abbandonato questo luogo di culto. La chiesa è stata edificata nel XVII secolo. Conserva una seicentesca tempera murale che raffigura la Madonna col Bambino tra San Nicola di Bari e San Leonardo, racchiusa da un altare ligneo del 1751.
n°62 CHIESE RURALI “L’ANNUNZIATA” CHIESA “L’ANNUNZIATA” In corrispondenza della biforcazione della Lama San Giorgio, su uno sperone di roccia calcarea, sorge la Chiesa dell’Annunziata con dimensioni ben proporzionate, strutture essenziali e semplicità dei materiali costruttivi. Le ricerche sull’area dell’Annunziata hanno rilevato la presenza fin dall’antichità di preesistenze, purtroppo oggi completamente distrutte. La pianta originaria della chiesa ha pianta rettangolare a navata unica divisa in tre campate. Su antichi documenti e sulla carta topografica del 1620, questo luogo era denominato con il nome di Santa Maria del Castello, La chiesa rurale è segnalata negli atlanti del P.U.T.T. AREA DI PERTINENZA: chiesa rurale stessa e particelle vincolate con decreto AREA ANNESSA: 50 metri dalla localizzazione delle partt. vincolate
NOTE L’aggiunta di un secondo corpo alla fabbrica principale è perfettamente visibile dai prospetti laterali e ha sicuramente contribuito al degrado estratto da: dell’originaria struttura, così come si può evincere dalle profonde fessure CARABELLESE, DICARLO (a cura di), Conoscere per conservare l’architettura di presenti all’esterno e all’interno della chiesa. Il secondo corpo, Rutigliano, pp.179-186 - intervento di FRANCESCA FRASCOLLA, Chiesa dell’Annunziata, già probabilmente risalente all’anno 1727, è a due livelli e in origine ospitava la Santa Maria di Castello sacrestia al piano inferiore, la stanza dell’eremita che doveva occuparsi della custodia della chiesa e il fienile al piano superiore. L’accesso a queste stanze era assicurato dalla presenza di due ingressi, oggi murati, Il territorio di Rutigliano, posto sui primi rialzi della Murgia barese,è solcato posti a sud e a nord di questo corpo. da due lame: Lama San Giorgio e Lama Giotta, che attraversandolo si Un crollo ha seriamente compromesso questa parte della fabbrica, anche dirigono verso il mare. La prima attraversa l’agro di Rutigliano a sud del se rimangono ancora visibili i resti della copertura ad una falda e il tavolato suo abitato, dove si biforca in due rami: il Lamone e ancora più a monte, la ligneo che costituiva il sottostante solaio. Lama Diumo. La pianta originaria della chiesa ha pianta rettangolare a navata unica E’ proprio in corrispondenza di questa biforcazione che, su uno sperone di divisa in tre campate: la prima e l’ultima sono coperte da una volta a botte roccia calcarea, sorge la Chiesa dell’Annunziata con dimensioni ben con lunette su cui si aprono delle finestre strombate, mentre quella centrale proporzionate, strutture essenziali e semplicità dei materiali costruttivi. è coperta a vela con lanterna centrale, purtroppo oggi resa cieca. Le ricerche sull’area dell’Annunziata hanno quindi rilevato la presenza fin Il portale principale, sormontato da un timpano spezzato accoglieva, prima dall’antichità di preesistenze, purtroppo oggi completamente distrutte. (…) di essere trafugato nel 1986, il singolare stemma prelatizio dell’Abate La breve altura, determinata dall’erosione delle due lame alla loro Innico Martino Caracciolo. confluenza era infatti circondata da un muro a secco. La struttura aveva Le ripartizioni laterali della fabbrica, arricchite da paraste aggettanti, nella parte più alta del pianoro uno spessore ridotto, ma man mano che inquadravano gli altari laterali in pietra, sovrastati da immagini sacre, così scendeva, diveniva sempre più imponente fino ad assumere le come per l’altare centrale. caratteristiche di una muraglia con evidenti funzioni difensive. Questo luogo Affacciandosi all’interno della chiesa la visione odierna non è minimamente fortificato, più o meno naturalmente, era quindi un “castellum” diminutivo paragonabile a quella che doveva essere in origine. (…) di castrum. Su antichi documenti e sulla carta topografica del 1620, questo Le efflorescenze e le erbe infestanti coprono gran parte della muratura. luogo era infatti presente con il nome di Santa Maria del Castello, in luogo All’interno la quasi totale mancanza di infissi, oltre a quella di dell’odierno toponimo. impermeabilizzazione, ha gravemente compromesso la struttura. Di rilevante importanza per la ricostruzione della storia della Chiesa della Lo stato di abbandono della chiesa ne peggiora la situazione; essa SS. Annunziata è, inoltre, la menzione di questo luogo in uno dei necessita infatti di immediati interventi di restauro che possano renderne documenti più antichi della chiesa, la Platea, redatta nel 1576. (…) nuovamente fruibile la straordinaria bellezza restituendola alla collettività. Successivamente in uno scritto che documento la Santa Visita avvenuta nel 1630 del vescovo Martinelli si afferma che la chiesa versava in uno stato di totale abbandono e ne veniva ordinata l’immediata riparazione. (…) La storia della chiesa è sempre stata caratterizzata da un continuo e d inarrestabile degrado strutturale. La facciata cuspidata della chiesa è costituita nella parte inferiore, fin quasi a metà, da un bugnato di pietra a filari regolari, mentre la restante parte come si evince dall’osservazione diretta in origine doveva essere del tutto intonacata. Sui prospetti laterali è oggi possibile leggere la tessitura muraria dei paramenti, composta da filari di pietra sbozzata, regolarizzati da filari di chiancarelle e malta.
n°63 CHIESE RURALI “SANTA MARIA DEL PALAZZO” CHIESA “SANTA MARIA DEL PALAZZO” Il Convento di Madonna del Palazzo venne costruito in più fasi a partire dal 1630 quando al suo posto vi era una piccola struttura sacra composta probabilmente da una cappella dedicata alla Vergine. La chiesa conventuale ha il suo asse longitudinale orientato in direzione est- ovest, con ingresso ad ovest. Esternamente la struttura presenta una facciata in pietra a conci finemente lavorati. Internamente la copertura a capanna, con capriata lignea, della struttura pone in risalto la semplicità distributiva. La chiesa rurale è segnalata negli atlanti del P.U.T.T. AREA DI PERTINENZA: chiesa rurale stessa e particelle vincolate con decreto AREA ANNESSA: 50 metri dalla localizzazione delle partt. vincolate
NOTE l’ingresso rivolto ad ovest; l’abside a est; il chiostro in posizione baricentrica; il refettorio e la canova ad oriente. estratto da: La chiesa conventuale ha il suo asse longitudinale orientato in direzione est- CARABELLESE, DICARLO (a cura di), Conoscere per conservare l’architettura di ovest, con ingresso ad ovest. Esternamente la struttura presenta una facciata Rutigliano, in pietra a conci finemente lavorati, mentre le murature laterali presentano pp.167-178 - intervento di GIUSEPPE GIANNINI, Madonna del Palazzo un’apparecchiatura più grossolana realizzata in pietra a conci molto irregolari frammisti a intonaco. La facciata principale era scialbata con motivi policromi Il Convento di Madonna del Palazzo venne costruito in più fasi a partire dal simulanti le pariture architettoniche di primo ordine (finte paraste nei cantonali) 1630 quando al suo posto vi era una piccola struttura sacra composta che ne risaltano i fondi, le nicchie e le due finte finestre. probabilmente da una cappella dedicata alla Vergine. La facciata mantiene una leggibilità diretta verso quella che è l’organizzazione E’ probabile che all’interno della chiesa fosse custodita la icona su tavola interna della struttura. Infatti ritroviamo un solo ingresso in asse, con timpano della Vergine, poi trasferita all’interno del tabernacolo dell’altare principale interrotto volutamente perché racchiudesse lo stemma dell’Ordine della chiesa conventuale. francescano, attualmente asportato, sormontato da un rosone, con ghiera A seguito di una “santa visita” occorsa nel 1630 (…) la cappella ed scolpita in pietra, con sovrastante finestra in prossimità del sottotetto. ambienti annessi costituita da almeno due camere venne ampliata in La stessa copertura a capanna, con capriata lignea, della struttura pone in direzione della strada. (…) risalto la semplicità distributiva interna. In facciata però sono presenti anche I due ambienti posti lungo il corridoio che conduce alla sagrestia, coperti quadrangolari all’altezza dei matronei interni e nicchie semicircolari dalle con volte a padiglione, due piccole finestre oggi prospicienti il corridoio forme più slanciate, poste all’altezza del rosone, che con la loro appena stesso recano le tracce delle inferriate rimosse: un tempo quei due vani accennata profondità accentuano la passività globale della facciata. affacciavano direttamente all’esterno. Ciò dimostra inconfutabilmente che le due dette camere erano isolate, quindi precedenti alla costruzione del convento. Il muro del corridoio non sarebbe che l’allungamento delle due camere stimato in ml. 2,63 ordinato dal vescovo Martinelli nel 1630. Nel 1634 Giovanni Felice De Ponti di Napoli donò alla chiesa due vignali di terreno lungo la strada di Turi. Pochi mesi dopo, sotto la cura e il lavoro di P. Lorenzo da Rutigliano venne avviata la costruzione del Convento. La recente istituzione della Famiglia Osservante ha bisogno di nuovi loci. Pertanto, in alcuni casi si ricorre al riadattamento di edifici già esistenti, in altri casi a nuove edificazioni. Il progetto di trasformazione dei loci ereditati, prevedeva l’aumento del numero di celle, (ai dormitori comuni si sostituivano le celle) ma conservava il carattere di assoluta semplicità. In alcuni casi essi venivano resi più solidi rispetto ai precedenti mediante la costruzione di volte in muratura lungo semplici tettoie. I loci di nuova edificazione, invece, mostrano un chiara libertà progettuale. Il Convento di Madonna del Palazzo costituisce uno dei primi conventi dell’Osservanza nato ex novo e giunto ai nostri tempi con la sua stratificazione storica, integra e perfettamente leggibile. II primitivo convento era costituito dalla chiesa, dal refettorio, dal chiostro, cucina, canova, dalle officine, e dalle stalle. Al primo piano erano situate poche celle prevalentemente prospicienti il chiostro. Quasi tutti gli ambienti, chiesa compresa, erano coperti da tetti in legno, segno di provvisorietà e caducità. Il primitivo complesso conventuale di Madonna del Palazzo (1634) mostra i principi generali del tipo architettonico conventuale: la chiesa con il fianco a nord per proteggere la zona residenziale dal freddo e
Fino al 1659 la struttura mantiene questa semplice impostazione a Nel 1830 vennero eseguiti alcuni lavori nel lato a mezzogiorno, che consistettero navata unica direttamente illuminata dal rosone e da finestre laterali, con nella costruzione di un intero vano a botte lungo quanto tutto il prospetto sud. il core coperto da volte a botte. Tale vano a botte poggiava sul muro seicentesco da un lato e su pilastri e La metà del XVII secolo fu un periodo floridissimo per la storia del arcate dall’altro. Nei pilastri dell’ala sud, di circa un metro quadrato di base, complesso religioso. Il convento di Madonna del Palazzo, prima del 1659, sono visibili delle lesioni di schiacciamento. era dotato di dodici celle. Gli interventi della metà del seicento ne aumentò In seguito alla legge Rattazzi del 1866 (soppressione degli ordini conventuali) il numero delle celle che passò a ventiquattro. In quegli anni, l’intero i frati dovettero abbandonare il convento di Madonna del Palazzo. complesso venne reso più solido e perse quasi totalmente il precedente Dopo essere stato incamerato nel Regio Demanio, il convento venne carattere di precarietà francescana pur rimanendo essenziale nelle linee e riacquistato nel 1889 dall’Ente Ecclesiastico Provinciale di Foggia. nelle forme architettoniche. Le modifiche riguardarono la chiesa la quale, pur non perdendo le caratteristiche della chiesa a fienile , venne dotata di cappelle laterali ottenute a seguito della costruzione della volta a botte su pilastri. L’allargamento dei muri è stimato in quattro palmi napoletani. Esso viene prodotto interamente dalla parte interna della navata. Pertanto la larghezza si riduce di circa due metri ma la realizzazione di archi trasversali poggianti su pilastri, permette la realizzazione di cappelle laterali. Al di sopra degli archi delle cappelle, al livello della trabeazione che funge da parapetto, vengono svuotati rinfianchi permettendo la realizzazione di pseudo- matronei o più semplicemente di camminamenti laterali. (…) I nuovi muri interni, precisamente quello sinistro della chiesa, occludono due finestre che rimangono ancora oggi visibili all’esterno, il che rappresenta un chiaro indizio della trasformazione avvenuta nel seicento. Sempre negli stessi anni, venne costruita la volta in tufo di tipo leccese a spigoli al di sopra del coro. Ciò comporta una modificazione dei percorsi interni. Si tratta di una struttura realizzata interamente in tufo, materiale che permette una lavorazione relativamente agile, con una geometria di volta derivante dalla volta a vela. Due volte a botte ogivali identiche a doppio centro di curvatura, ortogonali tra loro, determinano una volta a crociera nello spazio interno ai loro punti di intersezione. La geometria si completa con una volta a crociera che penetra in una volta a vela maggiore, che scompone ogni costola di crociera in altre due che dipartono dallo spigolo e, anziché dirigersi nel baricentro della volta, curvano verso l’alto creando delle unghie di botte. Tale accorgimento viene definito in gergo reguglio o sovrassesto. Durante il XVIII secolo il dinamismo economico di Rutigliano, dovuto alla importante Fiera di San Giacomo, influenzò la vita conventuale. Vennero edificate al piano terra le stalle e la neviera, al piano di sopra grandi stanze sul lato di ponente del convento, in posizione ideale per sostare con i cavalli e approntare delle prime esposizioni per i forestieri. Questa nuova vigoria economica portò ad una nuova fase culminata con gli affreschi del chiostro raffiguranti la vita di S. Francesco e di S. Domenico e del Refettorio anch’esso affrescato con un elegante dipinto raffigurante l’ultima cena.
n°64 CHIESE RURALI “MADONNA DELLA STELLA” CHIESA “MADONNA DELLA STELLA” Lungo l’antica via che da Rutigliano conduceva all’abbazia di san Vito, nei pressi di Polignano a Mare, si trova la chiesetta di Madonna della Stella, edificata nel 1735. E’ un piccolo edificio attualmente di proprietà privata, oggetto di una recente riscoperta e recupero. L’edificio è segnalato nel paesaggio da un alto cipresso. La chiesa rurale è segnalata negli atlanti del P.U.T.T. AREA DI PERTINENZA: chiesa rurale stessa AREA ANNESSA: 50 metri dalla localizzazione della chiesa rurale
NOTE estratto da: CARABELLESE, DICARLO (a cura di), Conoscere per conservare l’architettura di Rutigliano, pp. 46 - intervento di FRANCESCO DICARLO, Rutigliano: storie di una Città e del suo territorio La Chiesa di Madonna della Stella, è un piccolo edificio attualmente di proprietà privata, che rappresenta comunque patrimonio della comunità, in quanto appartenente alla chiesa locale (…). E’ situata in posizione esterna all’abitato e fortunatamente è stata oggetto di una recente riscoperta e recupero. E’ segnalata nel paesaggio da un alto cipresso. estratto da: CAPOTORTO GIANNI, Puglia in tasca – 10, Rutigliano p. 64 Lungo l’antica via che da Rutigliano conduceva all’abbazia di san Vito, nei pressi di Polignano a Mare, si trova la chiesetta di Madonna della Stella, edificata nel 1735. Sulla facciata principale si aprono due acquasantiere in passato utilizzate dai pellegrini che a piedi o sui carri trainati dai muli si recavano al santuario polignanese.
n°65 CHIESE RURALI “SANT’APOLLINARE” CHIESA “SANT’APOLLINARE” La chiesa sorge isolata in prossimità della strada provinciale Rutigliano- Turi, nell’attuale contrada Purgatorio, su un’area di rilevante interesse archeologico, per il rinvenimento negli anni ’70 del XX secolo, di tombe tardomedievali e di una vasta necropoli databile tra il VII e il III secolo a.C., nonché di alcuni nuclei abitativi di età classico-ellenistica. La chiesa, di piccole dimensioni, è orientata canonicamente con l’abside semicircolare ad est,di forma irregolare, ha un impianto ad aula ed è scandita internamente in due campate da un arco centrale a sesto ribassato. La chiesa rurale è segnalata negli atlanti del P.U.T.T. AREA DI PERTINENZA: chiesa rurale stessa e particelle vincolate con decreto AREA ANNESSA: non prevista
NOTE estratto da: CARABELLESE, DICARLO (a cura di), Conoscere per conservare l’architettura di Rutigliano, pp.141-150 - intervento di ROSSELLA DE CADILHAC, La chiesa di Sant’Apollinare Le fonti non consentono di stabilire con certezza la data di fondazione della chiesa di Sant’Apollinare, seppure la storiografia ritiene possa essere collocata temporalmente tra il IX e il X secolo d.C. L’emergenza sorge isolata in prossimità della strada provinciale Rutigliano-Turi, nell’attuale contrada Purgatorio, su un’area di rilevante interesse archeologico, per il rinvenimento negli anni ’70 del XX secolo, di tombe tardomedievali e di una vasta necropoli databile tra il VII e il III secolo a.C., nonché di alcuni nuclei abitativi di età classico-ellenistica. La chiesa, di piccole dimensioni, è orientata canonicamente con l’abside semicircolare ad est,di forma irregolare, ha un impianto ad aula ed è scandita internamente in due campate da un arco centrale a sesto ribassato. Ciascuna di esse è coperta con cupola a trullo ellissoidale poggiata su quattro archi e raccordata al rettangolo di base con elementi lapidei triangolari. La cupola della campata di ingresso risulta interrotta per l’intromissione di una volta a botte con generatrici parallele alla facciata, mentre quella della parte presbiteriale esibisce una lacuna muraria causata da un crollo parziale. I prospetti si presentano come delle compatte superfici, ora lacerate da aperture in breccia sulla facciata, sulla parete absidale e sulla parete sud, dove si apre una piccola monofora, e ritmate da paraste interrotte a circa due terzi dell’altezza totale, di cui due sul prospetto nord e tre sul prospetto sud. Le murature delle pareti perimetrali, gli archi e le volte sono realizzati in pietra sbozzata a filari non regolari e sporadici elementi squadrati di reimpiego, dove sono visibili sia all’esterno che all’interno tracce di intonaco grezzo. L’attuale piano di calpestio interno è costituito da una soletta in calcestruzzo, coperta da pietrisco, realizzata durante i lavori di restauro dei primi anni ’80 del XX secolo. I lavori di scavo e restauro hanno confermato che la chiesa sorge su un terreno archeologico. (…) Il primo impianto, databile presumibilmente tra il V e il IV secolo d.C., è di dimensioni pressoché analoghe a quello dell’edificio attuale con abside leggermente più ampia e non concentrica con murature longitudinali non perfettamente coassiali se rapportate a quelle odierne, fondate in parte su terra, a sud, e in parte su materiale da crollo, a nord.(…) Risalirebbe al X-XI secolo d.C. una parziale o totale ricostruzione della chiesa secondo le forme attuali, che hanno comportato una riduzione dell’antica abside,
una edificazione ex novo del muro longitudinale sud, l’attribuzione di un nuovo ruolo ai pilastri della originaria navata di sinistra, che, inglobati parzialmente nella muratura di tamponamento, diventano paraste visibili sul lato esterno del muro nord. (…) Imprecisato è il momento in cui l’edificio viene abbandonato come luogo di culto; nel tempo la mancanza di una manutenzione costante ha accelerato il processo di degrado fino a provocare il dissesto delle cupole a trullo che giungono al crollo. Trasformato in ricovero agricolo, l’edificio viene sopraelevato in corrispondenza dei muri laterali, realizzato un superiore piano di calpestio ed eseguita una copertura a capanna al fine di ricavare nel sottotetto una colombaia. La cupola sull’ingresso viene ripresa con una volta a botte dove viene lasciata una botola per la risalita al sottotetto. La cupola sul presbiterio viene parzialmente ripresa lasciandola comunque aperta per garantire l’areazione nella stalla sottostante.(…) Le trasformazioni e l’assenza di manutenzione hanno contribuito al manifestarsi di un preoccupante quadro fessurativo, e il crollo di parte della muratura della facciata ha diminuito sensibilmente al capacità di resistenza di quest’ultima.
Puoi anche leggere