27- Diritto costituzionale italiano e comparato 2020-2021 - Roberto Scarciglia Università di Trieste Dipartimento di Scienze politiche e sociali ...

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27- Diritto costituzionale italiano e
       comparato 2020-2021

                  Roberto Scarciglia
                  Università di Trieste
                  Dipartimento di Scienze politiche e
                  sociali
                  27-Schema 3 per lezione 20 11 2020
Brexit

Harold Wilson, leader del Partito Laburista, propose di sottoporre
la questione dell’appartenenza britannica alla CEE al voto
referendario.
La data del referendum consultivo, in cui si chiedeva “Do you
think that the UK should stay in the European Union (the
Common Market)?”, fissata al 5 giugno del 1975.

vinse il “Remain” con il 67,23% dei voti contro il 32,77% dei
“Leave”
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David Cameron, del Partito Conservatore, per rispondere alla
crescita sempre più imponente degli indipendentisti euroscettici
(guidati da Nigel Farage), nel gennaio del 2013 annunciò,
nel famoso discorso rinominato “Bloomberg Speech”, la volontà
di chiamare il popolo alle urne entro il 2017 in caso di vittoria alle
elezioni generali del 2015

Nelle elezioni generali del Regno Unito del 2015, il Partito
Conservatore, vinse in maniera schiacciante, ottenendo la
maggioranza assoluta dei voti
Segue

Il 10 novembre 2015, Cameron scrisse una lettera al Presidente
del Consiglio europeo Donald Tusk nella quale indicava alcune
condizioni per far rimanere il Regno Unito nella UE:
 Assicurare la “Protezione dell’UE” anche a quei paesi che
    fanno parte dell’Unione Europea ma non dell’area “euro”

   Eliminazione di alcune norme e regolamenti UE per favorire
    una più semplice circolazione di merci, servizi e capitali.

   Concedere alla Gran Bretagna la possibilità di recedere da un
    impegno e la possibilità di creare una “ever closer union” tra i
    vari paesi allo scopo di poter bloccare norme che venivano
    decise dal Parlamento europeo.
Segue

   Controllare l’immigrazione” e limitare gli abusi della libertà di
    movimento
Il 17 dicembre 2015, infine, Cameron propose ed ottenne
l’approvazione della legge sul referendum (European Union
Referendum Act 2015).

In occasione del Consiglio Europeo del 18-19 febbraio 2016, fu
raggiunto un accordo con cui veniva promesso al Regno Unito,
che nel caso di vittoria del Remain, avrebbe ottenuto una serie di
concessioni dirette a soddisfare le richieste proposte dal Premier
britannico
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Lo European Union Referendum Act 2015 prevedeva che il
referendum consultivo sulla permanenza del Regno Unito
nell’Unione Europea si sarebbe tenuto entro il 31 dicembre del
2017.
Il referendum fu tenuto il 23 giugno del 2016.
La domanda che venne posta fu: “Should the United Kingdom
remain a member of the European Union or leave the
European Union?”.
 il Leave prevalse con il 51,89% dei voti: 17.410.742 cittadini si
espresse a favore dell’uscita dall’ Unione Europea, mentre
16.141.241 persone (corrispondente al 48,11%) votarono a favore
del Remain
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   In Scozia ed Irlanda del Nord vinse il Remain (rispettivamente
    per il 62% e il 55,8%), stessa sorte toccò anche alla City di
    Londra (75%) e a Gibilterra, dove il voto per la permanenza
    ottenne addirittura il 96% dei consensi

Art. 50 Trattato sull’Unione
Ogni stato membro ha la possibilità di recedere volontariamente e
unilateralmente dall’Unione Europea ex art. 50 del Trattato
introdotto dal Trattato di Lisbona nel 2007. Per poter recedere lo
stato membro deve notificare la sua intenzione al
. Successivamente, il Consiglio Europeo è tenuto a dettare linee
guida relative alle modalità del recesso
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tenendo conto del quadro delle future relazioni con l’Unione.
L'accordo è concluso a nome dell’Unione dal parte del Consiglio,
che delibera a maggioranza qualificata, previa approvazione da
parte del Parlamento Europeo (comma 2).

I trattati dell’UE, quindi, cessano di essere applicati allo Stato
interessato subito dopo l’entrata in vigore dell’accordo, oppure in
mancanza di tale accordo, due anni dopo la notifica
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il Consiglio Europeo si riserva la possibilità di prorogare,
all’unanimità, tale termine (comma 3).
Il paragrafo 4 dell’art. 50 TUE specifica che, al fine di rispettare i
paragrafi 2 e 3 del medesimo art. “il membro del Consiglio
europeo e del Consiglio che rappresenta lo Stato membro che
recede non partecipa né alle deliberazioni né alle decisioni del
Consiglio europeo e del Consiglio che lo riguardano.”. L’ultimo
comma (5) stabilisce, infine, che lo Stato che è uscito, ha la
possibilità in futuro di presentare una nuova domanda di adesione
all’Unione Europea, e in tal caso dovrà fare riferimento alla
procedura stabilita dall’art. 49 TUE.
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Il 2 ottobre 2016 Theresa May annunciò che entro marzo del 2017
avrebbe attivato la procedura prevista dall’art. 50 TUE.

problema sulla necessità o meno dell’intervento parlamentare che
autorizzasse il Governo alla notifica della volontà del recesso.
Theresa May aveva il proposito di notificare l’intenzione di
recedere dall’Unione, attivando la procedura dell’articolo 50 TUE,
senza il consenso da parte del Parlamento britannico, in
quanto riteneva che l’attivazione del medesimo art. fosse
prerogativa regia e quindi spettasse all’esecutivo esercitare tale
compito.
Segue

Due cittadini portarono la questione in sede giudiziaria: Gina
Nadira Miller, imprenditrice e filantropa inglese, e Deir Dos Santos,
entrambi di origini sudamericane con ricorso davanti alla High
Court of England and Wales,
 sostenendo che, se la notifica ai sensi dell'articolo 50 dovesse
essere invocata per lasciare l'Unione, essa annullerebbe di fatto
una serie di Atti del Parlamento, che invece, secondo un
principio costituzionale non potevano essere modificati senza il
consenso parlamentare.
Segue

La seconda parte della Sentenza (parr. 18-36) dedicata ai ‘Principi
di diritto costituzionale: la sovranità del Parlamento e le
prerogative della Corona’, in cui veniva dimostrato come la
Corona, e il Governo in sua vece, non potessero esercitare la
prerogativa regia per abrogare, sospendere o emendare la
legislazione approvata dal Parlamento
(l’European Communities Act 1972 è un constitutional statute
e non può essere oggetto di abrogazione implicita, né può essere
modificato dall’esecutivo).
Segue

Theresa May reagì alla sentenza presentando subito ricorso
presso la Supreme Court of the United Kingdom.

La Corte Suprema discusse sulla questione tra il 5 e l’8 dicembre
2016, ma la sentenza venne pubblicata solo successivamente, il
24 gennaio 2017

La Corte suprema sostanzialmente confermò (con una
maggioranza di 8 giudici favorevoli a 3 dissenting opinions) quanto
deciso dalla High Court, respingendo l’interpretazione del Governo
secondo cui l’attivazione della procedura fissata dall’art. 50 fosse
da considerare rientrante nella prerogativa regia.
Segue

Il testo successivamente passò all’esame della House of Lords,
la quale approvò due emendamenti: il primo del 1° marzo, con 358
voti a favore e 256 contrari, per tutelare i diritti dei cittadini europei
residenti nel Regno, e concedere loro il diritto di rimanere a tempo
indeterminato nel Paese;
il secondo approvato l’8 marzo, invece, con 366 voti a favore e
268 contrari, per conferire al Parlamento il potere di veto sulla
versione finale dell’accordo di recesso.
Entrambi gli emendamenti vennero cancellati dalla Camera dei
Comuni durante lo scrutinio, i Lords, a questo punto, rispettarono
la decisione (non senza l’opposizione di alcuni) approvando il
testo dell’European Union (Notification of Withdrawal) Act 2017
così come voluto dal Governo. Infine, il 16 marzo 2017 ottenne
anche il Royal assent.
Segue

il 29 marzo 2017, il Regno Unito presentò la richiesta di
attivazione dell’articolo 50 TUE con una lettera di notifica firmata
dalla Premier May e indirizzata al Presidente del Consiglio
Europeo, Donald Tusk.

Teresa May il 18 aprile, annunciò la decisione di chiedere lo
scioglimento anticipato della House of Commons e indire, di
conseguenza, delle nuove elezioni
Ottenuta l’approvazione da parte della Camera dei Comuni per
procedere alle elezioni, queste ultime si tennero l’8 giugno. I
Conservatori ottennero maggioranza (42,45%, e 318 seggi), ma
dovettero accordarsi con gli unionisti nordirlandesi (Democratic
Unionist Party) per formare il Governo
Segue

7 giugno 2019 Theresa May si dimise dalla carica di Premier,
lasciando il posto al nuovo candidato euroscettico Boris Johnson
(24 luglio 2019), selezionato con le modalità vigenti nel Partito
Conservatore, che intende uscire dalla UE con o senza accordo.

L’uscita senza accordo trova una ferma opposizione da parte del
Parlamento britannico, che più volte nega l’appoggio nell’ipotesi di
un no-deal
Boris Johnson sospende l’attività del Parlamento per cinque
settimane per limitare la possibilità delle due Camere di esprimersi
contro l’uscita senza accordo o per ostacolare le future trattative.
Segue

Nei pochi giorni a disposizione, tra la ripresa delle attività
parlamentari e la prorogation, la Camera dei Comuni reagì nei
confronti della decisione del Premier chiedendo e ottenendo un
emergency debate ex art. 24 dei regolamenti parlamentari,

in cui riuscirono a presentare e a far approvare velocemente, già
nella prima settimana di settembre, contro il volere del Governo,
l’European Union (Withdrawal) (N° 2) Act 201983
Segue

Questa legge, in pratica, definiva un percorso obbligato per il
Governo:
 o il Parlamento approvava entro il 19 ottobre il progetto di
  accordo di recesso concluso dal Governo, ovvero la mozione
  che sostiene l’uscita senza accordo,
 oppure l’Esecutivo avrebbe dovuto domandare al Consiglio
  Europeo un’ulteriore proroga della data di recesso al 31
  gennaio 2020.
Segue

La sospensione venne impugnata tre volte,
 la prima da un gruppo formato da 75 parlamentari guidati da
   Joanna Cherry dello Scottish National Party e dalla leader dei
   liberal democratici Jo Swinson di fronte alla Court of Session
   scozzese,
 la seconda dall’avvocatessa Gina Miller di fronte alla High
   Court di Londra,
 la terza di fronte alla High Court di Belfast.
Segue

   Tuttavia, l’11 settembre l’Inner House della Court of Session
    scozzese decise di ribaltare il giudizio di primo grado e ritenne
    giustiziabile il tema della prorogation e illegittima la richiesta
    dello stesso Premier.
   Il caso giunse quindi in appello di fronte alla Corte Suprema
    che dichiarò, all’unanimità, illegittimo il consiglio (advice)
    che il Primo Ministro Johnson diede alla Regina e nulla e
    priva di effetti la sospensione prolungata del Parlamento.
   Il giorno successivo alla sentenza il Parlamento venne
    convocato e continuò a lavorare normalmente fino all’8 ottobre,
    data in cui venne sospeso per una settimana, fino all’avvio, con
    il Queen’s Speech, della nuova sessione parlamentare il 14
    ottobre. Il Governo ribadì la propria volontà di voler uscire
    dall’UE entro il 31 ottobre
Segue

Il 21 ottobre l’Esecutivo presentò al Parlamento il nuovo European
Union Withdrawal Bill, ma i Comuni bocciarono la proposta
(programme motion) di dover esaminare e approvare il testo entro
tre giorni per riuscire a rispettare la scadenza stabilita.

Il 28 ottobre, dopo che il Parlamento bocciò per la terza volta la
proposta del Governo di voler convocare nuove elezioni generali, il
Consiglio Europeo concesse una proroga al 31 gennaio 2020.

il 6 novembre venne sciolta la Camera dei Comuni, e il 12
dicembre vennero indette le nuove elezioni. Queste videro un
grosso trionfo da parte dei Tories
Segue

   il Governo, il 19 dicembre, ripresentò il bill di ottobre al
    Parlamento. I Comuni approvarono la legge il 9 gennaio, i
    Lords tentarono di introdurre degli emendamenti che però
    furono respinti, e i Lord decisero di adeguarsi alla volontà della
    Camera elettiva, approvando la legge. Il 23 gennaio la legge
    (European Union (Withdrawal Agreement) Act 2020) ricevette il
    royal assent.
   Il 29 gennaio 2020 il Parlamento Europeo ratificò il testo
    dell’accordo di recesso, e finalmente, dopo lunghe e difficili
    trattative, a partire dal 31 gennaio 2020 il Regno Unito non fa
    ufficialmente più parte dell’Unione Europea.
Brexit e suoi effetti

L'Accordo di recesso del Regno Unito dalla UE è entrato in
vigore il 1° febbraio 2020.

A partire da tale data, il Regno Unito è diventato uno Stato terzo,
con la previsione di un periodo di transizione fino al 31
dicembre 2020

Che cosa comporta?
Segue

   il Regno Unito continua a partecipare al mercato unico ed
    all'unione doganale dell'UE

Il 25 febbraio 2020 il Consiglio dell'UE affari generali ha
approvato il mandato negoziale per

l'UE e il 27 febbraio 2020 il Governo del Regno Unito ha
pubblicato il mandato negoziale per il Regno Unito
Domande

   Quali sono state le tappe principali dell’uscita
    della Gran Bretagna dall’UE?
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