Ambienti sociali di apprendimento: i diversi scenari - IUL ...

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Vol. 2 num. 3 (2021)
                                                                        Ambienti sociali di apprendimento sostenuti dalle tecnologie
                                                                   digitali, sviluppo delle competenze e nuovi profili dei formatori

         Ambienti sociali di apprendimento: i diversi scenari
         Paola Nencioni, Indire

            L’esplosione della pandemia di COVID-19 ha stravolto le vite di ognuno di noi
         modificando abitudini, stili di vita e comportamenti. Se le tecnologie
         dell’informazione e della comunicazione non fossero già state parte delle nostre
         vite, come avremmo affrontato i problemi legati alle restrizioni alla socialità? Ciò
         che sappiamo è che le tecnologie ci hanno permesso di accedere a spazi virtuali in
         sostituzione degli spazi fisici, anche se non eravamo pronti ad affrontare tutto
         questo in tempi così rapidi. Durante il lockdown, la nostra presenza al lavoro, a
         scuola e nelle relazioni sociali si è palesata attraverso la nostra voce e la nostra
         immagine catturata dalla webcam. Essere connessi con il mondo grazie ai
         dispositivi e al collegamento alla rete ci ha permesso di esprimere la nostra
         presenza, seppur virtuale, e ci ha dato la possibilità di partecipare ancora alla nostra
         vita sociale, di studio e lavorativa, senza fermarsi.
            Le tecnologie digitali hanno avuto un ruolo centrale nel corso del primo
         lockdown e continuano a rivestire un ruolo fondamentale anche nelle attuali fasi di
         convivenza con il virus. Le tecnologie digitali hanno permesso, e garantiscono
         ancora oggi, la prosecuzione di molte attività sociali, lavorative ed educative. Non
         è stato così per tutti, o per lo meno non lo è stato da subito, e per garantire a molti
         studenti italiani il diritto di accesso all’aula virtuale della propria scuola è stato
         necessario attivare azioni di supporto di vario tipo.
             Nel corso dell’ultimo anno abbiamo assistito a un rapido incremento della
         digitalizzazione di molti servizi pubblici e a un brusco avanzamento verso una
         modernizzazione delle procedure amministrative nella PA – si pensi a quanti
         cittadini ormai dispongono di indirizzo e-mail, SPID e firma digitale e a quante
         attività possono essere gestite online senza la necessità di muoversi – anche se
         siamo ancora lontani dagli standard degli altri paesi occidentali. Come ha indicato
         in una recente nota il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione
         digitale, Vittorio Colao, nel nostro Paese attualmente circa due terzi dei cittadini
         sono già dotati di identità digitale e tra gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa
         e Resilienza entro il 2026 c’è quello di arrivare al 70% della popolazione.
            Si è incrementato dunque un processo necessario, ma che ha posto in evidenza
         l’importanza di fare attenzione e assistere tutta la popolazione, per far sì che
         nessuno resti indietro, senza poter accedere a servizi essenziali, quali per esempio
         la prenotazione di un vaccino o di un appuntamento in un ufficio pubblico.
             La pandemia ci ha confermato che il nostro Paese presenta molte fragilità e che
         il processo di digitalizzazione non è ancora maturo; molte persone non dispongono
         di tecnologie adeguate alla digitalizzazione, ampie zone nel nostro territorio

                                                 www.iulresearch.it                                CC BY-NC-ND 4.0
IUL Research | Open Journal of IUL University
                                                   www.iuline.it                                     ISSN: 2723-9586
nazionale non sono coperte da una rete Internet efficace (non è presente né la banda
larga né la fibra ottica). Elemento ancor più allarmante per il Paese è la scarsa
diffusione di competenze digitali di base e avanzate che, nonostante l’enorme salto
compiuto nell’ultimo anno, evidenziano come ancora l’Italia risulti tra i paesi che
occupano i posti più in basso nelle classifiche internazionali sul grado di
digitalizzazione. Anche perché, secondo gli indicatori del DESI 2020 (Digital
Economy and Society Index), in Italia l’uso dei servizi offerti dalla rete è
prevalentemente legato ad attività ludiche compiute attraverso lo smartphone (per
accedere ai social media, alla fruizione di videoclip, musica, news e videogiochi) e
poco orientato ad attività come l’e-banking, il commercio online, il clouding, ecc.
   Nel corso dei vari lockdown, la gestione del tempo e degli spazi ha rappresentato
un elemento di complessità per le nostre vite. Durante le lezioni a distanza,
sperimentate anche in quest’ultimo anno scolastico, i ragazzi e i docenti hanno
vissuto in un tempo diluito, alterato, che è risultato spesso faticoso da gestire perché
pensato come semplice trasposizione dalla presenza alla dimensione online, senza
considerare che i carichi di lavoro ottimali per gli studenti necessitavano di un
mosaico armonico tra le attività proposte dai vari insegnamenti, in special modo se
si voleva evitare il rischio di far durare la giornata scolastica dei ragazzi molte ore
(Rivoltella, 2020). Inoltre, la lezione online, di carattere sincrono o asincrono, è
risultata spesso densa: era necessario “agganciare l’attenzione dei ragazzi” se non
si voleva perderli. Ed ecco che, a fianco di chi ha utilizzato nuove strategie
didattiche per gestire le lezioni online, c’è stato chi ha creato decaloghi e
regolamenti “a prova di fuga”, incentrati sul controllo durante la lezione e
soprattutto nel corso delle prove.
    In molti hanno lavorato alla sensibilizzazione delle scuole rispetto alla necessità
di pensare a una riprogettazione della lezione, si pensi al grande lavoro di guida e
supporto fatto dall’Indire1 e ai suggerimenti avanzati da numerose figure del mondo
della scuola italiana e dell’università, che in questi mesi hanno suggerito a gran
voce di non replicare nella DaD ciò che avveniva in presenza, nonché l’importanza
e la necessità di definire nuove sceneggiature di lezione, in grado di fare i conti con
gli strumenti, i tempi e le modalità di interazione caratterizzanti questo modo
diverso di fare scuola. Molte università, a seguito delle restrizioni imposte dal
distanziamento sociale legato al Coronavirus, si sono dotate per la prima volta in
modo massiccio di ambienti di e-learning. Nonostante fossero presenti, anche nel
Paese, i contributi teorici sul tema dell’e-learning – si pensi alle indagini condotte
da Trentin nell’ambito della formazione degli insegnanti (1999) ma anche alle
riflessioni riguardo ai modelli teorici e agli scenari dell’e-learning condotte negli
studi di Calvani e Rotta (1999, 2000), Trentin (2001, 2004), Rivoltella (2003) e
sugli aspetti metodologici e didattici (Trinchero & Todaro, 2000; Galliani & Costa,
2003; Maragliano, 2004) – molte realtà educative non avevano sviluppato una
riflessione in tal senso e non disponevano di una visione sul tema tale da riuscire a
fronteggiare la richiesta di e-learning imposta dai nuovi scenari di distanziamento

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       INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione e Ricerca Educativa) https://www.indire.it

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sociale. Ciò ha reso necessaria la definizione di linee guida, come per esempio
quelle proposte dalla Sirem, rivolte a scuole e università (AA.VV., 2020), che
hanno focalizzato l’attenzione sull’aspetto metodologico, comunicativo,
tecnologico e didattico da considerare in una formazione online e, non meno
importante, sul presidio della comunicazione, predisponendo canali di interazione
attraverso i quali gli studenti potessero dialogare con il docente e con i colleghi,
scambiare dubbi e condividere ansie e difficoltà.
   All’interno di questo numero di IUL Research (Volume 2 n. 3), trovano spazio
numerosi contributi di carattere nazionale e internazionale, che offrono una
panoramica dei temi trattati in questa breve introduzione. Le tecnologie fanno
sempre più parte delle nostre vite, come ci ricorda de Kerckhove nell’intervista di
Buffardi. Sono strumenti a cui demandiamo tutta una serie di richieste che
sottendono alle nostre decisioni future e che sempre più stanno modificando i tempi
e gli spazi delle interazioni umane.
   La pandemia ha accelerato in modo brusco alcun processi già in atto, ma che
tardavano a coinvolgere un elevato numero di persone. Probabilmente questi
processi richiedevano maggiori possibilità di riflessione, consapevolezza e
maturità, ma i tempi di reazione al distanziamento dovevano essere rapidi e le
risposte a questo desiderio di fare in fretta hanno, in certi casi, compromesso la
possibilità di pianificare al meglio le azioni. Se da un lato le tecnologie hanno
permesso di continuare alcune attività in spazi e modalità diversi da quelli che
richiedevano una presenza fisica, dall’altro hanno prodotto una contaminazione tra
spazi personali e professionali, da rivedere attraverso negoziazioni che mirino a
garantire per tutti una migliore qualità della vita. Questo tema è analizzato e
approfondito all’interno dei contributi di De Martino, Reig e Giorgi e
nell’esperienza proposta da Baldassarre, Dicorato, e Fiore.
   Nel corso della lettura troverete spunti di riflessione interessanti sull’uso delle
tecnologie nel mondo dell’educazione, nella scuola e nelle università in Italia e nel
mondo, insieme a uno sguardo verso i percorsi universitari e le modalità
d’interazione e valutazione nei corsi online. I contributi di Baldi e Mori e di Torti e
le esperienze documentate da Panzavolta, Mangione e Pieri offrono l’opportunità
di approfondire questo tema.
  Nei contributi di Piccioli, Ianes e Venturoso, Peconio, Doronzo e, infine,
Guarini, e nell’esperienza di Romeo trovano spazio riflessioni su ambienti di
apprendimento transmediali inclusivi.
   Spunti metodologici e didattici per i docenti sono approfonditi nel contributo di
Pieri e di Bucciarelli e nelle esperienze di Cenci, Mosa, Panzavolta, Cinganotto, e
Piccione.
   È presente poi una riflessione riguardo alla formazione dei docenti: Hertz
presenta le iniziative di EUN e i MOOC per i docenti europei, mentre Kaschny
Borges, Pivetta e Pereira de Souza offrono una panoramica internazionale sulla
formazione dei docenti in Brasile. Bertollo approfondisce ulteriormente il tema
della formazione online dei docenti.

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Roffi, Cuomo e Ranieri, infine, propongono un’approfondita rassegna della
letteratura sull’utilizzo dei video 2D/3D e della realtà virtuale per l’insegnamento
delle discipline scientifiche.
   Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno lavorato a questo numero – i nostri
autori, i referee e tutte le persone della redazione – permettendoci così di offrire ai
nostri lettori occasioni di riflessione e studio su un tema sempre più emergente.

   Bibliografia
  AA.VV. (2020), Compendio SIREM per la didattica a distanza ai tempi del
COVID-19. SIREM.
  BIONDI, G. (2020). Un’occasione per ripensare il modello solo «frontale».
Edscuola. https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=126020
  CALVANI, A., & ROTTA, M. (1999). Comunicazione e apprendimento in Internet.
Didattica costruttivistica in rete. Edizioni Erickson.
   CALVANI, A., & ROTTA, M. (2000). Fare formazione in internet. Manuale di
didattica online. Edizioni Erickson.
   CALVANI, A. (2020). Ripartenza della scuola e uso delle tecnologie. Cosa non
fare, cosa fare. Indicazioni per la policy nazional. Edscuola.
   https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=128723
  EUROPEAN COMMISSION (2020). The Digital Economy and Society Index
(DESI).
   GALLIANI, L., & COSTA, R. (2003). Valutare l’e-learning. Pensa Multimedia.
   MARAGLIANO, R. (Ed.). (2004). Pedagogie dell’e-learning. Laterza.
   MARAGLIANO, R. (2020). Lo smartworking e la teledidattica al tempo del
coronavirus ed oltre. Pol.it. http://www.psychiatryonline.it/node/8476
   RANIERI, M. (2020). La Scuola dopo la DaD. Riflessioni intorno alle sfide del
digitale in educazione. Studi sulla Formazione/Open Journal of Education, 23(2),
69–76. DOI: 10.13128/ssf-12316 | ISSN 2036-6981
   RIVOLTELLA, P. C. (2020), Tecnologia più condivisione: così si può fare buon e-
learning. Avvenire.it.
   https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/tecnologia-pi-condivisione-cos-si-pu-
fare-buon-elearning
   RIVOLTELLA, P. C. (2003). Costruttivismo e pragmatica della comunicazione
online. Edizioni Erickson
  RIVOLTELLA, P. C. (2008). Dopo la formazione a distanza: tecnologie,
educazione e formazione in Italia (1995-2008). Educação & Sociedade, 29, 851–
864.
  TRENTIN, G. (1999). Telematica e formazione a distanza: il caso Polaris. Franco
Angeli.

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TRENTIN, G. (2001). Dalla formazione a distanza all’apprendimento in rete.
Franco Angeli.
   TRENTIN, G. (2004). Apprendimento in rete e condivisione delle conoscenze.
Franco Angeli.
  TRENTIN, G. (2005). Apprendimento cooperativo in rete: un possibile approccio
metodologico alla conduzione di corsi universitari online. Italian Journal of
Educational Technology, 13(3), 45–45.
   TRINCHERO, R., & TODARO, P. (2000). Nuovi media per apprendere. Principi di
formazione a distanza in rete. Tirrenia Stampatori.

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