SPECIE ESOTICHE INVASIVE E DANNOSE NEI PRATI DI MONTAGNA - IAR AOSTA
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Specie esotiche invasive e dannose nei prati di montagna Specie esotiche invasive e dannose nei prati di montagna Realizzato nell’ambito del progetto NAPEA Caratteristiche, diffusione e metodi di lotta Progetto di cooperazione transfrontaliera Italia-Francia Alcotra 2007-2013 Annalisa Curtaz, Maëlle Talichet, Elena Barni, Mauro Bassignana, Dario Masante, Yves Pauthenet, Consolata Siniscalco
Specie esotiche invasive e dannose nei prati di montagna Caratteristiche, diffusione e metodi di lotta Annalisa Curtaz, Maëlle Talichet, Elena Barni, Mauro Bassignana, Dario Masante, Yves Pauthenet, Consolata Siniscalco
Specie esotiche invasive e dannose nei prati di montagna A cura di Progetto grafico Annalisa Curtaz e Mauro Bassignana Lauriane Talichet Autori Ringraziamenti Annalisa Curtaz, IAR, Aosta (I) Gli autori desiderano ringraziare tutti Maëlle Talichet, Suaci Alpes du Nord-GIS gli agricoltori che, con grande disponibilità, Alpes Jura, Saint-Baldoph (F) hanno collaborato alle attività di ricerca e Elena Barni, Dipartimento di Biologia tutte le persone che hanno dato un prezioso vegetale, Università di Torino (I) contributo alla realizzazione del progetto Mauro Bassignana, IAR, Aosta (I) e a questa pubblicazione: Dario Masante, Dipartimento di Biologia Luca Dovigo, Cristina Galliani, vegetale, Università di Torino (I) Santa Tutino, Andrea Chevalier, Yves Pauthenet, Suaci Alpes du Nord-GIS Paolo Cretier, Nicola Gérard, Claudia Linty, Alpes Jura, Saint-Baldoph (F) Luigi Pepellin e Cristiano Sedda, Consolata Siniscalco, Dipartimento di Assessorato Agricoltura e risorse naturali, Biologia vegetale, Università di Torino (I) Regione Autonoma Valle d’Aosta; Diego Arlian, Luca Carrel, Il progetto Francesca Madormo e Alessandro Neyroz, Il progetto NAPEA (2009-2011) Institut Agricole Régional, Aosta; è stato cofinanziato dall’Unione Europea, Fanny Journot e Cécile Meyer, attraverso il FESR, nel quadro SupAgro, Montpellier, e IAR; del programma ALCOTRA 2007-2013 Maxime Pernel, Agrocampus Ouest, (progetto n. 101), dalla Repubblica Italiana Rennes, e SUACI Alpes du Nord; e dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta. Maurizio Bovio e Laura Poggio, botanici, Aosta; I partner del progetto sono: Francesco Vidotto, Dipartimento Regione Autonoma Valle d’Aosta, di Agronomia, Selvicoltura e Gestione Assessorato Agricoltura e risorse naturali del Territorio, Università di Torino; (capofila); Institut Agricole Régional, Aosta (I); Angèle Barrel, Ordine dei Dottori Agronomi SUACI Alpes du Nord, Saint-Baldoph (F). e Dottori Forestali della Valle d’Aosta; Ezio Mossoni, Coldiretti Valle d’Aosta. Editore Institut Agricole Régional, Rég. La Rochère 1/A, I-11100 Aosta. Crediti fotografici Le foto incluse nel presente manuale, se Anno 2011 non diversamente indicato in didascalia, sono degli autori, ad esclusione di: Stampa Tipografia Testolin Bruno Figura in basso in copertina: FDGDON 74 Figura 15: D. Bouvet (Dip. Biologia ISBN Vegetale, UNITO) 978-88-906677-6-3 Figura pag. 65: Y. Chaval (INRA-CBGP)
Sommario Prefazione ............................................... 5 5 Senecio sudafricano (Senecio Il progetto NAPEA .................................... 5 inaequidens) ........................................... 45 La borsa di studio “Ugo e Liliana Brivio”.... 6 5.1 Caratteristiche della specie ............... 46 5.2 Prime segnalazioni e diffusione 1 Introduzione ........................................ 7 in Valle d’Aosta ........................................ 47 1.1 L’espansione di specie esotiche 5.3 Modalità di propagazione .................. 49 invasive e dannose nei prati permanenti 5.4 Pericolosità ....................................... 49 in Valle d’Aosta e nelle Alpi del Nord ....... 8 5.5 Metodi di lotta ................................... 51 1.2 Che cos’è una specie invasiva? ....... 9 6 Specie esotiche invasive 2 Articolazione delle attività ................. 11 nelle Alpes du Nord ................................ 55 2.1 Ricerca bibliografica .......................... 12 6.1 Parere degli esperti ........................... 56 2.2 Monitoraggio della diffusione delle 6.2 Informazioni dalla bibliografia ........... 57 specie invasive ......................................... 12 6.3 Specie indigene che provocano 2.3 Prove di lotta ..................................... 13 danni all’agricoltura .................................. 58 3 Panace di Mantegazza (Heracleum 6.4 Per saperne di più ............................. 60 mantegazzianum) ................................... 15 7 Specie animali: l’arvicola terrestre 3.1 Caratteristiche della specie ............... 16 (Arvicola terrestris) ................................ 63 3.2 Prime segnalazioni e diffusione 7.1 Arvicole terrestri, arvicole campestri in Valle d’Aosta ........................................ 19 e talpe ...................................................... 64 3.3 Modalità di propagazione .................. 20 7.2 Diffusione in Francia .......................... 65 3.4 Pericolosità ....................................... 20 7.3 Diffusione in Valle di Aosta ................ 66 3.5 Prevenzione ....................................... 21 7.4 Dinamiche di popolazione ................. 66 3.6 Metodi di lotta ................................... 21 7.5 Danni ................................................. 67 3.7 Prove di eradicazione del panace 7.6 Metodi di lotta ................................... 67 di Mantegazza .......................................... 24 7.7 Lotta integrata ................................... 70 4 Poligono del Giappone ibrido 7.8 Azioni per la bonifica dei prati ........... 70 (Reynoutria x bohemica) ........................ 29 7.9 Raccomandazioni e prospettive ........ 72 4.1 Caratteristiche della specie ............... 30 Bibliografia .............................................. 73 4.2 Prime segnalazioni e diffusione Heracleum mantegazzianum .................... 74 in Valle d’Aosta ........................................ 32 Reynoutria spp. ........................................ 74 4.3 Modalità di propagazione .................. 33 Senecio inaequidens ................................ 75 4.4 Pericolosità ....................................... 34 Specie esotiche invasive nelle 4.5 Prevenzione ....................................... 35 Alpes du Nord .......................................... 76 4.6 Metodi di lotta ................................... 36 Arvicola terrestris ..................................... 77 4.7 Prova di eradicazione del poligono del Giappone ibrido ................................. 40
Prefazione Questo manuale è il risultato dell’attivi- Studio della diversità dei prati perma- tà svolta dall’Institut Agricole Régional nenti e dal Suaci Alpes du nord, nell’ambito Questa parte è stata finalizzata a: del progetto NAPEA, e del Dipartimen- i) analizzare la diversità dei prati, in re- to di Biologia Vegetale dell’Università lazione ai diversi tipi di vegetazione e alla degli Studi di Torino, nell’ambito della ricchezza di specie; borsa di studio “Ugo e Liliana Brivio” ii) esaminare come gli agricoltori pren- intitolata “Piante esotiche invasive che dono in conto e gestiscono questa diver- costituiscono una grave minaccia per la sità. biodiversità, l’economia, la salute. Ri- Salvaguardia della biodiversità e del- levamento della loro diffusione in Valle la produzione dei prati permanenti di d’Aosta e proposte di contenimento ed fronte all’invasione delle specie inva- eradicazione”. sive Anche nelle vallate alpine si stanno dif- Il progetto NAPEA fondendo specie vegetali di origine eso- tica, molto competitive e a volte perico- NAPEA - Nouvelles Approches sur les lose per la salute di animali e uomini. La Prairies dans l’Environnement Alpin - è proliferazione di specie animali (arvicole, un progetto di cooperazione transfron- cinghiali), inoltre, provoca il deteriora- taliera tra la Francia e l’Italia, realizzato mento della flora dei prati. La seconda nell’ambito del programma Interreg III - parte del progetto NAPEA si è focalizza- Alcotra. ta sulle specie animali e vegetali invasi- L’Assessorato Agricoltura e risorse natu- ve che diminuiscono la produzione e la rali della Regione Autonoma Valle d’Ao- qualità dei prati e che costituiscono una sta ha assicurato il coordinamento glo- reale minaccia per la loro diversità. bale del progetto, i partner tecnici sono Impatto dei lavori di rinnovamento e di stati il Suaci Alpes du Nord, per la Fran- miglioramento fondiario sui prati per- cia, e l’Institut Agricole Régional (IAR), manenti per l’Italia. In occasione di lavori di miglioramento Il progetto, finalizzato all’acquisizione di fondiario o per riparare i danni provocati informazioni sulla diversità e sulla gestio- da calamità naturali, si rendono neces- ne dei prati permanenti, è stato condotto sarie operazioni di rinnovamento e di si- in Valle d’Aosta e nei dipartimenti fran- stemazione dei terreni, capaci di assicu- cesi di Savoia e Alta Savoia. Dal punto di rarne un’utilizzazione agricola durevole. vista operativo, il progetto è stato sud- La terza parte del progetto NAPEA si è diviso in tre parti, ciascuna delle quali è posta lo scopo di definire corrette pra- stata è oggetto di una sintesi tecnica. tiche di intervento, che salvaguardino il Prefazione 5
valore agronomico dei suoli e permet- ta presso il Dipartimento di Biologia Ve- tano di ottenere, nel giro di pochi anni, getale. Nell’ambito della ricerca “Piante prati permanenti di valore agricolo con- esotiche invasive che costituiscono una facente alle attese. grave minaccia per la biodiversità, l’eco- nomia, la salute. Rilevamento della loro Il presente documento riporta i risultati diffusione in Valle d’Aosta e proposte di dei lavori della seconda parte. contenimento ed eradicazione”, si è fo- calizzata l’attenzione su tre entità: Hera- La borsa di studio cleum mantegazzianum Sommier et Le- “Ugo e Liliana Brivio” vier, Senecio inaequidens DC. e Reynou- tria sp.: R. japonica (Houtt.) R. Decr., R. La conoscenza della presenza e della sachalinensis (F. Schmidt) Ronse Decr., diffusione di specie esotiche in un terri- R. x bohemica (Chrtek & Chrtkova) J. torio è il presupposto fondamentale per Bailey. poter monitorare nel tempo le variazio- Queste specie invasive sono inserite ni della loro distribuzione ed intervenire nella lista nera della legge regionale n. dove necessario. 45/2009 per la conservazione della flo- La borsa di studio “Ugo e Liliana Brivio”, ra e sono in rapida espansione nel nord di cui ha beneficiato Dario Masante, è Italia. stata finanziata dall’Assessorato Istru- Si è effettuata una mappatura dettagliata zione e Cultura della Regione Autonoma della localizzazione e dell’estensione dei Valle d’Aosta, allo scopo di conoscere popolamenti di queste specie, per poter- il livello di invasione da parte di specie ne controllare la diffusione nei prossimi esotiche sul territorio regionale. L’attività anni, e si sono applicati sperimental- del Dott. Dario Masante è stata program- mente metodi di controllo e di eradica- mata dal Servizio Aree Protette dell’As- zione. In Valle d’Aosta, tenuto conto del- sessorato Agricoltura e Risorse Naturali le particolari condizioni climatiche e geo- della Regione Autonoma Valle d’Aosta morfologiche, queste specie si possono e dal Dipartimento di Biologia vegetale ancora eradicare o, quantomeno, si può dell’Università di Torino ed è stata svol- contenere la loro diffusione. 6 Prefazione
Capitolo 1 Introduzione 1.1 L’espansione di specie espandendo nei prati e nei pascoli fino a esotiche invasive e dannose nei rappresentare un rischio non solo per la vegetazione naturale ma anche per le at- prati permanenti in Valle d’Aosta tività agricole e, più in generale, per la po- e nelle Alpi del Nord polazione e per i consumatori. Esse sono: • il panace di Mantegazza (Heracleum Negli ultimi decenni si sono accentuate mantegazzianum) le dinamiche di migrazione di specie ve- • il poligono del Giappone ibrido getali e animali da un continente all’altro. (Reynoutria x bohemica) L’intensificarsi degli scambi e dei trasporti • il senecio sudafricano (Senecio inae- ha determinato un aumento del numero quidens) delle specie alloctone introdotte per la Nella presente pubblicazione saranno prima volta in regioni a loro estranee. illustrate le caratteristiche principali di A livello mondiale, il fenomeno è così queste specie, le ragioni della loro noci- preoccupante che l’invasione di specie vità e le possibili strategie di controllo e esotiche è considerata una delle princi- di lotta. Saranno anche brevemente trat- pali minacce per la biodiversità, capace tate alcune specie autoctone dannose di mettere in pericolo le specie autocto- per l’agricoltura e un approfondimento, ne, gli habitat naturali ed i paesaggi. Gli infine, sarà dedicato all’arvicola terrestre ambienti antropizzati sono i più ricchi di (Arvicola terrestris), un roditore che si sta specie esotiche: ambienti urbani, agrico- rivelando particolarmente nocivo per la li, bordi di strade e massicciate ferrovia- coltura dei prati permanenti in alcune rie (Fig. 1). Tra gli ambienti naturali, i più aree alpine. minacciati sono le zone riparie e quelle litoranee. La potenziale pericolosità e la velocità di espansione di alcune di que- ste specie destano preoccupazione sia per le conseguenze ambientali (in assen- za di limitatori naturali possono prendere il sopravvento, occupando nicchie eco- logiche e riducendo fortemente la pre- senza delle specie autoctone), quanto per l’impatto negativo sulle produzioni Fig. 1 agricole e, in casi specifici, per il rischio Invasione di Senecio sanitario nei confronti della popolazione. inaequidens lungo la Tre specie vegetali, tra quelle di più re- massicciata cente introduzione sulle Alpi, si stanno ferroviaria. 8 Capitolo 1 - Introduzione
1.2 Che cos’è tativa (rizomi, bulbi, frammenti di pianta). una specie invasiva? Una specie naturalizzata diventa invasiva nel momento in cui riesce a diffondersi ve- Prima di procedere alla descrizione delle spe- locemente a distanze anche notevoli dal- cie invasive, è opportuno precisare la termi- le fonti originarie di propaguli. È quindi in nologia che verrà utilizzata in questo volume. grado di colonizzare vaste aree e, in alcuni È definita infestante una pianta che cresce casi, di invadere ambienti naturali e semi- in un sito dove non è desiderata e che può naturali. Nell’ambito della Strategia Euro- avere un impatto rilevante sull’economia pea sulle specie Invasive1, vengono defi- e sull’ambiente. È il caso della gramigna, nite invasive le specie alloctone che, oltre del panace comune, del romice comune e ad avere le caratteristiche sopra delineate, della pastinaca, tipiche infestanti dei pra- rappresentano anche una minaccia per ti permanenti di montagna. Solitamente, la biodiversità, causano gravi danni alle queste specie sono legate ad ambienti an- attività dell’uomo (problematiche socio- tropizzati e manifestano una limitata ten- economiche) o hanno effetti negativi sulla denza a colonizzare nuovi ambienti, con- salute umana. trariamente alle specie invasive. 1 http://ec.europa.eu/environment/nature/ Le esotiche (denominate anche aliene o invasivealien/index_en.htm alloctone) sono specie introdotte acciden- talmente o volontariamente in un’area ge- Legge Regionale 45/2009 ografica diversa da quella di origine. Se- La legge regionale n. 45 del 7 dicembre condo la loro dinamica di insediamento nel 2009 “Disposizione per la tutela e la con- nuovo territorio, esse possono essere sud- servazione della flora alpina. Abrogazio- divise in casuali, naturalizzate e invasive. ne della legge regionale 31 marzo 1977, Una specie casuale è un’esotica che può n. 17” è il nuovo strumento legislativo fiorire e riprodursi occasionalmente, ma a tutela della flora della Valle d’Aosta. che non si insedia stabilmente nella nuo- Questa legge presenta numerose novità va area perché non è in grado di formare rispetto alla precedente normativa (clas- popolazioni persistenti nel tempo. La sua sificazione e numero di specie inserite, regolamentazione della raccolta e dell’u- presenza è strettamente legata a nuove tilizzo, ecc.) ma soprattutto affronta la introduzioni. problematica delle specie invasive. L’ar- L’insediamento di una specie vegetale in ticolo 9, infatti, recita: “È vietata l’introdu- una nuova area dipende dalla sua capacità zione di specie vegetali alloctone o alie- di superare barriere ambientali (condizioni ne negli ambienti naturali. […]. La Giunta climatiche avverse, predazione dei semi…) regionale può adottare eventuali misure e riproduttive (assenza di impollinatori incentivanti l’eradicazione delle specie vegetali alloctone o aliene incluse nell’al- specifici, assenza di individui di entrambi i legato F”. Le tre specie indicate nell’al- sessi nel caso di specie dioiche …). legato F della legge, considerate come È detta naturalizzata una specie esotica una reale minaccia per la biodiversità, che forma popolamenti stabili ed è in gra- l’agricoltura, il bestiame e l’uomo, sono: do di riprodursi senza l’intervento umano. Heracleum mantegazzianum, Reynoutria Una specie naturalizzata può riprodursi per x bohemica e Senecio inaequidens. via sessuata o moltiplicarsi per via vege- Capitolo 1 - Introduzione 9
Capitolo 2 Articolazione delle attività 11
Capitolo 2 Articolazione delle attività 2.1 Ricerca bibliografica spetto alla vegetazione circostante (in fase tardo-vegetativa o senescente). Il La fase iniziale del progetto si è fo- senecio, ad esempio, in autunno è an- calizzata sulla ricerca di informazioni cora in fioritura e i fiori gialli sono facil- sulle tre specie vegetali invasive e sul mente individuabili, mentre i cespugli roditore Arvicola terrestris. Sono stati del poligono assumono in questo pe- consultati articoli scientifici, report, li- riodo una vistosa colorazione rosso- bri, pubblicazioni a stampa o reperibili brunastra (Fig. 2-3). su internet. Il ricco materiale raccolto è stato un utile ausilio nella fase di defi- nizione delle attività di ricerca e speri- mentazione previste dal progetto. 2.2 Monitoraggio della diffu- sione delle specie invasive Dall’autunno 2009 all’autunno 2010 è stata svolta una campagna di rileva- Fig. 2 mento per valutare la diffusione del pa- Fioritura di Senecio nace di Mantegazza, del poligono del inaequidens a Giappone ibrido e del senecio sudafri- novembre. cano sul territorio valdostano. Per ragioni pratiche, non essendo pos- sibile controllare la totalità del territo- rio regionale, è stato definito un piano di rilevamento che ha coperto tutta la valle centrale e l’imbocco delle valli la- terali, concentrandosi sulle zone a più alta densità abitativa e con maggior presenza di attività agricole. Fig. 3 Il monitoraggio delle specie invasive Colorazione vegetali è stato eseguito soprattutto rosso-brunastra dei cespugli nel periodo autunnale, stagione in cui di Reynoutria x bohemica le tre specie invasive oggetto dello stu- nel mese di dio sono più facilmente identificabili ri- novembre. 12 Capitolo 2 - Articolazione delle attività
Le colonie del panace di Mantegazza, state registrate le seguenti informazioni: specie introdotta dall’uomo a scopo or- - caratteristiche della stazione namentale, sono ben circoscritte; il rile- (coordinate UTM, quota, vamento delle aree invase si è basato esposizione, inclinazione); sulle segnalazioni preesistenti, per allar- - estensione del popolamento (m2); garsi poi a zone di più recente coloniz- - abbondanza (n° individui/m2) ; zazione. La più estesa distribuzione del senecio - habitat; e del poligono sul territorio regionale, in- - fenologia; vece, è stata rilevata con un sistema di - distanza da corsi d’acqua, strade e rilevamento in continuo tramite antenna ferrovie. satellitare (messo a punto dal Dott. Fran- cesco Vidotto del Dipartimento di Agro- 2.3 Prove di lotta nomia, Selvicoltura e Gestione del Terri- torio dell’Università di Torino) mediante A partire dal mese di ottobre 2009 fino il quale è stato possibile registrare con all’estate 2011 sono state realizzate buon dettaglio e rapidità le colonie indi- prove di lotta contro le specie invasive, viduate lungo il percorso. Questa tecnica con l’obiettivo di valutare e confrontare ha consentito di raccogliere informazio- diversi metodi di eliminazione o di con- ni relative a vaste aree e di realizzare le tenimento di queste specie. Prove di cartografie di distribuzione delle specie. lotta sono state condotte anche contro In alcune aree di particolare interesse, è l’arvicola terrestre. stata condotta un’indagine più approfon- Le tecniche sperimentate su ciascuna dita sulla popolazione con la compilazio- specie saranno descritte nei capitoli se- ne di una scheda di campo in cui sono guenti. Capitolo 2 - Articolazione delle attività 13
Capitolo 3 Panace di Mantegazza 15
Capitolo 3 · Panace di Mantegazza (Heracleum mantegazzianum) 3.1 Caratteristiche della specie è dentellato con i denti maggiori lunghi ed acuminati (Fig. 5). Il panace di Mantegazza è un’ombrelli- fera perenne monocarpica, originaria del Caucaso, che ha iniziato a diffondersi in Europa occidentale nella prima metà del XIX secolo. È particolarmente ben adattato agli ambienti di media e bassa montagna, ma mostra ottime capacità di insediamento anche a quote inferiori. La sua altezza varia da 1,5 a oltre 4 metri nel periodo di fioritura, con grandi om- brelle (le più grandi raggiungono 50 cm Fig. 5 di diametro) a 50-150 raggi (Fig. 4). Foglie di Heracleum mantegazzianum. Si può facilmente distinguere da altre specie dello stesso genere per le grandi dimensioni e per l’aspetto maestoso, che l’hanno resa una pianta utilizzata a sco- po ornamentale. Tra i caratteri distintivi rispetto al panace comune (Heracleum sphondylium, (Fig. 6), specie autoctona diffusa nelle vallate dell’arco alpino, si Fig. 4 possono citare: Infiorescenza di Heracleum • le maggiori dimensioni delle piante mantegazzianum. (Fig. 7); • il numero di raggi delle ombrelle, I petali dei fiori sono bianchi o rosei. I sempre superiore a 50; frutti sono acheni brevemente alati, lun- • i fusti con macchie rosse, meno pu- ghi 10-11 mm e larghi 6-7 mm. Il fusto, bescenti ma con lunghi peli evidenti robusto e cavo, misura 5-10 cm di dia- (Fig. 8); metro alla base. Le foglie sono lunghe da • le maggiori dimensioni, il portamento 50 cm a 3 metri, divise in segmenti o pro- e la forma delle foglie (più incise e con fondamente tripartite. Il margine fogliare denti più acuti). 16 Capitolo 3 - Panace di Mantegazza
Fig. 6 Il panace comune (Heracleum sphondylium) è una specie innocua, abbondante nei prati montani freschi e molto concimati. Fig. 7 Dimensioni di un individuo di Heracleum Fig. 8 mantegazzianum Fusto di nel periodo della Heracleum fioritura. mantegazzianum. 3.1.1 Biologia riproduttiva • La fioritura dura oltre un mese per • Essendo una specie monocarpica, la ciascun individuo (fino a 60 giorni in al- fioritura e la disseminazione segnano la cune località), a partire da fine giugno. morte del singolo individuo. Di norma, Le ombrelle fioriscono in sequenza cen- nelle regioni montane, una pianta vive da trifuga, cominciando da quella terminale 3 a 5 anni. principale. • Il pascolamento rallenta lo sviluppo • Un mese e mezzo dopo la fioritura, i dell’individuo e ritarda l’avvento della fio- frutti maturano e iniziano ad essere dis- ritura, che può avere luogo fino a 12 anni seminati; un individuo è in grado di pro- dopo la germinazione. durre fino a 10.000 frutti (Fig. 9). Capitolo 3 - Panace di Mantegazza 17
3.1.2 Caratteristiche dei popolamenti • La densità di plantule arriva a 400- 500 per m2. Nel primo anno la mortalità è alta: secondo osservazioni effettuate in Repubblica Ceca e in Germania, supera il 99%. • In praterie non disturbate o in am- bienti a densa copertura vegetale, la probabilità di sopravvivenza delle plan- tule è molto bassa. Tuttavia, la resisten- Fig. 9 za al freddo e la germinazione precoce Frutti di Heracleum costituiscono un vantaggio competitivo mantegazzianum. rispetto ad altre specie. • Secondo le zone, la densità di piante • Questa specie ha ottime capacità di adulte nel periodo della fioritura è varia- autoimpollinazione, se isolata o in popo- bile, ma in media è di circa 0,7 piante/m2. lazioni disperse, cosa che rende possibile • Il panace di Mantegazza si riscon- l’invasione di un’area relativamente am- tra in un gran numero di habitat diversi, pia anche a partire da un solo individuo. dove sviluppa popolamenti di dimensio- • H. mantegazzianum si riproduce solo ni variabili. Da uno studio condotto in tramite semi. Nel suolo, la banca semi non Germania su 200 siti invasi, il 39% era è persistente, poiché la maggior parte di costituito da megaforbieti, 18% da prati- essi germina il primo o il secondo anno; pascoli, 26% da praterie disturbate. Siti tuttavia, circa l’1% restano dormienti per con suoli ricchi di nutrienti, ma disturba- almeno tre anni. Il 95% dei semi si trova ti e privi di una gestione regolare, rap- nei primi 5 cm di profondità del suolo. In presentano aree potenziali di invasione. popolamenti campione, sono stati conta- L’abbandono di un terreno coltivato è il ti oltre 3500 semi/m2. principale fattore favorevole all’insedia- • In primavera, non appena si scioglie la mento di questa specie. neve, i semi germinano. È stato rilevato • La coltivazione regolare del terreno, che, con temperature costanti tra 2°C e l’ombreggiamento e la bassa disponi- 6°C, la germinazione è graduale e prolun- bilità di nutrienti e d’acqua limitano l’in- gata. I semi presentano alti tassi di ger- sediamento della specie, che è del tutto minazione: in prove di laboratorio è stata esclusa in caso di successione seconda- misurata una germinabilità del 90%. ria verso il bosco. • La dispersione dei semi avviene ad • Alla scala di paesaggio, la connettivi- opera di acqua, vento e attività umane. In tà tra gli habitat, che dipende dalla pre- piante di 2 metri di altezza, il 60-90% dei senza di corridoi di dispersione dei semi semi ricade in un raggio di 4 metri dalla e dalla vicinanza delle colonie, incide pianta madre, ma in acqua i frutti pos- sulla probabilità di invasione. sono galleggiare fino a 8 ore, rendendo • Nei prati disturbati, l’aumento della possibile il trasporto a grande distanza copertura di H. mantegazzianum deter- lungo i corsi d’acqua. mina la riduzione del numero di specie 18 Capitolo 3 - Panace di Mantegazza
erbacee presenti, soprattutto a causa no ai parcheggi. In seguito, nonostante del forte ombreggiamento che questa si sia deciso di eliminare la specie da esotica esercita sulle altre piante erba- questa località, la ripetuta dispersione cee. ha permesso alla specie di espandersi • Potenzialmente, in siti di particolare in modo incontrollato al di fuori della su- pregio naturalistico, il panace di Man- perficie inizialmente impiantata. Oggi la tegazza può mettere in pericolo specie si può ritrovare negli incolti circostanti, rare e minacciate. in sottoboschi aperti e lungo i torren- • Sopprimendo la cotica costituita da ti. Non è facile stabilire l’origine delle specie erbacee più basse, H. mantegaz- altre stazioni disperse nei dintorni di zianum può accentuare i rischi di erosio- Courmayeur, ma si può ipotizzare che si ne delle sponde dei corsi d’acqua, la- tratti sia di eventi accidentali sia di intro- sciando il suolo nudo durante l’inverno. duzioni volontarie. Attualmente, popolazioni invasive di 3.2 Prime segnalazioni e panace di Mantegazza si trovano a diffusione in Valle d’Aosta Courmayeur (La Palud e altre località), Ayas (Lignod, Magneaz, Palouettaz), Nel corso degli anni la specie è stata Antey-Saint-André e Breuil-Cervinia introdotta più volte in diverse località (Fig.10). Si tratta, quindi, di una specie della Valle d’Aosta. Probabilmente, la ancora sporadica nella regione, sebbe- prima introduzione è avvenuta nei giar- ne sia più diffusa di quanto si pensasse dini alpini, dove ha attirato l’attenzione prima della campagna di rilevamento del pubblico. L’introduzione più impor- condotta nell’ambito del presente pro- tante di H. mantegazzianum è avvenu- getto. Per il momento, la diffusione in ta nei pressi di Courmayeur, in località giardini privati, potenziali zone d’origine La Palud, dove è stato utilizzato per la di nuove invasioni, sembra limitata a po- rivegetazione di alcune scarpate intor- che località (Fig. 11). Fig. 10 Intensità di diffusione di Heracleum Fig. 11 mantegazzianum rilevata in Valle d’Aosta Colonie di Heracleum mantegazzianum (2009-10). Il verde indica l’assenza di rilevate in Valle d’Aosta nel biennio segnalazioni; il gradiente dal giallo 2009-10. al rosso indica una presenza crescente. Capitolo 3 - Panace di Mantegazza 19
3.3 Modalità di propagazione • Diversamente da altre esotiche che si diffondono preferibilmente lungo fiumi e • Il panace di Mantegazza è in grado di torrenti, la sua espansione non sembra colonizzare ambienti molto diversi, indi- essere legata in particolar modo ai corsi pendentemente dalla vegetazione già d’acqua. presente (Figg. 12-13); una volta inse- • Il periodo di assestamento della spe- diata nell’habitat, la specie è poco con- cie in una nuova regione è di 60-70 anni; dizionata dalle caratteristiche stazionali. da osservazioni condotte nel Regno Uni- • Da quanto si è potuto osservare, in to, è stato valutato che in zone molto Valle d'Aosta l’uomo è il primo respon- invase H. mantegazzianum può raddop- sabile della diffusione e della persisten- piare il proprio areale ogni 10 anni circa. za della specie nelle zone di nuova in- troduzione. 3.4 Pericolosità La linfa del panace di Mantegazza con- Fig. 12 Individuo di tiene molecole fototossiche, note come Heracleum furocumarine o furanocumarine, che pro- mantegazzianum in un prato vocano reazioni epidermiche, rendendo sfalciato. la pelle ipersensibile ai raggi ultravioletti della luce solare. La concentrazione di furocumarine è massima nei frutti, inter- media nelle foglie e minima nei fusti e va- ria anche in relazione a fattori ambientali: area, stagione, umidità ecc. In caso di contatto, la parte interessata non deve essere esposta ai raggi solari perché la pelle potrebbe essere sogget- ta a fenomeni di iper-pigmentazione. La sensibilità ai raggi ultravioletti può pro- trarsi anche per mesi e, in alcuni sogget- ti, essere permanente. Nell’arco di 24-48 ore dal contatto con la pianta, e a segui- to dell’esposizione della pelle al sole, la reazione cutanea si manifesta come un eritema (Fig. 14). Le fotodermatiti provo- cate dal contatto con la linfa del panace di Mantegazza possono determinare, ol- tre che arrossamenti cutanei, anche ve- Fig. 13 sciche o bolle. Popolamento La pianta mantiene la capacità fototos- di Heracleum mantegazzianum sica per diverse ore dopo il taglio. Du- in una scarpata stradale. rante gli interventi di contenimento della specie, gli operatori devono proteggere 20 Capitolo 3 - Panace di Mantegazza
Fig. 14 Evoluzione nel tempo di un’ustione provocata dal contatto con il panace di Mantegazza. Foto: Bob Kleinberg (http://www.dec.ny.gov/animals/72556.html) ogni parte del corpo, compreso il volto; tivo dell’eradicazione è realisticamente in caso di contatto, la parte interessata perseguibile e, a medio e lungo termine, va immediatamente lavata con acqua. comporta costi inferiori rispetto a quelli Gli abiti indossati durante il trattamento da sostenere per limitare, a tempo inde- vanno maneggiati con cautela e lavati. terminato, l’espansione delle popolazio- ni esistenti. 3.5 Prevenzione Valutando attentamente l’estensione dei popolamenti da trattare, la distanza dai L’uomo in passato è stato, volontaria- corsi d’acqua, la possibilità di accesso mente o accidentalmente, il responsa- all’area e la destinazione della superficie bile della diffusione del panace di Man- interessata, è possibile scegliere corretta- tegazza. Per prevenire l’invasione di altri mente la tecnica di intervento e preventi- ambienti è fondamentale evitare nuove vare i costi delle operazioni di controllo. introduzioni, come ad esempio la coltiva- Prima di avviare una campagna di eradi- zione a scopo ornamentale nei giardini. cazione, è fondamentale censire tutte le Inoltre, la nuova legge per la tutela della colonie della specie (singole piante com- flora valdostana (L.R. 45/2009) ne vieta prese), identificare gli habitat vulnerabili l’introduzione negli ambienti naturali. prossimi ai popolamenti di panace, for- mare ed equipaggiare adeguatamente il 3.6 Metodi di lotta personale, con dispositivi di protezione In zone in cui le popolazioni naturalizzate come la maschera per il volto, i guanti, di panace di Mantegazza sono ben de- abbigliamento che copra interamente limitate, come in Valle d’Aosta, l’obiet- braccia e gambe. Capitolo 3 - Panace di Mantegazza 21
Fig. 15 In stazioni di ampia estensione, nel qua- Estirpazione con forca di piante dro di un programma a lungo termine, è di Heracleum possibile limitarsi all’estirpazione degli mantegazzianum. individui in fioritura. Si è potuto verifica- re che l’intervento all’inizio della ripresa vegetativa è il più efficace e, poiché le piante sono di dimensioni ancora con- tenute, riduce l’impiego di energie e di tempo e i rischi di contatto accidentale da parte degli operatori. 3.6.2 Taglio delle ombrelle Questa tecnica richiede 2-3 interventi all’anno per ciascuna stazione ed è effi- cace solo se le ombrelle sono tagliate al In ambiente alpino la crescita è più len- picco della fioritura o all’inizio della frut- tificazione, per evitare la disseminazio- ta e concede più tempo fra i trattamenti: ne. Le ombrelle tagliate vanno rimosse con interventi effettuati 2-4 volte l’anno, e distrutte, tanto più se già provviste di in primavera e a inizio estate, la popola- frutti. La tecnica impone grande tem- zione di un sito si può ridurre del 75% in pestività nell’esecuzione: l’intervento 1-4 anni. tardivo rischia di non essere efficace I siti disinfestati vanno monitorati per i 5 per l’avvenuta disseminazione, men- anni consecutivi, al fine di evitare che il tre quello anticipato è spesso seguito popolamento si ricostituisca dalla banca dall’emissione di nuove ombrelle. È in- semi nel suolo. dispensabile proseguire il monitoraggio durante la stagione e negli anni succes- 3.6.1 Taglio alla radice ed estirpazione sivi poiché, essendo un trattamento non Il metodo è agevolmente applicabile solo in stazioni ad estensione limitata. È una tecnica molto efficace, sebbene sia molto impegnativa in termini di tempo di lavoro (Fig.15). Al taglio, effettuato a pro- fondità di 15-20 cm con vanga o con for- ca estirpatrice (forca da Rumex), segue l’asportazione della pianta. Occorre sot- tolineare che con taglio più superficiale (a una profondità inferiore ai 5 cm), il fram- mento residuo di radice sarà in grado di generare una nuova parte aerea. Il perio- Fig. 16 Taglio delle do migliore per il trattamento è la prima- ombrelle di vera, prima che le dimensioni delle piante Heracleum mantegazzianum. rendano troppo difficoltoso l’intervento. 22 Capitolo 3 - Panace di Mantegazza
risolutivo, è molto probabile che qualche ombrella maturi e dissemini nel periodo tra gli interventi o che sfugga all’atten- zione dell’operatore. Dal punto di vista pratico, questa tecnica è più veloce ma meno efficace della precedente, ed espone l’operatore a un maggior rischio di lesioni cutanee (Fig. 16). Già da qualche anno in Valle d’Aosta sono effettuati interventi di questo tipo che, Fig. 17 seppure efficaci nel limitare la diffusio- Trattamento chimico localizzato ne della specie, non ne hanno ridotto in su piccole popolazioni modo significativo le popolazioni già pre- di Heracleum senti. Si è inoltre rilevato che il taglio delle mantegazzianum. foglie o dei fusti in sviluppo non ha alcun effetto contenitivo; al contrario, prolunga Per non danneggiare la restante vege- la vita della pianta e ne ritarda la fioritura. tazione, dopo un primo trattamento chi- mico si possono adottare metodi mec- 3.6.3 Trattamento chimico canici (estirpazione manuale), con una Il panace di Mantegazza è molto sensibile strategia di lotta che associ metodi mec- agli erbicidi e la lotta chimica può esse- canici, chimici e il reimpianto di specie re efficacemente applicata su superfici autoctone. estese, con tempi di lavoro e costi rela- La lotta chimica non è sempre attuabile: tivamente ridotti. A seconda dei popola- in Valle d’Aosta, infatti, il Piano di Svi- menti, possono essere necessarie fino a 4 luppo Rurale (PSR 2007-2013) ne vieta applicazioni l’anno, ma le sperimentazioni l’esecuzione su prati soggetti alle misure condotte in Valle d’Aosta hanno mostra- agro-ambientali. to una mortalità quasi totale con una sola irrorazione fogliare di glifosate, alla con- 3.6.4 Controllo biologico ed erbivoria centrazione del 3%, effettuata all’inizio Benché siano state condotte numerose dell’estate. I trattamenti vanno effettuati a ricerche sull’uso di agenti di controllo partire dalla primavera inoltrata, perché le biologico del H. mantegazzianum, al mo- applicazioni sono efficaci solo su indivi- mento non sono stati ancora individuati dui alti almeno 15 cm. Per stazioni ampie organismi capaci di limitarlo efficace- e dense si può prevedere un’irrorazione mente. Nell’areale originario, in Caucaso, sull’intera superficie, mentre per nuclei non risulta vi siano fitofagi che attacca- piccoli o dispersi è sufficiente l’applica- no esclusivamente H. mantegazzianum. zione con atomizzatore a spalla, pianta Sono stati identificati alcuni patogeni, per pianta (Fig. 17). La distribuzione di ma non sembrano essere abbastanza glifosate espone l’operatore al rischio di specifici per essere efficaci. Il panace, inalazione ed è sconsigliabile in prossimi- inoltre, possiede un ampio arsenale di tà di corsi d’acqua. meccanismi di difesa fisici e chimici, che Capitolo 3 - Panace di Mantegazza 23
potrebbero avere un ruolo nella resisten- num in alcune parcelle selezionate tra i za agli agenti biologici e, di conseguen- popolamenti piuttosto estesi il località za, favorire l’invasività della pianta. La Palud, a Courmayeur, a circa 1400 m Secondo alcuni Autori, il pascolamento slm. Su alcune superfici delimitate sono potrebbe essere un’opzione valida per i stati applicati i seguenti trattamenti: siti più estesi, non meccanizzabili o dif- • estirpazione degli esemplari con il ta- ficili da trattare con metodi manuali. In glio alla radice; tal caso, le piante andrebbero pascolate • applicazione fogliare di glifosate al a partire da metà primavera, durante la 3%; crescita delle foglie basali, e il pascolo • taglio delle ombrelle durante il perio- dovrebbe essere ripetuto almeno per do di fioritura. una decina d’anni, fino ad esaurimento della banca semi del suolo e delle riserve 3.7.1 Taglio alla radice ed estirpazione accumulate nelle radici. Complessivamente, sulla superficie spe- rimentale, i trattamenti con taglio alla 3.6.5 Rivegetazione radice hanno dato buoni risultati, con Dopo l’eradicazione, è importante impe- una riduzione del 70% delle piante nella dire il ritorno del panace di Mantegazza parcella a distanza di 50 giorni dal primo ed è quindi consigliabile rivegetare la intervento e dell’82% in autunno, dopo superficie trattata con specie autocto- un secondo intervento (Fig. 18). Il taglio ne. Ciò andrebbe fatto immediatamente alla radice con estirpazione si è rivelato dopo l’eliminazione delle piante, per fa- un metodo efficace già dal primo anno vorire il definitivo ritorno della vegetazio- di monitoraggio. Al secondo anno, sono ne naturale. emerse piante nate da seme, ma già a maggio 2011 sono stati conteggiati solo 3.7 Prove di eradicazione del il 41% degli individui rispetto alla popo- panace di Mantegazza lazione iniziale del 2010, che sono stati poi rimossi con la stessa metodologia. Col metodo del taglio della radice sono Dopo tre interventi, a settembre 2011 state eliminate alcune stazioni isolate, in non rimaneva che il 10% della popola- Val d’Ayas presso Lignod, a Breuil-Cervi- zione registrata prima dei trattamenti e, nia su incolti a bordo strada, a Courma- se non si considerano gli individui nati da yeur in Val Ferret. La presenza della spe- seme nel 2011, meno del 2%. cie in queste stazioni è significativa per Il metodo richiede un certo impiego di dimostrare il ruolo dell’uomo nella sua risorse: in un’ora un operatore può eli- diffusione, poiché in tutte è evidente che minare con forca estirpatrice o vanga l’origine a questi popolamenti è dovuta circa 30 piante sviluppate. Se l’inter- allo smaltimento dei resti vegetali prove- vento è effettuato precocemente (se- nienti dal taglio di piante di H. mantegaz- conda metà di maggio) i tempi si ridu- zianum. cono; ad esempio nell’intervento effet- Dal giugno 2010 è iniziata una sperimen- tuato in località Planpincieux (Courma- tazione sul controllo di H. mantegazzia- yeur), a stagione vegetativa appena 24 Capitolo 3 - Panace di Mantegazza
iniziata e con piante poco sviluppate, del 99%. Oltre all’elevata percentuale in un’ora un operatore ha eradicato cir- di successo del trattamento, è da evi- ca 45 piante, su una superficie di poco denziare la selettività del metodo, che meno di 40 m2. In questo caso, all’ulti- non danneggia la restante vegetazione mo monitoraggio (luglio 2011) la popo- autoctona, favorendo un immediato re- lazione iniziale era ridotta dell’83% o, cupero della stessa sulle superfici pri- escludendo i nuovi individui da seme, ma infestate. Estirpazione Fig. 18 Effetto 140 100 dell’estir- pazione sul 90 popolamento 120 80 di Heracleum mantegazzia- 100 % popolazione iniziale 70 num. Num. individui 60 80 50 60 40 40 30 20 20 10 0 0 02/06/2010 25/08/2010 21/10/2010 19/05/2011 20/07/2011 15/09/2011 Individui conteggiatiStagione 2010 Andamento % della popolazione 3.7.2 Irrorazione fogliare con glifo- nata con un miscuglio da prato compo- sate al 3% (metodo misto chimico- sto di graminacee e leguminose. meccanico) Al primo monitoraggio del secondo anno Le piante sono state trattate il 21 luglio la parcella trattata risultava piuttosto 2010. Al primo monitoraggio, effettuato spoglia di vegetazione, con alcuni indi- dopo circa un mese, alcune decine di vidui di panace, che risultavano tutti nati individui presentavano ancora vitalità, da seme. Dato il numero ridotto, si è pro- ma si registrava una riduzione del 70% ceduto all’estirpazione manuale, essen- della popolazione iniziale; al secondo dosi giudicato il ricorso all’erbicida inutile monitoraggio, nell’ottobre dello stesso e dannoso per la vegetazione spontanea anno, rimanevano pochi individui, con o riseminata che si stava insediando. Si una riduzione di oltre il 95% (Fig. 19). può considerare quindi questo interven- Nella primavera successiva, una parte to come la seconda fase di un metodo di della superficie trattata è stata risemi- lotta misto chimico e meccanico. Capitolo 3 - Panace di Mantegazza 25
Metodo misto: Glyphosate 3% e taglio alla radice Fig. 19 Effetto dell’applicazione 120 100 di Glifosate (il primo anno) e 90 del taglio alla 100 radice (nel se- 80 condo anno) sul % popolazione iniziale 70 popolamento di 80 Heracleum man- Num. individui 60 tegazzianum. 60 50 40 40 30 20 20 10 0 0 21/07/2010 25/08/2010 21/10/2010 19/05/2011 20/07/2011 15/09/2011 Individui conteggiati Andamento % della popolazione I vari interventi hanno permesso di ridur- fortemente raccomandata ed è importan- re notevolmente la presenza di panace: te pianificare attentamente il monitorag- a settembre 2011 rimaneva meno del gio dopo il trattamento. Sulla base della 4% della popolazione iniziale. Se non si nostra esperienza, nella porzione rise- considerano gli individui nati da seme minata è stata raggiunta una copertura nel 2011, l’intera popolazione rilevata nel vegetale del 100% nella prima stagione 2010 era già stata eliminata dal tratta- vegetativa, a differenza di quella non se- mento con erbicida. minata, dove si è misurata una copertura Il glifosate ha efficacia comprovata, vegetale pari al 75% della superficie. come evidenziato anche dalla nostra esperienza, ed è facile e veloce da ap- plicare, ma ha anche il grande difetto di non essere selettivo. Di fatto, il terreno rimane completamente spoglio di ve- getazione in seguito al trattamento (Fig. 20). Va sottolineato, inoltre, che la banca semi del suolo non è intaccata dal trat- tamento con glifosate: ciò potrebbe ad- dirittura favorire la specie esotica, qua- Fig. 20 Terreno nudo lora nel terreno diserbato germinassero in seguito ad irrorazione fogliare nuovi individui nati da seme, molto più con Glifosate competitivi delle plantule di specie au- su Heracleum mantegazzianum. toctone. Per questa ragione, la risemina è 26 Capitolo 3 - Panace di Mantegazza
3.7.3 Taglio delle ombrelle L’estirpazione manuale praticata preco- Da diversi anni, come attività di conteni- cemente, a differenza di quella effettuata mento della specie e di tutela della salu- a stagione avanzata, richiede un impe- te dei cittadini, una squadra di operatori gno di manodopera accettabile, almeno del Servizio Aree Protette dell’Assesso- per stazioni limitate come quelle esistenti rato regionale all’Agricoltura e risorse in Valle d’Aosta. Interventi mirati ai nuclei naturali effettua il taglio delle ombrelle di diffusione principale, quindi, possono di panace di Mantegazza a Courmayeur. rivelarsi determinanti nell’evitare un’ulte- Gli interventi, condotti a cadenza annua- riore espansione, anche con un limitato le, sono effettuati solitamente a luglio. investimento di risorse. Questo tipo di intervento non è stato og- Nel caso in cui non si possa intervenire getto di sperimentazione e di monitorag- a tutto campo, è opportuno concentrarsi gio, tuttavia si può formulare una valu- su: tazione considerando le stazioni trattate • stazioni periferiche ancora ridotte nel- con questo metodo nel corso degli anni. le dimensioni (ad esempio quelle a quote Dalle nostre osservazioni, questo tipo più alte o più isolate all’interno della Val- di trattamento sembra essere efficace tournenche e della Val d’Ayas); nel limitare la vigoria delle piante e nel • nuovi nuclei di espansione; • stazioni in prossimità di torrenti, pos- rallentarne la diffusione, ma non nella sibili vie di dispersione a distanza. riduzione del popolamento, poiché soli- tamente il taglio dell’ombrella non causa Poiché la banca semi non risente dei trat- la morte della pianta. È stato osservato, tamenti descritti sopra, va effettuato un al contrario, che alcuni individui riescono attento monitoraggio sulle superfici già ad emettere nuove ombrelle, a partire dal trattate, poiché nuovi individui possono nodo basale dei fusti tagliati da poco, e nascere da seme. Fortunatamente, la vi- che queste ombrelle sono poi in grado talità dei semi di panace di Mantegazza di disseminare nella stagione stessa del è di breve durata e la prosecuzione degli taglio. interventi, nell’arco di 3-5 anni, dovrebbe consentire di giungere alla completa era- 3.7.4 Conclusioni dicazione della specie. Nelle prove condotte, il diserbo con gli- fosate è risultato il trattamento più effica- Si sottolinea ancora l’importanza della ce nel ridurre i popolamenti molto densi risemina sulle superfici trattate, special- di H. mantegazzianum. Tuttavia, l’inter- mente in caso di diserbo chimico. Tra vento misto, con erbicida il primo anno le opzioni di risemina è indicato l’uso di e taglio alla radice degli individui soprav- una miscela di specie prative utilizzate vissuti o germinati l’anno dopo, ha dato per le semine di prati di media quota; risultati pressoché identici con un mino- in alternativa, per ambienti più umidi od re impatto ambientale e con meno rischi ombreggiati, possono essere utilizzate per l’operatore. miscele di alte erbe autoctone. Capitolo 3 - Panace di Mantegazza 27
Capitolo 4 Poligono del Giappone ibrido 29
Capitolo 4 · Poligono del Giappone ibrido (Reynoutria x bohemica) 4.1 Caratteristiche della specie origina spontaneamente dalle due spe- cie appena citate) che sono molto simili Con 1 il nomedelitaliano Poligono Giappone diibrido “poligono del x bohemica (Reynoutria morfologicamente a Reynoutria japonica Chrtek & Chrtková) Giappone” 1.1 Caratteristiche della speciea Reynoutria si fa riferimento e sono chiamate rispettivamente “poligo- japonica. Con il nome Tuttavia, sempre italiano di “poligononello stesso sino del Giappone” di Sachalin” fa riferimento e “poligono a Reynoutria del Giappone japonica. Tuttavia, sempre nello stesso genere, sono presenti anche Reynoutria sachalinensis (meno diffusa in Europa) genere, sono presenti anche Reynoutria ibrido”. Queste tre specie sono tutte e l’ibrido Reynoutria x bohemica (che si origina spontaneamente dalle due specie appena citate) che sachalinensis sono molto simili (meno diffusa in Europa) morfologicamente invasive a Reynoutria japonicae edeterminano sono chiamatelerispettivamente stesse pro- l’ibrido Reynoutria e“poligono bohemica di Sachalin” ex “poligono del(che si ibrido”. Giappone blematiche. Queste tre specie sono tutte invasive e determinano le stesse problematiche. Le principali caratteristiche delle tre specie del genere Reynoutria Reynoutria Reynoutria x Reynoutria japonica bohemica sachalinensis Altezza (m) 1,5-3 2,5-4 3-5 Macchie rosso- Molte macchie Non ci sono macchie Macchie sui fusti brunastre più o rosso-brunastre meno abbondanti Foglie ovate, acuminate Foglie basali da all’estremità e tronche Caratteristiche ovate ad oblunghe, alla base, munite di intermedie (forma e cordate alla base, ocrea (guaina dimensioni) appuntite membranosa alla base all’estremità delle foglie) Pagina inferiore con Caratteristiche Pagina inferiore peli robusti e corti Pagina inferiore con delle foglie glabra, presenza di (fino a 0,5 mm), peli sparsi, ondulati e papille lungo la nervatura lunghi (> 1 mm) principale Foglie spesse e Foglie dure, ma non Foglie non coriacee coriacee coriacee Nervature della Nervature della Nervature della pagina pagina inferiore pagina inferiore inferiore angolose angolose o un po’ arrotondate arrotondate Lunghezza 10-18 20-35 30-40 delle foglie (cm) Rapporto lunghezza/larghezza 1-1,5 1,1-1,8 1,5-1,7 della foglia Fiori femminili Colore fiori Bianchi Bianchi verdastri Fiori maschili bianchi Fiori maschili e Fiori maschili e Presenza dei fiori No femminili presenti su femminili presenti su maschili piante diverse piante diverse 1 30 Capitolo 4 - Poligono del Giappone
Di seguito verranno riportate le informa- I rizomi sono fusti sotterranei, di colore bru- zioni relative a Reynoutria japonica e, lad- no scuro all’esterno e arancione all’interno, dove possibile, a Reynoutria x bohemica, in grado di approfondirsi notevolmente nel l’entità che è diffusa in Valle d’Aosta. suolo (fino a 2 m di profondità) ed esten- Come detto, il poligono del Giappone dersi a distanze notevoli dalla pianta madre. ibrido deriva dall’incrocio tra Reynoutria All’esterno appaiono nodosi (Fig. 23) e pos- japonica e Reynoutria sachalinensis ed è sono raggiungere anche un diametro di 8 stato identificato in Europa alla fine del cm. Dai rizomi, che possono rimanere vitali XX secolo. Le specie da cui si origina fino a 10 anni, possono formarsi dei nuovi provengono dall’Asia Orientale e sono fusti epigei. Questo consente alla pianta state introdotte nel continente europeo di sopravvivere in caso di gelate o di sfalci, nel XIX secolo. nonostante la distruzione della parte aerea. È una pianta erbacea che può raggiun- Le foglie presentano i caratteri utili all’i- gere i 3 m di altezza e presenta fusti si- dentificazione delle tre specie. Nel poli- mili al bambù, cavi e con punteggiature gono ibrido sono cuoriformi, acuminate rossastre (Fig. 21). Grazie alla fitta rete di e lunghe circa 20 cm (Fig. 24). In autun- rizomi, il poligono forma dei popolamenti no assumono una colorazione rossastra molto fitti (Fig. 22). che facilita l’individuazione della pianta. Fig. 21 Fig. 22 Fusto di Popolamento Reynoutria x di Reynoutria x bohemica. bohemica. Fig. 23 Fig. 24 Rizoma di Foglie di Reynoutria x Reynoutria x bohemica. bohemica. Capitolo 4 - Poligono del Giappone 31
tutte femminili e la moltiplicazione avvie- ne per via vegetativa, mentre nel caso del poligono di Sachalin e del poligono del Giappone ibrido sono presenti anche individui maschili ed è possibile, quindi, la riproduzione sessuata. Nonostante ciò, la principale via di diffusione rima- ne la moltiplicazione vegetativa, a partire dai rizomi o da piccoli frammenti di fusto. Fig. 25 Infiorescenze 4.2 Prime segnalazioni di Reynoutria x bohemica. e diffusione in Valle d’Aosta La prima osservazione di specie del ge- nere Reynoutria in Valle d’Aosta risale al 1976, ed è stata effettuata nel comune di Aosta. Inizialmente le segnalazioni sono state attribuite a Reynoutria japonica e, dopo revisione, a Reynoutria x bohemi- ca. Attualmente si ritiene che nel territo- rio regionale sia sicuramente presente l’ibrido, mentre è considerata dubbia la presenza di Reynoutria japonica. In Figura 27 è illustrato il livello di inva- Fig. 26 Frutti di sione nel territorio regionale: in verde Reynoutria x bohemica. sono rappresentati i comuni in cui la specie non è ancora stata rilevata; con intensità crescente dal giallo al rosso, in- Le infiorescenze sono costituite da pic- vece, sono rappresentati i territori in cui coli fiori, riuniti in pannocchie (Fig. 25). I l’invasione è via via più diffusa. Il livello di fiori sono bianchi e generalmente si for- invasione è particolarmente elevato nella mano in tarda estate. zona tra Nus e Quart, nella Valtournen- I frutti sono acheni rosso-bruni, general- che fino ad Antey-Saint-André e in Bas- mente privi di semi. Tre ali membranose sa Valle, dove la specie è in via di espan- più chiare circondano il frutto e ne facili- sione. Nella restante parte della Media e tano la disseminazione da parte del ven- dell’Alta Valle, la specie è segnalata spo- to (Fig. 26). radicamente fino ad Arvier. Le piante del genere Reynoutria sono Nella Figura 28 sono riportate le colonie dioiche, ovvero i fiori maschili e femmi- di poligono del Giappone ibrido, rileva- nili sono su individui diversi. In Europa, te nei monitoraggi eseguiti tra la fine del le piante di poligono del Giappone sono 2009 e il 2010. 32 Capitolo 4 - Poligono del Giappone
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