Che cosa hanno da dire i compositori in merito alla musica per film? Il caso "Modern Music"
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Che cosa hanno da dire i compositori in merito alla musica per film? Il caso «Modern Music» Marida Rizzuti (Libera Università di Lingue e Comunicazione – IULM, Milano) marida.rizzuti@gmail.com Il rapporto che può intercorrere fra compositori e critica musicale ha un fascino particolare nella storia della musica, per l’intreccio di relazioni che si possono stabilire. Ancora più attraente diviene indagare nello specifico il ruolo del compositore in veste di critico musicale di altri compositori. Caso esemplare per questo scopo è la rivista trimestrale Modern Music, pubblicata tra il febbraio 1924 e l’autunno 19461. Modern Music è iconica, perché il suo scopo era di informare e aggiornare i professionisti americani e il pubblico, americano ed europeo, in merito ai nuovi linguaggi e stili della musica del xx secolo. Si riporta di seguito un estratto dell’annuncio pubblicato nel primo numero del 1924 a proposito del cambiamento di titolo da The League of Composer’s Review a Modern Music: The intention outlined in the first number, to cover the whole field of modern music, will be carried out in greater detail as the magazine expands. Criticism of contemporary influences, so long neglected in America will find its way to the Review from the pens of scholars and musicians all over the world. […] The reception accorded the first experimental issue of the Review has revealed an interest in this field of aesthetics far more eager than even the optimism of the League’s directions had led them to anticipate. Apparently there is a public sufficiently stimulated by modern music to welcome a medium of criticism and discussion. It will be the function of the Review to bring to this body of readers the most illuminating comment of the time2. 1 . Kitson 2003. 2 . The League of Composer’s Review 1924. Journal of Music Criticism, Volume 1 (2017), pp. 103-112 © Centro Studi Opera Omnia Luigi Boccherini. All rights reserved.
Marida Rizzuti La rivista ha rappresentato un punto di riferimento per il dibattito su linguaggi e forme musicali nuovi ed emergenti. Una delle finalità della nuova pubblicazione era di aprire e favorire un dibattito sulla critica musicale. Fra i linguaggi emergenti vi era la musica per film e Modern Music riservò un’attenzione particolare verso essa, svolgendo un ruolo fondamentale nel far sì che fosse considerata un vero e proprio genere. Attraverso gli articoli, i saggi di carattere teorico-estetico e le rubriche di recensioni, Modern Music diventò velocemente un forum di discussione sugli eventi musicali contemporanei. Un altro ruolo importante svolto dalla rivista fu quello culturale, in un momento storico fortemente connotato dal passaggio dal cinema muto a quello sonoro, ma anche dall’emigrazione europea di massa a partire dagli anni Trenta e dallo scoppio della Seconda guerra mondiale. Perché concentrare l’attenzione proprio sulla musica per film? Perché sulla rivista l’esercizio della critica musicale veniva svolto dai compositori stessi e coinvolgeva aspetti generalmente lasciati in secondo piano. Il tipo di critica non cadeva mai nel tecnicismo: sia le recensioni che gli articoli coinvolgevano gli aspetti compositivi e le tecniche espressive delle opere trattate. Nel passaggio dal cinema muto al cinema sonoro, i compositori europei e americani — sia provenienti dalla musica d’arte che coloro che già lavoravano a Hollywood — iniziarono a interrogarsi sulle implicazioni teoriche ed estetiche del proprio lavoro. Attraverso gli articoli pubblicati su Modern Music si creò un dibattito sulle tendenze del nascente genere, e i compositori cominciarono a esaminare il ruolo che la musica doveva svolgere in rapporto alle immagini e, più in generale, al film sonoro. Negli stessi anni il dibattito sulla musica per film investì anche una trattazione teorica più ampia, che trovò espressione in monografie quali Music for the Films: A Handbook for Composers and Conductors (1935) di Leonid Sabaneev. Se paragonati alle monografie citate, gli scritti sulle riviste trasmettono comunemente uno sguardo differente in merito alla nascita e ai primi sviluppi della musica per film. Una rivista trimestrale, infatti, è per natura caratterizzata dall’immediatezza dello scritto e dalla possibilità di pubblicare perfino la critica e la controcritica in uno stesso numero, o in numeri successivi. Questi aspetti nelle monografie non sono contemplati. La monografia impone un’organicità di trattazione, mentre un’altra caratteristica della critica su rivista è l’eterogeneità, ossia la varietà di aspetti sui cui può concentrarsi l’analisi: dalla prassi produttiva all’organizzazione degli studios di Hollywood, dai dettagli della relazione fra suono e immagine alla descrizione tecnica della scrittura per film, o alla poetica dei compositori, fino a proporre suggerimenti per sviluppi futuri del genere. 104
Che cosa hanno da dire i compositori in merito alla musica per film? Il caso «Modern Music» Consultando l’indice analitico di Modern Music si evince quanto multiforme sia stata l’attenzione verso la musica per film: da una parte si riscontra la regolare pubblicazione di articoli spalmati nel corso dell’attività della rivista, dall’altra si ritrova una consistente presenza di articoli sulla musica per film messa in relazione ad argomenti indicizzati come «other references: general, and opera, and the dance, and the proletariat, as alternative to opera». Le recensioni sono raccolte nella rubrica ‘On the Hollywood Front’, curata principalmente da George Antheil e Paul Bowles. Essa compare con regolarità in ogni numero, sempre con il medesimo titolo oppure con il titolo ‘On the Film Front’. E si presenta come una sorta di bollettino che elenca e recensisce ciò che si produce fra Stati Uniti, Europa e Russia. La regolarità della rubrica denota l’attenzione verso la musica per film e, più in generale, verso il cinema sonoro; assecondando lo stile personale di ciascun redattore la rivista prende in considerazione i metodi di composizione per il cinema e le partiture per film. Nella seguente tabella si riporta l’elenco degli articoli e delle recensioni (indicate dall’abbreviazione F&R) indicizzati sotto la voce principale film music. Indice Analitico: Film Music Antheil, G. Breaking into the Movies 1937, xiv/2, pp. 82-86 Antheil, G. Good Russian Advice about Movie Music 1936, xiii/4, pp. 53-56 Blitzstein, M. On Writing Music for the Theatre 1938, xv/2, pp. 81-85 Blitzstein, M. Popular Music – An Invasion: 1923-1933 1933, x/2, pp. 96-102 Closson, H. The Case against “Gebrauchsmusik” 1930, vii/2, pp. 15-19 Copland, A. Second Thoughts on Hollywood 1940, xvii/3, pp. 141-147 Cowell, H. The League’s Evening of Films (F&R) 1941, xviii/3, pp. 176-178 Denby, E. Thomson Scores for a New Deal Film (F&R) 1936, xiii/4, pp. 46-47 Einstein, A. Schönberg’s Super-Film Musik (F&R) 1931, viii/3, pp. 45-46 Eisler, H. Film Music – Work in Progress 1941, xviii/4, pp. 250-254 Eisler, H. Reflections on the Future of the Composer 1941, xii/4, pp. 180-186 Engel, L. Shostakovich “Accompanies” a Film (F&R) 1935, xii/4, pp. 207 Fried, A. For the People (F&R) 1927, iv/2, pp. 33-37 Gutman, J. Casting the Film Composer 1938, xv/4, pp. 216-221 Hammond, R. Pioneers of Movie Music (F&R) 1931, viii/3, pp. 35-38 Heinsheimer, H. Film Opera – Screen vs. Stage 1931, viii/3, pp. 10-14 Kubik, G. Composing for Government Films 1946, xxiii/3, pp. 189-192 Milhaud, D. Experimenting with Sound Films 1930, vii/2, pp. 11-14 Petit, R. Music Written for French Films 1926, iii/3, pp. 32-36 Riesenfeld, H. Film Music 1926, iii/2, pp. 30-31 105
Marida Rizzuti Thompson, O. More Fun/Less Music (F&R) 1928, vi/1, pp. 38-40 Thomson, V. Chaplin Scores 1940, xviii/1, pp. 15-17 Thomson, V. Films Seen in New York (F&R) 1937, xiv/3, pp. 239-240 Thomson, V. A Little about Movie Music 1933, x/4, pp. 188-191 Toch, E. Sound-Film and Music Theatre 1936, xiii/2, pp. 15-18 Weatherwax, J. On the Pacific Coast (F&R) 1934, xi/2, pp. 106-109 Weill, K. The Future of Opera in America 1937, xiv/4, pp. 183-188 *** Modern Music ha accolto fra le sue pagine un corpus abbastanza consistente di articoli di stampo teorico-estetico: fra essi si riportano ad esempio ‘Composers in Movieland’ di George Antheil (1935), il fondamentale ‘The Future of Opera in America’ di Kurt Weill (1937), e ‘Second Thought on Hollywood’ di Aaron Copland (1940). Si citano questi tre articoli per la rilevanza che hanno nel dibattito dell’epoca, in quanto affrontano con lucidità questioni cogenti in riferimento alla musica per film a Hollywood a cavallo fra gli anni Trenta e Quaranta. In ‘Composers in Movieland’ (xii/2 [gennaio-febbraio 1935], pp. 62-68) George Antheil analizza il sistema produttivo di Hollywood mettendo in luce gli aspetti positivi ma anche negativi del comporre musica per film. Questi ultimi riguardano principalmente il rapporto tra i fattori economici e il comporre musica, determinando così un processo forzoso di composizione. Antheil prosegue l’argomentazione facendo riferimento alla sua collaborazione con la Eastern Paramount Studios sotto la direzione di Ben Hecht e Charles Mac Arthur, e delinea i vari passaggi che contraddistinguono la composizione di musica per film: When one man writes the score of a film (as I did for Once in a Blue Moon) it is advisable to have as much of the score finished as is possible by the final cutting, or on the day when the music department receives the film. This reverses the Hollywood process, and for good reason – there will be no seventeen or more co-writers to rush into the job at the last moment. The first step toward this accomplishment is an exhaustive preliminary discussion with the director before the film is begun, at which copious notes should be taken of the planned situations, shots, montages, movie leit-motifs. With this as background, and the first script at hand, a musical ‘break-down’ can be made, which is movie parlance for a work chart. The script is broken into purely musical items, timings, work-out valuations, and sequences from the viewpoint of leit- motif. The tiny changes from shot to shot should be disregarded in planning the large sections and the thematic material of the score. 106
Che cosa hanno da dire i compositori in merito alla musica per film? Il caso «Modern Music» To avoid the creation of a commercial pot-pourri, it is necessary to adjust the main musical outlines to the major psychological developments of the plot3. Si sottolinea come per il compositore sia fondamentale, ancor prima di iniziare la composizione della musica, «an exhaustive preliminary discussion with the director before the film is begun», seguito da una rapida prima stesura del materiale musicale, «a musical ‘break-down’ […], which is movie parlance for a work chart». Quindi la definizione della partitura musicale avviene per successiva approssimazione: ciascuna parte musicale è progressivamente limata, tenendo sempre presente il timing delle immagini e i tagli operati, mentre le operazioni finali riguardano l’orchestrazione, «thus when the final film is cut and given to the composer, a great deal of the picture is not only in glove-fitting piano score but may be orchestrated as well»4. Si prende adesso in esame l’articolo di Kurt Weill, ‘The Future of Opera in America’ (xiv/4 [maggio-giugno 1937], pp. 183-188). Weill era arrivato negli Stati Uniti nel 1935 e in questo articolo traccia un profilo della condizione del teatro musicale negli USA in quegli anni, delineando le ascendenze con il teatro musicale europeo, le nuove prospettive offerte dal flusso di emigrazione di quegli anni e stabilendo, nella conclusione, una linea diretta tra i possibili sviluppi futuri del teatro musicale americano a partire dal cinema. L’articolazione del suo pensiero prende avvio dalla connotazione differente che il termine ‘opera’ ha avuto in Europa. Amaramente il compositore constata che «suddenly this whole development was interrupted by political events in Central Europe. And under the exsting situation in the Old World, there is scant hope that it will be resumed in a reasonable time»5. Il compositore preferisce parlare di teatro, più che di opera, e considera fondamentale il rapporto con l’industria d’intrattenimento, fondamentale in particolare negli Stati Uniti: «composers also wrote works for radio, and began to tackle the problem of musical films»6. Egli ravvede nella società statunitense una vitalità e un fermento che in Europa non è più visibile, e riconosce soprattutto alla radio («which is an important influence in this country») potenzialità notevoli in merito alla diffusione del teatro musicale: […] everywhere we find a tendency to break away from the realistic scene of the last decade, to find an elevated, poetic level of theatre, 3 . Antheil 1935 4 . Ibidem, p. 66. 5 . Weill 1947 6 . Ibidem. 107
Marida Rizzuti which can survive alongside the movies. This tendency is especially important because the poetic is very close to the music theatre. At the same time there is an usually strong interest on the part of the American public in every form of music»7. Kurt Weill afferma la necessità di costruire una forma di arte unificata, che racchiuda gli sforzi e le competenze di drammaturghi, compositori, attori, cantanti, coro e orchestra insieme. Questa forma d’arte musicale trova nell’industria del cinema la sua ragion d’essere: «in America the new musical art work may after all develop from the medium of the movies. For nowhere else has the film attained that technical perfection and popularity which can smooth the way for a new art form»8. Da questo breve articolo emerge la consapevolezza da parte di Weill di trovarsi in un momento storico in cui si sta sviluppando una new art form, di cui coglie le potenzialità e, soprattutto, è pronto a sfruttarle. L’articolo è coevo alla sua collaborazione più intensa con Hollywood: di lì a poco infatti comporrà le musiche per il film You and Me 9 di Fritz Lang, che può essere interpretato anche in questa prospettiva. In linea generale, l’affermazione di poetica che ritroviamo in questo articolo — che vede la musica da film, ma soprattutto il musical, una possibile continuazione e trasformazione della tradizione del teatro musicale europeo — getta una luce importante sul modo in cui Kurt Weill opererà in questo ambito: mediando tra un nuovo medium con consuetudini di recente acquisizione e una struttura drammaturgico/narrativa ereditata dalla tradizione europea. Qui è possibile ravvisare in nuce un’ulteriore ricerca da parte del compositore, che lo porterà a fondare l’American Opera quale fusione delle due principali tradizioni di teatro musicale, statunitense ed europea. Il terzo articolo utile al discorso che si sta presentando è ‘Second Thoughts on Hollywood’ di Aaron Copland, pubblicato nel 1940 (xvii/3 [marzo-aprile 1940], pp. 141-147). Copland ha svolto un ruolo centrale nello sviluppo di Modern Music come luogo di dibattito, critica e analisi della musica moderna. Sono da ricordare per esempio gli articoli dove ha posto l’attenzione su compositori come George Antheil, Charles Ives e Darius Milhaud, e altresì quelli in cui ha trattato — attraverso interventi talora brevi, eppure regolari — le strutture del jazz o i compositori che lavoravano a Hollywood, e non solo. Questo articolo è rilevante perché Copland affronta alcune fra le possibili tecniche espressive da utilizzare nella composizione della musica per film: 7 . Ibidem, p. 187. 8 . Ibidem, p. 188. 9 . Si cita a tal proposito la recensione comparsa in Antheil 1938. 108
Che cosa hanno da dire i compositori in merito alla musica per film? Il caso «Modern Music» I can see three important ways in which music helps a picture. The first is by intensifying the emotional impact of any given scene, the second by creating an illusion of continuity, and the third by providing a kind of neutral background music. Of these three, the last presents the most mysterious problem – how to supply the right sort of music behind dialogue10. Il compositore prosegue facendo riferimento alla background music, all’uso del Leitmotiv, preso in prestito in maniera diretta dal melodramma europeo dell’Ottocento, alla tecnica del ‘Mickey Mousing’, e analizza inoltre i problemi che un compositore di musica per film può incontrare durante la fase di post- produzione di un film. La finalità dell’articolo è interrogarsi su quale funzione la musica debba svolgere in relazione alle immagini: se sia preferibile semplicemente accompagnarle, se una melodia debba distrarre dalle immagini oppure attrarne l’attenzione, e così via. Copland cita alcuni colleghi provenienti dalla musica d’arte (Erich Wolfgang Korngold ed Ernst Toch) e le loro prime esperienze di collaborazione con Hollywood. Questi esempi gli permettono di chiudere l’articolo con una riflessione sulla critica musicale, o meglio su un certo spazio lasciato intenzionalmente vuoto dalla critica musicale, che è appunto inerente alla musica per film: The men who write Hollywood’s music seem strangely oblivious of their reputations outside the West Coast. I have often wondered, for instance, why no concerted effort has ever been made to draw the attention of music critics to their more ambitious scores. Why shouldn’t the music critic cover important film premieres? True, the audience that goes to the films doesn’t think about the music, and possibly shouldn’t think about the music. Nevertheless, a large part of music heard by the American public is heard in the film theatre. Unconsciously, the cultural level of music is certain to be raised if better music is written for films. This will come about more quickly, I think, if producers and directors know that scores are being heard and criticized. One of the ways they will find out what’s good and what’s badi s to read it in the papers. Let the press now take this important business in hand11. Ciascuno dei tre compositori ha ben chiare le potenzialità del cinema sonoro. Copland, in particolar modo, evidenzia come la critica debba assurgere . Copland 1940. 10 . Ibidem, p. 147. 11 109
Marida Rizzuti a essere il tramite fra il genere musicale emergente e il grande pubblico. Se per Weill questo ruolo deve essere assunto dalla radio, altro mezzo di comunicazione di massa molto influente nella società statunitense, per Antheil è altresì fondamentale una riorganizzazione delle competenze e dei passaggi fra i diversi dipartimenti all’interno degli studi di produzione. I tre articoli sono stati scelti come esempi del dibattito che ha caratterizzato l’avvento del cinema sonoro a metà degli anni Venti in connessione con la nascita della rivista Modern Music. Gli articoli e le recensioni pubblicate su Modern Music hanno assunto nel corso del tempo un carattere teorico in merito alla musica per film, perché sia negli articoli che nelle recensioni, seppure in forma più sintetica, si coglie una riflessione dei compositori sulle proprie poetiche in relazione al medium cinematografico. Emerge da questi scritti come il cinema sonoro abbia esercitato un’influenza su tali poetiche, e in quale modo il lavoro compositivo e di critica musicale in tale ambito sia stato inteso dai compositori stessi. È possibile interpretare questo materiale attraverso molteplici prospettive: osservando la ricaduta che gli scritti teorici hanno avuto sulle diverse tecniche compositive, esaminando gli aspetti sociologici legati al rapporto fra i compositori e le strutture produttive, per loro inusuali, e da ultimo stabilendo un legame sul piano estetico della relazione fra i compositori e il nuovo mezzo di comunicazione, il cinema sonoro. I tre esempi sono rilevanti, perché offrono la possibilità di comprendere in che modo quei compositori hanno reagito ai cambiamenti di quegli anni, diventando motori di questa trasformazione attraverso, o forse soprattutto, il dibattito critico su Modern Music. Un mutamento che coinvolge tutte le dimensioni della prassi poietica: dalle tecniche compositive adoperate fino alla organizzazione delle prove. *** In ultima istanza, si intende prendere in esame la rubrica delle recensioni, in particolare una di esse. Le recensioni che appaiono nella rubrica ‘On the Hollywood Front’ (oppure ‘On the Film Front’) si caratterizzano per una maggiore brevità rispetto agli articoli. Fra esse, degne di nota appaiono le due colonne di Leon Kochnitzsky sul documentario Native Land (1942) di Leo Hurwitz e Paul Strand, con musiche di Marc Blitzstein, apparse nel quarto numero del 1942 (xix/4 [maggio-giugno 1942], p. 278). Gli elementi chiave della recensione restituiscono una critica profonda al genere di appartenenza di Native Land, ossia il documentario di propaganda. Il critico mette in luce come, a suo avviso, il genere del documentario in quanto tale abbia una scarsa capacità comunicativa, a meno che il punto di vista del 110
Che cosa hanno da dire i compositori in merito alla musica per film? Il caso «Modern Music» regista non coincida a priori con quello del fruitore. Da questa recensione emerge un differente approccio alla musica per film rispetto a quello di Kurt Weill, e ancor di più rispetto a George Antheil, per anni estensore della medesima rubrica. Kochnitzky rileva nel documentario una distanza fra le immagini e la musica, e nel procedere della recensione annota come vi sia una incoerenza tra la bellezza delle immagini, da un lato, e il ritmo delle stesse, nonché il significato che intendono esprimere, dall’altro. Per quanto riguarda la musica, Kochnitzsky apprezza molto il lavoro svolto da Marc Blitzstein, ravvedendo nello stile musicale scelto dal compositore un certo gusto per l’effetto mimetico in rapporto alle immagini. In particolare, affronta il momento in cui compare l’unico intervento cantato di tutto il documentario: la sequenza che si definisce ‘An American Day’, facendo riferimento al titolo della canzone cantata da Paul Robeson. Il critico ‘liquida’ la sequenza apprezzandola molto, ma non entra nei dettagli e non mette in luce lo strettissimo collegamento tra suono e immagine che coinvolge non solo la dimensione tematica e quella espressiva, ma anche l’organizzazione strutturale. Essendo una recensione di un documentario del 1942, peraltro proprio Native Land, questa critica lascia alquanto delusi. All’opposto, nei primi anni Quaranta e in un genere poco commerciale come il documentario, Marc Blitzstein affrontò un uso della musica poco usuale e pose le basi per una distinzione fra background music e soundtrack. ‘An American Day’ ha una valenza drammaturgica, porta avanti la storia con una certa libertà, mentre la musica che la precede e la segue è definibile background music o underscoring. È interessante adoperare queste categorie, non solo perché usate dal compositore stesso, ma anzitutto perché la loro prima comparsa nel dibattito sulle tecniche inerenti la musica per film era avvenuta negli anni precedenti proprio su Modern Music, ed era in corso all’epoca della recensione. Quindi la rivista divenne centro nevralgico della riflessione speculativa, strumento attraverso il quale furono elaborate le principali categorie teoriche attraverso cui sarà letta la produzione audiovisiva successiva. *** In conclusione, Modern Music fu un importante sede di confronto di idee, che accompagnò la formazione della film music intesa come genere autonomo e l’individuazione teorica delle sue principali componenti. Poiché la critica musicale fu svolta dai compositori, non possedette le caratteristiche tipiche della critica letteraria, propriamente di stampo estetico e descrittivo, bensì fu in un certo senso ‘interna’, coinvolgendo aspetti tecnici e strutturali — per contrasto, il caso di Native Land rende più manifesta questa differenza tra la natura del critico 111
Marida Rizzuti musicale di stampo letterario e del critico musicale/compositore. La critica espressa nelle pagine della rivista si interrogava su come si potessero innovare i processi produttivi, entrando nel dettaglio dell’organizzazione degli stessi, e sul modo in cui i compositori approcciassero il medium, ri-mediando e ripensando la loro prassi usuale all’interno del nuovo ambito. Di conseguenza, in Modern Music la critica inerente alla musica per film divenne un momento di autocoscienza collettiva da parte dei compositori che lavoravano con il cinema, di riflessione su ciò che essi stessi stavano realizzando e su ciò che intendevano raggiungere, immaginando nuovi obiettivi e differenti modalità espressive attraverso un confronto reciproco. Bibliografia Antheil1935 Antheil, George. ‘Composers in Movieland’, in: Modern Music, xii/2 (gennaio-febbraio 1935), pp. 62-68. Antheil 1938 Antheil, George. On the Hollywood Front, in Modern Music, xvi/1 (novembre-dicembre 1938), pp. 62-65. Copland 1940 Copland, Aaron. ‘Second Thoughts on Hollywood’, in: Modern Music, xvii/3 (marzo- aprile 1940), pp.141-147. Kitson 2003 Kitson, Richard. ‘Introduction to Modern Music (1924-1946)’, in: Répertoire international de la presse musicale, 2003, pp. ix-xiii, . The League of Composer’s Review 1924 The League of Composer’s Review, i/1 (febbraio 1924). Weill 1937 Weill, Kurt. ‘The Future of Opera in America’, in: Modern Music, xiv/4 (maggio-giugno 1937), pp.183-188. 112
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