ARTE E ARTI MAGAZINE Intervista a José Carlos Martínez: direttore della Compañía Nacional de Danza de España

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ARTE E ARTI MAGAZINE Intervista a José Carlos Martínez: direttore della Compañía Nacional de Danza de España
ARTE E ARTI MAGAZINE
Intervista a José Carlos Martínez: direttore
della Compañía Nacional de Danza de España
Teatro

di Carmelo Antonio Zapparrata // pubblicato il 26 Aprile, 2014

La Compañía Nacional de Danza de España (CND) festeggia quest'anno il 35mo anniversario,
protagonista di una trasformazione che evoca il nome originario con cui venne fondata nel 1979 da
Víctor Ullate, Ballet Nacional de España Clásico.
María de Ávila, Ray Barra e Maya Plisetskaya si susseguono nella direzione della CND sino
all'arrivo nel 1990 di Nacho Duato, rimasto al timone sino al luglio 2010. Nel ventennio Duato la
compagnia raggiunge notorietà internazionale, abbandonando le punte e virando sempre più sul
contemporaneo.
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Dopo un anno di transizione sotto Hervé Palito, da settembre 2011 la CND è diretta da José Carlos
Martínez.

Classe 1969, formatosi nella natia Cartagena con Pilar Molina e all'École supérieure de danse de
Cannes Rosella Hightower, Martínez nel 1988, scelto da Nureyev in persona, approda al Ballet de
l'Opéra di Parigi. Da lì una carriera piena di allori, coronata nel 1997 con la nomina a étoile e
suggellata firmando da coreografo vari titoli per la Maison.
Lo scorso 17 aprile al Teatro Comunale di Modena ha fatto il suo debutto in prima ed esclusiva
italiana una rinnovata Compañía Nacional de Danza de España. Rinnovata nell'organico, con
l'italiano Alessandro Riga (sino allo scorso settembre Primo ballerino ospite a MaggioDanza,
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n.d.r.) in veste di Bailarin principal, e nel repertorio con titoli di Balanchine, Forsythe e Stevenson,
oltre a due creazioni dello stesso Martínez, Delibes Suite e Sonatas.
Alla serata modenese abbiamo incontrato José Carlos Martínez, facendoci raccontare com'è
avvenuta questa trasformazione.

- Martínez, lei è stato per molti anni al Ballet de l'Opéra di Parigi. Come ricorda gli anni
trascorsi in Francia?
"Ho trascorso venticinque anni all'Opéra. É stato un periodo bellissimo in cui ho fatto molta
esperienza, danzando nei titoli dei grandi coreografi e lavorando sull'intero repertorio classico.
Posso dire che lì ho imparato molto anche come coreografo. Lì ho creato vari titoli, tra cui Les
Enfants du Paradis, una grande produzione, con quasi settanta ballerini in scena, da me curata in
ogni suo aspetto".

- Come influisce il suo passato parigino sul suo incarico di direttore artistico a Madrid?
“Quando sono tornato in Spagna mi sentivo pronto per divenire direttore di una realtà come la
Compañía Nacional de Danza, costituita oggi da 45 danzatori. Cerco di presentare con loro un
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repertorio simile a quello da me vissuto a Parigi, anche se le dimensioni dell'organico sono qui
inferiori.
Da direttore ritengo che sia stato utile aver collaborato con Brigitte Lefèvre (direttrice uscente del
Ballet de l'Opéra, n.d.r.) a Parigi ed essermi consigliato con Manuel Legris (attuale direttore del
Vienna State Opera Ballet, n.d.r.), anche se lavorare in Spagna durante questo periodo di grande
crisi è una vera avventura, partendo dal luogo dove possiamo esibirci. Non avendo un nostro teatro,
infatti, a Madrid danziamo in tre diversi edifici, il Teatro Real, il Teatro de la Zarzuela e il
Matadero. Cerchiamo di sfruttare le caratteristiche dei singoli edifici rispetto al programma da
presentare. Il classico va al Real, il contemporaneo al Matadero e le serate miste alla Zarzuela. Poi
in tournée tocchiamo tutta la Spagna.

Costruire tutto e dare una nuova identità alla compagnia è difficile ma al contempo molto
stimolante per me".

- Cosa ha comportato prendere le redini della CND dopo i venti anni di direzione di Nacho
Duato?
"É stata una decisione del Ministerio de Educación, Cultura y Deporte quella di cambiare l'identità
della CND. La compagnia era prima una 'choreographer's company', cioè tutto il repertorio era
formato da creazioni di Nacho Duato. I rapporti complicati tra il Ministero e Duato hanno poi
portato quest'ultimo a lasciare la compagnia.

Quando sono arrivato nel settembre 2011 non vi erano titoli in repertorio da poter danzare per la
stagione successiva. Dal punto di vista legale, infatti, per le leggi sulla proprietà intellettuale e il
diritto d'autore, ancora oggi non possiamo danzare le creazioni di Nacho Duato. Al mio arrivo a
Madrid la compagnia possedeva tutti i costumi e le scene dei titoli di Duato ma non le coreografie.
Ecco la situazione in cui mi sono trovato: non potevo riprendere ciò su cui i danzatori avevano già
lavorato e non avevo budget per nuove creazioni. Allora ho ripreso titoli firmati da Forsythe e
Kylián, già nel repertorio della CND ma non più danzati da anni, come Artifact e Petite Mort".

- Come è stato il rapporto con i danzatori della compagnia al suo arrivo?
“Ho trovato dei danzatori contemporanei molto bravi e molto preoccupati per il mio arrivo.
Pensavano che, venendo io dall'Opéra di Parigi, avrei fatto ballare solo il repertorio classico. I primi
mesi furono davvero difficili per entrare in relazione con loro ma in seguito, quando hanno
compreso che la mia direzione prevedeva un'apertura totale a tutti gli stili, con Forsythe, Kylián,
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Naharin e Galili, si sono tranquillizzati. Ad oggi abbiamo una ventina di danzatori già in compagnia
nel periodo Duato, durante il quale lo studio della tecnica classica non era stato mai abbandonato,
che continuano a lavorare con noi. Credo che abbiamo trovato un equilibrio tra i nuovi e vecchi
interpreti”.

- E cosa è accaduto alla compagnia giovanile, la CND2?
"É stato necessario accorpare la CND2 alla compagnia principale. Avevamo bisogno di nuovi
interpreti per poter lavorare sia sul versante contemporaneo sia su quello classico. Adesso la
compagnia è un'unica realtà costituita da due gruppi, uno più contemporaneo e l'altro più classico.
Tutti i danzatori però hanno lo stesso contratto. Prima, invece, i danzatori della CND2 percepivano
un salario minimo non sufficiente a coprire le spese per vivere a Madrid. Era impossibile continuare
a mantenere la CND2 come compagnia di formazione per i giovani secondo le condizioni
precedenti, quindi assieme al Ministero abbiamo predisposto l'unione delle due realtà."

- Come ha indirizzato le proprie scelte nella costruzione del nuovo repertorio della CND?
"Sto sviluppando tre differenti linee per la compagnia. Riuscire ad avere tutti i grandi nomi della
coreografia internazionale per metterli in scena in Spagna, in quanto siamo la sola realtà nel nostro
paese a poterli danzare. Dare l'opportunità ai coreografi spagnoli, giovani e maturi, di creare nuovi
lavori per noi in modo da indurli a sviluppare progetti per grandi ensembles e poter esportare
all'estero la creatività spagnola. Come Nippon-Koku di Marcos Morau&La Veronal, creato per noi
lo scorso febbraio. E infine reintrodurre gradualmente il repertorio classico e cercare di costituire un
vero e proprio corp de ballet preciso e omogeneo nello stile".
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- La CND e il Ballet Nacional de España, incentrato sulla tradizione spagnola, sono le uniche
compagnie nazionali del suo paese. Vi è in programma qualche possibile collaborazione futura
tra le due realtà?
"Sarebbe grandioso poter collaborare ma anche molto complicato. Noi abbiamo 45 danzatori e loro
sono circa 50. Dobbiamo attendere, però, periodi economicamente migliori. C'è l'idea di lavorare a
un grande Don Quijote, mescolando le danze spagnole al balletto classico, così come sognato dallo
stesso Marius Petipa".

- A proposito delle danze spagnole, vorrei chiedere a lei, danseur noble cresciuto nella
tradizione francese dell'Opéra ma originario di Cartagena, come poter definire l'Escuela
Bolera. Secondo lei è corretto definire questa tecnica e tradizione come il "Classico di
Spagna"?
"Sì, assolutamente. Ho studiato Escuela Bolera in Spagna e in Francia, a Cannes con José Ferrán.
Per me questo stile assomiglia molto allo stile danese di Bournonville, arricchito però dall'uso delle
nacchere. Pur se chiamati con nomi spagnoli, tutti i passi ed esercizi del balletto sono presenti
nell'Escuela Bolera. É uno stile molto difficile, si deve danzare e suonare allo stesso tempo, così
molti in Spagna ormai preferiscono ballare il flamenco. La si continua a studiare nelle scuole e nei
conservatori ma sta lentamente scomparendo. Tranne il Ballet Nacional de España e pochi altri
ensembles, infatti, non vi sono compagnie in grado di danzare Escuela Bolera e così gli spettacoli
sono molto rari".
- A suo avviso in che situazione si trova la danza contemporanea in Spagna?
“É un periodo difficile per la danza in Spagna. A causa della crisi molte piccole compagnie stanno
scomparendo. Molti coreografi, non potendo pagare più danzatori, lavorano esclusivamente su
assoli e duetti. Continuando a lavorare solo sul piccolo formato, però, si rischia di ingabbiare
l'impulso creativo. Per questo ho deciso di aprire la CND anche ai coreografi contemporanei,
affinché si possa dare loro la possibilità di pensare anche in grande”.

- Programmi per il futuro...
“Per la prossima stagione faremo una nuova Carmen su coreografia di Johan Inger, con cui abbiamo
già lavorato. Per la prima volta Inger lavorerà con noi su un balletto a serata intera di carattere
narrativo.

Noto che gli spettatori sono sempre attratti dai lavori che narrano storie, forse perché hanno bisogno
di sognare”.
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