Anticristo Giorgio R - Armando Curcio Editore - Curcio Store

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Anticristo
Giorgio R.

             Armando Curcio Editore
VANGELO SECONDO GIOVANNI

Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò
nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e i cambiavalute seduti
al banco.
Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le
pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi,
e ai venditori di colombe disse:
«Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di
mercato».
I discepoli si ricordarono che sta scritto: “Lo zelo per la tua casa mi divora”.
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per
fare queste cose?».
Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere».
Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei
anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?».
Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai
morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla
Scrittura e alla parola detta da Gesù.

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PREFAZIONE

Chi è l’uomo che, adorando Satana, ha dato vita alla stirpe dei suoi adepti,
visto che di Satana stanno costruendo il Regno sulla Terra? Per riconoscerlo,
citiamo due passi della Bibbia:
1. Matteo 4:4: “Dopo il digiuno, Satana condusse Gesù con sé su di un monte
altissimo, e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse:
«Queste cose io ti darò se prostrandoti mi adorerai». Ma Gesù gli rispose:
«Vattene, o Satana, perché sta scritto: adora il Signore Dio tuo, e a lui solo
rendi culto»”.
2. Apocalisse 3:1: “Quelli che si dicono giudei ma mentono, perché non lo sono”.

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Si ringraziano per la collaborazione: Tommaso Berletti, Nuccio Di Blasi,
Santino Di Blasi, Emanuele Villari, Giovanni Villari.

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                                 GLI ADEPTI

Il perché e il come di questo lavoro, frutto di una ricerca matta e disperatissi-
ma di leopardiana memoria? È una storia triste e dolorosissima; “Cherchez la
femme”, direbbero i nostri cugini d’oltralpe... Ma la femme est morte!
Che altro dire? Era bella, lei era bella e neanch’io scherzavo, dall’alto dei miei
diciotto anni un abbordaggio insperato, ed ella disse sì al mio invito a un con-
certo galeotto la sera del giorno dopo. Mi sentivo il padrone del mondo, ma
non era così. Il concerto finì, noi ci avviammo verso casa sul mio motorino.
A una piccola deviazione mi fermai, e cominciammo a passeggiare sul lun-
gomare, non era luna piena, era una falce, ma brillava sull’acqua, e proprio
lì, appena cominciammo a passeggiare, c’era una scaletta che scendeva sulla
spiaggia. Arrivammo sulla sabbia e lei si tolse le scarpe, e io le presi la mano;
lei non si ritrasse e andammo verso il mare, calmo di una calma insolita, da
innamorati: solo il fruscio dell’onda che sfiorava la spiaggia... che notte!
Notte d’estate, notte mediterranea, notte di tregenda!
Eravamo in un sogno, uno splendido sogno, era come se in un inno alla vita
vi era la sinfonia di milioni di angeli intorno a noi e provocasse quel fruscio
dell’onda, quella mini onda che si appoggiava alla spiaggia. Ma d’improvviso
udii delle voci e la melodia si interruppe, come un tuono che improvvisamen-
te lacera la quiete, il tempo e il cielo, udii delle voci sguaiate, volgari.
Guardai: cinque uomini, forse ubriachi, uno di loro rivolto a lei, disse:
«Hai fatto divertire lui, adesso fai divertire anche noi... dai, che ti costa?».
«Ho difeso il mio amore», cantavano i Nomadi nel 1968, «lei era bella, era
tutto per lui, poi venne un altro, gliela strappa di mano. Quel che poi sia
successo, lo capite anche voi».
E lei è morta! È morta! È morta!
E per lungo tempo, dopo, mi trovai a camminare senza sosta e senza meta...
non capivo, non so quanto tempo era passato, né il tempo aveva senso per
me... se pioveva o non pioveva, le mie guance erano sempre lo stesso bagnate,
ma non era acqua, erano lacrime.
E poi un dì arrivai su un ponte, sotto passavano le macchine a tutta veloci-
tà; era un ponte dell’autostrada, mi ero appoggiato al parapetto e guardavo
quelle macchine, e la mia mente non riusciva ancora a rendersi conto di cosa
era successo.
Improvvisamente sentii una mano sulla spalla, mi girai, e vidi lui: era un vec-
chio con la barba bianca, i capelli bianchi.
Non so che età avesse, non mi importava; fossero cinquanta o ottant’anni, si
rivolse a me, e mi disse:
«Perché piangi? La vita è bella!».

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E io a lui: «Sì, forse la vita è bella, ma è piena di cattiveria, malvagità, morte...
perché?».
Ed egli a me, con una voce molto calma: «Il male esiste fin dalla notte dei
tempi; il problema è che sono gli uomini che lo amplificano, e alcuni di essi
ne sono i servitori.
Voglio ricordarti un passo della Bibbia: “Dopo quaranta giorni Gesù uscì
dal deserto, e fu avvicinato da Satana, che, portandolo in cima a un monte
altissimo, gli fece osservare tutti i regni della terra e gli disse: «Essi mi sono
stati donati e sono in mio potere, adorami e saranno tuoi!».
Ma Gesù rispose: «Adora il Signore Dio tuo, e a Lui solo rendi culto».
Satana si allontanò sconfitto, ripromettendosi di ritornare”.
Quindi, se vuoi sapere chi è il portatore di Satana sulla Terra, chi sparge la mor-
te, la malvagità e la distruzione nel mondo, basta trovare chi è il padrone di tut-
ti i regni della terra, perché se lui ha adorato Satana, Satana glieli ha donati!».
Continuavo a guardare le macchine che scorrevano sotto il ponte dell’au-
tostrada, mi rigirai e non lo vidi più, era sparito... infine, arrivai a casa mia.
Mia madre quando mi vide, mi domandò: «Cos’hai?».
«Niente».
Andai nella mia stanza e gettandomi sul letto cominciai a guardare il soffitto:
vedevo il volto di lei, il suo sorriso, ma vedevo anche quegli ultimi istanti...
ed era morta, morta, morta! E non riuscivo a distogliere la mente da quegli
attimi, guardavo il soffitto, quante cose ci sono in un soffitto!
La macchiolina di una mosca, l’intonaco leggermente ammuffito in un ango-
lo... quante cose... perché questa cattiveria, questa malvagità? Poi mi tornò
alla mente il vecchio, mi incuriosiva, cosa aveva detto? Il portatore di Satana?
Il male sulla Terra? Il padrone del mondo? Ebbi una smorfia di scetticismo,
comunque andai al computer, e meno per curiosità, più per distogliermi, an-
dai a cercare qualcosa in merito, e cominciai a cercare. Se c’era un padrone,
doveva possedere chissà quanti soldi, quante banche. Cominciai la ricerca
sulle banche... è assurdo!
Ma i risultati che trovai mi portarono a questa scoperta e lentamente comin-
ciai a capire...
Rothschild owned&controlled banks (Banche Rothschild di proprietà e con-
trollate):
Afghanistan: Bank of Afghanistan.
Albania: Bank of Albania.
Algeria: Bank of Algeria.
Antille Olandesi: Bank of the Netherlands Antilles.
Arabia Saudita: Saudi Arabian Monetary Agency.
Argentina: Central Bank of Argentina.
Armenia: Central Bank of Armenia.

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Aruba: Central Bank of Aruba.
Australia: Reserve Bank of Australia.
Austria: Austria National Bank.
Azerbaijan: Central Bank of Azerbaijan Republic.
Bahamas: Central Bank of The Bahamas.
Bahrain: Central Bank of Bahrain.
Bangladesh: Bangladesh Bank.
Barbados: Central Bank of Barbados.
Belarus: National Bank of the Republic of Belarus.
Belgio: National Bank of Belgium.
Belize: Central Bank of Belize.
Benin: Central Bank of West African States (BCEAO).
Bermuda: Bermuda Monetary Authority.
Bhutan: Royal Monetary Authority of Bhutan.
Bolivia: Central Bank of Bolivia.
Bosnia: Central Bank of Bosnia and Herzegovina.
Botswana: Bank of Botswana.
Brasile: Central Bank of Brazil.
Bulgaria: Bulgarian National Bank.
Burkina Faso: Central Bank of West African States (BCEAO).
Burundi: Bank of the Republic of Burundi.
Cambogia: National Bank of Cambodia.
Camerum: Bank of Central African States.
Canada: Bank of Canada – Banque du Canada.
Central African Republic: Bank of Central African States.
Chad: Bank of Central African States.
Cile: Central Bank of Chile.
Cina: The People’s Bank of China.
Colombia: Bank of the Republic.
Congo: Bank of Central African States.
Costa Rica: Central Bank of Costa Rica.
Costa d’Avorio: Central Bank of West African States (BCEAO).
Croazia: Croatian National Bank.
Cuba: Central Bank of Cuba.
Cipro: Central Bank of Cyprus.
Corea: Bank of Korea.
Danimarca: National Bank of Denmark.
Ecuador: Central Bank of Ecuador.
Egitto: Central Bank of Egypt.
El Salvador: Central Reserve Bank of El Salvador.
Emirati Arabi Uniti: Central Bank of United Arab Emirates.

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Estonia: Bank of Estonia.
Etiopia: National Bank of Ethiopia.
Fiji: Reserve Bank of Fiji.
Filippine: Bangko Sentral ng Pilipinas.
Finlandia: Bank of Finland.
Francia: Bank of France.
Gabon: Bank of Central African States.
Gambia: Central Bank of The Gambia.
Georgia: National Bank of Georgia.
Germania: Deutsche Bundesbank.
Ghana: Bank of Ghana.
Giamaica: Bank of Jamaica.
Giappone: Bank of Japan.
Giordania: Central Bank of Jordan.
Grecia: Bank of Greece.
Guatemala: Bank of Guatemala.
Guinea Bissau: Central Bank of West African States (BCEAO).
Guinea Equatoriale: Bank of Central African States.
Guyana: Bank of Guyana.
Haiti: Central Bank of Haiti.
Honduras: Central Bank of Honduras.
Hong Kong: Hong Kong Monetary Authority.
India: Reserve Bank of India.
Indonesia: Bank Indonesia.
Inghilterra: Bank of England.
Iran: The Central Bank of the Islamic Republic of Iran.
Iraq: Central Bank of Iraq.
Irlanda: Central Bank and Financial Services Authority of Ireland.
Islanda: Central Bank of Iceland.
Isole Cayman: Cayman Islands Monetary Authority.
Isole Comoros: Central Bank of Comoros.
Isole Salomone: Central Bank of Solomon Islands.
Israele: Banca di Israele.
Kazakistan: National Bank of Kazakhstan.
Kenia: Central Bank of Kenya.
Kuwait: Central Bank of Kuwait.
Kirghizistan: National Bank of the Kyrgyz Republic.
Lesotho: Central Bank of Lesotho.
Lettonia: Bank of Latvia.
Libano: Central Bank of Lebanon.
Libia: Central Bank of Libya.

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Lituania: Bank of Lithuania.
Lussemburgo: Central Bank of Luxembourg.
Macao: Monetary Authority of Macao.
Macedonia: National Bank of the Republic of Macedonia.
Madagascar: Central Bank of Madagascar.
Malawi: Reserve Bank of Malawi.
Malesia: Central Bank of Malaysia.
Mali: Central Bank of West African States (BCEAO).
Malta: Central Bank of Malta.
Marocco: Bank of Morocco.
Mauritius: Bank of Mauritius.
Messico: Bank of Mexico.
Moldavia: National Bank of Moldova.
Mongolia: Bank of Mongolia.
Montenegro: Central Bank of Montenegro.
Mozambico: Bank of Mozambique.
Namibia: Bank of Namibia.
Nepal: Central Bank of Nepal.
Nicaragua: Central Bank of Nicaragua.
Niger: Central Bank of West African States (BCEAO).
Nigeria: Central Bank of Nigeria.
Norvegia: Central Bank of Norway.
Nuova Zelanda: Reserve Bank of New Zealan.
Oman: Central Bank of Oman.
Organizzazione degli Stati dei Caraibi Orientali (OECS): Eastern Caribbean
Central Bank.
Paesi Bassi: Netherlands Bank.
Pakistan: State Bank of Pakistan.
Papua Nuova Guinea: Bank of Papua New Guinea.
Paraguay: Central Bank of Paraguay.
Perù: Central Reserve Bank of Peru.
Polonia: National Bank of Poland.
Portogallo: Bank of Portugal.
Qatar: Qatar Central Bank.
Repubblica Ceca: Czech National Bank.
Repubblica Dominicana: Central Bank of the Dominican Republic.
Romania: National Bank of Romania.
Ruanda: National Bank of Rwanda.
Russia: Central Bank of Russia.
San Marino: Central Bank of the Republic of San Marino.
Samoa: Central Bank of Samoa.

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Senegal: Central Bank of West African States (BCEAO).
Serbia: National Bank of Serbia.
Seychelles: Central Bank of Seychelles.
Sierra Leone: Bank of Sierra Leone.
Singapore: Monetary Authority of Singapore.
Slovacchia: National Bank of Slovakia.
Slovenia: Bank of Slovenia.
Spagna: Bank of Spain.
Sri Lanka: Central Bank of Sri Lanka.
Stati Uniti D’America: Federal Reserve, Federal Reserve Bank of New York.
Sud Africa: South African Reserve Bank.
Sudan: Bank of Sudan.
Suriname: Central Bank of Suriname.
Swaziland: The Central Bank of Swaziland.
Svezia: Sveriges Riksbank.
Svizzera: Swiss National Bank.
Tagikistan: National Bank of Tajikistan.
Tailandia: Bank of Thailand.
Tanzania: Bank of Tanzania.
Togo: Central Bank of West African States (BCEAO).
Tonga: National Reserve Bank of Tonga.
Trinidad E Tobago: Central Bank of Trinidad and Tobago.
Tunisia: Central Bank of Tunisia.
Turchia: Central Bank of the Republic of Turkey.
Ucraina: National Bank of Ukraine.
Uganda: Bank of Uganda.
Ungheria: Magyar Nemzeti Bank.
Unione Europea: European Central Bank.
Uruguay: Central Bank of Uruguay.
Vanuatu: Reserve Bank of Vanuatu.
Venezuela: Central Bank of Venezuela.
Vietnam: The State Bank of Vietnam.
Yemen: Central Bank of Yemen.
Zambia: Bank of Zambia.
Zimbabwe: Reserve Bank of Zimbabwe.
Non mi sembrava possibile che quasi tutte le banche centrali del mondo
fossero di una persona, che ci fosse veramente un padrone del mondo. Allora
la mia curiosità mi portò a andare più a fondo per cercare di capire chi era
Rothschild e trovare l’origine. Tutto iniziò nel 740 d.C.

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                                  Figura 01. Khazaria.

In una terra chiusa tra il Mar Nero e il Mar Caspio, conosciuta come Khazaria,
una terra che oggi è prevalentemente occupata dalla Georgia e che tocca la
Russia, la Polonia, la Lituania, l’Ungheria e la Romania, lì è nata la razza ashke-
nazita che, però, non è di origine ebrea.
Ma ancor prima, circa 3800 anni fa, ci fu l’inizio di quest’inizio.
Nel 1800 a.C. Abramo, (Abrahamo: «Padre di molti dei popoli»), è il primo
patriarca dell’ebraismo, del cristianesimo e dell’islam. La sua storia è narrata
nel Libro della Genesi ed è ripresa dal Corano. Secondo la Genesi (17,5), il suo
nome originale era Abram, poi cambiato da Dio in Abraham.
Non esistono testimonianze archeologiche, oltre alla Genesi, dell’esistenza di
Abramo: non è quindi possibile attestare la sua storicità. La sua esistenza fu
tra il XX e il XIX secolo a. C.
Il testo biblico che parla di lui è opera di un redattore sacerdotale, ai tempi dell’e-
silio babilonese. Come in genere i testi riguardanti i tre patriarchi (Abramo, Isac-
co e Giacobbe), non si tratta di biografie, ma di fissazione per iscritto di tradi-
zioni orali, con alcune contraddizioni, per altro contraddizioni verosimilmente
connesse all’imperfezione delle traduzioni da una lingua all’altra durante i secoli.
L’islam considera Abramo antenato del popolo arabo, attraverso Ismaele.
Questa parentela con gli Aramei semiti della fine del II millennio a.C. e con
i proto arabi della prima metà del I millennio a.C. era piuttosto sentita dagli
ebrei antichi, tanto che le genealogie della Genesi la evidenziano in più punti.
Per ricerche storico-fenomenologiche sembra che i discendenti dell’ultima
moglie di Abramo, Ketura (sposata dopo la morte di Sara), possano essere
riconosciuti in sedici gruppi proto arabi di nomadi. L’ebraismo, il cristianesi-
mo e l’islam vengono anche dette religioni abramitiche, con riferimento alla
loro presunta discendenza comune da Abramo.

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Viaggio di Abramo da Ur a Canaan: la genealogia contenuta in Genesi (11,10-
32) è, dopo il breve riferimento alla famiglia di Caino (4,17-22), l’elenco dei
patriarchi da Adamo a Noè e la discendenza di Noè, la quarta inserita nel
libro della Genesi, e serve a stabilire un legame tra la storia di Noè e quella
di Abramo. Questa quarta genealogia è posta dopo il racconto della Torre di
Babele, quando i popoli sono stati messi in confusione da Dio con l’inseri-
mento nella storia umana delle diverse lingue.
Abramo, figlio di Terach e fratello di Nacor e Aran, era un pastore che viveva
nella città di Ur con la propria famiglia. Qui sposò la sorellastra Sarai, figlia
dello stesso padre, ma di madre diversa.
Terach, Abramo, Sarai e Lot (il figlio di Aran, che era nel frattempo morto)
si spostarono a Carran, città della Mesopotamia settentrionale (oggi in Tur-
chia). Lì morì Terach, all’età di 205 anni.
Un giorno Dio parlò ad Abramo, ordinandogli di lasciare la sua terra e di diri-
gersi nella terra che egli gli avrebbe indicato. Tre sono le promesse che Dio fa ad
Abramo: una numerosa discendenza, la benedizione, tramite lui, di tutti i popo-
li della Terra e la promessa di un territorio per la sua discendenza. Abramo, che
aveva a quel punto settantacinque anni e non era ancora riuscito ad avere figli a
causa della sterilità di Sarai, obbedì: radunò la carovana delle sue greggi e i suoi
servi e partì, lasciando Carran, con sua moglie e il nipote Lot. Quando arrivò
nel paese di Canaan, o Palestina, nei pressi di Sichem, Dio gli apparve in un luo-
go chiamato Betel (Casa di Dio) e gli fece la promessa che quella terra sarebbe
appartenuta alla sua discendenza. Lì, Abramo costruì un altare. Poi piantò la
tenda tra Betel e Ai e costruì un altro altare. Infine, si diresse verso il Negheb.
Ismaele è un personaggio biblico, il primogenito dei figli del patriarca Abramo.
È citato più volte nel Corano come esempio di rettitudine, come profeta di
Dio e Suo apostolo.
Il Libro della Genesi afferma che Ismaele gli nacque dalla schiava Agar: “Agar
partorì ad Abramo un figlio e Abramo chiamò Ismaele il figlio che Agar gli
aveva partorito” (Genesi: 16,15).
Alla nascita del figlio Isacco dalla moglie Sara (ex Sarai) insorge un’acuta gelosia
della moglie nei confronti della giovane schiava Agar. Abramo si trova allora
costretto ad allontanare Agar e il loro figlio Ismaele (vedi Genesi: 21,8-21), che si
riducono a vivere nel Deserto di Paran.
Più avanti Ismaele prenderà in moglie un’egiziana.
Ismaele è perciò considerato il progenitore “nobile” degli Arabi, i cui discen-
denti, da questo punto di vista, possono essere definiti ismaeliti, senza, però,
che questo debba ingenerare confusione con quella parte dei musulmani che
si rifanno alla variante ismailita (o settimana) dello Sciismo.
Isacco, figlio di Abramo e di Sara, è un altro personaggio notevole della Bibbia,
uno dei grandi patriarchi. La sua vita è narrata nel Libro della Genesi (15-35).

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Nell’Islam è chiamato Ishāq, e la sua vita è narrata nel Corano. Il suo nome
(«egli riderà» o «egli ha riso»), proviene dalla reazione di sua madre Sara
all’udire la profezia della sua nascita: ella era assai anziana ed era sterile.
È venerato come santo da tutte le chiese cristiane, dalla religione ebraica e
dalla religione islamica.
Esaù è un personaggio dell’Antico Testamento, figlio di Isacco e di Rebecca,
e fratello gemello di Giacobbe, le cui vicende sono narrate nella Bibbia nel
Libro della Genesi.
Il nome Esaù in lingua ebraica significa «peloso» o «ruvido, rude».
Il Libro della Genesi ci racconta che, quando Esaù nacque, prima di suo fratel-
lo gemello Giacobbe, era rossiccio e peloso. Crescendo, Esaù si dimostrò abile
nella caccia e uomo della steppa, e per questo era prediletto dal padre. Una
volta, rientrato affamato dalla campagna, vide Giacobbe che aveva cotto un
piatto di lenticchie. Quando gli chiese da mangiare poiché era sfinito, Giacob-
be chiese in cambio la primogenitura, e Esaù accettò (vedi Genesi: 25,25-34).
In seguito perse anche la benedizione di Isacco in punto di morte, riservata
al primogenito.
Infatti Giacobbe, prima di lui, aveva indossato i suoi abiti e ingannato il pa-
dre, che era quasi cieco e riconosceva i figli dall’odore, e aveva cotto un ani-
male del gregge facendolo passare per sua selvaggina. Quando si accorse di
aver perso anche la benedizione, ottenne da Isacco una benedizione secon-
daria (confronta Genesi: 27,1-40).
Inizialmente determinato a uccidere il fratello che l’aveva ingannato, molti anni
dopo che Giacobbe era sfuggito per evitare la sua ira, Esaù si riconciliò con lui.
Giacobbe significa «il soppiantatore». Il nome deriva da ageb ossia «tallone, cal-
cagno» e più specificamente «afferrare per il calcagno o soppiantare»; fu chia-
mato così poiché: “Al momento del parto, teneva con la mano il calcagno del fra-
tello gemello nato per primo e quindi destinatario del diritto di primogenitura”.
È uno dei Padri dell’Ebraismo nonché eroe eponimo del popolo di Israele:
infatti venne soprannominato da JHWH stesso Israele in quanto “lottò col
Signore e vinse”, dalla radice shr, lottare, ed El, Signore. Le sue vicende sono
narrate nel Libro della Genesi (25,24 – 49,33): la notte prima dell’incontro
ebbe una misteriosa lotta (teomachia) con un uomo fino all’alba.
Vedendo che non riusciva a vincerlo, l’uomo lo colpì al nervo sciatico ren-
dendolo claudicante, ma Giacobbe continuò a lottare, finché l’uomo gli chie-
se di lasciarlo andare.
A quel punto Giacobbe gli chiese la benedizione, e l’uomo gli diede il nome
Israele (che in ebraico significa: uomo che vide Dio o uomo che lotta con
Dio). Da questo episodio nasce il divieto, previsto dalle norme di Casherut
(normativa ebraica sul cibo), di cibarsi di carne (ovviamente di animali per-
messi) attraversata da tagli al nervo sciatico.

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In Genesi, 34:13, si racconta che Sichem, eroe eponimo della propria tribù
e della città omonima, si unì carnalmente – in un atto prematrimoniale – a
Dina, figlia di Giacobbe e di Lia, settima dopo sei figli maschi, destando la
collera degli altri suoi figli. L’unione senza previa circoncisione era conside-
rata da Giacobbe un disonore e, per questo, a Sichem, a suo padre Camor
l’Eveo, principe di quel paese, e a ogni maschio della città fu richiesta la
circoncisione, che avrebbe reso ogni uomo idoneo all’unione con le altre sue
figlie e viceversa, permettendo la fusione tra i due popoli.
Tre giorni dopo, mentre gli uomini ancora pativano i dolori dell’operazione,
“Due dei figli di Giacobbe, Simeone e Levi, fratelli di Dina, presero ciascuno
la propria spada, assalirono la città che si riteneva sicura, e uccisero tutti i ma-
schi. Passarono a fil di spada anche Camor e suo figlio Sichem, presero Dina
dalla casa di Sichem, e uscirono. I figli di Giacobbe si gettarono sugli uccisi
e saccheggiarono la città, perché la loro sorella era stata disonorata, presero
le loro greggi, i loro armenti, i loro asini, quanto era nella città e nei campi.
Portarono via come bottino tutte le loro ricchezze, tutti i loro bambini, le
loro mogli e tutto quello che si trovava nelle case”.
Le dodici tribù di Israele sono i dodici gruppi, legati da vincoli di parentela,
nei quali, secondo la tradizione biblica, si suddivideva il popolo ebraico.
Ciascuna delle tribù si riteneva discendere da uno dei dodici figli di Giacob-
be (chiamato anche Israele, come s’è visto precedentemente), e ne portava
il nome. Sempre secondo la tradizione, quando il popolo d’Israele scese in
esilio in Egitto era in numero di settanta individui, analogamente alle set-
tanta nazioni del mondo; esso è considerato possesso particolare di Dio e lo
stesso capo dei Profeti, Moshé, poté scorgerne la completezza solo quando
contò 600.000 individui maschi, dai venti ai sessant’anni, corrispondenti alle
600.000 lettere ebraiche della Torah.
Ciascuna tribù del popolo ebraico attorno all’Arca dell’Alleanza portava una
bandiera o drappo di seta, definiti in ebraico degalim, con il simbolo rappre-
sentante la stessa.
Nei capitoli 29 e 30 della Genesi si racconta il significato dei vari nomi, in
modo da rispecchiare lo scontro tra le due mogli di Giacobbe: Lia, più vec-
chia e più feconda, e sua sorella Rachele, la più amata, ma sterile.
Genesi, 46,26-27: “Tutte le persone che entrarono con Giacobbe in Egitto,
uscite dai suoi fianchi, senza le mogli dei figli di Giacobbe, sono sessantasei.
I figli che nacquero a Giuseppe in Egitto sono due persone. Tutte le persone
della famiglia di Giacobbe, che entrarono in Egitto, sono settanta”.
Esodo, 1,5: “Tutte le persone nate da Giacobbe erano settanta, Giuseppe si
trovava già in Egitto”.
Atti, 7,14: “Giuseppe allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la
sua parentela, settantacinque persone in tutto”.

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Anticristo

1250 a.C. Secondo la tradizione, Mosè nacque dagli israeliti Amran e Iochebed.
Scampato alla persecuzione voluta dal Faraone, venne salvato dalla figlia di
quest’ultimo ed educato alla corte egizia. Fuggì da essa a seguito di un omi-
cidio, commesso ai danni di un sorvegliante e si ritirò nel paese di Madian,
dove sposò Zippora, figlia del sacerdote locale.
Secondo la Bibbia, nei pressi del monte Oreb ricevette la chiamata di Dio e,
tornato in Egitto, affrontò il Faraone (nome di persona, per indicare il Signo-
re degli egizi), chiedendo la liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù.
Questi accoglierà la sua proposta a seguito delle dieci piaghe d’Egitto, ulti-
ma delle quali la morte dei primogeniti egiziani. Accampatosi con i suoi nei
pressi del mar Rosso, Mosè, su indicazione divina, divise le acque del mare,
permettendo così al suo popolo di attraversarlo e sommergendo infine l’eser-
cito faraonico corso a inseguirli. Dopo tre mesi di viaggio il profeta raggiunse
il monte Sinai dove ricevette le Tavole della Legge. Nel frattempo Aronne,
il sacerdote levita che era anche fratello di Mosè, raccolse dal popolo una
quantità d’oro sufficiente a costruire un vitello e prostratosi lo adorarono,
dicendo: «Ecco il tuo dio, Israele».
Ma quando Mosè scese dal Sinai, Giosuè, che lo aveva atteso alle pendici del
monte, sfoderò la spada e, chiamato a raccolta i fedeli, passò a fil di spada la
parte del popolo che si era macchiato con il peccato del vitello d’oro. Giunto
nei pressi della Terra Promessa, dopo quarant’anni di dura marcia, Mosè
morì sul monte Nebo prima di entrarvi. È considerato una figura fondamen-
tale dell’ebraismo, del cristianesimo, dell’islam, del bahaismo, del rastafaria-
nismo e di molte altre religioni.
Per gli ebrei è il più grande profeta mai esistito, per i cristiani colui che rice-
vette la legge divina, per gli islamici uno dei maggiori predecessori di Mao-
metto. La sua storia è narrata, oltre che nelle Sacre Scritture, anche nel Mi-
drash, nel De Vita Mosis di Filone di Alessandria, nei testi di Giuseppe Flavio.
1200 a.C. Il maggiore evento del regno del faraone Merenptah (1213-1203
a.C.) fu la battaglia contro la cosiddetta confederazione dei Nove Archi (co-
stituita dai “popoli del mare”), nel delta occidentale del Nilo, fra il quinto e
sesto anno del suo regno. Il saccheggio compiuto da questa confederazione
era stato così grave che la regione era stata “Abbandonata come terreno per
il pascolo del bestiame, ed era desolata come ai tempi degli antenati”.
Questi popoli, di origine mediterranea, provenivano dalla Sicilia (Siculi, Si-
cani), dalla Sardegna, dai territori che in futuro vedranno la nascita di Carta-
gine e da alcune isole greche.
1200 a.C. Giosuè, figlio di Nun della tibù di Efraim, succedette a Mosè come
capo degli Israeliti. Guidò le dodici tribù ebraiche nelle prime sanguinose
conquiste in terra di Palestina dopo l’esodo dall’Egitto. Refidim è un luogo
importante perché teatro del primo scontro vittorioso degli Ebrei, nelle terre

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di Amalek. Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci in
battaglia contro Amalek». Giosuè sconfisse Amalek e sterminò il suo popolo,
passandoli tutti a fil di spada dal primo vecchio all’ultimo bambino.
Prima di morire sulla riva orientale del Giordano, Mosè designa Giosuè
come suo successore e lo incarica di attraversare il fiume e di condurre il
popolo alla conquista del paese di Canaan.
L’antica città di Gerico viene conquistata dagli israeliti sotto il comando di
Giosuè.
Il testo della Bibbia racconta che le mura della città sono cadute dopo che i
sacerdoti hanno girato sette volte per sette giorni attorno alla città suonan-
do lo Shofar (piccolo corno di montone utilizzato come strumento musicale
durante alcune funzioni religiose ebraiche). La città viene rasa al suolo e una
maledizione viene pronunciata contro tutti gli abitanti di Gerico. Tutti gli
abitanti sono uccisi, a eccezione della famiglia di Rahab, una prostituta che
aveva ospitato le spie ebraiche.
Dopo Gerico, la stessa sorte tocca alla città di Ai che verrà distrutta e la
popolazione tutta passata a fil di spada. La città di Gabaon, invece, viene
risparmiata da Giosuè perché fanno atto di sottomissione e i suoi abitanti
diventano servi di Israele (anche se dopo saranno sterminati da Saul, il primo
re di Israele) comunque decine di città faranno la fine di Ai, completando
una totale pulizia etnica, dopo la quale i territori saranno divise tra le tribù di
Abramo costituendo così la prima nazione di Israele.
Un simile evento, anche se meno velocemente e in modo meno cruento, av-
venne con gli Indiani d’America. Quando il popolo d’Israele, guidato da Gio-
suè, si stabilì in terra d’Israele (verso il 1200 a.C.), il paese venne suddiviso
in undici parti, in ognuna delle quali si stabilì una tribù. Alla tribù di Levi, i
cui membri svolgevano il servizio sacerdotale, non fu assegnato un territorio.
Suddivisione, ovvero ripartizione geografica di Israele tra le dodici tribù se-
condo il Libro di Giosuè:
Ruben, il primogenito, il cui nome significa «guarda: un figlio (maschio)»,
derivante anche dalla radice di Ghevurah («eroe maschio»). Era figlio di Lia.
Simeone, secondogenito, figlio di Lia. Il suo nome significa «JHWH mi ha udito».
Levi, terzo figlio di Lia. Significa «mi si affezionerà», sperando Lia in un avvi-
cinamento di Giacobbe. Ma egli amava di più Rachele, sua sorella.
Giuda, figlio di Lia, chiamato «giovane leone» significa «loderò JHWH».
Dan, figlio di Bila, un’ancella di Rachele, poiché questa sembrava non poter
avere figli, significa «JHWH mi ha fatto giustizia».
Neftali, altro figlio di Bila: «rivalità tra sorelle».
Gad, figlio di Zilpa, ancella di Lia che gridò «Per fortuna!».
Aser, secondo figlio di Zilpa: «Così mi diranno felice!».
Issachar, concepito da Lia, in un giorno in cui Giacobbe avrebbe dovuto

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Anticristo

appartarsi con Rachele, disse: «Dio mi ha dato il mio salario, per avere io
dato la mia schiava a mio marito».
Zabulon, ancora da Lia: «Dio mi ha fatto un bel regalo: questa volta mio
marito mi preferirà, perché gli ho partorito sei figli». Dopo Zabulon Lia ebbe
anche una figlia: Dina.
Giuseppe: «Dio ha tolto il mio disonore», disse Rachele, al primo figlio.
Beniamino, secondo e ultimo figlio di Rachele.
«Non temere», disse lei, prima di morire. Il nome, in semitico, significa «fi-
glio della mia mano destra, capo, o reggitore del sud» (il sud sta a destra, nel-
la geografia semita, guardando verso Gerusalemme a occidente verso oriente,
ma dal Qodesh haQodashim si guarda verso occidente).
Saul è un personaggio biblico, primo re del Regno d’Israele (1079-1007 a.C.).
Era figlio di Chis e apparteneva alla tribù di Beniamino.
Secondo la narrazione del Libro di Samuele, Saul si era recato da Samuele
a Ramah per consultarlo, e il sacerdote lo unse segretamente come Re, per
ispirazione di Yahweh.
Poco dopo, Samuele radunò l’assemblea del popolo di Israele a Mizpa, dove Saul
fu estratto a sorte come Re. In seguito Saul condusse una campagna militare vit-
toriosa contro gli Ammoniti, confermandosi così nel favore popolare e nella cari-
ca. Nella successiva guerra contro i Filistei, Saul, con la propria condotta aggres-
siva, disgustò l’anziano Samuele, che si allontanò da lui. La guerra fu vinta per
l’audace imboscata di Gionata, figlio prediletto del re, contro il campo filisteo.
Nella successiva guerra contro gli Amaleciti, Saul si rifiutò di obbedire all’or-
dine di Samuele di distruggere completamente la popolazione e di giustiziare
il loro re Agag. Secondo la narrazione del Libro di Samuele, questa disobbe-
dienza spinse Samuele stesso a rimuovere l’unzione di re da Saul, a smettere
di esserne consigliere e a ungere segretamente, come nuovo re, Davide.
Tuttavia Saul continuò a regnare e la successione non avvenne che diversi
anni dopo.
1000 a.C. Davide (Betlemme, 1040 a.C. circa-Gerusalemme, 970 a.C. circa)
figlio di Iesse, è stato il secondo re d’Israele durante la prima metà del X
secolo a.C. Le sue vicende, risalenti all’epoca ebraica, sono raccontate nel
primo e nel secondo Libro di Samuele, nel primo Libro dei re e nel primo
Libro delle Cronache. Valoroso guerriero, musicista e poeta, accreditato dalla
tradizione quale autore di molti salmi, Davide viene descritto nella Bibbia
come un personaggio dal carattere complesso, capace al contempo di grandi
crudeltà e generosità, dotato di spregiudicatezza politica e umana, ma al tem-
po stesso in grado di riconoscere i propri limiti ed errori.
La vita di Davide è di particolare importanza nelle tre religioni abramitiche:
l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam. Nell’ebraismo, Davide, della tribù di
Giuda, è il re di Israele e da lui discenderà il Messia. Nel cristianesimo, da

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Davide discende Giuseppe, padre putativo di Gesù. Nell’islam, Davide è
considerato un profeta. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica.
Salomone (Gerusalemme, 1011 a.C. circa-Gerusalemme, 931 a.C. circa), è
stato, secondo la Bibbia, il terzo re d’Israele, successore e figlio del re Davide.
Il suo regno è datato dal 970 al 930 a.C. circa, e fu l’ultimo dei re del regno
unificato di Giuda e Israele.
Secondo il racconto biblico era figlio del re Davide e Bath-Sheba (Betsabea),
che era stata moglie di Uria l’Ittita (Uria l’Eteo).
Il suo regno viene considerato dagli ebrei come un’età ideale, simile a quel-
la del periodo augusteo a Roma. La sua saggezza, descritta nella Bibbia, è
considerata proverbiale. Durante la sua reggenza venne costruito il Tempio
di Salomone, che divenne leggendario per le sue molteplici valenze simboli-
che. Particolari su vita, opere e saggezza di Salomone sono narrati anche nel
Kebra Nagast (testo etiope redatto tra il IV e il VI secolo d.C., ma nella sua
versione definitiva nel XII secolo).
Il figlio Roboamo (Gerusalemme, 972 a.C. circa-Gerusalemme, 914 a.C. cir-
ca) fu il primo re di Giuda quando, alla morte del re Salomone, il regno di
Israele si divise in due regni rivali.
Era figlio di Salomone e della moglie ammonita Naama. Regnò per 17 anni,
dal 931 al 914 a.C. e, alla sua morte, gli succedette il figlio Abia di Giuda.
La sua storia è raccontata soprattutto dalla Bibbia e precisamente nei Libri
dei re e nei Libri delle Cronache. Quando il re Salomone morì, Roboamo gli
succedette sul trono.
Ma, come tutti i re del tempo, per poter regnare egli doveva ottenere l’allean-
za delle tribù d’Israele. Intraprese allora un viaggio a Sichem per incontrare
i capi tribù lì riuniti. Ma questi, sotto la guida di Geroboamo, ne approfitta-
rono per presentargli le loro richieste: essi chiedevano imposte meno pesanti
e l’abolizione delle corvée (prestazioni d’opera gratuite), che erano state isti-
tuite sotto il regno di Salomone per abbellire Gerusalemme.
Invece di seguire i consigli degli anziani, già consiglieri del padre, Roboamo
preferì seguire quelli dei propri consiglieri, suoi coetanei. Rifiutò dunque
brutalmente di acconsentire alle richieste delle tribù. Geroboamo e le tribù
del nord non accordarono la loro alleanza a Roboamo e si costituirono in
regno separato, il regno di Israele.
Ritornato a Gerusalemme, Roboamo si accorse che solamente due tribù gli
erano rimaste fedeli: quella di Beniamino e quella di Giuda. Costituì quindi
con queste il Regno di Giuda.
Nel racconto biblico, la sorte del regno di Roboamo è legata all’infedeltà di
Salomone nei confronti di Yahweh. Il precedente re aveva infatti sposato tan-
tissime donne (“Settecento principesse e trecento concubine”), di cui molte
straniere. Sarebbero state queste donne a spingerlo ad adorare altri dei. Questa

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Anticristo

infedeltà irritò Yahweh, il quale, apparendo a Salomone, gli annunciò che
gli avrebbe tolto il regno, ma, per l’amore che ebbe sempre per Davide, lo
avrebbe tolto non a lui in vita, ma al figlio, Roboamo appunto.
Inoltre, durante il regno di Roboamo, vi fu una continua conflittualità con
quello di Geroboamo.
Quasi cinque anni dopo l’incoronazione di Roboamo, il regno di Giuda subì
l’invasione degli Egiziani guidati dal faraone Sisach, che giunse con le sue
truppe fino a Gerusalemme, dove si appropriò del tesoro del Tempio e di
quello della reggia.
753 a.C. Romolo e Remo (o, secondo alcuni autori antichi, Romo) sono, nella
tradizione mitologica romana, due fratelli gemelli, uno dei quali, Romolo, fu
il fondatore eponimo della città di Roma e suo primo re. La data di fonda-
zione è indicata per tradizione al 21 aprile del 753a.C. (detto anche Natale
di Roma e giorno delle Palilie). Secondo la leggenda erano iliadi Rea Silvia
(Rhea Silvia), discendente di Enea, e di Marte.
Decadimento e disgregazione dei Regni di Giuda e di Israele: il Regno di
Isdraele, alla morte di re Salomone (931 a. C.), subì una grave crisi dinastica
che portò alla sua scissione in due regni rivali: le dieci tribù settentrionali
diedero vita al Regno d’Israele. Le due tribù meridionali, invece, diedero
Origine al regno di Giuda.
721 a.C. Il Regno d’Israele, con la capitale Samaria, venne distrutto dagli
Assiri, a causa del mancato pagamento delle tasse di vassallaggio. L’ultimo re
d’Israele fu Osea (757 a.C.-721 a.C.) e tutta la popolazione ebraica fu portata
in esilio dal re assiro Sargon II (754 a.C.-705 a.C.) che concluse vittorioso
l’assedio a Samaria iniziato dal suo predecessore Salmanassar V, sostituendo
i deportati con altri popoli mesopotamici.
587 a.C. Il Regno di Giuda finì con l’assedio della sua capitale Gerusalemme a ope-
ra del re babilonese Nabucodonosor II, che la espugnò, distruggendone il Tempio.
Il Regno di Giuda, che mantenne come propria capitale Gerusalemme, era
passato di vassallaggio in vassallaggio. Re Giosia (643 a.C.-609 a.C.) era vas-
sallo degli Assiri e tentò d’impedire che gli Egizi del faraone Necho II (651
a.C.-594 a.C.) tenessero in vita l’ultima piazzaforte assira ad Harran (Carre),
al confine tra le attuali Siria e Turchia, non lontano dal fiume Eufrate.
La battaglia venne ingaggiata nel 605 a.C. presso Megiddo e vide la vittoria
arridere agli Egizi e la morte in battaglia di Giosia. Ma proprio questa battaglia
ritardò fatalmente la marcia dell’esercito egizio, che venne attaccato da Na-
bucodonosor II di Babilonia (637 a.C.-562 a.C.) presso la città di Carchemish
(Dura Europos) nella tarda estate del 605 a.C. Gli Egizi furono messi in rotta e
il confine tra Egitto e impero neobabilonese fu posto appena a settentrione del-
la città di Gaza (che rimase l’unica città della Palestina ancora in mano egizia).
Gli Egizi avevano imposto sul trono del Regno di Giuda il sovrano vassallo

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Ioiakim (632 a.C.-597 a.C.), dispotico e crudele, ma – soprattutto – poco
diplomatico. Nel frattempo, agli Egizi si sostituirono, come protettori di Io-
iakim, i Babilonesi, a cui il re si ribellò. Ciò comportò l’assedio di Gerusalem-
me e la sua caduta in mano ai Babilonesi, che però risparmiarono il tempio
dal saccheggio. I nobili di Giuda vennero però portati ostaggi a Babilonia.
Tra di essi, Ioakin (612 a.C.-550 a.C.), il neoeletto re di Giuda e figlio di
Ioiakim (morto durante l’assedio), il quale morì esule a Babilonia, ospite più
che prigioniero.
Lo sostituì Sedecia, fratello di Ioiakim, messo sul trono nel 597 da Nabu-
codonosor, di cui si proclamò immediatamente fedele vassallo (al posto del
nipote Ioakin, deportato); ma dopo nove anni scattò la ribellione ai Babilo-
nesi. Allora Nabucodonosor riassediò Gerusalemme (587 a.C.), la espugnò,
ne distrusse il Tempio e pose fine al regno di Giuda. Sedecia, fuggito di città
prima dell’espugnazione, fu raggiunto e catturato, accecato e portato prigio-
niero a Babilonia dove morì.
620 a.C. Ester è un personaggio della Bibbia ebraica e dell’Antico Testa-
mento cristiano. La sua storia è raccontata nel Libro di Ester ed è celebrata,
secondo la religione ebraica, nella festa di Purim.
Secondo il Libro di Ester questa fanciulla di origini ebraiche si chiamava
Adàssa, nome ebraico che significa «mirto». Quando entrò nell’harem del
re Assuero (Serse) ricevette il nome di Ester. Il significato di Ester deriva
dal nome biblico, di origine assiro-babilonese, che significa stella, astro (ma
anche il mirto ha un fiore a forma di stella). Un Targum (versione aramaica
della Bibbia) della tradizione ebraica spiega che “Ella era assai più bella della
stella della notte”. In ebraico Ester significa «io mi nasconderò».
Infatti Ester nascose la sua vera identità di ebrea, per rivelarla al momento
opportuno, quando si trattò di salvare gli Ebrei dalla strage fatta ordinare da
Aman, primo ministro reale.
Ester era figlia di Abicàil della tribù di Beniamino, una delle due tribù che
costituivano il Regno di Giuda prima della sua distruzione da parte dei Babi-
lonesi e la deportazione (una prima volta nel 597 e la seconda, definitiva, nel
587), dell’élite del regno nelle province dell’impero persiano.
Alla morte dei genitori fu adottata dal cugino Mordechai (o Mardocheo) il
quale occupava una funzione amministrativa nel palazzo reale a Susa. Aven-
do sentito che il re Assuero cercava una nuova sposa, Mordechai fece parte-
cipare la cugina Ester alle selezioni. Ester venne scelta e diventò la sposa di
Assuero. Quando il primo ministro Aman decise di sterminare tutti i giudei
del regno, Mardocheo, che sempre vegliava su Ester, la esortò a presentarsi al
re per intercedere in favore dei propri connazionali. Sebbene fosse proibito
con pena di morte accedere al re senza essere chiamati, dopo un digiuno di
tre giorni, Ester si presentò a lui per domandargli il favore di accettare il suo

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Anticristo

invito a cena con Aman. Durante la cena reiterò l’invito e durante il secondo
banchetto informò infine il re di essere giudea e che Aman aveva decretato
l’uccisione di tutti i giudei del regno. Ottenne allora dal re il diritto per i giu-
dei di sterminare tutti i nemici il giorno in cui dovevano essere uccisi.
Infine Mordechai stilò un decreto con cui istituì la festa del Purim, perché
la tristezza si era tramutata in gioia e il lutto in giorno di festosa letizia. Così,
il 14 e il 15 del mese di adbar (marzo) sono giorni di allegria, nei quali, nelle
sinagoghe, si legge il Libro di Ester.
Secondo il Talmud (Meghillah) ella fu discendente della Dinastia davidica;
Mordechai della tribù di Beniamino. La città-stato di Babilonia fu fondata
agli inizi del XIX secolo a.C. da Sumu-abum, re vassallo di Isin (antica cit-
tà-stato della bassa Mesopotania oggi corrispondente a Ishan al-Bahriyat in
Iraq, a circa venti chilometri a sud di Nippur ) e la città nel corso del secondo
millennio a.C. divenne la capitale d’un potente impero. Solo dopo il secolo
XVIII a.C. la dinastia amorrita di Babilonia acquisì l’egemonia sull’intera
area, conquistando tutta la Mesopotamia e distruggendo la città rivale di
Mari sotto il regno di Hammurabi. Fino ad allora, come dimostrano i ricchi
archivi di Mari, nella regione si fronteggiarono vari regni: Assur, Eshnunna,
Mari, Aleppo, Alalakh, Qatna. Il re Hammurabi redasse anche uno dei più
antichi codici legislativi, il codice che porta il suo stesso nome. Ma forse il
suo sovrano più conosciuto fu Nabucodonosor II (604 a.C.-582 a.C.), che
distrusse il tempio di Gerusalemme nel 587 a.C. e ne deportò la popolazione.
539 a.C. Ciro II di Persia distrugge Babilonia, rinominando la nuova città,
sulle rovine della precedente, Etemenanki, che si traduce: «casa delle fon-
damenta del cielo e della terra», e molto probabilmente diede origine alla
leggenda della Torre di Babele. Era anche nota per la strada processionale,
che si apriva con la Porta di Ishtar. Viene annessa nel 331 a.C. all’impero di
Alessandro Magno, dopo la sconfitta di Dario.
356 a.C. Nasce Alessandro Magno, re di Macedonia a partire dal 336 a.C.
quando succede al padre Filippo II. È conosciuto anche come Alessandro il
Grande. È considerato uno dei più celebri conquistatori e strateghi di tutta
la storia, antica e moderna.
In soli dodici anni conquistò l’intero impero persiano, dall’Asia Minore
all’Egitto fino agli attuali Pakistan, Afghanistan e India settentrionale, fino ai
confini della Cina, continuando l’opera espansionistica già iniziata dal padre.
Dotato di coraggio e valore, aveva un grande ascendente sui soldati che spro-
nava partecipando direttamente ai combattimenti.
Infine, si sforzava in ogni modo di unificare le diverse etnie e culture delle
terre conquistate: prima Grecia con Macedonia, poi la cultura ellenica con
quella persiana, consapevole del fatto che avrebbe guadagnato consenso ed
evitato ribellioni, se presentava il suo potere diversamente da quello di un

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conquistatore straniero. Le sue vittorie sui campi di battaglia, accompagnate
da una diffusione universale della cultura greca e dalla sua integrazione con
elementi culturali dei popoli conquistati, diedero l’avvio al periodo ellenistico
della storia greca. Morì a Babilonia nel mese di daisios (targelione, undicesimo
mese del calendario attico nell’antica Grecia, che andava dalla seconda metà di
maggio alla prima metà di giugno circa) del 323 a.C. forse avvelenato, forse per
pancreatite acuta conseguente alle eccessive libagioni compiute in quella gior-
nata. Dopo la sua morte l’impero macedone fu suddiviso tra i generali che lo
avevano accompagnato nelle sue spedizioni, e si costituirono i regni ellenistici,
tra cui quello tolemaico in Egitto, quello degli Antigonidi in Macedonia e quel-
lo dei Seleucidi in Siria, Asia Minore e negli altri territori orientali. Le storie a
lui riferite non si ritrovano solo nelle letterature occidentali: nella Bibbia (pri-
mo Libro dei Maccabei), ad esempio, si fa esplicito riferimento ad Alessandro,
mentre nel Corano il misterioso Dhu al-Qarnayn (il bicorne o, letteralmente,
«quello dalle due corna») viene talvolta identificato con lui.
242 a.C. Antioco III il Grande (242 a.C.-3 luglio 187 a.C.) governò dal 224,
o dal 223 fino al tre luglio del 187 a.C. Era il figlio più giovane di Seleuco
II Callinico, che divenne re dell’impero seleucide molto giovane, all’incirca
diciottenne, nel 223 a.C.
Antioco III ereditò uno Stato notevolmente disorganizzato. Poco dopo la sua sa-
lita al trono, la Media e la Persia si ribellarono, e il giovane re, sotto l’influenza del
ministro Ermia, autorizzò l’attacco della Giudea invece di andare personalmente
ad affrontare i ribelli. L’attacco alla Giudea fallì e il generale mandato contro
Molone e Alessandro andò incontro al disastro. Solo in Asia Minore il cugino del
re, il capace Acheo, rappresentante dei seleucidi, fece aumentare il prestigio del
re, sconfiggendo le forze di Pergamo e respingendole oltre i confini precedenti.
Nel 221 a.C. Antioco stesso andò contro il regno ribelle retto da due fratelli,
Molone e Alessandro: il primo venne sconfitto e cadde, e il secondo si uccise
alla notizia della disfatta. La sottomissione della Media Minore, che ottenne
l’indipendenza sotto Artabazane, fu conseguente.
Nello stesso anno entrò in guerra con l’Egitto per il possesso della Celesiria
e ritornò in Siria nel 220 a.C., dopo essersi liberato del ministro Ermia, che
venne assassinato. Nel frattempo Acheo si era ribellato e si era autonominato
re nell’Asia Minore. Ma, dato che le forze di Acheo non erano sufficienti da
permettergli un attacco alla Siria, Antioco decise di lasciare Acheo momenta-
neamente e attaccare nuovamente la Giudea, nel 199 a.C.
140 a.C. La dinastia giudaica degli Asmonei, re-sacerdoti, comincia a go-
vernare la Giudea con i Farisei, i Sadducei e gli Esseni come principali mo-
vimenti sociali ebraici, mantenendo il potere civile e religioso fino alla con-
quista romana, dopo la quale, nel 37 a.C., fu posto a governo della regione
Erode il Grande. Come parte della loro lotta contro la civiltà ellenistica, i

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Anticristo

Farisei istituirono quello che forse potrebbe essere stato il primo programma
nazionale (e religioso) d’istruzione e di alfabetizzazione maschile del mon-
do, basato intorno a case di riunione. Ciò ha preposto le basi per la nascita
del giudaismo rabbinico. La giustizia veniva amministrata dal Sinedrio, il cui
presidente-principe era noto come Nasi. L’autorità religiosa del Nasi venne
gradualmente sostituita da quella del Sommo Sacerdote del Tempio (sotto gli
Asmonei quest’ultimo ricopriva anche il ruolo di re di Giuda).
125 a.C. il re degli Asmonei, Giovanni Ircano I, soggiogò Edom e obbligò
la popolazione con la forza a convertirsi al Giudaismo. Nel 64 a.C. il gene-
rale romano Pompeo conquistò la Siria e intervenne nella guerra civile degli
Asmonei a Gerusalemme.
47 a.C. La vita di Giulio Cesare e della sua pupilla Cleopatra furono salvate dai
3000 soldati, truppe speciali giudee, inviate dal re Giovanni Ircano II e comanda-
te da Antipatro, i cui discendenti vennero nominati da Cesare regnanti di Giudea.
37 a.C. Da tale anno e sino al 6 a.C. la dinastia erodiana, costituita da re-clienti
Giudaico-Romani, discendenti da Antipatro, governò la Giudea. Uno di questi,
Erode il Grande, ingrandì notevolmente il Tempio, rendendolo una delle più
grandi strutture religiose di tutto il mondo. Nonostante la sua fama, fu in questo
periodo che il giudaismo rabbinico, guidato da Hillel il Vecchio, cominciò ad
assumere un rilievo talmente popolare da scapestrare il sacerdozio del Tempio.
Al Tempio ebraico a Gerusalemme venne comunque concesso un permesso
speciale di non mostrare l’effigie dell’imperatore, diventando quindi l’unica
struttura religiosa nell’impero romano a essere autonoma, sia nelle decorazioni
che nel culto. Venne per ciò concessa una dispensa speciale ai cittadini giudei
dell’impero romano secondo la quale dovevano pagare una tassa per il Tempio.
7-2 a.C. Nasce Gesù di Nazareth, figura centrale del Cristianesimo, religione
che lo riconosce come il Cristo (Messia) atteso dalla tradizione ebraica e Dio
fatto uomo. Secondo le fonti storiche, Gesù ha svolto la sua attività di predi-
catore, guaritore ed esorcista negli ultimi anni della sua vita nella provincia
romana della Giudea, regione storica della Palestina. Alcune religioni non
cristiane, tra cui l’Islam, lo riconoscono come profeta. Gesù è l’adattamen-
to italiano del nome aramaico Yeshu’a (pronunciato iish(uo)a), che significa
«Yahweh è salvezza» o «Yahweh salva».
Secondo la tradizione cristiana, le principali fonti testuali relative a Gesù sono
i quattro Vangeli canonici (Matteo, Marco, Luca e Giovanni). Per quanto con-
cerne le ricerche storiche sulla sua vita, le principali fonti si trovano nel Nuovo
Testamento, in particolare nelle lettere di San Paolo e nei Vangeli sinottici, fon-
ti che hanno trovato importanti riscontri in ritrovamenti e studi archeologici.
Gli ultimi secoli hanno visto infatti lo sviluppo di ricerche volte a confermare
l’attendibilità storica dei Vangeli, inclusi gli elementi soprannaturali e miracolosi,
sia a ricostruire il profilo del Gesù storico. I Vangeli narrano la nascita di Gesù da

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Maria Vergine, la predicazione sull’annuncio del Regno dei Cieli e sull’amore al
prossimo, realizzata con discorsi e parabole accompagnati da miracoli; narrano
infine la sua passione, morte in croce, risurrezione e ascensione al cielo.
I Vangeli e gli altri scritti del Nuovo Testamento identificano Gesù con il
Messia e il Figlio di Dio. Per le principali confessioni religiose cristiane è la
seconda persona della Trinità, assieme al Padre e allo Spirito Santo, è “Vero
Dio e vero Uomo”.
Il periodo della sua predicazione si concluse con la morte in croce, richiesta,
secondo i Vangeli, dalle autorità ebraiche del Sinedrio e irrogata dall’autorità
di Roma (che riservava agli schiavi una tale sorte), su decisione finale del
prefetto romano Ponzio Pilato. Dopo la morte e la risurrezione, i seguaci di
Gesù diffusero il messaggio della sua predicazione.
6 d.C. La Giudea divenne quindi una provincia romana. Nei decenni succes-
sivi, anche se prosperosa, la società cominciò a mostrare i primi sintomi delle
tensioni crescenti tra i greco-romani e le popolazioni della Giudea.
Gli ebrei di Giudea insorsero in rivolta contro Roma, denominando il loro
nuovo stato col nome di Israele. Gli eventi sono stati descritti dal condot-
tiero e storico ebreo Giuseppe Flavio, tra cui la difesa disperata di Iotapata,
l’assedio di Gerusalemme (69-70) e l’eroica ultima resistenza a Masada sotto
Eleazar Ben Yair, capo dei sicari. Gran parte della città di Gerusalemme e
del Tempio giacevano in rovina. Durante la rivolta ebraica la maggior parte
dei cristiani, che in questo momento rappresentavano una sub-setta dell’e-
braismo, se ne andarono dalla Giudea. Il movimento rabbinico-farisaico di
Jochanan Ben Zakkai, che si era opposto al sacerdozio del Tempio da parte
dei Sadducei, fece pace con Roma e sopravvisse.
Dopo la guerra, i Romani oppressero ancor di più i Giudei compiendo azioni
quali il vietare la circoncisione, continuare a imporre la tassa del fiscus iudai-
cus, e finanziare, con le riscossioni della tassa, la costruzione di un Tempio
dedicato a Giove Capitolino proprio sopra i resti del Secondo Tempio ebrai-
co. Inoltre, a partire dal 96, l’imperatore Nerva modificò l’imposizione della
tassa giudaica, esentando i cristiani dal pagarla; questa, probabilmente, fu
una delle numerose controversie che avrebbero causato la progressiva rottu-
ra tra cristianesimo ed ebraismo.
70 d.C. Arco di Tito: il bassorilievo rappresenta la processione trionfale
dell’imperatore Tito con le spoglie del Secondo Tempio e il trasporto della
Menorah (la lampada a olio a sette bracci che veniva accesa all’interno del
Tempio di Gerusalemme attraverso combustione di olio consacrato) a Roma.
Dal 115 al 117, i Giudei di Libia, Egitto, Cipro, Mesopotamia e Lod aumen-
tarono in rivolta contro Roma. Questo conflitto fu accompagnato da grandi
massacri di Giudei e Romani. Cipro era gravemente spopolata e i Giudei
erano stati banditi dal viverci.

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