A Palazzo Brugiotti la presentazione del libro ?Gioco e giocattolo?

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A Palazzo Brugiotti la presentazione del libro ?Gioco e giocattolo?
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A Palazzo Brugiotti la presentazione del libro ?Gioco e giocattolo?

 di MARINA CIANFARINI-
VITERBO - Si é svolta nel pomeriggio oggi, presso Palazzo Brugiotti , organizzata dalla Fondazione Carivit di Viterbo, la
presentazione del libro ?Gioco e giocattolo? inerente agli atti del XIII incontro di ?Tra Arno e Tevere?.
Ad aprire la presentazione il presidente della Fondazione Carivit, Mario Brutti, che ha avanzato i complimenti per l'impresa,
presentando i risultati dei progetti intrapresi. ?L'invenzione di ?Tra Arno e Tevere?ha preso vita- ha sottolineto - nel 2001 grazie al
sostegno della Fondazione Carivit che è intervenuta ogni anno, con un appuntamento di rito.?
?Senza finanziamenti sarebbe difficile realizzare qualcosa? - ha rimarcato. Il libro ha

come tema il gioco e il giocattolo e l'idea nasce con una divisione particolare, legata ai giochi popolari e a quei giochi del futuro
adulto abbiente.
Brutti ha, quindi, lasciato la parola all'instancabile ricercatore Rino Galli, che ha compiuto un tuffo nel passato, ricordando le
vicissitudini delle sue vacanze in un paesino lontano da Roma e di come le amicizie nate in quei periodi lo facciano riflettere ancora
oggi.
?Nel gioco c'è qualcosa che domina i giocatori.? Galli ha fatto un accenno a Dostoevskij ed ha ricordato come il libro desti
particolare interesse per l'ampiezza delle argomentazioni, passando da un aspetto all'altro con sapiente maestria.
A prendere successivamente la parola la professoressa Elvira Federici, che ha ricordato come, per coincidenza, all'inizio del 2015,
abbia lavorato alla stesura di un seminario ?Questo è un gioco?. Ma cos'è il gioco?
Nel libro sono stati messi insieme numerosi punti di vista su come noi affrontiamo il mondo. ?Il saggio di Sandra Puccini ?ha
spiegato- ci parla di inattualità, della distanza necessaria per conoscere un oggetto. Tre sono le categorie citate: autenticità, riscatto e
contaminazione, categorie importanti per interpretare il presente, tre chiavi di lettura che spiegano anche fenomeni attuali come la
migrazione.?

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Altri punti interessanti provengono da Elisabetta Simeoni col suo scritto ?Giocare a fare festa? che si domanda se le categorie siano
pertinenti per leggere la realtà e ci richiama ai limiti dell'epistemologia.
Nel libro ? Gioco e giocattolo? viene citato Pino Galeotti, il quale definisce il gioco come attività fittizia, solitaria, libera e separata.
Parla di collezionismo, come compensazione alla mutilazione della personalità, esempio di integrazione dei frammenti della
personalità.
Elvira Federici tra i suoi esempi si è soffermata su un' etnografa dell'Alzheimer Emanuela Panaia e di come la studiosa, nel
tentativo di far ricordare il gioco ai suoi pazienti, li riconducesse alla loro infanzia. Persone che avevano perso tutto, attraverso il
gioco, recuperavano il loro passato, facendolo riaffiorare.
La Federici ha aggiunto: ?Il gioco ha una funzione creativa, produttiva e di per sé è una parola molto impegnativa. Ha una certa
leggerezza, certo, ma contiene serietà. Il gioco è una cosa seria ed ha senso perché ha delle regole, non è possibile giocare per
scherzo. E' difatti è un vero paradosso.?
Ha poi concluso sottolineando la differenza tra il ?game? il ?play?, termini fondamentali. Nel game abbiamo a che fare col gioco di
squadra, il play è, invece, quello che individualmente viene agito, quel margine di libertà di fare l'azione giusta al momento giusto.
Bisogna stare al gioco e mettersi in gioco, il gioco è la cornice dell'azione e non l'azione stessa.
A proseguire l'intervento Massimo Formicoli, esperto psicologo e psicoterapeuta che si è avvicinato al libro e al tema del gioco
citando le parole di Freud: ?Il gioco è importante per capire i bimbi sin da piccoli. E' uno strumento per superare le esperienze
traumatiche. ?
Formicoli ha proseguito dicendo: ? Freud arriva a questa conclusione osservando il nipotino giocare con un rocchetto. Col gioco si
può già vedere qualcosa, ci si può simbolicamente liberare dal senso d'ansia, d'angoscia, riproducendo la mancanza dei punti di
riferimento. L'uomo ha l'esigenza di diventare protagonista delle sue azioni non spettatore". Ha citato quindi Melania Claine,
importante studiosa che incominciò ad osservare i bambini da un punto di vista psicoanalitico, notando come il gioco fosse il loro
modo naturale di esprimersi. Il gioco non è un passatempo, ma un lavoro per il piccolo che impara a dominare il mondo esterno e il
suo mondo interno (fantasia, sogni, desideri).
Claine analizza dei bimbi molto piccoli, elabora una vera e propria tecnica, studia le divisioni conscie e incoscie e la memoria
implicita ed esplicita. Tutte le esperienze del bambino, prima dei due anni, fanno parte della memoria implicita, anche quella
traumatica legata al parto.
?Il gioco- ha concluso Formicoli- permette di far emergere quella parte del piccolo non verbalizzabile, senza il gioco non possiamo
comprendere il bambino.?
Aurelio Rizzacasa, professore di filosofia, si è riallacciato alle parole di Formicoli specificando la capacità del gioco a far emergere
eventi del passato.
Egli non ritiene che l'infanzia sia sempre felice, lo è quando anche il resto della vita si adatta a quella felicità. Se la nostra
fanciullezza è stata traumatica, il futuro potrebbe non essere da meno.
Entrando nello specifico del libro Rizzacasa ha argomentato: ? I contenuti sono di chiara stesura antropologica, all'interno vi è una
sana memoria collettiva di un passato che deve essere oggetto di ricordo. E' un gioco della tradizione, tra due fiumi quali il Tevere e
l'Arno, un gioco che abbracciale vecchie generazioni.?
?Oggi- ha continuato- ci troviamo in una svolta culturale, una svolta che si è verificata nel gioco come negli altri orizzonti della
cultura. Questa svolta radicale non è la prima, ce ne sono state molte. Il vero modello del gioco è quello del giusto mezzo, il più

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difficile ma anche il più equilibrante. ?
A concludere la presentazione di nuovo le parole di Rino Galli: ?I bambini di oggi non conoscono i nomi degli oggetti, dei
giocattoli della tradizione.? E parlandoci di un eventuale libro futuro invita le nuove generazioni a non perdere nulla del passato, un
invito da nonno ancor prima che da esperto.

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