AMLETO IN INGHILTERRA - 1600-1800 Letteratura teatrale europea e americana 2019 | 2020 Cristina Consiglio - UniBa
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AMLETO IN INGHILTERRA 1600-1800 Letteratura teatrale europea e americana 2019 | 2020 Cristina Consiglio
1600 – Le prime rappresentazioni Le prime rappresentazioni dell’Amleto ad opera dei Lord Chamberlain’s Men si avranno tra il 1600 e il 1601, in seguito la compagnia prenderà il nome di King’s Men con l’ascesa al trono di James I È molto probabile che Hamlet sia stato uno dei drammi rappresentati per l’apertura del Globe. I ruoli principali, oltre quello del protagonista, erano quelli di Claudio, Laerte, Orazio, Rosencrantz e Guildenstern, Fortebraccio e Osric. Le guardie, gli ambasciatori, gli attori, i lord, i gentiluomini, i soldati, i marinari, gli attendenti e il prete erano figure anonime. I boy actors interpretavano Gertrude, Ofelia e la Player Queen in The Murder of Gonzago. Generalmente i costumi si adattavano all’epoca in cui l’opera veniva rappresentata. Grandi oggetti di scena erano sicuramente i troni per il re e la regina, m non mancavano piccoli oggetti di scena come spade, fioretti, tavoli, cuscini, mazzi di fiori, teschi. Gli effetti musicali includevano le canzoni di Ofelia e numerose fanfare di trombe e tamburi accompagnavano gli ingressi della corte e i brindisi. Pochissimi gli effetti di luce, le scene notturne sono prevalentemente evocate dalle battute dei protagonisti. 02/05/2020
1600 – Le prime rappresentazioni Richard Burbage (1568-1619) è il primo interprete di Amleto. Figlio di James Burbage, il costruttore del Theatre inaugurato nel 1776. Fin dal 1595 interpreta i ruoli principali in Hamlet, King Lear e Othello. William Davenant (1606-1668), poeta e drammaturgo inglese. Alla riapertura dei teatri nel 1660, Amleto è stato tra i primi drammi a essere portato in scena come proprietà di Davenant, impresario della compagnia del Duca di York. L’Hamlet di Davenant è ridotto di circa 841 versi (eliminata gran parte delle scene con Rosencrantz e Guildenstern così come i consigli agli attori e l’incontro con il capitano dell’esercito di Fortebraccio). Le rappresentazioni avvengono al chiuso, al Lincoln’s Inn Field, con un’illuminazione artificiale. Iniziano ad esserci anche delle scenografie con pannelli mobili. Per approfondimenti sulle riscritture durante la Restaurazione https://shakespeareandbeyond.folger.edu/2018/06/05/how-restoration-playwrights-reshaped-shakespeare-plays/ 02/05/2020
1600 – Le prime rappresentazioni Thomas Betterton (1635-1710) è stato il principale actor- manager degli anni della Restaurazione, vale a dire che interpretava i suoli principali nei drammi e al tempo stesso possedeva la parte più consistente delle ‘azioni’ della compagnia teatrale. Interpretò il ruolo di Amleto dal 1661 al 1709. Eleganza e raffinatezza caratterizzavano le sue interpretazioni. Della scena V dell’atto I, l’incontro con lo spettro di suo padre, si ricorda che trasmetteva «an almost breathless astonishment, or an impatience, limited by filial obedience». Al suo fianco Elizabeth Barry interpretava Gertrude, ad indicare che le prime attrici avevano ormai sostituito i boy actors. Robert Wilks (1665-1732), anch’egli actor-manager al Drury Lane, si ricorda per aver interpretato Amleto dal 1709 al 1732, oltre ai ruoli principali in Julius Caesar e nella prima parte di Thomas Betterton as Hamlet Henry IV. 02/05/2020
1700 – Shakespeare come icona David Garrick (1717-1779) è stato uno dei più grandi interpreti shakespeariani inglesi. Il suo esordio sulle scene è legato a una rappresentazione di Richard III, una sera di ottobre del 1741, acclamato dal pubblico poiché con il suo stile interpretativo egli «threw a new light on elocution and action; he banished ranting, bombast and grimace; and restored nature, ease, simplicity, and genuine humour». Non era particolarmente alto, ma era agile nei movimenti, aveva una voce melodiosa e occhi brillanti ed espressivi. Manager del Drury Lane per 27 anni, interpretò ben 96 ruoli in più di 2400 rappresentazioni. Lo si ricorda per aver portato numerosi cambiamenti nella pratica teatrale del tempo, nelle scenografie, nell’uso delle luci, nei costumi. Garrick aveva ricevuto un’ottima formazione, conosceva lo spagnolo, il David Garrick’s Portrait (1774) portoghese e l’italiano e leggeva il francese. Possedeva una delle biblioteche inglesi più ampie dell’epoca. 02/05/2020
David Garrick inteprete di Amleto È il 12 agosto 1742 quando Garrick interpreta per la prima volta il ruolo di Amleto, allo Smock Alley di Dublino. Era destinato a diventare uno dei suoi ruoli più celebri oltre ad essere quello che avrebbe interpretato più volte in tutta la sua carriera. Si contano infatti 90 interpretazioni diverse. In un periodico dell’epoca, nel febbraio del 1772 si legge «As no writer in any age penned a ghost like Shakespere, so, in our Time, no Actor ever saw a Ghost like Garrick». Della scena dell’apparizione dello spettro si ricorda l’uso di una «fright wig» ad accompagnare la sua celebre espressione di paura (nell’atto I) e di una sedia che cadeva (secondo un trucco ereditato da Betterton, quando lo spettro ricompare per la terza volta durante il dialogo di Amleto con Getrude). Nelle parole del suo biografo Arthur Murphy, «On the first appearance of the Ghost, such a figure of consternation was never seen. He stood fixed in mute astonishment, and the audience saw him growing David Garrick as Hamlet paler and paler. After an interval of suspense he spoke in a low trembling accent and uttered his questions with great difficulty». 02/05/2020
David Garrick inteprete di Amleto Nelle prime rappresentazioni di Garrick dell’Amleto «there was a certain exaggerated warmth and testiness, a tendency to railing which he afterwards toned down into a calmer and more meditative humour». C’erano anche delle pause irregolari che interferivano seriamente col senso di quello che diceva. All’apparizione del fantasma il suo volto esprimeva orrore e, nel rivolgersi allo spettro, la sua voce tremava, come piena di timore. Così, come fu acutamente notato, egli recitava anche per il fantasma, e lo rendeva terribile al pubblico quanto lo era per lui. Dopo aver pronunciato il verso «Angels and ministers of grace, defend us!», piombava in una tale pausa di silente stupore che a Dublino molti pensarono avesse dimenticato la parte! Le orecchie degli spettatori erano così abituate alla sonora declamazione che una pausa non dovuta sarebbe apparsa come una sorpresa. Nelle prime interpretazioni di Amleto sembrò che seguisse l’abitudine di altri attori di sguainare la spada contro Orazio che avrebbe voluto impedirgli di seguire lo spettro e, ancora, all’ingresso del fantasma in scena, i due amici cercano di trattenerlo ma lui fa di tutto per liberarsi dalla loro presa, anche se in realtà sarebbe stato molto più naturale restare immobili e intimoriti. Nella scena con Ofelia è troppo brusco, come se egli dimenticasse di essere stato il suo amante. 02/05/2020
David Garrick riscrive Amleto La riscrittura ‘alla maniera francese’ dell’Amleto di Garrick (portata in scena per la prima volta a dicembre del 1772) fu accolta con disapprovazione tanto quanto il suo stile interpretativo era unanimemente celebrato. Pare che il suo altered Hamlet avesse l’intenzione di rispondere ai canoni neoclassici francesi. Garrick infatti scambiò una ricca corrispondenza con amici francesi per giungere alle alterazioni apportate al testo (tra cui l’eliminazione delle scene del viaggio in Inghilterra e buona parte del V atto). In una delle sue numerose critiche neoclassiche al teatro shakespeariano, Voltaire aveva definito l’Amleto «a vulgar and barbarous drama which would not be tolerated by the most ignorant audiences in France or Italy». Nonostante le critiche alla riscrittura di Garrick evidenziassero l’eccessiva influenza del gusto francese sul suo stile, egli continuò a portarla in scena fino alla fine della sua carriera. Interpretò Amleto per l’ultima volta il 30 maggio 1776, una messa in scena che in meno di due ore registrò il tutto esaurito. Dal Mrs Hopkins as Gertrude and momento del suo ritiro dalle scene, però, la versione del 1772 non è stata mai Garrick as Hamlet più rappresentata. 02/05/2020
John Philip Kemble inteprete di Amleto John Philip Kemble (1757-1823) si presentò per la prima volta al pubblico londinese nei panni di Amleto al Drury Lane Theatre, il 30 settembre 1783. Vent’anni dopo, il 24 settembre 1803, inaugurò la sua carriera al Covent Garden Theatre con lo stesso ruolo. Al di là di un ‘vuoto’ tra il 1789 e il 1795, lo interpretò in ogni stagione londinese. Quando giunse al suo ‘giro di rappresentazioni d’addio’, nel maggio e giugno del 1817, lo ripropose ben tre volte. Amleto può non esser stato il miglior ruolo interpretato da Kemble, ma è sicuramente quello che portò in scena più di frequente. Fin dall’inizio le sue interpretazioni furono controverse. Coloro che erano abituati al mercuriale Garrick, trovarono Kemble troppo lento e solenne, «too stately and formal». Dall’altro lato fu accusato di eccessiva novità poiché introdusse un numero straordinario di ‘nuove letture’ e non tutte incontrarono il gusto del pubblico. Egli allontanava la spada dal Fantasma invece di puntarla contro di lui mentre lo seguiva fuori dal palco; si inginocchiava quando il Fantasma scompariva nella terra; quando Polonio gli chiedeva cosa leggesse, l’Amleto di Kemble strappava un foglio e gli rispondeva «Slanders, Sir»; ometteva i consigli agli attori, posava la testa sul grembo di Ofelia durante the Play scene. 02/05/2020
John Philip Kemble inteprete di Amleto Dalla sua esperienza più che trentennale sono giunte a noi due opinioni opposte. Una è resa perfettamente da quella dura metafora usata da Hazlitt, per cui «he played it like a man in armour, with a determined inveteracy of purpose, in one undeviating straight line». L’altra ci viene offerta da quel meraviglioso ritratto di Sir Thomas Lawrence – un’incisione tratta dal dipinto è oggi conservata nell’archivio della National Portrait Gallery di Londra –, in cui Kemble è nella scena del cimitero, «tall, aspiring, ardent, romantically graceful»; un Amleto in abiti scuri, come voleva la tradizione, col teschio nella mano destra e lo sguardo rivolto verso l’alto, forse verso il cielo, con un’aria interrogativa, quasi inquisitoria; come a voler chiedere ragione di qualcosa o a reclamare giustizia. È uno sguardo deciso, affatto casuale, per nulla distratto. Sia che il dipinto di Sir Thomas Lawrence debba più alla realtà dell’attore o alla sensibilità dell’artista, esso ha fornito un’immagine che ha dominato l’idea popolare di Amleto per almeno un secolo. Kemble as Hamlet 02/05/2020
John Philip Kemble riscrive Amleto Kemble pubblicò le versioni dei suoi copioni nel 1796, nel 1797, e poi nel 1800, 1804, 1808, 1811 e 1814. Per grandi linee Kemble adottò la versione pubblicata nel 1751 dagli editori Knapton e poi ripubblicata una dozzina di volte con piccole variazioni, la cui principale caratteristica era una riduzione della durata. La storia di Fortebraccio e delle guerre norvegesi, nonostante i riferimenti nella prima e nell’ultima scena, è omessa. Gran parte dei consigli di Laerte a Ofelia, tutti i consigli di Polonio a Laerte e tutta la scena tra Polonio e Reynaldo, circa trentacinque versi della conversazione tra Amleto e Rosencrantz e Guildenstern durante il loro primo incontro, tutto omesso. The Mousetrap è molto ridotto. Omessa anche la scelta di Amleto di non uccidere il Re mentre prega, come anche circa quaranta versi del dialogo tra Amleto e Gertrude. Mancano molti passaggi del quarto atto e il soliloquio «How do all occasions do inform against me». Del quinto atto mancano il racconto di Amleto del viaggio in mare, l’ingresso di a Lord per portare il messaggio di Osrick e molti dei versi che seguono la morte di Amleto. Nella versione del 1804 Kemble ha appuntato persino la somma della durata dei cinque atti, per un totale di tre ore e diciotto minuti. Kemble as Hamlet 02/05/2020
Edmund Kean inteprete di Amleto Edmund Kean (1787-1833) fu un talentuoso attore inglese, dalla controversa biografia. Di lui Samuel Taylor Coleridge scrisse: “Seeing him act was like reading Shakespeare by flashes of lightning“. Nei primi anni del XIX secolo la scena era stata letteralmente dominate dalla figura statuaria di Philip Kemble, in confronto al quale Kean appariva minuto, dagli occhi scuri e intensi. Il suo esordio sulle scene fu nei panni di Shylock al Drury Lane nel gennaio 1814. Solo un paio di mesi dopo già vestiva I panni di Amleto, uno dei ruoli in cui il suo predecessore era particolarmente famoso. Kean as Hamlet in the closet scene 02/05/2020
Edmund Kean inteprete di Amleto In un articolo del marzo 1814, pubblicato su «The Morning Chronicle», Hazlitt, nel recensire una delle prime interpretazioni di Edmund Kean – il suo preferito – anticipa alcune considerazioni che svilupperà nel saggio dei Characters a proposito della fortuna della tragedia shakespeariana in cui è come se i personaggi quasi vivessero di vita propria, «as they would do, if they were left to themselves». Tra i tanti, Amleto probabilmente, scrive Hazlitt, è il più difficile da rappresentare, è come se si dovesse interpretare un’ombra o un’onda del mare, perché l’interesse suscitato dal personaggio è dovuto ai suoi pensieri, non alle sue azioni, come spiegherà poi più dettagliatamente nei Characters. Kean as Hamlet in the Ghost scene 02/05/2020
Edmund Kean inteprete di Amleto L’annuncio della sua interpretazione in Amleto fu motivo di eccitazione generale. C’era una tale confusione che era impossibile sentire la musica dell’orchestra, una confusione che continuò anche durante la prima scena del dramma, al punto che nessuno udì le parole pronunciate dallo spettro durante la sua prima apparizione. Non appena, però, fu riunita la corte reale della Danimarca, il silenzio scese su ogni cosa. Ecco fa il suo ingresso il Principe Amleto, «slow-paced, his countenance expressive of sorrow over-deep for words, his air full of grief». E poi, poco dopo alla vista del Fantasma di suo padre, «His surprise on beholding his father’s ghost, his confidence in following his steps, the sorrow and reverence mingling in his voice when he addressed it, were full of poetry and power. In the scene where he broke from his friends to follow this distressed shade, he kept his sword pointing behind him to prevent them following him, instead of holding it before him to protect himself from the spirit, as had formerly been done». Kean as Hamlet 02/05/2020
Edmund Kean inteprete di Amleto La novità dell’interpretazione di Kean, come sottolineato dalle pagine di «The Examiner», era nel tralasciare tutti i trucchi di scena, i gesti improvvisi e smisurati ai quali il pubblico era ormai abituato, e lasciare che fosse il suo cuore a parlare, non la sua memoria, o almeno così sembrasse. Lo stile di Kean era persino «too good for the public, whose taste has been vitiated by the long-estabilished affectations of the school of Kemble». Kean quella sera di marzo riscosse un grande successo, ma non portò in scena lo stesso Amleto «whom we read of in our youth, and seem almost to remember in our after-years», scriverà Hazlitt con le parole che riprenderà ad apertura del saggio del 1817. Vi era troppa severità, troppo impeto nel modo in cui pronunciava le sue battute, anche quando si trattava di semplici osservazioni. Il difetto più evidente dell’interpretazione di Kean era nel trasmettere più energia di quanta ne fosse necessaria alla resa di quell’aria pensosa e triste che accompagna Amleto sia quando è solo sulla scena, sia quando si rivolge ad un interlocutore. Amleto è pieno di debolezze e di malinconie, ma non vi è asprezza nella sua indole, suggerisce Hazlitt. Kean as Hamlet 02/05/2020
Edmund Kean inteprete di Amleto Segue una descrizione dettagliata ed emozionata delle scene in cui Kean mostra il proprio talento, come quando prende sottobraccio Rosencrantz e Guildenstern con aria complice, quasi per confidare loro un segreto, e invece è pronto ad ingannarli. O ancora, durante la prima scena del terzo atto, Amleto ha appena pronunciato il celebre monologo del «to be or not to be», quando vede avvicinarsi ‘la bella Ofelia’. «I did love you once», le dice, e nella battuta successiva «I loved you not», poi ancora «believe none of us», non fidarti di nessuno, Ofelia, di nessuno di noi, neppure di me, e poi conclude per due volte le sue battute con un addio e l’ultima battuta che le rivolge con l’invito, pronunciato per la terza volta, a chiudersi in convento. Ofelia è sconcertata dalle parole di Amleto e invoca le potenze del cielo, Amleto pronuncia la sua ultima battuta e si allontana. A questo punto Hazlitt scrive che Kean attraversa il palco, sta quasi per uscire di scena, quando, come sopraffatto dall’infelicità di quel che lui sa essere un congedo definitivo, riattraversa la scena – nel silenzio, il passo dell’attore che risuona sulle assi di legno del palcoscenico –, ritorna da Ofelia, prende la mano della fanciulla tra le proprie e la bacia, ancora una volta, per l’ultima volta. «It had an electrical effect on the house», racconta Hazlitt, perché in quell’unico gesto, in quella possibilità interpretativa, Kean, secondo il critico, racchiude in maniera esemplare le speranze deluse di Amleto, l’amarezza del suo rimpianto, la necessità di rinunciare all’amore per Ofelia in nome di quel compito terribile che gli è stato affidato, per cui «coloro che si sono già sposati vivano pure, meno uno». 02/05/2020
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