SPECIE ESOTICHE INVASIVE E DANNOSE NEI PRATI DI MONTAGNA - IAR AOSTA

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SPECIE ESOTICHE INVASIVE E DANNOSE NEI PRATI DI MONTAGNA - IAR AOSTA
Specie esotiche invasive e dannose nei prati di montagna
                                                                                                                      Specie esotiche
                                                                                                                      invasive
                                                                                                                      e dannose
                                                                                                                      nei prati
                                                                                                                      di montagna
    Realizzato nell’ambito del progetto NAPEA
                                                                                                                      Caratteristiche, diffusione
                                                                                                                      e metodi di lotta

Progetto di cooperazione transfrontaliera Italia-Francia
                 Alcotra 2007-2013

                                                                                                                      Annalisa Curtaz, Maëlle Talichet,
                                                                                                                      Elena Barni, Mauro Bassignana,
                                                                                                                      Dario Masante, Yves Pauthenet,
                                                                                                                      Consolata Siniscalco
SPECIE ESOTICHE INVASIVE E DANNOSE NEI PRATI DI MONTAGNA - IAR AOSTA
Specie esotiche
invasive
e dannose
nei prati
di montagna
Caratteristiche, diffusione
e metodi di lotta

Annalisa Curtaz, Maëlle Talichet,
Elena Barni, Mauro Bassignana,
Dario Masante, Yves Pauthenet,
Consolata Siniscalco
SPECIE ESOTICHE INVASIVE E DANNOSE NEI PRATI DI MONTAGNA - IAR AOSTA
Specie esotiche invasive
e dannose nei prati di montagna

A cura di                                            Progetto grafico
Annalisa Curtaz e Mauro Bassignana                   Lauriane Talichet

Autori                                               Ringraziamenti
Annalisa Curtaz, IAR, Aosta (I)                      Gli autori desiderano ringraziare tutti
Maëlle Talichet, Suaci Alpes du Nord-GIS             gli agricoltori che, con grande disponibilità,
Alpes Jura, Saint-Baldoph (F)                        hanno collaborato alle attività di ricerca e
Elena Barni, Dipartimento di Biologia                tutte le persone che hanno dato un prezioso
vegetale, Università di Torino (I)                   contributo alla realizzazione del progetto
Mauro Bassignana, IAR, Aosta (I)                     e a questa pubblicazione:
Dario Masante, Dipartimento di Biologia              Luca Dovigo, Cristina Galliani,
vegetale, Università di Torino (I)                   Santa Tutino, Andrea Chevalier,
Yves Pauthenet, Suaci Alpes du Nord-GIS              Paolo Cretier, Nicola Gérard, Claudia Linty,
Alpes Jura, Saint-Baldoph (F)                        Luigi Pepellin e Cristiano Sedda,
Consolata Siniscalco, Dipartimento di                Assessorato Agricoltura e risorse naturali,
Biologia vegetale, Università di Torino (I)          Regione Autonoma Valle d’Aosta;
                                                     Diego Arlian, Luca Carrel,
Il progetto                                          Francesca Madormo e Alessandro Neyroz,
Il progetto NAPEA (2009-2011)                        Institut Agricole Régional, Aosta;
è stato cofinanziato dall’Unione Europea,            Fanny Journot e Cécile Meyer,
attraverso il FESR, nel quadro                       SupAgro, Montpellier, e IAR;
del programma ALCOTRA 2007-2013                      Maxime Pernel, Agrocampus Ouest,
(progetto n. 101), dalla Repubblica Italiana         Rennes, e SUACI Alpes du Nord;
e dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta.              Maurizio Bovio e Laura Poggio, botanici, Aosta;
I partner del progetto sono:                         Francesco Vidotto, Dipartimento
Regione Autonoma Valle d’Aosta,                      di Agronomia, Selvicoltura e Gestione
Assessorato Agricoltura e risorse naturali           del Territorio, Università di Torino;
(capofila); Institut Agricole Régional, Aosta (I);   Angèle Barrel, Ordine dei Dottori Agronomi
SUACI Alpes du Nord, Saint-Baldoph (F).              e Dottori Forestali della Valle d’Aosta;
                                                     Ezio Mossoni, Coldiretti Valle d’Aosta.
Editore Institut Agricole Régional,
Rég. La Rochère 1/A, I-11100 Aosta.                  Crediti fotografici
                                                     Le foto incluse nel presente manuale, se
Anno 2011                                            non diversamente indicato in didascalia,
                                                     sono degli autori, ad esclusione di:
Stampa Tipografia Testolin Bruno                     Figura in basso in copertina: FDGDON 74
                                                     Figura 15: D. Bouvet (Dip. Biologia
ISBN                                                 Vegetale, UNITO)
978-88-906677-6-3                                    Figura pag. 65: Y. Chaval (INRA-CBGP)
SPECIE ESOTICHE INVASIVE E DANNOSE NEI PRATI DI MONTAGNA - IAR AOSTA
Sommario

Prefazione ...............................................    5   5 Senecio sudafricano (Senecio
Il progetto NAPEA ....................................        5   inaequidens) ...........................................         45
La borsa di studio “Ugo e Liliana Brivio”....                 6   5.1 Caratteristiche della specie ...............                 46
                                                                  5.2 Prime segnalazioni e diffusione
1 Introduzione ........................................       7
                                                                  in Valle d’Aosta ........................................        47
1.1 L’espansione di specie esotiche                               5.3 Modalità di propagazione ..................                  49
invasive e dannose nei prati permanenti                           5.4 Pericolosità .......................................         49
in Valle d’Aosta e nelle Alpi del Nord .......                8   5.5 Metodi di lotta ...................................          51
1.2 Che cos’è una specie invasiva? .......                    9
                                                                  6 Specie esotiche invasive
2 Articolazione delle attività .................             11   nelle Alpes du Nord ................................             55
2.1 Ricerca bibliografica ..........................         12   6.1 Parere degli esperti ...........................             56
2.2 Monitoraggio della diffusione delle                           6.2 Informazioni dalla bibliografia ...........                  57
specie invasive .........................................    12   6.3 Specie indigene che provocano
2.3 Prove di lotta .....................................     13   danni all’agricoltura ..................................         58
3 Panace di Mantegazza (Heracleum                                 6.4 Per saperne di più .............................             60
mantegazzianum) ...................................          15   7 Specie animali: l’arvicola terrestre
3.1 Caratteristiche della specie ...............             16   (Arvicola terrestris) ................................           63
3.2 Prime segnalazioni e diffusione                               7.1 Arvicole terrestri, arvicole campestri
in Valle d’Aosta ........................................    19   e talpe ......................................................   64
3.3 Modalità di propagazione ..................              20   7.2 Diffusione in Francia ..........................             65
3.4 Pericolosità .......................................     20   7.3 Diffusione in Valle di Aosta ................                66
3.5 Prevenzione .......................................      21   7.4 Dinamiche di popolazione .................                   66
3.6 Metodi di lotta ...................................      21   7.5 Danni .................................................      67
3.7 Prove di eradicazione del panace                              7.6 Metodi di lotta ...................................          67
di Mantegazza ..........................................     24   7.7 Lotta integrata ...................................          70
4 Poligono del Giappone ibrido                                    7.8 Azioni per la bonifica dei prati ...........                 70
(Reynoutria x bohemica) ........................             29   7.9 Raccomandazioni e prospettive ........                       72
4.1 Caratteristiche della specie ...............             30   Bibliografia ..............................................      73
4.2 Prime segnalazioni e diffusione                               Heracleum mantegazzianum ....................                    74
in Valle d’Aosta ........................................    32   Reynoutria spp. ........................................         74
4.3 Modalità di propagazione ..................              33   Senecio inaequidens ................................             75
4.4 Pericolosità .......................................     34   Specie esotiche invasive nelle
4.5 Prevenzione .......................................      35   Alpes du Nord ..........................................         76
4.6 Metodi di lotta ...................................      36   Arvicola terrestris .....................................        77
4.7 Prova di eradicazione del poligono
del Giappone ibrido .................................        40
SPECIE ESOTICHE INVASIVE E DANNOSE NEI PRATI DI MONTAGNA - IAR AOSTA
SPECIE ESOTICHE INVASIVE E DANNOSE NEI PRATI DI MONTAGNA - IAR AOSTA
Prefazione

Questo manuale è il risultato dell’attivi-      Studio della diversità dei prati perma-
tà svolta dall’Institut Agricole Régional       nenti
e dal Suaci Alpes du nord, nell’ambito          Questa parte è stata finalizzata a:
del progetto NAPEA, e del Dipartimen-           i) analizzare la diversità dei prati, in re-
to di Biologia Vegetale dell’Università         lazione ai diversi tipi di vegetazione e alla
degli Studi di Torino, nell’ambito della        ricchezza di specie;
borsa di studio “Ugo e Liliana Brivio”          ii) esaminare come gli agricoltori pren-
intitolata “Piante esotiche invasive che        dono in conto e gestiscono questa diver-
costituiscono una grave minaccia per la         sità.
biodiversità, l’economia, la salute. Ri-        Salvaguardia della biodiversità e del-
levamento della loro diffusione in Valle        la produzione dei prati permanenti di
d’Aosta e proposte di contenimento ed           fronte all’invasione delle specie inva-
eradicazione”.                                  sive
                                                Anche nelle vallate alpine si stanno dif-
   Il progetto NAPEA                            fondendo specie vegetali di origine eso-
                                                tica, molto competitive e a volte perico-
NAPEA - Nouvelles Approches sur les             lose per la salute di animali e uomini. La
Prairies dans l’Environnement Alpin - è         proliferazione di specie animali (arvicole,
un progetto di cooperazione transfron-          cinghiali), inoltre, provoca il deteriora-
taliera tra la Francia e l’Italia, realizzato   mento della flora dei prati. La seconda
nell’ambito del programma Interreg III -        parte del progetto NAPEA si è focalizza-
Alcotra.                                        ta sulle specie animali e vegetali invasi-
L’Assessorato Agricoltura e risorse natu-       ve che diminuiscono la produzione e la
rali della Regione Autonoma Valle d’Ao-         qualità dei prati e che costituiscono una
sta ha assicurato il coordinamento glo-         reale minaccia per la loro diversità.
bale del progetto, i partner tecnici sono       Impatto dei lavori di rinnovamento e di
stati il Suaci Alpes du Nord, per la Fran-      miglioramento fondiario sui prati per-
cia, e l’Institut Agricole Régional (IAR),      manenti
per l’Italia.                                   In occasione di lavori di miglioramento
Il progetto, finalizzato all’acquisizione di    fondiario o per riparare i danni provocati
informazioni sulla diversità e sulla gestio-    da calamità naturali, si rendono neces-
ne dei prati permanenti, è stato condotto       sarie operazioni di rinnovamento e di si-
in Valle d’Aosta e nei dipartimenti fran-       stemazione dei terreni, capaci di assicu-
cesi di Savoia e Alta Savoia. Dal punto di      rarne un’utilizzazione agricola durevole.
vista operativo, il progetto è stato sud-       La terza parte del progetto NAPEA si è
diviso in tre parti, ciascuna delle quali è     posta lo scopo di definire corrette pra-
stata è oggetto di una sintesi tecnica.         tiche di intervento, che salvaguardino il

                                                                         Prefazione   5
SPECIE ESOTICHE INVASIVE E DANNOSE NEI PRATI DI MONTAGNA - IAR AOSTA
valore agronomico dei suoli e permet-           ta presso il Dipartimento di Biologia Ve-
tano di ottenere, nel giro di pochi anni,       getale. Nell’ambito della ricerca “Piante
prati permanenti di valore agricolo con-        esotiche invasive che costituiscono una
facente alle attese.                            grave minaccia per la biodiversità, l’eco-
                                                nomia, la salute. Rilevamento della loro
Il presente documento riporta i risultati       diffusione in Valle d’Aosta e proposte di
dei lavori della seconda parte.                 contenimento ed eradicazione”, si è fo-
                                                calizzata l’attenzione su tre entità: Hera-
  La borsa di studio                            cleum mantegazzianum Sommier et Le-
“Ugo e Liliana Brivio”                          vier, Senecio inaequidens DC. e Reynou-
                                                tria sp.: R. japonica (Houtt.) R. Decr., R.
La conoscenza della presenza e della            sachalinensis (F. Schmidt) Ronse Decr.,
diffusione di specie esotiche in un terri-      R. x bohemica (Chrtek & Chrtkova) J.
torio è il presupposto fondamentale per         Bailey.
poter monitorare nel tempo le variazio-         Queste specie invasive sono inserite
ni della loro distribuzione ed intervenire      nella lista nera della legge regionale n.
dove necessario.                                45/2009 per la conservazione della flo-
La borsa di studio “Ugo e Liliana Brivio”,      ra e sono in rapida espansione nel nord
di cui ha beneficiato Dario Masante, è          Italia.
stata finanziata dall’Assessorato Istru-        Si è effettuata una mappatura dettagliata
zione e Cultura della Regione Autonoma          della localizzazione e dell’estensione dei
Valle d’Aosta, allo scopo di conoscere          popolamenti di queste specie, per poter-
il livello di invasione da parte di specie      ne controllare la diffusione nei prossimi
esotiche sul territorio regionale. L’attività   anni, e si sono applicati sperimental-
del Dott. Dario Masante è stata program-        mente metodi di controllo e di eradica-
mata dal Servizio Aree Protette dell’As-        zione. In Valle d’Aosta, tenuto conto del-
sessorato Agricoltura e Risorse Naturali        le particolari condizioni climatiche e geo-
della Regione Autonoma Valle d’Aosta            morfologiche, queste specie si possono
e dal Dipartimento di Biologia vegetale         ancora eradicare o, quantomeno, si può
dell’Università di Torino ed è stata svol-      contenere la loro diffusione.

6         Prefazione
SPECIE ESOTICHE INVASIVE E DANNOSE NEI PRATI DI MONTAGNA - IAR AOSTA
Capitolo 1
Introduzione

               7
SPECIE ESOTICHE INVASIVE E DANNOSE NEI PRATI DI MONTAGNA - IAR AOSTA
Capitolo 1
Introduzione

  1.1 L’espansione di specie                     espandendo nei prati e nei pascoli fino a
esotiche invasive e dannose nei                  rappresentare un rischio non solo per la
                                                 vegetazione naturale ma anche per le at-
prati permanenti in Valle d’Aosta                tività agricole e, più in generale, per la po-
e nelle Alpi del Nord                            polazione e per i consumatori. Esse sono:
                                                 • il panace di Mantegazza (Heracleum
Negli ultimi decenni si sono accentuate          mantegazzianum)
le dinamiche di migrazione di specie ve-         • il poligono del Giappone ibrido
getali e animali da un continente all’altro.     (Reynoutria x bohemica)
L’intensificarsi degli scambi e dei trasporti    • il senecio sudafricano (Senecio inae-
ha determinato un aumento del numero             quidens)
delle specie alloctone introdotte per la         Nella presente pubblicazione saranno
prima volta in regioni a loro estranee.          illustrate le caratteristiche principali di
A livello mondiale, il fenomeno è così           queste specie, le ragioni della loro noci-
preoccupante che l’invasione di specie           vità e le possibili strategie di controllo e
esotiche è considerata una delle princi-         di lotta. Saranno anche brevemente trat-
pali minacce per la biodiversità, capace         tate alcune specie autoctone dannose
di mettere in pericolo le specie autocto-        per l’agricoltura e un approfondimento,
ne, gli habitat naturali ed i paesaggi. Gli      infine, sarà dedicato all’arvicola terrestre
ambienti antropizzati sono i più ricchi di       (Arvicola terrestris), un roditore che si sta
specie esotiche: ambienti urbani, agrico-        rivelando particolarmente nocivo per la
li, bordi di strade e massicciate ferrovia-      coltura dei prati permanenti in alcune
rie (Fig. 1). Tra gli ambienti naturali, i più   aree alpine.
minacciati sono le zone riparie e quelle
litoranee. La potenziale pericolosità e la
velocità di espansione di alcune di que-
ste specie destano preoccupazione sia
per le conseguenze ambientali (in assen-
za di limitatori naturali possono prendere
il sopravvento, occupando nicchie eco-
logiche e riducendo fortemente la pre-
senza delle specie autoctone), quanto
per l’impatto negativo sulle produzioni                                      Fig. 1
agricole e, in casi specifici, per il rischio                                Invasione
                                                                             di Senecio
sanitario nei confronti della popolazione.                                   inaequidens
                                                                             lungo la
Tre specie vegetali, tra quelle di più re-                                   massicciata
cente introduzione sulle Alpi, si stanno                                     ferroviaria.

8         Capitolo 1 - Introduzione
SPECIE ESOTICHE INVASIVE E DANNOSE NEI PRATI DI MONTAGNA - IAR AOSTA
1.2 Che cos’è                                  tativa (rizomi, bulbi, frammenti di pianta).
una specie invasiva?                             Una specie naturalizzata diventa invasiva
                                                 nel momento in cui riesce a diffondersi ve-
Prima di procedere alla descrizione delle spe-   locemente a distanze anche notevoli dal-
cie invasive, è opportuno precisare la termi-    le fonti originarie di propaguli. È quindi in
nologia che verrà utilizzata in questo volume.   grado di colonizzare vaste aree e, in alcuni
È definita infestante una pianta che cresce      casi, di invadere ambienti naturali e semi-
in un sito dove non è desiderata e che può       naturali. Nell’ambito della Strategia Euro-
avere un impatto rilevante sull’economia         pea sulle specie Invasive1, vengono defi-
e sull’ambiente. È il caso della gramigna,       nite invasive le specie alloctone che, oltre
del panace comune, del romice comune e           ad avere le caratteristiche sopra delineate,
della pastinaca, tipiche infestanti dei pra-     rappresentano anche una minaccia per
ti permanenti di montagna. Solitamente,          la biodiversità, causano gravi danni alle
queste specie sono legate ad ambienti an-        attività dell’uomo (problematiche socio-
tropizzati e manifestano una limitata ten-       economiche) o hanno effetti negativi sulla
denza a colonizzare nuovi ambienti, con-         salute umana.
trariamente alle specie invasive.                1
                                                  http://ec.europa.eu/environment/nature/
Le esotiche (denominate anche aliene o           invasivealien/index_en.htm
alloctone) sono specie introdotte acciden-
talmente o volontariamente in un’area ge-            Legge Regionale 45/2009
ografica diversa da quella di origine. Se-
                                                     La legge regionale n. 45 del 7 dicembre
condo la loro dinamica di insediamento nel
                                                     2009 “Disposizione per la tutela e la con-
nuovo territorio, esse possono essere sud-           servazione della flora alpina. Abrogazio-
divise in casuali, naturalizzate e invasive.         ne della legge regionale 31 marzo 1977,
Una specie casuale è un’esotica che può              n. 17” è il nuovo strumento legislativo
fiorire e riprodursi occasionalmente, ma             a tutela della flora della Valle d’Aosta.
che non si insedia stabilmente nella nuo-            Questa legge presenta numerose novità
va area perché non è in grado di formare             rispetto alla precedente normativa (clas-
popolazioni persistenti nel tempo. La sua            sificazione e numero di specie inserite,
                                                     regolamentazione della raccolta e dell’u-
presenza è strettamente legata a nuove               tilizzo, ecc.) ma soprattutto affronta la
introduzioni.                                        problematica delle specie invasive. L’ar-
L’insediamento di una specie vegetale in             ticolo 9, infatti, recita: “È vietata l’introdu-
una nuova area dipende dalla sua capacità            zione di specie vegetali alloctone o alie-
di superare barriere ambientali (condizioni          ne negli ambienti naturali. […]. La Giunta
climatiche avverse, predazione dei semi…)            regionale può adottare eventuali misure
e riproduttive (assenza di impollinatori             incentivanti l’eradicazione delle specie
                                                     vegetali alloctone o aliene incluse nell’al-
specifici, assenza di individui di entrambi i
                                                     legato F”. Le tre specie indicate nell’al-
sessi nel caso di specie dioiche …).                 legato F della legge, considerate come
È detta naturalizzata una specie esotica             una reale minaccia per la biodiversità,
che forma popolamenti stabili ed è in gra-           l’agricoltura, il bestiame e l’uomo, sono:
do di riprodursi senza l’intervento umano.           Heracleum mantegazzianum, Reynoutria
Una specie naturalizzata può riprodursi per          x bohemica e Senecio inaequidens.
via sessuata o moltiplicarsi per via vege-

                                                                   Capitolo 1 - Introduzione   9
Capitolo 2
Articolazione
delle attività

                 11
Capitolo 2
Articolazione delle attività

   2.1 Ricerca bibliografica                          spetto alla vegetazione circostante (in
                                                      fase tardo-vegetativa o senescente). Il
La fase iniziale del progetto si è fo-                senecio, ad esempio, in autunno è an-
calizzata sulla ricerca di informazioni               cora in fioritura e i fiori gialli sono facil-
sulle tre specie vegetali invasive e sul              mente individuabili, mentre i cespugli
roditore Arvicola terrestris. Sono stati              del poligono assumono in questo pe-
consultati articoli scientifici, report, li-          riodo una vistosa colorazione rosso-
bri, pubblicazioni a stampa o reperibili              brunastra (Fig. 2-3).
su internet. Il ricco materiale raccolto è
stato un utile ausilio nella fase di defi-
nizione delle attività di ricerca e speri-
mentazione previste dal progetto.

   2.2 Monitoraggio della diffu-
sione delle specie invasive

Dall’autunno 2009 all’autunno 2010 è
stata svolta una campagna di rileva-                      Fig. 2
mento per valutare la diffusione del pa-                  Fioritura
                                                          di Senecio
nace di Mantegazza, del poligono del                      inaequidens a
Giappone ibrido e del senecio sudafri-                    novembre.

cano sul territorio valdostano.
Per ragioni pratiche, non essendo pos-
sibile controllare la totalità del territo-
rio regionale, è stato definito un piano
di rilevamento che ha coperto tutta la
valle centrale e l’imbocco delle valli la-
terali, concentrandosi sulle zone a più
alta densità abitativa e con maggior
presenza di attività agricole.
                                                                                  Fig. 3
Il monitoraggio delle specie invasive                                             Colorazione
vegetali è stato eseguito soprattutto                                             rosso-brunastra
                                                                                  dei cespugli
nel periodo autunnale, stagione in cui                                            di Reynoutria
                                                                                  x bohemica
le tre specie invasive oggetto dello stu-                                         nel mese di
dio sono più facilmente identificabili ri-                                        novembre.

12        Capitolo 2 - Articolazione delle attività
Le colonie del panace di Mantegazza,           state registrate le seguenti informazioni:
specie introdotta dall’uomo a scopo or-
                                               -   caratteristiche della stazione
namentale, sono ben circoscritte; il rile-
                                                   (coordinate UTM, quota,
vamento delle aree invase si è basato
                                                   esposizione, inclinazione);
sulle segnalazioni preesistenti, per allar-
                                               -   estensione del popolamento (m2);
garsi poi a zone di più recente coloniz-
                                               -   abbondanza (n° individui/m2) ;
zazione.
La più estesa distribuzione del senecio
                                               -   habitat;
e del poligono sul territorio regionale, in-   -   fenologia;
vece, è stata rilevata con un sistema di       -   distanza da corsi d’acqua, strade e
rilevamento in continuo tramite antenna            ferrovie.
satellitare (messo a punto dal Dott. Fran-
cesco Vidotto del Dipartimento di Agro-            2.3 Prove di lotta
nomia, Selvicoltura e Gestione del Terri-
torio dell’Università di Torino) mediante      A partire dal mese di ottobre 2009 fino
il quale è stato possibile registrare con      all’estate 2011 sono state realizzate
buon dettaglio e rapidità le colonie indi-     prove di lotta contro le specie invasive,
viduate lungo il percorso. Questa tecnica      con l’obiettivo di valutare e confrontare
ha consentito di raccogliere informazio-       diversi metodi di eliminazione o di con-
ni relative a vaste aree e di realizzare le    tenimento di queste specie. Prove di
cartografie di distribuzione delle specie.     lotta sono state condotte anche contro
In alcune aree di particolare interesse, è     l’arvicola terrestre.
stata condotta un’indagine più approfon-       Le tecniche sperimentate su ciascuna
dita sulla popolazione con la compilazio-      specie saranno descritte nei capitoli se-
ne di una scheda di campo in cui sono          guenti.

                                                   Capitolo 2 - Articolazione delle attività   13
Capitolo 3
Panace di
Mantegazza

             15
Capitolo 3 · Panace di Mantegazza
(Heracleum mantegazzianum)

  3.1 Caratteristiche della specie               è dentellato con i denti maggiori lunghi
                                                 ed acuminati (Fig. 5).
Il panace di Mantegazza è un’ombrelli-
fera perenne monocarpica, originaria del
Caucaso, che ha iniziato a diffondersi
in Europa occidentale nella prima metà
del XIX secolo. È particolarmente ben
adattato agli ambienti di media e bassa
montagna, ma mostra ottime capacità di
insediamento anche a quote inferiori.
La sua altezza varia da 1,5 a oltre 4 metri
nel periodo di fioritura, con grandi om-
brelle (le più grandi raggiungono 50 cm                                    Fig. 5
di diametro) a 50-150 raggi (Fig. 4).                                      Foglie di
                                                                           Heracleum
                                                                           mantegazzianum.

                                                 Si può facilmente distinguere da altre
                                                 specie dello stesso genere per le grandi
                                                 dimensioni e per l’aspetto maestoso, che
                                                 l’hanno resa una pianta utilizzata a sco-
                                                 po ornamentale. Tra i caratteri distintivi
                                                 rispetto al panace comune (Heracleum
                                                 sphondylium, (Fig. 6), specie autoctona
                                                 diffusa nelle vallate dell’arco alpino, si
                               Fig. 4            possono citare:
                               Infiorescenza
                               di Heracleum
                                                 • le maggiori dimensioni delle piante
                               mantegazzianum.   (Fig. 7);
                                                 • il numero di raggi delle ombrelle,
I petali dei fiori sono bianchi o rosei. I       sempre superiore a 50;
frutti sono acheni brevemente alati, lun-        • i fusti con macchie rosse, meno pu-
ghi 10-11 mm e larghi 6-7 mm. Il fusto,          bescenti ma con lunghi peli evidenti
robusto e cavo, misura 5-10 cm di dia-           (Fig. 8);
metro alla base. Le foglie sono lunghe da        • le maggiori dimensioni, il portamento
50 cm a 3 metri, divise in segmenti o pro-       e la forma delle foglie (più incise e con
fondamente tripartite. Il margine fogliare       denti più acuti).

16        Capitolo 3 - Panace di Mantegazza
Fig. 6
                                                                              Il panace comune
                                                                              (Heracleum
                                                                              sphondylium) è una
                                                                              specie innocua,
                                                                              abbondante nei
                                                                              prati montani
                                                                              freschi e molto
                                                                              concimati.

                            Fig. 7
                            Dimensioni di
                            un individuo
                            di Heracleum                                       Fig. 8
                            mantegazzianum                                     Fusto di
                            nel periodo della                                  Heracleum
                            fioritura.                                         mantegazzianum.

3.1.1 Biologia riproduttiva                     • La fioritura dura oltre un mese per
• Essendo una specie monocarpica, la            ciascun individuo (fino a 60 giorni in al-
fioritura e la disseminazione segnano la        cune località), a partire da fine giugno.
morte del singolo individuo. Di norma,          Le ombrelle fioriscono in sequenza cen-
nelle regioni montane, una pianta vive da       trifuga, cominciando da quella terminale
3 a 5 anni.                                     principale.
• Il pascolamento rallenta lo sviluppo          • Un mese e mezzo dopo la fioritura, i
dell’individuo e ritarda l’avvento della fio-   frutti maturano e iniziano ad essere dis-
ritura, che può avere luogo fino a 12 anni      seminati; un individuo è in grado di pro-
dopo la germinazione.                           durre fino a 10.000 frutti (Fig. 9).

                                                      Capitolo 3 - Panace di Mantegazza   17
3.1.2 Caratteristiche dei popolamenti
                                                 • La densità di plantule arriva a 400-
                                                 500 per m2. Nel primo anno la mortalità
                                                 è alta: secondo osservazioni effettuate in
                                                 Repubblica Ceca e in Germania, supera
                                                 il 99%.
                                                 • In praterie non disturbate o in am-
                                                 bienti a densa copertura vegetale, la
                                                 probabilità di sopravvivenza delle plan-
                                                 tule è molto bassa. Tuttavia, la resisten-
                               Fig. 9            za al freddo e la germinazione precoce
                               Frutti di
                               Heracleum         costituiscono un vantaggio competitivo
                               mantegazzianum.   rispetto ad altre specie.
                                                 • Secondo le zone, la densità di piante
• Questa specie ha ottime capacità di            adulte nel periodo della fioritura è varia-
autoimpollinazione, se isolata o in popo-        bile, ma in media è di circa 0,7 piante/m2.
lazioni disperse, cosa che rende possibile       • Il panace di Mantegazza si riscon-
l’invasione di un’area relativamente am-         tra in un gran numero di habitat diversi,
pia anche a partire da un solo individuo.        dove sviluppa popolamenti di dimensio-
• H. mantegazzianum si riproduce solo            ni variabili. Da uno studio condotto in
tramite semi. Nel suolo, la banca semi non       Germania su 200 siti invasi, il 39% era
è persistente, poiché la maggior parte di        costituito da megaforbieti, 18% da prati-
essi germina il primo o il secondo anno;         pascoli, 26% da praterie disturbate. Siti
tuttavia, circa l’1% restano dormienti per       con suoli ricchi di nutrienti, ma disturba-
almeno tre anni. Il 95% dei semi si trova        ti e privi di una gestione regolare, rap-
nei primi 5 cm di profondità del suolo. In       presentano aree potenziali di invasione.
popolamenti campione, sono stati conta-          L’abbandono di un terreno coltivato è il
ti oltre 3500 semi/m2.                           principale fattore favorevole all’insedia-
• In primavera, non appena si scioglie la        mento di questa specie.
neve, i semi germinano. È stato rilevato         • La coltivazione regolare del terreno,
che, con temperature costanti tra 2°C e          l’ombreggiamento e la bassa disponi-
6°C, la germinazione è graduale e prolun-        bilità di nutrienti e d’acqua limitano l’in-
gata. I semi presentano alti tassi di ger-       sediamento della specie, che è del tutto
minazione: in prove di laboratorio è stata       esclusa in caso di successione seconda-
misurata una germinabilità del 90%.              ria verso il bosco.
• La dispersione dei semi avviene ad             • Alla scala di paesaggio, la connettivi-
opera di acqua, vento e attività umane. In       tà tra gli habitat, che dipende dalla pre-
piante di 2 metri di altezza, il 60-90% dei      senza di corridoi di dispersione dei semi
semi ricade in un raggio di 4 metri dalla        e dalla vicinanza delle colonie, incide
pianta madre, ma in acqua i frutti pos-          sulla probabilità di invasione.
sono galleggiare fino a 8 ore, rendendo          • Nei prati disturbati, l’aumento della
possibile il trasporto a grande distanza         copertura di H. mantegazzianum deter-
lungo i corsi d’acqua.                           mina la riduzione del numero di specie

18        Capitolo 3 - Panace di Mantegazza
erbacee presenti, soprattutto a causa               no ai parcheggi. In seguito, nonostante
del forte ombreggiamento che questa                 si sia deciso di eliminare la specie da
esotica esercita sulle altre piante erba-           questa località, la ripetuta dispersione
cee.                                                ha permesso alla specie di espandersi
• Potenzialmente, in siti di particolare            in modo incontrollato al di fuori della su-
pregio naturalistico, il panace di Man-             perficie inizialmente impiantata. Oggi la
tegazza può mettere in pericolo specie              si può ritrovare negli incolti circostanti,
rare e minacciate.                                  in sottoboschi aperti e lungo i torren-
• Sopprimendo la cotica costituita da               ti. Non è facile stabilire l’origine delle
specie erbacee più basse, H. mantegaz-              altre stazioni disperse nei dintorni di
zianum può accentuare i rischi di erosio-           Courmayeur, ma si può ipotizzare che si
ne delle sponde dei corsi d’acqua, la-              tratti sia di eventi accidentali sia di intro-
sciando il suolo nudo durante l’inverno.            duzioni volontarie.
                                                    Attualmente, popolazioni invasive di
   3.2 Prime segnalazioni e                         panace di Mantegazza si trovano a
diffusione in Valle d’Aosta                         Courmayeur (La Palud e altre località),
                                                    Ayas (Lignod, Magneaz, Palouettaz),
Nel corso degli anni la specie è stata              Antey-Saint-André e Breuil-Cervinia
introdotta più volte in diverse località            (Fig.10). Si tratta, quindi, di una specie
della Valle d’Aosta. Probabilmente, la              ancora sporadica nella regione, sebbe-
prima introduzione è avvenuta nei giar-             ne sia più diffusa di quanto si pensasse
dini alpini, dove ha attirato l’attenzione          prima della campagna di rilevamento
del pubblico. L’introduzione più impor-             condotta nell’ambito del presente pro-
tante di H. mantegazzianum è avvenu-                getto. Per il momento, la diffusione in
ta nei pressi di Courmayeur, in località            giardini privati, potenziali zone d’origine
La Palud, dove è stato utilizzato per la            di nuove invasioni, sembra limitata a po-
rivegetazione di alcune scarpate intor-             che località (Fig. 11).

     Fig. 10 Intensità di diffusione di Heracleum
                                                         Fig. 11
     mantegazzianum rilevata in Valle d’Aosta
                                                         Colonie di Heracleum mantegazzianum
     (2009-10). Il verde indica l’assenza di
                                                         rilevate in Valle d’Aosta nel biennio
     segnalazioni; il gradiente dal giallo
                                                         2009-10.
     al rosso indica una presenza crescente.

                                                          Capitolo 3 - Panace di Mantegazza      19
3.3 Modalità di propagazione                  • Diversamente da altre esotiche che si
                                                 diffondono preferibilmente lungo fiumi e
• Il panace di Mantegazza è in grado di          torrenti, la sua espansione non sembra
colonizzare ambienti molto diversi, indi-        essere legata in particolar modo ai corsi
pendentemente dalla vegetazione già              d’acqua.
presente (Figg. 12-13); una volta inse-          • Il periodo di assestamento della spe-
diata nell’habitat, la specie è poco con-        cie in una nuova regione è di 60-70 anni;
dizionata dalle caratteristiche stazionali.      da osservazioni condotte nel Regno Uni-
• Da quanto si è potuto osservare, in            to, è stato valutato che in zone molto
Valle d'Aosta l’uomo è il primo respon-          invase H. mantegazzianum può raddop-
sabile della diffusione e della persisten-       piare il proprio areale ogni 10 anni circa.
za della specie nelle zone di nuova in-
troduzione.                                         3.4 Pericolosità
                                                 La linfa del panace di Mantegazza con-
                                Fig. 12
                                Individuo di
                                                 tiene molecole fototossiche, note come
                                Heracleum        furocumarine o furanocumarine, che pro-
                                mantegazzianum
                                in un prato      vocano reazioni epidermiche, rendendo
                                sfalciato.
                                                 la pelle ipersensibile ai raggi ultravioletti
                                                 della luce solare. La concentrazione di
                                                 furocumarine è massima nei frutti, inter-
                                                 media nelle foglie e minima nei fusti e va-
                                                 ria anche in relazione a fattori ambientali:
                                                 area, stagione, umidità ecc.
                                                 In caso di contatto, la parte interessata
                                                 non deve essere esposta ai raggi solari
                                                 perché la pelle potrebbe essere sogget-
                                                 ta a fenomeni di iper-pigmentazione. La
                                                 sensibilità ai raggi ultravioletti può pro-
                                                 trarsi anche per mesi e, in alcuni sogget-
                                                 ti, essere permanente. Nell’arco di 24-48
                                                 ore dal contatto con la pianta, e a segui-
                                                 to dell’esposizione della pelle al sole, la
                                                 reazione cutanea si manifesta come un
                                                 eritema (Fig. 14). Le fotodermatiti provo-
                                                 cate dal contatto con la linfa del panace
                                                 di Mantegazza possono determinare, ol-
                                                 tre che arrossamenti cutanei, anche ve-
     Fig. 13
                                                 sciche o bolle.
     Popolamento                                 La pianta mantiene la capacità fototos-
     di Heracleum
     mantegazzianum                              sica per diverse ore dopo il taglio. Du-
     in una scarpata
     stradale.
                                                 rante gli interventi di contenimento della
                                                 specie, gli operatori devono proteggere

20         Capitolo 3 - Panace di Mantegazza
Fig. 14 Evoluzione nel tempo di un’ustione provocata dal contatto con il panace
                     di Mantegazza. Foto: Bob Kleinberg (http://www.dec.ny.gov/animals/72556.html)

ogni parte del corpo, compreso il volto;                 tivo dell’eradicazione è realisticamente
in caso di contatto, la parte interessata                perseguibile e, a medio e lungo termine,
va immediatamente lavata con acqua.                      comporta costi inferiori rispetto a quelli
Gli abiti indossati durante il trattamento               da sostenere per limitare, a tempo inde-
vanno maneggiati con cautela e lavati.                   terminato, l’espansione delle popolazio-
                                                         ni esistenti.
  3.5 Prevenzione                                        Valutando attentamente l’estensione dei
                                                         popolamenti da trattare, la distanza dai
L’uomo in passato è stato, volontaria-                   corsi d’acqua, la possibilità di accesso
mente o accidentalmente, il responsa-                    all’area e la destinazione della superficie
bile della diffusione del panace di Man-
                                                         interessata, è possibile scegliere corretta-
tegazza. Per prevenire l’invasione di altri
                                                         mente la tecnica di intervento e preventi-
ambienti è fondamentale evitare nuove
                                                         vare i costi delle operazioni di controllo.
introduzioni, come ad esempio la coltiva-
                                                         Prima di avviare una campagna di eradi-
zione a scopo ornamentale nei giardini.
                                                         cazione, è fondamentale censire tutte le
Inoltre, la nuova legge per la tutela della
                                                         colonie della specie (singole piante com-
flora valdostana (L.R. 45/2009) ne vieta
                                                         prese), identificare gli habitat vulnerabili
l’introduzione negli ambienti naturali.
                                                         prossimi ai popolamenti di panace, for-
                                                         mare ed equipaggiare adeguatamente il
  3.6 Metodi di lotta                                    personale, con dispositivi di protezione
In zone in cui le popolazioni naturalizzate              come la maschera per il volto, i guanti,
di panace di Mantegazza sono ben de-                     abbigliamento che copra interamente
limitate, come in Valle d’Aosta, l’obiet-                braccia e gambe.

                                                                  Capitolo 3 - Panace di Mantegazza    21
Fig. 15            In stazioni di ampia estensione, nel qua-
                               Estirpazione con
                               forca di piante
                                                  dro di un programma a lungo termine, è
                               di Heracleum       possibile limitarsi all’estirpazione degli
                               mantegazzianum.
                                                  individui in fioritura. Si è potuto verifica-
                                                  re che l’intervento all’inizio della ripresa
                                                  vegetativa è il più efficace e, poiché le
                                                  piante sono di dimensioni ancora con-
                                                  tenute, riduce l’impiego di energie e di
                                                  tempo e i rischi di contatto accidentale
                                                  da parte degli operatori.

                                                  3.6.2 Taglio delle ombrelle
                                                  Questa tecnica richiede 2-3 interventi
                                                  all’anno per ciascuna stazione ed è effi-
                                                  cace solo se le ombrelle sono tagliate al
In ambiente alpino la crescita è più len-         picco della fioritura o all’inizio della frut-
                                                  tificazione, per evitare la disseminazio-
ta e concede più tempo fra i trattamenti:
                                                  ne. Le ombrelle tagliate vanno rimosse
con interventi effettuati 2-4 volte l’anno,
                                                  e distrutte, tanto più se già provviste di
in primavera e a inizio estate, la popola-
                                                  frutti. La tecnica impone grande tem-
zione di un sito si può ridurre del 75% in
                                                  pestività nell’esecuzione: l’intervento
1-4 anni.
                                                  tardivo rischia di non essere efficace
I siti disinfestati vanno monitorati per i 5
                                                  per l’avvenuta disseminazione, men-
anni consecutivi, al fine di evitare che il
                                                  tre quello anticipato è spesso seguito
popolamento si ricostituisca dalla banca
                                                  dall’emissione di nuove ombrelle. È in-
semi nel suolo.
                                                  dispensabile proseguire il monitoraggio
                                                  durante la stagione e negli anni succes-
3.6.1 Taglio alla radice ed estirpazione          sivi poiché, essendo un trattamento non
Il metodo è agevolmente applicabile
solo in stazioni ad estensione limitata. È
una tecnica molto efficace, sebbene sia
molto impegnativa in termini di tempo di
lavoro (Fig.15). Al taglio, effettuato a pro-
fondità di 15-20 cm con vanga o con for-
ca estirpatrice (forca da Rumex), segue
l’asportazione della pianta. Occorre sot-
tolineare che con taglio più superficiale (a
una profondità inferiore ai 5 cm), il fram-
mento residuo di radice sarà in grado di
generare una nuova parte aerea. Il perio-                                     Fig. 16
                                                                              Taglio delle
do migliore per il trattamento è la prima-                                    ombrelle di
vera, prima che le dimensioni delle piante                                    Heracleum
                                                                              mantegazzianum.
rendano troppo difficoltoso l’intervento.

22        Capitolo 3 - Panace di Mantegazza
risolutivo, è molto probabile che qualche
ombrella maturi e dissemini nel periodo
tra gli interventi o che sfugga all’atten-
zione dell’operatore. Dal punto di vista
pratico, questa tecnica è più veloce
ma meno efficace della precedente, ed
espone l’operatore a un maggior rischio
di lesioni cutanee (Fig. 16).
Già da qualche anno in Valle d’Aosta sono
effettuati interventi di questo tipo che,                                         Fig. 17
seppure efficaci nel limitare la diffusio-                                        Trattamento
                                                                                  chimico localizzato
ne della specie, non ne hanno ridotto in                                          su piccole
                                                                                  popolazioni
modo significativo le popolazioni già pre-                                        di Heracleum
senti. Si è inoltre rilevato che il taglio delle                                  mantegazzianum.

foglie o dei fusti in sviluppo non ha alcun
effetto contenitivo; al contrario, prolunga        Per non danneggiare la restante vege-
la vita della pianta e ne ritarda la fioritura.    tazione, dopo un primo trattamento chi-
                                                   mico si possono adottare metodi mec-
3.6.3 Trattamento chimico                          canici (estirpazione manuale), con una
Il panace di Mantegazza è molto sensibile          strategia di lotta che associ metodi mec-
agli erbicidi e la lotta chimica può esse-         canici, chimici e il reimpianto di specie
re efficacemente applicata su superfici            autoctone.
estese, con tempi di lavoro e costi rela-          La lotta chimica non è sempre attuabile:
tivamente ridotti. A seconda dei popola-           in Valle d’Aosta, infatti, il Piano di Svi-
menti, possono essere necessarie fino a 4          luppo Rurale (PSR 2007-2013) ne vieta
applicazioni l’anno, ma le sperimentazioni         l’esecuzione su prati soggetti alle misure
condotte in Valle d’Aosta hanno mostra-            agro-ambientali.
to una mortalità quasi totale con una sola
irrorazione fogliare di glifosate, alla con-       3.6.4 Controllo biologico ed erbivoria
centrazione del 3%, effettuata all’inizio          Benché siano state condotte numerose
dell’estate. I trattamenti vanno effettuati a      ricerche sull’uso di agenti di controllo
partire dalla primavera inoltrata, perché le       biologico del H. mantegazzianum, al mo-
applicazioni sono efficaci solo su indivi-         mento non sono stati ancora individuati
dui alti almeno 15 cm. Per stazioni ampie          organismi capaci di limitarlo efficace-
e dense si può prevedere un’irrorazione            mente. Nell’areale originario, in Caucaso,
sull’intera superficie, mentre per nuclei          non risulta vi siano fitofagi che attacca-
piccoli o dispersi è sufficiente l’applica-        no esclusivamente H. mantegazzianum.
zione con atomizzatore a spalla, pianta            Sono stati identificati alcuni patogeni,
per pianta (Fig. 17). La distribuzione di          ma non sembrano essere abbastanza
glifosate espone l’operatore al rischio di         specifici per essere efficaci. Il panace,
inalazione ed è sconsigliabile in prossimi-        inoltre, possiede un ampio arsenale di
tà di corsi d’acqua.                               meccanismi di difesa fisici e chimici, che

                                                         Capitolo 3 - Panace di Mantegazza    23
potrebbero avere un ruolo nella resisten-       num in alcune parcelle selezionate tra i
za agli agenti biologici e, di conseguen-       popolamenti piuttosto estesi il località
za, favorire l’invasività della pianta.         La Palud, a Courmayeur, a circa 1400 m
Secondo alcuni Autori, il pascolamento          slm. Su alcune superfici delimitate sono
potrebbe essere un’opzione valida per i         stati applicati i seguenti trattamenti:
siti più estesi, non meccanizzabili o dif-      • estirpazione degli esemplari con il ta-
ficili da trattare con metodi manuali. In       glio alla radice;
tal caso, le piante andrebbero pascolate        • applicazione fogliare di glifosate al
a partire da metà primavera, durante la         3%;
crescita delle foglie basali, e il pascolo      • taglio delle ombrelle durante il perio-
dovrebbe essere ripetuto almeno per             do di fioritura.
una decina d’anni, fino ad esaurimento
della banca semi del suolo e delle riserve      3.7.1 Taglio alla radice ed estirpazione
accumulate nelle radici.                        Complessivamente, sulla superficie spe-
                                                rimentale, i trattamenti con taglio alla
3.6.5 Rivegetazione                             radice hanno dato buoni risultati, con
Dopo l’eradicazione, è importante impe-         una riduzione del 70% delle piante nella
dire il ritorno del panace di Mantegazza        parcella a distanza di 50 giorni dal primo
ed è quindi consigliabile rivegetare la         intervento e dell’82% in autunno, dopo
superficie trattata con specie autocto-         un secondo intervento (Fig. 18). Il taglio
ne. Ciò andrebbe fatto immediatamente           alla radice con estirpazione si è rivelato
dopo l’eliminazione delle piante, per fa-       un metodo efficace già dal primo anno
vorire il definitivo ritorno della vegetazio-   di monitoraggio. Al secondo anno, sono
ne naturale.                                    emerse piante nate da seme, ma già a
                                                maggio 2011 sono stati conteggiati solo
  3.7 Prove di eradicazione del                 il 41% degli individui rispetto alla popo-
panace di Mantegazza                            lazione iniziale del 2010, che sono stati
                                                poi rimossi con la stessa metodologia.
Col metodo del taglio della radice sono         Dopo tre interventi, a settembre 2011
state eliminate alcune stazioni isolate, in     non rimaneva che il 10% della popola-
Val d’Ayas presso Lignod, a Breuil-Cervi-       zione registrata prima dei trattamenti e,
nia su incolti a bordo strada, a Courma-        se non si considerano gli individui nati da
yeur in Val Ferret. La presenza della spe-      seme nel 2011, meno del 2%.
cie in queste stazioni è significativa per      Il metodo richiede un certo impiego di
dimostrare il ruolo dell’uomo nella sua         risorse: in un’ora un operatore può eli-
diffusione, poiché in tutte è evidente che      minare con forca estirpatrice o vanga
l’origine a questi popolamenti è dovuta         circa 30 piante sviluppate. Se l’inter-
allo smaltimento dei resti vegetali prove-      vento è effettuato precocemente (se-
nienti dal taglio di piante di H. mantegaz-     conda metà di maggio) i tempi si ridu-
zianum.                                         cono; ad esempio nell’intervento effet-
Dal giugno 2010 è iniziata una sperimen-        tuato in località Planpincieux (Courma-
tazione sul controllo di H. mantegazzia-        yeur), a stagione vegetativa appena

24        Capitolo 3 - Panace di Mantegazza
iniziata e con piante poco sviluppate,                                       del 99%. Oltre all’elevata percentuale
in un’ora un operatore ha eradicato cir-                                     di successo del trattamento, è da evi-
ca 45 piante, su una superficie di poco                                      denziare la selettività del metodo, che
meno di 40 m2. In questo caso, all’ulti-                                     non danneggia la restante vegetazione
mo monitoraggio (luglio 2011) la popo-                                       autoctona, favorendo un immediato re-
lazione iniziale era ridotta dell’83% o,                                     cupero della stessa sulle superfici pri-
escludendo i nuovi individui da seme,                                        ma infestate.

                                                      Estirpazione                                                                     Fig. 18
                                                                                                                                       Effetto
                  140                                                                                   100                            dell’estir-
                                                                                                                                       pazione sul
                                                                                                        90                             popolamento
                  120
                                                                                                        80                             di Heracleum
                                                                                                                                       mantegazzia-
                  100

                                                                                                              % popolazione iniziale
                                                                                                        70                             num.
 Num. individui

                                                                                                        60
                  80
                                                                                                        50
                  60
                                                                                                        40

                  40                                                                                    30
                                                                                                        20
                  20
                                                                                                        10
                   0                                                                                    0
                        02/06/2010   25/08/2010   21/10/2010   19/05/2011    20/07/2011    15/09/2011

                                     Individui conteggiatiStagione 2010
                                                                 Andamento % della popolazione

3.7.2 Irrorazione fogliare con glifo-                                        nata con un miscuglio da prato compo-
sate al 3% (metodo misto chimico-                                            sto di graminacee e leguminose.
meccanico)                                                                   Al primo monitoraggio del secondo anno
Le piante sono state trattate il 21 luglio                                   la parcella trattata risultava piuttosto
2010. Al primo monitoraggio, effettuato                                      spoglia di vegetazione, con alcuni indi-
dopo circa un mese, alcune decine di                                         vidui di panace, che risultavano tutti nati
individui presentavano ancora vitalità,                                      da seme. Dato il numero ridotto, si è pro-
ma si registrava una riduzione del 70%                                       ceduto all’estirpazione manuale, essen-
della popolazione iniziale; al secondo                                       dosi giudicato il ricorso all’erbicida inutile
monitoraggio, nell’ottobre dello stesso                                      e dannoso per la vegetazione spontanea
anno, rimanevano pochi individui, con                                        o riseminata che si stava insediando. Si
una riduzione di oltre il 95% (Fig. 19).                                     può considerare quindi questo interven-
Nella primavera successiva, una parte                                        to come la seconda fase di un metodo di
della superficie trattata è stata risemi-                                    lotta misto chimico e meccanico.

                                                                                       Capitolo 3 - Panace di Mantegazza                       25
Metodo misto: Glyphosate 3% e taglio alla radice                                                Fig. 19 Effetto
                                                                                                                            dell’applicazione
                   120                                                                       100                            di Glifosate (il
                                                                                                                            primo anno) e
                                                                                             90                             del taglio alla
                   100                                                                                                      radice (nel se-
                                                                                             80
                                                                                                                            condo anno) sul

                                                                                                   % popolazione iniziale
                                                                                             70                             popolamento di
                   80                                                                                                       Heracleum man-
  Num. individui

                                                                                             60                             tegazzianum.
                   60                                                                        50
                                                                                             40
                   40
                                                                                             30

                                                                                             20
                   20
                                                                                             10
                    0                                                                        0
                         21/07/2010 25/08/2010 21/10/2010 19/05/2011 20/07/2011 15/09/2011

                                 Individui conteggiati   Andamento % della popolazione

I vari interventi hanno permesso di ridur-                            fortemente raccomandata ed è importan-
re notevolmente la presenza di panace:                                te pianificare attentamente il monitorag-
a settembre 2011 rimaneva meno del                                    gio dopo il trattamento. Sulla base della
4% della popolazione iniziale. Se non si                              nostra esperienza, nella porzione rise-
considerano gli individui nati da seme                                minata è stata raggiunta una copertura
nel 2011, l’intera popolazione rilevata nel                           vegetale del 100% nella prima stagione
2010 era già stata eliminata dal tratta-                              vegetativa, a differenza di quella non se-
mento con erbicida.                                                   minata, dove si è misurata una copertura
Il glifosate ha efficacia comprovata,                                 vegetale pari al 75% della superficie.
come evidenziato anche dalla nostra
esperienza, ed è facile e veloce da ap-
plicare, ma ha anche il grande difetto di
non essere selettivo. Di fatto, il terreno
rimane completamente spoglio di ve-
getazione in seguito al trattamento (Fig.
20). Va sottolineato, inoltre, che la banca
semi del suolo non è intaccata dal trat-
tamento con glifosate: ciò potrebbe ad-
dirittura favorire la specie esotica, qua-                                                                                   Fig. 20
                                                                                                                             Terreno nudo
lora nel terreno diserbato germinassero                                                                                      in seguito ad
                                                                                                                             irrorazione fogliare
nuovi individui nati da seme, molto più                                                                                      con Glifosate
competitivi delle plantule di specie au-                                                                                     su Heracleum
                                                                                                                             mantegazzianum.
toctone. Per questa ragione, la risemina è

26                        Capitolo 3 - Panace di Mantegazza
3.7.3 Taglio delle ombrelle                     L’estirpazione manuale praticata preco-
Da diversi anni, come attività di conteni-      cemente, a differenza di quella effettuata
mento della specie e di tutela della salu-      a stagione avanzata, richiede un impe-
te dei cittadini, una squadra di operatori      gno di manodopera accettabile, almeno
del Servizio Aree Protette dell’Assesso-        per stazioni limitate come quelle esistenti
rato regionale all’Agricoltura e risorse        in Valle d’Aosta. Interventi mirati ai nuclei
naturali effettua il taglio delle ombrelle      di diffusione principale, quindi, possono
di panace di Mantegazza a Courmayeur.           rivelarsi determinanti nell’evitare un’ulte-
Gli interventi, condotti a cadenza annua-       riore espansione, anche con un limitato
le, sono effettuati solitamente a luglio.       investimento di risorse.
Questo tipo di intervento non è stato og-       Nel caso in cui non si possa intervenire
getto di sperimentazione e di monitorag-        a tutto campo, è opportuno concentrarsi
gio, tuttavia si può formulare una valu-        su:
tazione considerando le stazioni trattate       • stazioni periferiche ancora ridotte nel-
con questo metodo nel corso degli anni.         le dimensioni (ad esempio quelle a quote
Dalle nostre osservazioni, questo tipo          più alte o più isolate all’interno della Val-
di trattamento sembra essere efficace           tournenche e della Val d’Ayas);
nel limitare la vigoria delle piante e nel      • nuovi nuclei di espansione;
                                                • stazioni in prossimità di torrenti, pos-
rallentarne la diffusione, ma non nella
                                                sibili vie di dispersione a distanza.
riduzione del popolamento, poiché soli-
tamente il taglio dell’ombrella non causa
                                                Poiché la banca semi non risente dei trat-
la morte della pianta. È stato osservato,       tamenti descritti sopra, va effettuato un
al contrario, che alcuni individui riescono     attento monitoraggio sulle superfici già
ad emettere nuove ombrelle, a partire dal       trattate, poiché nuovi individui possono
nodo basale dei fusti tagliati da poco, e       nascere da seme. Fortunatamente, la vi-
che queste ombrelle sono poi in grado           talità dei semi di panace di Mantegazza
di disseminare nella stagione stessa del        è di breve durata e la prosecuzione degli
taglio.                                         interventi, nell’arco di 3-5 anni, dovrebbe
                                                consentire di giungere alla completa era-
3.7.4 Conclusioni                               dicazione della specie.
Nelle prove condotte, il diserbo con gli-
fosate è risultato il trattamento più effica-   Si sottolinea ancora l’importanza della
ce nel ridurre i popolamenti molto densi        risemina sulle superfici trattate, special-
di H. mantegazzianum. Tuttavia, l’inter-        mente in caso di diserbo chimico. Tra
vento misto, con erbicida il primo anno         le opzioni di risemina è indicato l’uso di
e taglio alla radice degli individui soprav-    una miscela di specie prative utilizzate
vissuti o germinati l’anno dopo, ha dato        per le semine di prati di media quota;
risultati pressoché identici con un mino-       in alternativa, per ambienti più umidi od
re impatto ambientale e con meno rischi         ombreggiati, possono essere utilizzate
per l’operatore.                                miscele di alte erbe autoctone.

                                                      Capitolo 3 - Panace di Mantegazza   27
Capitolo 4
Poligono
del Giappone
ibrido

               29
Capitolo 4 · Poligono del Giappone ibrido
(Reynoutria x bohemica)

   4.1 Caratteristiche della specie                    origina spontaneamente dalle due spe-
                                                       cie appena citate) che sono molto simili
Con
  1      il nomedelitaliano
        Poligono       Giappone diibrido
                                    “poligono    del x bohemica
                                         (Reynoutria   morfologicamente        a Reynoutria japonica
                                                                  Chrtek & Chrtková)
Giappone”
  1.1     Caratteristiche della speciea Reynoutria
                si fa riferimento                      e sono chiamate rispettivamente “poligo-
japonica.
  Con il nome Tuttavia,    sempre
                 italiano di “poligononello  stesso sino
                                        del Giappone”      di Sachalin”
                                                        fa riferimento     e “poligono
                                                                       a Reynoutria      del Giappone
                                                                                     japonica.  Tuttavia,
  sempre nello stesso genere, sono presenti anche Reynoutria sachalinensis (meno diffusa in Europa)
genere,     sono presenti anche Reynoutria ibrido”. Queste tre specie sono tutte
  e l’ibrido Reynoutria x bohemica (che si origina spontaneamente dalle due specie appena citate) che
sachalinensis
  sono molto simili  (meno    diffusa in Europa)
                         morfologicamente              invasive
                                             a Reynoutria  japonicae edeterminano
                                                                        sono chiamatelerispettivamente
                                                                                          stesse pro-
    l’ibrido Reynoutria
e“poligono                     bohemica
              di Sachalin” ex “poligono   del(che si ibrido”.
                                              Giappone blematiche.
                                                                 Queste tre specie sono tutte invasive e
 determinano le stesse problematiche.
           Le principali caratteristiche delle tre specie del genere Reynoutria
                                  Reynoutria         Reynoutria x        Reynoutria
                                    japonica          bohemica          sachalinensis
 Altezza (m)                          1,5-3              2,5-4                3-5
                                                             Macchie rosso-
                                      Molte macchie                                Non ci sono macchie
 Macchie sui fusti                                           brunastre più o
                                     rosso-brunastre
                                                            meno abbondanti
                                       Foglie ovate,
                                        acuminate                                     Foglie basali da
                                 all’estremità e tronche      Caratteristiche       ovate ad oblunghe,
                                  alla base, munite di     intermedie (forma e       cordate alla base,
                                      ocrea (guaina            dimensioni)               appuntite
                                 membranosa alla base                                  all’estremità
                                        delle foglie)
                                                           Pagina inferiore con
 Caratteristiche                     Pagina inferiore       peli robusti e corti   Pagina inferiore con
 delle foglie                      glabra, presenza di        (fino a 0,5 mm),     peli sparsi, ondulati e
                                         papille            lungo la nervatura        lunghi (> 1 mm)
                                                                  principale
                                     Foglie spesse e       Foglie dure, ma non
                                                                                   Foglie non coriacee
                                        coriacee                  coriacee
                                                              Nervature della
                                                                                      Nervature della
                                 Nervature della pagina       pagina inferiore
                                                                                      pagina inferiore
                                   inferiore angolose       angolose o un po’
                                                                                       arrotondate
                                                                 arrotondate
 Lunghezza
                                          10-18                   20-35                    30-40
 delle foglie (cm)
 Rapporto
 lunghezza/larghezza                       1-1,5                 1,1-1,8                  1,5-1,7
 della foglia
                                                                                       Fiori femminili
 Colore fiori                             Bianchi                Bianchi                  verdastri
                                                                                   Fiori maschili bianchi
                                                              Fiori maschili e        Fiori maschili e
 Presenza dei fiori
                                            No             femminili presenti su   femminili presenti su
 maschili
                                                              piante diverse           piante diverse
                                                       1

30          Capitolo 4 - Poligono del Giappone
Di seguito verranno riportate le informa-        I rizomi sono fusti sotterranei, di colore bru-
zioni relative a Reynoutria japonica e, lad-     no scuro all’esterno e arancione all’interno,
dove possibile, a Reynoutria x bohemica,         in grado di approfondirsi notevolmente nel
l’entità che è diffusa in Valle d’Aosta.         suolo (fino a 2 m di profondità) ed esten-
Come detto, il poligono del Giappone             dersi a distanze notevoli dalla pianta madre.
ibrido deriva dall’incrocio tra Reynoutria       All’esterno appaiono nodosi (Fig. 23) e pos-
japonica e Reynoutria sachalinensis ed è         sono raggiungere anche un diametro di 8
stato identificato in Europa alla fine del       cm. Dai rizomi, che possono rimanere vitali
XX secolo. Le specie da cui si origina           fino a 10 anni, possono formarsi dei nuovi
provengono dall’Asia Orientale e sono            fusti epigei. Questo consente alla pianta
state introdotte nel continente europeo          di sopravvivere in caso di gelate o di sfalci,
nel XIX secolo.                                  nonostante la distruzione della parte aerea.
È una pianta erbacea che può raggiun-            Le foglie presentano i caratteri utili all’i-
gere i 3 m di altezza e presenta fusti si-       dentificazione delle tre specie. Nel poli-
mili al bambù, cavi e con punteggiature          gono ibrido sono cuoriformi, acuminate
rossastre (Fig. 21). Grazie alla fitta rete di   e lunghe circa 20 cm (Fig. 24). In autun-
rizomi, il poligono forma dei popolamenti        no assumono una colorazione rossastra
molto fitti (Fig. 22).                           che facilita l’individuazione della pianta.
                            Fig. 21                                               Fig. 22
                            Fusto di                                              Popolamento
                            Reynoutria x                                          di Reynoutria x
                            bohemica.                                             bohemica.

    Fig. 23                                           Fig. 24
    Rizoma di                                         Foglie di
    Reynoutria x                                      Reynoutria x
    bohemica.                                         bohemica.

                                                        Capitolo 4 - Poligono del Giappone   31
tutte femminili e la moltiplicazione avvie-
                                                   ne per via vegetativa, mentre nel caso
                                                   del poligono di Sachalin e del poligono
                                                   del Giappone ibrido sono presenti anche
                                                   individui maschili ed è possibile, quindi,
                                                   la riproduzione sessuata. Nonostante
                                                   ciò, la principale via di diffusione rima-
                                                   ne la moltiplicazione vegetativa, a partire
                                                   dai rizomi o da piccoli frammenti di fusto.

     Fig. 25
     Infiorescenze
                                                     4.2 Prime segnalazioni
     di Reynoutria x
     bohemica.
                                                   e diffusione in Valle d’Aosta

                                                   La prima osservazione di specie del ge-
                                                   nere Reynoutria in Valle d’Aosta risale al
                                                   1976, ed è stata effettuata nel comune di
                                                   Aosta. Inizialmente le segnalazioni sono
                                                   state attribuite a Reynoutria japonica e,
                                                   dopo revisione, a Reynoutria x bohemi-
                                                   ca. Attualmente si ritiene che nel territo-
                                                   rio regionale sia sicuramente presente
                                                   l’ibrido, mentre è considerata dubbia la
                                                   presenza di Reynoutria japonica.
                                                   In Figura 27 è illustrato il livello di inva-
     Fig. 26
     Frutti di                                     sione nel territorio regionale: in verde
     Reynoutria x
     bohemica.
                                                   sono rappresentati i comuni in cui la
                                                   specie non è ancora stata rilevata; con
                                                   intensità crescente dal giallo al rosso, in-
Le infiorescenze sono costituite da pic-           vece, sono rappresentati i territori in cui
coli fiori, riuniti in pannocchie (Fig. 25). I     l’invasione è via via più diffusa. Il livello di
fiori sono bianchi e generalmente si for-          invasione è particolarmente elevato nella
mano in tarda estate.                              zona tra Nus e Quart, nella Valtournen-
I frutti sono acheni rosso-bruni, general-         che fino ad Antey-Saint-André e in Bas-
mente privi di semi. Tre ali membranose            sa Valle, dove la specie è in via di espan-
più chiare circondano il frutto e ne facili-       sione. Nella restante parte della Media e
tano la disseminazione da parte del ven-           dell’Alta Valle, la specie è segnalata spo-
to (Fig. 26).                                      radicamente fino ad Arvier.

Le piante del genere Reynoutria sono               Nella Figura 28 sono riportate le colonie
dioiche, ovvero i fiori maschili e femmi-          di poligono del Giappone ibrido, rileva-
nili sono su individui diversi. In Europa,         te nei monitoraggi eseguiti tra la fine del
le piante di poligono del Giappone sono            2009 e il 2010.

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