Banca d'Italia e le vicende della Popolare del Lazio: non sordo

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Banca d'Italia e le vicende della Popolare del Lazio: non sordo
Banca d’Italia e le vicende
della Popolare del Lazio: non
c’è      peggior       sordo…
(L’inchiesta 13 parte)

Egregio dott. Luigi Mariani, o chi per
lei in Banca d’Italia: vogliamo fare un
“regalo giornalistico” che speriamo
sappiate apprezzare e valorizzare
Tredicesisma puntata della nostra inchiesta su Banca Popolare
del Lazio che ha visto casi singolari e varie vicende che
interessano direttamente Banca D’Italia e i “poveri”
risparmiatori. E questi ultimi, sempre più spesso, finiscono
protagonisti di vicende che li vedono soccombere e rimanere
vittime di un sistema che in alcuni casi assiste a trattamenti
diversi a seconda delle conoscenze, insomma “figli e
Banca d'Italia e le vicende della Popolare del Lazio: non sordo
figliastri”.

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Ci occupiamo di Banca D’Italia, l’istituto che nelle
intenzioni dei padri costituenti si sarebbe dovuto ergere a
paladino dei deboli e colpire tutte le eventuali pratiche e
comportamenti posti in essere dai vertici delle Banche in
violazione dei principi di sana e prudente gestione, senza
indugio e soprattutto prima che i risparmi dei poveri ed
ignari investitori possano volatizzarsi.

La condotta del “buon padre di famiglia”, purtroppo, è sempre
meno in voga in Italia, soprattutto da circa vent’anni a
questa parte e ne sono storia più o meno recente i fallimenti
delle più o meno grandi Banche.

Tra gli esempi più recenti, quello della popolare di Bari, con
il solito balletto delle responsabilità che venivano
rimbalzate da Banca D’Italia alla Procura e dalla Politica a
Banca D’Italia fino a colpire gli unici indifesi: coloro che
hanno pagato e continueranno a pagare gli errori di altri: i
soci e gli investitori.

La Banca D’Italia in quest’ultimo ventennio sembra essere una
spettatrice e non più motivata a perseguire in maniera strenua
il compito per il quale è stata istituita. È diventata forse
vittima o facile suddita dell’oppressione di poteri politici
che ne nominano i vertici ed evidentemente ne condizionano
l’attività? E perché agire così? Non vogliamo assolutamente
pensare che sia per ricevere in cambio un blando se non
inesistente controllo sugli immensi finanziamenti che i
vertici degli istituti di credito garantiscono alle loro
personali campagne elettorali ed altro.

Non c’è dubbio che il commercio del denaro, attività riservata
alle sole Banche, costituisca una fortissima attrazione per
coloro che grazie ai nostri voti dovrebbero tutelarci dalle
loro stesse corrotte tentazioni. Ogni volta che qualche voce,
Banca d'Italia e le vicende della Popolare del Lazio: non sordo
in un rigurgito di onestà, tenta di ergersi a paladina degli
indifesi, viene tacitata. E anche noi tramite le colonne de L’
Osservatore d’Italia, portando avanti l’inchiesta su Banca
Popolare del Lazio, abbiamo subito non poche pressioni.

L’oblio della Commissione Banche
Ne è un chiaro esempio l’oblio nel quale è stata relegata la
Commissione Banche tanto sbandierata dai nuovi “POLLIticanti”
in sede di ricerca del consenso elettorale ed oggi volutamente
e completamente sparita dal panorama politico al pari del
Senatore Gianluigi Paragone che sulla vicenda sembrava avere
le idee chiare, talmente tanto chiare da sembrare oggi
invisibili.

Un esempio lampante di quanto descritto è costituito dalle
incomprensibili, per noi umani, affermazioni dell’allora vice
capo della Vigilanza di Banca d’Italia, oggi direttore della
sede di Roma Luigi Mariani, che appaiono come contraddittorie.

Nel corso di questa inchiesta giornalistica, noi più di
chiunque altro, abbiamo compreso bene come sono andate le
vicende legate a personaggi quali il Consigliere comunale di
Velletri Salvatore Ladaga e del Presidente onorario BPL Italo
Ciarla, su cui vi aggiorneremo nel corso delle prossime
puntate della trasmissione di approfondimento giornalistico
Officina Stampa.

Ma quello che oggi appare davvero singolare è che tale
comprensione sembra non sia arrivata anche al dott. Luigi
Mariani direttore della sede di Roma della Banca d’Italia e ai
suoi colleghi, che ben prima di noi, avendone tutti gli
strumenti, avrebbero potuto arginare quella che viene definita
come sana e prudente gestione dell’attività bancaria.

Nel solco segnato da tale metodo ben si inquadra la
sostituzione dal ruolo di vice capo dell’Ispettorato Vigilanza
del dott. Luigi Mariani “spostato” alla direzione della sede
Banca d'Italia e le vicende della Popolare del Lazio: non sordo
di Roma al posto del dott. Francesco Giuffrida, rispetto al
quale cronache nazionali hanno reso note alcune vicende, tra
cui il presunto fatto che le sue attività sembrerebbero essere
state compiute in conflitto di interessi nel paese di origine,
Montevago in provincia di Agrigento. “Giuffrida è soprattutto
noto per il fatto che all’epoca del processo Dell’Utri venne
incaricato dalla procura di studiare l’origine dei flussi di
denaro che dettero origine al gruppo Fininvest. Il dirigente,
allora a capo della sede di Palermo della Banca d’Italia,
concluse il suo lavoro affermando di non poter “risalire in
termini di assoluta certezza e chiarezza all’origine,
qualunque essa fosse, lecita o illecita, dei flussi di denaro
investiti nella creazione delle holding Fininvest” e –
chiamato in causa da Fininvest – nel 2007 ha accettato di
transare con la società riconoscendo “i limiti delle
conclusioni rassegnate nel proprio elaborato e delle
dichiarazioni rese al dibattimento”.” (Il fattoquotidiano 1
marzo 2016)

Se si conoscono le dinamiche, tutto sembra sempre avere una
logica spiegazione nella quale rientra anche il nome di
Francesco Giuffrida.

Vogliamo credere che l’attuale Capo di Governo Mario Draghi,
decisamente esperto del mondo bancario, sicuramente avulso
dalle logiche avanti descritte voglia mettere seriamente mano
a questo grande giallo e appannato modus operandi di cui si
alimenta il mondo bancario e dare serenità, sicurezza ai
poveri investitori, oggi in balia di interessi a loro
estranei.

Il principio di sana e prudente gestione
In merito a Banca Popolare del Lazio Luigi Mariani riferiva
che le segnalazioni ricevute in merito alle posizioni di
Salvatore Ladaga e Italo Ciarla non avrebbero violato il
principio di sana e prudente gestione, ritenendo valide e
sufficienti le giustificazioni del collegio sindacale che
Banca d'Italia e le vicende della Popolare del Lazio: non sordo
“dette operazioni      sarebbero    state   antecedenti    ai
finanziamenti”.

Da evidenziare che il collegio sindacale è quello presieduto
da Carlo Romagnoli presidente all’epoca dei fatti anche del
collegio sindacale della Natalizia Petroli, il cui titolare,
Giancarlo Natalizia – di cui sentiremo presto riparlare-
sedeva al suo fianco in Consiglio di Amministrazione della
Banca Popolare del Lazio).

Si spera che l’affermazione del Collegio Sindacale della Banca
Popolare del Lazio, fatta propria dal dott. Luigi Mariani, sia
frutto di sola confusione o mancata accortezza, circostanza
che pur giustificando l’esito della attività della vigilanza,
di certo non fa dormire sonni tranquilli ai poveri
investitori.

In realtà dalla nostra inchiesta, eseguita con strumenti di
gran lunga limitati rispetto a quelli in possesso dell’ex vice
capo della Vigilanza dott. Luigi Mariani, risultava palese che
il Notaio e Presidente BPL Edmondo Maria Capecelatro poneva in
essere una serie di attività tese a favorire Salvatore Ladaga
e Italo Ciarla a far sottrarre i propri beni dall’aggressione
della BPL.

Il Notaio presidente faceva alienare dal Ladaga alla separata
moglie tutti i propri beni immobili sottraendoli di fatto al
credito vantato dalla Banca e per Luigi Mariani sarebbe stato
sufficiente andare a leggere l’atto di citazione formulato
dall’istituto bancario con richiesta di revocatoria del
trasferimento dei beni dal Ladaga alla ex moglie ed in seguito
la sentenza del Tribunale di Velletri.

Quanto all’ex Vicepresidente della Banca Italo Ciarla, oggi
remunerato Presidente onorario, attore in giudizi per
anatocismo ed usura promossi avverso altri istituti di
credito, per salvare la posizione immobiliare dei consuoceri
coniugi De Marzi/Masi e con l’ausilio del Notaio Presidente, e
Banca d'Italia e le vicende della Popolare del Lazio: non sordo
dopo (e non certo prima) il finanziamento eseguito ai De
Marzi/Masi, per sottrarre beni immobili di questi ultimi alla
garanzia del credito della Banca nei loro confronti, in data 6
marzo 2012 fece alienare una loro proprietà al figlio dell’ex
Vice Presidente Italo Ciarla, nonché genero dei coniugi De
Marzi/Masi.
Il ricavato della vendita venne trattenuto dai debitori e non
certo versato alla BPLazio per estinguere almeno parzialmente
il loro debito ed “ovviamente” la banca non propose azione
revocatoria come nel caso eclatante di Salvatore Ladaga,
(forse per non colpire il figlio di un “illustre”
consigliere?), anzi clamorosamente lo finanziò con un mutuo
necessario a Guido Ciarla per acquistare l’immobile di
proprietà dei suoceri.

Egregio dott. Luigi Mariani, queste operazioni sono state
eseguite dopo e non prima dei finanziamenti fatti a Salvatore
Ladaga e ai coniugi De Marzi/Masi.

Egregio dott. Luigi Mariani, o chi per lei in Banca d’Italia:
vogliamo fare un “regalo giornalistico” che speriamo sappiate
apprezzare e valorizzare.

Proprio per la posizione debitoria dei consuoceri dell’attuale
e remunerato Presidente Onorario, Rag. Italo Ciarla, ai quali
la BPLazio ha già fatto un riconosciuto regalo nel fargli
alienare l’unico bene libero da ipoteche, a favore del Sig.
Guido Ciarla, ben consapevole all’epoca dei fatti dei debiti
intrattenuti dai suoceri con la BPLazio, e in barba
all’intelligenza di ciascuno di noi per aver seguito la
vendita con provvista messa a disposizione dalla stessa
BPLazio, ha creduto opportuno fare un ulteriore regalo.

Del resto, come scritto nell’11esima puntata di questa
inchiesta giornalistica, la giostra gira e si alimenta di
queste attività, nessuno la ferma poiché tutti ne traggono
giovamento e poco importa se qualcuno esagera, nel vorticoso
giro di denaro tutto si confonde.
Banca d'Italia e le vicende della Popolare del Lazio: non sordo
Ma non ci distraiamo, non vorremo che
Luigi    Mariani    dovesse    assopirsi
confondendosi con i sonnacchiosi consigli
di amministrazione di Edmondo Maria
Capecelatro e Giancarlo Natalizia di cui
narrano i ben informati

Ebbene l’unico immobile rimasto di proprietà dei consuoceri
del remunerato Presidente onorario Rag. Italo Ciarla veniva
posto all’asta e finalmente aggiudicato in data 9 gennaio 2020
per l’importo di 110.500,00 euro che a fronte del credito
vantato dalla BPLazio (circa 400.000,00 euro) appare ben poca
cosa; detratte le spese alla BPLazio venivano attribuite poco
più di 86.000,00 euro con una perdita di oltre 310.000,00
euro, somme di cui hanno goduto la famiglia del consuocero
dell’attuale Presidente Onorario e che è stata ripianata
sottraendo utili ai soci e valore alla stessa BLazio.
Banca d'Italia e le vicende della Popolare del Lazio: non sordo
Una delle tante operazioni sulle quali il
dott. Luigi Mariani, evidentemente, non
ha creduto fosse necessario indagare e
che ci lascia a dir poco basiti

Ovviamente le sorprese non potevano
finire qui, il meglio (si fa per
dire) viene solo adesso…
Bene, in ogni caso, possono affermare i più convinti
sostenitori della bontà dell’operazione “Ciarla” posta in
essere dai vertici, anche quelli attuali, della BPLazio, tra
le cui fila possiamo ormai annoverare anche il dott. Luigi
Mariani, un immobile dei debitori (De Marzi/Masi) è stato
venduto e la BPLazio ha recuperato almeno 86.000,00 euro.
Proprio così, ingenui lettori, chi credete che abbia
acquistato l’immobile all’asta? Vorremmo tenervi ancora sulle
spine, ma molti di voi sono già giunti alla soluzione e quindi
diremo ai più ingenui che l’aggiudicazione all’asta del 9
gennaio 2020 è stata fatta a favore dell’unico offerente,
senza il quale il prezzo si sarebbe ulteriormente ridotto,
ormai avete quasi tutti indovinato: la Real Estate Banca
Popolare del Lazio, straordinario vero?

In pratica, ed immaginiamo per non dover buttare fuori di casa
i consuoceri dell’attuale Presidente Onorario, la BPLazio con
la sua partecipata Real Estate Banca Popolare del Lazio ha
acquistato l’immobile espropriato ai debitori De Marzi/Masi,
diventandone proprietaria, evitando che la perdita di bilancio
aumentasse in conseguenza di ulteriori riduzioni del prezzo
d’asta; la BPLazio quindi ha preso i denari dalla tasca destra
e li ha messi nella tasca sinistra, rimanendo proprietaria di
un immobile che con qualche ulteriore e fantasiosa alchimia,
verrà venduta al miglior offerente, probabilmente purché
Banca d'Italia e le vicende della Popolare del Lazio: non sordo
parente ed amico degli esecutati ovvero del loro consuocero,
con un mutuo erogato sempre dalla BPLazio e magari con la
possibilità di lasciare i vecchi proprietari esecutai nel
possesso dell’immobile. E la giostra gira.

Ci dica dott. Luigi Mariani, il sig. Troiani, suo fidato
ispettore all’epoca dei fatti, che non sembrava avvedersi
nella sua ispezione della incredibile vicenda Protercave e che
una volta denunciata nei dettagli anche da noi nel corso della
trasmissione Officina Stampa, si limitava a giustificare le
operazioni non certo di sana e prudente gestione con
l’affermazione che essendo la posizione stata svalutata dalla
Banca non costituiva un pericolo per il bilancio e quindi non
meritava alcun approfondimento o segnalazione. In pratica
affermando indirettamente che operazioni poco chiare sono sane
e prudenti se poste in essere in Banche solide mentre le
medesime operazioni non lo sono se poste in essere in Banche
in difficoltà!

Abbiamo appreso una nuova nozione di cui noi non eravamo a
conoscenza, che crediamo possa in futuro essere utile per
tutti gli amministratori di Banche e per i sempre più spaesati
investitori… Se dovete fare operazioni che definire poco
chiare è un eufemismo, fatele in banche sane, non verrete
indagati dalla Vigilanza; guai a fare le stesse operazioni in
banche ormai corrose dalle stesse operazioni fatte quando
erano sane. Sarcasmo, ovviamente, sarcasmo e ironia. O meglio,
se voi amministratori dovete fare operazioni “Border Line”
fatele fare al Capo dell’esecutivo, cioè al Direttore Generale
che sembra sfuggire ai controlli e alle sanzioni di Banca
D’Italia e che voi amministratori potrete far finta di non
vedere in consiglio di amministrazione senza correre alcun
rischio nei confronti della Vigilanza. Sempre sarcasmo,
ovviamente, sarcasmo e ironia.

Del resto solo così si può spiegare l’affermazione del
“Trioiano” il quale riferisce che dall’esame della sofferenza
“Protercave” non sono risultati collegamenti con
Banca d'Italia e le vicende della Popolare del Lazio: non sordo
amministratori o Sindaci della BPLazio; certo, l’allora
Direttore Generale Massimo Lucidi si era macchiato di tale
operazione in conseguenza della quale mentre la BPLazio
perdeva circa 1.5000.000 di euro, il figlio del Direttore
Generale veniva assunto dalla Banca Popolare di Spoleto nel
cui consiglio di amministrazione sedeva il titolare
dell’azienda beneficiata dal 1.5000.000 perso dalla BPLazio.

Poco male se in seguito il Direttore Generale non solo non
veniva rimosso dal CDA della BPlazio, ma al contrario si
vedeva dapprima aumentare il proprio compenso annuo e
successivamente cooptare in Cda e ricevere il ruolo di
Amministratore Delegato, è chiaro, almeno al Sig. Troiani ed
agli ispettori che si sono succeduti che il Consiglio non
aveva alcun legame con la posizione Protercave né con colui
che l’aveva posta in essere, il Direttore Generale Massimo
Lucidi.

Il Sig. Troiani riferisce altresì che almeno altre due
posizioni venivano riscontrate in quanto foriere di grosse
perdite ma che non ha riscontrato eventuali responsabilità
meritevoli di segnalazione all’autorità Giudiziaria, vedremo
se le sue verranno confermate, del resto anche Protercave non
era meritevole di segnalazione.

Per oggi ma solo per oggi, poiché gli argomenti verranno
ripresi, vi lasciamo con un’ultima domanda alla quale noi
stessi ancora non siamo in grado di dare risposta: per quale
motivo vene trasferito il Comandante della Compagnia di
Velletri della Guardia di Finanza Capitano Graziano Rubino,
proprio mentre svolgeva le indagini delegate dal P.M. e prima
del termine del proprio mandato?
Stefano De Marchi, storia
“paradossale” di un mutuo tra
Banca Popolare del Lazio e
Coopcredit all’ombra di Ampla
[L’inchiesta 12 parte]

Il Tribunale di Roma ha respinto il ricorso della società di
mediazione Coopcredit contro l’imprenditore agricolo Stefano
De Marchi, non concedendo la provvisoria esecutorietà relativa
il ricorso per decreto ingiuntivo per l’importo di 39mila
euro.

Una vicenda, quella in cui si è venuto a trovare
l’imprenditore agricolo Stefano De Marchi, dai contorni
paradossali e tutt’ora in corso con la Banca Popolare del
Lazio.

Una storia che inizia nel 2018 quando l’imprenditore si
rivolge alla Banca Popolare del Lazio, di cui è cliente fin
dal 2017, per richiedere un mutuo.

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 14/01/2021
La Banca, però, anziché valutare direttamente la richiesta del
suo cliente e si sottolinea il fatto che Stefano De Marchi
fosse già cliente della Banca fin dal 2017, lo indirizza
presso la Coopcredit per una consulenza in materia di
finanziamenti.

La Coopcredit, quindi, fa firmare a De Marchi un contratto di
mediazione per consulenza finalizzato alla ricerca di un
istituto bancario che possa concedere il finanziamento
richiesto. E la Coopcredit individua proprio nella Banca
Popolare del Lazio, contattata in prima battuta da Stefano De
Marchi, l’istituto di credito al quale rivolgersi per
richiedere il mutuo.

La Banca Popolare del Lazio a questo punto delibera la
concessione del mutuo di 1milione e trecentomila euro a favore
di Stefano De Marchi il quale si trova a dover pagare la
commissione di 39mila euro alla Coopcredit, pari al 3%
dell’importo deliberato, per la ricerca e mediazione
effettuata.
Avete capito bene…. Stefano De Marchi si reca presso la sua
Banca per chiedere un mutuo. Questa lo indirizza alla
Coopcredit la quale a fronte di un contratto di mediazione lo
indirizza di nuovo alla Banca Popolare del Lazio. Il tutto per
un corrispettivo di 39mila euro.

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 14/01/2021
Ma non finisce qui… infatti la Banca Popolare del Lazio dopo
aver deliberato il mutuo a favore dell’imprenditore
inspiegabilmente lo risolve. De Marchi quindi si trova a dover
pagare una commissione alla Coopcredit per un mutuo non
erogato dalla Banca. L’imprenditore quindi non paga la
Coopcredit e questa fa decreto ingiuntivo nei suoi confronti
per il quale ora il Tribunale di Roma ha negato
l’esecutorietà.

Il Giudice, infatti, vuole vederci chiaro sugli effettivi
rapporti intercorsi tra Coopcredit e la Banca Popolare del
Lazio. Una vicenda finita tra le questioni rilevate in un
verbale di Banca d’Italia e evidenziate a più riprese
nell’inchiesta giornalistica sulla Banca Popolare del Lazio
portata avanti dai giornalisti del quotidiano L’Osservatore
d’Italia e di Officina Stampa.
Una storia che alcuni professionisti del campo giuridico
riferiscono che possa configurare anche ipotesi di rilevanza
penale, anche per le connessioni che sono esistite nelle varie
compagini sociali della Banca, della Coopcredit e di una
società chiamata Ampla che ha come scopo sociale la
istruttoria di pratiche di finanziamento e che all’epoca dei
fatti vede come socio di maggioranza la sig.ra Angela Ghirga,
moglie del sig. Roberto Lucidi che altri non è se non il
fratello di Massimo Lucidi, fino a pochi giorni fa
amministratore delegato della Banca Popolare del Lazio.

L’intervista di Chiara Rai all’imprenditore Stefano De Marchi
e al suo legale l’Avvocato Francesco Innocenti esperto in
diritto bancario

Banca Popolare del Lazio e
Blu Banca: giro di poltrone
ai vertici

Banca Popolare del Lazio ha reso noto che il proprio
amministratore delegato, Massimo Lucidi, ha rassegnato le
dimissioni dalla carica a far data dallo scorso primo gennaio,
annunciando contestualmente la nomina dei nuovi vertici del
gruppo.

Massimo Lucidi, pochi giorni dopo aver annunciato le
dimissioni dalla Banca Popolare del Lazio, è stato nominato
amministratore delegato della controllata Blu Banca in
sostituzione di Massimiliano Raiola, cessato dalla carica per
decorrenza del termine. Fabrizio Giallatini è il nuovo vice
direttore generale.

Il presidente del consiglio di amministrazione, il notaio
Edmondo Maria Capecelatro, ha infatti comunicato che, a
seguito del progetto di ristrutturazione del gruppo bancario
Banca Popolare del Lazio, il CdA ha nominato i nuovi dirigenti
che, dal primo gennaio 2021, hanno assunto ruoli apicali della
Banca Popolare del Lazio e della controllata Blu Banca Spa
(già Banca Sviluppo Tuscia Spa).

Per la Banca Popolare del Lazio sono stati nominati Pietro
Musatti come direttore generale e Marco Lenci come vice
direttore generale.

Il Consiglio di amministrazione di Blu Banca ha eletto
presidente Cesare Mirabelli, vice presidente vicario Carlo
Palliccia, vice presidente Edmondo Maria Capecelatro (che è
anche presidente della controllante), amministratore delegato
Massimo Lucidi, segretario Claudio Iovieno.

Il   CdA   ha   anche   nominato   membri   del   comitato   degli
amministratori indipendenti: Cesare Mirabelli, Claudio Iovieno
e Nicola Rossi.

Oltre alle nuove nomine annunciate oggi, fanno parte del Cda
di Blu Banca (in considerazione delle nomine dei consiglieri
deliberate dall’assemblea dei soci del 17 dicembre) nel ruolo
di consiglieri anche Nicola Rossi, Ermenegildo Caliciotti,
Silvio Gentile, Ignazio Carbone e Mario Toscano.

Banca Popolare del Lazio,
mutui agrari tra Coopcredit e
Ampla: il Tribunale di Roma
vuole     vederci     chiaro
[L’inchiesta 11 parte]

L’imprenditore agricolo Stefano De Marchi dopo
aver richiesto ed ottenuto un mutuo agrario con
l’intervento oneroso della Coopcredit (3%
sull’importo del mutuo), si è visto negare
l’erogazione dalla Banca Popolare del Lazio, dopo
la stipula dell’atto di vendita e del mutuo stesso
Respinto dal Tribunale di Roma il ricorso della società di
mediazione Coopcredit S.C.p.A nei confronti dell’imprenditore
agricolo Stefano De Marchi, titolare dell’Azienda Agricola di
De Marchi Stefano che è stato travolto da una vicenda dai
contorni paradossali e tutt’ora in corso con la banca Popolare
del Lazio.

La grande notizia è che il giudice del tribunale di Roma
Francesco Remo Scerrato vuole vederci chiaro su quella che si
prefigura come una mediazione creditizia che di fatto non
appare necessaria. Perché? Perché è “mediatore chi (Cass.
1447/2000; Cass. 6959/2000) interponendosi in maniera neutrale
e imparziale tra due contraenti, deve metterli in relazione e
farli pervenire alla conclusione dell’affare, cui è
subordinato il diritto al compenso, e ricordato altresì che
l’indipendenza del mediatore va intesa come assenza di
qualsiasi vincolo o rapporto che renda riferibile al dominus
l’attività dell’intermediario”.

Il giudice ha ritenuto “opportuno non concedere la provvisoria
esecutorietà e rimettere al prosieguo ogni migliore
approfondimento sugli effettivi rapporti fra l’opposta e la
mutuante”. Un grande risultato perché evidentemente, al
Tribunale di Roma non appare chiara una situazione che è
finita tra le questioni rilevate in un verbale di Banca
d’Italia e evidenziate a più riprese nella nostra inchiesta
giornalistica sulla Banca Popolare del Lazio.

LE PUNTATE PRECEDENTI DELLA NOSTRA INCHIESTA GIORNALISTICA

Nelle nostre puntate dove siamo entrati nei particolari
abbiamo parlato anche dei fatti riportati nel verbale redatto
dalla Banca D’Italia dell’anno 2018, rompendo un silenzio
disarmante per i cittadini onesti e compiacente,
probabilmente, per altri. Una sorta di rigurgito di verità che
fino ad oggi ha fatto fatica ad emergere a causa di una
presunta immobilità degli organi preposti, primo tra tutti la
Vigilanza della Banca D’Italia. Quest’ultima ha anche abdicato
al conflitto di interessi, certificato nel proprio verbale,
non sanzionato individualmente e quindi ritenuto lecito, con
buona pace del controllo sulla sana e prudente gestione.

Eppure, non sembra possa esserci nulla di sano e prudente nei
fatti e casi che abbiamo raccontato. Ricordiamo tra tutti il
caso Protercave, il caso Ciarla-Masi, la situazione Di
Giacomantonio, la posizione Ladaga, alle quali la Vigilanza ha
aggiunto i conflitti di interesse del Consigliere Natalizia, e
conseguentemente del Dott. Romagnoli, presidente del collegio
sindacale della Natalizia Petroli e della Banca Popolare del
Lazio, tanto da dimettersi per primo subito dopo i rilievi
della Vigilanza.

Sembrerebbe che la Vigilanza abbia fatto tesoro del famoso
contenuto della lettera dei soci coraggiosi, lettera da cui è
partita la nostra inchiesta, dimostrandone la affidabilità
delle affermazioni contenute. Di contro, se la Vigilanza ha
ritenuto che non costituiscano conflitto di interessi i fatti
dalla stessa individuati, tutti gli amministratori di Banca in
futuro potranno regolarsi di conseguenza, sapendo di non
incorrere in sanzioni nel caso in cui vengano taciuti i propri
rapporti professionali e di fornitura con clienti ai quali
venga deliberata una qualche forma di affidamento, anche
quando si sia a conoscenza di situazioni di rischio per la
Banca che si è chiamati ad amministrare.

Si deve però prendere atto che per la prima volta, e speriamo
sia solo l’inizio di un fiume in piena che neanche i più
consolidati rapporti tra poteri paralleli più o meno occulti
sia in grado di fermare, un Magistrato ha inteso mettere in
dubbio la legittimità di uno dei tanti fatti, di quello che a
noi sembra un malgoverno della Banca, posti in essere da
amministratori non certo specchiati e da questo giornale
narrati in tempi non sospetti.
Stiamo parlando della società Ampla, di proprietà della sig.ra
Angela Ghirga moglie del sig. Roberto Lucidi, fratello del
Ragioniere Massimo Lucidi, (amministratore delegato della
Banca Popolare del Lazio ai tempi dei fatti narrati), società
che si prestava ad emettere fatture di consulenza alla
Coopcredit per ottenere il pagamento di una somma che
sembrerebbe aver costituito parte delle somme che la Popolare
del Lazio riconosceva a quest’ultima società (Coopcredit) per
il lavoro definito dalla Coopcredit di intermediazione tra il
cliente agricoltore e la banca.

Questo giornale ha trattato la questione in una puntata di
officina stampa, nella quale con stupore ed una certa
incredulità andammo a commentare i documenti dai quali
risultava che la Coopcredit dopo aver ricevuto dagli
agricoltori l’importo di mediazione pari al 3% dell’importo
mutuato, provvedeva a saldare le fatture emesse dalla Ampla
per prestazioni di consulenza immaginiamo finanziaria;

Sembrerebbe che solo nel primo anno di gestione da parte della
Coopcredit, degli affidamenti in materia agricola per conto
della Banca Popolare del Lazio, siano stati pagati circa
900mila euro dagli agricoltori a fronte di circa 30milioni di
mutui. Di tale passaggio di denaro ne certificò l’esistenza
perfino la Banca D’Italia la quale nella propria ispezione del
2018 constatò, mettendolo nero su bianco, della esistenza di
tale sistema avendo avuto la possibilità di riscontrare la
presenza di fatture emesse dalla Ampla srl a favore della
Coopcredit.

Immaginiamo che Massimo Lucidi possa essere rimasto
imbarazzato nel dover giustificare tali avvenimenti in
Consiglio di Amministrazione, in ogni caso benevolo, per non
essere i componenti stati in grado di scagliare la prima
pietra, (non va dimenticato il Consigliere che mentre invitava
ad acquistare azioni della Banca, si preoccupava di far
liquidare quelle del padre venuto a mancare del valore di
circa 232.755,00 euro) accontentandosi delle giustificazioni
fornite, d qualcuno definite come “giustificazioni
fanciullesche”.

Sembra che il ragionier Lucidi ne sia uscito brillantemente
alla italiana maniera…. limitandosi ad affermare, nella più
classica delle giustificazioni che non fosse a conoscenza
dell’esistenza della società Ampla e di tale passaggio di
denaro. La storia insegna.

Neanche il famoso Scajola seppe riferire chi gli aveva pagato
la casa vista Colosseo, ma almeno lui fu indagato.

Così vanno le cose in Italia, soprattutto quelle bancarie in
cui nessuno sa, nessuno vede e sicuramente nessuno interviene
salvo fare a scaricabarile quando una banca affonda, in un
rimbalzo di responsabilità tra la Banca D’Italia (sulle cui
specifiche responsabilità ci piacerebbe tornare a parlare in
futuro) che sembra non aver controllato a fondo, la
Magistratura che non ha indagato e la Politica che non ha
preso provvedimenti.

Viene alla memoria l’affermazione dell’Onorevole Paragone, non
a caso fuoriuscito dai 5 stelle, il quale indicava come malato
un sistema nel quale le Banche finanziano in modo trasversale
i politici, questi ultimi nominano i vertici della Banca
D’Italia e la Banca D’Italia dovrebbe prendere provvedimenti
nei confronti di quegli amministratori che si sono dimostrati
tanto affidabili da finanziare la politica che li ha nominati
(i vertici di banca D’Italia).

Finché la giostra gira nessuno ha interesse a fermarla, ognuno
ha    la    sua    parte;     I   politici      (vedi    caso
Verdini/Chiocci/Protercave) ottengono lauti finanziamenti
occulti, i dirigenti della Banca D’Italia, se si dimostrano
servili alla politica che li ha nominati, mantengono i loro
privilegi, gli amministratori della Banche in questo ginepraio
sanno che non saranno oggetto di provvedimenti dalla
Vigilanza, qualunque Ampla decidano di far girare sulla
giostra, fin tanto che saranno in grado di “aiutare” la
politica.

Qualcuno potrebbe                obiettare          ma    la
magistratura?
Ebbene non vogliamo pensare che la Magistratura, come ha
dimostrato il caso Palamara, non sia altro che lo specchio
della politica; forse esiste qualche Procuratore che si metta
anche solo a guardare come gira la giostra.

In tutto questo girotondo, gli unici che hanno pagato la
realizzazione della giostra senza capire come funziona, sono i
poveri investitori, in genere i micro-investitori, quelli
realmente poveri, le famiglie i pensionati la cui utilità
marginale degli investimenti è enorme, i grandi investitori
forse sanno per tempo quando devono scendere dalla giostra,
disinvestire e recuperare i propri profitti, forse hanno
sempre un vocina che li mette in guardia, fa parte delle
regole della giostra.

L’attività posta in essere, anche in
questo caso non è rimasta priva di
effetti per gli investitori della
domenica
La vigilanza, infatti, dopo aver accertato i fatti ad essa
segnalati, fu costretta a ritenere totalmente prive di
efficacia le garanzia Ismea, acquisite grazie all’intervento,
evidentemente ritenuto non troppo sapiente, della Coopcredit,
con la conseguenza la Banca Popolare del Lazio, su imposizione
della Vigilanza dovette eseguire accantonamenti sui mutui
agrari anche per la parte che riteneva garantita da Ismea
(50%), tanto che nell’anno in esame 2018, la semestrale si
presentò in perdita e il bilancio chiuse con il più basso
utile degli ultimi quaranta anni. Il valore delle azioni già
in declino iniziò una inesorabile ed ancora oggi irreversibile
picchiata.

Del resto un altro degli effetti negativi della giostra messa
in piedi fu che le migliori e più solide aziende agricole
emigrarono verso altri istituti bancari dai quali ottennero
affidamenti a costi di gran lunga inferiori a quelli praticati
dalla Banca Popolare del Lazio, che dal canto suo richiedeva
la percentuale a favore della Coopcredit, un tasso a proprio
favore ed uno a favore dell’Ismea oltre a qualche spicciolo
per le spesucce di istruttoria; rimasero clienti della Banca
solo coloro che non erano solidi ovvero che facevano richieste
anomale, quali ad esempio mutui equivalenti all’intero prezzo
della compravendita, tutte operazioni ad alto rischio.

Nella nostra inchiesta giornalistica ci siamo imbattuti in una
unica grande azienda agricola che ha avuto la forza e la
sfrontatezza di affrontare il Drago rifiutandosi di pagare la
Coopcredit richiedendo indietro quanto già versato. Vinse la
battaglia ma perse la guerra. Dopo aver ottenuto l’esenzione
dal pagamento della provvigione a Coopcredit, a tempo debito
ma con fermezza gli venne “educatamente” comunicato di
accomodarsi alla porta in quanto cliente sgradito.

Ancora oggi nessuno, né la politica, né la vigilanza, né gli
organi di indagine hanno mai avuto il coraggio o forse
l’interesse di affrontare il Drago, quanto meno a tutela dei
piccoli investitori, ciò fino a quando nell’imminente vigilia
di Natale un Magistrato del Tribunale di Roma, ignaro del
vespaio che ne sarebbe potuto seguire, ha sollevato dubbi
sulla legittimità giuridica del rapporto di collaborazione che
intercorreva tra la Banca Popolare del Lazio e la Coopcredit,
rigettando le richieste di quest’ultima nei confronti di un
povero agricoltore, ritenendo opportuno di indagare a fondo
sull’”indipendenza del mediatore” Coopcredit, rispetto alla
Banca ed all’agricoltore.
Anche quest’ultima vicenda è nota e ne abbiamo già
parlato nella puntata di Officina Stampa del 15
ottobre 2020

Si tratta di Stefano De Marchi, che abbiamo avuto ed avremo
nuovamente nostro ospite, insieme al suo legale l’Avvocato
Francesco Innocenti nella prossima puntata di Officina Stampa
del 14 gennaio 2021.

De Marchi avendo richiesto ed ottenuto un mutuo agrario con
l’intervento oneroso della Coopcredit (3% sull’importo del
mutuo), si vedeva negare l’erogazione dalla Banca Popolare del
Lazio, dopo la stipula dell’atto di vendita e del mutuo
stesso.

Mentre quest’ultima vicenda è all’attenzione di altri
magistrati, l’agricoltore si vedeva anche recapitare una
ingiunzione dalla Coopcredit per il pagamento di circa 39mila
euro quale provvigione senza la quale sembrerebbe che non
avrebbe potuto ottenere il mutuo.

Apprendiamo dalla lettura del provvedimento del magistrato che
diversamente da quello che era sempre stato a noi evidente, la
Coopcredit quale mediatore avrebbe dovuto essere equidistante
tra le parti acquisendo autonomamente il cliente ed
adoperandosi al fine di far ottenere un mutuo agrario.

L’evidente anomalia era che il cliente agricoltore non veniva
intercettato e reperito dal mediatore Coopcredit e
successivamente presentato alla Banca per la richiesta di
mutuo, circostanza quest’ultima che forse avrebbe potuto
giustificare il pagamento di un importo, per quanto a noi
possa sembrare elevato, pari al 3% del mutuo da pare
dell’agricoltore, si trattava al contrario di un cliente
storico della Banca, che rivoltosi a quest’ultima sembra
venisse indirizzato dal ragioniere alla Coopcredit, la quale,
non avendo, come certificato dalla vigilanza, acquisito le
garanzie Ismea e non avendo acquisito neanche il cliente, deve
ritenersi che avesse il solo ruolo di farsi pagare la
percentuale sul mutuo quasi fosse una garanzia per
l’agricoltore di buon esito della pratica, anche e
soprattutto, come accennato, quando il mutuo veniva richiesto,
in modo del tutto anomalo, per l’intero prezzo di
compravendita.

Alcuni professionisti del campo giuridico riferiscono che tale
ricostruzione possa configurare anche ipotesi di reato quali
l’estorsione ovvero presunte false fatturazioni emesse dalla
Ampla. Per quanto ci riguarda non essendo esperti della
materia ci limitiamo ad osservare gli eventi e gli sviluppi
della vicenda, sempre che esista ancora qualcuno che abbia
interesse a fermare la giostra, piuttosto che continuare a
salirci sopra, ed abbia a cuore i piccoli investitori.

Banca Popolare del Lazio,
doppio macigno sull’istituto
di credito – (L’inchiesta 10
parte)
Riprendiamo la nostra inchiesta giornalistica sulla Banca
Popolare del Lazio. Nell’arco delle precedenti nove puntate,
grazie alle indagini giornalistiche effettuate, abbiamo messo
in luce molteplici casi che riteniamo essere contaminati dai
conflitti d’interesse.

     [CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO SERVIZIO]
IL VIDEO SERVIZIO TRASMESSO A OFFICINA STAMPA DEL 19/9/2019
Siamo partiti da una lettera di “soci” che si autodefiniscono
coraggiosi i quali in forma anonima hanno evidenziato
situazioni in cui sono stati concessi affidamenti temerari e
senza garanzie a personaggi “amici di…”.
Avevamo detto che rispetto tutta questa situazione c’erano
stati dei controlli di Banca d’Italia alla sede centrale di
Velletri della Banca Popolare del Lazio e che era stato
stilato un verbale che bacchettava la governance.

La sanzione di Banca d’Italia a Banca Popolare del
Lazio
Ebbene la Banca d’Italia ha sanzionato la Banca Popolare del
Lazio per 49mila euro a causa di carenze nell’organizzazione,
nei controlli interni e nel processo del credito mettendo però
a carico di tutti soci il costo delle responsabilità dei
singoli amministratori.

Nessuno dei singoli amministratori è stato chiamato a
rispondere personalmente delle proprie azioni benché rilevate
sia nell’ultima ispezione di Banca d’Italia che nell’indagine
giornalistica che abbiamo fatto. Ma non è tutto perché siamo
in attesa di sviluppi penali.
Il decreto ingiuntivo emesso dal Tribunale di Velletri
Avevano creduto nel sogno della banca del territorio
investendo i loro risparmi in azioni della Banca Popolare del
Lazio. Azioni che oggi, dopo aver assistito ad un sostanziale
decremento del loro valore, versano in una situazione di
illiquidità ovvero non si riescono a vendere. La vicenda
riguarda due clienti dell’istituto bancario che hanno ottenuto
un provvedimento emesso dal Tribunale di Velletri, emesso dal
Giudice Paolo Goggi, il quale ha accolto la domanda dei due
consumatori associati a Konsumer Italia, i quali si erano
opposti al rifiuto della Banca Popolare del Lazio di
consegnare la documentazione relativa ad investimenti per il
decorso del termine. E così dopo una richiesta di chiarimenti
il giudice ha sciolto la riserva e ha condannato l’istituto
bancario a consegnare i documenti sottoscritti dai
risparmiatori, anche anteriori agli ultimi dieci anni, e che
si riveleranno fondamentali per l’avvio di un legittimo
giudizio di risarcimento danni.

“Un risultato straordinario” – ha commentato l’Avvocato
Massimo Melpignano, Responsabile Banca e Finanza di
Konsumer Italia
              [CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE]
IL PUNTO DELL’AVVOCATO MASSIMO MELPIGNANO CHE HA ASSISTITO DUE
CLIENTI DI BPL
Melpignano ha assistito i consumatori in questa vicenda. “Le
Banche si sono sempre giustificate dando una lettura di comodo
di un articolo del Testo Bancario. – Ha detto Melpignano – Il
coraggioso provvedimento del Giudice Paolo Goggi del Tribunale
di Velletri, chiarisce una volta per tutte, che la banca è
obbligata in virtù del rapporto di correttezza e trasparenza,
a consegnare alcuni documenti importanti che giustificano e
che sono fondamento del rapporto instaurato con i
risparmiatori.” Il responsabile di Banca e Finanza di Konsumer
Italia ha poi invitato tutti coloro che hanno subìto il
rifiuto della banca a consegnare la documentazione, utile per
fare chiarezza sugli investimenti rivelatesi fallimentari, a
non arrendersi e a far valere i propri diritti nelle sedi
competenti.
Banca Popolare del Lazio,
contenzioso    con    Volsca
Ambiente e Servizi: a giugno
l’udienza          decisiva.
(L’inchiesta 9 parte)

Volsca Ambiente Società per Azioni di Diritto Privato
completamente partecipata dalla Pubblica Amministrazione nel
2008 serve i Comuni di Velletri, Albano laziale, e Lariano. E
sempre nel 2008 la sua situazione economico – finanziaria è a
dir poco disastrosa poiché la società ha debiti nei confronti
dei fornitori e banche per circa 30 milioni di euro rispetto a
crediti da riscuotere verso i “Comuni clienti” di circa 18
milioni di euro.

A dicembre 2008 il credito di circa un milione di euro della
Banca Popolare del Lazio era già interamente maturato,
principalmente per sconto fatture del Comune di Velletri.
Il video servizio su Banca Popolare del Lazio trasmesso a
Officina Stampa il 21/4/2019
Nello stesso mese, l’assemblea dei soci composta dai sindaci
Marco Mattei, Raffaele Montecuollo e Fausto Servadio nomina
Presidente del Consiglio di amministrazione della Volsca
Ambiente Spa l’Avv. Piero Guidaldi insieme all’Amministratore
Delegato Rag. Franco De Felice ed al Consigliere Alessandro
Tronci.

Dopo un tentativo di provare a fare delle transazioni con i
fornitori utilizzando i crediti vantati verso i Comuni, la
dichiarazione di dissesto del Comune di Velletri arrivata ad
ottobre 2009, fa cadere ogni tentativo di sanare la società a
causa degli inevitabili ritardi che la gestione commissariale
del Comune di Velletri avrebbe accumulato per eseguire i
pagamenti a favore della Volsca Ambiente Spa.

I pignoramenti che subisce la società Volsca Ambiente ormai
sono all’ordine del giorno. Così i vertici iniziano ad
analizzare meticolosamente tutta la documentazione contabile
da cui viene fuori che il conto economico che partiva dal
gennaio 2009 fino al mese di ottobre 2009, grazie ad un forte
taglio delle spese inutili e superflue, risultava in attivo.
In pratica la gestione del periodo aveva prodotto utili. E su
questo fondamentale presupposto, che garantiva la funzionalità
della società l’Assemblea dei soci (Mattei, Montecuollo e
Servadio) su proposta del Consiglio di Amministrazione,
approvò di intraprendere la procedura di concordato
preventivo.

Il 22 dicembre 2009 viene depositata avanti il Tribunale di
Velletri la proposta concordataria che prevede il pagamento
integrale dei creditori privilegiati e nella misura del 65%
dei chirografari, percentuale ridotta a circa il 53% dal dott.
Marco Costantini, Commissario Giudiziale nominato dal
Tribunale di Velletri.

Su   questa    proposta   di   concordato,   che   prevedeva   la
salvaguardia di tutti i rapporti di lavoro subordinato e la
liquidazione della Volsca Ambiente Spa così da dare vita alla
nuova realtà Volsca Ambiente e Servizi Spa, vennero invitati
tutti i creditori chirografari a votare all’udienza del 20
maggio 2017.

A fronte di creditori ammessi al voto rappresentativi del
debito chirografario per poco più di 15 milioni di euro i voti
favorevoli rappresentarono circa il 64% pari a quasi 9 milioni
di euro.
Addirittura votarono a favore sia l’Ufficio Entrate che la
Banca Popolare del Lazio alla quale era stato riconosciuto
l’intero credito iscritto in bilancio di poco più di un
milione di euro.

I creditori approvano a larga maggioranza e il Tribunale di
Velletri, il 4 dicembre 2010 emise il decreto di omologa, nel
quale veniva nominato il dott. Iacovino Umile Commissario
liquidatore della Volsca Ambiente Spa con il compito di
procedere alla liquidazione della società, pagando i creditori
nella misura indicata nella proposta concordataria.

Nel rispetto della proposta concordataria e del provvedimento
di Omologa del Tribunale di Velletri il 15 dicembre 2010 si
procede alla scissione della società con la costituzione della
nuova società Volsca Ambiente e Servizi Spa, sotto il rigido
controllo del Commissario Giudiziale Marco Costantini.

Mentre la nuova società Volsca Ambiente e Servizi Spa
proseguiva l’attività di raccolta e trasporto rifiuti, avendo
i soci nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione che
vedeva l’Avv. Piero Guidaldi Presidente, il Rag. Franco De
Felice Amministratore Delegato e il nuovo consigliere Vice
Presidente Tony Bruognolo, la Volsca Ambiente Spa posta in
liquidazione venne affidata alla cura esclusiva del dott.
Iacovino Umile che operava sotto il controllo del Commissario
Giudiziale dott. Marco Costantini e del Tribunale di Velletri.

La nuova Volsca Ambiente e Servizi Spa, nel rispetto del
decreto di omologa ha anche provveduto a restituire alla
Volsca Ambiente Spa in liquidazione la somma di quasi tre
milioni di euro quale patrimonio netto, in 72 rate mensili
oltre interessi.

Successivamente il 4 marzo del 2014 l’Avv. Guidaldi entrò nel
Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare del Lazio.

Il 27 aprile 2016 Guidaldi cessa il proprio ruolo di
Presidente della Volsca Ambiente e Servizi Spa.

Nel dicembre del 2016, la Banca Popolare del Lazio richiede al
Tribunale di Velletri la risoluzione del concordato preventivo
della Volsca Ambiente Spa in liquidazione e la dichiarazione
di fallimento della stessa società.

Il Tribunale di Velletri con sentenza del 5 giugno 2017,
dichiara la risoluzione del concordato preventivo e il
fallimento della Volsca Ambiente Spa in liquidazione,
nominando curatore fallimentare il Dott. Marco Coculo che
subentra al Dott. Iacovino Umile.

Contro la sentenza di fallimento viene proposto reclamo dai
soci e la Corte di Appello di Roma nel confermare la sentenza
del Tribunale di Velletri ribadisce che “deve condividersi la
pronuncia di risoluzione del concordato, essendo stata
dimostrata la sopravvenuta non attuabilità del piano
concordatario, in ragione di circostanze obiettive non
imputabili al debitore”.

Aperta la procedura fallimentare il curatore Dott. Marco
Coculo ha immediatamente formato lo stato passivo verificando
l’esistenza e la quantificazione dei crediti di ogni singolo
creditore; in particolare in sede di esame della posizione
creditoria della Banca Popolare del Lazio, quest’ultima è
risultata creditrice di circa 500mila euro, somma ben al di
sotto rispetto la cifra di oltre un milione di credito che le
era stato invece    riconosciuto   durante   la   proposta   di
concordato.

Sembra che anche a causa della dichiarazione di fallimento i
creditori chirografari non riusciranno a recuperare un granché
del rispettivo credito.

In ogni caso ci risulta che la Banca Popolare del Lazio abbia
fatto una causa alla nuova Volsca Ambiente e Servizi Spa alla
quale chiede il pagamento del proprio credito maturato con la
vecchia Volsca, oggi ridotto a meno di 500mila euro e l’ultima
udienza prima della sentenza è fissata avanti il Tribunale di
Roma per il 25 giugno 2019.

Spulciando nei documenti abbiamo riscontrato delle anomalie
anche in questa vicenda. Abbiamo infatti potuto accertare che
il Notaio Edmondo Maria Capecelatro era il notaio che
procedeva alla stipula di gran parte degli atti della società
Volsca almeno fino al 2008, oltre che notaio di fiducia del
Sindaco dell’epoca e che la Volsca Ambiente era proprietaria
di un terreno a Velletri con il quale la Banca avrebbe potuto
garantire il proprio credito.

Perchè quando nel lontano 2006 la Volsca venne affidata dalla
Banca Popolare del Lazio l’istituto di credito non si garantì
con un privilegio ipotecario sui terreni di proprietà della
Volsca?

Sembra infatti che tutti i crediti privilegiati della vecchia
Volsca siano stati o comunque verranno soddisfatti per intero.

Il Notaio avrà ritenuto di dover comunicare il proprio
conflitto di interessi in sede di delibera di affidamento alla
Volsca?

Per ora si attende l’ultima udienza del 25 giugno.

Banca Popolare del Lazio: il
caso di Guido che acquista
l’immobile   dalla   suocera
(L’inchiesta 8 parte)

È ancora la lettera dei soci coraggiosi a far emergere un
altro caso che riguarda affidamenti ad amici degli amici e
conflitti d’interesse con pregiudizio per la banca.

Il video servizio trasmesso il 14/3/2019 a Officina Stampa

Vi ricordate di cosa stiamo parlando?
Torniamo alla prima puntata quando abbiamo dato notizia di una
lettera anonima che circola per il territorio di Velletri.
Nella missiva si evidenzia, tra gli altri, anche il caso di un
debitore, il quale pur di sottrarre il proprio immobile alla
banca che gli ha prestato i soldi, lo vende a un parente
stretto che è figlio dell’allora vicepresidente della Banca
Popolare del Lazio Italo Ciarla, oggi Presidente onorario
dell’istituto di credito.

Ma vediamo di cosa si tratta:
La signora Enrica Masi Enrica, suocera di Guido Ciarla, figlio
dell’allora vicepresidente della Banca Popolare del Lazio,
proprietaria di due immobili, è debitrice verso la Banca per
oltre 400 mila euro.
Una delle due abitazioni risulta gravata da due ipoteche a
favore della Banca Popolare del Lazio: una volontaria per 400
mila euro del 2010 e la seconda giudiziale per 180mila euro
del 2015, mentre l’altro immobile è libero da ipoteche.
Nonostante il debito della Masi, l’immobile libero da
ipoteche, nel 2012, quando ormai la situazione debitoria della
Masi appare irreversibile, viene venduto da quest’ultima al
genero Guido Ciarla, figlio dell’allora vicepresidente della
Banca Popolare del Lazio per un prezzo di 100 mila euro,
ritenuto modesto e certamente “incongruo” da un altro
creditore della Masi che, proprio nel 2012, aveva chiesto, a
garanzia del proprio credito, la revocatoria della vendita
dalla stessa al genero.
Indovinate chi stipula l’atto di vendita? Si, ancora una volta
ritorna il nome del notaio Edmondo Maria Capecelatro,
presidente della Banca Popolare del Lazio.

Dunque, in poche parole, Capecelatro il 6 marzo del 2012,
rogita l’atto di vendita di un immobile libero da ipoteche che
avrebbe potuto costituire una valida garanzia per la stessa
Banca Popolare del Lazio di recuperare l’esposizione debitoria
di Enrica Masi per 400 mila euro.

Ma che succede poi? Una volta che il genero di Enrica Masi
acquista l’immobile, ottiene un mutuo dal consiglio di
amministrazione della Banca Popolare del Lazio di circa 150
mila euro per la ristrutturazione, immaginiamo senza che
nessuno rilevi alcunchè. Ottenuto il finanziamento, il sig.
Guido Ciarla, a distanza di poco tempo decide di vendere
l’immobile ad un terzo soggetto. Per poter completare la
vendita deve però liberare l’immobile dal credito vantato
dalla società TeknoDrive Srl che per garantirsi aveva proposto
e trascritto azione revocatoria nei confronti di Enrica Masi.

Guido Ciarla paga il debito contratto da Enrica Masi nei
confronti della TeknoDrive, libera l’immobile e lo vende e con
il ricavato estingue il mutuo per la ristrutturazione ricevuto
dalla Banca Popolare del Lazio che al contrario non si era
garantita neanche copiando l’azione revocatoria proposta dalla
creditrice teknodrive.

A questo punto appare chiaro che la Banca Popolare del Lazio
non potrà più recuperare l’intero importo, perché ha
consentito a Enrica Masi di vendersi l’immobile libero,
proprio grazie all’intervento del notaio Capecelatro, senza
provvedere ad assumere le adeguate tutele del proprio credito
nei confronti della consuocera dell’allora Vice Presidente
della Banca Ragionier Italo Ciarla.

Sono stati fatti gli interessi della Banca? Chi aveva l’onere
di controllare ha controllato? Chi doveva controllare i
controllori cosa ha fatto?

Fatto sta che oggi l’istituto di credito deve recuperare il
credito vantato nei confronti di Enrica Masi pari ad oltre
400.000 euro, potendo rifarsi sul solo immobile ipotecato che
è stato già posto in vendita ai primi di dicembre del 2018. Ma
la prima seduta, dove il prezzo base era di soli 260 mila
euro, è andata deserta e la seconda seduta vedrà partire la
vendita dell’immobile da un prezzo base di circa 170 mila euro
che non potrà mai coprire l’intero credito vantato dalla Banca
Popolare del Lazio.
È rispettoso del principio di sana e prudente gestione il
fatto che il notaio Capecelatro che all’epoca ha stipulato
l’atto di vendita dell’unico bene libero da ipoteca dalla
suocera al genero abbia sostanzialmente consentito di far
sottrarre una garanzia per la Banca per poter rientrare dei
soldi prestati?

Pensiamo alla storia di Francesco che abbiamo raccontato la
scorsa puntata ed al cliente storico da una parte che sembra
siano in nutrita compagnia ed alle situazioni riportate nella
lettera ormai nota tra le quali quella di Enrica Masi (tra
l’altro zia di un noto politico di Velletri) e quello che
sembra è che i conti non tornino …….
Velletri, Banca Popolare del
Lazio: figli e figliastri?
Ecco la storia di Francesco
(L’inchiesta 7 parte)

Banca Popolare del Lazio la banca del territorio e la storia
di Francesco (nome di fantasia per tutelare la privacy del
ragazzo).
La video intervista a Francesco trasmessa a Officina Stampa il
7/3/2019
Una storia come tante ne stanno uscendo fuori, chi più piccola
chi più grande, chi con più debiti chi meno, chi con
affidamenti milionari concessi senza garanzie chi invece ha
trovato le porte chiuse anche rispetto una situazione tragica.
Una famiglia che in poco tempo si è vista mettere all’asta la
propria abitazione.

La vicenda
Il padre di Francesco chiede un mutuo alla Banca Popolare del
Lazio, filiale di Lariano, a dicembre del 2011 per rifinire la
propria abitazione e successivamente si ammala di tumore.
L’uomo a causa della malattia si viene a trovare nella
condizione di non poter più lavorare quindi senza poter
contare su entrate economiche.

Francesco racconta che l’istituto bancario, appena venuto a
conoscenza della grave situazione, rientrava dello scoperto di
3mila euro che il padre aveva da circa 25 anni sul conto e
bloccando il bancomat della madre cointestataria del conto
corrente.
“Dopo 4/5 mesi dall’operazione – racconta Francesco – io e mia
madre ci rechiamo alla filiale di Lariano della Banca Popolare
del Lazio dal direttore per bloccare il mutuo come prevedeva
la legge. Ma non ci viene bloccato”.
Secondo il racconto di Francesco, dunque, la banca non congela
il mutuo, in considerazione della grave situazione in cui si
era venuta a trovare questa famiglia, mancavano 22 rate ognuna
da 400 euro circa, con la conseguenza che le rate non vengono
pagate.

Successivamente, racconta Francesco, la Banca Popolare del
Lazio non contatta la famiglia al fine di cercare una
possibile soluzione e non accetta nessuna proposta transattiva
per un debito di 12mila euro mettendo direttamente all’asta la
casa.

Immobile abusivo all’asta
Altra questione, evidenziata da Francesco, è quella che
l’immobile al momento dell’erogazione del mutuo e
dell’istituzione dell’ipoteca figurava abusivo. Come è
possibile che sia stato concesso un mutuo su un immobile
abusivo che poi è stato addirittura messo all’asta
(improbabile che lo acquisti qualcuno perché ancora oggi
abusivo) per soli 12mila euro di rate non pagate? Non che non
si possa fare, ma vi sono ragioni di convenienza che una banca
dovrebbe considerare. Ad esempio il basso ricavo che se ne
otterrebbe dalla vendita, probabilmente non sufficiente a
garantire tutto il credito.
Eppure esistono documenti che testimoniano diverse proposte di
accordo ignorate dalla Banca: “Loro a 15.000 euro non hanno
accettato perché vogliono le spese di 27.000 euro. – Spiega
Francesco – Io ho tutte le carte che accertano quello che gli
ho scritto”

Essere “vicini al territorio” per molte banche è una specie di
mantra, una formula che viene ripetuta all’infinito e diventa
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