Programma Pluriennale 2013 2017 - Camera di Commercio di Varese
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Sommario Presentazione .......................................................................................... 5 Contesto socio economico ..................................................................... 9 Cittadini: un territorio densamente popolato ...................................... 9 Lavoratori: emergenza occupazione .................................................. 10 Imprese: ritratto di provincia ................................................................ 11 Governance: il guanto della sfida ....................................................... 12 Tenore di vita: quando ricchezza non fa rima con benessere ............ 13 Crisi: quando il cambiamento diventa una scelta obbligata .............. 14 Contesto istituzionale .............................................................................. 17 Principi ispiratori ....................................................................................... 19 Sostenibilità ......................................................................................... 19 Sussidiarietà........................................................................................ 20 Aggregazione ..................................................................................... 20 Razionalizzazione ............................................................................... 21 Addizionalità ....................................................................................... 22 Trasparenza ........................................................................................ 22 Valutazione .......................................................................................... 23 Meta-obiettivo INTERNAZIONALIZZAZIONE Sulle strade del mondo per guadagnarsi competitività ........................... 25 Meta-obiettivo INNOVAZIONE In simbiosi tra vecchio e nuovo: innovare è possibile ............................. 31 Meta-obiettivo OCCUPAZIONE Riaprire le porte del futuro con la chiave delle competenze .................... 37 Meta-obiettivo SEMPLIFICAZIONE Chiarezza, trasparenza e semplicità: tre leve per lo sviluppo .................. 41 Linee di intervento e focus ....................................................................... 45 Competitività delle imprese................................................................. 47 Competitività dei mercati .................................................................... 53 Competitività del territorio .................................................................... 57 Progetto speciale: 5 strade per conquistare Expo 2015.......................... 63 Piano strategico degli investimenti........................................................... 69 Sede camerale ................................................................................... 69 Centro Congressi Ville Ponti ................................................................ 70 Centro Espositivo Polifunzionale MalpensaFiere ................................. 71 Quadro economico finanziario di riferimento ........................................... 73 3
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Presentazione “ „ I pescatori sanno che il mare è pericoloso e le tempeste terribili, ma non hanno mai considerato quei pericoli ragioni sufficienti per rimanere a terra Vincent Van Gogh Il Programma pluriennale della Camera di Commercio rappresenta il documento di indirizzo politico attraverso il quale gli amministratori camerali stabiliscono, per il periodo del loro mandato, le priorità di intervento, ovvero gli ambiti sui quali si intende focalizzare l’azione politica dell’Ente e gli obiettivi strategici; definiscono, inoltre, l’ordine di grandezza necessario alla loro attuazione, determinato sulla base della valutazione della capacità economico-patrimoniale e della capacità finanziaria dell’Ente. La crisi economica impone Il Programma pluriennale rappresenta pertanto il quadro di riferimento cui s’ispirerà l’intero processo di programmazione, attualizzato annualmente grandi cambiamenti e azioni attraverso la relazione previsionale programmatica, che è il documento immediate d’indirizzo strategico di ogni esercizio, il preventivo economico, che traduce gli obiettivi programmatici in attività e progetti, per arrivare infine al budget direzionale, che attribuisce a ciascun dirigente risorse, oneri e investimenti per il raggiungimento degli obiettivi d’area. La stesura di questo documento pluriennale, relativo al mandato 2013-2017, parte da una riflessione di fondo: viviamo un periodo di grandi cambiamenti in grado ormai di sconvolgere i tradizionali punti di riferimento nel giro di poco tempo. La turbolenza e la rapidità degli eventi oggi impongono, più che mai, di essere seri e responsabili in merito alle scelte e alle direzioni da intraprendere. Non c’è tempo per stare a guardare, occorre con coscienza preoccuparsi del futuro. La crisi economica che, a doppia ripresa (2008-2009 e 2011-2012), ha messo a dura prova non solo il Sistema Varese, ma l’economia di tutto il mondo, lascia in eredità sia la necessità di una nuova chiave di lettura del paradigma di sviluppo del territorio, sia le indicazioni sulle priorità d’intervento. Come dice la ricerca “Varese 2020” promossa da Camera di Commercio, Provincia di Varese insieme al Tavolo di concertazione provinciale, in assenza d’interventi la traiettoria di crescita del nostro 5
Programma Pluriennale 2013-2017 sistema economico, nel prossimo decennio, ridurrà nella migliore delle ipotesi - allo stesso livello di 5 anni fa. Per modificare in senso positivo le traiettorie di sviluppo, occorre quindi agire con urgenza all’interno di quattro grande direttrici: innovazione, internazionalizzazione, occupazione e semplificazione. Quattro le grandi direttrici, Proprio partendo da questa indicazione, si è dato corso a un processo di ampio i meta-obiettivi per lo e partecipato coinvolgimento delle rappresentanze economiche e sociali che sviluppo sono all’interno del Consiglio della Camera di Commercio istituendo dei Tavoli di lavoro, ciascuno chiamato ad approfondire i temi-chiave dello sviluppo. Un processo democratico di confronto e condivisione che ha posto le basi per l’elaborazione di questo Programma pluriennale. Sul versante degli interventi economici, il documento parte dall’individuazione di quattro grandi meta-obiettivi, relativi a: 1. Innovazione 2. Internazionalizzazione 3. Occupazione 4. Semplificazione Questi meta-obiettivi definiscono le linee-guida verso cui dovrà ispirarsi tutta l’attività dell’Ente. Per ciascuno di questi grandi ambiti vengono pertanto espressi gli obiettivi strategici, la vision e la mission dell’Ente. Tre linee di intervento Le singole linee d’intervento sono, poi, articolate secondo tre grandi categorie in relazione alla loro finalità d’incidere positivamente su: • Competitività delle imprese • Competitività dei mercati • Competitività del territorio Un rilievo particolare nel corso del quinquennio assumerà l’attenzione verso il grande evento di Expo 2015, rispetto al quale la Camera di Commercio si pone nel duplice ruolo sia di cabina di regia e di coordinamento delle varie iniziative che si attiveranno a livello locale, sia di soggetto promotore delle relazioni internazionali favorendo gli insediamenti sul nostro territorio delle delegazioni straniere. Un ulteriore ambito strategico rilevante per l’Ente varesino, e che pertanto ha una propria evidenza nei documenti di programmazione, riguarda il piano degli investimenti. La Camera di Commercio dispone infatti di un importante patrimonio immobiliare: la sua rilevanza rende necessaria sia una gestione sempre più attenta, sia l’adozione di scelte strategiche in una logica di razionalizzazione delle risorse e di contenimento delle spese. In questo 6
contesto la Camera di Commercio sarà chiamata a importanti decisioni rispetto a una possibile dismissione della struttura di MalpensaFiere. E questo comunque avendo cura di ottimizzarne l’utilizzo anche in funzione delle azioni che l’Ente vorrà attivare in relazione ad Expo 2015. Nel presentare questo Programma pluriennale, si ribadisce con forza che, anche nel prossimo quinquennio, la Camera di Commercio continuerà ad ispirarsi nel proprio agire a un sistema di idee e di valori condiviso e nella costante attenzione verso l’integrazione con il mondo associativo e istituzionale del territorio e del Sistema Camerale nel suo complesso. Il Presidente Renato Scapolan 7
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Contesto socio economico La provincia di Varese, una delle più piccole d’Italia per estensione territoriale, occupa una superficie di circa 1.199 Kmq, pari solamente allo 0,4% del territorio nazionale e al 5,02% di quello regionale. Posta all’estremo nord d’Italia, divisa in 141 comuni, la provincia di Varese confina nella parte meridionale con l’importante metropoli di Milano e nella parte settentrionale con la Svizzera. Grazie alla sua posizione geografica, centrale e strategicamente rilevante sia per i traffici nazionali che internazionali, ha manifestato uno sviluppo economico che l’ha portata ad essere una tra le zone più industrializzate d’Italia. Cittadini: un territorio densamente popolato In base ai dati definitivi del 15° Censimento della Popolazione, gli abitanti Sono ben 727 gli abitanti residenti in provincia di Varese ammontano a 871.886 unità (422.752 per Kmq uomini e 449.134 donne), ovvero il 9% del totale lombardo. La popolazione della provincia appare, se rapportata alla dimensione territoriale, particolarmente considerevole: la densità media arriva, infatti, ai 727 abitanti per chilometro quadrato (contro i 407 della Lombardia e i 197 dell’Italia). La popolazione residente in provincia di Varese si distribuisce per il 23% in comuni con non più di 5mila abitanti, mentre per il 46,4% in quelli compresi tra 5.001 e 20.000 abitanti. Questo significa che 7 residenti su 10 vivono in località al di sotto dei 20mila abitanti. I comuni con il maggior numero di abitanti sono: Varese con 79.793 abitanti, Busto Arsizio con 79.692, Gallarate con 50.456 abitanti e Saronno con 38.598. Rispetto al 2001, quando si contarono 812.477 residenti, l’incremento èGli stranieri residenti in del 7,3%, da attribuire quasi esclusivamente alla componente straniera provincia sono in aumento pari a 66.088 residenti, il 7% di coloro che risiedono in Lombardia, con un’incidenza che è cresciuta da 28,8 a 75,8 abitanti ogni 1000 residenti a Varese censiti. Complessivamente, tra i due Censimenti la popolazione di cittadinanza italiana è cresciuta di 16.713 unità (+2,1%), ma quella straniera di 42.696 (+182,5%). Inoltre, l’apporto della componente straniera alla crescita dei nuovi nati è rilevante e si evidenziano tassi di fecondità decisamente più elevati per le madri straniere (2,28 figli per donna) rispetto a quelle italiane (1,31) e un’età al parto inferiore (28,5 vs.32,4). Tuttavia si evidenzia che, dopo un lungo periodo di diminuzione del numero di figli per 9
Programma Pluriennale 2013-2017 le donne italiane, questo indicatore è tornato a crescere (erano 1,22 nel 2003) mentre continua l’innalzamento dell’età media al parto (era 31,4 nel 2003). Da poco è stato introdotto anche il monitoraggio dell’età media del padre che per Varese nel 2011 era di 35,22, in linea con la media lombarda di 35,29 e leggermente superiore a quella italiana (35,05). La popolazione Il fenomeno dell’invecchiamento caratterizza il periodo 2001-2011: la invecchia: percentuale di popolazione di 65 anni e oltrepassa dal 18,2% (148.023 persone) gli over 65 al 21,3% (185.788) nell’arco del decennio, evidenziando una variazione del sono il 18,2% 25,5% maggiore rispetto a quella della Lombardia, che è del 22,9%. Anche i “grandi vecchi”, ovvero gli ultra 80enni, incrementano il loro peso sul totale della popolazione residente: si passa dal 4,2% del 2001 al 5,9% del 2011. Attualmente toccano quota 51.608 unità. L’allungamento della speranza di vita, i cambiamenti sociali riguardanti famiglie e maternità/paternità, i fenomeni migratori hanno avuto un impatto sulla struttura per età della popolazione. La quota di popolazione fino ai 14 anni di età è leggermente aumentata nel decennio tra i due censimenti passando dal 13,3% al 14% (121.914 nel 2011), anche grazie all’apporto della componente straniera, mentre è decisamente aumentato l’indice di vecchiaia, ovvero il numero di anziani over 65 ogni 100 bambini e ragazzi fino ai 14 anni, passando da 137 a 152 come conseguenza dell’allungamento della speranza di vita che in Lombardia arriva a 80 anni per gli uomini e a 85 per le donne. Lavoratori: emergenza occupazione Il tasso di disoccupazione Nel 2012, in base ai dati Istat sulle forze lavoro, il mercato del lavoro nella provinciale è salito all’8,5% provincia di Varese è composto da circa 383mila occupati e il totale delle forze lavoro raggiunge quota 418mila. La composizione dell’occupazione per settori di attività economica mette in luce, a livello provinciale, l’importante ruolo del settore industriale che, pur avendo subito negli anni un forte ridimensionamento legato alla crisi economica, oltre che a processi di terziarizzazione dell’economia (dal 54% degli occupati nel 2002 al 59,6% nel 2012), presenta una concentrazione di occupati del 32,1%, valore superiore alla media regionale (26,5%) e alla media nazionale (20,1%). L’analisi dei principali indicatori del mercato del lavoro dipinge una provincia abbastanza integrata, sotto il profilo occupazionale, nel contesto regionale di appartenenza, con risultati decisamente migliori rispetto al dato Italia. Il tasso di occupazione della provincia per la fascia 15-64 anni (65,6%) è superiore a quello regionale (64,7%). Tuttavia, la provincia di Varese è stata coinvolta in maniera significativa dalla recessione mondiale del 2008-2009 e da quella tutt’ora in corso iniziata nel 2011. Il tasso di disoccupazione provinciale è così balzato al 8,5%, per Varese è il dato peggiore da almeno un decennio. In valore assoluto i disoccupati a 10
Varese nel 2012 sono circa 35mila, in crescita negli ultimi due anni di quasi 13.000 unità. Il mancato ricollocamento Il perdurare della crisi sta allungando il tempo di reimpiego dei lavoratori che date le scarse opportunità d’impiego, fanno fatica a ricollocarsi. delle forse lavoro comporta Tale prolungamento, oltre a generare un elevato costo sociale, peggiora un aumento dei costi sociali le possibilità del singolo lavoratore di trovare un’occupazione futura a causa dell’invecchiamento delle competenze professionali e dell’effetto scoraggiamento. I dati relativi all’utilizzo degli ammortizzatori sociali indicano un massiccio ricorso alla cassa integrazione che, se da una parte ha contribuito a tamponare il calo produttivo evitando ulteriori espulsioni dal mercato dal lavoro, dall’altra ha fatto superare quota 39 milioni di ore autorizzate nel 2012 con un pesante +25,3% rispetto al 2011. Ad inasprire ulteriormente il quadro del mercato del lavoro, la crescita dei lavoratori in mobilità. Nel 2012 i nuovi ingressi nelle liste di mobilità, corrispondenti a persone che entrano nello stato di disoccupazione, sono cresciuti dell’8,5% rispetto al flusso 2011, registrando oltre 5mila ingressi. Lo stock di lavoratori in mobilità al 31 dicembre 2012 ha così nuovamente superato la quota critica di 9mila. In questo quadro appare particolarmente preoccupante la situazione dei giovani dai 15 ai 24 anni: nel 2011 il tasso di disoccupazione per questa fascia d’età è salito al 33,8%, attestandosi su valori analoghi alla media italiana è di molto superiorie al livello medio regionale (20,7%). Inoltre, i cosiddetti NEET (Not in Employment, Education and Training), ovvero giovani che né lavorano né studiano, in provincia sono circa 22mila, il 17% della popolazione di riferimento (vs 15,7% Lombardo) e Varese è la provincia con la percentuale più elevata di NEET con titolo universitario (18,6% vs 14,9% medio regionale). Imprese: ritratto di provincia Il continuo sviluppo di nuovi insediamenti produttivi ha portato Varese a Le PMI sono il cuore del divenire un’area a forte laboriosità: sono presenti ben 63.903 imprese attive “multidistretto produttivo” (dicembre 2012), capaci di produrre un fatturato che supera i 34 miliardi di della provincia di Varese euro. La densità media è di 53,6 imprese ogni chilometro quadrato, contro le 34,6 in Lombardia e le 17,5 in Italia. Protagoniste del sistema produttivo locale sono le piccole e medie imprese: l’industria varesina, pur vantando la presenza di grandi aziende di prestigio, risulta infatti caratterizzata dalla prevalenza di unità locali di minore dimensione. Infatti, il tessuto imprenditoriale è costituito per il 93% da microimprese (fino a 9 addetti) che occupano oltre i 2/3 degli addetti. Molto significativa è, inoltre, la presenza artigiana: a questo modello imprenditoriale - che si sviluppa intorno alla partecipazione diretta del 11
Programma Pluriennale 2013-2017 titolare alla produzione - si riconduce infatti circa un terzo delle imprese. Le specializzazioni più rilevanti riguardano le filiere della meccanica e del tessile, presenti fin dalle prime fasi del processo di industrializzazione locale, e il comparto della chimica e materie plastiche, di più recente affermazione. All’interno della meccanica si diversifica una vasta gamma di produzioni che interessano la minuteria, la costruzione di macchine utensili, gli elettrodomestici, le apparecchiature elettriche, gli strumenti di precisione e gli articoli dell’elettromeccanica e l’industria aeronautica. La grande varietà merceologica dell’industria e dell’artigianato di produzione fa sì che la provincia di Varese sia un “multidistretto produttivo”, vale a dire un’area caratterizzata da un’elevata concentrazione industriale e da una forte integrazione orizzontale tra le imprese dello stesso settore e di settori diversi tra loro. Pur rimanendo preponderante il ruolo dell’industria che contribuisce per il 36,8% alla formazione del valore aggiunto provinciale (è il 30,4% in Lombardia e il 24,9% in Italia), è in atto una trasformazione della struttura produttiva del territorio che si dirige verso una sempre maggiore terziarizzazione dell’economia (63% del valore aggiunto a Varese contro il 68,6% della Lombardia e il 73,2% dell’Italia), in particolare con la crescita degli addetti di logistica e trasporti, turismo e servizi alle persone e alle imprese. Governance: il guanto della sfida E-gov e semplificazione L’Italia si posiziona al 73° posto (su 185 posizioni) nella graduatoria mondiale sono le leve su cui agire sulla facilità nel fare business (Doing Business 2013) dietro a tutti i principali anche a livello locale per il paesi europei (Francia, Germania, Spagna, Gran Bretagna, Portogallo, raggiungimento di alti liveli Austria, Olanda, Irlanda, Danimarca, Belgio, Slovenia, Polonia, Romania, di efficienza de servizi Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) e davanti alla sola Grecia, se consideriamo i membri dell’Unione. È evidente quindi che il nostro Paese deve ancora compiere numerosi progressi sul fronte della semplificazione e del miglioramento delle condizioni in cui si trovano ad operare i soggetti economici. Così l’Italia si posiziona al 107° posto per ottenere un contratto di fornitura elettrica, al 104° nell’accesso al credito, al 131° se si considerano le tasse che le imprese devono pagare, al 160° nella risoluzione di dispute commerciali, all’84° per avviare una nuova attività, al 103° per ottenere un permesso per costruire. Situazioni migliori si segnalano nella registrazione di una proprietà (39° posizione) e nell’effettuazione di transazioni commerciali con estero (55° posizione). Le istituzioni, gli enti e le organizzazioni che operano a livello provinciale sicuramente si sono impegnate e tutt’ora si sforzano per rendere migliori alcune condizioni rispetto a quelle che rappresentano la media italiana, anche 12
se vi sono alcune dimensioni sulle quali è impossibile incidere in ambito locale. Comunque il bisogno di riqualificare la governance, perché possa diventare protagonista del rilancio economico del territorio, impone il tema della semplificazione amministrativa e dell’e-gov anche a livello locale, per esempio agendo sullo snellimento del mosaico dei soggetti di governo, favorendo un maggiore coordinamento tra chi gestisce le regole amministrative, oltre che offendo servizi sempre più efficaci ed efficienti. Tenore di vita: quando ricchezza non fa rima con benessere Il PIL provinciale è in La provincia di Varese è tra i territori italiani con più elevato tenore di vita: nelle classifiche nazionali sulla qualità della vita Varese presenta ottime diminuzione costante performance in quanto a ricchezza e produttività. Il Pil pro-capite della provincia di Varese nel 2010 era pari a 30.083 euro, ben al di sopra della media nazionale (25.727) ed in aumento rispetto all’anno precedente (29.053). Mentre la produttività provinciale rimane elevata, con un Pil generato dal territorio varesino pari a 26.473 milioni di euro che rappresenta oltre l’8% del Pil lombardo e l’1,7% di quello italiano. La recessione internazionale, tuttavia, ha colpito anche il contesto lombardo e varesino: dopo una fase espansiva, in cui il Pil è cresciuto senza soluzione di continuità, nel 2009 si registra un crollo, con una variazione negativa pari a -4,3% per Varese e -3,1% a livello regionale. I dati relativi al Pil 2011 e 2012, al momento non disponibili, con tutta probabilità, indicheranno nuovamente un dato provinciale negativo. Complessivamente, le generazioni mature che risiedono nella nostra provincia riescono a mantenere “in media” uno standard di vita soddisfacente, Oggi il futuro dei giovani si ma negli ultimi anni la congiuntura economica sfavorevole ha intaccato i prospetta meno prospero risparmi delle famiglie marginali e ha accentuato le differenze sociali, emerge rispetto a quello delle così l’immagine di un sistema sempre meno capace di donare prospettive di generazioni precedenti. miglioramento alle generazioni future: la popolazione varesina invecchia e la quota di giovani in rapporto alla popolazione si riduce; Varese precipita nella classifica per numero di laureati (nell’ultimo anno, ogni mille giovani dai 25 ai 30 anni, Varese si colloca in 73° posizione in Italia); deludente è la posizione in graduatoria per imprenditoria giovanile di Varese (86° posto per numero di imprenditori 18-29 anni per mille della stessa età); la disoccupazione dei 24-29enni sale al 34% e Varese precipita al 70° posto in classifica. Inoltre, si registra il deterioramento complessivo della qualità della vita in provincia (ambiente, sicurezza, salute, formazione) che contribuisce, insieme al resto, a spingere i giovani a emigrare alla ricerca di migliori opportunità: queste 13
Programma Pluriennale 2013-2017 variabili affiancate al nostro Pil - che da solo ci fa conquistare posizioni di primo piano nelle classifiche nazionali - ci fanno perdere numerose posizioni spingendoci oltre la metà della graduatoria. Crisi: quando il cambiamento diventa una scelta obbligata Il tessuto produttivo è Sebbene gli ultimi dati del 2012 indichino un rallentamento della caduta in difficoltà lo dicono: la produttiva del Sistema Varese, e più in generale un’attenuazione della diminuzione delle imprese recessione mondiale, gli effetti della crisi sull’economia reale e sul lavoro sono attive, l’aumento delle destinati a lasciare una traccia indelebile sulla capacità della nostra provincia cessazioni, il rapporto di generare con continuità sviluppo e occupazione. Le difficoltà del tessuto impegni/depositi, il tasso di produttivo varesino si colgono attraverso la lettura di numerosi indicatori: il disoccupazione numero delle imprese attive in progressiva diminuzione; l’incremento delle cessazioni con ben 8,38 imprese che hanno chiuso ogni 100 attive; un rapporto impieghi/depositi tra i peggiori in Italia; un tasso di disoccupazione al 8,5% e un contesto lavorativo in costante deterioramento con un crescente numero di lavoratori in cassa integrazione o in mobilità e scarse opportunità d’impiego. In questo quadro, internazionalizzazione e innovazione hanno giocato un ruolo fondamentale ed è ormai dimostrato che le imprese che hanno puntato su questi fattori hanno di fatto reagito meglio alla crisi. Gli imprenditori della nostra provincia, da sempre aperta al commercio estero, hanno saputo cogliere questa correlazione positiva, tanto che la propensione all’export è aumentata raggiungendo quota 40% (Lombardia 35% e l’Italia si ferma al 27%). Dimostrando quindi di comprendere le nuove opportunità di commercio anche con i Paesi Emergenti, Varese si è così guadagnata il 9° posto tra le province maggiormente esportatrici. Inoltre, nel 2012 il sistema economico varesino ha sfiorato i 10 miliardi di export nell’arco di un anno: nel loro complesso le imprese della nostra provincia hanno venduto beni e servizi all’estero per 9.917.329.245 euro, con una crescita del 6,1% rispetto ai dodici mesi precedenti. Di particolare rilievo il balzo in avanti del 28,4% registrato tra il 2009 e il 2012. In discesa invece l’import, che si è attestato a 5.797.111.252 euro (-10,9%). Varese registra così un saldo ampiamente positivo della sua bilancia commerciale 2012, pari a 4.120.217.993 euro. Nella provincia di Varese, infine, l’export si intreccia con un altro asset fondamentale per le imprese, ovvero l’innovazione: ben il 59,4% delle esportazioni varesine proviene da prodotti high tech (Lombardia 45,8 e Italia 41,4%). Anche questo gruppo d’imprese ha dimostrato di saper resistere meglio alla crisi, dimostrando che la scelta di spingere sulla specializzazione o di investire in innovazione aumenta le chance di sopravvivenza nei momenti di congiuntura negativa. La capacità brevettuale del nostro territorio trova 14
esplicito riscontro nel numero di brevetti depositati all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, presso il Ministero dello sviluppo economico, che nel 2012 ha raggiunto quota 206, in miglioramento rispetto lo scorso anno. 15
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Contesto istituzionale Il contesto istituzionale in cui si muove Camera di Commercio presenta notevoli criticità determinate da una serie complessiva di fattori, sia di La crisi economica carattere contingente sia di carattere temporalmente più ampio. e politica dell’Italia lascia irrisolti molti problemi In particolare, la grave crisi economica che ha colpito l’Area Euro, culminata con la crisi di solvibilità del debito sovrano di alcuni Paesi, tra cui l’Italia, ha nel corso del 2011 minato la stabilità istituzionale nazionale, comportando l’insediamento di un nuovo Governo di matrice tecnica che ha dovuto affrontare l’emergenza tramite alcuni provvedimenti urgenti di contenimento della spesa pubblica, tra cui anche una revisione istituzionale territoriale a livello provinciale. Questa fase non si è ancora conclusa in quanto l’esito delle elezioni politiche del febbraio 2013, non ha restituito un quadro complessivo in grado di rassicurare circa il ritorno in modo stabile a una guida del Paese di natura politica, lasciando sullo sfondo irrisolti vastissimi problemi, soprattutto di natura economico/sociale/istituzionale. In questo contesto il sistema camerale, sia di livello nazionale che di livello regionale, a prescindere da precisi vincoli giuridici, ha imboccato con Il Sistema Camerale vive decisione una fase di “autoriforma”, ispirata dalla ricerca di efficienza tramite una fase di autoriforma la valorizzazione delle funzioni associate. Questo processo è in corso e ispirata all’efficienza anche dispiegherà i suoi effetti nel quinquennio della presente programmazione attraverso funzioni associate pluriennale. Il contesto regionale invece presenta potenzialmente un carattere di maggiore chiarezza e stabilità, in quanto l’esito delle ultime elezioni regionali ha restituito un quadro sufficientemente chiaro, che dovrebbe consentire un interlocutore istituzionale sufficientemente stabile. In questi ultimi anni i rapporti tra sistema camerale e Regione Lombardia Il rafforzamento della sono stati improntati a una sempre maggiore collaborazione al fine di collaborazione tra Sistema condividere gli obiettivi di sostegno e promozione del sistema economico Camerale e Regione lombardo e di valorizzazione delle risorse disponibili. Basti ricordare i Lombardia potrà favorire buoni risultati complessivi condivisi tramite lo strumento dell’Accordo Di lo sviluppo economico lombardo Programma e del finanziamento congiunto della grande operazione di sostegno finanziario alle imprese denominata Confiducia. Sussistono quindi in questo contesto tutti i presupporti affinché il Sistema Camerale Lombardo e la Camera di Varese possano proseguire e rafforzare questa collaborazione massimizzandone i benefici. 17
Programma Pluriennale 2013-2017 Particolarmente complessa risulta invece la lettura del contesto provinciale. Il precedente Governo, nell’ambito delle operazioni di contenimento della spesa, aveva previsto un’articolata riforma istituzionale e territoriale delle Province tramite un percorso particolarmente complesso, ma anche temporalmente delimitato entro il 31 dicembre 2012. Innanzitutto l’Ente Provincia è stato rivisitato dal punto di vista istituzionale ridisegnando un Ente di secondo livello, i cui vertici (solo Presidente e Consiglio Provinciale) sono nominati dai Consigli Comunali del territorio di riferimento. Inoltre le competenze vengono limitate ad alcuni settori essenziali: tutela e valorizzazione dell’ambiente, pianificazione dei servizi di trasporto, costruzione, classificazione e gestione delle strade provinciali, programmazione provinciale della rete scolastica e gestione dell’edilizia scolastica delle scuole secondarie di secondo grado. Le altre funzioni sono trasferite ai Comuni o alle Regioni. L’incertezza sul futuro La riforma, oltre a restituire un Ente provinciale fortemente ridimensionato istituzionale delle Provincie nelle competenze e nella valenza istituzionale, ha anche avviato un complesso limita una chiara definizione iter di revisione degli ambiti territoriali di pertinenza di ciascuna provincia, di ruoli e relazioni prevedendo, in base a parametri predeterminati (dimensione territoriale e popolazione residente), numerosi accorpamenti. L’attuale Provincia di Varese, in questo percorso, risultava accorpata all’attuale Provincia di Como con trasferimento del capoluogo nella città lariana. Il Decreto Legge del Governo che completava questa riforma (Decreto Legge n. 188 del 5 novembre 2012) non è stato convertito e i termini per il completamento della riordino sono stati prorogati al 31 dicembre 2013. Nel corso del 2013 il mandato istituzionale della Provincia si concluderà con la nomina di un Commissario Straordinario che guiderà l’Ente in questa delicata fase di transizione tra il vecchio assetto e il nuovo assetto, che peraltro potrebbe anche subire ulteriori accelerazioni e cambiamenti determinati dall’incerto quadro politico nazionale. Qualora, come nella riforma non completata, dovesse essere confermato che la Provincia di Varese non esisterà più come ente autonomo, ma sarà accorpata a Como o ad altri territori, si prefigurerebbero scenari di difficile previsione nei rapporti istituzionali reciproci. 18
Principi ispiratori Alcuni principi ispiratori guideranno l’attività della Camera di Commercio di Varese nel quinquennio 2013-2017, del quale la presente relazione rappresenta il più importante documento di programmazione, alla base delle scelte strategiche dell’Ente per la durata del mandato. Tali principi ispiratori possono essere utilmente sintetizzati in altrettante parole chiave, che potranno poi ripetersi anche in maniera evocativa negli atti, nei provvedimenti e nella documentazione amministrativa prodotta dagli organi camerali nei prossimi anni. Sostenibilità L’attività della Camera di Commercio a supporto dell’economia provinciale, La Camera di Commercio per quanto concerne sia la ricerca dell’efficienza nella gestione delle nell’esercizio delle proprie funzioni amministrative, sia la massimizzazione dell’efficacia dell’azione funzioni risponde sempre promozionale, deve sempre rispondere a un criterio generale di al criterio di sostenibilità sostenibilità dal punto di vista finanziario, oltreché normativo. Questo finanziaria sta a significare che, oltre a muoversi all’interno degli spazi consentiti dalla legge, nel pieno rispetto, ad esempio, delle norme sui contratti pubblici, sul contenimento della spesa, sulla trasparenza nelle assunzioni di personale, la Camera di Commercio dovrà prestare particolare attenzione a utilizzare con oculatezza le risorse a propria disposizione, anche derivanti da avanzi di amministrazione degli anni precedenti. In particolare, occorrerà avviare programmi di intervento annuali e pluriennali solo in presenza di adeguata copertura, anche in proiezione futura, avendo cura di finanziare le attività aventi carattere di ordinarietà e ripetitività con le risorse generate anno per anno da quella che si può definire la “gestione caratteristica” (proventi di natura tributaria, come diritto annuale e diritti di segreteria, e alle altre entrate da servizi e progetti, detratte le spese per il funzionamento dei servizi stessi) e utilizzando gli avanzi patrimonializzati solo a fronte di operazioni a carattere straordinario e avente preferibilmente natura di investimenti (dunque, privilegiando ad esempio operazioni di capitalizzazione rispetto a misure agevolative a fondo perduto). 19
Programma Pluriennale 2013-2017 Sussidiarietà La Camera di Commercio, se si escludono le competenze amministrative La Camera di Commercio in senso stretto assegnate dalle norme (anagrafe delle imprese, attività opera secondo i principi sanzionatoria, metrologica e ispettiva, certificazioni per l’estero ecc), opera della sussidiarietà, in un contesto generale fortemente caratterizzato dalla presenza di servizi svolgendo il ruolo di evoluti, erogati da soggetti “di mercato”, come il mondo delle professioni o facilitatore le imprese del terziario, o aventi natura istituzionale, come le associazioni di rappresentanza: è pertanto assolutamente da evitare che l’azione dell’ente camerale possa sovrapporsi o duplicare a queste realtà già operanti, anzi è opportuno stimolare la nascita e lo sviluppo di nuovi soggetti più che sostituirsi ad essi nel supporto alle imprese. Il principio di sussidiarietà nasce in ambito comunitario, essenzialmente per rispondere alle domande: “Di cosa deve occuparsi l’Unione Europea?”; “Come si concilia la sua azione con quella dei singoli stati membri?”; la sussidiarietà è dunque il principio in base al quale l’Ente sovraordinato interviene solo ove possono esserci situazioni conflittuali derivanti dalla portata transnazionale dei problemi - e occorre dunque una visione “dall’alto” - oppure siano evidenti i vantaggi di un’azione congiunta e di una visione unitaria. L’ente camerale deve essere sussidiario nel senso di favorire l’accesso delle imprese ai servizi di mercato e contribuire alla crescita di questi servizi senza sovrapporsi ad essi, intervenendo direttamente solo qualora vi siano evidenti vantaggi da un’azione di più ampio respiro, oppure nei casi in cui il mercato si dimostri non attrezzato a fornire risposte adeguate (ad esempio attività istituzionali “in perdita”): di qui la scelta di privilegiare lo strumento del voucher, che sostiene l’offerta qualificata di servizi non attraverso l’assistenzialismo ma stimolandone la relativa domanda, e l’obiettivo di creare coesione sul territorio tutte le volte che il pluralismo dell’offerta non rappresenta un valore ma si trasforma in frammentazione, rischiando così di indebolire il sistema locale nel suo complesso. Aggregazione Direttamente collegato al principio di sussidiarietà vi è dunque quello L’Ente sostiene di aggregazione, da intendersi sicuramente nel senso di stimolare la i percorsi di collaborazione collaborazione tra le imprese per accrescere la competitività, come viene tra imprese come chiave ampiamente declinato nei programmi di intervento, ma ancor di più in quello di di sviluppo e crescita creare una coesione territoriale in grado di massimizzare l’efficacia degli economica sforzi e le ricadute sul sistema economico. Internazionalizzazione, innovazione, marketing del territorio e attrattività sono, per il sistema istituzionale che si riferisce alla Camera di Commercio, veri e 20
propri banchi di prova rispetto alla capacità di creare unità di obiettivi e strategie. L’appuntamento strategico, che arriverà giusto a metà mandato, come a segnare un’ideale cesura tra un “prima” e un “dopo”, sarà Expo Milano 2015: un evento dalla portata universale, come la definizione stessa della manifestazione ricorda e sottolinea, un test formidabile per un sistema economico locale che, se non saprà realmente compattarsi intorno all’obiettivo, rischierà di ricavarne ben poco e dunque perdere un’occasione di rilancio che difficilmente si ripresenterà nel breve periodo. Razionalizzazione Il classico concetto alla base della teoria macroeconomica - risorse limitate a fronte di bisogni illimitati - acquista nell’epoca recente un significato Il perdurare della crisi sempre più pregnante, anche e soprattutto con riferimento all’agire impone un processo pubblico: la crisi perdurante e la pressione del debito pubblico hanno infatti continuo di spending stretto le maglie della spending review e rimesso quindi in discussione le review che si esprime scelte di spesa pubblica. in una razionalizzazione dell’indirizzo delle risorse Un processo che non ha risparmiato le Camere di Commercio, nonostante la loro sostanziale autonomia finanziaria, la capacità di far fronte ai costi dei servizi con risorse provenienti dagli stessi destinatari finali della propria azione (le imprese), nonché la riconosciuta efficienza ed efficacia dei servizi offerti alla collettività di riferimento (imprese, associazioni, professionisti). Questa dinamica incide sulle scelte strategiche dell’Ente imponendo una razionalizzazione nell’utilizzo delle risorse, in una duplice accezione: • ricerca costante di risparmi di spesa nella gestione della macchina amministrativa, salvaguardando gli standard di qualità e operando scelte oculate nelle modalità di fruizione da parte degli utenti/clienti; • sperimentazione e messa a regime di servizi in forma associata con la collaborazione in primis di Camere di Commercio di altri territori, oppure di altri Enti del territorio; un percorso che richiede naturalmente un’evoluzione dal punto di vista concettuale, ma che può consentire nel medio periodo da un lato di ridurre i costi dei servizi, dall’altro di incrementare la capacità dell’Ente di erogare servizi, utilizzando le competenze provenienti da altri soggetti; • massimizzazione delle ricadute degli interventi promozionali, attraverso la selezione delle iniziative più significative, la concentrazione delle risorse su pochi interventi qualificanti, l’esclusione di iniziative di corto respiro o cosiddette “a pioggia”, la continuità nei progetti ritenuti strategici, anche se nelle fasi di start-up possono avere una performance non immediatamente soddisfacente. 21
Programma Pluriennale 2013-2017 Addizionalità La capacità della Camera di Commercio di incidere sulle dinamiche del sistema economico locale dipendono anche dalla quantità di risorse che sarà possibile indirizzare verso i progetti e le iniziative sensibili per il territorio: i fondi a disposizione dell’Ente, provenienti dal prelievo del diritto annuale devono quindi diventare non il montante complessivo a disposizione, ma un fattore di moltiplicazione delle risorse da dedicare alla promozione economica. Il principio di addizionalità va inteso sia in senso verticale, cioè nei confronti Il principio di addizionalità di altri livelli istituzionali, in primis la Regione, e poi l’Unione Europea, sia in come moltiplicatore delle senso orizzontale, cioè creando partnership sul territorio, con altri Enti o con risorse di promozione soggetti privati che, condividendo le finalità dell’azione camerale, svolgano la economica funzione di sponsor e dunque di co-finanziatori dei progetti da realizzare. E ancora, il principio di addizionalità va applicato nei confronti dei percettori di contributi e cofinanziamenti camerali, per tutti quei progetti, promossi su iniziativa di soggetti terzi (privati e pubblici), per i quali l’addizionalità diventa elemento della valutazione stessa della bontà dell’intervento: l’investimento del privato (o comunque del promotore) infatti, pur corroborato dal contributo camerale, è garanzia della fattibilità e dell’effettivo interesse alla realizzazione del progetto, assicurando naturalmente una proporzionalità corretta della quota privata e della quota pubblica (per questo di norma il contributo camerale non supera il 50% del valore dell’iniziativa sostenuta). Trasparenza Di pubblica amministrazione trasparente si sente parlare ormai da alcuni anni, con intensità crescente anche in funzione delle vicende giudiziarie che La trasparenza nell’ultimo periodo hanno toccato ampi strati della sfera pubblica. Oltre ad è un valore fondamentale ottemperare con diligenza agli adempimenti imposti dalla norma (cosiddetta per una piena “amministrazione aperta”), la Camera di Commercio di Varese intende fare partecipazione della trasparenza un valore fondante della propria azione, sia per consentire ai propri stakeholder la piena partecipazione all’azione amministrativa e la corretta analisi dell’operato dell’ente, sia per garantirsi, a fronte di regole certe e criteri di accesso altrettanto certi, l’apporto di tutti i potenziali interlocutori, siano essi espressione del mercato o del mondo istituzionale. Un obiettivo che richiede uno sforzo costante di informazione e dialogo con l’esterno, anche facendo leva sulle nuove tecnologie e sui nuovi mezzi di comunicazione (social media, sito internet), con particolare attenzione ai programmi di attività e alle scelte strategiche più che ai dettagli, che spesso si risolvono nella mera soddisfazione di curiosità pruriginose, sulle procedure dell’attività amministrativa. 22
Valutazione Il principio di trasparenza passa inevitabilmente attraverso quello di valutazione (ex ante e ex post) delle attività realizzate dall’Ente: senza un serio percorso di individuazione degli obiettivi, monitoraggio intermedio e analisi dei risultati, diventa infatti molto difficile potersi rendere conto della reale capacità dell’Ente di incidere sul territorio e sulla collettività di riferimento. Come ormai consuetudine della Camera di Commercio di Varese, i risultati Nell’Ente è attivo dell’azione messa in campo in termini di progetti e servizi saranno oggetto un sistema di valutazione di approfondita rendicontazione, sia dal lato degli output (prodotti) sia da permanente dei risultati quello dell’outcome (ricadute), pur nella consapevolezza che l’estrema mutevolezza dello scenario economico complessivo rende molto arduo individuare un rapporto di causa-effetto tra le iniziative realizzate e l’andamento del sistema economico locale. 23
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Meta-obiettivo INTERNAZIONALIZZAZIONE Sulle strade del mondo per guadagnarsi competitività “ „ O troveremo una via, o la costruiremo Annibale Con la globalizzazione è indubbio che sia importante la consapevolezza di essere impresa all’interno del mondo: il tema dell’internazionalizzazione diventa così di assoluta rilevanza strategica, visto che è ormai dimostrato che le imprese che meglio reggono l’impatto della crisi sono quelle con una forte capacità di operare sui mercati internazionali. Occorre insomma consapevolezza che i processi di globalizzazione avere la consapev glob attraversano ormai tutta l’economia e che nessuna impresa, se vuol essere competitiva, c mpetitiva, ò rritenersi esclusa. può esclu La Camera di Commercio di Varese arese e le diverse dive divers di se Associazioni Imprenditoriali nditoriali toriali ali hanno hann hanno n sempre se pre forn fornito s supporto concreto alle imprese mprese e alle div diverse verse espres espressioni es spression ress consorziali sul territorio nell’acquisire competitiv competitività sui mercati esteri, n nel favorire una migliore gestio gestione all’interno dell’azienda, nell’attività ttività di com commercio mmercio mercio rcio este estero, nel promuovere progetti di aggregazione gregazione gazione zione one settoriali settor set riali i i e iali di filiera orientati all’export.. In un n sis sistema sistem i tema ma eco econo economico conomico omico sempr se sempre più globalizzato, ato, quindi uindi di l’interna l’ l’in l’internazionalizzazione nternazional nte zionalizzazion liz azione rrappresenta una a scelta ta strategica strateg strate ca perr la competitività competitivi c petitività delle imprese delle prov provincia provin a di Varese, V che da u un la lato favorisce l’aumento della concorre c concorrenza, ncorrenza, dall’altro altro fa emergere importanti opportunità di intervento in nuov nu nuove aree dove la domanda è in continuo sviluppo. Questa ca capacità tipicamente progettuale è manifestata dalle stesse imprese, incrocia trasversalmente le loro esigenze comuni, si rafforza attorno ad una condivisa visione strategica. 25
Programma Pluriennale 2013-2017 In questi ultimi anni la Camera di Commercio e i diversi attori economici coinvolti hanno sempre efficacemente sostenuto questa domanda orientando risorse, priorità e investimenti in azioni coincidenti con le aspettative delle industrie, delle piccole imprese e delle aziende commerciali. Obiettivo strategico Il traguardo verso cui la Camera di Commercio lancia il suo sguardo nel prossimo quinquennio è allora quello di allargare la platea delle imprese varesine che riescono a fare dell’internazio-nalizzazione la chiave di volta della propria competitività. Del resto, una politica di sostegno all’internazionalizzazione, se intesa in un senso non riduttivo, può essere un punto di partenza, una vera e propria leva per dare vita ad un approccio più adeguato ai problemi della competitività in senso lato. Un approccio che non si ponga esclusivamente l’obiettivo di far guadagnare quote di mercato alle nostre imprese, ma che punti ad operare con efficacia ed efficienza, e quindi nel modo più idoneo, così da accompagnarle lungo un percorso complessivo di crescita. Vision La Camera di Commercio si propone allora come punto di riferimento, come soggetto fortemente radicato sul territorio in grado di offrire risposte adatte soprattutto a quella realtà ampiamente rappresentata nel tessuto economico locale costituita da piccole, talvolta piccolissime, imprese e start-up per le quali il futuro passa per le vie del mondo. Questo avendo ben presente che esistono potenzialità inespresse e capacità imprenditoriali da valorizzare, ma che esiste anche un aspetto problematico collegato ad un’eccessiva propensione verso i mercati locali, dove per altro la domanda è attualmente stagnante, che rende talvolta difficile l’approccio all’internazionalizzazione. Diventa quindi di fondamentale importanza aiutare le PMI, ed in particolare le La dimensione glocal cosiddette “imprese matricola” cioè prive di esperienza sui mercati esteri, ad diventa strategica per ampliare i mercati acquisire una coscienza di mercato globale introducendo concetti, strumenti e modelli operativi necessari a definire il proprio processo di sviluppo. In tal senso, la Camera di Commercio potrebbe operare suddividendo le possibili azioni in relazione alla propensione delle imprese verso l’estero, valorizzando quanto più possibile quella dimensione nel contempo globale e locale, glocal; non mera delocalizzazione, quindi, ma vero e proprio ampliamento dei mercati, dove il prodotto di qualità e “Made in Italy”, di cui il “Made in Varese” rappresenta una punta di eccellenza, è sempre più ricercato e apprezzato. Il tutto avendo come principio-chiave quello che anche e forse soprattutto 26
sui mercati internazionali è necessario essere in grado di offrire quello che viene richiesto dal mercato stesso. La conoscenza approfondita del mercato è perciò un fattore di primaria importanza. Anche il sistema imprenditoriale varesino, come del resto quello nazionale, si trova ad affrontare una sfida che si profila in situazioni diverse: per molte imprese, il problema è quello della pura e semplice sopravvivenza, per molte altre è quello di recuperare una capacità competitiva, per altre ancora è quello di rafforzare il business traguardando nuovi mercati. Favorire una progettualità A tal fine è oggi necessario rafforzare una progettualità che aggreghi di aggregazione la domanda di internazionalizzazione del territorio. E sarà possibile favorendo la presenza di un unico soggetto che possa consentire la della domada di partecipazione di imprese e di associazioni, soggetto riconosciuto internazionalizzazione e sostenuto dalla Camera di Commercio, che coordini le diversità esplicitate a livello locale dai differenti settori produttivi e realizzi, non solo un’offerta di servizi all’internazionalizzazione, ma un’azione di sostegno, aggregazione, valorizzazione delle esperienze di filiera e di settore. Le imprese che guardano per la prima volta ai mercati esteri hanno Per le imprese matricola: perciò veramente bisogno di un affiancamento strategico, e quindi di un affiancamento su progetti di trasferimento di know how, di strumenti e di modelli d’azione misura per gettare un su misura che permettano loro di costruire un ponte impresa-mercato. ponte tra azienda e In questo contesto di PMI, può inoltre diventare rilevante affiancare mercati all’attenzione verso le singole imprese quella verso la costruzione di reti e di filiere, così da acquisire dimensioni e capacità operative tali da affrontare i mercati con giusti livelli di competitività. Si tratta di mettere in campo progetti più complessi e duraturi che coinvolgano una pluralità di imprese, possibilmente supportati da finanziamenti addizionali grazie ad un’attenta politica di fund raising, che consentano di aumentare almeno del 10% nell’arco del mandato (in realtà declinazione specifica è contenuta nelle schede annuali), l’indice di internazionalizzazione delle imprese “matricola” . Per le aziende più strutturate, quelle che i percorsi di internazionalizzazione Per le imprese strutturate li hanno già messi in campo, disegnati e definiti, invece diventa importante un servizio di informazioni poter garantire loro un flusso costante di informazioni selezionate e selezionate utili. Non basta quindi porsi come centro d’informazione. Occorre piuttosto essere in grado di scegliere quelle informazioni veramente adeguate alle esigenze delle imprese già avviate sulla strada dell’internazionalizzazione, così da dare loro delle risposte precise alle scelte che già hanno fatto. Il tutto facendo attenzione a diversificare le informazioni: a quelle tecnico- operative (normative, documentali, contrattualistica, finanziamenti, convenzioni…), vanno affiancate quelle di strategia, ovvero l’analisi sia sui trend di mercato che sull’esportabilità dei prodotti. 27
Programma Pluriennale 2013-2017 Anche su questi aspetti, possono essere prese in considerazione modalità di intervento che, nell’ottica di creare sinergia grazie a utili reti e filiere, si collocano a livello sovra-provinciale, ma con l’accortezza che i singoli territori possano continuare a rappresentare attivamente un anello di congiunzione con le istanze delle imprese. Approfondendo con un maggiore grado di dettaglio le linee-guida che, sul Linee guida fronte dell’internazionalizzazione d’impresa, si vogliono porre al centro INTERNAZIONALIZZAZIONE Aumentare le opportunità dell’impegno della Camera di Commercio nel prossimo quinquennio, il primo Promuovere la cultura obiettivo non può allora che essere quello di aumentare quantitativamente Ricercare nuovi mercati e qualitativamente il numero delle opportunità a disposizione delle Attrarre investimenti aziende varesine. Questo puntando a massimizzare il vantaggio complessivo del sistema imprenditoriale locale anche attraverso una forte attenzione, in una logica di sussidiarietà, all’operatività degli altri soggetti istituzionali e associativi. Occorre poi individuare il giusto mix di iniziative e strumenti finanziari di accompagnamento all’export. Un secondo passaggio sarà quello di valorizzare la cultura dell’internazionalizzazione delle micro, medie e piccole imprese. Si tratta di individuare percorsi che affianchino i processi di informazione e formazione secondo modalità innovative (utilizzo dei social media, web marketing…), a quelli più tradizionali, legati alla normativa internazionale e doganale. Non devono mancare opportuni momenti di condivisione delle esperienze così da diffonderle nel modo più efficace. In questo contesto di apertura e attenzione verso l’esterno, il terzo passaggio non può che essere quello di sostenere la ricerca e l’individuazione di nuovi mercati target, di volta in volta scelti sulla base delle indicazioni che arrivano dai mercati stessi, cogliendo quelli più interessanti per il nostro sistema imprenditoriale. E questo grazie anche al prezioso impegno che, in tal senso, garantisce il Tavolo Internazionalizzazione che potrà utilmente continuare a svolgere il suo prezioso ruolo di supporto nella definizione delle politiche camerali in materia. Un’altra scelta decisiva sarà, infine, quella di utilizzare la posizione strategica del nostro territorio rispetto a infrastrutture, come l’aeroporto di Malpensa e il polo fieristico di Rho-Pero, ma anche ad eventi, un esempio è l’Esposizione Universale del 2015, che possono fungere da fattori di attrazione. Occorre insomma valorizzare quello che può essere definito un concetto di vera e propria “internazionalizzazione in casa” e, al tempo stesso, essere in grado di richiamare in misura sempre maggiore investimenti diretti esteri sul nostro territorio. 28
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