SANTUARIO MADONNA DEL GHISALLO
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
SANTUARIO MADONNA DEL GHISALLO La storia antica della chiesetta Il Santuario della Madonna del Ghisallo si trova a Magreglio, paese all'interno dei due rami del Lago di Como, nel Triangolo Lariano, a 754 m sul mare, al culmine della Strada della Vallassina, che da Milano porta a Erba ed alla punta di Bellagio. La sua origine non ha una storia scritta, bensì popolare. La tradizione dice che la Madonna venerata su quell'altura, da cui trae il nome, doveva essere una di quelle tante che i nostri buoni antenati erano soliti mettere ai bordi o al culmine delle strade, a custodia dei paesi ed a protezione dei passanti. L'immagine sacra si trovava tra i boschi della zona certamente fin dai primi tempi dopo il Mille, quando il luogo era infestato dai briganti, che vi si rifugiavano per godere SANTUARIO MADONNA indisturbati del diritto di asilo, essendo posto di confine. DEL GHISALLO Infatti i due paesi vicini di Civenna e Limonta, con Campione, sono stati governati in modo indipendente fin dal secolo IX dagli Abati ufficialmente patrona di S. Ambrogio di Milano, che vi hanno esercitato i loro poteri dei ciclisti dal 1949 giurisdizionali fino all'anno 1797. Durante i primi secoli del Governo Abbaziale si parla della comparsa nella zona di Magreglio di un certo Conte Ghisallo, che venne minacciato a morte dai briganti, nei quali disgraziatamente, Museo del Ciclismo cacciando, si era imbattuto. Egli fece ricorso alla Madonna incontrata sul posto, probabilmente rifugiandosi nel tempietto già esistente allora, e la Vergine lo salvò dal pericolo. Da qui l'immagine sacra prese il nome di "Madonna del Ghisallo" e fu subito devotamente invocata sotto questo titolo. Si può pensare che gli stessi pericoli si siano ripetuti per molti altri passanti, dando fama a quella Madonna come protettrice dei viandanti. La prima notizia scritta sulla località del Ghisallo arrivata fino a noi è contenuta in un Documento notarile in lingua latina del 1135 (Milano, Biblioteca Braidense), "Atto steso tra Civenna e Magreglio in luogo detto Ghisallo". Ma per stenderlo ci voleva un edificio. Cosa poteva esserci in quel luogo da lupi? La prima Cappella della Madonna del Ghisallo? Certo l'originaria icona fu circondata da un primo tempietto, che dovette resistere nel tempo. Più tardi, precisamente nel 1623, fu costruita la Chiesetta attuale, dopo che era andata "dirotta" quella precedente. Questa notizia e datazione certe risultano da un documento ritrovato nell'archivio della Diocesi di Milano. In seguito, precisamente nel 1681, fu aggiunto il portico davanti con i tre archi, che danno alla Chiesetta un'aria di antichità ed un pregio artistico. L'immagine venerata ora è una Madonna del Latte, di cm 60x90.
2 Madonna del Latte Opera del ‘500, di autore ignoto, quasi certamente ricostruita sopra la precedente, andata consunta. Dapprima affrescata sul muro, è stata riportata su tela nel 1950. rappresenta una Madonna che allatta Gesù Bambino. La Vergine era onorata dalle partorienti e dai passanti del valico, a quell’epoca pericoloso per la presenza dei briganti. «La strada, per i ciclisti, è un po’ come il deserto biblico: pedalano in solitudine e sanno che devono contare unicamente sulle loro forze. Mentre macinano chilometri e chilometri riflettono, pensano. Sono consapevoli che il pericolo potrebbe essere dietro l’angolo e in quei momenti dal loro cuore sgorga una preghiera alla loro Madonnina. Il ciclismo è uno sport duro, che tempra gli animi e porta alla religiosità. Dopo le gare, i ciclisti tornano in famiglia, dalla loro mamma; allo stesso modo vengono qui dalla loro Mamma Celeste. E quando vincono, lasciano sempre un ricordo». Don Luigi Farina Con l’invenzione della bicicletta divenne meta e punto di riferimento RICONOSCIMENTO QUALE per i molti appassionati. Dopo la seconda guerra mondiale, il custode PATRONA DI TUTTI I CICLISTI della chiesetta, don Ermelindo Viganò, vedendo i tanti ciclisti che, transitando per il passo, si fermavano a pregare, si recò di persona da Pio XII a chiedere il riconoscimento della Madonna del Ghisallo quale patrona di tutti i ciclisti, riconoscimento che avvenne con il Breve Pontificio del 13 ottobre 1949. La strada del Ghisallo è sempre L’anno prima il Papa accese personalmente la fiaccola votiva, portata stata frequentata dal ciclismo poi su un mezzo motorizzato fino a Milano e da lì al Ghisallo, da diversi come palestra e luogo di campioni, tra i quali anche Coppi e Bartali. competizione. La chiesetta è Erano le strade “bianche” e sconnesse del dopoguerra, quelle su cui un punto di riferimento per riposare gruppo di corridori si avviarono da Roma il 13 ottobre 1948. Non e pregare. Sin dalla fine degli partivano per una gara, ma per un viaggio di alto significato spirituale: anni Quaranta il parroco di erano i primi tedofori della staffetta ciclistica che portava al Santuario Magreglio don Ermelindo della Madonna del Ghisallo la fiaccola votiva in bronzo benedetta e Viganò si adoperò per far accesa a Castelgandolfo da Pio XII. proclamare la Madonna del La fiaccola giunse al Ghisallo il 17 ottobre: gli ultimi tedofori furono Ghisallo patrona dei ciclisti. Fausto Coppi e Gino Bartali. Collocata all’interno della chiesetta, da sessant’anni la fiaccola arde a rischiarare la volta del Santuario da allora dedicato alla “Patrona celeste dei corridori ciclisti d’Italia e del Mondo”.
Fausto Coppi e Gino Bartali con la fiaccola Pio XII, dopo aver acceso nel 1948 la Fiaccola perenne del Ghisallo, il 13 ottobre 1949 con un Breve Pontificio elesse e decretò la Madonna del Ghisallo Patrona ufficiale dei Ciclisti italiani. Da quel momento il Santuario divenne sempre più popolare e caro agli sportivi e non, che in ogni occasione accorrono per portare doni, omaggi, ex-voto, cimeli, trofei alla loro protettrice. Anche i ciclisti stranieri amano recarsi a visitare il Santuario e a venerare la Madonna di Ghisallo. La parete laterale della chiesa è dedicata ai ciclisti scomparsi. Diversi gli eventi e le manifestazioni che si tengono ogni anno al Santuario, tra cui la Pasqua del Ciclista, la Giornata Nazionale della Bicicletta, la Rosa del Ghisallo, la Commemorazione dei Ciclisti caduti e la Giornata dei Campioni. All’esterno del Santuario è stato eretto il Monumento al Ciclista nel 1973 e si possono ammirare la stele di Fausto Coppi, del 1960, quella del Rettore Don Ermelindo, del 1985, il Cippo a Vincenzo Torriani del 1996 e la stele a Gino Bartali del 2000.
4 Molti campioni del ciclismo, soprattutto italiani, usano donare i propri cimeli al santuario del Ghisallo. Anche solo restando sulla soglia della cappella, lo sguardo si riempie di ex voto, fotografie, medaglie, lumini accesi. Appese alle pareti, anche le Museo Internazionale del Ciclismo del biciclette usate da Bartali, Ghisallo Coppi e Merckx nelle loro Sul Colle del Ghisallo c’è la “casa” dei ciclisti di tutto il mondo. È il vittorie al Tour de France. C'è Museo del Ciclismo, sognato già negli anni Cinquanta da don poi la bici speciale usata da Ermelindo Viganò (primo rettore del Santuario mariano) e Moser per il record dell'ora, divenuto realtà nel 2006 grazie all’impegno profuso dalla diverse maglie rosa, gialle e Fondazione presieduta da Fiorenzo Magni e al sostegno di iridate. numerose istituzioni: Regione Lombardia, Fondazione Cariplo, Gazzetta dello Sport, Provincia di Como, Comunità Montana del Triangolo Lariano, Coni provinciale di Como, Santuario Madonna Talmente numerosi da non del Ghisallo, Parrocchia di Magreglio, Università degli Studi trovare più posto nella dell’Insubria, Comuni di Magreglio, Asso, Barni, Caglio, Eupilio, piccola chiesetta, i cimeli Lasnigo e Sormano. hanno trovato con il tempo un'altra destinazione: il Un museo dedicato agli uomini e alle donne che hanno usato e Museo del ciclismo, eretto a usano la bicicletta nella vita quotidiana e nelle competizioni fianco del santuario e sportive. Concepito come un vero e proprio circuito, il Museo si sviluppa su inaugurato nel 2006. uno scivolo a tornanti, che ricordano l'ultimo tratto della salita del Ghisallo e l'andamento di molti percorsi di montagna. Avvolto da immense vetrate, illumina con la luce della passione la storia di uno sport incredibilmente popolare.
Il progetto degli architetti Davide Bergna e Pier Federico Caliari ha armoniosamente inserito nel contesto del Colle i 3400 mq di superficie del Museo, con una struttura “a onde” che sfrutta il digradare del terreno riducendo al minimo l’impatto visivo. All’interno, un unico salone espositivo di circa 2500 mq, diviso in diversi ambienti e percorso dal visitatore lungo rampe che richiamano idealmente i tornanti alpini e dolomitici, facilitando l’accesso ai disabili e agli stessi ciclisti ancora in sella. La facciata a vetrate apre lo sguardo sullo sfondo spettacolare delle Grigne e del Lario. La parete laterale, invece, è interamente ricoperta da un suggestivo “murale” fotografico che riassume un secolo di due ruote, dai pionieri ai campioni di oggi. Il Museo del Ghisallo si caratterizza per un duplice filone di ricerca e conservazione: l’uomo (il campione nella sua dimensione sportiva e morale) e il mezzo (la bicicletta nella sua dimensione tecnologica e produttiva). L’esposizione permanente dei cimeli storici si integra con rassegne tematiche temporanee, mentre le postazioni multimediali consentono un approccio interattivo al patrimonio del Museo. Cinque sono le sezioni tematiche. “Cimeli” è la più classica, con una teca di biciclette (da quella dei Bersaglieri della Grande Guerra alla Colnago-Ferrari), trofei, maglie e documenti donati al Santuario, che transitano dal Museo a rotazione. La “Grande Enciclopedia del Ciclismo” raccoglie le biciclette espressamente donate al Museo, le gigantografie dei campioni e il software che presenta documenti e immagini. “Ciak e campioni - 100 film sul ciclismo” riunisce la dotazione di audiovisivi, documentari, lungo e cortometraggi. “24 + 24”, invece, è una retrospettiva sui 48 big che vantano il miglior palmarès, da Costante Girardengo a Lance Armstrong. “L’uomo e il suo mezzo”, infine, illustra il design e la tecnologia della bici da corsa. La Gazzetta dello Sport ha una “vetrina” di prime pagine storiche sui grandi avvenimenti del ciclismo. Completano la struttura una sala conferenze da 100 posti, una biblioteca, spazi per riunioni, merchandising e coffee-shop, uffici, depositi e servizi. Quello del Ghisallo è l’unico museo al mondo dedicato a “tutto” il ciclismo: per questo si occupa di strada, pista, ciclocross, mtb e bmx, ma anche di chi il ciclismo lo fa vivere (aziende e artigiani del settore) e di chi lo racconta e lo diffonde attraverso i mass media. Vuol essere non solo una memoria del passato, ma anche una fotografia del presente e una finestra aperta sul futuro, con una fitta rete di attività di promozione culturale, sportiva e scientifica, tra cui spiccano una scuola di mountain-bike, un Centro studi di medicina sportiva e uno di design e tecnologia.
A colloquio con Fiorenzo Magni, vincitore di tre Giri d'Italia e presidente della Fondazione Museo del ciclismo Madonna del Ghisallo di Giovanni Zavatta L'indimenticato campione Fiorenzo Magni, vincitore fra l'altro di tre Giri d'Italia e di tre Giri delle Fiandre, è il presidente della Fondazione Museo del ciclismo Madonna del Ghisallo. Con lui ripercorriamo le principali tappe di questi anni, carichi di memorie legate allo sport e alla fede. Cominciamo dalla fine, dalla staffetta ciclistica partita da piazza San Pietro il 30 settembre scorso, dopo la benedizione della fiaccola votiva da parte di Benedetto XVI, e giunta quattro giorni dopo al santuario. Una rievocazione della famosa staffetta che, dal 13 al 17 ottobre 1948, condusse al Ghisallo la lampada votiva accesa da Pio XII a Castel Gandolfo e che da allora arde nel santuario. Tra i tedofori c'era Coppi, c'era Bartali, c'era naturalmente anche lei. Cosa ricorda di quei giorni? Un'enorme emozione. Per una persona dalla fede profonda, come me, devota a Maria, come lo erano i miei genitori e i miei nonni, quella staffetta aveva un significato molto importante. Quell'avvenimento aprì la strada per il futuro anche sportivo. Da quando Pio XII, un grande Papa, proclamò la Madonna del Ghisallo patrona di tutti i corridori, il santuario è stato meta di pellegrinaggi da parte di ciclisti provenienti da tutto il mondo. Un altro Papa, Giovanni Paolo II, accolse, il 13 maggio 2000, una delegazione di corridori che gli donò una copia della fiaccola. Un incontro, da lei promosso, che è rimasto nella memoria di tutti i partecipanti. La staffetta del 13 maggio 2000, con partenza dal santuario di Magreglio e arrivo in Vaticano, è per me un ricordo particolarmente caro. Facemmo tappa a Milano, a Bologna, a Firenze. Sono orgoglioso di aver donato personalmente la fiaccola a Giovanni Paolo II, durante un'udienza speciale insieme con dirigenti e giornalisti de "La Gazzetta dello Sport" e non solo. Quando il Papa accese la fiaccola, fu per me un momento di grandissima emozione. Del 14 ottobre 2006 è l'inaugurazione del museo del ciclismo adiacente al santuario, reso necessario per ospitare i cimeli donati dai campioni del pedale, tanto numerosi da non trovare più posto nella piccola chiesa. L'ultima pietra, una lastra di marmo con la scritta Omnia vincit amor, fu benedetta dal Papa alcuni mesi prima, al termine di un'udienza generale. Un museo da lei fortemente voluto. Ce ne può parlare? Gli avvenimenti succedutisi negli anni mi avevano convinto della necessità che sorgesse un museo dedicato al ciclismo e che sorgesse proprio accanto al santuario. La partecipazione, il supporto e il contributo generoso di tanti amici hanno reso possibile la realizzazione di questo mio sogno: da "La Gazzetta dello Sport" alla Regione Lombardia e tanti, tanti generosissimi sostenitori che hanno creduto nel progetto. Oggi posso dire di essere estremamente soddisfatto del museo, considerato da stampa e addetti ai lavori il più importante per il ciclismo. Custodisce la "memoria" di questo sport ed è meta di visite guidate di tanti appassionati ma anche di giovani e scolaresche. Tra i progetti, c'è quello di allestire una sezione fotografica con le immagini che ritraggono i campioni del ciclismo, di ieri e di oggi, assieme ai Pontefici. Quali sono i cimeli votivi più famosi ospitati nella chiesa e nel museo? E quali oggetti, da lei donati, sono legati a una sua particolare vittoria o evento agonistico? È difficile scegliere, tra i numerosissimi cimeli esposti, quelli più significativi. Potrei citare le biciclette di Bartali al Tour de France del 1938 e del 1948, quella con cui Coppi realizzò il record dell'ora al velodromo "Vigorelli" di Milano nel 1942, o quella del record dell'ora di Moser a Città del Messico nel 1984. C'è poi la bicicletta di Eddy Merckx primo al mondiale di Montreal nel 1974 e la maglia gialla di Marco Pantani al Tour del 1998. Per quanto mi riguarda, tra gli oggetti esposti, posso ricordare le maglie rosa con cui vinsi il Giro d'Italia nel 1948, nel 1951 e nel 1955, e la maglia gialla indossata al Tour del 1950 prima di essere costretto al ritiro, assieme a tutta la squadra italiana, per protesta contro l'aggressione a Bartali sul col d'Aspin da parte di alcuni spettatori francesi. Da don Ermelindo Viganò, "regista" della proclamazione della Madonna del Ghisallo a patrona dei ciclisti, a don Luigi Farina. I rettori del santuario hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nel custodire il tesoro di questa spiritualità. Un ricordo affettuoso e riconoscente va a don Ermelindo Viganò, artefice della valorizzazione del santuario, al suo impegno perché la Madonna del Ghisallo venisse proclamata ufficialmente patrona dei ciclisti. Era convinto che il santuario prima e il museo poi avrebbero fatto del bene al mondo del ciclismo e avrebbero potuto tener viva la devozione alla Madonna. Oggi c'è un buon rapporto con don Luigi Farina che non manca di presenziare agli incontri che periodicamente il museo organizza per appassionati ed esperti del settore.
Puoi anche leggere