Scuola Secondaria di I grado "Dante Alighieri" Classe I A Anno Scolastico 2015/2016

Pagina creata da Benedetta Pagani
 
CONTINUA A LEGGERE
Scuola Secondaria di I grado "Dante Alighieri" Classe I A Anno Scolastico 2015/2016
Scuola Secondaria di I grado
     “Dante Alighieri”
         Classe I A
Anno Scolastico 2015/2016
Scuola Secondaria di I grado "Dante Alighieri" Classe I A Anno Scolastico 2015/2016
Introduzione

Come dei piccoli investigatori gli alunni hanno seguito le “tracce” di
Johann Wolfang Goethe ripercorrendo, attraverso lo studio e la ricerca,
il viaggio che il grande scrittore intraprese in Italia, puntando la lente
sui luoghi più significativi da lui visitati e vissuti. Con gli occhi
dell’uomo universale, hanno ammirato le meraviglie di varie città
italiane, consapevoli dell’immenso patrimonio culturale che il nostro
Paese ci offre.
Ogni percorso di studio è come un viaggio, che ha valore per il suo
tragitto; come in un viaggio, si viene a contatto con nuove e diverse
realtà che lasciano dentro di noi un segno, e l’obiettivo non è la meta,
ma il percorso stesso.
Tanto entusiasmo, allegria, emozione, hanno accompagnato i ragazzi
in questa nuova esperienza.

Festa del Libro, 22 aprile 2016
                                                      Marilena Contrucci

                                                                         1
Scuola Secondaria di I grado "Dante Alighieri" Classe I A Anno Scolastico 2015/2016
Il viaggio all’epoca di Goethe

Il turismo nel Settecento era diverso da quello odierno.
Questo per vari motivi:
Le strade erano in cattive condizioni, per questo le carrozze si
rompevano facilmente. Questi sentieri erano infestati da loschi
briganti sempre in agguato. Inoltre c’era il problema della lingua
straniera: nessuno la conosceva, ad eccezione di qualche benestante o
aristocratico che si preoccupava di conoscerla. I viaggi, anche per i
pochi e malsicuri mezzi di trasporto, erano lunghi e lenti: potevano
essere al massimo di 500 o 600 chilometri. Inoltre era difficile che ci
fosse qualcuno che avesse l ‘interesse, ma, anche e soprattutto, un
patrimonio sufficiente per il viaggio.

Il “Grand Tour”
L ‘ espressione “Grand Tour “sembra aver fatto la sua prima
comparsa sulla guida “The Voyage of Italy” di Richard Lassel, nel
1670. Anche Johann Wolfang Von Goethe, un letterato e artista del
18° secolo, effettuò il suo celebre Grand Tour in Italia dal 1786 al
1790, a cui dedicò il celebre libro “Italienische Rais “. Durante il 19°
secolo, grazie al fondamentale intervento di Goethe, la maggior parte
dell ‘aristocrazia (più precisamente quella inglese, francese e tedesca)
incominciò a praticare questi Grand Tour. Si trattava di una sorta di
viaggio, che i giovani aristocratici del nord Europa effettuavano per
completare la loro formazione culturale. Infatti partivano
accompagnati da un precettore, per visitare i monumenti e le opere
artistiche studiate sui libri. Le destinazioni principali erano la
Francia, l ‘ Olanda, la Germania e l ‘Italia in particolare. Era raro, ma
gli aristocratici potevano spingersi fino in Grecia. Anche l ‘ Italia
venne scoperta poco a poco. Si fermavano, all ‘ inizio, nelle città del
nord, la visita dei paesi meridionali, invece, era piuttosto sconsigliata
visto il pericolo, la lunghezza e la difficoltà degli spostamenti. Solo
dopo vi furono dei nobili che decisero di inoltrarsi fino al sud,
scegliendo come meta o Napoli o la Sicilia. Goethe, nonostante tutto,
non andò in Italia per motivi di studio, ma per distaccarsi dallo stress

                                                                        2
Scuola Secondaria di I grado "Dante Alighieri" Classe I A Anno Scolastico 2015/2016
e dal lavoro che lo stancava, quindi, in poche parole, per prendersi
una vacanza.

Chi era Goethe? Com’ era fatto? Che lavoro
faceva?
Johann Wolfang von Goethe, nato a Francoforte il 28 agosto 1749 e
morto il 22 marzo a Weimar nel 1832, è stato uno scrittore, un poeta
e un drammaturgo tedesco. E’ considerato uno dei più grandi letterati
tedeschi. La sua attività artistica fu rivolta alla poesia, al dramma,
alla letteratura, alla teologia, alla filosofia, alle scienze e si dedicò con
successo alla pittura. Goethe studiò legge a Lipsia e a Strasburgo;
leggendo e riflettendo, si avvicina alla politica dello “Sturm Und
Drang” che pone al centro del processo artistico l’esaltazione del
genio. Scrive poi “I dolori del giovane Werther”, un romanzo
drammatico che prende spunto da una storia vera e analizza i diritti
del cuore ed riflette sul senso della natura; Goethe, con questo
romanzo, diventa uno scrittore di fama internazionale. Sotto invito di
Carlo Augusto di Sassonia diviene ministro del ducato, e trasforma la
città di Weimar in una capitale della cultura. Goethe, desideroso di
nuovo stimoli artistici, inizia nel 1786 il suo viaggio in Italia, che
descrive nella sua opera “Grand Tour”, che è ricca di numerose
testimonianze del suo viaggio. Lui trova in Italia l’unione tra uomo,
natura e arte, a cui aspira. Torna poi in Germania e, ispirato dalle
cose viste, inizia la fase classica della sua vita artistica, dove compone
numerose opere; tra queste vi è il Faust, la sua opera più importante.
Essa descrive il dramma dell’uomo che non trova dentro di sé risposte
e aspira a raggiungere la forza onnipotente della natura. Prima di
morire pubblica il romanza “Affinità elettive”, una passione amorosa
in età adulta.
Muore a Weimar nel 1832

                                                                            3
Scuola Secondaria di I grado "Dante Alighieri" Classe I A Anno Scolastico 2015/2016
Viaggio in Italia di Goethe

Il Viaggio di Goethe in Italia durò quasi due anni, dal 3 settembre
1786 al 18 giugno 1788 cioè un anno, 9 mesi e 15 giorni.
La maggior parte del tempo la passò a Roma. Il primo soggiorno durò
quattro mesi, il secondo quasi dieci mesi. Ecco le date per ripercorrere
tutto il suo lungo viaggio

 1 Karlstad              3 settembre 1786
 2 Monaco                6 - 7 settembre
 3 Brennero              8 settembre

 4   Trento              10   - 11 settembre
 5   Verona              14   - 18 settembre
 6   Vicenza             19   - 25 settembre
 7   Padova              26   - 27 settembre
 8   Venezia             28   settembre - 14 ottobre

 9 Bologna               18 - 20 ottobre
 10 Firenze              23 ottobre
 11 Roma                 29 ottobre 1786 - 22 febbraio 1787

 12   Napoli             25 febbraio - 29 marzo
 13   Palermo            2 - 18 aprile
 14   Agrigento          23 - 27 aprile
 15   Catania            1 - 5 maggio

 16 Napoli               14 maggio - 3 giugno
 17 Roma                 6 giugno 1787 - 24 aprile 1788

 18   Siena              27   aprile
 19   Firenze            29   aprile - 11 maggio
 20   Bologna            12   maggio - 21 maggio
 21   Milano             22   maggio - 27 maggio
 22   Como               28   maggio

 23 Costanza             3 - 10 giugno

                                                                       4
Scuola Secondaria di I grado "Dante Alighieri" Classe I A Anno Scolastico 2015/2016
24 Norimberga   13 - 16 giugno
25 Weimar       18 giugno 1788

                                 5
Scuola Secondaria di I grado "Dante Alighieri" Classe I A Anno Scolastico 2015/2016
Il viaggio di Goethe in Trentino-Alto-Adige
E' il 3 settembre 1786: un giovane uomo, un certo Jean Philippe
Moller, lascia la cittadina di Karlsbad in Boemia per l’Italia. Sarebbe
tutto normale se non si sapesse che sotto quel mantello settecentesco,
nascosto dalle tendine di una carrozza frettolosa, si nasconde un
grande della letteratura tedesca: Johann Wolfgang Goethe. Nemmeno
lui, d'altronde, sapeva a che cosa andava incontro: l'Italia era
veramente uno scrigno segreto tutto da scoprire... In due anni,
ritrovata la felicità a lungo estranea alla sua turbata esistenza,
Goethe visita i luoghi più emozionanti d'Italia e ne trae uno
straordinario diario: il viaggio in Italia In due anni, ritrovata la felicità
con una "cura dello spirito" fatta di contatto con la natura e la
classicità, egli trae molti modellini di sue future creazioni.
Oltrepassato il confine tedesco, l'autore riprenderà a scrivere il suo
diario a Trento in data 11 settembre 1786: il Brennero è alle sue
spalle.

Per questi primi giorni al di là del confine tedesco, ancora le giornate
erano per lo più passate in carrozza, a cominciare dalla mattina
presto. Tuttavia il giovane poeta scopriva un nuovo mondo dalla
finestra del mezzo di trasporto: ed è toccante ed insolita, quasi
estranea, la descrizione meravigliata di un territorio che ai suoi occhi
appare così casuale, bello, selvaggio. L'Adige per Goethe è l’increspato
e movimentato fiume "che nel suo continuo corso nasconde
tumultuose sponde; la campagna che lo attornia, un quadro
suggestivo di mulini nascosti dai pini decrepiti e una vegetazione
rigogliosa. Così, sempre incantato, Goethe raggiunge Sterzi, Vipiteno e
Bressanone, poi Collman, Toutscher, infine Bolzano, quando il sole
del nuovo giorno è già alto.

Un'altra meraviglia delle città: stavolta sono i colori che travolgono il
poeta. Il marrone-verdastro delle infuriate montagne, a contorno di
filari di violacei vigneti carichi di uva matura. Infine i contorti rami
della vigne risplendono alla luce di un dorato di granoturco. Vedendo
questo e altri paesaggi di simile bellezza, Goethe afferma che "esiste
un Dio": Bolzano è una città ricca a quel tempo, famosa per il
commercio di stoffe e frutti, di ambulanti vociferanti seduti accanto a
ceste di vimini. La anima una caotica e piacevole aria paesana, di
tradizioni e costumi. Anche il contatto con la gente è importante per il
poeta: come egli spiega, gli serve per capire se veramente "le piaghe
della sua anima" sono risanabili o meno, per scoprire impressioni
sensibili che neppure i più profondi libri sanno trasmettere.
                                                                            6
Scuola Secondaria di I grado "Dante Alighieri" Classe I A Anno Scolastico 2015/2016
Da Bolzano fino a Trento i cavalli scalpitano per altre nove miglia,
passando per campagne umide e assolate, accecanti per il chiaro
frumento. Si alzano, lucidi toraci di uomini con le falci in mano e volti
di donne dai capelli raccolti. Di nuovo tutto questo appare come un
quadro vivo. Sopraggiunge la sera: Goethe raggiunge Trento, dove
resterà fino al 13 settembre. Qui visiterà l'antichissima chiesa di
Santa Maria Maggiore e la Casa del Diavolo, su suggerimento di un
giovane trentino. Tale casa, inizialmente venne chiamata Palazzo
Galasso, è oggi conosciuta popolarmente con il nome di Palazzo
Zambelli.

Nel suo diario Goethe scrive: "Se questo entusiasmo fosse compreso
da qualcuno che dimora nel Mezzogiorno, mi prenderebbe certo per
un bambino". Se anche questa riflessione si fosse rivelata vera allora,
oggi comunque Goethe sarebbe ancor più stimato per la sua puerile
felicità. Ben pochi sono quelli che, pur crescendo, conservano intatte
le emozioni e sorridono di cuore per poco.

                                   Bolzano

Itinerario classico

Visita alla Bolzano storica, plasmata dai commercianti medievali che
hanno lasciato il segno nelle piazze e nelle strade del centro, dove
ancora sorgono i palazzi e le botteghe, i mercati e le taverne (magari
annunciate da un'insegna in ferro battuto) ed evocati nei nomi delle
strade in quelle che ancora oggi sono le vie degli acquisti.

Il tutto intercalato dalla città gotica delle chiese affrescate e degli
altari lignei scuola e naturalmente Ötzi Da non perdere una full

                                                                          7
Scuola Secondaria di I grado "Dante Alighieri" Classe I A Anno Scolastico 2015/2016
immersion nei musei cittadini: vari e diversi, espongono arte antica e
moderna, presepi, un secolo di, la mummia rinvenuta tra i ghiacci.

Cucina tradizionale altoatesina

ernoIl Wirtshaus Vögele è il ristorante tradizionale per eccellenza di
Bolzano da oltre un secolo. Perfino Goethe veniva qui a gustare le
specialità altoatesine. Il menù infatti include i piatti tipici di questa
terra, preparati con prodotti biologici locali e presentati in modo
mondo.

Sulla nostra tavola sono apparsi innanzitutto dei taglieri con una
vasta selezione di insaccati, da leccarsi i baffi. A seguire, tra le altre
cose, dei finferli con Finferlo comunemente chiamato anche Cresta
di gallo, Galletto o Gallinaccio, è uno dei funghi più apprezzati ed
amati. Lo si può raccogliere un po' in tutta Italia, sia in estate che in
autunno nei boschi di latifoglie. Il Finferlo si presta facilmente ad
essere utilizzato nella preparazione di primi piatti come le classiche
tagliatelle ai finferli, ma è anche ottimo da solo, semplicemente
rosolato nell'olio insieme a prezzemolo ed aglio e poi servito su una
bruschetta. Il famoso ossobuco ai finferli è uno dei secondi piatti
capaci di esaltarne ancora di più il sapore e l'aroma. Questo speciale
fungo si presta anche ad esse canedreerli di speck, fiori di zucchino
fritti, filetto di bue steiner.. Ma se avete altri gusti trovate piatti meno
'montani'.

Anche il locale è molto curato, antico e con una storica stube che crea
un ambiente caldo e accogliente.

                                                                               8
Scuola Secondaria di I grado "Dante Alighieri" Classe I A Anno Scolastico 2015/2016
FINFERLO

Canederli con speck.

CANEDERLI DI SPECK ALLA TIROLESE:

I canederli, o Knödel detto alla Trentina, sono un piatto tipico della
gastronomia Tirolese, in particolar modo delle città di Trento e
Bolzano.

                                                                         9
Questo gustoso piatto è sicuramente uno dei più conosciuti ed
apprezzati della cucina Trentina ma accanto a tanta bontà, c'è
sicuramente da dire che i canederli sono un piatto molto calorico e
nutriente adatto soprattutto al periodo autunnale ed invernale.

Infatti, i canederli, non sono altro che palline di pane farcite con
speck o formaggio cotte nel brodo di carne, che spesso vengono
paragonati a degli gnocchi.

Per quanto riguarda le origini di questo piatto, possiamo dire che
sicuramente i canederli sono una ricetta antichissima di derivazione
contadina.

I contadini, infatti, preparavano questo piatto utilizzando gli avanzi di
pane diventato raffermo, insieme ai prodotti che l'allevamento gli
offriva: speck e formaggio appunto, capisaldi della gastronomia
Trentina anche ai giorni nostri.

Al giorno d'oggi, i canederli si sono evoluti ed infatti ne possiamo
trovare di tutti i tipi con farciture sempre diverse: i classici allo speck
o formaggio, con gli spinaci, con le erbette, e chi più ne ha più ne
metta.

In ogni caso sono un piatto sicuramente da assaggiare almeno una
volta perché racchiude in sé tutta la tradizione di questa meravigliosa
regione che è il Trentino Alto Adige. Fiori di zucchino fritti, filetto di
bue Steiner. Ma se avete altri gusti trovate piatti meno 'montani'.

Anche il locale è molto curato, antico e con una storica stube che crea
un ambiente caldo e accogliente.

                                                                          10
CANEDERLI

Sarebbe sicuramente stato più facile affrontare un viaggio simile al
giorno d’oggi. Date le attrezzature e i veicoli a disposizione.

Eseguito da:

Anna, Giulia e Ludovica.

                                                                       11
Il viaggio di Goethe in Lombardia

Nel suo viaggio di ritorno Goethe va in Lombardia visitando per prima
la città di Milano e poi il lago di Como. A Milano si ferma dal 22 al 27,
invece al lago di Como solo il 28 Maggio del 1788.
A Milano sono stati trovati i disegni della collezione di Goethe, esso
infatti li acquistava perché avessero un fine didattico: cioè destinati
alle “Libera scuola di disegno”. Tanto che anche lo stesso Goethe nei
suoi disegni si ispirò a queste opere. Comunque Goethe restò molto
deluso dalla città di Milano, in particolar modo dal Duomo,
addirittura lo giudicò “un’autentica assurdità”.

Mentre gli piacque molto il Cenacolo di Leonardo alle Grazie, di cui lui
era appassionato.

                                                                          12
Il Cenacolo fu dipinto da Leonardo Da Vinci negli anni dal 1494 al
1498 nel convento di Santa Maria alle Grazie a Milano.
Nel dipinto Andrea solleva entrambi le mani in segno di discolpa, e
Goethe dice nella suo opera Il cenacolo di Leonardo: “…Sollevando a
metà le braccia mostra il palmo delle mani in una chiara
manifestazione di spavento…”
Invece riguardo a Simone Zelota, egli dice: “…Viso e movimento
indicano che è colpito e pensieroso, non sgomento, appena commosso.”
Goethe è rimasto affascinato dalla gestualità delle mani che Leonardo
è riuscito a compiere nel dipinto; tanto che scrive: “…Il grande
espediente di cui Leonardo si è servito per animare questo dipinto: è il
movimento delle mani, al quale però solo un italiano poteva ricorrere.
Nella sua nazione il corpo intero è pieno di spirito, tutte le membra
partecipano ad ogni espressione del sentimento, della passione,
persino del pensiero.”
Dopo di che tornò in Germania, dove parlò con il sovrano Carlo
Augusto di Sassonia per raccontargli quanto fosse stato bello il
Cenacolo. Il sovrano partì a sua volta per Milano, dove si fece
consigliare da Gaetano Cattaneo quali opere d’arte acquistare.
Egli gli consigliò di comprare parte dell’eredità di Giuseppe Bossi tra
cui c’era la copia del Cenacolo. Il sovrano accettò e tornato in
Germania lo mise a disposizione di Goethe, che da letterario che era,
si documentò per diventare un esperto d’ arte.

                                                                          13
Così riuscì a competere da pari a pari con i più grandi storici d’ arte e
scrisse un libro intitolato “il Cenacolo di Leonardo alle Grazie”.
Goethe queste tappe le ha fatte durante il suo Grand Tour.

                              Goethe in un ritratto fatto da Angelika
Kauffmann

                                                                        14
Il lago di Como nel 1788

Beatrice e Susanna

                           15
Il viaggio di Goethe in Veneto

Nel suo viaggio in Italia,
Goethe, dopo aver visitato il
Trentino Alto Adige e la
Lombardia, scese anche in
Veneto visitando e
ammirando le sue
meravigliose città d’ arte che
sono Verona, Vicenza,
Padova e infine Venezia. A
Verona Goethe visitò la
galleria di San Giorgio
esprimendosi con le
seguenti parole :>. Mentre nella galleria Gherardini, il poeta trova bellissime
cose dell’Orbetto e riesce a conoscere questo artista. Ma le più
squisite opere d’ arte si trovano per Goethe nel palazzo “Bevilacqua “.
Il quadro è detto Paradiso che rappresenta l’incoronazione di Maria,
Regina del Cielo. Il poeta è colpito soprattutto dalla vita che c’ è nella
città; è colpito da chi si ferma a pregare e, da chi si ferma in piazza a
parlare con le belle signore. La popolazione va e viene tra la più
grande animazione e specialmente in alcune vie, mentre nei giorni di
mercato, le piazze sono zeppe di gente dove si cerca tutta la giornata.

                                                                         16
Goethe si procura, in una libreria di Padova, delle opere del Palladio.
In città visitò l’università e disse >. In questa città è anche importante
visitare l’orto botanico dal quale ritorna con un più grande interesse
scientifico, da cui si vedono i frutti nel suo scritto Storia del mio
studio Botanico. Rimase esterrefatto dalla piazza “Prato della Valle “,
dove in seguito sorgerà un’arena simile a quella di Verona che Goethe
descrive così: “un immenso ovale è occupato da statue che
rappresentano uomini illustri e statue colossali di papi”.
Goethe visita anche una confraternita dove si trovano dei quadri
molto antichi, che ricordano gli antichi tedeschi tra cui quelli di
Tiziano, che riprendono l’antica miniera tedesca holbeniana.
Lo troviamo infine nella sala del consiglio municipale, chiamata
Salone per la sua grandezza, e nella chiesa di S. Giustina.

                                                                      17
A Venezia Goethe si ferma per ben due settimane, scoprendo una
meravigliosa città di isole, la cui ampiezza si può misurare
semplicemente allargando le braccia. Goethe si mescola tra le belle
donne veneziane. D’un tratto si sentì anche lui padrone del Mar
Adriatico come ogni veneziano quando sale sulla gondola. Tre giorni
dopo è a Vicenza, dove visita le opere di Andrea Palladio, innalzando
l’artista e grande maestro.

                                                                        18
Francesco Bianchini | Nicolò Casciana | Raffaele D’Anna | Edoardo
                              Proietti

                                                                19
Viaggio di Goethe in Emilia Romagna
                             Bologna

Dopo Venezia, Goethe si reca a Ferrara, dove visita la tomba di
Ludovico Ariosto in Palazzo Paradiso.
Ludovico Ariosto è stato un poeta e commediografo italiano, autore
dell'Orlando furioso (1516-1532). È considerato uno degli autori più
celebri e influenti del suo tempo. Le sue opere, il Furioso in
particolare, simboleggiano una potente rottura degli standard e dei
canoni epocali. Sempre a Ferrara Goethe visita il presunto luogo di
prigionia di Torquato Tasso. Torquato Tasso è stato un poeta,
scrittore e drammaturgo italiano. La sua opera più importante e

                                                                       20
conosciuta è la Gerusalemme liberata (1581), in cui vengono cantati
gli scontri tra cristiani e musulmani durante la prima crociata,
culminanti nella presa cristiana di Gerusalemme.
Il 17 Goethe è a Cento, patria del pittore Guercino, che gli dà lo
spunto per sottolineare l'attaccamento degli italiani alla propria
patria.
Il 18 notte è a Bologna: antichissima città universitaria, dove oggi
numerosi studenti ne animano la vita culturale e sociale. Nota per le
sue torri e i suoi lunghi portici, possiede un ben conservato centro
storico, fra i più estesi d'Italia. La città, i cui primi insediamenti
risalirebbero almeno al I millennio e.v., fu un importante centro
urbano dapprima sotto gli Etruschi e i Celti, poi sotto i Romani poi
ancora, nel Medioevo, come libero comune. Capitale settentrionale
dello Stato Pontificio a partire dal Cinquecento, svolse un ruolo
fondamentale durante il Risorgimento e, durante la seconda guerra
mondiale, fu un importante centro della Resistenza. Nel secondo
dopoguerra, come buona parte dell'Emilia, è stata governata quasi
ininterrottamente da amministrazioni di sinistra.
Bologna è un importante nodo di comunicazioni stradali e ferroviarie
del nord Italia, in un'area in cui risiedono importanti industrie
meccaniche, elettroniche e alimentari. È sede di prestigiose istituzioni
culturali, economiche e politiche e di uno dei più avanzati quartieri
fieristici d'Europa. Nel 2000 è stata "capitale europea della cultura" e
dal 2006 è "città della musica" UNESCO.

                                                                         21
A Bologna Goethe vede la Santa Cecilia di Raffaello, rimanendone
estasiato. L'Estasi di Santa Cecilia è un dipinto a olio su tavola
trasportata su tela (236 × 149 cm) di Raffaello, conservato nella
Pinacoteca Nazionale della città e databile al 1514 circa. L'opera
venne commissionata da Elena Duglioli, moglie di Benedetto
dell'Oglio, la cui vita spirituale si ispirava a quella della santa, per via
del voto di castità nel matrimonio che faceva di lei una sposa-vergine
come santa Cecilia.
Il Poeta sale sulla Torre degli Asinelli, ammirando il panorama visibile
da quell'altezza (97,2 m). La torre degli Asinelli è una delle cosiddette
due torri di Bologna, simbolo della città, situate all'incrocio tra le vie
che portavano alle cinque porte dell'antica cerchia di mura "dei
torresotti". La torre degli Asinelli, con i suoi 97,2 m di altezza, è
considerata la torre pendente più alta d'Italia, con un'inclinazione di
1,3° rispettoall'asse verticale.

                                                                           22
23
Viaggio in Toscana di Goethe

                                A Firenze

Sappiamo con certezza, grazie a numerose fonti tra cui il celeberrimo
“Viaggio di Goethe “, che questo “Genio Universale “nel suo “Gran
Tour” vide Firenze solo di passaggio, trattenendosi solo tre ore.

Johann Wolfang von Goethe era impaziente di andare nell’ antica
“Caput Mundi”per la Festa D’Ognissanti. Certo, Roma era una tappa
fondamentale, ma come si poteva “saltare” la città natia del Sommo
Poeta, Dante Alighieri?!

Goethe, in questo splendido viaggio, che sarà una delle esperienze più
significanti della sua vita, si rese consapevole di un’antipatia, di una
rivalità degli italiani nei confronti dei tedeschi. In un episodio in
particolare Goethe sarà a conoscenza di questa relazione. Esso è
avvenuto proprio a Firenze.

Seduto ad un tavolo della caffetteria Gilli (fondata nel 1773), il giovane
tedesco ordina un caffè, mentre davanti a lui un anziano italiano sta
consultando un dizionario di latino. Ammettiamolo, una persona che
studia latino in Italia non è una cosa così strana. Ma il giovane era
curioso: “Mi scusi… perché sta studiando il latino adesso, in questa
fase della sua vita?”.

L’anziano risponde: “Come ha giustamente osservato, studio una
lingua morta, proprio quando la mia morte si avvicina, perché sono
un uomo previdente. Quando me ne andrò, voglio sedermi in un caffè
celestiale e parlare perfettamente l’idioma locale. In paradiso, tutti
parlano latino: la Santissima Trinità, gli angeli e tutti i santi”. Il
giovane tedesco lo provoca: “L’inferno non sarebbe un’altra possibilità
da considerare?”. Ironico, l’anziano ribatte: “Se dovesse capitarmi la
sventura, sono pronto: parlo fluentemente il tedesco!”.

Nonostante l’avesse visitata rapidamente Goethe riconobbe subito la
sua ammirazione per la capitale toscana. Una cosa che gli piacque
                                                                        24
molto fu lo stato di pulizia delle strade (cosa che noterà anche a
Napoli). Inoltre parlò molto spesso nel suo diario della “grazia” e della
ricchezza degli accoglienti abitanti che popolavano la magnifica città.
Con i suoi schizzi e acquarelli, Goethe tornò dall’Italia cambiato nel
profondo. Una guida in Toscana gli chiese: “Perché pensa così tanto?
L’uomo non deve pensare troppo, perché pensando invecchia”. E
aggiunse: “L’uomo non deve attaccarsi ad una cosa sola perché in
questo modo impazzirebbe; deve avere mille cose, una confusione in
testa”.

Dopo alcuni mesi in Italia, a stretto contatto con l’esuberanza degli
italiani, il tedesco scrisse agli amici di casa: “Mi sento una persona
completamente diversa. Ieri ho pensato tra me e me: `O eri pazzo
prima o lo sei diventato poi”.

Goethe, in effetti, non si trattenne a lungo a Firenze: infatti visitò
soltanto il duomo (Santa Maria del Fiore) e il Battistero di San
Giovanni, che pertanto erano e sono tuttora nella stessa piazza,
piazza san Giovanni. Si pentirà, in seguito, della sua scelta: Firenze
gli piacque fin dal primo sguardo, rimanendone subito folgorato.
Siccome ebbe questa impressione decise di ritornarci nel suo
“Secondo viaggio” visitandola più approfonditamente. Inoltre
accompagnò la visita della magnifica città a quella di Siena.

Qualche foto sulla “Firenze” visitata da Goethe…

                                                                         25
Il Duomo di Firenze all’epoca di Goethe ed
      il Duomo di Firenze oggi.

                                             26
Paesaggio serale del Duomo di Firenze illuminato

                                                   27
Goethe a Roma
Quando Johann Wolfgang Goethe arrivò a Roma nel 1786 era
già uno scrittore di fama mondiale, grazie al suo "Werther".

Il viaggio di Goethe lo portò a Roma per ben due anni. Aveva
quasi quarant’anni, quando arrivò nella Capitale, tra il 1786 e il
1788. Goethe visitò molti luoghi come:

La Scalinata a Piazza di Spagna e SS Trinità dei Monti,

la monumentale scalinata (135 scalini) doveva essere un
percorso solito per Goethe che lo portava a raggiungere la chiesa
di Trinità dei Monti, dalla quale ammirare il bellissimo
panorama sottostante. La Scalinata, progettata da Alessandro
Specchi e Francesco De Sanctis, fu inaugurata da papa
Benedetto XIII, in occasione del Giubileo del 1725.

l'Accademia di Francia, da piazza di Spagna al caffè Greco, da
Fontana di Trevi al Quirinale, Goethe amava molto passeggiare
per questi luoghi, percorrendo un tragitto ideale di bellezze, che
di solito amava concludere a Villa Medici. Da qui poteva
osservare il bellissimo panorama, correndo con lo sguardo sui
tetti di Roma. A quel tempo Villa Medici non era ancora
diventata sede dell'accademia di Francia, ma lo diventerà solo
più tardi nel 1804. La prestigiosa accademia fu fondata da Luigi
XIV° nel 1666 per ospitare artisti francesi, operanti a Roma.

L'Antico caffè greco (a via Condotti 86).

tutt'ora meta di intellettuali e scrittori, ma anche di turisti e
affezionati, è un caffè storico della Capitale, aperto nel 1760
proprio da un greco. Questo era per Goethe un luogo di
passaggio e di incontri, a pochi passi dalla sua abitazione, dove
amava rimanere per gustare lunghe colazioni all'italiana. Sulle
pareti oggi si possono trovare foto, scritti, dipinti di celebri
avventori.

                                                                     28
Il Palazzo Montecitorio.

Goethe passando per la piazza venne colpito dalla bellezza
dall'obelisco che vide a terra, e che fu eretto solo molto più tardi
nel 1792.

Piazza del Quirinale.

Goethe amava molto venire qui a passeggiare in compagnia del
suo amico pittore Tischbein. All'epoca il sontuoso Palazzo del
Quirinale era adibito a residenza papale, solo dal 1946 (anno di
proclamazione della Repubblica) divenne residenza ufficiale del
Presidente della Repubblica. Camminando sulla piazza lo
scrittore ne rimaneva ogni volta affascinato:

Prima di andarsene da Roma disse:"C'è una sola Roma al
mondo, e io mi ci trovo bene come un pesce dentro l'acqua".

La casa abitata da Goethe nel periodo romano è diventata oggi
un museo.

Riccardo Calabresi, Raffaele Annunziata

                                                                       29
Goethe in Campania
Buongiorno a tutti, siamo qui io e la mia collega Elisa per raccontarvi la
fantastica e emozionante avventura di Goethe in Campania, una
fantastica regione dell’Italia. Questo studioso tedesco era, come oggi,
conosciuto in tutto il mondo per il suo straordinario viaggio in Italia

durato circa due anni.

Goethe ci restituisce il carattere di un popolo: la capacità dei napoletani
di usare la ricchezza dell'ambiente naturale a proprio vantaggio, senza
approfittare, senza distruggere, trovando il proprio posto in un'economia
fatta di scambi fittissimi, nient'affatto povera perché capace di creare un
ciclo produttivo virtuoso, in cui ognuno svolge una funzione utile alla
collettività e, nonostante tutto, compie bene e fino in fondo il proprio
lavoro.

Accompagnato da Federico Carlo Augusto, Principe di Waldeck si reca a
Pozzuoli e dintorni il 1º marzo per visitare la solfatara e le rovine romane.
Sale due volte in cima a Vesuvio: il 2 e il 6 marzo. Il 5 marzo domenica lo
dedica alla visita delle chiese di Napoli, ed ammira nella chiesa del Gesù
Nuovo la cacciata di Eliodoro dal tempio affrescata da Francesco
Solimena e altre opere di Luca Giordano. Visita palazzo Colubrano
(palazzo Diomede Carafa)
con Wilhelm Tischbein 7 marzo, nel cortile del quale ammira la scultura
i una testa di cavallo in bronzo di Donatello, oggi sostituita da una copia
in terracotta dopo che l'originale fu donato, nel 1809, al museo
archeologico di Napoli.

                                                                           30
Testa di cavallo in bronzo di Donatello   Palazzo Diomede Carafa

Visita la pinacoteca di Capodimonte il 9 marzo e assiste a spettacoli
nel teatro San Carlo.

Si reca con Tischbein a Pompei l’undici marzo. Pompei quella città così
bella che fu ricoperta di lava eruttata dal Vesuvio, i pompeiani non
sapevano che il Vesuvio era un vulcano. Uno strato di cenere alto 3 metri
coprì non solo l’intera città ma anche la sua immensa cultura e bellezza:
i quadri, caratterizzati dallo sfondo rosso, i portici, le case, le botteghe.
Poi visita Torre Annunziata, Ercolano, Portici: nella Reggia di Portici era
all'epoca allestito l'Herculanense Museum con i reperti trovati negli scavi
di Ercolano e Pompei.

Reperti Ercolano                                     Reperti Pompei
Quindi si reca a Caserta e Sorrento. Visita Paestum accompagnato
da Christoph Heinrich Kniep che, presentatogli da Tischbein, eseguirà
per lui numerosi disegni e che accompagnerà Goethe in Sicilia. A Napoli
tornerà il 13 maggio. In questo secondo soggiorno, fa visita a William
Hamilton, che gli mostra la sua collezione di reperti archeologici. Tra
questi individua due candelabri di probabile provenienza pompeiana, al
                                                                           31
che Hackert lo invita a tacere e a non indagare oltre sulla loro
provenienza. Approfondisce in questa seconda tappa napoletana la
conoscenza gli usi e le abitudini del popolo, del quale elogia l'operosità e
l'efficienza nella pulizia delle strade, a differenza di altre città che aveva
visitato in precedenza. Il 3 giugno parte alla volta di Roma.

                                                                             32
Lo
scrittore Goethe il 2 Aprile 1787 giunse in Sicilia e rimase incantato
della bellezza del luogo, dal fascino della città, dalla luminosità del
cielo, dai colori della natura, dai profumi che essa emanava e dalle
tradizioni.
Descrive questi posti con cura emozionandosi come se nel vedere la
città vedesse un quadro di Lorrain e la descrive con una cura incredibile
meglio di una guida turistica e quasi come un nativo del posto, che è
legato e ama la sua terra. Visitò la città in ogni sua parte, in lungo e in
largo, piegando come una lunghissima strada poteva incrociarsi
comodamente partendo dai monti per poi giungere verso il mare.
Descrive le vie interne come labirinti che neanche una guida riesce a
conoscere così bene.
Si sentì accolto in questa città come un abitante del posto e nei suoi
scritti si sofferma a descrivere la particolarità dei colori, del profumi,
dei fiori e degli alberi presenti nei giardini pubblici, dell’acqua che
rifrange lungo le coste e le tradizioni acquisite dal popolo arabo.
Palermo fu fondata dai Fenici con il nome di Zyz, che significa fiore e
città, fu molto amata dai Greci per la sua posizione tra i due fiumi
navigabili che le diedero una grande importanza dal punto di vista
commerciale.

                                                                         33
AGRIGENTO

Nella seconda parte del suo Viaggio in Sicilia, Goethe visitò il più
importante patrimonio archeologico dell'isola: dal Tempio Dorico
Segesta al Parco Archeologico di Selinunte, per finire alla

                                                                       34
straordinaria Valle dei Templi di Agrigento.

Queste sono le parole : “Mai visto in tutta la mia vita uno splendore di
primavera come stamattina al levar del sole... Dalla finestra vediamo il
vasto e dolce pendio dell'antica città tutto a giardini e vigneti, sotto il
folto verde s'indovina appena qualche traccia dei grandi e popolosi
quartieri della città di un tempo. Soltanto all'estremità meridionale di
questo pendio verdeggiante e fiorito s'alza il tempio della Concordia, a
oriente i pochi resti del Tempio di Giunone; ma dall'alto l'occhio non
scorge le rovine di altri templi... corre invece a sud verso il mare.
All'estremità di una valle lunga e larga, isolato in vetta a una collina e
insieme cinto da rupi, domina lontano un'ampia distesa di terra, ma
solo un breve tratto di mare. Il paese d'intorno è immerso in una fertilità
malinconica, tutto coltivato, eppure quasi privo di abitazioni umane”.

                              Caltanissetta

Situata a 650 metri di altezza, Caltanissetta è immersa nelle riserve
naturali, ben sette in questo territorio nel cuore della Sicilia; inoltre,
popoli del passato, greci, arabi e Borboni hanno lasciato splendide
testimonianze storico-architettoniche, come il             Castello di
Pietrarossa (eretto nel 1080), la Cattedrale di Santa Maria la Nova, la
cui navata è ornata dagli splendidi affreschi, opera del pittore
fiammingo Guglielmo Borremans (1670-1744) e l' Abbazia di S. Spirito,
uno splendido esempio di stile romanico in cui è conservata una vasca
battesimale romanica. I suoi abitanti si chiamano Nisseni.

                                                                         35
Enna

Soprannominata "Il Belvedere di Sicilia", Enna (antica Castrogiovanni
e Provincia più alta d'Italia), dall'alto dei suoi 931 metri, sembra
davvero dominare l'intera isola; Goethe la descrisse così: una dorsale
isolata che conferisce al paesaggio un carattere insolito e severo.

Il Viaggio in Sicilia di Goethe prosegue spostandosi dal centro, dalle
province di Enna e Caltanissetta, verso le città di Catania, Taormina e
Giardini Naxos.
Le relazioni dei viaggi in Sicilia fatte da grandi scrittori come Goethe
sono uno strumento prezioso per poter godere al meglio delle
sensazioni che questa magnifica terra, con le sue bellezze artistiche e
naturali, regala a chi la visita.
Goethe, quasi alla fine del suo lungo e molto faticoso viaggio (a quei
tempi si viaggiava a dorso di mulo) arrivò a Catania, Taormina e
Messina.

                                                                       36
Catania

A Catania Goethe frequentò la nobiltà locale, fra i palazzi e
monumenti barocchi.
Catania è una delle città siciliane più belle e ricche di storia; il centro
storico è stato dichiarato Patrimonio dell'Unesco.
Nella centralissima Piazza Duomo si può ammirare l'emblema di
Catania, la Fontana dell'Elefante chiamato "o Liotru" e, di fronte la
fontana, la Cattedrale dedicata a S. Agata.
Molto suggestivo è anche il Castello Ursino, che si trova in Piazza
Federico di Svevia; all'interno del castello si può ammirare il Museo
civico di Catania.
Tra suggestioni e memorie indelebili, termina il viaggio di Goethe alla
scoperta della Sicilia.

                                                                          37
Il secondo e il terzo viaggio in Italia

A Goethe il suo “ primo “ viaggio gli piacque tantissimo. Non tutti ,
però , sanno che Goethe , che ormai si era “ innamorato “ del nostro
Paese , decise di compiere altri due viaggi : il secondo e il terzo.
Tutti i tentativi di Goethe di ripetere l’esperienza unica e stimolante
del primo viaggio in Italia fallirono . La seconda volta arrivò fino a
Venezia , ma non vide più gli ideali classici , ora vide invece il
disordine e il malfunzionamento delle cose pubbliche . La terza volta
arrivò solo al confine, poi tornò a casa. Il suo bisogno di evadere non
era più sufficientemente grande.
Lo stesso Goethe , durante il suo secondo viaggio , scrisse :

L’Italia è ancora come la lasciai ,
ancora polvere sulle strade ,
ancore truffe al forestiero ,
si presenti come vuole .
Onestà tedesca ovunque cercherai
Invano ,
c’è vita animazione qui ,
accanto ma non ordine e disciplina ;
ognuno pensa per se , e vanno ,
dall’altro diffida ,
e i capi dello stato, pure loro ,

pensano solo per sé .
Bello il paese! Ma Faustina , Ahimè ,
più non ritrovo .
Non è più quest’Italia
Che lascia con dolore .
                                                                        38
Uscita didattica: sulle tracce di Goethe a Roma
Mercoledì 24 Febbraio io e la mia classe, insieme con la Professoressa
Contrucci, abbiamo percorso l'itinerario di Goethe a Roma. La prima
tappa che abbiamo fatto è quella della magnifica piazza del Popolo. Da
lì si vede uno scorcio delle vecchie mura Aureliane, le antichissime
mura volute dall' imperatore Aureliano per difendere la città di Roma.
Quando Goethe giunse a Roma capì di essere finalmente arrivato solo
quando vide con i suoi occhi l’antica porta di Roma che si affaccia su
piazza del Popolo. La nostra guida, ci ha spiegato che l'obelisco situato
al centro della piazza è un originale obelisco Egizio, preso e portato a
Roma dai Romani quando conquistarono l’Egitto nel 31 a.C. Se si
guarda dritto inoltre si vedono tre strade che formano un tridente, i loro
nomi sono: Via del Babuino, Via del Corso e Via di Ripetta due fontane
che si trovano ai lati della piazza rappresentano una dei tritoni, mentre
l’altra la dea Roma con ai suoi piedi Romolo e Remo. Dopo una breve
pausa siamo andati ad ammirare la bellissima casa in cui visse Goethe
nel periodo che stette a Roma. La casa è situata in Via del Corso,18
ovvero la strada centrale che si può vedere da Piazza del Popolo. Gli
arredi della casa sono ormai andati perduti, poiché il tempo e i danni
causati al palazzo li hanno del tutto consumati e rovinati. Nonostante
ciò la casa ha conservato i suoi meravigliosi soffitti in legno (resi più
forti da aste di ferro) e i suoi antichi pavimenti in cotto parzialmente
restaurati. Le mura sono rese più belle e decorate da fotografie scattate
da una fotografa Tedesca riguardanti i beni e i posti che frequentava
Goethe. La stanza che più mi ha affascinata è stata la camera di
Goethe, che se anche molto piccola per me è come se fosse l’armonia
della casa, un po' come il cuore. Al suo interno vi sono una parte dei
libri e dei documenti di Goethe in cui si vede chiaramente che per non
farsi scorgere dagli abitanti di Roma aveva cambiato nome in Giovanni
Filippo. Nella sua camera è presente un disegno in bianco e nero molto
divertente! Rappresenta Goethe che litiga con il suo cuscino mentre un
gatto ai piedi del letto lo guarda con aria sbalordita. Sul tavolo del
disegno è inoltre presente la testa di Giove, Goethe racconta infatti di
non essere riuscito a trattenersi quando la vide esposta e senza
pensarci due volte se la comprò. La testa presente nella casa di Goethe,
ma in una copia meno raffinata, si riferisce al volto di Giunone ed è
stata realizzata con un calco in gesso:

                                                                        39
Un' altra stanza molto bella è lo studio del suo amico di penna
Tischbein dove è esposta una copia del famosissimo quadro che
raffigura Goethe in vesti da viaggio. Essa è una delle stanze più grandi
della casa, ma senza dubbio una delle più luminose per via delle tre
grandi finestre che la illuminano. Insieme a Goethe in vesti da viaggio
però un altro importantissimo quadro è quello di Goethe affacciato alla
finestra:

Dopo che si attraversano molte stanze la casa termina con una piccola
biblioteca dove alcune signore studiano i libri da lui scritti. Finita la
visita della casa di Goethe abbiamo comprato quasi tutti un piccolo
souvenir; ovvero una piccola statuetta in plastica che raffigura Goethe
in miniatura. Dopo essere usciti dalla casa di Goethe abbiamo percorso
tutta via del Babbuino finché non siamo arrivati a piazza di Spagna.
Durante la strada abbiamo potuto ammirare la fontana del Babbuino,
il cui corpo era in origine separato dalla testa. Coloro che trovarono la

                                                                       40
statua, volendo rispettare la tradizione Romana, quando trovarono il
corpo e la testa li misero insieme dando origine a quella bizzarra statua.
La statua ha corpo di Fauno e testa di un essere vivente probabilmente
mitologico. Arrivati a piazza di Spagna abbiamo ammirato la Barcaccia
e successivamente abbiamo percorso la scalinata di Trinità dei Monti
che ci ha portati al Pincio, la terrazza panoramica su cui sorge Villa
Borghese. Dopo aver percorso lunghi tratti di strada siamo giunti
davanti alla statua a Goethe dedicata. Da una parte viene raffigurato
Goethe con altre persone come: Mignon ed Ifigenia, mentre dall' altra
parte viene raffigurata la tentazione di Faust. Dopo averla ammirata a
lungo abbiamo fatto una breve pausa e poi, stanchi, ma felici siamo
tornati a scuola.
È stata una bellissima giornata!

                                            Giulia Mastrangeli

                                                                        41
Puoi anche leggere