Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Stato di Attuazione - 2/2023 Note e Studi
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2/2023 Note e Studi Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Stato di Attuazione ASSONIME - Riproduzione riservata
Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione 2/2023 Gli impegni per il secondo semestre 2022 Il 30 dicembre, a seguito del raggiungimento dei 55 traguardi e obiettivi previsti per il secondo semestre 2022, il Governo ha presentato alla Commissione europea la richiesta relativa all’erogazione della terza rata dei fondi del PNRR (€19 miliardi, al netto del prefinanziamento già riscosso ad agosto 2021). L’erogazione del contributo finanziario all'Italia avverrà una volta acquisiti il parere della Commissione sull’idoneità del rispetto degli impegni assunti (previsto nei prossimi mesi) e il successivo parere degli stati membri all’interno del Comitato economico e finanziario. Ricordiamo che a seguito dell’erogazione a novembre della seconda rata dei fondi del PNRR (€21 miliardi) da parte della Commissione europea, le risorse trasferite all’Italia dall’avvio del piano superano i €66 miliardi (Tabella 1). Tabella 1. Scadenze e obiettivi delle rate del PNRR N° Rata semestre anno N° Obiettivi Importo Al netto del prefinanziamento (mld€) del 13% (mld€) Prima rata II 2021 51 24,1 21,0 Seconda rata I 2022 45 24,1 21,0 Terza rata II 2022 55 21,8 19,0 Quarta rata I 2023 27 18,4 16,0 Quinta rata II 2023 69 20,7 18,0 Sesta rata I 2024 31 12,6 11,0 Settima rata II 2024 58 21,3 18,5 Ottava rata I 2025 20 12,6 11,0 Nona rata II 2025 51 14,9 13,0 Decima rata I 2026 120 20,8 18,1 Totale 527 191,5 Fonte: Audizione Ministro dell’Economia, 22 febbraio 2022. ASSONIME - Riproduzione riservata Sintetizziamo di seguito i principali obiettivi raggiunti lo scorso semestre. In tema di infrastrutture, sono state semplificate le procedure per il processo di pianificazione strategica in ambito portuale e di autorizzazione per gli impianti di “Cold Ironing”, ovvero il sistema di alimentazione elettrica delle navi ormeggiate; sono stati inoltre aggiudicati gli appalti per la progettazione e realizzazione del sistema europeo di gestione del traffico ferroviario (ERTMS). È stato adottato il nuovo regolamento per la riforma delle concessioni portuali e sono stati aggiudicati gli appalti per la costruzione delle linee di alta velocità Napoli-Bari e Palermo- Catania. Per la transizione ecologica, è stato adottato il piano per riqualificare le aree industriali abbandonate (“siti orfani”); è stata approvata la graduatoria dei progetti per consentire la transizione energetica delle 19 isole minori non interconnesse; sono entrati in vigore il decreto che stabilisce criteri ambientali minimi per eventi culturali e la riforma per garantire la piena capacità gestionale per i servizi idrici integrati. Tra gli appalti aggiudicati lo scorso semestre, ricordiamo quello per l'aumento della capacità di rete per la distribuzione di energia rinnovabile e l'elettrificazione dei consumi energetici – smart grid. Secondo la relazione del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, nel 2022 sono stati aggiudicati progetti per oltre €6 miliardi. Per la trasformazione digitale, gli obiettivi del secondo semestre 2022 si sono concentrati 1
Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione 2/2023 prevalentemente sulle misure per migliorare i sistemi di cybersecurity, con la piena operatività dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale e sulla implementazione della Piattaforma digitale per la gestione interoperabile dei dati della PA (Piattaforma digitale nazionale dati), la costituzione della nuova società 3i S.p.A. che radunerà le competenze digitali del mondo del welfare (INPS, INAlL e ISTAT), il completamento delle assunzioni del Digital Transformation Office per il supporto alle PA locali. È stata infine completata la realizzazione dell’infrastruttura del cloud nazionale (Polo strategico nazionale) destinata ad ospitare i dati strategici della PA non appena verranno predisposti e validati i piani di migrazione. A fine 2022 sono stati aggiudicati appalti e progetti per circa €7 miliardi. Quanto alle politiche attive del lavoro, nell’ambito del programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori (GOL) sono stati adottati tutti i piani regionali per l'attuazione del programma e sono stati presi in carico oltre 300 mila disoccupati su cui si potranno finalmente attivare le attività di profilatura e gestione nei Centri per l’impiego. Sono state adottate le misure previste per il potenziamento dei Centri per l’impiego ed è stato adottato il Piano nazionale contro il lavoro sommerso. In tema di istruzione ricordiamo, in particolare, la riforma degli istituti tecnici e professionali (ITS) che mira a rendere strutturale la connessione tra istruzione secondaria e terziaria e a ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, soprattutto nei settori dell’innovazione e della sostenibilità ambientale. Nell’ambito della riforma della giustizia, è entrata già in vigore la riforma della giustizia tributaria, che mira alla professionalizzazione dei componenti delle Commissioni tributarie e a ridurre il contenzioso e gli arretrati. Sono entrati, inoltre, in vigore i decreti legislativi per l’attuazione delle leggi di delega per la riforma del processo civile e per l’attuazione dell’Ufficio per il processo con la conclusione delle relative assunzioni. Dopo il rinvio dal 1° novembre 2022 al 30 dicembre 2022, è entrato in vigore anche il decreto di attuazione della legge delega per la riforma del processo penale. Tale rinvio era stato disposto al fine di approntare misure attuative adeguate a garantire un ottimale impatto della riforma sull'organizzazione degli uffici, nonché per ASSONIME - Riproduzione riservata consentire un'analisi delle nuove disposizioni normative, agevolando l'individuazione di prassi applicative uniformi. Ad agosto, in ottemperanza degli impegni previsti nel PNRR di assicurare la cadenza annuale della legge per il mercato e la concorrenza, è entrata in vigore la legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 (legge n. 118/2022). Rispetto agli obiettivi PNRR da raggiungere entro il 31 dicembre 2022, la questione più importante ha riguardato l’attuazione della delega sul riordino della normativa sui servizi pubblici locali. Il decreto legislativo è stato approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri lo scorso 16 dicembre. L’altra delega, contenuta nella legge concorrenza, che costituiva un traguardo PNRR da raggiungere entro il 31 dicembre 2022, riguarda il riordino del sistema di vigilanza del mercato e di controllo sulla conformità delle merci il cui decreto attuativo è stato adottato con il d. lgs. n. 157/2022. Tra le altre deleghe previste dalla legge concorrenza 2021, che non rientrano tra gli impegni PNRR, vi è quella sul riordino della disciplina delle concessioni balneari il cui dossier è stato recentemente assegnato al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. 2
Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione 2/2023 Per una illustrazione completa delle misure completate lo scorso semestre, suddivise tra investimenti e riforme e con l’indicazione dell’amministrazione preposta al raggiungimento del target, si rimanda all’Allegato 1. Gli obiettivi PNRR per il 2023 Per il 2023, il PNRR prevede il raggiungimento di 96 tra traguardi e obiettivi, di cui 27 nel primo semestre e 69 nel secondo, al cui conseguimento sarà legata l’erogazione della quarta e quinta rata di finanziamento rispettivamente di €16 e €18 miliardi, al netto del prefinanziamento (cfr. Tabella 1 e l’Allegato 2 e l’Allegato 3). Tra gli interventi più rilevanti da completare nel primo semestre 2023 si segnala la riforma del processo civile e penale e quella del pubblico impiego per cui dovranno essere adottati i regolamenti e i decreti necessari per la piena attuazione delle nuove regole e l’attuazione, entro marzo 2023, della legge delega per la revisione del Codice dei contratti pubblici (per un approfondimento si veda il Box 1); il nuovo Codice sarà operativo a partire dal 1° luglio 2023. Box 1. La riforma del Codice dei contratti pubblici L’azione di riforma del Codice dei contratti pubblici è volta a semplificare la normativa in materia di appalti pubblici e concessioni al fine di assicurarne un’efficiente realizzazione. Il 16 dicembre 2022 il Consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare uno schema di Codice, predisposto dal Consiglio di Stato in attuazione della delega legislativa (articolo 1, legge n. 78/2020). Il testo è stato trasmesso alle commissioni parlamentari per il parere di propria competenza che dovrà essere reso entro l’8 febbraio. Previa acquisizione del parere della Conferenza unificata, lo schema di decreto legislativo dovrà essere definitivamente approvato ASSONIME - Riproduzione riservata dal Consiglio dei ministri entro il 31 marzo 2023. Il nuovo Codice diventerà operativo a partire dal 1° luglio 2023. Per favorire l’applicazione delle nuove norme da parte delle pubbliche amministrazioni, per il primo anno di operatività del Codice, è istituito uno sportello unico di supporto. È prevista una fase transitoria durante la quale le disposizioni del vecchio codice continuano ad applicarsi ai procedimenti in corso, salvaguardando così i contratti in esecuzione. Una previsione ad hoc è stata introdotta pe le procedure di affidamento e i contratti relativi a investimenti pubblici finanziati con le risorse PNRR e PNC. Questi casi restano disciplinati dalle disposizioni del d.l n. 77/2021 (decreto semplificazioni) anche dopo il 1° luglio 2023. Il nuovo Codice interviene sull’eccesso delle norme che regolano il settore dei contratti pubblici sostituendo il rinvio a successivi provvedimenti attuativi con l’adozione di allegati che costituiscono parte integrante del Codice e che rendono la disciplina immediatamente auto esecutiva. Inoltre, al fine di assicurare norme chiare e ridurre contenziosi viene individuata una serie di principi generali alla luce dei quali deve essere interpretata la disciplina. Ad esempio, alcuni passi in avanti sono stati fatti al fine di favorire e valorizzare l’autonomia decisionale dei funzionari pubblici, definendo le ipotesi di responsabilità amministrativa e punendo solo la palese violazione di regole di prudenza, perizia e diligenza. Lo schema di Codice stabilizza molte disposizioni introdotte in via d’urgenza dai decreti-legge n. 76/2020 (decreto semplificazioni Covid-19) e n. 77/2021 (decreto semplificazioni per le opere PNRR), ad esempio: le norme sull’appalto integrato sulle clausole di revisione dei prezzi e sui 3
Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione 2/2023 tempi massimi delle procedure di appalto. Un aspetto innovativo è rappresentato dalla valorizzazione della digitalizzazione, intesa non più come strumento di accelerazione delle procedure di aggiudicazione, ma come fulcro intorno al quale ripensare l’intero ciclo di vita del contratto (dalla programmazione all’esecuzione), creando un ecosistema nazionale di approvvigionamento digitale. Altre novità riguardano: il project financing, la cui iniziativa è estesa anche agli investitori istituzionali, e sul cui utilizzo da parte di molti enti locali non sembrano essere stati approntati adeguati meccanismi di controllo per garantirne la corretta imputazione fuori bilancio; il subappalto con l’introduzione del subappalto a cascata; gli affidamenti in house. A riguardo lo schema di riforma del Codice ne rende più semplice il ricorso, in quanto per i servizi strumentali considera sufficientemente motivato anche il provvedimento che dà conto dei vantaggi in termini di celerità rispetto alla gara. In tal modo si rischia di ampliare gli spazi dell’in house con la conseguenza di ridurre il confronto competitivo tra gli operatori del mercato che invece è funzionale a garantire un’elevata qualità dei servizi erogati. Viene inoltre eliminato l’elenco delle stazioni appaltanti che operano mediante affidamenti diretti nei confronti di proprie società in house. Un tema ancora critico rimane la qualificazione delle stazioni appaltanti sul quale la bozza non interviene direttamente (salvo individuare le soglie entro cui le stazioni appaltanti possono operare solo se qualificate). Ad esempio, per ovviare alla mancanza di competenza viene prevista la possibilità che il RUP (che da responsabile unico del procedimento diventa responsabile unico del progetto) sia affiancato da una struttura di supporto. Va infine considerato che le modifiche normative hanno spesso causato un blocco nell’avvio delle procedure: questo immobilismo del mercato è un costo che vale la pena sopportare, solo se porta miglioramenti e benefici per il settore. In tema di infrastrutture, nel 2023 dovranno essere aggiudicati un numero significativo di ASSONIME - Riproduzione riservata appalti e avviate diverse opere su tutto il territorio nazionale. Si tratta, in particolare, degli appalti relativi agli interventi per la gestione del rischio alluvione e la riduzione del rischio idrogeologico, per la realizzazione di piste ciclabili, metropolitane, filovie e funivie in aree metropolitane e quelli per il potenziamento, l’elettrificazione e l’aumento della resilienza delle ferrovie per il Mezzogiorno; l’aggiudicazione di appalti per la costruzione di 2.500 colonnine di ricarica elettrica sulle autostrade e altre 4.000 nei centri urbani, nonché l’aggiudicazione dei contratti di lavori per la costruzione, la riqualificazione e la messa in sicurezza di asili nido e scuole per l’infanzia e quelli per gli interventi di investimento sulle reti idriche. Desta qualche preoccupazione la realizzazione dei progetti legati alla sperimentazione dell’idrogeno verde nei trasporti: per il 2023 il PNRR prevede di assegnare risorse per realizzare 9 linee ferroviarie sperimentali e 40 stazioni di rifornimento sulla rete stradale, obiettivi che al momento appaiono difficili da conseguire. Tra le altre scadenze previste, per il 2023, ricordiamo anche l’entrata in vigore delle nuove norme per ridurre i tempi dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni agli operatori economici, la digitalizzazione dei parchi nazionali, l’ordinamento delle professioni delle guide turistiche, la digitalizzazione del sistema giudiziario, la definizione e validazione dei piani di migrazione al cloud di tutte le PA centrali e locali, l’aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per le reti fognarie e la depurazione e l’assegnazione, entro fine marzo, di tutti i bandi dell’ESA e dell’ASI sulle infrastrutture satellitari e le tecnologie spaziali. 4
Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione 2/2023 Possibilità di modificare il PNRR Se, da una parte, i traguardi e gli obiettivi del PNRR previsti per lo scorso anno sono stati raggiunti nei tempi previsti, dall’altra emergono alcune incertezze legate al rispetto delle tempistiche e alla fattibilità economica di diversi investimenti programmati per il 2023. Per questo motivo, fin dal suo insediamento, il nuovo Governo ha più volte dichiarato l’intenzione di modificare il PNRR, aggiornando gli obiettivi considerati non più attuali alla luce delle mutate condizioni rispetto a quelle in cui il piano era stato definito. Sono attesi per fine gennaio i risultati di un monitoraggio dettagliato del Governo sullo stato di attuazione delle singole opere previste dal PNRR che mira a individuare quelle ritenute più difficili da realizzare, al fine di concordare con la Commissione europea eventuali modifiche. Anche nel resto dell’UE è diffusa la consapevolezza che le condizioni attuali, diverse da quelle che hanno dato vita alla Recovery and Resilience Facility (RRF), stiano producendo risultati inferiori alle attese (soprattutto in termini di progresso della spesa per investimenti) e tempi più lunghi; pertanto, è probabile che in questi mesi diversi stati membri presentino delle richieste di modifica ai rispettivi piani nazionali (quelle di Germania e Lussemburgo sono già arrivate). In proposito, i commissari europei Dombrovskis e Gentiloni hanno sottolineato in diverse occasioni che possibili modifiche dovranno essere limitate e non comportare una revisione complessiva dei piani. Ciò sembra dunque aprire a possibili adeguamenti, se necessari, sui costi di specifici progetti purché non si riduca il livello di ambizione del piano e il sentiero delle riforme, che rimangono un elemento cruciale dell’intero programma nonché un impegno politico. Quanto alla concreta possibilità di modificare in modo significativo il PNRR, il regolamento sulla RRF prevede esplicitamente una procedura formale di revisione dei suoi contenuti, attivabile previa condivisione con la Commissione europea e soggetta all’approvazione da parte del Consiglio dell’Unione europea a maggioranza qualificata e solo in presenza di “circostanze oggettive” – tra cui l’inflazione e la crisi energetica – che incidono in maniera significativa sulla ASSONIME - Riproduzione riservata reale capacità di conseguimento degli obiettivi. Revisioni e limitate modifiche sono dunque possibili se circoscritte e ben motivate e, molto spesso, possono essere affrontate e risolte attraverso un dialogo a livello tecnico gestito sottotraccia fra il Governo e le strutture della Commissione (DG Recover). Modifiche e revisioni più profonde e strutturali richiedono passaggi di approvazione sicuramente più formalizzati e necessitano soprattutto di un ampio consenso e di un clima politico favorevole in seno al Consiglio UE. Nel caso dell’Italia, la revisione non potrà comportare aumenti di risorse sulla RRF poiché sono state impegnate tutte quelle disponibili, tuttavia si è già presa in considerazione la possibilità di destinare i cospicui risparmi di spesa verificatisi nell'assegnazione di molti bandi di opere PNRR per far fronte agli incrementi dovuti all'inflazione. Occorre inoltre considerare che finché non sarà approvata una richiesta di modifica del Piano – e dunque anche durante il processo di revisione – lo Stato dovrà conseguire gli impegni previsti dal Piano originario per poter richiedere le rate semestrali di finanziamento. Altre proposte circolate nelle ultime settimane prevedono un allungamento dei tempi entro i quali realizzare i progetti. Rispetto ai tempi di realizzazione, il regolamento RRF prevede la possibilità di richiedere un posticipo delle scadenze, ma limitato nel tempo e a patto che la richiesta sia concordata con la Commissione. L’estensione delle scadenze del PNRR oltre il 2026 è stata, invece, esclusa esplicitamente dalla Commissione europea. 5
Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione 2/2023 Una opportunità di modifica dei PNRR può venire da RepowerEU, il piano proposto dalla Commissione europea per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia e accelerare la transizione verde, su cui il 14 dicembre è stato raggiunto un accordo provvisorio del Consiglio e del Parlamento europeo. Il Piano prevede la possibilità di inserire nei piani nazionali un nuovo capitolo di riforme e investimenti specifici a sostegno degli obiettivi di RepowerEu. Tali interventi verrebbero finanziati con le risorse disponibili per i prestiti finora non richiesti dagli stati membri nell’ambito dell’RRF e che potranno essere messi a disposizione degli altri paesi. Ciò vale anche per gli stati che, come l’Italia, hanno già richiesto il massimo possibile di prestiti (6,8% del reddito nazionale lordo). Al momento non è possibile quantificare le risorse che potrebbero derivare dalla redistribuzione di questi fondi poiché gli stati membri avranno 30 giorni di tempo dall’entrata in vigore del nuovo regolamento per dichiarare l’intenzione di utilizzare la loro quota di prestiti ancora non utilizzati. La stima iniziale di circa €225 miliardi di prestiti da reindirizzare a sostegno degli obiettivi di indipendenza energetica dell’UE potrebbe dunque essere ridotta qualora gli stati membri procedano a richiedere la propria quota di prestiti nell’ambito dell’RRF, come nel caso della Spagna che, a dicembre, ha presentato la richiesta di poter usufruire di circa €84 miliardi di prestiti ancora non utilizzati. Tuttavia, è ragionevole ipotizzare che molti degli stati membri che ad oggi non hanno utilizzato la loro quota di prestiti perché usufruiscono di condizioni di finanziamento più vantaggiose, possano decidere di continuare a non avvalersene. Pertanto, sebbene le risorse effettivamente a disposizione e le modalità per la loro ripartizione verranno definite dalla Commissione europea solo dopo aver raccolto tutte le richieste, per i paesi con condizioni di finanziamento più onerose, come l’Italia, potrebbero rendersi disponibili importi significativi. Fondi addizionali (circa €20 miliardi), da erogare in forma di sovvenzioni deriverebbero dal Fondo per l'innovazione per il 60% (finanziato dal sistema per lo scambio di quote di emissioni – ETS) e dai proventi legati all’anticipazione di una parte delle vendite delle quote ETS per il 40%. Tali fondi verrebbero distribuiti agli stati membri tenendo conto del loro tasso di dipendenza energetica dall'estero, della quota di combustibili fossili nel consumo energetico e ASSONIME - Riproduzione riservata dal peso degli aumenti di prezzo sugli investimenti. Di questi €20 miliardi (di cui €2,7 miliardi per l’Italia), il 20% sarà reso rapidamente disponibile come prefinanziamento. Infine, è prevista maggiore flessibilità in termini di trasferimento di risorse da altri fondi all'RRF: gli stati membri potranno utilizzare, su base volontaria, fino al 10% delle risorse loro assegnate ma non spese nell’ambito delle politiche di coesione del periodo 2014-2020 (per l'Italia tali risorse dovrebbero ammontare a circa €3 miliardi), fino al 7,5% di quelle del periodo 2021-2027 (circa €5 miliardi la quota per l’Italia) e le risorse ancora disponibili nel Fondo di riserva di adeguamento alla Brexit. In quest’ottica appare condivisibile, per l’Italia, la scelta di concentrare in un unico ministero con funzioni di coordinamento presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, la gestione di tutte le risorse europee (PNRR, Piano nazionale complementare e Fondi di coesione) rendendo in tal modo anche più funzionale e coordinato il rapporto fra la segreteria tecnica del PNRR presso Palazzo Chigi e la struttura responsabile della rendicontazione dei progetti del PNRR italiano e dei rapporti con la Commissione istituita al Ministero dell’economia presso la Ragioneria generale dello Stato. In questo modo si potranno riallocare le risorse tra i vari fondi in maniera più veloce e flessibile, così da far procedere riforme ed investimenti, superando eventuali difficoltà politiche, amministrative e procedurali. Destano invece qualche preoccupazione le notizie in merito ad una più ampia rivisitazione della governance del PNRR 6
Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione 2/2023 e, in particolare, di riorganizzazione delle strutture di missione PNRR presso i Ministeri con un loro assoggettamento allo spoil system. I rischi di creare momenti di inutile discontinuità amministrativa, con i connessi ritardi nella spesa e nella rendicontazione, vanno tenuti in debita considerazione. Le criticità nell’attuazione e le possibili linee di azione Il rincaro di prezzi delle materie prime e dell’energia, oltre ai tempi di adattamento della PA, soprattutto ma non solo a livello locale, alle procedure innovative del PNRR, sta provocando ritardi nella realizzazione delle opere, ritardi che si stanno manifestando nella ridotta capacità di spesa delle Amministrazioni coinvolte nell’attuazione del Piano. Secondo la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, nel periodo 2020-22 l’ammontare di risorse che verrà effettivamente speso sarà decisamente inferiore a quanto inizialmente previsto (secondo la Nota di aggiornamento al DEF si tratta di €20,5 miliardi rispetto ai €43 miliardi programmati ad aprile 2021 ma stime più recenti, aggiornate a dicembre, riducono tale importo a circa €13-15 miliardi). La spesa per le mancate attuazioni nel triennio 2020-2022 viene di conseguenza rinviata agli anni successivi, con un aumento consistente nel biennio 2025-2026, andandosi a sommare alle risorse già previste per quegli anni. Dei €191,5 miliardi assegnati all’Italia, restano dunque €170 miliardi da spendere entro il 2026. Le difficoltà nella capacità di spesa del nostro paese iniziano a essere incorporate anche nelle stime dell’impatto del Piano sulla crescita italiana. Secondo analisi recenti di Intesa Sanpaolo e PNRRLab della SDABocconi, quest’ultimo potrebbe ridursi nel 2026 al +2,5% rispetto allo scenario iniziale del +3,6% calcolato dal Governo e successivamente rivisto al 3,2% nel 2022; nel breve termine è rivisto al ribasso anche l’impatto sulla crescita per il 2023, che passa da 0,6% ipotizzato ad aprile 2022 a +0,5%. Un elemento di prudenza nella valutazione di queste stime deriva dal fatto che alcune spese ASSONIME - Riproduzione riservata potrebbero essere state già realizzate, ma non ancora caricate sul nuovo sistema di monitoraggio e rendicontazione REGIS, specialmente per i progetti già in essere prima dell’approvazione del Piano e poi confluiti nel PNRR (come alcuni interventi in materia di mobilità sostenibile, Transizione 4.0 e le misure di efficientamento energetico), per i quali appare improbabile che le risorse non siano ancora state spese. I ritardi accumulati nelle opere legati alla carenza di alcuni materiali e all’aumento dei prezzi potrebbero pregiudicare il conseguimento degli obiettivi per il 2023, quando, come già evidenziato, dovranno essere aggiudicate numerose gare e avviate molte opere. Secondo l’ANCE, dei 23 mila cantieri di opere pubbliche attualmente avviati molti presentano un rischio crescente di forti rallentamenti, con incrementi di costi di circa il 35% rispetto ai prezzi già aggiornati a inizio 2022. I problemi non riguardano solo le imprese appaltatrici coinvolte nelle opere, ma anche le stazioni appaltanti che devono fronteggiare le richieste di adeguamento dei prezzi da parte delle imprese aggiudicatrici di contratti già avviati o ritardare l’avvio delle procedure per l’impossibilità di prevedere i necessari aumenti del prezzo a base d’asta. Per compensare, almeno in parte, i maggiori costi dei materiali da costruzione e dell’energia il primo decreto Aiuti ha istituito, a favore delle imprese esecutrici, il Fondo per l’avvio di opere indifferibili, con una dotazione complessiva di €8 miliardi fino al 2026, poi esteso, con il decreto Aiuti ter, anche agli interventi degli enti locali finanziati con le risorse del “Piano Complementare” al PNRR. Il 18 novembre scorso è stato definito l’elenco delle opere ammesse al Fondo (la 7
Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione 2/2023 dotazione complessiva è risultata sufficiente a soddisfare il fabbisogno finanziario delle preassegnazioni agli enti locali attuatori e delle istanze presentate dalle Amministrazioni centrali) e si attende ora l’avvio delle gare e delle procedure di affidamento degli interventi. Sono tempi estremamente stretti che dovrebbero riguardare, secondo le stime del CRISME, oltre 1.400 opere per circa €20 miliardi. Con la legge di bilancio per il 2023, il Fondo viene incrementato nel periodo 2023-2027, per un ammontare di €10 miliardi. Tale ammontare verrà distribuito in maniera crescente nel periodo di riferimento, con una maggiore concentrazione negli ultimi anni, ma per il 2023 le risorse potrebbero risultare limitate rispetto ai fabbisogni. Oltre a ciò, va sottolineato che le imprese interessate hanno lamentato tempi molto stretti per le domande e modalità complesse per l’accesso alle risorse, che in molto casi coprirebbero solo in parte gli effettivi aumenti dei costi. Per evitare di mettere a rischio la realizzazione delle opere occorre dunque favorire l’accesso ad ulteriori risorse per le imprese interessate. Nel caso di imprese grandi e con una maggiore capacità finanziaria, i maggiori costi possono essere anticipati dall’impresa stessa. È questo il caso di RFI, titolare di numerosi progetti PNRR, che ha deciso di avviare comunque le procedure per l’affidamento delle opere ricorrendo a proprie anticipazioni finanziarie, in attesa dei finanziamenti previsti dalle misure adottate dal Governo. Ciò ha consentito di avviare nel 2022 283 nuove gare, per circa €21 miliardi, di cui oltre €10 miliardi di opere PNRR e di aggiudicare appalti per €10 miliardi, di cui la metà PNRR, con una forte accelerazione nel mese di dicembre. Vi è poi il caso di TIM e Open Fiber, incaricate della realizzazione del piano di cablatura “Italia a 1 Giga”, che risultano in ritardo rispetto al target di copertura previsto per la fine dell’anno scorso, ritardo imputabile non solo all’aumento dei costi, ma anche alle difficoltà nell’ottenere i permessi per le opere di cablatura e di reperire le necessarie maestranze. Tali criticità, se non adeguatamente affrontate anche sotto il profilo regolatorio, rischiano di compromettere la ASSONIME - Riproduzione riservata realizzazione delle opere di scavo e di posa della fibra per le aree grigie nei tempi previsti. Sempre nell’ottica di compensare i maggiori costi, è condivisibile l’intenzione del Governo di impiegare le risorse non assegnate a valle dell’aggiudicazione dei bandi per gli appalti per i progetti relativi alle connessioni internet veloci del piano "Italia a 1 Giga" e del piano "Italia 5G” (circa €1,2 miliardi) per coprire in parte gli extra costi. Per le imprese che incontrano difficoltà nel reperimento di nuova finanza, in particolare le piccole e medie imprese, vanno valutate soluzioni alternative quali le garanzie pubbliche che favoriscano l’accesso ai finanziamenti. Una estensione, ad esempio, della operatività del Fondo centrale di Garanzia per le PMI o di SACE alle operazioni di factoring, reverse factoring e confirming, attualmente non coperte dai loro interventi, sarebbe auspicabile almeno per dare copertura alle imprese capo-filiera coinvolte nei progetti PNRR. Questa estensione potrebbe attivare importanti strumenti di supply chain finance e sostenere fornitori strategici e imprese sub appaltatrici che diversamente in molti ambiti fanno fatica a fare fronte al capitale circolante necessario per soddisfare commesse e lavori straordinari derivanti proprio dagli investimenti del PNRR. Per rafforzare la capacità tecnica delle amministrazioni pubbliche, che devono occuparsi della concreta realizzazione degli interventi previsti dal PNRR e della gestione di ingenti risorse, si è intervenuti su vari fronti: con l’inserimento di tecnici nella PA, la creazione di strutture decisionali dedicate al PNRR e l’istituzione di task force specifiche, come il Digital Transformation Office istituito presso il Dipartimento per la trasformazione digitale, composto 8
Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione 2/2023 da quasi 300 esperti con il compito di fornire assistenza informativa e tecnica alle amministrazioni locali e fornitori IT della PA, per velocizzare le scelte e l’implementazione dei programmi di digital transformation. A giugno 2022 è stata inoltre istituita, presso Cassa Depositi e Prestiti, Capacity Italy, la struttura per il supporto e l’assistenza tecnica agli enti impegnati nell’attuazione del PNRR. Ciò sembra non essere del tutto sufficiente. Da un lato, come ipotizzato dal PNRR Lab della SDABocconi, la piattaforma Capacity Italy potrebbe essere ulteriormente potenziata e coordinata con il nuovo programma operativo Capacità per la Coesione, la linea di finanziamento istituita nell’ambito del nuovo Accordo di partenariato 2021- 2027 per rafforzare la capacità amministrativa per l’attuazione delle politiche di sviluppo e coesione. Dall’altro lato, occorre potenziare il personale qualificato necessario per l’attuazione del PNRR per poter incidere realmente sulla capacità del paese di progettare e spendere in maniera efficiente le risorse a disposizione, soprattutto a livello locale. Pesa su questo aspetto anche la scarsa appetibilità delle posizioni offerte per i tecnici ed esperti, spesso a tempo determinato. Inoltre, man mano che ci si muove verso la concreta attuazione dei progetti si riscontra un allungamento dei tempi per il completamento dei procedimenti, non compatibile con le tempistiche previste dal PNRR, nonostante le misure per accelerare le procedure e assicurare il rispetto dei tempi. Ostacoli burocratici di varia natura e regolamentazioni eccessivamente restrittive in alcuni ambiti continuano infatti a impedire o ritardare la realizzazione degli interventi sul territorio. Gli esempi sono numerosi; dal complesso rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche che vengono negate nell’88% dei casi secondo stime del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, alle prescrizioni ambientali contrastanti. Oltre il 50% di progetti valutati positivamente dalla Commissione di Valutazione Impatto Ambientale (VIA) per i progetti PNRR-PNIEC1, non ottiene il parere favorevole del direttore generale del Ministero della cultura necessario per l’adozione del provvedimento di VIA. Inoltre, anche nei casi in cui il parere favorevole viene accordato, sono numerosissimi gli interventi delle Sovrintendenze ai beni ASSONIME - Riproduzione riservata culturali che bloccano i procedimenti autorizzatori. O ancora, un esempio di regolamentazione restrittiva riguarda il mantenimento di limiti eccessivamente prudenziali sull’inquinamento elettromagnetico che rende assai più costoso l’investimento nelle reti di telecomunicazione mobile. È dunque necessario agire in maniera decisa per una ulteriore semplificazione delle procedure, come suggerito anche dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, con uno sforzo di liberalizzazione e di riduzione dei poteri di interdizione. Infine, sulla capacità di realizzare gli obiettivi del PNRR incide anche la carenza di alcune figure professionali. Molte imprese che operano nei comparti maggiormente coinvolti nella realizzazione del PNRR hanno difficoltà a reperire il personale qualificato necessario per l’attuazione del piano (in particolare, edilizia, elettronica, ottica e telecomunicazioni, settore quest’ultimo in cui a novembre mancavano, secondo le indicazioni di Open Fiber, oltre 15.000 profili professionali specializzati). Secondo le stime dell’Osservatorio Unioncamere ANPAL Excelsior si registreranno, a gennaio 2023, difficoltà di reperimento per il 46% delle posizioni disponibili (rispetto al 39% dello scorso anno e al 20% nel 2017), con punte del 62% per gli operai specializzati, del 52% per le professioni tecniche, del 49% per conduttori di impianti. Tra 1 Piano nazionale integrato per l’energia e il clima. Sul punto cfr. Paparo S. e F. Bassanini (2023), “Per accelerare la transizione energetica: proposte urgenti di ulteriore semplificazione e delle procedure amministrative”, Paper Astrid n. 89. 9
Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione 2/2023 le motivazioni indicate dalle imprese della difficoltà di reperire lavoratori, quella prevalente è la mancanza di candidati (28%), seguita dalla preparazione inadeguata (13,5%) e il tempo necessario per ricoprire le posizioni di difficile reperimento supera i 4 mesi. Per risolvere il problema del mancato incontro tra domanda ed offerta di lavoro si potrebbe intervenire su più fronti con un ventaglio di interventi. Per una illustrazione di alcuni possibili interventi a sostegno dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro si rimanda al Box 2. Box 2. Interventi a sostegno dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro Qui di seguito si riporta una selezione di proposte: maggiore integrazione tra sistema educativo e (grandi) imprese, possibilmente attraverso un tavolo tra università e imprese, coordinato dal Governo, che definisca le categorie di saperi e competenze di cui le aziende avranno bisogno nel futuro e sulle quali costruire percorsi accademici ad hoc. L’obiettivo è formare giovani con caratteristiche utili all’immediato inserimento nel mondo del lavoro e di impegnare le imprese a mettere a disposizione sull’intero territorio nazionale opportunità occupazionali certe e quantificabili. Da segnalare in questo contesto, la tendenza sempre più rilevante da parte di molte imprese di creare delle vere e proprie scuole di formazione tecnica (Academy), per formare in autonomia quelle figure difficilmente reperibili nel mercato del lavoro. rafforzamento degli strumenti di sostegno al re-training dei lavoratori al fine di sostenere la loro funzione sul luogo di lavoro, anche a fronte di innovazioni tecnologiche che modificano sostanzialmente le modalità di produzione. Vanno in questa direzione il recente sblocco della seconda tranche del Fondo Nuove Competenze che consente alle ASSONIME - Riproduzione riservata imprese di rimodulare – tramite accordi collettivi – l’orario lavorativo dei dipendenti in un’ottica di aggiornamento professionale, finanziando il costo delle ore trascorse in formazione, lasciando a carico delle imprese i costi della formazione effettiva (docenti e aule); limitati interventi di stimolo della flessibilità in entrata dal mercato del lavoro rivedendo gli ostacoli al contratto a tempo determinato e la somministrazione, separando il plafond unico comprensivo dei rapporti diretti a tempo determinato e dei rapporti di somministrazione a tempo determinato a cui, in base all’attuale normativa e contrattazione collettiva, le aziende devono riferirsi per l’inserimento dei lavoratori. In questo modo, il contratto a tempo determinato si porrebbe come primo step della vita lavorativa; la somministrazione come strumento principe per gestire la fisiologica flessibilità organizzativa e produttiva delle imprese; consentire ad imprese private accreditate l’accesso ai dati disponibili nei Centri per l’impiego, sfruttando, in un’ottica di complementarità rispetto alla riforma per le politiche attive del mercato del lavoro, l’attività di potenziamento dei Centri per l'impiego prevista dal PNRR tra il 2021 e il 2023; facilitare ulteriormente l’ingresso in Italia di forza lavoro di difficile reperibilità da paesi extra-UE. Sono da valutare positivamente le norme contenute nel c.d. “decreto semplificazioni fiscali” per velocizzare le procedure di assunzione dei lavoratori extra- 10
Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione 2/2023 comunitari, ma l’efficacia di tali norme potrà essere realmente apprezzata dalle imprese solo se verrà efficientato il meccanismo di cui al c.d. “decreto flussi” recentemente adottato. L’intento del Governo di aumentare le quote e i settori nel nuovo decreto flussi potrebbe non essere di per sé sufficiente se le imprese non avranno facoltà di pianificare le assunzioni con la garanzia che al momento della effettiva necessità potranno fare entrare forza lavoro dall’estero. Pianificazione che potrebbe essere ulteriormente ostacolata dalla previsione contenuta nel decreto, secondo cui il datore di lavoro che voglia assumere dall’estero uno straniero dovrà prima verificare presso il Centro per l’impiego competente “l’indisponibilità di un lavoratore presente sul territorio nazionale a ricoprire il posto di lavoro per il profilo”. Si propone quindi di valutare un meccanismo già sperimentato con successo da altri paesi (es. Block Visa) che consente alle imprese di assumere dall’estero professionalità carenti nel proprio mercato del lavoro interno; avviare semplificazioni regolamentari e razionalizzare gli incentivi esistenti che finiscono per sovrapporsi e, in ogni caso, impongono alle imprese molte condizioni per l’ottenimento del beneficio, spesso scoraggiando il ricorso allo strumento agevolativo o aumentando il rischio di dover restituire l’agevolazione. Il sistema merita oggi più che mai una profonda riflessione in modo da sfoltire gli strumenti agevolativi al fine di razionalizzare, rendere più efficaci le risorse pubbliche e dare certezza alle imprese sull’effettiva applicabilità del beneficio. ASSONIME - Riproduzione riservata 11
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