XXVII Congresso Congiunto SID-AMD Friuli Venezia Giulia - UDINE, 26 OTTOBRE 2019 Comunicazioni libere - Meeting
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XXVII Congresso Congiunto SID-AMD Friuli Venezia Giulia Il Diabete Complicato tra ospedale e territorio: modelli organizzativi e novità terapeutiche UDINE, 26 OTTOBRE 2019 Comunicazioni libere 1
Comunicazioni libere 1. PIEDE DIABETICO E OSTEOPOROSI: SE IL DENOSUMAB CI METTE LO ZAMPINO 2. UTILIZZO DEL MONITORAGGIO CONTINUO DEL GLUCOSIO INTERSTIZIALE CON METODICA FLASH (FGM), NEI PZ AFFETTI DA DM1, AFFERENTI ALL’ASUIUD 3. UNA RIDOTTA FUNZIONE SISTO-DIASTOLICA DEL VENTRICOLO SINISTRO È ASSOCIATA ALLA PRESENZA DI DIABETE MELLITO TIPO 2 IN PAZIENTI AFFETTI DA IPERTENSIONE ARTERIOSA. STUDIO CASO-CONTROLLO. 4. L’ASSISTENZA AL PAZIENTE DIABETICO ISTITUZIONALIZZATO - INDAGINE EPIDEMIOLOGICA CONDOTTA NELLE CASE DI RIPOSO / RSA DI ALCUNE REGIONI ITALIANE 5. DULAGLUTIDE IN PAZIENTE DIABETICI DI TIPO 2 E BINGE EATING DISORDER: EFFETTI SUL COMPORTAMENTO ALIMENTARE, SUL CONTROLLO METABOLICO E SULL’ANTROPOMETRIA. 6. IL SISTEMA DI MONITORAGGIO FLASH DELLA GLICEMIA: VALUTAZIONE DI EFFICACIA, COSTI, ADERENZA E SODDISFAZIONE DEI PAZIENTI ADULTI CON DIABETE DI TIPO 1 IN CURA PRESSO I CENTRI DIABETOLOGICI DISTRETTUALI DI TRIESTE 7. LA FORMAZIONE DEI FORMATORI IN DIABETOLOGIA: COMPETENZE INNOVATIVE PER IL DIABETOLOGO DEL FUTURO. 2
1. TITOLO Piede diabetico e osteoporosi: se il denosumab ci mette lo zampino AUTORI Carpentieri M., Sciannimanico S. M., Galasso S., Vidotti F., Agus S., Vescini F., Cipri C., Kara E., Armellini M, Tavian A., Grimaldi F. ISTITUTO SOC di Endocrinologia, Malattie del Metabolismo e Nutrizione Clinica Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine TESTO-PREMESSA Spesso i pz affetti da “piede diabetico” sono pz fragili ad alto rischio CV e con molteplici comorbidità. RAZIONALE: valutazione multidisciplinare di lesione del piede in pz con diabete e osteoporosi PRESENTAZIONE CLINICA: giunge alla nostra osservazione, inviata dal PS, grande anziana di circa 80 anni. In anamnesi uso inibitori del DP-IV e compromissione visiva da glaucoma, pregresso NSTEMI nel 2005, MGUS, IgM/K. Da circa 2 giorni, improvvisamente, è comparsa un’ infezione molto dolente, del III dito piede sx che rapidamente è evoluta, al punto che spaventata si è recata in ps. All’EO la sig.ra presenta importante infezione dei tessuti molli con partenza dal III dito fino a interessare l’avampiede e la gamba. L’infezione sembra partita da un flittene del dito, ma la pz ha anamnesi muta per “eventi traumatici” e non si riesce ad identificare la zona che per prima è stata soggetta al trauma. Presenta sensibilità molto ben conservata e al doppler i polsi sembrano presenti e validi. Dagli esami PCR pari a 240 µg/ml, bianchi aumentati, IRC IIIa/b, febbricola. Si avvia terapia antibiotica a largo spettro e in fase prescrittiva scopriamo che la sig.ra ha già un’altro PT attivo, per Denosumab, assunto pochi giorni prima della comparsa dell’evento infettivo. Nei giorni successivi si assiste ad un miglioramento degli indici di flogosi, dopo circa 1 mese miglioramento all’obiettività clinica della lesione; persiste però rossore del dito che mostra lieve AAII. CONCLUSIONI: Si presume quindi che non si tratti di una classica lesione insorta su piede diabetico, ma che possa essere dovuta alla recente somministrazione del Denosumab, anticorpo monoclonale con potente azione antiriassorbitiva, utilizzato nel trattamento dell’osteoporosi. Nel suo studio di fase 3 FREEDOM, sebbene nei due bracci di trattamento (placebo vs Denosumab) la sicurezza generale e l’incidenza di eventi avversi sia stata similare, si segnala come i casi di infezioni gravi di erisipela e cellulite siano stati più frequenti nei soggetti trattati con Denosumab. In questo caso, la presenza del diabete, potrebbe essere stato l’evento predisponente al manifestarsi del quadro infettivo. Si è quindi discusso del caso con lo specialista endocrinologo di riferimento 3
2. TITOLO Utilizzo del monitoraggio continuo del glucosio interstiziale con metodica flash (FGM), nei pz affetti da DM1, afferenti all’ASUIUD AUTORI Galasso. S. e Carpentieri M., Sciannimanico S. M., Agus S., Armellini M., Tavian A., Cannella S., Toffoletti V., Beni E., Vescini F., Cipri C., Kara E., Grimaldi F. ISTITUTO SOC di Endocrinologia, Malattie del Metabolismo e Nutrizione Clinica Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine TESTO-PREMESSA E’ ormai acclarato come l’utilizzo in modalità continuativa del CGM nei pz affetti da DM1, sia in grado di ridurre in maniera significativa i livelli di HbA1c. Il Flash Glucose Monitoring (FGM) è una rilevazione del glucosio interstiziale “on demand”; l’esperienza clinica sta dimostrando come il suo utilizzo possa migliorare l’adesione del paziente all’autocontrollo, con conseguente miglioramento del compenso glicemico, previa adeguata formazione all’interpretazione del dato glicemico(Standard di Cura Condivisi AMD-SID 2018) . OBIETTIVO: Valutare, in maniera retrospettiva, il compenso glicemico dei pazienti afferenti alla SOC di Endocrinologia, cui in seguito e secondo le direttive del DGR 303/2017, è stato possibile prescrivere l’FGM in regime di rimborsabilità. MATERIALI E METODI: negli anni 2017-18 l’FGM è stato prescritto per un periodo continuativo superiore ai 270 gg/anno rispettivamente al 19.7 e 15.7% dei pz con DM1 afferenti alla nostra SOS di Diabetologia (129 e 107 pz). Sono state valutate a 0/6/12 mesi i valori di HbA1c, il tempo trascorso con glicemia sotto-sovra target e in target. RISULTATI: La maggioranza dei dati è stata valutata nel lungo termine solo nei pz a cui il sensore era stato applicato nel 2017. I pz presentavano una HbA1c di partenza media pari a 8.3% e a 12 mesi pari a 7.7%; una riduzione di almeno lo 0.5% si è verificata nel 45.7% dei soggetti; nell’85% dei pz l’HbA1c è scesa sotto i valori dell’8%. Di 56 pazienti si è potuto valutare la qualità del controllo glicemico: rispetto al basale si è appurata una lieve riduzione del tempo trascorso in ipoglicemia che è passato dal 21% al 20.7%. Nel 2018 l’HbA1c di partenza era pari a 8%, con valori a 12 mesi pari a 7.7%. CONCLUSIONI: i dati riscontrati dimostrano, in accordo con quanto indicato dalla Letteratura, che il corretto utilizzo dei sistemi di monitoraggio in continuo della glicemia, anche di tipo FGM, possano contribuire ad una maggior adesione da parte del paziente all’autocontrollo glicemico, con conseguente miglioramento del profilo e dell’outcome glicemico. L’FGM può quindi rappresentare un’opportunità per intensificare l’automonitoraggio e l’adesione ai processi di cura anche nei pazienti con cattivo compenso, migliorando la loro consapevolezza nel processo di cura. Fondamentale è istruire il paziente all’interpretazione del dato glicemico ottenuto dall’FGM e di pari importanza è per il Clinico il monitoraggio degli indicatori, per poter valutare la reale presenza del beneficio atteso dall’utilizzo de sensore. 4
3. TITOLO Una ridotta funzione sisto-diastolica del ventricolo sinistro è associata alla presenza di diabete mellito tipo 2 in pazienti affetti da ipertensione arteriosa. Studio caso-controllo. AUTORI Colussi G, Da Porto A, Catena C, Darsiè D, Fagotto V, Croatto E, Merla L, Cavarape A, Sechi LA ISTITUTO Clinica Medica, Dipartimento di Area Medica, Università di Udine, Udine, Italia TESTO-PREMESSA La cardiopatia diabetica è una condizione scarsamente caratterizzata perché malattie concomitanti come l'ipertensione agiscono da confondenti sul rimodellamento cardiaco. In questo studio, abbiamo arruolato consecutivamente 69 pazienti (età 59±13 anni, 34 maschi) di cui 38 ipertesi con diabete e 31 senza diabete. Abbiamo eseguito un’ecocardiografia con l’analisi Doppler tissutale (TDI) per valutare la struttura cardiaca e la funzione sisto- diastolica del ventricolo sinistro. Abbiamo incluso un gruppo storico di 69 pazienti normotesi non diabetici di età, sesso e superficie corporea corrispondenti ai pazienti (età 57±12 anni, 34 maschi). Rispetto ai controlli normotesi i pazienti ipertesi avevano un maggiore volume atriale e ventricolare sinistro, una maggiore massa ventricolare sinistra indicizzata (LVMI) e una inferiore frazione di eiezione. Per quanto riguarda la funzione diastolica, solo i pazienti diabetici ipertesi avevano un aumento della velocità dell’onda E, del suo tempo di decelerazione e del tempo di rilassamento isovolumetrico e un diminuito rapporto E/A rispetto ai controlli normotesi. I pazienti diabetici ipertesi avevano una diminuita frazione di eiezione e un minore rapporto E/A, velocità TDI dell’onda e’ e rapporto TDI onde e’/a’ e E/e’ rispetto ai pazienti ipertesi non diabetici. Non c'erano differenze tra i livelli di pressione arteriosa, durata dell'ipertensione e LVMI tra pazienti ipertesi con e senza diabete. I pazienti con diabete erano più anziani dei non diabetici (P
4. TITOLO L’assistenza al paziente diabetico istituzionalizzato - Indagine Epidemiologica Condotta nelle Case di Riposo / RSA di alcune Regioni Italiane AUTORI Felace G1, Da Porto A2, Coracina A3, Fiore V4, Fontana L5, Masi S6, Marnini P7 a nome del Gruppo di Studio Italiano* su “Assistenza al paziente diabetico istituzionalizzato” AFFILIAZIONI 1- SOC Medicina Interna OC Spilimbergo; 2-Clinica Medica Università di UD; 3-Diabetologia Camposampiero (PD); 4-SOC Medicina Interna Tivoli (RM); 5-UOC Attività Ambulatoriali ACISMOM (RM); 6-Diabetologia Nocera Inferiore (SA); 7-Libero Professionista PREMESSE La prevalenza del diabete tra gli ospiti delle Case di Riposo/RSA è stimata a livello internazionale in percentuali variabili che possono essere in alcuni casi superiori al 30%. La cura dei soggetti diabetici anziani istituzionalizzati è complessa, sia a causa di una notevole eterogeneità clinica e funzionale dei pazienti (fragili, non autosufficienti, policomorbilità), che per carenze organizzative e qualitative dell’assistenza diabetologica all’interno delle strutture residenziali SCOPO DELLO STUDIO: valutare l’epidemiologia del diabete ed alcuni aspetti fondamentali delle modalità di assistenza al paziente diabetico anziano istituzionalizzato nelle Residenze Sanitarie Assistenziali e Case di Riposo Italiane. In particolare valutare l’aderenza alle raccomandazioni nazionali/internazionali sulla gestione terapeutica ed assistenziale del paziente diabetico anziano fragile. MATERIALI E METODI: I dati relativi all’epidemiologia e alle modalità dell’assistenza sono stati ricavati da questionari inviati ai Direttori Sanitari di 41 Case di Riposo /RSA poste in 5 regioni italiane (Friuli, Veneto, Lombardia, Lazio, Campania). I dati dovevano essere estrapolati da Cartelle Cliniche informatizzate o cartacee e dai protocolli validati ed operativi per la gestione del paziente diabetico nelle singole Strutture RISULTATI: Su un totale di 4.692 Ospiti, i diabetici sono risultati 906 (19,3%); di questi, una volta esclusi i pazienti in trattamento dietetico, più della metà sono in terapia insulinica (da sola o con antidiabetici orali). Le criticità rilevate possono essere riassunte nella mancanza di protocolli diagnostico-terapeutici condivisi, in particolare per ciò che concerne: la valutazione della fragilità, l’allestimento di piani nutrizionali e di attività fisica, la definizione degli obiettivi del trattamento (soprattutto nei pazienti fragili), le modalità ed i tempi di somministrazione dell’insulina, la frequenza ed i tempi di rilevazione della glicemia capillare, le modalità del controllo glico-metabolico, le modalità di trattamento dell’ipoglicemia e dell’iperglicemia, scarsissimo uso dei nuovi farmaci che non provocano ipoglicemia. Dati positivi: presenza pressoché costante di personale medico ed infermieristico nella gestione clinica dei pazienti; ricorso a consulenze specialistiche quando ritenuto necessario (anche se non inserite in un percorso articolato). Oculista, Fisiatra e Cardiologo sono gli Specialisti più frequentemente consultati. CONCLUSIONI: L’assistenza al paziente diabetico istituzionalizzato nelle Case di Riposo/RSA italiane presenta diverse criticità. L’istituzione di PDTA locali, condivisi da MMG, Diabetologi e tutti gli altri Professionisti Sanitari operanti nel Settore, potrebbe rappresentare un valido strumento per superare le criticità e migliorare l’assistenza 6
* Gruppo di Studio Italiano su Assistenza al paziente diabetico istituzionalizzato – Autori a tutti gli effetti: Dr G. Ferrari (Fondazione Molina Varese); Dr.ssa A. Biason (Fondazione Comi Luino VA); Dr.ssa I.Gatti (Morosolo di Casciago VA); Dr G. Bozzi (Nova Milanese); Dr.ssa P.Sciuccati (Legnano); Dr F. Bottini S. Maria Immacolata (VA); Dr S. Broetto (Laveno- Mombello VA); Dr C. Mellone (Porto Ceresio VA); Dr M.Pizzi (Cadegliano Vigonago VA); Dr D. De Grassi (ASP La Qiuete UD); Dr.ssa M.A. Pellegrini (Cividale (UD); Dr.ssa A. De Luca (Codroipo UD); Dr R. Falanga (Aviano PN); Dr B. Ponga (Cordenons PN); Dr S. Zavagno (Spilimbergo PN); Dr P. Da Col (Trieste); Dr.ssa M. De Luca (Camposanpiero PD); Dr A. Piga (Cineto Romano); Dr F. Metallo I.SA.MA. Nocera Inferiore; Dr A. Salzano Villa Silvia di Roccapiemonte; Dr.ssa l. Rata Casa di Riposo Giffoni; Dr E. Esposito Casa di Riposo Evergreen Castellamare di Stabia; Dr G. Manganiello e Dr.ssa G. Cipriano Centro Minerva Ariano Irpino AV; Dr F. Zuzolo Istituto “Le Ville” Montefalcone; Dr.ssa G. Nittolo RSA “Villa Clementina” Volturara AV 5. TITOLO 7
Dulaglutide in paziente diabetici di tipo 2 e Binge Eating Disorder: effetti sul comportamento alimentare, sul controllo metabolico e sull’antropometria. AUTORI Andrea Da Porto, Daria Albini, Valentina Fagotto, Gianluca Colussi, Alessandro Cavarape, Leonardo Sechi ISTITUTO Ambulatorio di Diabetologia e Malattie Metaboliche, Clinica Medica, Dipartimento di Area Medica, Università di Udine. TESTO background and aims: Binge eating disorder (BED) is an eating disorder characterized by recurrent episodes of eating large quantities of food, a feeling of a loss of control during the binge, not regularly using unhealthy compensatory measures to counter the binge eating. BED is the most common eating disorder in the United States and Europe and is associated with obesity and type 2 diabetes (T2D). The prevalence of BED in T2D is not clear yet ranging between 5-40% in the literature. Presence and severity of BED have been associated with worse metabolic control and greater BMI in T2D patients. Recent studies has proven that Glucagon Like Peptide-1 (GLP1) receptors are present in central nervous system (CNS) areas involved in appetite regulation and tratment with GLP-1 receptor agonists modulates appetite and reward-related brain areas in humans. Aim of our study was to evaluate the effects of a 12- week treatment with dulaglutide on eating behaviour, antropometric parameters and glycemic control in 60 T2D outpatiens with BED. Materials and methods: This was an open label, randomized prospective controlled trial. Inclusion criteria were: Age < 65, HbA1c between 7,5-9% on metformin therapy alone, normal renal funcion and diagnosis of BED made by a physician, according with DSM-V criteria using structured interview (Eating Disorder Examination). BED severity was assessed with the Binge Eating Scale (BES). Patients were randomly assigned to receive either Dulaglutide 1,5 mg/sett or Gliclazide 60 mg slow release for 12 weeks. All patients received standard education for lifestyle and diet. We evaluated baseline BED severity (assested with the Binge Eating Scale) antropomectic parameters (weight, BMI, % Fat mass), glycaemic control (Hba1c) and their variation after 12 weeks of treatment. Descriptive statistics were presented as mean and standard deviation. Quantitative variables were compared with t test, categorical variables with chi-square test. A multivariate linear regression model was used to verify the association between Δ BES from baseline with Δ Hba1c and variation of antropometric parameters after treatment. Results: Clinical baseline characteristisc of 2 groups are summarized in table 1. After 12 weeks patients treated with Dulaglutide had grater reduction of binge eating behaviour (ΔBES -12,067 vs -0,467 p < 0,0001), body weight (-4,767 vs 0,073 p < 0,0001), BMI (-1,653 vs 0,040 p
TITOLO Il sistema di monitoraggio flash della glicemia: valutazione di efficacia, costi, aderenza e soddisfazione dei pazienti adulti con diabete di tipo 1 in cura presso i Centri Diabetologici Distrettuali di Trieste AUTORI Nadalutti E., Petrucco A., Manca E., Gottardi C., Tommasi E., Presti E., Tercely K., Alberti R., Korinac G., Listuzzi C., Fragiacomo V., Perini S., Toso A., Casson M., Cum S., Del Forno E., Candido R. ISTITUTO Centri Diabetologici Distrettuali, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste TESTO Premesse: Il monitoraggio in continuo della glicemia ha dimostrato effetti positivi sul compenso metabolico e sulla frequenza delle ipoglicemie. Scopo del presente studio è stato quello di valutare i vantaggi del “Flash Glucose Monitoring” (FGM) nella pratica clinica, l’aderenza all’utilizzo ed il grado di soddisfazione dei pazienti. Materiali e Metodi: Si tratta di uno studio osservazionale retrospettivo che ha valutato 113 pazienti con DM1 ai quali era stato applicato il FGM. Sono stati valutati, al momento dell’applicazione e a distanza di 12 mesi: l’HbA1c, i parametri rilevati dal FGM, la spesa per l’automonitoraggio glicemico ed il grado di soddisfazione dei pazienti. Risultati: Dopo 12 mesi, l’HbA1c si è ridotta dal 7,9 al 7,7%, la glicemia media da 164 a 159 mg/dl ed il tempo al di sopra del target glicemico dal 41 al 38%. La frequenza dell’autocontrollo glicemico è amentata con una media giornaliera di 9 misure. I pazienti con una HbA1c iniziale ≥ 8% hanno avuto una riduzione maggiore dell’HbA1c (dall’8,5 al 7,9%), della glicemia media e della percentuale di tempo in iperglicemia. I pazienti con ipoglicemie frequenti hanno riportato un trend in riduzione della percentuale di tempo in ipoglicemia e degli eventi ipoglicemici. Coloro che eseguivano meno di 10 scansioni giornaliere presentavano un controllo glicemico peggiore per tutta la durata dell’osservazione. Conclusioni: Il nostro studio dimostra che, nella “real-life”, l’applicazione del FGM ha permesso di migliorare significativamente il controllo glicemico, in particolare nei pazienti con HbA1c iniziale ≥ 8%. La frequenza dell’automonitoraggio è raddoppiata ed i suoi costi si sono ridotti. 7. TITOLO La formazione dei formatori in diabetologia: competenze innovative per il diabetologo del futuro. 9
AUTORI Michelli A.1, Barro E.1, Petrucco A.2, Manca E.3, Gottardi C.4, Catone B.5, Miranda C.6, Agus S.7, Galasso S.7, Bordin P.8, Dotto L.8, Tonutti L., Pellegrini MA., Da Ros R.1, Brunato B.1, Assaloni R.1 ISTITUTI 1SSD Diabetologia Monfalcone-Gorizia; 2Centro Diabetologico Distretto 1 – Trieste; 3Centro Diabetologico Distretto 2 – Trieste; 4Centro Diabetologico Distretto 4 – Trieste; 5Ospedale San Michele - Gemona del Friuli; 6SSD Diabetologia – Pordenone; 7SC Diabetologia – Azienda Sanitaria Universitaria Integrata Udine; 8 Ospedale Sant’Antonio – San Daniele del Friuli. TESTO Nel curriculum formativo del diabetologo non sempre è presente un percorso educativo specifico volto alla formazione dei componenti del team diabetologico e delle altre figure implicate nella gestione della cronicità. Nel contesto attuale, caratterizzato da nuovi indirizzi sulla gestione della malattia diabetica, risulta necessario possedere le capacità per motivare gli operatori al cambiamento di specifici comportamenti e facilitare un rapporto medico- paziente sempre più complesso. I diabetologi del Friuli-Venezia Giulia hanno partecipato a un percorso educativo tenuto da Formatori professionisti mirato ad apprendere le più moderne metodologie di adult learning. Esse prevedono l'implementazione delle skills per una docenza efficace e la progettazione di attività di apprendimento esperenziale (a livello cognitivo ed emotivo). Al termine degli incontri i diabetologi hanno appreso le corrette modalità con le quali costruire efficaci programmi formativi mirati ad ottenere il cambiamento dei comportamenti. 10
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