PROCESSO ALLA GUERRA "La storia va raccontata tutta". Jean - L'Ora del Pellice
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107 Le anticipazioni sul nuovo spettacolo del Gruppo Teatro Angrogna PROCESSO ALLA GUERRA 45 anni fa Per festeggiare l’importante anniversario sarà organizzato, sabato 11 novembre (ore 9,15), alla Scuola Latina di Pomaretto, un convegno-dibattito sul tema: EE Daniele Arghittu sarebbero salvate dall’Apocalisse, il 21 Teatro e cultura nelle valli del EE Michela Perrone dicembre 2012. Il cuore dell’opera, tuttavia, Pinerolese. Seguirà, alle 17,30, riguarderà fatti ben più seri e dolorosi: la al tempio valdese, un concerto «L con il Coro Eiminal e il Gta. a storia va raccontata tutta». Jean fucilazione di sette persone, sospettate di Louis Sappé ne è convinto. essere spie dei fascisti, avvenuta la notte tra il Sala Albarin Nessuno può certo tacciare il 4 e il 5 ottobre 1944 a Torre Pellice. In via Beckwith, frazione San Gruppo Teatro Angrogna di volontà revisionisti- «Sono nato proprio nel 1944 e una compa- Giovanni. L’inizio è previsto alle che: nella lunga storia del gruppo, nato gna di scuola era figlia di una delle vittime – 21. Repliche: sabato 14 ottobre esattamente 45 anni fa, la Resistenza è un racconta Sappé –. Questa vicenda mi ha nella Sala polivalente di Bob- valore fondante, un comune denominatore. sempre tormentato, soprattutto per il silenzio bio Pellice, sabato 21 ottobre calato su di essa. Poi, un giorno, ho trovato su nella Sala valdese di San Se- La lotta contro l’oppressore rappresenta un condo di Pinerolo, sabato 28 ot- ideale fil rouge che unisce gli spettacoli: ad L’Avvisatore alpino la sentenza di assoluzione tobre nella Sala polivalente di esempio Pralafera 1920 (sugli scioperi operai nei confronti dei tre capi partigiani accusati Bricherasio. contro il padronato), A la brua! (sugli anni del fatto. E lì c’era tutta la storia». cruciali dell’epopea valdese) e Gino, classe 1924 La ricostruzione dell’episodio è stata quasi 21 dicembre 2012 (sull’antifascismo e la battaglia per la libertà). un’esigenza personale: «Poi l’ho proposta al Data in cui, secondo la pre- Eppure Fine del mondo a Pra del Torno, l’opera gruppo, come base per uno spettacolo». sunta profezia dei Maya, sareb- che sarà presentata in anteprima, il 6 ottobre, be dovuto finire il mondo: unici DIBATTITO INTERNO luoghi di salvezza Bugarach, alla Sala Albarin di Luserna San Giovanni, è sui Pirenei, e – appunto – Pra- destinata a far discutere. Il titolo si riferisce Nella storia del Gruppo Teatro Angrogna, il deltorno. al grottesco episodio che diede una ribalta testo è sempre stato il frutto di un dibattito non richiesta alla località angrognina, interno, di una maturazione collettiva: tutta la storia inserita per scherzo tra le poche che si «Questa volta, però, qualcuno si è tirato Vedi il riquadro a pagina 108.
108 Storia FINE DEL MONDO A PRA DEL TORNO PARLA IN REALTÀ DEL 1944 E RACCONTA UN EPISODIO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE: SETTE PERSONE FURONO FUCILATE A TORRE PELLICE PERCHÉ CONSIDERATE SPIE DEI FASCISTI. LA DENUNCIA CONTRO I PARTIGIANI RESPONSABILI PORTÒ, NEL 1951, ALLA LORO ASSOLUZIONE, MA ANCHE ALLA RIABILITAZIONE DELLE VITTIME. «LA STORIA VA RACCONTATA TUTTA», SOSTIENE JEAN LOUIS SAPPÉ, CHE CON IL GTA HA PIÙ VOLTE ESALTATO LA RESISTENZA. IL DIBATTITO È APERTO Il processo di Shamgorod indietro. Non pensava fosse un argomento Vergaro, il presidente del Gruppo Teatro Titolo completo: Il processo opportuno, per un gruppo con la nostra Angrogna –, ma mettere in evidenza come la di Shamgorod (così come si identità». guerra, qualsiasi guerra, stravolge le relazio- svolse il 25 febbraio 1649), L’elaborazione è stata, per questo e non ni umane. La memoria, spesso, divide. A scritto nel 1979 e pubblicato in solo, lunga e complessa. Alla fine lo spunto unire, invece, è la speranza». Italia da Giuntina, Firenze, nel per la costruzione teatrale è giunto da Il «Ancora oggi soffiano venti di guerra e ben 1981. processo di Shamgorod, un libro di Elie poche voci si levano a favore della pace: è a Elie Wiesel Wiesel con protagonista una troupe di attori questo mondo che ci rivolgiamo, anche se, Eliezer Wiesel (1928-2016), ebrei che, in una taverna, rappresenta un come sempre, partiamo da fatti accaduti in scrittore, filosofo e attivista per processo a Dio. In questo caso sul banco degli passato nel nostro territorio», conclude i diritti umani: nato in Romania imputati, in un’immaginaria taverna di Maura Bertin. da una famiglia di origine Pradeltorno, sale la guerra, che è sempre ebraica, sopravvissuto all’Olo- fonte di dolore e di strazio. GIORDANO (ANPI): causto, ha ottenuto la naziona- «Il testo è cambiato molto, rispetto alla sua CAPIRE IL CONTESTO lità statunitense nel 1955. È sta- prima versione – racconta Claudio Raimon- «Non credo che una rappresentazione to premio Nobel per la Pace nel 1986. do, regista del Gta –. È diventato uno spetta- teatrale su quell’episodio, oggi, sia davvero colo sulla pace. Certo, siamo consapevoli che utile. Sono fatti lontani, difficili da spiegare a possa essere oggetto a critiche e cattive chi ha venti, trenta o quarant’anni: si rischia interpretazioni. Alcuni miei amici di Milano solo di rinfocolare la polemica. Il rischio è che mi hanno sconsigliato di portarlo in scena». si colga il lato emotivo della drammatizzazio- «Il nostro proposito non è stabilire chi fosse ne, senza conoscere i fatti, le persone, il buono e chi cattivo – sottolinea Vittorio periodo». IMPUTATI ASSOLTI, VITTIME RIABILITATE Accadde la notte tra il 4 e il 5 otto- dopo fu individuato e fucilato anche brigata. I tre – si legge nella sentenza, bre 1944. Sette persone furono prele- l’ottavo condannato: Severino Pittavi- datata 14 marzo 1951 – «si assunsero vate dalle loro case. Una di esse, Atti- no, lattoniere. piena responsabilità del fatto, dichia- lio Ferraris, proprietario dell’Albergo Gli otto erano sospettati di essere rando che la decisione del prelievo e Nazionale, reagì e fu ucciso subito. Le spie dei nazifascisti: una voce che cir- della fucilazione dei sette era stata altre sei furono condotte nella piaz- colava a Torre Pellice e che, sommata da loro e da certo Dino Buffa, ora de- zetta davanti al monumento all’Alpi- ad alcune azioni tedesche estrema- ceduto, presa collegialmente». Il tri- no e fucilate. A compiere l’azione, un mente precise contro le sedi di alcuni bunale, però, accolse la tesi difensiva distaccamento della Brigata Val Pelli- reparti partigiani, portò alla decisione e considerò l’accaduto «un’azione di ce di Giustizia e Libertà. di emettere un ordine di esecuzione. guerra (…), ispirata esclusivamente a Caddero Piero Ollivero, avvocato; Su denuncia, presentata nel 1949 quella allora da essi considerata una Carlo Trossarelli, chimico; i fratelli dalla vedova Trossarelli, fu istruito un necessità vitale per la difesa e la effi- Carlo, Ludovico ed Ettore Merlo, tito- processo contro tre capi partigiani: cienza militare». lari di un mobilificio. Una donna, Ono- Roberto Malan, comandante della V Al contempo, la sezione istruttoria rina Eynard, gravemente ferita, fu Divisione alpina di Giustizia e Libertà; della Corte d’Appello di Torino riabilitò condotta all’ospedale valdese: qui fu Riccardo Vanzetti, comandante della pienamente la memoria delle vittime, raggiunta dai partigiani, condotta Brigata Val Pellice; Carlo Mussa Ivaldi, escludendo che fossero effettivamen- all’aperto e uccisa. Qualche giorno commissario di guerra della stessa te delle spie o dei collaborazionisti.
109 Il Pioniere Diretto da Gustavo Malan, fratello di Roberto. Il Pioniere andava al di là della cronaca dei fatti partigiani, ma aveva un respiro internazionale. Il primo numero, datato 30 giugno 1944, fu tirato in 800 copie nei pressi di Buonanotte (Angrogna). La redazione, in seguito, si spostò a Barma ‘d l’Ours, sotto la Vac- cera, e poi a Ciò ‘d Mai, sulla collina di San Giovanni. A lungo fu stampato di nascosto alla Ti- pografia Alpina di Torre Pellice, beffardamente di fronte al co- mando nemico, posto alla Ca- Giulio Giordano, presidente dell’Anpi Eynard, che forse era solo colpevole di serma Ribet. di Torre Pellice, uno dei promotori accompagnarsi ai fascisti, rappresenta una del Museo delle Resistenze torrese. macchia, un punto nero. Ma non si può sentenza di morte C MICHELA PERRONE estrapolare l’accaduto dal suo contesto: era in L’ordine fu firmato dal co- corso una guerra e una delazione, una parola mando della 1ª Brigata Val Pel- fuori posto, poteva costare la vita». Ai lice Sergio Toja, che ritenne partigiani e alle persone a loro vicine. «doveroso assicurare a qualsia- Giulio Giordano, oggi presidente dell’Anpi Giordano sottolinea come in quei giorni si costo la sicurezza dei suoi di Torre Pellice, ha 92 anni. All’epoca ne Roberto Malan, il comandante della V uomini e delle loro famiglie, in- dividuate e continuamente col- aveva appena 19 ed era un redattore de Il Divisione alpina di Giustizia e Libertà, fosse pite, in modo speciale in questi Pioniere, uno dei più importanti giornali assente: «Mi sembra si trovasse a Coazze, per ultimi tempi di guerra». della Resistenza italiana. Proprio su quelle un incontro. E aveva dato indicazione di non pagine, dattiloscritte in montagna e ciclosti- procedere ad alcuna fucilazione senza la sua 1951 late clandestinamente, fu pubblicata, il 6 autorizzazione. Poi, però, assunse la respon- Per i particolari sull’istrutto- ottobre 1944, la sentenza di morte, ormai sabilità dell’accaduto, per via del suo ruolo». ria processuale si veda il riqua- già eseguita. «Fu un atto di guerra, come Oggi Giulio Giordano si dedica, con grandi dro a pagina 108. giustamente riconosciuto nel 1951 dalla energie, alla ricerca storica. È tra i principali Sezione istruttoria della Corte d’Appello di Torino. promotori del Museo delle Resistenze di Torre I condannati costituivano il gruppo fascista Pellice. «Se sull’episodio fosse stata proposta di Torre Pellice: la loro esecuzione non mi una tavola rotonda, documenti alla mano, sorprese. Probabilmente furono sbagliate le allora avrebbe avuto un senso. Uno spettacolo modalità. Di sicuro, l’uccisione di Onorina teatrale, invece, non lo capisco». Frammento della sentenza di assoluzione per i tre capi partigiani, pubblicata su L’Avvisatore alpino (6 aprile 1951). C ARCHIVIO BIBLIOTECA VALDESE A sinistra, gli attori del Gta con il regista Claudio Raimondo. C DANIELE ARGHITTU
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