ALBERTO GARUTTI Ai nati oggi - MAXXI
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ALBERTO GARUTTI Ai nati oggi UN PROGETTO DI ARTE PUBBLICA DELL’ARTISTA ALBERTO GARUTTI REALIZZATO A ROMA, IN PIAZZA DEL POPOLO PER CELEBRARE L’EVENTO UNIVERSALE DELLA NASCITA SUSCITANDO UN’EMOZIONE IMPROVVISA E SINCERA “I lampioni di Piazza del Popolo sono collegati con il reparto di maternità del Policlinico Agostino Gemelli. Ogni volta che la luce pulserà vorrà dire che è nato un bambino. Quest’opera è dedicata a lui e ai nati oggi in questa città” Progetto a cura di Hou Hanru e Monia Trombetta In collaborazione con Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS Promosso da Roma Capitale Con il supporto di Acea e Areti Roma, Piazza del Popolo | dal 2 luglio 2019 www.maxxi.art Roma 2 luglio 2019. Si intitola Ai nati oggi l’ambizioso intervento di arte pubblica di Alberto Garutti che, dopo essere stato realizzato a partire dal 1998 in diverse città del mondo (tra cui Gent, Istanbul e Mosca) arriva adesso a Roma, dove sarà visibile al pubblico a partire dal 2 luglio fino a dicembre 2019. L’opera, una celebrazione della vita e dell’evento universale della nascita, prevede l’intensificarsi della luce dei lampioni di Piazza del Popolo ogni volta che, nel reparto di maternità del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, nascerà un bambino. Il progetto, a cura di Hou Hanru e Monia Trombetta è realizzato dal MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo in collaborazione con la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e promosso da Roma Capitale, con il supporto di Acea e Areti. All’inaugurazione (ore 21.00, Piazza del Popolo) interverranno Virginia Raggi, Sindaca di Roma; Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI; Hou Hanru, Direttore Artistico MAXXI, l’artista Alberto Garutti; Giovanni Raimondi, Presidente Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Giovanni Scambia, Direttore scientifico Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. Tramite un pulsante premuto in reparto in occasione di ogni nuova nascita, il sistema di lampioni aumenta gradualmente l’intensità luminosa della piazza, per poi tornare dopo circa trenta secondi alla media costante di illuminazione. Una variazione di luce che sospende il flusso ordinario della vita cittadina, per omaggiare con delicatezza l’unicità di ogni nuova nascita. Nella piazza e in corrispondenza dei principali accessi pedonali sono poste delle lastre in ferro, parte integrante dell’opera, per aiutare i passanti a comprendere appieno l’operazione e invitarli a sentirsene parte. Le lastre riportano questo testo: “I lampioni di Piazza del Popolo sono collegati con il reparto di maternità del Policlinico Agostino Gemelli. Ogni volta che la luce pulserà vorrà dire che è nato un bambino. Quest’opera è dedicata a lui e ai nati oggi in questa città” “Roma si arricchisce di un’idea artistica preziosa e poetica, un’opera dedicata alla nascita, ai bambini, alla città, che parla di speranza e di novità e lo fa attraverso la luce - dichiara Virginia Raggi, Sindaca di Roma -. Questa installazione ha un alto valore simbolico. Un valore artistico, ma anche sociale. Possiamo racchiuderlo in una parola: condivisione. Tutti potranno condividere, accogliere, celebrare uno dei momenti più belli e attesi in una delle piazze più amate e frequentate da turisti e romani". “In un momento di paura, indifferenza e violenza, questo progetto di Alberto Garutti è un meraviglioso benvenuto alla vita, un gesto di accoglienza, un abbraccio all’esistenza preziosa di ognuno, di ogni essere umano senza identificazione di nazionalità, etnia, religione. Un inno alla delicatezza e alla sacralità dell’umano - dice Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI -. Con quest’opera di arte pubblica il MAXXI ancora una volta esce dalle gallerie del museo per trasformare le strade e le piazze di Roma in luoghi di incontro, condivisione e confronto attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea”.
Ogni anno oltre 4.000 nati vengono alla luce al Policlinico Agostino Gemelli: più di 11 bambini al giorno. “Con entusiasmo e convinzione uniamo il nome del Gemelli a un progetto d’arte internazionale che celebra la vita nel cuore della città di Roma – spiega Giovanni Raimondi, Presidente della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS –. Iniziative come questa umanizzano la vita dell’ospedale e contribuiscono a renderlo un luogo più vicino a tutti i cittadini. La tutela della vita nascente è nella missione fondativa del Gemelli, assicurando a tutte le donne in gravidanza e alle coppie la migliore assistenza in un momento straordinario qual è la nascita di un figlio”. “Ai nati oggi è un’opera che si relaziona con la città a differenti scale, che è visibile e non visibile: produce una sorta di urbanistica narrativa - afferma Alberto Garutti - Quando penso a questo lavoro, immagino sempre una mappa della città fisica che pulsa e una mappa della città mentale che ogni passante produce. L’immagine che racconto è in fondo una natività, un tema classico della pittura…” Ai nati oggi instaura un dialogo diretto con la città e i suoi abitanti, nel tentativo di riavvicinare l’arte alla realtà della vita: la nascita rappresenta infatti un messaggio immediatamente percepibile dall’intera comunità. L’opera si radica nel territorio cittadino e chiama a sé le persone che lo abitano suscitando in loro un’emozione improvvisa e sincera attraverso l’utilizzo della luce, mezzo di comunicazione immediato e riconoscibile, ma allo stesso tempo non invasivo. UFFICIO STAMPA MAXXI +39 06 324861 press@fondazionemaxxi.it
1998-2019 Alberto Garutti | Ai Nati Oggi I LAMPIONI DI PIAZZA DEL POPOLO SONO COLLEGATI CON IL REPARTO MATERNITÀ DEL POLICLINICO AGOSTINO GEMELLI. OGNI VOLTA CHE LA LUCE PULSERÀ VORRÀ DIRE CHE È NATO UN BAMBINO. QUEST’OPERA È DEDICATA A LUI E AI NATI OGGI IN QUESTA CITTÀ. Nell’opera Ai nati oggi, la luce dei lampioni di Piazza del Popolo a Roma si intensifica ogni volta che nasce un bambino. Nel reparto di maternità dell’ospedale Policlinico Agostino Gemelli è infatti installato un pulsante che il personale è invitato a premere in occasione di ogni nuova nascita; il pulsante ordina al sistema di lampioni prescelto di aumentare gradualmente l’intensità luminosa, per tornare dopo circa trenta secondi alla media costante di illuminazione. Nei punti di accesso alla piazza sono disposte delle lastre in metallo sulle quali è inciso il testo: “I lampioni di Piazza del Popolo sono collegati con il reparto maternità del Policlinico Agostino Gemelli. Ogni volta che la luce pulserà vorrà dire che è nato un bambino. Quest’opera è dedicata a lui e ai nati oggi in questa città.” Quale tema comune a tutti i popoli, la nascita risponde all’interrogativo dell’artista di quali valori l’opera d’arte nello spazio pubblico è chiamata a celebrare. Ai nati oggi instaura infatti un dialogo diretto con la città e i suoi abitanti, nel tentativo di riavvicinare l’arte alla realtà della vita: l’opera si radica nel territorio dell’intervento e chiama a sé le persone che lo abitano attraverso la volontà di suscitare in loro un’emozione “sincera”, che seppur indirettamente le coinvolge in quanto comunità. Lo stesso utilizzo della luce è sintomatico dell’interesse dell’artista di confrontarsi con uno scenario densamente stratificato come la città contemporanea ricorrendo a un mezzo di comunicazione immediato, spesso già dato nel contesto dell’intervento e quindi non invasivo. Chi non riconoscerà l’opera come arte potrà ugualmente coglierne il messaggio. “Ai nati oggi è un’opera che si relaziona con la città a differenti scale, che è visibile e non visibile: produce una sorta di urbanistica narrativa. […] Quando penso a questo lavoro, immagino sempre una mappa della città fisica che pulsa e una mappa della città mentale che ogni passante produce. L’immagine che racconto è in fondo una natività, un tema classico della pittura…” [Hans Ulrich Obrist, “Alberto Garutti”, in Domus #901, marzo 2007, pp. 116-123] L’opera è stata realizzata in numerose città (Bergamo, Gent, Istanbul, Mosca ecc.) e il carattere universale del suo messaggio la rende sempre più “significativa e rivelatrice” al crescere del numero dei contesti nei quali è proposto. Tuttavia è necessario non trascurare il valore locale che essa veicola e che comporta di volta in volta nuove modalità di formalizzazione e comunicazione dell’intervento. Alberto Garutti. Artista e docente, è stato dal 1990 al 2013 titolare della cattedra di Pittura all’Accademia di Brera di Milano. Attualmente insegna presso lo IUAV di Venezia. Ha partecipato a grandi manifestazioni internazionali come la Biennale di Venezia, la Biennale di Istanbul, Arte all’Arte (2000 e 2005) e la Memory Marathon presso la Serpentine Gallery di Londra (2012). La sua ricerca di un dialogo aperto tra opera d’arte contemporanea, spettatore e spazio pubblico, gli è valsa l’invito a realizzare lavori per città e musei di tutto il mondo. Tra le opere più conosciute: Ai nati oggi per le città di Bergamo, Gand (Belgio), Istanbul (Turchia), Mosca (Russia), Plovdiv (Bulgaria) e Roma; Piccolo Museion a Bolzano; Dedicato agli abitanti delle case per il 21st Century Museum of Contemporary Art di Kanazawa (Giappone); l’installazione permanente per la Fondazione Zegna a Trivero; Tutti i passi installata a Siena, Anversa (Belgio), presso l’Aeroporto di Malpensa e la Stazione Cadorna di Milano, in piazza Santa Maria Novella a Firenze, all’esterno del Museo LAC di Lugano (Svizzera) e a Kaunas (Lituania); e l’opera in piazza Gae Aulenti, nel quartiere di Porta Nuova a Milano. In occasione della mostra personale al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, curata da Paola Nicolin e Hans Ulrich Obrist, è stato pubblicato il libro Alberto Garutti, didascalia/caption. Nel 2019 ha inaugurato tre grandi opere permanenti nei pressi di Caorle (VE), dopo aver vinto nel 2017 un concorso internazionale d’arte indetto da Assicurazioni Generali - Genagricola S.p.A.
APPUNTI PER UNA TEORIA - Alberto Garutti Metodo Credo che ogni opera pubblica, per essere tale, debba necessariamente instaurare un dialogo con il tessuto sociale e geografico della città. I cittadini divengono sia destinatari che gli inconsapevoli com- mittenti dell’opera. Solo allestendo una forma d’incontro tra l’opera e il suo contesto questa potrà acqui- sire autonomia e significato, trasformandosi in un organismo attivo in grado di adattarsi, modificarsi e contemporaneamente modificare lo spazio sociale e il paesaggio nel quale è inserita. L’incontro tra l’opera e la comunità – indispensabile perché il lavoro diventi a sua volta parte del conte- sto, generando e propagando il suo racconto, la sua narrazione – potrà avere luogo solo se l’artista scenderà dal piedistallo retorico che il sistema dell’arte gli concede, iniziando ad operare tra la gente come un abile regista in grado di coordinare, scegliere, sottilmente convincere, gestire e sedurre il con- testo ed i cittadini da un lato, dall’altro in grado di elaborare, modificare e riallestire la città realizzando e sperimentando linguisticamente il significato e la funzione dell’opera stessa. Ed è infatti molto spesso proprio la città, urbanistica eterogenea di luoghi e soprattutto di persone, il motore stesso del processo. Nell’opera “Ai Nati Oggi” (1998 – in corso) la città è scenario, contesto e materia stessa del lavoro. L’evento visivo prodotto è in qualche modo dalla natura volutamente ambi- gua. È una natività, con un carattere pittorico da un lato e allo stesso tempo un bagliore urbano che si confonde con le luci pulsanti della città. “Ai Nati Oggi” altera la condizione di luminosità esistente della città per rivelare ai passanti l’evento universale della nascita, ovvero il costruirsi e generarsi stesso del- la comunità che compone ogni struttura urbana. I LAMPIONI DI PIAZZA DEL POPOLO SONO COLLEGATI CON IL REPARTO MATERNITÀ DEL PO- LICLINICO AGOSTINO GEMELLI. OGNI VOLTA CHE LA LUCE PULSERÀ VORRÀ DIRE CHE È NATO UN BAMBINO. QUEST’OPERA È DEDICATA A LUI E AI NATI OGGI IN QUESTA CITTÀ. Il “metodo” si configura come una dichiarazione programmatica: l’opera ha impatto fisico e ambientale minimo, riutilizza l’architettura e le infrastrutture esistenti e si propone volutamente come intervento a- nonimo, come sistema di rivelazione-rilevazione puro, nel quale il lavoro dell’artista sembra essere solo quello di un editor, un regista di realtà. La scelta della “natività” come tema non è casuale ma parte in- tegrante di una strategia che vede nell’”andare verso”, nel tentativo d’incontro con lo spettatore- cittadino l’unica via possibile alla “vita” del progetto. L’opera si propone infatti come un racconto deci- frabile a più livelli. Da un lato si propone come sperimentazione linguistica di un tema classico della sto- ria dell’arte – la natività rivelata, “mettere al mondo” nell’accezione boettiana di svelare e mostrare – dall’altro l’opera parla alla città, alla gente trasformando uno spazio pubblico in luogo carico di un signi- ficato nuovo, quello dell’attesa, dell’idea di partecipazione alla comunità attraverso il momento, rituale e sociale, che più di qualunque altro ne descrive la formazione: la nascita. La luce, lentamente, aumen- tando la sua intensità, riempie il luogo, la piazza, la via: è immagine e contemporaneamente metafora dell’idea stessa di “rivelazione”. Da un lato però questa coincide per il visitatore occasionale o per il cit- tadino con la possibile scoperta di una nascita – ecco un bambino è nato in città – dall’altra è sinonimo di una presa di coscienza dal valore figurativo ed etico: ecco l’arte che trasforma un luogo della città, attraverso la narrazione di un valore universale. L’approccio metodologico si compone quindi sempre come una doppia strategia, è una medaglia a due facce che si relaziona al territorio seguendo principi propri di una tattica che mi piace definire machiavellica. Dispositivo cruciale affinché l’opera possa prendere forma, toccare e trasformare il luogo è la didascalia. Didascalia La didascalia è il mezzo attraverso il quale l’opera pubblica è comunicata, il dispositivo di mediazione tra l’oggetto e i cittadini, tra l’immagine e lo spettatore. Parte integrante dell’opera, è necessaria e indi- spensabile nel contesto della città e del territorio per raccontare e avvicinare il pubblico al lavoro. Spes- so costituita da un breve testo, nel quale è sempre possibile rintracciare una dedica, è caratterizzata da una molteplicità di formati. Per “Ai Nati Oggi” il testo che descrive il lavoro è inciso su alcune lastre di metallo disposte nei diversi punti di accesso della piazza.
La didascalia è il dispositivo che “accende” l’opera e permette che essa si propaghi anche quando que- sta apparentemente non è “in funzione”; è un manufatto dalle molte forme che produce partecipazione. Annuncia, spiega e carica di livelli di lettura e significato l’opera stessa. Lo spazio pubblico della città si tramuta per il visitatore – dopo l’incontro con la didascalia – in un luogo di attesa, carico di un nuovo senso, in uno scenario urbano modificato, in un ambiente per la produzione d’infinite immagini. Ogni passante, leggendola, immaginerà per esempio una propria natività; ogni passante leggendola ne re- cherà memoria o racconto ad altri, producendo un pettegolezzo positivo che diffonderà il pensiero e il racconto dell’opera altrove. Questo breve testo che accompagna ogni lavoro produce per conseguenza naturale un’atmosfera diffusa ed eterogenea d’immagini, storie, passaparola, luoghi e persone sulle quali ovviamente non ho controllo, ma delle quali il mio lavoro è stato meccanismo attivatore e motore. La didascalia invita alla partecipazione differenti pubblici – passanti, cittadini, turisti, esperti d’arte e non etc. – includendo sempre nel testo scritto una dedica che suggerisce una possibile modalità di fruizione dell’opera, una condizione di avvicinamento ad essa da un lato collettiva e dall’altro intima e privata. La didascalia si rivela così parte del discorso politico – come piattaforma di distribuzione dell’opera d’arte che potrebbe anche non essere riconosciuta come tale – e contemporaneamente di quello figura- tivo dell’opera. È un utensile, una “dichiarazione esplicita” di quell’andare verso gli spettatori che sento come destinatari di ogni mio intervento pubblico. Committenza Considero i destinatari delle mie opere pubbliche come i committenti stessi dei lavori. Ciò che appare come un paradosso è strutturante per la costruzione della mia pratica nello spazio pubblico. Mi interes- sa così tanto aderire alla realtà della vita, trovare un modo per entrare tra le pieghe della città, all’interno dei suoi meccanismi sociali, economici e politici, da considerare i vincoli che il contesto im- pone non come delle limitazioni, ma come occasioni e sfide. Realizzare un’opera per un pubblico non specializzato significa dover operare su un terreno delicato. È in questo senso che definisco machiavellica la mia tattica, il mio metodo che diventa opera. Il lavoro seduce, si avvicina, corteggia il pubblico. È mio interesse quasi scomparire tra la folla, dialogare e in- contrare l’immaginario comune, in alcuni casi popolare. I miei lavori esplorano diversi temi, in questo caso quello della nascita, ma sempre sfruttando un doppio registro. Quasi come fossi una figura “bifron- te”, mi avvicino alla gente per raccogliere informazioni utili, necessarie allo sviluppo dell’opera. Mi avvi- cino alla gente per scoprire e carpire i segreti del contesto, per poi riconsegnare a loro un’immagine, uno scenario, un oggetto che possa essere apprezzata a più livelli, da differenti tipologie di pubblico. Allo stesso modo però non è nelle mie intenzioni ricadere nel populismo: l’opera è un esperimento lin- guistico contemporaneo da un lato, dall’altro nella sua processualità scardina e confonde le gerarchie tra oggetto e autore, spettatore e committente, cittadino e visitatore.
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