Sconfinamento del lavoro - 20 risposte di 3 500 dipendenti delle telecomunicazioni sulla loro situazione lavorativa in Svizzera - Syndicom

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Sconfinamento del lavoro - 20 risposte di 3 500 dipendenti delle telecomunicazioni sulla loro situazione lavorativa in Svizzera - Syndicom
Sconfinamento del lavoro
20 risposte di 3 500 dipendenti
delle telecomunicazioni sulla loro
situazione lavorativa in Svizzera

Un’inchiesta del
sindacato syndicom
Sconfinamento del lavoro - 20 risposte di 3 500 dipendenti delle telecomunicazioni sulla loro situazione lavorativa in Svizzera - Syndicom
Sconfinamento del lavoro
20 risposte di 3500 dipendenti
delle telecomunicazioni sulla loro
situazione lavorativa in Svizzera
Sconfinamento del lavoro - 20 risposte di 3 500 dipendenti delle telecomunicazioni sulla loro situazione lavorativa in Svizzera - Syndicom
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Indice

          4   Introduzione
          7   Il sondaggio

              Argomenti dell’inchiesta
         15   Stress lavorativo
         23   Intensificazione del lavoro
         29   Disponibilità permanente
         37   Lavoro nel tempo libero
         43   Tensione psicologica
         51   Lavorare in malattia
         57   Mancanza di organico
         65   Mancanza di perfezionamento
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           Introduzione

Una ricerca suscita scalpore –
e invita ad agire

           È la prima volta che il sindacato syndicom ha condotto un’inchie-
           sta sull’argomento dello «sconfinamento del lavoro». In questo
           processo il sindacato ha potuto contare sul sostegno delle quattro
           aziende Swisscom, Sunrise, upc cablecom e Salt. – un esempio
           degno d’imitazione anche per altri settori nell’interesse di un
           solido partenariato.

           Che l’argomento fosse nell’aria da tempo lo abbiamo consta­tato
           dal momento che abbiamo avviato questa ricerca all’inizio
           del 2014. Infatti il rapporto che c’è tra vita professionale e vita
           privata e cosa significhi un lavoro sempre più sconfinato nella
           quoti­dianità dei dipendenti costituisce una domanda centrale
           nell’odierno mondo del lavoro.
           È stato grande l’impegno con il quale il gruppo di lavoro ha
           concepito e valutato quest’inchiesta. Colgo l’occasione per
           ringraziare di cuore tutti i collaboratori delle varie aziende di
           telecomunicazione che ci hanno affiancato durante l’intero
           processo. Grande è stato anche l’interesse con il quale i dipen-
           denti hanno partecipato al sondaggio. Le 3500 schede rien­trate
           consentono di dare un’immagine rappresentativa e fondata
           dello sconfinamento del lavoro in questo settore. Sempre grande
           è stata anche la disponibilità ad analizzare e discutere i risul-
           tati dell’inchiesta e a dedurne delle raccomandazioni per il futuro
           in occasione di un convegno tenutosi a fine novembre.
           Tutti concordono sul fatto che ci sia bisogno di agire. In questo
           opuscolo vi illustreremo in maniera dettagliata quali sono i
           provvedimenti più urgenti secondo il sindacato e la commissione
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del personale. Ora la nostra speranza è che si facciano sensibi­
lizzare verso questo argomento scottante anche gli uffici
del personale. Perché un’azienda può conseguire un successo
duraturo soltanto se i propri dipendenti rimangono sani a lungo.

Infine è richiesto anche l’intervento del legislatore: la legge
sul lavoro, tutt’ora in vigore, è l’eredità di una logica industriale
e da tempo non rende più giustizia ai cambiamenti dovuti ad
un mondo del lavoro sempre più digitalizzato e sconfinato. Infatti
urgono degli adeguamenti. L’obbligo di assistenza che la legge
impone ai datori di lavoro verso i propri collaboratori in futuro
non dovrà riguardare soltanto i rischi fisici ma dovrà compren­
dere anche quelli psico-sociali.
E ora auguriamo a tutti voi una buona lettura!

Giorgio Pardini

Giorgio Pardini,
Responsabile settore Telecom / IT e membro del
Comitato direttivo del sindacato syndicom
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           L’inchiesta

Una sfida per i partner sociali:
Strutture aziendali ostacolano la
delimitazione tra lavoro e vita privata

           La problematica e gli obiettivi fissati
           Con le nuove frontiere del lavoro flessibile spariscono i vecchi
           confini. Si parla di uno «sconfinamento del mondo del lavoro» e
           con ciò s’intende la cancellazione del chiaro confine tra orario
           di lavoro e tempo libero, azienda e forza lavoro, ditta e casa, tutti
           concetti nati nell’era del fordismo.
           Questi sviluppi apportano ai lavoratori sia nuove chance che
           rischi. All’opportunità di un lavoro autodeterminato si contrappo-
           ne il rischio di assoggettare alle esigenze del lavoro tutti gli
           ambiti della propria vita – o quantomeno diventa più difficile
           tracciare un confine tra vita professionale e vita privata, con
           conse­guenze sulla salute.
           Sfumano sia i confini temporali che quelli relativi allo spazio. A
           livello di tempo il lavoro è legato sempre meno ad un normale orario
           di lavoro. Presupposto di questo sistema è sicuramente l’orario di
           lavoro basato sulla fiducia. Quest’ultimo non si basa più primaria-
           mente sulla presenza fisica in ufficio, quanto sulle prestazioni da
           fornire. A livello di spazio il lavoro si è allontanato dall’ufficio grazie
           alle nuove tecnologie d’informazione e di comunicazione e grazie
           alle infrastrutture come Internet, Intranet, Web 2.0 o il «cloud com-
           puting», nonché grazie ad apparecchiature come gli smartphone, i
           tablet o i notebook. Questo modo di lavorare sconfinato e mobile si-
           gnifica che le prestazioni possono essere prodotte in qualsiasi luogo
           fisico e che possono penetrare anche in quella che una volta era la
           sfera privata – dunque la sera, nei giorni liberi e durante i weekend.
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    Sono gravi le conseguenze del lavoro flessibile. È stato dimostrato
    che un’insufficiente separazione tra vita lavorativa e vita privata
    ostacola la distrazione da problemi di lavoro ed agevola l’esauri-
    mento emotivo, sintomo cardine nella diagnostica del burnout.
    Potersi rigenerare in tempo diventa così una premessa centrale ai
    fini di un rapporto di lavoro duraturo.
    Grazie alla sua affinità con le nuove tecnologie dell’informazione
    e della comunicazione, il settore Telecom appare predestinato
    a queste forme sconfinate di lavoro. Il Human Resource Manage-
    ment (HRM) di queste aziende dovrebbe rivolgere lo stesso
    interesse del sindacato syndicom verso i risultati di questa ricerca.
    È richiesto l’impegno di noi tutti, al fine di sfruttare le oppor­
    tunità legate alle forme del lavoro flessibile e per arginare allo
    stesso tempo i grandi rischi che ne derivano.

    La procedura
    Il sindacato syndicom ha riunito attorno ad un tavolo 20 colla­
    boratori delle telecomunicazioni per discutere le tesi più impor­
    tanti riguardo all’argomento dello «sconfinamento del lavoro
    nel ramo delle telecomunicazioni». L’obiettivo era di valutare
    l’impatto delle principali tendenze sociali ed economiche
    sulla quotidianità lavorativa nelle telecomunicazioni. Il gruppo
    di lavoro è stato costituito in maniera rappresentativa, con
    uomini e donne di vari reparti, funzioni e fasce di età.
    In una seconda fase si è trattato di sintetizzare queste tesi
    formulate in maniera generica in problematiche concrete e rile­
    vanti – 20 in totale. E allo stesso tempo bisognava formulare
    queste domande in maniera semplice e tale da condurre a delle
    risposte più oggettive e chiare possibili. Il questionario che ne
    è nato era disponibile sul sito di syndicom per i dipendenti delle
    telecomunicazioni. Le risposte potevano essere inserite elettro-
    nicamente nel documento e trasmesse al sindacato. Delle quattro
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grandi aziende Swisscom, upc cablecom, Sunrise e Salt. hanno
partecipato al sondaggio complessivamente 3 500 collaboratori.
Con ciò è data la rappresentatività di questa ricerca per il settore.

I risultati
Tutte le tesi elaborate dal gruppo di lavoro sono state confermate
dal sondaggio – in maniera più o meno evidente. Dal momento
che i risultati quasi non si differenziano da azienda ad azienda, è
stato possibile raggruppare le risposte di tutti gli intervistati al
fine di garantire una migliore leggibilità dell’inchiesta.
Stress, sofferenze a causa del poco tempo a disposizione, man-
canza di personale e tensioni psichiche non rappresentano affatto
problemi di una certa minoranza bensì sono proprio dati strut-
turali. Molti dipendenti sono dell’avviso che un lavoro sconfi-
nato porta con sé molti problemi. La loro capacità rigenerativa
richiede una delimitazione spaziale e temporale rispetto alla vita
lavorativa, delimitazione che non dipende soltanto dalla propria
volontà ma in modo ampio anche dalle strutture dell’azienda – per
esempio da forme organizzative, processi lavorativi, strumenti di
gestione del personale ma anche dall’applicazione dei contratti
collettivi di lavoro.
Dovrebbe essere nell’interesse di entrambe le parte sociali for-
mare delle strutture aziendali tali da migliorare la capacità
rigenera­tiva dei dipendenti. Perché in questo modo non migliora
soltanto la qualità di vita dei collaboratori, ma anche la
loro efficienza per l’azienda, riducendo assenze e costi sanitari.
Di conseguenza sarebbe bene che i partner sociali prendessero
dei provvedimenti comuni, affinché il lavoro sconfinato non gravi
soltanto sulla salute e sulla vita privata dei dipendenti.
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     Misure proposte
     I risultati del sondaggio evidenziano la necessità di agire a vari
     livelli dell’organizzazione, affinché in futuro le opportunità di un
     lavoro sconfinato superino i rischi con esso correlati. Ecco le più
     importanti raccomandazioni dal punto di vista syndicom.

     Contro lo stress lavorativo:
     – Vanno ampliati ed inseriti nei contratti collettivi di lavoro i diritti
       di partecipazione dei rappresentanti del personale e dei lavora-
       tori sui processi lavorativi (volume, contenuto, organizzazione).
     – I contratti collettivi di lavoro devono concedere ai dipendenti
       un maggior tempo di riposo – sotto forma di giorni di ferie
       supplementari, eventuali congedi sabbatici, giorni di congedo
       retribuiti, accorciamento dell’orario di lavoro o di un orario
       massimo settimanale di lavoro.
     – I fattori di stress vanno tematizzati sistematicamente durante
       i colloqui con i collaboratori e i superiori vanno incaricati di
       contribuire a ridurre lo stress e la perenne mancanza di tempo.

     Contro l‘intensificazione del lavoro:
     – Vanno aumentati i salari. Solo così i dipendenti partecipano
       al plusvalore che producono.
     – L’aumento di produttività non deve condurre ad orari di
       lavoro più lunghi. I collaboratori devono registrare il proprio
       tempo di lavoro in modo da consentire ai propri superiori
       di esercitare la loro funzione di controllo.
     – Gli straordinari vanno compensati il prima possibile.

     Contro il lavoro nel tempo libero:
     – gli obiettivi di prestazione vanno fissati in modo da poterli
       raggiungere durante l’orario di lavoro – senza dover fornire
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  delle pre-prestazioni nel tempo libero.
– Nelle loro linee guide di governance, le aziende devono
  professare apertamente che i propri dipendenti debbano
  separare il lavoro dal tempo libero. Le domande riguardo
  ad eccezioni a queste linee guida vanno trattate obbligato-
  riamente insieme ai rappresentanti del personale.

Contro la disponibilità permanente:
– vanno introdotte delle barriere tecniche in modo da reca-
  pitare ai dipendenti le email di lavoro soltanto durante
  il regolare orario di lavoro.
– l’orario di lavoro basato sulla fiducia non deve portare a
  mettere in discussione la registrazione dell’orario. Va verifi-
  cata l’efficacia delle odierne regolamentazioni sull’orario
  di lavoro inserite nei contratti collettivi di lavoro.

Contro la tensione psichica:
– ci vuole un ombudsman per le tensioni psichiche, diretto
  da rappresentanti del personale come persone di fiducia dei
  collaboratori.
– i superiori vanno formati e perfezionati in modo da poter poi
  sensibilizzare i propri collaboratori verso le tensioni psicolo-
  giche e i sintomi di malattie psichiche.
– L’orientamento e l’applicazione della gestione della salute in
  azienda vanno discussi in maniera approfondita e ridefiniti
  con i partner sociali e con le rappresentanze del personale.

Contro il lavoro in caso di malattia:
– si raccomanda di condurre una campagna di sensibilizzazione
  secondo cui chi è malato deve restare a casa – anche soltan-
  to per non diffondere il virus in azienda.
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     Contro la mancanza di organico:
     – La mancanza di personale deve diventare un argomento
       centrale nei colloqui tra i partner sociali, il problema deve
       essere riconosciuto come tale e la pianificazione strategica
       riguardo all’organico va adeguata di conseguenza.
     – Nella maggior parte delle aziende serve più personale per
       poter smaltire la mole di lavoro.
     – Chi se ne va deve essere sistematicamente sostituito e
       vanno garantite le supplenze e i tempi di introduzione per
       i nuovi collaboratori.
     – Dove vengono tagliati dei posti di lavoro, va ridotto il
       volume di lavoro.

     Contro la mancanza di perfezionamento:
     – le aziende devono garantire la formazione e l’aggiornamento.
       Dalle promesse scritte nei contratti collettivi di lavoro va intro-
       dotto un diritto individuale alla formazione e al perfezionamento.
     – I dipendenti dovrebbero avere a disposizione un conto
       risparmio formazione. Se il credito annuale non viene consu-
       mato, esso viene trasferito all’anno successivo.
     – La formazione e il perfezionamento hanno bisogno di tempo
       e calma, che ci possono essere soltanto se si considera la
       mancanza di organico.

     È nell’interesse delle aziende – soprattutto del HRM – come anche
     nell’interesse dei dipendenti e del loro sindacato applicare queste
     misure il prima possibile. In questo senso si tratta di provvedi-
     menti win-win.
15

          Stress lavorativo

La tesi:
Molta responsabilità,
poca voce in capitolo
          Studi generici evidenziano che il carico lavorativo per un di­
          pendente raggiunge il suo picco massimo quando la prestazione
          richiesta è grande e la voce che lui ha in capitolo è piccola.
          Queste sono conseguenze dei nuovi strumenti di gestione del
          personale come «Dialogo Performance» o «Empowerment».
          Strumenti del genere, pensati per aumentare l’efficienza, sca­
          ri­cano la responsabilità operativa sui singoli dipendenti, senza
          che questi ultimi possano partecipare alla determinazione della
          strategia o degli obiettivi. Da questo si deduce la tesi secondo
          cui i collaboratori vengono sottoposti ad uno stress temporale
          maggiore sentendosi sotto pressione dal lavoro.
16

I risultati:
La maggioranza si sente stressata
e sotto pressione – davanti ad uno
scarso coinvolgimento

                Solo se il dipendente condivide
                l’orientamento aziendale esso
                darà il suo massimo impegno e
                non cadrà nella frustrazione.

          Hansruedi Schläppi,
          ICT Service Manager, Swisscom
17

Domanda 01               Su una scala da 0 % (per nulla stressato) a 100 %
                         (totalmente stressato) – dove si colloca attualmente?

     25 %

     20 %

     15 %

     10 %

     5%

     0%
            0 – 10   11 – 20   21 – 30 31 –40 41 – 50 51 – 60 61 – 70 71 – 80 81 – 90 91 –100

Il 70 percento degli intervistati si sente stressato dal lavoro in una misura che va oltre
la media, molti tra essi addirittura in maniera forte, dando una valutazione tra l’80 e
il 100 percento sulla scala. Con ciò viene evidenziato che i datori di lavoro non sono in
grado di proteggere i collaboratori dallo stress.
Sulla base di questo chiaro risultato e di altre singole affermazioni si impongono altre
tesi che dovrebbero essere approfondite in questa ricerca. Infatti si presuppone che lo
stress venga causato o quantomeno intensificato da ripetute ristrutturazioni, dalla
mancanza di personale, dal grande carico di lavoro, da nuovi compiti per collabo­ra­tori
singoli, da processi poco chiari e da un’insufficiente formazione e perfezionamento.
18

Domanda 02              Se riguarda l’anno 2013: quante volte si è sentito sotto pressione
                        dal tempo nel lavoro?

                                  non so 1.3 %
                                 mai 0.8 %          7.1 %   sempre
                    raramente 3.0 %

       piuttosto
       raramente 16.8 %

                                                                       31.8 %   molto spesso

     piuttosto spesso 39.1 %

Il 78 percento degli intervistati dichiara che nel 2013 ha sofferto piuttosto spesso, molto
spesso o sempre della mancanza di tempo. E siccome ne sono colpiti così tanti collabo-
ratori, le cause devono essere molteplici. Si parla della fissazione di obiettivi irrealistici,
della mancanza di organico, di una sempre maggiore complessità lavorativa, di superiori
con un’insufficiente competenza specifica e sociale, della burocrazia interna o di processi
poco chiari. È anche possibile che singoli dipendenti si fissino da soli traguardi troppo
alti – autostressandosi.
19

Domanda 03             Nel 2013 ha avuto potere decisionale sul Suo lavoro – per esempio
                       sul volume, sul contenuto o sull’organizzazione dei compiti?

                              non so 5.2 %    4.5 %   sempre
                         mai 5.8 %
                                                           14.4 %   molto spesso

      raramente 12.4 %

          piuttosto                                             27.1 % piuttosto   spesso
          raramente 30.6 %

Il 46 percento degli intervistati nel 2013 ha potuto dire la sua piuttosto spesso, molto
spesso o sempre in che modo volesse svolgere il proprio lavoro. Dall’altra parte il 49
degli intervistati dichiara anche che non ha mai, quasi mai o raramente potuto esercitare
influenza su come andava eseguito il lavoro.
Per la metà dei collaboratori dunque le possibilità di partecipazione al lavoro sono
troppo scarse. Essi per una gran parte non si sentono autonomi nelle proprie mansioni –
nonostante i principi aziendali lo prevederebbero. Questo controllo dall’alto insieme
ad un’alta responsabilità operativa aumenta la sofferenza e la sensazione di stress in
molti ambiti del settore.
20

Raccomandazioni:
Serve un tempo di riposo più lungo,
più partecipazione – e più sensibilità

           In base ai chiarissimi risultati sull’argomento dello stress
           lavorativo s’impongono diversi provvedimenti per contrastarlo:
           – I diritti di partecipazione dei rappresentanti del personale nei
             processi lavorativi (volume, contenuti, organizzazione)
             vanno inseriti esplicitamente nei contratti collettivi di lavoro.
           – I contratti collettivi di lavoro devono riservare ai dipendenti
             un maggior tempo di riposo – sotto forma di giorni di ferie
             supplementari, congedi sabbatici, giorni di congedo retribuiti,
             accorciamento dell’orario di lavoro o riduzione del tempo
             massimo settimanale di lavoro.
           – Serve un dialogo sistematico tra i livelli dell’organizzazione
             e le catene del valore aggiunto aziendale per ridimensionare i
             fattori di stress.
           – in occasione degli incontri tra i partner sociali nelle aziende,
             i rappresentanti del personale e i sindacati devono insi­-
             stere affinché vengano ridotti fattori di stress e di mancanza
             di tempo.
           – A tutti i dipendenti vanno offerti dei corsi su come gestire
             lo stress – al fine di proteggersi sia dalle pretese proprie sia da
             quelle esterne.
           – Le cause dello stress vanno tematizzate sistematicamente nei
             colloqui con i collaboratori e i superiori vanno incaricati di
             contribuire a ridurre lo stress e la pressione dovuta alla man-
             canza di tempo.
21

      Si dice che una certa misura
      di stress sia salutare.
      Ma da noi questa misura
      è stata oltrepassata.

Martin Pfulg,
Technical Specialist, Swisscom Broadcast
23

          Intensificazione del lavoro

La tesi:
Dare sempre di più nello
stesso lasso di tempo
          Le aziende fanno quasi di tutto per aumentare la produttività
          lavorativa in modo da aumentare i profitti e accontentare i
          propri azionisti. Per raggiungere questo obiettivo, esse puntano
          su misure di razionalizzazione, sull’impiego di nuove tecnologie,
          su una permanente ottimizzazione dei processi di lavoro pre­
          tendendo sempre di più dai propri dipendenti. Per raggiungere
          gli obiettivi, questi ultimi devono produrre sempre di più in
          un tempo sempre minore. Al fine di aumentare la produttività,
          il lavoro viene intensificato e accelerato sempre di più.
24

I risultati:
L’ingranaggio gira sempre più veloce

                Come dice il proverbio?
                «A tirare troppo la corda
                si spezza.»

          Chih hou Liu,
          Professional Scrum Developer, local.ch
25

Domanda 04             Quanto lavoro ha prestato nel 2013 in confronto agli
                       anni precedenti?

                             non so 4.4 %
      notevolmente di meno 1.4 %
         un po‘ di meno 3.4 %

       uguale 17.1 %

                                                                     42.9 %   notevolmente
                                                                              di più

           un po‘ di più 30.7 %

La ricerca conferma la tesi: tre quarti degli intervistati nel 2013 hanno prestato più la-
voro all’ora che negli anni precedenti – e molti tra essi addirittura hanno detto di averne
prestato notevolmente di più. Un altro 17 percento degli intervistati ha fornito lo stesso
volume di lavoro che negli anni passati, e solo un 5 percento ha prestato meno lavoro.
Le risposte rivelano che la produttività lavorativa sta aumentando sensibilimente nelle
aziende analizzate. Si presume che non siano solo i miglioramenti strutturali che
contribuiscono a far produrre ai lavoratori sempre di più nello stesso lasso di tempo, ma
che l’intensificazione del lavoro pretenda sempre di più dai collaboratori sotto la
massimizzazione dell’orario di lavoro basato sulla fiducia. I dipendenti lavorano sempre
di più nel loro tempo libero o quantomeno devono prepararsi mentalmente ai compiti
in arrivo per essere più produttivi durante l’orario ufficiale di lavoro. Tutto questo per
raggiungere gli alti obiettivi.
26

Raccomandazioni:
Più riposo, ma anche più stipendio

          – gli stipendi devono aumentare. Solo così i lavoratori
            partecipano al valore aggiunto che producono.
          – il tempo di riposo va prolungato, attraverso giorni di ferie
            in più, eventuali congedi sabbatici, orari più corti di
            lavoro o rispettivamente attraverso l’imposizione di un
            orario massimo settimanale di lavoro.
          – l’aumento di produttività non deve condurre a orari di
            lavoro più lunghi. I collaboratori devono registrare il loro
            orario al fine che i superiori possano esercitare la loro
            funzione di controllo.
          – le ore straordinarie vanno compensate il prima possibile.
          – gli obiettivi di prestazione vanno fissati in modo da poter
            essere raggiunti nell’orario di lavoro – e non solo mediante
            pre-prestazioni nel tempo libero.
27

      Qui un po‘di percentuale di lavoro
      in meno, là un paio di mansioni
      in più: tutto questo si somma nel
      carico lavorativo quotidiano.

Peter Siegrist,
Teamleader Service Center HFC, upc cablecom
29

            Disponibilità permanente

La tesi:
Il lavoratore flessibile è
sempre sul chi va là
            I modelli che prevedono un orario di lavoro flessibile rendono
            obsoleti i vecchi modelli tradizionali di orario di lavoro. La
            classica giornata delle 8 ore ormai appartiene al passato. L’orario
            di lavoro viene personalizzato. Per poter far fronte alla mole
            sempre maggiore di lavoro, i collaboratori forniscono prestazioni
            sempre maggiori di quelle concordate nel contratto. Nell’ambito
            del cosiddetto «orario di lavoro basato sulla fiducia» i dipen-
            denti devono adeguare il proprio orario di lavoro individuale alle
            esigenze dell’azienda e alle richieste altalenanti del mercato.
            Questo conduce ad una quasi continua reperibilità per l’azienda o
            per i clienti.
30

I risultati:
La maggior parte dei collaboratori
sono reperibili «volontariamente»
nel tempo libero

                Ci vuole parecchia autodisciplina
                per evitare che l’ultimo sguardo
                la sera e la prima occhiata la
                mattina non finisca sul display
                dello smartphone.

          Jessica Jacomino,
          Knowledge Specialist, upc cablecom
31

Domanda 05              Quanto spesso nel 2013 Le è stato chiesto di essere reperibile al
                        di fuori del Suo monte ore normale di lavoro per mail, telefono
                        o sms (escluso il servizio di picchetto)?

                                non so 3.1 %     5.8 %   sempre

                                                                  10.3 %   molto spesso
                  mai 21.0 %

                                                                            15.0 % piuttosto
                                                                                  spesso

       raramente 18.8 %

                                                            25.9 % piuttosto     raramente

Al 31 percento degli intervistati nel 2013 è stato chiesto piuttosto frequentemente,
molto spesso o sempre di essere reperibili al di fuori del normale orario di lavoro. Al 45
percento dei collaboratori questo è stato chiesto raramente o molto raramente, al 21
percento mai.
I risultati dimostrano che è da un po’ che l’invasione esplicita del mondo del lavoro nel
tempo libero non costituisce più un tabù, anzi, per un numero crescente di dipen­-
denti questo fatto ormai fa parte della normalità. Se quasi un terzo dei dipendenti deve
essere reperibile durante il proprio tempo libero, allora crescono anche la pressione
e le aspettative verso il resto dei lavoratori. Il che si rivela parecchio oneroso soprattutto
per i dipendenti con figli.
32

Domanda 06               Quanto spesso nel 2013 ha risposto a mail, sms o telefon­ate
                         di lavoro nel tempo libero anche quando questo non Le
                         veniva richiesto?

                                  non so 2.2 %       6.7 %   sempre
                          mai 10.7 %

                                                                       18.2 %   molto spesso

     raramente 15.9 %

              piuttosto                                               22.1 % piuttosto   spesso
              raramente 24.1 %

Il 47 percento degli intervistati nel 2013 ha risposto piuttosto spesso, molto spesso o sempre
a richieste di lavoro al di fuori del proprio orario di lavoro, anche quando questo non gli
veniva chiesto esplicitamente. Rimane incerto fino a che punto qui sia influente la pressione
di gruppo.
Il dato di fatto è che quasi la metà dei lavoratori si mette volontariamente a disposizione dell’a-
zienda durante il proprio tempo libero, il che fa concludere che siamo di fronte ad un continuo
sconfinamento del lavoro – oggetto di questa ricerca. Molti dipendenti non rispettano più l’ora-
rio di lavoro concordato, perché non lo percepiscono come tale. Dal momento che la flessibilizza­
zione del tempo va di pari passo con l’aumento dei carichi di lavoro, è anche chiaro che implica
sempre maggiori richieste di prestazioni. La flessibilità in sé potrebbe essere nell’interesse sia
del datore di lavoro che del lavoratore. In pratica però essa è soprattutto a carico del dipendente.
33

Domanda 07                  Come hanno reagito i Suoi superiori quando nel 2013 ha risposto
                            a richieste di lavoro al di fuori del Suo normale monte ore?

                    Non so 20.7 %                              20.7 %   È stato apprezzato.

       Altre reazioni.
                    9.4 %

      Mi è stato detto di
      non farlo per
      riprendermi meglio
      dal lavoro.   5.8 %

                                                                  41.5 % Non c’è stata nessuna
                            1.9 %
                                                                         reazione, ma penso che
    Non c’è stata nessuna reazione,
    ma penso che venga percepito                                         venga percepito
    come negativo.                                                         come positivo.

Un buon 20 percento dei dipendenti riceve dai propri superiori precisi riscontri sul fatto
che la reperibilità al di fuori del normale orario di lavoro venga apprezzata. Un altro
42 percento ha l’impressione soggettiva che i propri preposti apprezzino la sua reperibi-
lità al di fuori dell’orario di lavoro. Dunque un 62 percento di dipendenti si sente
rafforzato in maniera esplicita o implicita ad essere reperibile per il lavoro durante il
proprio tempo libero.
Il risultato appare chiaro e lampante anche in relazione alla presunta reperibilità
«volontaria» (vedi domanda 06): la cultura dell’ambizione delle aziende di telecomuni-
cazione induce i collaboratori a voler essere reperibili durante il tempo libero, anche
se questo non viene loro chiesto in maniera esplicita. Perché soltanto così sono in
grado di soddisfare le aspettative e di raggiungere gli obiettivi di produttività richiesti.
34

Raccomandazioni:
Servono delle barriere tecniche per le e-mail
e bisogna sostenere una posizione chiara

           Ora bisogna smantellare le aspettative sia esplicite che implicite
           riguardo alla reperibilità dei dipendenti, al fine di contrastare
           così l’alta sensazione di stress e la continua mancanza di tempo.
           S’impongono le seguenti misure:
           – Le aziende dovrebbero dichiararsi apertamente a favore di una
             separazione netta tra lavoro e tempo libero per i collaboratori.
           – Le richieste riguardo ad eccezioni da queste linee guida vanno
             obbligatoriamente discusse con i rappresentanti del perso­
             nale. Infatti i singoli dipendenti spesso non ce la fanno a
             negare la reperibilità a causa della pressione collettiva.
           – Vanno introdotte delle barriere tecniche affinché le mail di
             lavoro possano essere consegnate ai dipendenti soltanto
             negli orari normali di lavoro.
           – I dipendenti non autorizzati a prestare lavoro notturno o
             domenicale non devono avere accesso all’intranet o al server
             delle mail durante la notte e la domenica.
           – L’orario di lavoro basato sulla fiducia non deve portare ad
             una messa in discussione della registrazione dell’orario.
             Va verificata l’efficacia delle odierne regolamentazioni sull’ora-
             rio di lavoro contenute nei contratti collettivi di lavoro.
35

      È grande la tentazione di evadere
      le mail durante il tempo libero,
      per poi poter partire subito
      in quarta una volta raggiunto il
      posto di lavoro.

Cornelia Ziehler,
Specialist Business Customers, Sunrise
37

           Lavoro nel tempo libero

La tesi:
Il lavoro s’infiltra in
tutti gli ambiti della vita
           Le forme flessibili di orario di lavoro e le nuove tecnologie di
           telecomunicazione fanno sì che i lavoratori possano essere attivi
           per l’azienda anche al di fuori degli ambienti lavorativi. Il lavoro
           sconfinato invade anche gli ambiti privati della vita. Con ciò
           viene limitata la sovranità temporale dei collaboratori e delle
           loro famiglie. Nel dubbio, le esigenze personali e familiari
           soccombono a quelle aziendali.
38

I risultati:
Molti sono disposti a sacrificare
il proprio tempo libero
39

Domanda 08              Quante volte nel 2013 ha sacrificato una parte del Suo tempo
                        libero per il lavoro?

                               non so 2.4 %   0.8 %   sempre
                        mai 11.0 %                        10.6 %   molto spesso

    raramente 19.2 %                                                    24.8 % piuttosto
                                                                              spesso

    piuttosto raramente 31.2 %

Il 36 percento degli intervistati nel 2013 ha sacrificato piuttosto spesso o molto
spesso il tempo libero per il lavoro. La parola «sacrificio» è un termine piuttosto forte.
Infatti molti che nel tempo libero rispondono «volontariamente» a delle richieste di
lavoro non lo ritengono un vero e proprio sacrificio (vedi domanda 06).
Dunque anche da questa prospettiva viene confermato che la disponibilità a rispondere
a delle richieste di lavoro nel tempo libero viene considerata del tutto normale. Da questo
si deduce che i dipendenti a volte non sono proprio consapevoli dello sconfinamento
del lavoro, perché lo ritengono già normale. Per questo si deve anche presumere che il
rispondere a questioni di lavoro durante il tempo libero spesso non viene registrato come
orario di lavoro da parte dei lavoratori. Dunque il modello dell’orario di lavoro basato
sulla fiducia tendenzialmente svantaggia i dipendenti – e favorisce le aziende.
40

Raccomandazioni:
L’orario di lavoro basato
sulla fiducia va controllato
           – Le aziende devono emettere delle direttive nei confronti
             dei superiori affinché essi impongano una chiara separazione
             tra lavoro e tempo libero ai propri sottoposti.
           – Se le imprese vogliono continuare a mantenere l’orario di la-
             voro basato sulla fiducia, devono garantire che questo modello
             non sia a scapito dei dipendenti.
           – Ai nuovi collaboratori va fatto presente già alla loro introdu-
             zione che non è gradito che essi lavorino nel tempo libero, ma
             che il tempo libero è fatto per riposarsi.
41

      Nel dubbio, le esigenze
      aziendali urgenti hanno la
      priorità su quelle private.

Dolkar Hofmann,
Responsabile Service Desk INI, Swisscom
43

           Tensione psicologica

La tesi:
Risulta difficile «staccare la
spina» nel tempo libero
           L’intensificazione dal lavoro e il dover adempiere mansioni di
           lavoro nel tempo libero conducono ad una disponibilità perma-
           nente dei dipendenti. Così questi ultimi non possono più distrarsi
           mentalmente dal lavoro, e non riescono più a «staccare la spina»
           nel tempo libero. I problemi di lavoro gravano sulla vita privata.
           Aumenta il pericolo di malattie psichiche come il burnout.
44

I risultati:
Sono in pericolo il rendimento e la salute
45

Domanda 09             Quanto spesso nel 2013 ha pensato al lavoro quando era a casa?

                               non so 1.8 %
                              mai 1.1 %         6.2 %   sempre
                  raramente 8.1 %

    piuttosto                                                     29.8 %   molto spesso
    raramente 17.8 %

        piuttosto spesso 35.3 %

In totale il 71 percento degli intervistati nel 2013 ha pensato piuttosto spesso, molto
spesso o sempre al lavoro durante il tempo libero. Questo è segno dello sconfinamento
del lavoro, ma non per forza deve avere un effetto opprimente sui singoli collaboratori.
Per molti dipendenti il lavoro costituisce una parte così importante della propria vita
che ci pensano volentieri nel tempo libero. Per il benessere tuttavia conta se questo
pensiero viene percepito più come positivo o negativo, più costruttivo o opprimente.
46

Domanda 10               Se pensa al lavoro quando è a casa (vedi domanda 09):
                         quanto spesso ha percepito questi pensieri come opprimenti?

                                 non so 1.0 %   3.0 %   sempre
                             mai 6.3 %
                                                            11.8 %   molto spesso

      raramente 15.4 %

                                                                       30.5 % piuttosto
                                                                             spesso
           piuttosto
           raramente 32.0 %

Quasi il 45 percento di coloro che pensano al lavoro nel tempo libero percepisce questo
pensiero come opprimente piuttosto spesso, molto spesso o sempre. Questo corrisponde
ad una quota del 32 percento di tutti i dipendenti. È così alta la percentuale di persone
che si portano a casa i problemi e la cui vita privata viene più o meno compromessa dai
problemi di lavoro. Tutti questi collaboratori rischiano in maniera più o meno grave di
ammalarsi psichicamente a causa del lavoro.
47

Domanda 11             Quanto spesso nel 2013 ha avuto difficoltà a «staccare la spina»?

                               non so 1.8 %     5.2 %   sempre
                            mai 4.8 %

        raramente 14.3 %                                          18.9 %   molto spesso

         piuttosto
         raramente 25.5 %
                                                                 29.4 % piuttosto
                                                                       spesso

Il 54 percento degli intervistati nel 2013 ha avuto difficoltà a «staccare la spina» dopo
il lavoro: le risposte sono state piuttosto spesso, molto spesso o sempre. Questo significa
che nel loro tempo libero essi vengono assorbiti involontariamente dal lavoro. Anche se
non lo vogliono, essi non riescono a distanziarsi mentalmente dal proprio lavoro.
Con ciò si dimostra che lo stress, la pressione dovuta al poco tempo e l’intensificazione
del lavoro non sono privi di conseguenze, ma che suscitano pensieri opprimenti
riguardo al lavoro anche durante il tempo libero, il che rende più difficile «staccare
la spina» dal lavoro.
48

Raccomandazioni:
È richiesto l’impegno degli
specialisti della salute
          L’esistenza di un’alta tensione psicolgica correlata al lavoro va
          considerata come una problematica anche da parte degli
          uffici del personale. Qui non c’è soltanto in gioco la salute dei
          dipendenti, ma anche la loro capacità produttiva. Di conse-
          guenza appare indiscussa e urgente la necessità di agire.
          – L’argomento della tensione psicologica nel tempo libero
            riguarda la salute dei collaboratori. In questo senso servono
            degli specialisti addetti alla salute (Care Management) che
            insieme alle rappresentanze del personale analizzano meglio
            le ragioni di questo stress elaborando delle misure efficaci
            per rimuovere queste cause.
          – Serve un ombudsman per affrontare le tensioni psicologiche,
            gestito dai rappresentanti del personale in quanto persone di
            fiducia dei dipendenti.
          – I superiori vanno formati e aggiornati in modo da poter
            sensibilizzare i propri sottoposti verso lo stress psichico e
            verso le malattie di origine psicologica.
          – Ai superiori va fatto capire che nella gestione dei limiti del
            lavoro essi fungono da modello – e che essi devono tracciare
            questi confini in maniera tale che possano contribuire a
            mantenere la salute a lungo termine.
49

      Nelle aziende del nostro
      ramo le tensioni psichiche
      costituiscono un grosso
      problema.

Pascal Wicht,
Specialista di telecomunicazioni, cablex
51

          Lavorare in malattia

La tesi:
Quando ammalarsi diventa un lusso

          Aspettative produttive aziendali sempre più alte espongono i
          collaboratori ad una pressione sempre maggiore. Questi si sentono
          indotti a lavorare anche quando sono malati e quando dunque
          dovrebbero restare a casa. Ammalarsi e prendersi dei giorni per
          guarire diventa un vero lusso che quasi non ci si può permettere.
          Questo porta a trascinarsi dietro la malattia che nuoce alla salute
          e che fa aumentare il pericolo di contagio sul posto di lavoro.
52

I risultati:
Meglio sfruttare selvaggiamente il
proprio corpo
53

Domanda 12             Quanto spesso nel 2013 ha lavorato in uno stato di salute precario
                       non idoneo al lavoro?

                                 non so 2.0 %   1.0 %   sempre
                                                          6.9 %   molto spesso
                    mai 19.4 %
                                                                      15.6 % piuttosto   spesso

        raramente 25.2 %
                                                                   29.9 % piuttosto   raramente

Il 23 percento dei dipendenti nel 2013 ha lavorato piuttosto spesso o molto spesso anche
quando era malato. Questa percentuale risulta ancora più alta se si considera che una
parte dell’organico nel 2013 non si è mai ammalata. Un altro 55 percento dei collabora-
tori ha lavorato piuttosto raramente o molto raramente quando era malato. L’indagine
dimostra che è diventato più o meno normale recarsi al lavoro anche malati. Con ciò
aumenta il pericolo di contagio, il che non può certo essere nell’interesse dell’azienda.
È vero che la maggior parte delle aziende dispone di un sistema di gestione della salute.
Ma nella pratica i cosiddetti «colloqui sulla salute» (Swisscom) non proteggono i col-
laboratori dallo sfruttamento selvaggio del proprio fisico. Chi richiede un colloquio del
genere, dimostra di essere debole – e rischia di essere penalizzato. La paura di perdere
il posto o di ricevere una cattiva valutazione delle proprie prestazioni sembra prevalere
sulla convinzione che un corpo malato ha bisogno di riposo.
54

Raccomandazioni:
Va migliorato il sistema
di gestione della salute

          – L’applicazione della gestione aziendale della salute va discussa
            in maniera approfondita e ridefinita con i partner sociali e
            con i rappresentanti del personale.
          – Si raccomanda di attuare una campagna di sensibilizzazione
            secondo cui chi è malato deve restare a casa – anche soltanto
            per non diffondere il virus in ufficio.
          – Va rielaborata la gestione della salute in aziende. Chi manifesta
            problemi di salute ha diritto alla tutela della personalità
            e di non essere penalizzato a causa della sua «nudità».
          – Quando si assumono e si perfezionano dei preposti in futuro
            bisognerà dare più peso alla loro competenza sociale.
55

       Chi si ammala abbandona i pro­
       pri colleghi. Chi mai vorrebbe
       assumersi questa responsabilità?

Danilo Ravelli,
Elettricista per reti, cablex
57

          Mancanza di organico

La tesi:
La mancanza di personale viene tollerata

          Una volta le aziende erano più attente ad inserire bene un di-
          pendente in una nuova funzione e che la sua sostituzione fosse
          regolata in maniera seria. Ora nel corso delle strategie di
          massimizzazione dei profitti e di intensificazione del lavoro le
          sostituzioni vengono cancellate, i periodi di avviamento accor-
          ciati e le persone che se ne vanno non vengono sostituite affatto
          oppure vengono sostituite con gravi ritardi. Le conseguenze
          di questa mancanza di organico sono molteplici e sono già state
          studiate nell’ambito di quest’inchiesta: sensazione di stress,
          pressione temporale, fretta, sovraccarico permanente, ore stra­
          ordinarie accumulate o lavoro in malattia.
58

I risultati:
Ne è colpita la maggioranza dei reparti

                La si può girare come si vuole.
                Alla fine ci sono troppe poche
                persone per smaltire il troppo
                lavoro.

          Pascal Bassu,
          Process Manager, Swisscom
59

Domanda 13             Quanto spesso nel 2013 ha lavorato oltre l’orario giornaliero di
                       lavoro concordato?

                                non so 2.5 %
                                mai 1.4 %         6.3 %   sempre
                  raramente 6.5 %

                                                                   28.7 %   molto spesso
    piuttosto
    raramente 22.3 %

        piuttosto spesso 32.3 %

Il 67 percento degli intervistati nel 2013 ha lavorato piuttosto spesso, molto spesso o
sempre oltre l’orario giornaliero concordato. Dunque il loro orario di lavoro è calcolato
troppo stretto e si mangia regolarmente il tempo libero. Rimane incerto quanto del
lavoro extra prestato tutti i giorni venga effettivamente registrato o prestato gratuita-
mente al fine di soddisfare aspettative produttive e obiettivi.
Con ciò si dimostra che la disposizione centrale nei contratti collettivi di lavoro, secon-
do cui al giorno vanno lavorate in media 8 ore, non viene rispettata nella maggior parte
dei rapporti di lavoro. Gli orari di lavoro cumulati dei dipendenti non bastano per far
fronte alla mole di lavoro.
60

Domanda 14                      Come giudica le seguenti affermazioni in relazione all’anno
                                lavorativo 2013?

                 Corrisponde perfettamente|corrisponde abbastanza|piuttosto non corrispondente|
                 per niente corrispondente|non so
     Le ore straordinarie e i saldi di orario flessibile sono difficili da a recuperare.

                                  25 %                          32 %                    25 %       10 %    7%

     Se faccio degli straordinari in genere posso recuperarli soltanto nei tre mesi successivi.

                        16 %                            34 %                     26 %             15 %     8%

     Per raggiungere i miei obiettivi devo fare degli straordinari.

                      11 %                          33 %                        30 %                21 % 5 %

     Nel mio lavoro mi sento spesso sotto pressione, se voglio raggiungere i miei obiettivi.

                         16 %                               38 %                        29 %        12 % 5 %

               0  %     10 %     20 %      30 %     40 %     50 %      60 %     70 %      80 %      90 %   100 %

I risultati lo dimostrano: molti intervistati non riescono a recuperare gli straordinari
e i saldi dell’orario flessibile in tempo utile, senza che si accumuli troppo lavoro o
che altri debbano svolgere il proprio lavoro. Spesso i dipendenti possono raggiungere i
propri obiettivi soltanto prestando delle ore straordinarie di lavoro.
Dunque vengono confermate numerose tesi e cognizioni di questa indagine. Ed è
evidente che un numero molto alto di dipendenti non si ritiene in grado di svolgere il
lavoro durante il monte ore concordato. Le alte prescrizioni riguardo agli obiettivi e
alle prestazioni risultano essere irrealistiche nella quotidianità lavorativa e fondamental-
mente irragionevoli. Molti collaboratori non riescono a compensare in tempo utile i
loro straordinari cadendo dunque in una spirale di carico lavorativo. Le aziende di teleco-
municazione infrangono gli accordi sull’orario di lavoro come anche il proprio dovere
di assistenza nei confronti dei loro dipendenti.
61

Domanda 15             Quanto spesso nel 2013 ha avuto l’impressione di essere sotto
                       stress a causa della mancanza di personale?

                           non so 7.8 %           7.5 %   sempre
                        mai 2.0 %
           raramente 5.2 %

                                                                    21.4 %   molto spesso

   piuttosto
   raramente 18.3 %

                                                            37.9 % piuttosto   spesso

Il 67 percento degli intervistati ha l’impressione di essere stato sovraccaricato nel 2013
a causa della mancanza di organico piuttosto spesso, molto spesso o sempre. Solo il
2 percento afferma che non è mai successo. La mancanza di personale è un dato di fatto.
Alla domanda da cosa venga causata questa mancanza di organico, gli intervistati danno
le seguenti risposte (in questo ordine): maggior volume di lavoro, in quanto lo stesso
lavoro deve esere svolto da meno collaboratori; chi se ne va non viene sostituito; i posti
supplementari necessari non sono stati creati; impasse di reclutamento; carico di
lavoro crescente attraverso l’assegnazione di nuovi compiti; sostituzioni o pianificazione
del lavoro insufficienti.
Le risposte dimostrano che le cause della mancanza di personale sono variegate. E che
le misure contro la mancanza di organico vanno pianificate in maniera sistematica e
unitaria. Non serve a niente combattere solo i sintomi.
62

Domanda 16             Ha l’impressione che nel Suo reparto nel 2013 fosse assunto
                       troppo poco personale?

                         non so 11.6 %

          no 32.7 %                                                  55.8 %   sì

Quasi il 56 percento degli intervistati dichiara che nel 2013 nel proprio reparto c’era
troppo poco personale. In questo senso la mancanza di organico non costituisce un
problema sporadico che si presenta davanti ad eventi eccezionali in singoli reparti, ma
un problema sistematico che viene tollerato dalle aziende al fine di tenere la produttività
lavorativa il più alta possibile e per intensificare sempre di più il lavoro.
63

Raccomandazioni:
Serve più forza lavoro

           Il ricorrere ad un numero insufficiente di lavoratori per un carico
           di lavoro eccessivo, a breve termine favorisce gli indicatori finan-
           ziari, ma a lungo termine ne soffre la sostanza delle im­prese che è
           rappresentata dai dipendenti. Sono necessarie le seguenti misure:
           – nella maggior parte delle aziende serve più personale per
             evadere la mole di lavoro.
           – Chi se ne va deve essere sostituito sistematicamente e vanno
             garantite le supplenze.
           – Dove vengono cancellati degli impieghi rispettivamente va
             ridotto anche il volume di lavoro.
           – La mancanza di organico deve diventare un argomento
             centrale nei colloqui tra i partner sociali, il problema varico-
             nosciuto come tale e la pianificazione personale strategica
             adeguata di conseguenza.
           – Va esteso l’obbligo di registrare l’orario di lavoro e i saldi
             degli straordinari vanno limitati, coinvolgendo i rappresen­
             tanti del personale.
           – Le violazioni contro la legge sul lavoro vanno segnalate
             obbligatoriamente al superiore, all’ufficio del personale e ai
             rappresentanti del personale. Soprattutto se queste viola-
             zioni riguardano le regole sull’orario di lavoro.
65

          Mancanza di perfezionamento

La tesi:
La realtà non soddisfa le esigenze

          Le aziende di telecomunicazione esigono dai propri collabora-
          tori che essi si perfezionino costantemente, al fine di essere
          all’altezza delle nuove sfide nel mondo del lavoro. Il che suona
          molto bene a parole ma è poco soddisfacente in realtà.
          I dipen­denti vengono promossi, trasferiti o confrontati con nuove
          tecnologie senza una sufficiente formazione o un sufficiente
          aggiornamento. L’offerta di perfezionamento per i dipendenti non
          basta. Inoltre le altissime esigenze di aggiornamento contra­
          stano con la dilagante mancanza di personale.
66

I risultati:
È più facile esigere che incentivare
il perfezionamento

                 Il perfezionamento è efficace
                 soltanto se supera la prova
                 pratica. Altrimenti è inutile.

           Sébastien Bourquin,
           ICT Trainer, Swisscom
67

Domanda 17             Quante volte nell’anno 2013 ha dovuto assumere una nuova
                       funzione o un nuovo lavoro senza disporre delle sufficienti
                       conoscenze tecniche?

                                non so 3.7 %   1.4 %   sempre
                                                         7.5 %   molto spesso
                   mai 15.0 %

                                                                         21.2 % piuttosto
                                                                                spesso

    raramente 18.6 %

                                                                 32.5 % piuttosto   raramente

Il 30 percento degli intervistati nel 2013 ha dovuto piuttosto spesso, molto spesso
o sempre assumere una nuova funzione o un nuovo lavoro senza avere le sufficienti
nozioni tecniche. Inoltre un terzo dei collaboratori non dispone della sufficiente
formazione o del sufficiente perfezionamento per soddisfare le esigenze richieste.
Una simile lacuna di qualifica può condurre a far sentire oberati questi lavoratori.
68

Domanda 18             Nel 2013 ha frequentato almeno un aggiornamento professionale?

                                non so 2.6 %

         no 47.8 %                                                     49.7 %   sì

Solo poco più della metà dei dipendenti ha potuto frequentare almeno un aggiornamento
professionale nel 2013. Questa percentuale è inferiore a quella che la Swisscom
ha dichiarato di voler raggiungere in occasione delle trattative per il contratto collettivo
di lavoro 2013. Questa aliquota urta anche contro l’offensiva di perfezionamento tanto
proclamata nel ramo.
69

Domanda 19                Come giudica il numero di aggiornamenti professionali
                          frequentati nel 2013?

                        non so 17.9 %

  troppo alto
  (ne servirebbero di meno)                                       39.1 %   troppo basso
                      1,2 %                                                (ne servirebbero
                                                                           di più)

         sufficiente 41.8 %

Per il 42 percento dei dipendenti la quantità di formazione e aggiornamento è stata
sufficiente, per il 39 percento troppo bassa. Con questo viene dimostrato che le strategie
di perfezionamento nelle aziende sono inconsistenti. L’aggiornamento continuo viene
propagato e implementato negli obiettivi ma non reso possibile sufficientemente.
Un sorprendente 18 percento degli intervistati non ha un’opinione a riguardo, una per-
centuale molto più alta che nelle altre domande. Questa indifferenza lascia presumere
che l’argomento del perfezionamento sia contraddittorio per i dipendenti. I commenti
sulle schede forse ne spiegano il motivo. Gli aggiornamenti sono graditi ma considerati
un impegno supplementare a causa dell’alto carico lavorativo.
Di conseguenza prima di poter mettere in pratica l’aggiornamento continuo andrebbe
eliminata la mancanza di organico.
70

Domanda 20             Quanto Le sono serviti gli aggiornamenti per il Suo lavoro?

                                                  6.7 %   moltissimo

                                                                  16.3 % molto
           non so 30.8 %

       pochissimo 4.0 %

               poco 4.4 %                                        24.3 % abbastanza

             piuttosto poco 13.5 %

Solo una scarsa metà dei dipendenti riconosce l’utilità degli aggiornamenti assolti per il
proprio lavoro. Da notare nuovamente che il 28 percento non esprime nessuna opinione
a riguardo. Probabilmente per il fatto che l’utilità è stata neutralizzata dal danno:
montagne di lavoro accumulate al rientro dopo il perfezionamento. L’utilità piuttosto
scarsa del perfezionamento indica che le strategie di formazione e di aggiornamento
non coprono a sufficienza le esigenze di perfezionamento dei collaboratori facendo
utilizzare in maniera poco efficiente le risorse di perfezionamento.
71

Raccomandazioni:
Creare spazio per l’aggiornamento

          – Le aziende devono garantire la formazione e il perfezio-
            namento. Dalle relative promesse nei contratti collettivi di
            lavoro va dedotto un diritto individuale ad essi.
          – i dipendenti devono ricevere un conto risparmio formazione a
            libera disposizione. Se il credito annuale non viene consumato
            viene trasferito all’anno successivo.
          – Le rappresentanze del personale devono essere coinvolte
            nell’elaborazione e nell’applicazione di strategie formative
            e di aggiornamento, al fine di individualizzarle meglio sulle
            esigenze dei lavoratori.
          – Le aziende devono tener conto delle esigenze di formazione e
            di perfezionamento nei profili professionali e nelle stato del
            personale. La formazione e il perfezionamento hanno bisogno
            di calma e di tempo, due fattori che non ci possono essere se
            non si combatte la mancanza di organico.
          – Se i collaboratori assumono nuove funzioni, ove possibile
            vanno qualificati prima e le job description adeguate di conse-
            guenza. Va concesso anche il diritto ad un periodo di intro­
            duzione al nuovo lavoro.
Impressum

        Editore   Sindacato syndicom, settore Telecom / IT
                  Monbijoustrasse 33, 3011 Berna
     Sondaggio    onlineumfragen.com GmbH, Alpnach (presso Lucerna)
 Testo & Layout   komform GmbH, Liebefeld
                  www.komform.ch
     Immagini     Fotolia (immagini simbolo), Jens Friedrich (Ritratti)
       Stampa     gdz AG, Zürich
      Tiratura    1 000 copie

                  Berna, febbraio / maggio 2015
Questo è syndicom!
                     syndicom è la forza sindacale che fa la differenza nel ramo ICT.
                     Il sindacato s’impegna anche a favore di un’economia che sia al
                     servizio dei bisogni degli esseri umani. Negozia contratti collettivi
                     di lavoro, lavora a stretto contatto con i rappresentanti del
                     personale e influisce sulla legislazione al fine di ottenere migliori
                     condizioni di lavoro e una maggiore tutela per i propri iscritti.

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                       di lavoro, le assicurazioni sociali, i contratti collettivi di lavoro,
                       il diritto contrattuale, la partecipazione e l’uguaglianza.
                     – Formazione e perfezionamento: partecipazione gratuita a corsi
                       nell’ambito dell’aggiornamento sindacale e professionale presso
                       «Movendo». Sostegno finanziario di formazioni e perfezionamenti
                       professionali.
                     – Interessanti agevolazioni e sconti per i membri syndicom presso la
                       Protezione giuridica Coop (MULTI), assegni Reka, assicurazione
                       La Mobiliare, cassa malati CPT, banca Coop, distributori di benzina
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                     syndicom – il sindacato della
                     tua divisione: aderisci ora!
                     www.syndicom.ch

Un’inchiesta del
sindacato syndicom
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