2021 Monografie, 1 - Archeologia delle Alpi e del Mediterraneo tardoantico e medievale
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3, 2021 Monografie, 1 Archeologia delle Alpi e del Mediterraneo tardoantico e medievale Collana diretta da Paolo de Vingo e Joan Pinar Gil
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO ArcheoAlpMed Archeologia delle Alpi e del Mediterraneo tardoantico e medievale Direzione scientifica Paolo DE VINGO (Università di Torino) Joan PINAR GIL (Römisch-Germanisches Zentralmuseum) Comitato scientifico Eleonora DESTEFANIS (Università del Piemonte Orientale – Vercelli) Josef EITLER (Landesmuseum Kärnten) Yuri MAR ANO (Scuola Archeologica Italiana di Atene) Tina MILAVEC (Univerza v Ljubljani) Elisa POSSENTI (Università di Trento)
PIEMONTE ARCHEO-MINERARIO Miniere e opifici da risorsa strategica a patrimonio storico-ambientale a cura di Paolo de Vingo con contributi di Bruno Ancel Elena Anselmetti Daniele Castel li Silvia Chersich Paolo de Vingo Anna Gattiglia Renato Nisbet Ilaria Pezzica Giacomo Re Fiorentin Piergiorgio Rossetti Maurizio Rossi Vincent Serneels All’Insegna del Giglio
Volume realizzato in collaborazione con Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Torino AIPSAM - Il Patrimonio Storico-Ambientale e con il patrocinio di Città metropolitana di Torino Provincia di Biella Provincia di Cuneo Unione Montana dei Comuni del Biellese Orientale Unione Montana di Comuni delle Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone Unione Montana Valle Grana Unione Montana Valle Susa Comune di Condove Comune di Pradleves EZ Real Estate s.r.l. Sito web del programma Piemonte archeo-minerario www.aipsam.org Il programma «Piemonte archeo-minerario» e l’omonima mostra documentaria itinerante sono coordinati dal Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino, dal Dipartimento di Scien- ze della Terra dell’Università di Torino e dall’associazione senza scopo di lucro Il Patrimonio Storico-Ambientale (Torino). Originariamente autorizzate per quanto di competenza dalla So- printendenza Archeologia del Piemonte, le attività si svolgono oggi in collaborazione con le Soprintendenze Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Torino, Alessandria e Novara e con gli Enti territoriali interessati alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio archeo-minerario piemontese. I capitoli 2, 3, 5, 6 e 7 del presente volume sono approfondimenti di relazioni pre- sentate in precedenza alle Soprintendenze territorialmente competenti. Tranne quando diversamente indicato, le fotografie sono di Maurizio Rossi. In prima di copertina: complesso archeo-minerario di Punta Corna (Usseglio), Taglio del Ferro e discariche minerarie del vallone Aoutoùr, sullo sfondo dei colli della Fortuna e della Speranza, lungo la cresta a Nord di Punta Corna (foto Maurizio Rossi). In quarta di copertina: miniera Pietra Bianca 2 (rilievo archeo-minerario Bruno Ancel su rilievo topografico Geoworks) e veduta invernale del 26.12.2020 dei ruderi della fonderia di Piana del Ponte in alta val Sessera (foto Massimo Biasetti), a confronto con una riflessione di S.B. Nicolis di Robilant del 1758. ISSN 2612-3193 ISBN 978-88-9285-000-2 e-ISBN 978-88-9285-001-9 Prima edizione italiana Testi aggiornati al 31 luglio 2020 © 2021 All’Insegna del Giglio s.a.s. e degli autori Edizioni All’Insegna del Giglio s.a.s. Via Arrigo Boito, 50-52 50019 Sesto Fiorentino (FI) tel.: +39 055 6142 675 e-mail: redazione@insegnadelgiglio.it sito web: www.insegnadelgiglio.it Sesto Fiorentino (FI), luglio 2021 Stampa: Bdprint Piemonte archeo-minerario. Miniere e opifici da risorsa strategica a patrimonio storico-ambientale / a cura di Paolo de Vingo. – Firenze: All’Insegna del Giglio, 2021. – 355 p.; ill.; 30 cm (ArcheoAlpMed; 3) 1. MINIERE POLIMETALLICHE – Piemonte 2. MINIERE POLIMETALLICHE – Geologia, storia e archeologia DDC 904.7451
Dedicato a Piergiorgio Rossetti (1957-2019)
Indice Sigle degli archivi storici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 Elenco degli autori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 Presentazione di Rinaldo Comba . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 Introduzione 1. Il programma «Piemonte archeo-minerario»: miniere e opifici da risorsa strategica a patrimonio storico-ambientale di Paolo de Vingo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 Val Grana (Cuneo) 2. Una miniera di rame medievale in val Grana (Cuneo): Caire 1 a Pradleves di Anna Gattiglia, Paolo de Vingo, Maurizio Rossi con la collaborazione di Piergiorgio Rossetti e Daniele Castelli . . . . . . . . . . . . . . . . . 41 Val di Susa (Torino) 3. Una cava di pietra ollare arcaica e postmedievale in val di Susa (Torino): Cormeano 1 a Condove di Anna Gattiglia, Paolo de Vingo, Maurizio Rossi con la collaborazione di Piergiorgio Rossetti e Daniele Castelli . . . . . . . . . . . . . . . . . 73 Valli di Lanzo (Torino) 4. Cave, miniere e metallurgia nei Conti della Castellania di Lanzo (Torino) degli anni 1306-1351 di Ilaria Pezzica con la collaborazione di Anna Gattiglia e Maurizio Rossi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103 5. Il complesso archeo-minerario medievale e postmedievale di Punta Corna in val di Viù (Torino): filoni ferro-cobaltiferi al Crot ‘d yì Aoutoùr nel settore Taglio del Ferro di Maurizio Rossi, Paolo de Vingo, Anna Gattiglia con la collaborazione di Giacomo Re Fiorentin . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 157 Val Sessera (Biella) 6. Nascita e metamorfosi di una fonderia di solfuri misti tra i monti dell’alta val Sessera (Biella): Piana del Ponte dal XVIII secolo a oggi di Maurizio Rossi, Paolo de Vingo, Anna Gattiglia con la collaborazione di Elena Anselmetti, Daniele Castelli, Silvia Chersich, Renato Nisbet e Piergiorgio Rossetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 235 7. Una miniera di magnetite e le sue installazioni mineralurgiche in alta val Sessera (Biella): Pietra Bianca 2 tra tardo medioevo ed età napoleonica di Maurizio Rossi, Paolo de Vingo, Anna Gattiglia con la collaborazione di Bruno Ancel, Silvia Chersich, Renato Nisbet, Piergiorgio Rossetti e Vincent Serneels . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 331
Sigle degli archivi storici AATO Archivio Arcivescovile di Torino ASBI Archivio di Stato di Biella ASCC Archivio Storico Comunale di Condove ASCU Archivio Storico Comunale di Usseglio ASGE Archivio di Stato di Genova ASTO Accademia delle Scienze di Torino ASTOI Archivio di Stato di Torino - Sezione I ASTOR Archivio di Stato di Torino - Sezioni Riunite ASVC Archivio di Stato di Vercelli BRTO Biblioteca Reale di Torino SABAP-NO Archivi della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli, Settore archeologia SABAP-TO Archivi della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, Settore archeologia
Elenco degli autori Bruno Ancel Musée des mines d’argent, 10 Rue du Château, F-05120 L’Argentière-la-Bessée brancel@orange.fr Elena Anselmetti Regione Piemonte - Direzione Ambiente, Energia e Territorio - Settore Tutela delle Acque, Via Principe Amedeo 17, I-10123 Torino elena.anselmetti@regione.piemonte.it e Il Patrimonio Storico-Ambientale, Corso Tassoni 20, I-10143 Torino Daniele Castelli Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Torino, Via Valperga Caluso 35, I-10125 Torino daniele.castelli@unito.it Silvia Chersich Il Patrimonio Storico-Ambientale, Corso Tassoni 20, I-10143 Torino valorizzazione@aipsam.org Paolo de Vingo Dipartimento di Studi Storici, Università degli Studi di Torino, Via Sant’Ottavio 20, I-10124 Torino paolo.devingo@unito.it e Il Patrimonio Storico-Ambientale, Corso Tassoni 20, I-10143 Torino Anna Gattiglia Collaboratrice della Cattedra di Archeologia Cristiana e Medievale, Dipartimento di Studi Storici, Università degli Studi di Torino, Via Sant’Ottavio 20, I-10124 Torino e Il Patrimonio Storico-Ambientale, Corso Tassoni 20, I-10143 Torino anna.gattiglia@aipsam.org Renato Nisbet Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea, Università Ca’ Foscari di Venezia, Ca’ Cappello, San Polo 2035, I-30125 Venezia renato.nisbet@unive.it e Il Patrimonio Storico-Ambientale, Corso Tassoni 20, I-10143 Torino Ilaria Pezzica Dipartimento di Studi Storici, Università degli Studi di Torino, Via Sant’Ottavio 20, I-10124 Torino ilaria.pezzica@gmail.com Giacomo Re Fiorentin Arpa Piemonte, Dipartimento Tematico Geologia e dissesto, Via Pio VII 9, I-10135 Torino giacomo.refiorentin@arpa.piemonte.it e Il Patrimonio Storico-Ambientale, Corso Tassoni 20, I-10143 Torino Piergiorgio Rossetti Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Torino, Via Valperga Caluso 35, I-10125 Torino e Il Patrimonio Storico-Ambientale, Corso Tassoni 20, I-10143 Torino Maurizio Rossi Il Patrimonio Storico-Ambientale, Corso Tassoni 20, I-10143 Torino presidenza@aipsam.org Vincent Serneels Département de Géosciences, Université de Fribourg, Chemin du Musée 6, CH-1700 Fribourg vincent.serneels@unifr.ch 9
Presentazione Il terzo volume della collana «ArcheoAlpMed – Archeologia delle Alpi e del Mediterraneo tardoantico e medievale», Piemonte archeo-minerario, ha l’ambizione, dichiarata già nel sot- totitolo (Miniere e opifici da risorsa strategica a patrimonio storico-ambientale), di offrire al lettore un viaggio nello spazio e nel tempo. Lo spazio è quello di un Piemonte, presentato in una cartina iniziale, esaminato nella produttività metallurgica di alcune località di quattro grandi vallate: Val Grana, Val di Susa, Valli di Lanzo, Val Sessera. Il tempo è un lunghissimo arco cronologico determinato dal rinvenimento di reperti, da indagini stratigrafiche, dall’e- sistenza di fonti documentarie, dalla sopravvivenza di termini lessicali, dall’uso del sito come bene culturale e paesaggistico. In definitiva, con un po’ di approssimazione, potremmo dire: dalle origini, o quasi, ai nostri giorni. Il viaggiatore, per continuare nella metafora, è portato per mano fra cave e miniere dis- seminate nelle rappresentazioni cartografiche settecentesche o localizzabili in carte geolo- giche e visibili tuttora nei versanti alpini. L’apparato di immagini è perciò notevole e indi- spensabile, anche nel documentare quanto rimane degli oggetti di uso quotidiano, boccali, recipienti, stoviglie, che, rinvenuti sul posto di lavoro, aggiungono una connotazione sociale alla valutazione archeologica. Questo sfaccettato approccio allo studio di opifici, cave, miniere, presente in tutti i capito- li, trova forse la sua espressione più evidente nei settori dedicati alle Valli di Lanzo e alla Val Sessera, non per nulla i più corposi. In entrambi è particolarmente visibile l’articolazione del progetto d’indagine che si snoda dall’esame dei siti e dei materiali sino alla formulazione di prospettive di sviluppo culturale. È apprezzabile l’edizione di fonti medievali: i conti di castellania rivelano ancora una volta la poliedrica ricchezza di dati che, per lo studioso di oggi, va ben oltre il fine di documentazione contabile per il quale quei documenti furono prodotti. Allo stesso modo, nelle appendici documentarie settecentesche, si intravede un novello Regno di Sardegna che, dagli anni Venti del Settecento, trova in appositi apparati burocratici l’assetto di uno Stato ben organizzato. La copiosa bibliografia di riferimento dà conto del retroterra di ricerche a cui il volume si ispira. Per chi scrive, è emozionante ritrovare richiami ad Archeologia Medievale, la rivi- sta fondata da Riccardo Francovich nel 1974, di cui non solo il sottoscritto, ma anche altri colleghi medievisti, fra i quali Aldo A. Settia, furono convinti animatori. Quella stagione di studi si ispirava alla contemporanea via intrapresa dai francesi con le loro ricerche nel set- tore. La lezione di Archeologia Medievale è ancora attiva: il presente volume, arricchito da orientamenti di nuove, contemporanee sensibilità, ne è la concreta e valida testimonianza. Buona lettura. Rinaldo Comba 11
INTRODUZIONE
1. Il programma «Piemonte archeo-minerario»: miniere e opifici da risorsa strategica a patrimonio storico-ambientale Paolo de Vingo 1. Perché «Piemonte archeo-minerario»? di questa grande isola, nel 1720, aveva consentito alla di- Le radici di una scelta nastia sabauda di aggiungersi il titolo di Re di Sardegna. Nelle pagine comprese tra 258 e 293 del testo pubblicato Sulle miniere bisogna fare subito due constatazioni: nei Mémoires si incontra il prospetto geografico-statistico che le loro origini risalgono alla notte dei tempi, quando dei giacimenti minerari del Regno, sfruttati o sfruttabili, l’uomo preistorico inizia a prelevare dall’ambiente rocce mentre alle pagine 294-299 è inserita una tavola alfabe- e minerali, selezionando con tecnica accorta ciò che è più tica con ben 505 siti minerari, circa 236 dei quali nell’at- adatto a specifici scopi 1, e che esse hanno da sempre fini tuale Piemonte, e alle pagine 300-304 figura un elenco in pratici, economici, in relazione con la ricchezza, il potere ordine numerico delle medesime località. Elenco però e il suo esercizio; le sostanze estratte sono infatti risorse parziale, poiché comprende sí i giacimenti che, in tarda strategiche, nella doppia accezione di materiali per co- età moderna, l’ex ispettore generale delle miniere sa- struire armi o munizioni e di materiali preziosi utilizza- baude ritiene potenzialmente redditizi, ma esclude tutte bili negli scambi a distanza, non da ultimo per coniare la quelle miniere cinque-seicentesche, medievali o antiche moneta che finanzia la guerra 2. che a fine XVIII secolo sono ormai dimenticate perché Questo vale in tutto il mondo. Ma quali sono le basi esaurite e che solo oggi iniziano a riemergere dalle ri- obiettive di una ricerca archeologica sulle miniere pie- cerche. montesi? A chi frequenta i convegni nazionali di argo- Nel 1954, il geografo francese Raoul Blanchard (1877- mento minerario può capitare di sentire affermare «Il 1965) dà alle stampe il secondo tomo del volume che, Piemonte, sostanzialmente, è Brosso e Traversella» (si nell’ambito della sua preziosa e monumentale opera sul- addita il peccato, non il peccatore). Ciò accade perché le Alpi Occidentali, egli dedica al versante piemontese, sovente le ricerche sulla storia delle miniere non hanno così condensando la giacimentologia della regione: «La sufficiente profondità temporale: si interrogano gli ulti- forte altitude de beaucoup de ces gîtes minéraux entraî- mi minatori viventi, si consultano le carte del vecchio Di- nait des difficultés extrêmes d’approche et d’explotation. stretto minerario del Piemonte (1772-1999), oggi fortuna- Enfin la plupart de ces gîtes n’étaient pas de tout repos: fi- tamente salvate dalla destrutturazione e dalla dispersio- lons contournés, dont les dimensions et la teneur se trans ne grazie al conferimento nell’Archivio di Stato di Torino forment brusquement, hachés de failles, ils jouent à cache- (2001-2003) 3 che ne cura la conservazione e impedisce i cache avec les mineurs. L’histoire de l’exploitation miné- furti, si considera cioè solo la fase finale e calante di un rale dans la montagne piémontaise est celle de centaines fenomeno economico che in effetti, per quanto riguarda d’essais, d’abandons, de reprises et d’échecs: une sorte de i materiali strategici tradizionali, ossia i metalli, in Pie- vaste cimetière» 6 (fig. 2). monte è oggi quasi del tutto esaurito. Scritto negli anni in cui l’estrazione mineraria in Pie- Sulla lunga durata la realtà storica è però molto più monte si sta sostanzialmente esaurendo, questo mesto articolata di quella che possono configurare da sole Bros- epitafio ha il pregio di evidenziare quelle che sono le so e Traversella. Due le testimonianze da ricordare in- grandi potenzialità dell’archeologia mineraria piemon- nanzitutto. tese: alta densità di siti diffusi sul territorio in un quadro Uno dei più completi strumenti di età moderna per di capillare sfruttamento delle georisorse, partecipazio- conoscere la effettiva potenzialità mineraria del territo- ne dei siti a un contesto storico-ambientale di alto pregio rio piemontese è la Carte Topographique-Mineralogique (fig. 3), stratificazione storica multifase con opportunità des Etats du Roi en Terre ferme del 1784-1785 4. Si tratta di studio della cronologia relativa e assoluta, possibilità di una tavola incisa, allegata fuori testo al noto saggio che si siano conservati in posto strutture, impianti e stru- pubblicato da Spirito Benedetto Nicolis di Robilant (1724- menti abbandonati da un giorno all’altro, non obliterati 1801) nei Mémoires de l’Académie Royale des Sciences di da attività estrattive invasive di età industriale. Torino 5 (fig. 1). Il testo, di centoquattordici pagine (191- Con questa premessa storica il volume Piemonte ar- 304), è elaborato in francese, una delle due lingue uffi- cheo-minerario, edito dal Dipartimento di Studi Storici ciali del Regno di Sardegna, territorialmente composto dell’Università di Torino del quale lo scrivente fa parte, da ducato di Savoia, principato di Piemonte, ducato di guarda, considera ed esamina la ricchezza archeo-mine- Aosta, contee di Nizza e di Asti, marchesato di Saluzzo, raria regionale, presentandosi come uno dei primi risul- ducato del Monferrato, Vercelli, province di Lomellina e tati editoriali del programma omonimo. di Vigevano, Novarese e Sardegna: proprio l’acquisizione Si vuole così riaffermare il valore conoscitivo e for- mativo di quella disciplina fondata da Tiziano Mannoni, perfezionata negli anni 1980 e 1990, nota come ‘archeo- 1 Weisgerber, Willies 2001. 2 Gramatica 2002. logia della produzione’, la quale, coinvolgendo la storia 3 ASTOI, Distretto minerario del Piemonte, Primo, Secondo e Terzo ver- samento. 4 ASTOI, Carte topografiche per A e B, Piemonte, Mazzo 22. 5 Nicolis de Robilant 1786: la carta è inserita come tav. VI dopo la p. 304. 6 Blanchard 1954, p. 497. 15
Fig. 1. Carte Topographique-Mineralogique des Etats du Roi en Terre ferme, 1784-1785 (da Nicolis de Robilant 1786, tav. VI). ambientale e favorendo la collaborazione con discipline stelseprio 8 e poi di due vallate alpine contermini della diverse (geologia, mineralogia, petrografia, pedologia, Lombardia centrale, Valtellina e Valchiavenna 9, è sorta storia, paleografia, storia della tecnologia…), può raffor- la curiosità di sapere quale tipo di organizzazione gestis- zare i legami culturali tra dipartimenti diversi, per arri- vare a promuovere una corretta divulgazione scientifica. mento chimico, mentre il termine ‘acciaio’ è utilizzato per indicare tutte L’interesse di chi scrive per l’“universo minerario” si è le leghe ferro-carbonio con carbonio ≤ 2.11% di cui sono fatti gli oggetti formato, e poi sempre più evoluto, da una decina di anni, finiti e il termine ‘ghisa’ è utilizzato per indicare le leghe ferro-carbonio con carbonio > 2.11% e ≤ 6.67% che derivano dalla riduzione in alto forno ossia da quando, studiando i manufatti in acciaio 7 di Ca- dei minerali ferrosi. Si rinuncia in tal modo a un uso convenzionale del lemma ‘ferro’ (Cavallini 2005, pp. 99-100), ereditato dal passato, che ten- de a generare confusione. 7 Seguendo la terminologia tecnico-scientifica odierna (Franciscono 8 de Vingo 2013. 2014, p. 37), nel presente contributo il lemma ‘ferro’ è riservato all’ele- 9 de Vingo 2015; de Vingo 2018a. 16
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