CELLULE STAMINALI EMBRIONALI
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UNA PERCEZIONE CONFUSA E DISINFORMATA CELLULE STAMINALI EMBRIONALI Michela Luraschi e Giovanni Pellegri Foglio n°3, 2010
UNA PERCEZIONE CONFUSA E DISINFORMATA CELLULE STAMINALI EMBRIONALI Foglio n°3, 2010 SCIENZA E SOCIETÀ
Impressum Università della Svizzera italiana Science et Cité Dicembre 2010 Testi: Michela Luraschi e Giovanni Pellegri Impaginazione: Tania Vanetti INTRODUZIONE p. 7 METODO E OBIETTIVI p. 9 LE OPINIONI DEGLI ESPERTI p. 11 RISULTATI p. 13 RACCOMANDAZIONI PARLAMENTARI p. 17 DISCUSSIONE E CONCLUSIONI p. 19 BIBLIOGRAFIA p. 25
INTRODUZIONE 7 "STAMINALI" Si chiamano "staminali" e sono le cellule al centro dell’attenzione della ricerca scientifica degli ultimi anni. Sono delle cellule ancora "immature" in grado di differenziarsi in qualsiasi cellula del tessuto in cui risiedono o, a seconda del loro stato di sviluppo, persino in qualsiasi cellula del corpo umano. La loro funzione naturale è di generare ogni cellula dell'organismo e di regolare il corretto ricambio delle cellule del nostro corpo, e proprio per queste incredibili capacità le cellule staminali sono sotto i riflettori dei ricercatori e delle industrie farmaceutiche perché potrebbero portare allo sviluppo di nuove soluzioni terapeutiche per sostituire tessuti malati. Le patologie il cui trattamento potrebbe avvalersi dell'uso di cellule staminali inclu- dono una serie di tumori e malattie degenerative del sistema cardiocircolatorio, muscolare e nervoso. La grande potenzialità terapeutica delle cellule staminali è già ampiamente dimo- strata da terapie in uso da decenni con le cellule staminali somatiche quali l'autotrapianto di cellule staminali adulte ematopoietiche e il trapianto di cellule staminali adulte per riparare la cornea o la cute danneggiate da cause traumatiche o genetiche. La disponibilità di embrioni umani fuori dal corpo della donna, permise per la prima volta nel 19981, la derivazione di linee cellulari di staminali embrionali umane. Sebbene in 12 anni di ricerche, nessuna terapia sia stata sviluppata con le cellule staminali embrionali, esse presentano una grande plasticità e potrebbero offrire nuovi strumenti per lo sviluppo di terapie future. Alcuni governi, Svizzera inclusa2, hanno reso possibile l’utilizzo per la ricerca di cellule staminali embrionali prelevate da embrioni umani rimasti nei congelatori in seguito a procedure di fecondazione assistita. Altri governi si stanno chiedendo che cosa sia giusto fare, tra rispetto per l’embrione dell’uo- mo e possibilità terapeutiche. Le cellule staminali somatiche (prelevate da organi adulti, dal cordone ombelicale) e le cellule staminali embrionali (prelevate da embrioni umani che sono in seguito distrutti) sono due tematiche completamente diverse, soprattutto dal profilo etico. La differenza tra cellule staminali somatiche e embrionali è rilevante e comporta tecniche e conseguenze ben distinte: eppure spesso le confondiamo, anche sostenuti dai media che non sempre danno la giusta attenzione alle terminologie usate. La problematica staminali è quindi particolarmente interessante perché contiene i vari aspetti che rendono complessa non solo la comunicazione di un’informazione scientifica, ma anche la sua percezione. Non è solo una tematica nuova ed emergente e che richiede la compren- sione di meccanismi biologici di una certa complessità, ma è anche una tematica che ha sollevato un ampio dibattito con prese di posizione da parte di diversi gruppi. Alcune asso- ciazioni di pazienti hanno per esempio fortemente sostenuto la ricerca sulle cellule staminali embrionali nella speranza di vedere nascere nuove terapie contro mali incurabili, mentre vari gruppi religiosi o chiese si sono opposti a queste ricerche riaffermando il rispetto e la dignità 1 Thomson et. al (1998). "Blastocysts Embryonic Stem Cell Lines Derived from Human". Science 282 (1145): 1145–1147 Online: www.sciencemag.org/cgi/content/full/282/5391/1145 2 In Svizzera la legge sulle cellule staminali embrionali è entrata in vigore il 1° marzo 2005. Contro la legge, votata dal parlamento il 19 dicembre 2003, avevano lanciato il referendum sia gli ambienti anti-abortisti, sia alcuni ambienti della sinistra ecologista. Il 28 novembre 2004 il popolo svizzero approvò (66,4% di sì) una legge che regola l'uso a scopo di ricerca delle cellule staminali ricavate da embrioni umani «soprannumerari», vale a dire da embrioni nati per la feconda- zione in vitro che non hanno potuto essere impiantati nell'utero della madre. 3 Panoramica della situazione internazionale al sito: www.advisorybodies.doh.gov.uk/uksci/global/index.htm; panorami- ca europea: http://archive.eurostemcell.org/Documents/Outreach/stemcell_hesc_regulations_2007FEB.pdf
INTRODUZIONE 8 dell’embrione umano. È inoltre un settore che richiede non solo una riflessione etica, ma anche strumenti politici per regolamentare la ricerca scientifica. Non da ultimo, presenta forti interessi economici. In questo contesto, spesso animato da numerosi articoli e dibattiti, ab- biamo incontrato dei giovani per capire come viene percepita questa tematica e quale regola- mentazione ritengono giusto applicare. L’indagine è parte di un ampio progetto organizzato in 30 città europee all’interno del pro- getto 2Ways (finanziato dal Settimo programma quadro dell’UE)4. Il presente Foglio espone i risultati raccolti nella Svizzera italiana; l’indagine in Ticino è stata realizzata dall’Università della Svizzera italiana coinvolgendo un gruppo di 60 studenti del terzo anno di una scuola media superiore5. 4 Il progetto è stato realizzato in parallelo in 30 città europee dove sono stati organizzati dei parlamenti degli studenti con dibattiti attorno ad alcune tematiche controverse nell’ambito delle scienze della vita. I giovani discuteranno ancora a dicembre 2010 a Bruxelles, dove si riuniranno le diverse città (rappresentate ognuna da due studenti) per confrontare le loro opinioni nell’ambito delle tematiche trattate. Informazioni riguardanti il progetto: www.twoways.eu 5 Hanno preso parte al progetto un gruppo di 60 studenti di 17-19 anni della Scuola cantonale di commercio di Bellin- zona, Svizzera.
METODOLOGIA 9 METODO E OBIETTIVI Scopo del progetto era valutare da una parte, la conoscenza dei ragazzi (in età con diritto di voto) sulla tematica “cellule staminali embrionali” e dall’altra, un possibile cambiamento di opinione in seguito a dei momenti informativi con esperti e discussioni fra pari. La raccolta dei dati è avvenuta in tre giornate distinte. In un primo momento gli studenti hanno espresso il loro parere sulle cellule staminali embrio- nali sulla base delle conoscenze acquisite prima dell’incontro, dunque senza l’appoggio di informazioni specifiche. In un secondo momento hanno ascoltato la voce di due esperti – un biologo e una filosofa morale6 – che hanno approfondito e spiegato le varie tematiche in questione. Un terzo momento è stato invece dedicato alle discussione tra loro, con la costitu- zione di un parlamento degli studenti. Per analizzare l’eventuale cambiamento di opinione in funzione delle informazioni ricevute, abbiamo sottoposto la stessa domanda in tre momenti diversi. La domanda era: “Ritieni importante utilizzare embrioni umani per lo sviluppo di nuo- ve terapie con le cellule staminali embrionali?” giorno 1 giorno 2 giorno 8 Momento 1: Momento 2: Momento 3: Prima dell’inizio Informazioni Discussioni tra del progetto ricevute dagli pari esperti Sondaggio 1 Sondaggio 2 Raccomandazioni e sondaggio 3 Figura 1: Metodologia della raccolta dati 6 Angelo Vescovi, biologo e Elena Colombetti, filosofa morale. I due esperti hanno mostrato aspetti controversi delle tematiche in questione, e chiarito dubbi, rispondendo alle domande degli studenti.
METODOLOGIA 10 Sondaggio 1: conoscenza di base. Gli studenti hanno risposto a un semplice formulario a casa, o tra i banchi di scuola senza ricevere informazioni sulle questioni affrontate. I risultati rappresentano quindi la conoscenza di base dei ragazzi, prima di approfondire il tema. I dati raccolti in questo modo sono com- parabili a dati raccolti in strada da un qualsiasi sondaggio che pone improvvisamente una domanda. La risposta scaturisce dalle nostre rappresentazioni magari fondate su conoscenze parziali e incomplete, a volte anche sbagliate. Sondaggio 2: informazione scientifica ed etica. I ragazzi hanno seguito una lezione durante la quale due esperti hanno presentato pareri molto forti: uno laico e uno cattolico, ma entrambi contrari all’uso di embrioni umani per la produzione di cellule staminali embrionali. Anche se con argomentazioni completamente di- verse, le loro spiegazioni non hanno lasciato spazio alla neutralità. Alla fine di questa giornata informativa i ragazzi hanno di nuovo espresso il loro parere. Sondaggio 3: discussione approfondita tra pari. In assenza di esperti e docenti, gli studenti hanno costituito un parlamento e hanno discusso tra loro a piccoli gruppi (2 “gruppi parlamentari” hanno lavorato sul tema cellule staminali embrionali) e redatto delle raccomandazioni. Ogni studente ha potuto esprimere la sua opi- nione, ascoltare quella dei suoi compagni. Insieme hanno posto domande e hanno formulato risposte. Le discussioni sono state gestite da moderatori neutri. Questa metodologia permette di affrontare alcune domande e di abbozzare qualche risposta: Come viene percepita la tematica “cellule staminali embrionali” dai giovani? La differenza fra i due campi è percepita? Come giudicano le prospettive scientifiche offerte dalle cellule staminali embrionali? E infine come sviluppano un loro giudizio?
LE OPINIONI 11 LE OPINIONI DEGLI ESPERTI ANGELO VESCOVI: "NESSUNA TERAPIA DALLE STAMINALI EMBRIONALI" Il professor Angelo Vescovi, ricercatore nel campo delle cellule staminali, definisce un equivoco il dibattito sulle cellule staminali embrionali. “Non è vero, - afferma Vescovi - che le staminali embrionali rappresentano l’unica o la migliore via per la guarigione di molte malattie incurabili. A oggi non esistono terapie disponibili che implichino l’impiego di staminali embrionali, né si può attualmente prevedere se e quando questo diventerà possibile, data la scarsa conoscenza dei meccanismi che regolano l’attività di queste cellule, e la loro intrinseca tendenza a produrre tumori. Molto più avanzate sono invece le linee di ricerca sulle staminali somatiche, in numerosi casi già applicate alla terapia. Inoltre, la stessa produzione di staminali embrionali può avvenire senza passare attraverso gli embrioni, "deprogrammando" cellule adulte”. Angelo Vescovi afferma che dietro al sostegno alla ricerca sulle staminali embrionali stanno spesso l’ideologia, e anche “interessi economici rilevantissimi”. “Ciò che però si discosta dalla norma – continua Vescovi – è che qui non parliamo di un qualunque business, ma di vita umana. Questo per me segna il grado di maturazione di una società: se il profitto viene anteposto al benessere dell’individuo, e l’embrione è individuo a tutti gli effetti, la qualità della vita decade». All’obiezione che c’è chi sostiene che l’embrione ai primi stadi del suo sviluppo non è vita, Vescovi risponde: “La maggioranza ha una posizione preconcetta, e quando si dimostra loro che da un punto di vista biologico la vita co- mincia con la fecondazione, rispondono: sì però non c’è il cervello, sì però l’embrione non comunica, e tu gli smonti le obiezioni una a una, e quelli si rifugiano dietro a una posizione che è evidentemente ostinatamente ideologica». Vescovi, che si definisce agnostico, non manca di ripetere come l’embrione sia fin dall’inizio vita. «Sono basi perfettamente scientifiche. All’atto della fecondazione c’è una transizione repentina e mostruosa, in termini di quantità d’informazione. Una transizione di quantità e qualità di informazione senza paragoni, che rappresenta l’inizio della vita: si passa da uno stato di totale disordine alla costituzione della prima entità biologica. Che contiene tutta l’informazione che rappresenta il primo stadio della vita umana, concatenato al successivo, e al successivo, e al successivo, in un continuum assolutamente non scin- dibile, se non in modo arbitrario. Non è possibile fare etica o filosofia prescindendo dalla biologia e dalla fisica. Perché filosofia ed etica devono applicarsi alla realtà, e non a un’astrazione».
LE OPINIONI 12 ELENA COLOMBETTI: "DIGNITÀ OGGETTIVA GIÀ ALLO STATO EMBRIONALE " Il primo scopo – afferma Elena Colombetti – è quello di capire che cosa si intende per persona umana e in che modo questa nozione funga da criterio di inclusione o di esclu- sione da una serie di prassi di tipo socio-assistenziali e di tutela: chi è persona umana è incluso in un certo atteggiamento di cura, chi non lo è non è incluso, così come chi è persona umana è detentore di determinati diritti e chi non lo è non è detentore di determinati diritti. In primo luogo occorrerà tenere presente che l’essere umano è una realtà corporea, anche se non si esaurisce nella sua corporeità. Non c’è rispetto nei suoi confronti che non sia anche rispetto della sua concreta corporeità. Come infatti ricorda Hegel ogni violenza al corpo altrui è violenza all’altro. L’uomo è una realtà in divenire in cui i suoi caratteri - quali l’autocoscienza, la relazionalità, la possibilità di progettare sé e il proprio futuro, l’autonomia, la corporeità - compaiono e scompaiono o si modificano nel tempo (si confronti ad esempio l’autonomia del bambino con quella dell’adulto). In questa modificazione che le caratteristiche dell’uomo subiscono nel tempo quale sarà il criterio per riconoscere la presenza o l’assenza di un essere umano? Il criterio minimo non può che essere la presenza di un corpo umano vivo, che in certe condizioni di svilup- po e di salute sarà in grado di camminare, vedere, compiere un’operazione matematica, ricordare, ecc, ma non sempre (un neonato ad esempio non può camminare né fare una promessa). La concreta tutela della vita di questo concreto essere umano – indipenden- temente dalla sua età di sviluppo, dal suo sesso, dal suo grado di salute – è la condizione minima per il rispetto e l’esercizio di tutti gli altri diritti. Per quanto riguarda l’embrione, Elena Colombetti, sottolinea che il termine “embrione” è solo il modo con cui si indica una fase di sviluppo di un organismo. Se si tratta dell’embrione di un uomo, si tratta di un uomo allo stato embrionale. Il fatto di avere materialmente embrioni umani “a portata di mano” fa sorgere la problematica della loro protezione giuridica, della protezione di quegli esseri umani generati ma poi per diverse ragioni non più pensati in ordine alla genitorialità. Quale è il diritto degli esseri umani il cui normale processo di sviluppo è stato bloccato allo stato embrionale? Secondo Colombetti, l'uomo deve guardarsi dalla tentazione di fare della sua ricerca un valore assoluto, perché conserva il suo valore e il suo significato umano solo se si pone al servizio dell’essere umano stesso. Quando sono distrutti embrioni umani per la produzione di cellule staminali il principio terapeutico non è rispettato: il fine non è affatto il bene dell’essere umano su cui si agisce, che vie- ne appunto distrutto. L’ipotetico beneficio terapeutico è dunque pensato solo per altri soggetti: si creano così categorie di esseri umani in cui i più deboli sono sacrificabili per il bene di altri. Se la tutela dell’essere umano non resta un criterio morale intangibile e si permettessero eccezioni (dall'embrione agli anziani fino ai disabili), verrebbe meno il presupposto stesso di una società non violenta il cui fine è il bene di tutti i suoi membri.
RISULTATI
RISULTATI 14 RISULTATI I risultati presentati riguardano i pareri espressi dai giovani nei tre momenti di indagine (son- daggio 1, 2 e 3) e le raccomandazioni elaborate nei gruppi parlamentari. Pro o contro le cellule staminali? Il sondaggio Sondaggio 1: conoscenza di base - il parere dei giovani Prima di iniziare i dibattiti, i ragazzi hanno espresso il loro parere. L’utilizzo di embrioni umani per la produzione di cellule staminali embrionali ottiene il pieno consenso tra gli studenti. Questo risultato è stato raccolto a inizio progetto e rappresenta la loro opinione “a freddo”, quella che si è formata senza informazioni specifiche. Un'opinione forgiata parlando tra ami- ci, ascoltando i dibattiti in famiglia, o sentendo le notizie alla radio, alla TV o sui quotidiani. L’83% dei ragazzi ritiene importante poter utilizzare gli embrioni umani per la ricerca scienti- fica, solo un 12% è indeciso e un 5% è contrario. 83% 12% 5% si no non so pre‐esperti Figura 2: “Ritieni importante utilizzare embrioni umani per lo sviluppo di nuove terapie con le cellule stami- nali embrionali?” Il grafico riporta i dati raccolti prima dell’incontro tra studenti e esperti. È interessante notare che, dopo aver risposto a questo primo sondaggio (fase 1), abbiamo chiesto in quanti si ritenevano abbastanza informati tanto da sentirsi in grado di spiegare in poche parole ai propri compagni, che cosa fosse una cellula staminale. Solo un ragazzo ha alzato la mano. Altrimenti detto, praticamente nessuno aveva conoscenze di base sulle cel- lule staminali, malgrado nel sondaggio solo il 12% ha risposto non so. Indipendentemente da questo, la maggioranza ha comunque espresso un’opinione a favore dell’uso di embrioni umani e di cellule staminali embrionali.
SONDAGGIO 15 Sondaggio 2: informazione scientifica ed etica - entra in campo l’esperto Nel corso di un pomeriggio i due esperti hanno fatto il punto sullo stato dell’arte nell’ambito delle ricerche sulle cellule staminali, spiegando nei dettagli le differenze tra le cellule staminali somatiche e quelle embrionali e i risultati ottenuti nei due campi. È stata anche proposta una riflessione basata su argomenti e principi che rifanno a un’etica personalistica contraria all’uso di embrioni umani per la ricerca scientifica. Gli studenti hanno ricevuto della documentazione sul tema e hanno potuto ascoltare e interrogare i due esperti. Dopo questo pomeriggio di studio abbiamo misurato una seconda volta il loro dei giovani. Ecco i risultati: 83% 76% 14% 12% 5% 10% sì no non so pre‐esperti post‐esperti Figura 3: “Ritieni importante utilizzare embrioni umani per lo sviluppo di nuove terapie con le cellule stami- nali embrionali?” Il grafico riporta il confronto dei dati raccolti prima e dopo le presentazioni degli esperti. Il risultato è chiaro: i giovani studenti restano favorevoli all’utilizzo delle cellule staminali em- brionali; pochi gli incerti. Il risultato evidenzia, dunque, come l’aver o non aver ascoltato le spiegazioni di due esperti non abbia cambiato la loro opinione, seppur il parere di entrambi fosse palesemente contrario all’utilizzo delle cellule staminali embrionali.
SONDAGGIO 16 Sondaggio 3: Discussione approfondita tra pari In una terza fase, a circa una settimana dall’incontro con gli esperti, i ragazzi hanno potuto di- scutere, confrontarsi e sviluppare un loro giudizio, suddivisi in gruppi di 20. Alla fine di questo animato dibattito sono state poste nuovamente le stesse domande (sondaggio 3). I risultati ottenuti sono sorprendenti. 83% 76% 40% 34% 24% 14% 12% 10% 5% 2% si no non so ...dipende pre‐esperti post‐esperti dopo parlamento Figura 4: “Ritieni importante utilizzare embrioni umani per lo sviluppo di nuove terapie con le cellule stami- nali embrionali?” Il grafico riporta il confronto dei dati prima, dopo le presentazioni degli esperti e a distanza di una settimana, dopo le discussioni tra pari. Se l’opinione in merito all’utilizzo di embrioni umani per la ricerca scientifica non è cambiata dopo aver ascoltato gli esperti, è stata stravolta dopo le discussioni tra pari, ossia dopo aver lasciato il tempo ai ragazzi di riflettere e di condividere la propria opinione con gli altri. I con- trari sono così divenuti la maggioranza. Il risultato da sottolineare, al di là di quale sia la loro opinione, è il 34% degli studenti che ha risposto dipende. In questo dipende, si racchiude probabilmente una presa di coscienza della complessità della tematica e di quanto non sia immediata e trasparente la formulazione di un’opinione.
RACCOMANDAZIONI 17 Raccomandazioni parlamentari Il semplice voto a favore o contrario non riesce a racchiudere la complessità delle discussioni avvenute. Ogni gruppo ha così scritto separatamente una raccomandazione e votato tutti insieme quella ritenuta migliore8. La raccomandazione emersa dal primo gruppo parlamentare propone di porre un accento maggiore alla ricerca sulle cellule staminali somatiche ma allo stesso tempo di continuare le ricerche sulle cellule staminali embrionali utilizzando unicamente gli embrioni soprannumerari disponibili. Un’analisi dei risultati periodica permetterà di capire i vantaggi dei due filoni di ricerca. RACCOMANDAZIONE 1 A. Ascoltati i pareri del prof. Angelo Vescovi (biologo) e della prof.ssa Elena Colom betti (filosofa), B. Dopo aver dibattuto e cercato un consenso all’interno del nostro parlamento in data 21 aprile, C. Reso nota che la vita umana inizia dal concepimento, D. Considerato che noi stessi siamo stati delle blastocisti, E. Considerato che il sistema nervoso nell’embrione umano si forma dal 14esimo giorno, F. Considerato che ad oggi esistono embrioni umani soprannumerari non più ri chiesti dai genitori, G. Considerato che ad oggi è possibile utilizzare in clinica con successo le cellule staminali somatiche. 1. Richiediamo che non siano creati embrioni umani per la ricerca scientifica, ma che siano utilizzati esclusivamente gli embrioni umani soprannumerari. 2. Riteniamo importante incentivare la ricerca sulle cellule staminali somatiche con adeguati sostegni finanziari. 3. Desideriamo che le prospettive cliniche dei due filoni di ricerca (staminali soma- tiche e staminali embrionali) siano valutate a scadenze regolari da un gruppo di esperti sovranazionale per definire i traguardi raggiunti e le prospettive delle due ricerche. 8 La raccomandazione è stata presentata a Bruxelles, a dicembre 2010, durante il parlamento europeo dei giovani.
RISULTATI 18 Il secondo gruppo ha espresso una raccomandazione più schierata: i giovani sono contrari all’utilizzo di embrioni umani per la ricerca e propongono di investire unicamente nelle cellule staminali adulte e di abbandonare la ricerca sulle cellule staminali adulte. A sostegno di questa scelta, vi sono motivazioni etiche e paure legate ai possibili rischi provocati dall’utilizzo delle cellule staminali embrionali. RACCOMANDAZIONE 2 A. Ascoltati i pareri degli esperti e di tutti noi, tra cui una persona favorevole al fatto che la ricerca sulle cellule staminali embrionali continui, B. Considerato che i costi delle due metodologie sono uguali, C. Preso nota che la vita umana secondo la biologia inizia con la fecondazione, D. Considerato che le staminali somatiche possono essere clonate e riprogrammate ridando loro la versatilità come le embrionali, E. Considerati i rischi minori delle staminali somatiche rispetto a quelle embrionali, F. A conoscenza del fatto che le cellule staminali embrionali possono provocare tumori, G. Riconoscendo che non esistono problemi morali legati alle staminali adulte, 1. Incoraggiamo la ricerca nell’ambito delle cellule staminali adulte e chiediamo che il loro utilizzo continui. 2. Raccomandiamo che non vengano più prelevati e conservati embrioni umani al fine della ricerca sulle cellule staminali embrionali. 3. Riaffermiamo il problema morale e dunque chiediamo l’abbandono graduale del- le ricerche sulle cellule staminali embrionali. 4. Sosteniamo l’utilizzo degli stock di cellule staminali embrionali umani esistenti per “l’adozione”. La raccomandazione 1 ha raccolto la maggioranza dei voti.
DISCUSSIONE E CONCLUSIONI
DISCUSSIONE 20 UN DIBATTITO CONFUSO Da questo progetto sono emersi più risultati. Innanzitutto è interessante notare come per la quasi totalità degli studenti che vi hanno partecipato, la tematica “cellule staminali” fosse confusa e poco conosciuta. Durante le discussioni avute nei gruppi è chiaramente apparso che gli studenti, ignoravano completamente la differenza tra le cellule staminali somatiche e quelle embrionali. E questo non sorprende. La principale, se non unica fonte di informazione per questa tematica, sono i mass media, che, tuttavia, hanno confuso e capovolto il dibattito. Le radici della confusione sono generate dal fatto che i termini sono in parte simili (cellule staminali somatiche e cellule staminali embrionali) e vengono abbreviati con troppa facilità nell’unico termine “cellule staminali”, senza più distinguere le importanti differenze. Ma quel- lo che sorprende di più è il capovolgimento delle rilevanza scientifica delle due tematiche: ad oggi esistono 167 protocolli clinici per la cura di diverse malattie che si basano sulle cellule sta- minali somatiche, e altri trattamenti sono in fase di sperimentazione (test clinici sull’uomo). Le cellule staminali embrionali, invece, non offrono attualmente nessuna terapia. Solo due studi clinici sono in corso, per il momento senza risultati che lascino sperare in una loro applicazione futura. Il dibattito sui mass media è invece completamente capovolto. La maggior parte delle notizie parlano di possibili terapie (ma inesistenti) che si basano sulle cellule staminali embrio- nali: sono solo promesse per ora impossibili, per la cura di mali incurabili. Da uno studio realizzato in Spagna analizzando gli articoli pubblicati sui due maggiori quo- tidiani nazionali emerge che la maggior parte degli articoli (58%) parla di cellule staminali embrionali, e solo il 17% di cellule staminali somatiche e il 7% di cellule staminali del midollo osseo. In altre parole, gli aspetti scientifici prioritari sulla tematica “staminali” che vedono le cellule staminali somatiche protagoniste e fonte di numerose terapie sono state completa- mente oscurate dal dibattito sull’uso di embrioni umani per poter disporre di cellule staminali embrionali che invece non propongono ad oggi nessuna terapia. In campo scientifico, se- condo le ricerche nella banca dati di pubblicazioni ‘ISI - Web of Science’, le percentuali sono infatti proprio invertite rispetto alla copertura della tematica sui media. Nelle pubblicazioni prettamente scientifiche, le protagoniste sono proprio le cellule del midollo osseo nel 72,5% dei casi. Mentre le cellule staminali embrionali sono citate in misura proporzionalmente mi- nore (20%), e la presenza del termine “cellule staminali embrionali umane” è ancora più bassa (4%). Per quanto concerne l’opinione pubblica attorno a questa tematica, conosciamo i dati dell’Italia, dove i contrari alla ricerca sulle cellule staminali embrionali sono rapidamente diminuiti (dal 34% nel 2006 al 17% nel 2009) . In un’altra ampia ricerca svolta dalla rivista “Scientific American” in collaborazione con la rivista Nature (21'000 intervistati in tutto il mondo) emergono risultati simili: solo l’8% degli intervistati non approva la ricerca sugli em- brioni umani. La “promozione” della tematica attraverso i mass media può essere legata a questo cambiamento. Non disponiamo di dati analoghi per i mass media e l’opinione pubblica in Svizzera, ma non c’è motivo di credere che la situazione sia diversa. Il dibattito sulle staminali è stato fortemen- te deformato e confuso e le conoscenze di base dei ragazzi si sono formate e deformate in questa confusione. E da qui nasce la loro prima idea, ben espressa nel primo sondaggio, e in
DISCUSSIONE 21 linea con quella dei loro colleghi in altri Stati coinvolti in attività analoghe. In seguito abbiamo fornito le informazioni scientifiche e proposto il parere di due esperti. Sorprendentemen- te, l’opinione dei ragazzi non è cambiata. È importante sottolineare che gli esperti hanno espresso un’opinione contraria all’uso di embrioni umani per l’estrazione di cellule staminali embrionali. La filosofa morale, con argomentazioni incentrate su un’etica personalistica, ha ribadito il rispetto dell’essere umano come punto centrale delle valutazioni morali. Il biologo, dichiaratamente agnostico, per motivi scientifici ritiene invece inefficace e insensato l’utilizzo di embrioni umani per la ricerca scientifica. Entrambi dunque hanno cercato, argomentando ognuno attraverso le loro discipline, di convincere gli studenti che l’utilizzo di cellule staminali embrionali è oggi inutile. Ma ecco la prima sorpresa: l’informazione verticale non ha influenzato le opinioni dei giovani. Dopo aver letto le schede informative e aver ascoltato un’opinione manifestamente schierata di due esperti, l’opinione degli studenti non è cambiata, le risposte sono invece cambiate dopo le discussioni tra di loro, dopo il momento parlamentare, dove a piccoli gruppi hanno potuto confrontarsi, esprimendo opinioni, domande, paure, dubbi e incomprensioni. Come sono cambiate queste risposte? Nei confronti dell’utilizzo di embrioni umani per la ricerca, molti sì sono diventati no, e sono apparsi molti dipende. In un certo senso si è creato uno spazio per superare la propria percezione superficiale e analizzare la tematica nella sua com- plessità. Così, la discussione libera ha permesso a tutti di esprimersi o di ascoltare i pensieri dei propri compagni forgiando un pensiero nuovo, sicuramente ancora influenzato e modellato dal carisma di alcuni compagni e dalle proprie credenze, ma più approfondito rispetto alla prima percezione. Il momento della scrittura delle raccomandazioni è stato un esercizio importante sotto diversi aspetti perché ha costretto gli studenti a riassumere le idee, chiarire il perché delle proprie scelte – da dove scaturiscono –, rispettare le opinioni di tutti e redigere in modo serio delle raccomandazioni in un ambito scientifico complesso. In pratica, il confronto, il tempo a di- sposizione per la riflessione, ha permesso di capire alcuni concetti, porsi delle domande, e fare chiarezza tra i propri pensieri, esprimendo infine un’opinione che superasse il semplice schieramento “a favore o contrari” alle cellule staminali embrionali. Tutto ciò è divenuto visi- bile non solo nelle raccomandazioni ma anche nell’ultimo sondaggio, con i risultati stravolti rispetto alle prime due fasi del progetto. I risultati del sondaggio e l’osservazione delle dinamiche all’interno dei gruppi parlamentari, permettono di formulare tre ipotesi su come è avvenuto il cambiamento di opinione: • La discussione tra pari ha un ruolo centrale. La mente ha la tentazione di cedere ad un pensiero di tipo top-down, evitando la discussione. Questo significa tendere ad assimilare le informazioni partendo dalle proprie costatazioni e ipotesi, rendendo così la propria opinione "sommaria", l’unico giudizio sulla realtà. È invece importante avere l’opportunità di dire la propria opinione, di ascoltare quelle degli altri e cercare di capire il loro punto di vista. Secon- do questa ipotesi il pensiero dei giovani si forma principalmente con uno scambio costruttivo
DISCUSSIONE 22 tra pari, in luoghi dove ognuno trova il suo spazio, dove è permesso esprimersi e capire. È probabilmente più facile seguire l’opinione di un pari che quella di un esperto. • La dinamica del leader all’interno di un gruppo di discussione. L’influenza sociale è presente a qualsiasi livello: formale, informale e a tutte le età. Quando a giocare il ruolo del leader è uno di noi, un nostro compagno, l’amico che incontriamo ogni giorno, il modo in cui l’ascol- tiamo cambia. Il leader non è in questo contesto solo un estraneo carismatico che crede in quel che dice e cerca sostegno, ma è qualcuno che lascia conoscere una parte di sé, e questo ci avvicina. All’interno dei gruppi parlamentari sono nate precise dinamiche basate sul rap- porto leader-compagni. • Il tempo aiuta a riflettere. L’esercizio svolto su più momenti, permette di interiorizzare ed elaborare le informazioni ricevute, valutando la propria posizione e l’eventuale cambiamento di opinione anche in base a quanto avvenuto tra i compagni. In questo senso, anche il parere degli esperti può essere recuperato e rielaborato. I tre meccanismi hanno sicuramente giocato un ruolo congiunto. I risultati dell’esercizio svol- to, seppur limitati nei numeri, sono sorprendenti, anche se non permettono di identificare quale sia stato il meccanismo centrale che ha determinato il netto cambio di opinione tra i giovani. Sicuramente l’aver scoperto che il proprio sapere fosse confuso e sbagliato, ha indotto molti giovani a cercare una rappresentazione più corretta della problematica. Questo ha però richie- sto di impostare un discorso incentrato sulla complessità degli argomenti e che avesse anche una dimensione partecipativa, in modo che le idee evolvessero e si confrontassero. Cambiare idea è infatti un percorso difficile: la nuova idea contiene sempre una parte di elementi vecchi che vanno ad aggiungersi ai nuovi elementi. Vi è poi l’elemento sociale, di gruppo: un’idea non cambia solo dentro di noi, ma anche nelle rete di relazioni. Detto altri- menti, noi non siamo solo il nostro cervello, non basta immettere nuove informazioni in una persona per ottenere un cambiamento di giudizio, sarebbe una visione troppo meccanicistica, quasi cartesiana, del funzionamento del nostro cervello. Il cervello è legato ad un corpo ma anche al resto del mondo. Un’idea, un giudizio, così come tutta l’esperienza umana è una danza che matura e si svolge nel mondo in compagnia di altri individui. “Non siamo rinchiusi nella prigione delle nostre proprie idee e sensazioni. Noi siamo di casa in ciò che ci circonda, siamo fuori dalle nostre teste”. Detto altrimenti, nelle nostre prese di posizione ci schieriamo e giudichiamo attraverso diversi meccanismi: uno è quello della conoscenza – il sapere – in questo caso confuso (avviene spesso in ambito scientifico e tecnologico), non sempre corretto e comunque in relazione con le conoscenze degli altri. L’altra componente fondamentale è la nostra dimensione sociale, emotiva. Una decisione su una certa tematica, importante o banale che sia, avviene sempre con un’adesione parziale o totale al pensiero di qualcun altro, e affonda le sue radici non solo nel sapere ma nei sentimenti e negli immaginari che la data tematica solleva in noi. Le emozioni sono infatti ‘parte definita del processo decisiona- le’ e spesso queste “vincono” sulla razionalità. Non essendo una battaglia, ma un processo
DISCUSSIONE 23 spontaneo, le emozioni sono da tenere in considerazione, così come le normali dinamiche di gruppo. Ed è così che alcune metodologie di comunicazione e di discussione, favoriscono la messa in gioco delle emozioni e alimentano lo scambio tra le persone, tassello importante della costruzione di un’opinione. Queste osservazioni, lette in un’ottica progettuale, suggeriscono quale ruolo potrebbero ave- re la scuola e la comunicazione scientifica nei processi decisionali dei giovani o dei cittadini. Creare occasioni di scambio, di riflessione, anche su tematiche complesse che coinvolgo- no razionalità ed emotività, ci permettono di costruire un pensiero: quell’opinione che poi ci porta a votare, ad esprimerci proprio su queste questioni che ci appaiono a volte tanto lontane. Consapevoli che oltre alla conoscenza del singolo, vi è una conoscenza di gruppo (fortemente modellata dai mass media) che diventa una conoscenza fuori dalle singole teste – intersoggettiva. A fine progetto è stata proprio questa la richiesta principale degli studenti: che nella scuola siano proposti momenti di apprendimento diverso, di scambio di opinioni e conoscenza, di condivisione di domande e proposte di soluzione, stimolando così la parte- cipazione attiva alla società civile attraverso il confronto non solo con gli esperti, ma anche tra pari. Il mettersi in gioco su temi sconosciuti, difficili e incerti, come le cellule staminali, ha permesso di evidenziare quanti elementi e quali errori possono emergere da una questione che si pensava puramente scientifica e già decisa in partenza. La scienza deve misurarsi con l’uomo, partendo da lui, e quindi deve confrontarsi con lo specifico dell’essere umano, uno splendido contenitore che raccoglie liquidi diversi: le nuove conoscenze vengono immerse in un bagno omogeneo che già contiene le proprie esperienze, le proprio credenze, le convin- zioni religiose, la propria morale, gli interessi personali. Le nostre opinioni si forgiano così, ma è importante (almeno come responsabilità della scuola e dei mass media) che la nuova conoscenza non sia un immaginario già intinto in altri bagni, ma una sana rappresentazione il più vicina possibile alla realtà.
Ringraziamenti Si ringraziano la direzione e gli studenti della Scuola cantonale di commercio di Bellinzona. Gli esperti Elena Colombetti (filosofa) e Angelo Vescovi. Il progetto europeo 2Ways finanziato dal settimo programma quadro dell'UE. Bibliografia LEHRER J., Come decidiamo, editore Codice, 2009. NOË A., Perchè non siamo il nostro cervello, Raffaello Cortina Editore, 2010. RODRIGUEZ LUQUE C., Media Coverage of stem cell research from the perspective of fra- ming. El País and ABC (1996-2006), CEU, Valencia. THOMSON et al, Blastocysts Embryonic Stem Cell Lines Derived from Human, Science 282, 1998.
I fogli scienza e società: • Foglio n°1, 2009 CHE COSA PERCEPIAMO DELLE SCIENZA? Un'indagine tra immaginari e interessi nella società. • Foglio n°2, 2010 LA SCIENZA APPASSIONA I GIOVANI? Un'indagine tra scelte e interessi. • Foglio n°3, 2010 CELLULE STAMINALI EMBRIONALI. Una percezione confusa e disinformata. I Fogli Scienza e Società sono scaricabili al sito www.ticinoscienza.com
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