Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili

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Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili
Ordine
dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili
                di Reggio Emilia

                                        PIANO
                 PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE
                      E PER IL RISPETTO E LA PROMOZIONE
                  DELLA TRASPARENZA E DELL’INTEGRITÀ
                             TRIENNIO 2021-2023

                      (approvato con deliberazione del 29 Marzo 2021)

 Responsabile per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza:
 Dr. Alberto Peroni                        
INDICE

1.     PREMESSA                                                                             3

2.     FUNZIONI E ASSETTO ORGANIZZATIVO DELL’ODCEC DI REGGIO EMILIA                         7

3.     PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 2021-2023                            12
3.1.     OGGETTO, FINALITÀ, ORIZZONTE TEMPORALE DEL PTPC                                    12
3.2.     IL RESPONSABILE PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE                                12
3.3.     LA GESTIONE DEL RISCHIO DI CORRUZIONE                                              14
3.4.     LE MISURE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE                                          17
3.5.     MONITORAGGIO E RELAZIONE SULLE MISURE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE              25

4.     PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L’INTEGRITA’ 2021-2023                      27
4.1.     OGGETTO, FINALITÀ, ORIZZONTE TEMPORALE DEL PTTI                                    27
4.2.     IL RESPONSABILE PER LA TRASPARENZA                                                 28
4.3.     LE MISURE PER IL RISPETTO DELLA TRASPARENZA                                        28
4.4.     LE MISURE PER LA PROMOZIONE DELLA TRASPARENZA                                      34
4.5.     MONITORAGGIO E RELAZIONE SULLE MISURE DI RISPETTO E PROMOZIONE DELLA TRASPARENZA   33

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1. PREMESSA

   Come confermato dalle statistiche internazionali del 2016, la corruzione resta un fenomeno
molto diffuso nel nostro Paese. Si tratta di una delle principali cause dell’inefficienza dei servizi
destinati ai cittadini come pure della disaffezione degli stessi nei confronti della pubblica
amministrazione.
    L’ultima edizione dell’Indice di Percezione della Corruzione (c.d. CPI) elaborato da
Transarency International (la più grande organizzazione a livello globale contro la corruzione),
indice che misura la percezione del fenomeno corruttivo nel settore pubblico in numerosi Paesi
in tutto il mondo, vede il nostro Paese collocato al 54° posto su 180 Paesi nel mondo analizzati.
Il voto assegnato al nostro Paese è di 50 su 100 e ci posizionatra i Paesi non virtuosi. Un
risultato non certo lusinghiero, tanto più se si considera che nel ranking europeo l’Italia si
posiziona al 25esimo posto su 31 Stati.
     La corruzione può essere definita come il comportamento di chi nel corso di un’attività
amministrativa abusi del potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati;
l’aggiornamento 2015 del Piano Nazionale Anticorruzione del 2013 definisce in senso ampio la
corruzione come “assunzione di decisioni (di assetto di interessi a conclusione di procedimenti,
di determinazioni di fasi interne a singoli procedimenti, di gestione di risorse pubbliche) devianti
dalla cura dell’interesse generale a causa del condizionamento improprio da parte di interessi
particolari. Occorre, cioè, avere riguardo ad atti e comportamenti che, anche se non consistenti
in specifici reati, contrastano con la necessaria cura dell’interesse pubblico e pregiudicano
l’affidameno dei cittadini nell’imparialità delle amministrazioni e dei soggetti che svolgono
attività di pubblico interesse”.
     L’obiettivo di restituire autorevolezza alla pubblica amministrazione recuperando il
rapporto di fiducia con i cittadini passa, dunque, anche per il contrasto alla corruzione da
intendere in senso ampio, in essa ricomprendendo anche episodi di cattiva amministrazione pur
non rilevanti penalmente (per il Piano Nazionale Anticorruzione del settembre 2013 il concetto
di corruzione “è comprensivo delle varie situazioni in cui, nel corso dell’attività amministrativa,
si riscontri l’abuso da parte di un soggetto del potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi
privati”).
    Per far fronte al fenomeno corruttivo è stata approvata la legge 6 novembre 2012, n. 190
recante “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella
pubblica amministrazione”, modificata ed integrata dal D.Lgs. 25 maggio 2016 n.97, con la
quale è stato introdotto nel nostro ordinamento un sistema organico di prevenzione della
corruzione il cui aspetto caratterizzante consiste nella definizione per ogni pubblica
amministrazione di un Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (PTPC) che effettui

                                                 3
l’individuazione, l’analisi e la valutazione dei rischi specifici di corruzione e conseguentemente
indichi gli interventi organizzativi volti a prevenirli. Tale piano è stato aggiornato in conformità a
quanto indicato nell’”Aggiornamento 2015 al Piano Nazionale Anticorruzione” approvato con la
determinazione ANAC n.12 del 28 ottobre 2015.
    Con il D.Lgs. 14 marzo 2013 n. 33 recante il “Riordino della disciplina riguardante gli
obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche
amministrazioni”, modifiCATO DAL d.Lgs. 25 maggio 2016 n.97, è stata individuata nella
trasparenza totale uno dei principali strumenti per la prevenzione della corruzione intesa in
un’accezione ampia ed è stato previsto l’obbligo per ogni pubblica amministrazione di adottare
un Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità (PTTI), coordinandone i contenuti con
quelli del PTPC di cui il PTTI costituisce una sezione.
     L’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), competente per la vigilanza ed il controllo
sull’effettiva applicazione delle misure anticorruzione e di trasparenza previste dalla normativa,
al fine di dirimere alcuni dubbi interpretativi circa l’obbligo anche per gli Ordini Professionali di
adottare le misure di cui alla legge n. 190/2012 e al D.Lgs. n. 33/2013, con deliberazione n. 145
del 21 ottobre 2014, ha ritenuto applicabili tali disposizioni anche agli Ordini ed ai Collegi
professionali considerati quali Enti pubblici inseriti nell’apparato organizzativo della pubblica
amministrazione. Pertanto, l’Autorità ha stabilito che gli Ordini professionali “dovranno
predisporre il Piano triennale di prevenzione della corruzione, il Piano triennale della
trasparenza e il Codice di comportamento del dipendente pubblico, nominare il Responsabile
della prevenzione della corruzione, adempiere agli obblighi in materia di trasparenza di cui al
D.lgs. n. 33/2013 e, infine, attenersi ai divieti in tema di inconferibilità e incompatibilità degli
incarichi di cui al d.lgs. n. 39/2013”. A tal fine si veda anche la sentenza n.11391/2015 del TAR
Lazio che ha respinto il ricorso presentato da alcuni Consigli dell’Ordine degli Avvocati in cui si
impugnavano talune deliberazioni dell’ANAC volte a ricomprendere gli Ordini professionali
nell’ambito di applicazione della normativa per la prevenzione della corruzione. L’Autorità ha
iniziato ad esercitare i propri poteri di vigilanza sul rispetto di tali obblighi dal 1° gennaio 2015.
    Con informativa n. 26 del 6 novembre 2014 il Consiglio Nazionale dei Dottori
Commercialisti e degli Esperti Contabili ha predisposto un breve vademecum per chiarire i
termini di applicazione della normativa e definire gli adempimenti a carico degli Ordini
territoriali alla luce delle peculiarità proprie degli Ordini e della loro articolazione organizzativa.
    Con informativa n. 36 del 22 dicembre 2014 il Consiglio Nazionale dei Dottori
Commercialisti e degli Esperti Contabili ha, inoltre, fornito apposite Linee Guida per consentire
agli Ordini territoriali l’adeguamento alla normativa sull’anticorruzione e sulla trasparenza.3
Il D.Lgs 25 maggio 2016 n. 97 recante “Revisione e semplificazione delle disposizioni in materia
di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza, correttivo della legge 6 novembre
2012, n. 190 e del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, ai sensi dell'articolo 7 della legge 7

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agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” ha
circoscritto e meglio specificato, semplificandone anche i contenuti, l’ambito di applicazione di
tali normative in tema di anticorruzione e trasparenza agli Ordini, in particolare attraverso gli
artt. 3, 4 e 41 che hanno modificato, rispettivamente gli artt. 2 e 3 del d.lgs. 33/2013 e, l’art. 1 c.
2 della l. 190/2012. Infatti, con particolare riferimento alla trasparenza, l’art. 2-bis del d.lgs.
33/2013 al comma 2, precisa che la medesima disciplina prevista per le pubbliche
amministrazioni si applica anche agli ordini professionali, in quanto compatibile.
Analogamente, agli ordini e ai collegi professionali si applica la disciplina prevista dalle l.
190/2012 sulle misure di prevenzione della corruzione. Inoltre le modifiche apportate dal
decreto all'articolo 3 del decreto legislativo n. 33 del 2013 ora prevedono espressamente che
(art. 3 comma 1 ter) l’ANAC può, con il Piano nazionale anticorruzione, nel rispetto delle
disposizioni del decreto, precisare gli obblighi di pubblicazione e le relative modalità di
attuazione, in relazione alla natura dei soggetti, alla loro dimensione organizzativa e alle attività
svolte, prevedendo in particolare modalità semplificate per i comuni con popolazione inferiore
a 15.000 abitanti, per gli ordini e collegi professionali.».

    Con Informativa n. 93/2016 del 2 agosto 2016, il Consiglio Nazionale ha fornito alcune
nuove indicazioni circa l’adeguamento alla normativa sull’anticorruzione e trasparenza alla
luce del D.lgs 97/2016.

     L’ANAC in data 3 agosto 2016 ha approvato il PNA 2016, e in attuazione di quanto previsto
dal D.Lgs 97/2016, ha previsto nel piano una specifica parte dedicata agli Ordini e Collegi
Professionali con particolare riferimento alla figura del RPCT e alla semplificazione delle aree di
rischio corruttivo. Con la medesima Delibera è stato rappresentato che, al fine di assicurare
l’effettivo inserimento dei dati nell’Anagrafe unica delle stazioni appaltanti (AUSA), il RPCT è
tenuto a indicare il nome del soggetto preposto all’iscrizione e all’aggiornamento dei dati
(RASA)all’interno del PTPC.
   L’ANAC, con delibera n.1074 del 21/11/2018, ha approvato l’aggiornamento 2018 al Piano
Nazionale Anticorruzione 2016.
   Il documento è suddiviso in due parti:
        a) Una parte generale con la quale sono fornite indicazioni sulle modalità di adozione
           annuale del PTPCT; sui ruoli e compiti del RPCT; sui rapporti tra gli obblighi di
           pubblicazione e nuova disciplina della tutela dei dati personali introdotta dal
           Regolamento UE 2016/679; sull’applicazione del c.d. pantouflage, sull’adozione dei
           codici di comportamento e sulle tematiche attuative attinenti alla rotazione del
           personale;

                                                  5
b) Una parte speciale di approfondimenti tematici.
                                            ***
    L’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (ODCEC) di Reggio Emilia,
sulla base delle indicazioni e delle linee guida operative del Consiglio Nazionale, ha pertanto
intrapreso fin dal 2014 un percorso per il graduale adeguamento dell’ente alla legge n.
190/2012 e al decreto legislativo n. 33/2013. Questo percorso ha portato a:
    nomina del Responsabile per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza nella
       persona del Tesoriere, Rap. Paolo Villa, con delibera del Consiglio Direttivo n.1 del
       24/01/2015;
      Adozione del primo Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e del
       Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità relativi al periodo 2015 – 2017 con
       delibera n.12 del Consiglio Direttivo n.12 del 16/02/2015.
      Adozione del secondo Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e del
       Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità relativi al periodo 2016 – 2018 con
       delibera n.12 del Consiglio Direttivo n.12 del 01/02/2016;
      nomina del Responsabile per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza nella
       persona del Consigliere dr. Alberto Peroni, con delibera n. 20 del Consiglio dell’Ordine
       del 09/01/2017;
      Adozione del secondo Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e del
       Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità relativi al periodo 2017 – 2019 con
       delibera n.12 del Consiglio Direttivo n.8 del 23/01/2017;
      Adozione del secondo Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e del
       Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità relativi al periodo 2018 – 2020 con
       delibera n.12 del Consiglio Direttivo del 26/03/2018;
      Adozione del secondo Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e del
       Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità relativi al periodo 2019 – 2021 con
       delibera n.12 del Consiglio Direttivo n.6 del 28/01/2019;
      Adozione del terzo Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e del
       Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità relativi al periodo 2020 – 2022 con
       delibera del Consiglio Direttivo n.6 del 27/01/2020.

    Il presente aggiornamento del PTPC, relativo al triennio 2021-2023, redatto anch’esso dal
Responsabile per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza, di concerto con gli
organi di vertice e con la collaborazione del personale dipendente della Fondazione dei Dottori
Commercialisti e degli Esperti Contabili, si prefigge i seguenti obiettivi, coerentemente alle
indicazioni strategiche provenienti dal Piano Nazionale Anticorruzione:

                                              6
   ridurre le opportunità che si manifestino casi di corruzione;
      aumentare la capacità di scoprire casi di corruzione;
      creare un contesto sfavorevole alla corruzione elevando il livello di trasparenza
      stabilire interventi organizzativi volti a prevenire il rischio di corruzione.

    L’arco temporale di riferimento del presente PTPC è il triennio 2021-2023. L’adozione del
Piano, peraltro, non si configura come un’attività una tantum bensì come un processo ciclico in
cui gli strumenti vengono via via affinati, modificati o sostituiti in relazione al feedback ottenuto
dalla loro applicazione. Si precisa che lo sforzo che sta compiendo l’Ordine di Reggio Emilia è
quello di mettere a punto degli strumenti di prevenzione mirati e sempre più incisivi nella logica
di uno sviluppo graduale e progressivo del sistema di prevenzione della corruzione.

                                                 7
2. FUNZIONI E ASSETTO ORGANIZZATIVO DELL’ODCEC DI REGGIO EMILIA

    Con il Decreto Legislativo 28 giugno 2005, n.139 è stato costituito l'Ordine dei Dottori
commercialisti e degli Esperti Contabili, a norma dell'articolo 2 della legge 24 febbraio 2005, n.
34.
    Gli Organi dell’Ordine territoriale sono: Il Presidente, che ha la legale rappresentanza
dell’ente, il Consiglio, l’Assemblea degli iscritti ed il Collegio dei revisori.
    Le attribuzioni dell’Ordine sono le seguenti (art. 12 D.Lgs. n. 139/2005):
a) rappresenta, nel proprio ambito territoriale, gli iscritti nell'Albo, promuovendo i rapporti con
   gli enti locali; restano ferme le attribuzioni del Consiglio nazionale di cui all'articolo 29,
   comma 1, lettera a);
b) vigila sull' osservanza della legge professionale e di tutte le altre disposizioni che disciplinano
   la professione;
c) cura la tenuta dell'Albo e dell'elenco speciale e provvede alle iscrizioni e cancellazioni
   previste dal presente ordinamento;
d) cura la tenuta del registro dei tirocinanti e adempie agli obblighi previsti dalle norme
   relative al tirocinio ed all'ammissione agli esami di Stato per l'esercizio della professione;
e) cura l'aggiornamento e verifica periodicamente, almeno una volta ogni anno, la sussistenza
   dei requisiti di legge in capo agli iscritti, emettendo le relative certificazioni e comunicando
   periodicamente al Consiglio nazionale tali dati;
f) vigila per la tutela dei titoli e per il legale esercizio delle attivita' professionali, nonche' per il
   decoro e l'indipendenza dell'Ordine;
g) delibera i provvedimenti disciplinari;
h) interviene per comporre le contestazioni che sorgono, in dipendenza dell'esercizio
   professionale, tra gli iscritti nell'Albo e, su concorde richiesta delle parti, fra gli iscritti ed i
   loro clienti;
i) formula pareri in materia di liquidazione di onorari a richiesta degli iscritti o della pubblica
   amministrazione;
j) provvede alla organizzazione degli uffici dell'Ordine, alla gestione finanziaria ed a
   quant'altro sia necessario per il conseguimento dei fini dell'Ordine;
k) designa i rappresentanti dell'Ordine presso commissioni, enti ed organizzazioni di carattere
   locale;
l) delibera la convocazione dell'Assemblea;
m) rilascia, a richiesta, i certificati e le attestazioni relative agli iscritti;

                                                    8
n) stabilisce un contributo annuale ed un contributo per l'iscrizione nell'Albo o nell'elenco,
           nonche' una tassa per il rilascio di certificati e di copie dei pareri per la liquidazione degli
           onorari;
        o) cura, su delega del Consiglio nazionale, la riscossione ed il successivo accreditamento della
           quota determinata ai sensi dell'articolo 29;
        p) promuove, organizza e regola la formazione professionale continua ed obbligatoria dei
           propri iscritti e vigila sull'assolvimento di tale obbligo da parte dei medesimi.
             L’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Reggio Emilia opera nel
        circondario del Tribunale di Reggio Emilia e annovera, alla data del 31/12/2020, n. 778 iscritti
        (di cui 10 nell’elenco speciale), e n. 15 STP.
           Si può collocare l’Ordine di Reggio Emilia nella fascia degli Ordini territoriali di ridotte
        dimensioni organizzative in quanto articolato in una struttura amministrativa estremamente
        semplificata e che attualmente non impiega dipendenti.
            L’Ordine si avvale inoltre della Fondazione dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli
        Esperti Contabili di Reggio Emilia per lo svolgimento delle attività che, come da convenzione
        per l’anno 2020, hanno per scopo:
   I.    Gestione della contabilità dell’Ordine;
  II.    Segretariato per l’apertura della sede al pubblico e servizio telefonico;
 III.    Organizzazione delle assemblee degli iscritti;
 IV.     Occuparsi dell’offerta formativa per gli iscritti all’ODCEC;
  V.     Sviluppo dei contenuti, inserimento dei dati ed aggiornamento del sito Internet dell’Ordine;
 VI.     Elaborazioni di circolari su temi di interesse professionale da inviare agli iscritti a mezzo posta
         elettronica e da rendere disponibili sul sito internet;
VII.     Servizi esterni di consegna documenti a terzi, se richiesto;
VIII.    Gestione dell’Albo e del Registro del Tirocinio, intendendo con ciò tutte le pratiche per la
         iscrizione e la cancellazione di Dottori Commercialisti e/o di Esperti contabili nella sezione
         ordinaria e nell’Elenco speciale, le comunicazioni obbligatorie, l’annotazione dell’esito dei
         provvedimenti disciplinari e la tenuta delle cartelline con la documentazione di ogni iscritto;
 IX.     Verifica aggiornamento e revisione dell’Albo, intendendo per revisione la completa analisi di
         ogni nominativo il controllo dei dati anagrafici e di studio, l’esistenza di eventuali
         incompatibilità, la presenza in cartellina di tutta la documentazione necessaria e relativa,
         l’effettivo aggiornamento della scheda delle disponibilità agli incarichi
  X.     Gestione amministrativa
 XI.     Gestione della corrispondenza e protocollo informatico
XII.     Assistenza alle riunioni Consiliari
XIII.    Organizzazione, gestione e supervisione degli adempimenti in materia di sicurezza del
         trattamento dei dati personali affidati all’Ordine

                                                        9
XIV. Assistenza al Responsabile della Prevenzione Anticorruzione e Trasparenza negli adempimenti
       previsti dalla normativa.
  XV. Assistenza al Responsabile Unico del Procedimento (RUP) nell’ambito delle procedure di
       affidamento di lavori, servizi e forniture, negli adempimenti previsti dalle vigenti normative.
 XVI. Assistenza al Referente dei Pagamenti negli adempimenti previsti dalla normativa.
XVII. Assistenza al Coordinatore della Gestione Documentale (CGD), al Responsabile del Servizio di
       Protocollo Informatico, flussi documentali e archivi (RSP) e al Referente IPA per l’Ordine, negli
       adempimenti previsti dalla normativa.
XVIII. Assistenza al Responsabile dell’Anagrafe Unica delle Stazioni Appaltanti (RASA) negli
       adempimenti previsti dalla normativa.

        La Fondazione gestisce il servizio di segreteria per conto dell’Ordine sulla base di un
     contratto di servizio rinnovato annualmente e per il 2020 stipulato in data 3 giugno 2019.
        La Fondazione è retta da un Consiglio direttivo di 11 membri, composto da tutti i Consiglieri
     pro-tempore dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Reggio Emilia. Il
     Consiglio dell’Ordine e quello della Fondazione rimangono in carica per il medesimo periodo di
     tempo.
         Il Collegio dei revisori della fondazione è composto dagli stessi membri del Collegio dei
     revisori dell’Ordine. Per lo svolgimento delle sue funzioni la Fondazione attualmente impiega 4
     dipendenti, di cui nessuno ricopre posizioni apicali. Essendo la Fondazione uno strumento
     operativo dell’Ordine, il personale, benché legato da un contratto privato, soggiace alla
     normativa anticorruzione prevista per i dipendenti pubblici.
         In relazione agli obblighi di competenza della Fondazione, in quanto Ente di diritto privato in
     controllo dell’Ordine ai sensi dell’art. 22 del D.L. 33/2013, in materia di trasparenza e di
     prevenzione della corruzione a seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs 97/2016 e alla luce delle
     “Linee guida per l’attuazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e
     trasparenza da parte delle società e degli enti di diritto privato controllati e partecipati dalle
     pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici economici”, pubblicate dall’Autorità nazionale
     anticorruzione in data 21/11/2017, viene rilevato che la Fondazione difetta del requisito, previsto
     dalla normativa richiamata, del bilancio superiore a cinquecentomila euro e pertanto ne rimane
     esclusa dall’ambito di applicazione.
                                        La dimensione e l’articolazione organizzativa dell’Ordine
     incidono fortemente sulle caratteristiche del sistema di prevenzione della corruzione e di
     promozione della trasparenza. Mentre non si pongono problemi negli Ordini territoriali dotati di
     una pianta organica che presenti fra i dipendenti un dirigente al quale assegnare le funzioni di
     Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza, negli Ordini di ridotte
     dimensioni organizzative l’assenza di dipendenti a cui affidare gli incarichi per adempiere agli
     obblighi previsti dalla legge n. 190/12 e dal decreto legislativo n. 33/2013, fa sorgere il
     problema di come applicare nell’Ordine professionale il principio fissato dall’art. 1, comma 7,
     della legge n. 190/2012 secondo cui “l’organo di indirizzo politico individua, di norma, tra i

                                                     10
dirigenti amministrativi di ruolo di prima fascia in servizio il responsabile della prevenzione della
corruzione” (che, ai sensi dell’art. 43, comma 1, del D.Lgs. n. 33/2013, svolge, di norma, anche
le funzioni di responsabile per la trasparenza).
    Tale problematica è stata definitivamente chiarita dall’ANAC, con particolare riferimento
proprio agli Ordine e Collegi Professionali, nel PNA 2016 deliberato dall’Ente in data 3 agosto
2016 che precisa che l’organo di indirizzo politico individua il RPCT, di norma, tra i dirigenti
amministrativi in servizio o dipendenti in possesso di idonea qualifica e, in difetto di questi,
circostanza ricorrente negli Ordini di piccole dimensioni come il nostro, il RPCT potrà essere
individuato, in via residuale, e con atto motivato, potrà coincidere con un consigliere eletto
dell’ente, purché privo di deleghe gestionali. In tal senso, dovranno essere escluse le figure di
Presidente, Consigliere segretario o Consigliere tesoriere.
    Proprio seguendo le indicazioni di cui sopra fornite dall’ANAC, all’insediamento del nuovo
Consiglio dell’Ordine per il mandato 2017-2020, si è provveduto a nominare in data 09/01/2017
il nuovo RPCT nella figura del consigliere dr. Alberto Peroni, in luogo della precedente
assegnazione del ruolo al consigliere Tesoriere in virtù delle proprie tipiche competenze
professionali

                                                11
Figura 1 - Organigramma dell'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Reggio
Emilia

                                                  12
3. PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 2021-2023

 3.1. Oggetto, finalità, orizzonte temporale del PTPC

      Il PTPC è stato redatto tenendo conto delle Linee Guida di carattere generale adottate dal
Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili ed allegate
all’informativa n. 36/2014 che hanno rappresentato il riferimento operativo principale nella
predisposizione del documento programmatico.
     Il Piano individua, per il triennio 2021-2023, le aree di attività, e all’interno di queste i
processi, a rischio corruttivo più elevato; inoltre, descrive il diverso livello di esposizione delle
aree a rischio di corruzione, indica gli interventi organizzativi volti a prevenire o ridurre il
medesimo rischio e disciplina le regole di attuazione, di controllo e di monitoraggio degli
interventi di prevenzione.
     Il Piano sarà soggetto ad aggiornamento annuale a cura del Responsabile tenendo conto
delle normative sopravvenute, degli eventuali mutamenti della struttura organizzativa e
dell’emersione di rischi non considerati in fase di predisposizione del presente Piano.

 3.2. Il Responsabile per la prevenzione della corruzione

     Il Responsabile per la prevenzione della corruzione, secondo quanto disposto dall’art. 1,
comma 7, della legge n. 190/2012 è colui che - individuato e nominato dal Consiglio - è chiamato a
svolgere concretamente un’azione di prevenzione della corruzione e dell’illegalità nell’Ordine.
    Il suo principale compito è quello di predisporre il Piano Triennale di Prevenzione della
Corruzione e di aggiornarlo in presenza di novità di tipo normativo od organizzativo. Il Piano
deve essere, dunque, costantemente controllato, vigilato e verificato nella sua efficacia ed
attualità dal Responsabile della prevenzione della corruzione.
     Il Responsabile deve definire procedure appropriate per selezionare e formare i dipendenti
ed i collaboratori destinati ad operare in settori particolarmente esposti al rischio corruttivo
individuando idonei percorsi di formazione.
    Ai sensi del D.Lgs. n. 39/2013 il Responsabile per la prevenzione della corruzione deve
anche contestare le situazioni di incompatibilità e di inconferibilità.
     Considerati i delicati compiti organizzativi ed il carico di responsabilità, l’Ordine provvede
ad assicurare al Responsabile un adeguato supporto mediante assegnazione di appropriate
risorse umane, strumentali e finanziarie, nei limiti della disponibilità di bilancio.

                                                13
3.3. La gestione del rischio di corruzione

     L’individuazione delle aree di rischio dell’ODCEC di Reggio Emilia è stata il risultato di una
mappatura “sul campo” effettuata, propedeuticamente e funzionalmente all’elaborazione del
presente Piano, verificando l’impatto del fenomeno corruttivo sui singoli processi svolti
dall’Ordine. Stante l’attuale indisponibilità di un repertorio completo di tutti i processi
amministrativi e della loro articolazione in fasi/flussi, l’elenco dei procedimenti mappati non ha
pretesa di esaustività ma si concentra nell’individuazione di un elenco il più completo possibile
dei processi maggiormente rilevanti per frequenza.
   Il punto di partenza per la mappatura è stata la legge n. 190/2012, e il PNA, che individuano
quattro particolari aree di rischio:
   A. assunzione e progressione del personale;
   B. affidamento di lavori, servizi e forniture;
   C. provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari privi di effetto economico
      diretto ed immediato per il destinatario;
   D. provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari con effetto economico
      diretto ed immediato per il destinatario.
     La legge n. 190/2012 individuando le attività più esposte al rischio di corruzione impone a
tutte le pubbliche amministrazioni di formulare un’apposita e calibrata strategia di
prevenzione attraverso l’attivazione di azioni coerenti, capaci di ridurre significativamente il
rischio di comportamenti corruttivi in relazione ai suddetti procedimenti.
   Tenuto conto dell’articolazione organizzativa descritta sopra e dei centri di responsabilità,
sono state selezionate le aree e i processi organizzativi in cui potenzialmente si potrebbe
annidare il rischio di corruzione.
    Si è, pertanto, provveduto alla mappatura dei processi maggiormente esposti al rischio
corruttivo tenendo conto delle specificità funzionali e di contesto dell’ODCEC di Reggio Emilia.
Ciò ha consentito all’Ordine di esplicitare il proprio sistema di gestione del rischio, inteso come
insieme coordinato di attività per guidare e controllare l’amministrazione in riferimento ai rischi
stessi. L’identificazione dei rischi è avvenuta tramite un percorso di analisi e ponderazione dei
rischi con la collaborazione di tutta la struttura organizzativa ed il coinvolgimento degli organi di
vertice.
    L’analisi dei processi mappati in ottica di individuazione delle aree a più elevato rischio di
corruzione è stata realizzata utilizzando la duplice prospettiva, definita dall’allegato n. 5 del
Piano Nazionale Anticorruzione, che considera:

                                                14
o la probabilità dell’accadimento dell’evento corruttivo;
   o l’impatto dell’evento corruttivo.
    Gli indicatori utilizzati sono stati valutati utilizzando una scala da 1 a 5, dove 1 rappresenta il
valore di probabilità/impatto del rischio più basso e 5 quello più critico.
   Operativamente, la computazione del valore di rischio per ogni processo è dato dal
prodotto tra la media dei valori di probabilità e la media dei valori di impatto, generando
dunque un risultato compreso nel range 1-25.
    L’analisi dei rischi è sintetizzata nell’allegato n. 1 del presente Piano, identificando i processi
esposti al rischio corruttivo, la ricognizione delle misure di prevenzione ed il grado di rischio,
così espresso:
                                  Classificazione livelli di rischio (Rating)
             1-3                Trascurabile
             4-6                Medio-Basso
             8-12               Rilevante
            15-25               Critico

     Tali valori sono stati individuati sulla base della storia dell’Ordine e sulla base della
percezione relativa da parte dei dipendenti e degli organi di vertice, alla luce della casistica di
rilievo presente nella letteratura in materia, nonchè dall’esperienza maturata dal primo anno di
applicazione della normativa per l’anticorruzione e la trasparenza ed integrità.
    Si precisa che, considerato il controllo determinante del Consiglio dell’Ordine sulla
Fondazione e lo svolgimento di processi rientranti tra le aree a rischio da parte di quest’ultima,
si è deciso di comprendere nella mappatura anche l’ente Fondazione dell’Ordine dei Dottori
Commercialisti ed Esperti Contabili di Reggio Emilia.
   Date le ridotte dimensioni dell’ente e l’esiguità degli acquisti si è deciso di evidenziare i
processi relativi all’acquisto di beni e servizi effettuati per importi tali da non superare i limiti
previsti dalla normativa per le procedure di evidenza pubblica.
    Si segnala, inoltre, che non è stato preso in considerazione il processo relativo allo
svolgimento di concorsi pubblici attinente all’area denominata “acquisizione e progressione del
personale” in quanto ad oggi non sono prevedibili assunzioni di nuovo personale da reclutare
mediante procedura selettiva o concorsuale.
    Ci si riserva, in ogni caso, di predisporre una procedura di controllo e delle adeguate misure
di prevenzione della corruzione per i processi sopraindicati entro l’arco temporale di
riferimento del presente Piano qualora se ne ravvisasse la necessità.
   Oltre alle 4 aree individuate dal PNA (ed elencate a pagina 11), è stata inserita un’ulteriore
area (E) destinata ad accogliere eventuali altri processi specifici ma non inseribili nelle aree A-D.

                                                     15
Oltre ai processi elencati dalle linee guida del CNDCEC, sono altresì stati inseriti ulteriori
processi specifici individuati dall’Ordine di Reggio Emilia, in fase di mappatura, quali:
       Il controllo dello svolgimento del praticantato (area C)
       Il controllo delle cause di incompatibilità (area C)
       L’accreditamento di eventi formativi (area E “Ulteriori processi”)
   Come evidenziato dalla mappatura effettuata, il RISULTATO FINALE emerso dall’analisi dei
processi posti in essere dall’ODCEC di Reggio Emilia si attesta, in generale, sul livello di rischio più
basso (TRASCURABILE):
Rischio medio complessivo dell’ODCEC di Reggio Emilia                                    1,9

                                 Valore medio di rischio per area

                 25,0

                 20,0

                 15,0

                 10,0
                                1,6           2,5          1,9            2,1         1,5
                  5,0

                  0,0
                            A             B            C             D            E

  Figura 2 - Grafico raffigurante il rischio medio per ogni area (per il dettaglio si veda l’allegato n.1)

             Area A
                        1    Assunzione e progressione del personale

             Area B
                        2    Affidamento di lavori, servizi e forniture
                        Provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari privi di effetto
             Area C     economico diretto ed immediato per il destinatario

                        Provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari con effetto
             Area D     economico diretto ed immediato per il destinatario

             Area E     Ulteriori processi a rischio, individuati in fase di mappatura

    Le misure preventive specifiche che si è deciso di inserire nel presente PTPC sono volte, in
linea di massima, ad incrementare la trasparenza e l’accountability dei processi attraverso la

                                                       16
previsione di regolamenti ad hoc che limitino la discrezionalità delle procedure e al tempo stesso
siano di supporto al personale impegnato nello svolgimento delle stesse. Regolamenti che, in
diversi casi, rappresentano la formalizzazione di buone prassi comportamentali già adottate
all’interno dellODCEC di Reggio Emilia.

   Il P.N.A. 2016, nella parte riguardante gli Ordini ed i Collegi Professionali, ha semplificato le
aree di rischio individuando le seguenti tre aree:

    formazione professionale continua;
    rilascio di pareri di congruità (nell’eventualità dello svolgimento di tale attività da parte di
     ordini e collegi territoriali in seguito all’abrogazione delle tariffe professionali);
     indicazione di professionisti per l’affidamento di incarichi specifici.

Per ciascuna delle tre aree di rischio ha riportato, in via esemplificativa e non esaustiva, un elenco
di processi di rischio, eventi corruttivi e misure di prevenzione.

Le tre aree di rischio individuate possono così effere classificate nel nostro PTPC:

    formazione professionale continua: area C punto 3 e area E punto 1;
    rilascio di pareri di congruità (nell’eventualità dello svolgimento di tale attività da parte di
     ordini e collegi territoriali in seguito all’abrogazione delle tariffe professionali): area C punto 8;
    indicazione di professionisti per l’affidamento di incarichi specifici: area D punto 3.

Per quanto riguarda l’attribuzione di crediti FPC, è stato ritenuto opportuno introdurre dei
controlli a sorpresa da parte dei membri della commissione FPC al fine di verificare la corretta
attribuzione degli stessi.

    3.4. Le misure di prevenzione della corruzione

     I rischi sopra individuati dovranno essere trattati mediante adeguate misure di prevenzione.
Come suggerito dal Piano Nazionale Anticorruzione, le decisioni circa la priorità del trattamento
si basano essenzialmente sui seguenti fattori:
       Livello di rischio: maggiore è il livello, maggiore è la priorità di trattamento;
       Obbligatorietà della misura: va data priorità alla misura obbligatoria rispetto a quella
        ulteriore;
       Impatto organizzativo e finanziario connesso all’implementazione della misura di
        trattamento.

                                                    17
A parità di rischio, la priorità di trattamento è definita dal Responsabile per la prevenzione
della corruzione.
     Elenchiamo qui di seguito sinteticamente le misure finalizzate a contrastare ed a prevenire
la corruzione nelle attività a maggior rischio di corruzione:
       a) Formazione;
       b) Codice di Comportamento;
       c) Rotazione del personale e potenziamento del sistema dei controlli interni;
       d) Obbligo di astensione in caso di conflitto d’interessi;
       e) Attività successive alla cessazione dal servizio;
       f) Condanne per delitti contro la Pubblica Amministrazione;
       g) Tutela del dipendente che segnala illeciti (c.d. whistleblowing);
       h) Monitoraggio dei termini di conclusione dei procedimenti e monitoraggio dei rapporti
          tra dipendenti e soggetti esterni;
       i) Trasparenza.

Si rileva che l’Ordine ha completato il progetto di riorganizzazione interna “Certificazione ISO
9001/2015”, con l’obiettivo principale di condividere e formalizzare le procedure operative che
caratterizzano l’attività interna.

La formalizzazione di procedure virtuose costruite nel tempo permette il loro mantenimento negli anni a
venire con vantaggi importanti sia in termini prospettici sia in termini di miglioramento continuo,
principio fondamentale della qualità. Tale strumento permetterà anche di rilevare e monitorare più
facilmente gli eventuali rischi dal punto di vista corruttivo e sarà di ausilio nell’approfondimento dei
processi mappati consentendo di studiare e implementate più facilmente ulteriori misure di prevenzione
della corruzione.

   a. Formazione

    L’attività di formazione di tutto il personale della pubblica amministrazione rappresenta uno
dei più importanti strumenti di prevenzione della corruzione. La conoscenza della normativa
elaborata a livello nazionale, e delle linee guida di contestualizzazione indicate dal Consiglio
Nazionale, è presupposto imprescindibile per la sua consapevole applicazione ed attuazione a
livello di Ordine. A tal fine l’Ordine, in coordinamento con altri Ordini della Regione Emilia
Romagna (CODER) ha realizzato, nel mese di gennaio 2015, un programma di formazione, a
cura di un Team di professori universitari e di professionisti specializzati, articolato su due
percorsi formativi:

           PERCORSO formativo BASE (21 e 23 gennaio 2015): svolto a Bologna presso la sede
            dell’ODCEC di Bologna, in forma di sessioni formative congiunte destinate al
            Responsabile per prevenzione della corruzione, al Responsabile per la Trasparenza, ai

                                                  18
dipendenti degli ODCEC dell’Emilia Romagna e delle eventuali Fondazioni, ed aperto al
        Presidente e ai Consiglieri degli ODCEC e ad eventuali iscritti interessati; il percorso
        formativo base ha avuto ad oggetto la presentazione del quadro normativo sulla
        prevenzione della corruzione e sulla trasparenza e la contestualizzazione agli ODCEC,
        con presentazione e discussione di esperienze nazionali su PTPC e PTTI.

       PERCORSO formativo SPECIALISTICO (22 gennaio 2015): svolto presso la sede
        dell’ODCEC di Reggio Emilia, e indirizzato al Responsabile per la prevenzione della
        corruzione e per la Trasparenza, alle dipendenti dell’Ordine e della Fondazione; il
        percorso formativo specialistico ha avuto ad oggetto le modalità di mappatura delle
        aree a più elevato rischio corruttivo, e i processi in esse contenuti, al fine di individuare,
        analizzare e valutare il livello di rischio e le misurazione preventive connesse, oltre alle
        metodologie e agli schemi per la predisposizione del PTPC e del PTTI.

                                          Mercoledì 21 gennaio 2015
                            PERCORSO FORMATIVO BASE (sessione formativa n. 1)
                                               L’ANTICORRUZIONE
1) Inquadramento dell’anticorruzione:
   a) Inquadramento del fenomeno corruttivo e dell’anticorruzione nel contesto nazionale ed internazionale
   b) Inquadramento valoriale dell’anticorruzione
   c) Inquadramento normativo dell’anticorruzione: la Legge n. 190/2012, il DPR 62/2013, il D.Lgs. n. 39/2013 e
        le novità legislative
   d) Inquadramento manageriale dell’anticorruzione: il risk management
   e) Contestualizzazione dell’anticorruzione negli Ordini dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili
2) Le strategie di prevenzione della corruzione:
   a) La strategia di prevenzione della corruzione a livello nazionale, con particolare riferimento al Piano
        Nazionale Anticorruzione (PNA)
   b) La strategia di prevenzione della corruzione a livello aziendale
3) I soggetti dell’anticorruzione:
   a) L’ANAC (Autorità Nazionale AntiCorruzione)
   b) I destinatari
   c) Il Responsabile della prevenzione della corruzione
4) I processi dell’anticorruzione:
   a) La mappatura delle aree a rischio corruttivo e dei flussi procedurali
5) Gli strumenti dell’anticorruzione:
   a) Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione
   b) Il Codice di comportamento dei dipendenti
   c) Il regime delle inconferibilità e incompatibilità degli incarichi
6) Contestualizzazione dei soggetti, dei processi e degli strumenti anticorruzione negli Ordini dei Dottori
   Commercialisti e degli Esperti Contabili
                                           Venerdì 23 gennaio 2015
                            PERCORSO FORMATIVO BASE (sessione formativa n. 2)
                                                LA TRASPARENZA
7) Inquadramento della trasparenza:

                                                     19
a) Inquadramento della trasparenza nel contesto nazionale ed internazionale
      b) Inquadramento valoriale della trasparenza
      c) Inquadramento normativo della trasparenza: il D.Lgs. n. 33/2013
      d) Contestualizzazione della trasparenza negli Ordini dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili
8)    I soggetti della Trasparenza:
      a) L’ANAC (Autorità Nazionale AntiCorruzione)
      b) I destinatari
      c) Il Responsabile della trasparenza
9)    I processi della trasparenza:
      a) La mappatura dei flussi procedurali
10)   Gli strumenti della trasparenza:
      a) Il Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità
11)   Quale rapporto tra PTPC e PTTI?
12)   Contestualizzazione dei soggetti, dei processi e degli strumenti della Trasparenza negli Ordini dei Dottori
      Commercialisti e degli Esperti Contabili

                                             Giovedì 22 gennaio 2015
                                      PERCORSO FORMATIVO SPECIALISTICO
                              IL PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE PTPC
1) Ruolo e responsabilità del Responsabile per la Prevenzione della Corruzione, con particolare riferimento al
   PTPC
2) Gli aspetti propedeutici al PTPC: la mappatura delle aree a rischio corruttivo e dei processi
3) Il PTPC:
   a) L’articolazione temporale: triennale ed annuale
   b) La struttura, i contenuti e la forma
   c) Le metodologie di predisposizione e le modalità di approvazione
4) Gli aspetti successivi al PTPC: strumenti ed iniziative di comunicazione
5) Il sistema di monitoraggio in corso d’anno dell’attuazione del PTPC: adempimenti, responsabilità e tracciabilità
6) Applicazioni guidate per l’ausilio alla predisposizione del PTPC

                            IL PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L’INTEGRITÀ PTTI
7) Ruolo e responsabilità del Responsabile per la Trasparenza, con particolare riferimento al PTTI
8) Gli aspetti propedeutici al PTTI: la mappatura degli adempimenti della trasparenza
9) Il PTTI:
    a) L’articolazione temporale, triennale ed annuale
    b) La struttura, i contenuti e la forma
    c) Le metodologie di predisposizione e le modalità di approvazione
10) Gli aspetti successivi al PTTI: strumenti ed iniziative di comunicazione
11) Il sistema di monitoraggio in corso d’anno dell’attuazione del PTTI
12) Applicazioni guidate per l’ausilio alla predisposizione del PTTI

                                           L’INTEGRAZIONE TRA PTPC E PTTI
13) Metodologie e schemi d’integrazione tra PTPC e PTTI

                                                        20
14) Applicazioni guidate per l’ausilio alla predisposizione in forma integrata del PTPC e del PTTI

   Questa prima formazione (“di base” e “specialistica”) è stata affiancata da iniziative di
formazione “continua” attraverso azioni di sensibilizzazione e comunicazione destinate a tutto il
personale ed ai consiglieri dell’Ordine sulle eventuali novità normative e sui contenuti del piano
approvato.

    Nel corso degli anni 2017, 2018, 2019 e 2020 è stata effettuata ulteriore formazione “in
house” per i soggetti interessati (Consiglieri dell’Ordine) al fine di garantire l’aggiornamento e
la consapevole applicazione ed attuazione delle modifiche normative intervenute; tale processo
formativo continuerà nel 2021.

    b. Codice di comportamento

    Quale obiettivo del precorso anticorruzione posto in essere dall’Ordine, l’Ente ha adottato
un proprio Codice di comportamento approvato con delibera del Consiglio dell’Ordine del 1° febbraio
2016, che costituisce parte integrante del Piano per la prevenzione della corruzione dell’Ordine
e tiene conto della particolare struttura dell’Ordine e dell’assenza di dipendenti in capo all’Ente.
Il codice prevede infatti che gli obblighi di condotta previsti si estendono, altresì, per quanto
compatibili, a tutti i Consiglieri componenti del Consiglio dell’Ordine e ai Consiglieri di Disciplina,
nonché estesi, per quanto compatibili, ai dipendenti e ai Consiglieri della Fondazione dei Dottori
Commercialisti e degli Esperti Contabili di Reggio Emilia, nonché a tutti i collaboratori,
consulenti, con qualsiasi tipologia di contratto o incarico e a qualsiasi titolo, ai titolari di organi
e di incarichi delle imprese fornitrici di beni e servizi o che realizzino opere a favore dell’Ordine.

    c. Rotazione del personale e potenziamento del sistema dei controlli interni

    La rotazione del personale addetto alle aree a più elevato rischio di corruzione rappresenta
una misura di cruciale importanza tra gli strumenti di prevenzione della corruzione. L’obiettivo
è quello di evitare il crearsi di relazioni particolari tra Ordine ed iscritti e vari stakeholders, con il
conseguente consolidarsi di rischiose situazioni di privilegio e l’aspettativa a risposte illegali
improntate a collusione. Vista l’esigua dimensione della struttura organizzativa composta allo
stato attuale da 4 dipendenti (tutti impiegati presso la Fondazione), è tecnicamente impossibile
adempiere a tale principio di rotazione anche alla luce del fatto che è diminuita di 1 unità;
pertanto in sede applicazione del Piano, il Responsabile per la prevenzione della corruzione,
d’intesa con il Presidente ed il Consiglio dell’Ordine e con il Collegio dei revisori, anche alla luce
di quanto previsto dal punto 5) dell’allegato 2 del PNA 2019, ha individuato nella mappatura
processi il momento cruciale per individuare, prevenire e controllare comportamenti e

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fenomeni corruttivi in linea con le azioni di miglioramento della gestione e della trasparenza. A
tal fine il Collegio dei revisori, presente ad ogni seduta del Consiglio della Fondazione dei
Dottori Commercialisti e degliEsperti Contabili, vista la ridotta dimensione dell’ente, potrà
esercitare una verifica sostanziale sull’intera gestione amministrativa, contabile e finanziaria.
Tale approccio diretto a potenziare i controlli interni di regolarità amministrativa e contabile
affidati all’organo di revisione riduce sensibilmente il rischio del verificarsi di fenomeni
corruttivi in quanto le attività amministrative e gestionali in capo ai dipendenti sono sottoposte
al controllo concomitante da parte dell’organo di revisione.

     Inoltre, per le tre aree identificate comepiù a rischio (formazione professionale continua –
rilascio pareri di congruità – indicazione di professionisti per l’affidamento di incarichi specifici)
si è provveduto a prevedere meccanismi specifici per un maggiore controllo delle stesse.

   d. Obbligo di astensione in caso di conflitto d’interessi

    In merito al conflitto di interessi, l’art. 1, comma 41, della l. n. 190 ha introdotto l’art. 6 bis
nella l. n. 241 del 1990, rubricato “Conflitto di interessi”. La disposizione stabilisce che “Il
responsabile del procedimento e i titolari degli uffici competenti ad adottare i pareri, le
valutazioni tecniche, gli atti endoprocedimentali e il provvedimento finale devono astenersi in
caso di conflitto di interessi, segnalando ogni situazione di conflitto, anche potenziale”. La
norma intende perseguire la prevenzione di fenomeni corruttivi mediante l’astensione dalla
partecipazione alla decisione (sia essa endoprocedimentale o meno) del titolare dell’interesse,
che potrebbe porsi in conflitto con l’interesse perseguito mediante l’esercizio della funzione e/o
con l’interesse di cui sono portatori il destinatario del provvedimento, gli altri interessati e
controinteressati.

    In merito, infine, agli incarichi e alle attività non consentite ai dipendenti pubblici, l’ODCEC
di Reggio Emilia ha inserito all’interno del Codice di comportamento “integrativo” i criteri per il
conferimento o l’autorizzazione allo svolgimento degli stessi ex art. 53 D.Lgs. n. 165 del 2001.
Inoltre verrà previsto a carico dei dipendenti un obbligo di comunicazione anche nei casi di
attribuzione di incarichi gratuiti in quanto l’Ordine vuole comunque valutare tempestivamente
l’eventuale sussistenza di situazioni di conflitto di interesse anche potenziale e, se del caso,
comunicare al dipendente il diniego allo svolgimento dell’incarico previa apposita motivazione.

   e. Attività successive alla cessazione dal servizio

   La legge n. 190/2012 ha introdotto un nuovo comma nell’ambito dell’art. 53 del D.lgs. n.
165 del 2001 volto a contenere il rischio di situazioni di corruzione connesse all’impiego del
dipendente successivo alla cessazione del rapporto di lavoro.

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La disposizione stabilisce che “I dipendenti che, negli ultimi tre anni di servizio, hanno
esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni di cui
all'articolo 1, comma 2, non possono svolgere, nei tre anni successivi alla cessazione del
rapporto di pubblico impiego, attività lavorativa o professionale presso i soggetti privati
destinatari dell'attività della pubblica amministrazione svolta attraverso i medesimi poteri. I
contratti conclusi e gli incarichi conferiti in violazione di quanto previsto dal presente comma
sono nulli ed è fatto divieto ai soggetti privati che li hanno conclusi o conferiti di contrattare con
le pubbliche amministrazioni per i successivi tre anni con obbligo di restituzione dei compensi
eventualmente percepiti e accertati ad essi riferiti”.
    Pertanto i predetti soggetti nel triennio successivo alla cessazione del rapporto con l’ODCEC
di Reggio Emilia, qualunque sia la causa di cessazione, non potranno avere alcun rapporto di
lavoro autonomo o subordinato con i soggetti privati che sono stati destinatari di
provvedimenti, contratti o accordi. A tal fine, in caso di violazione del divieto, sono previste
sanzioni ed in particolare:
 sanzioni sull’atto: i contratti di lavoro conclusi e gli incarichi conferiti sono nulli;
 sanzioni sui soggetti: i soggetti privati che hanno concluso contratti o conferito incarichi in
  violazione del divieto non possono contrattare con la pubblica amministrazione di
  provenienza dell’ex dipendente per i successivi tre anni ed hanno l’obbligo di restituire
  eventuali compensi eventualmente percepiti ed accertati in esecuzione dell’affidamento
  illegittimo.
   Nei contratti di assunzione del personale dovrà essere inserita la clausola che prevede il
divieto di prestare attività lavorativa (a titolo di lavoro subordinato o di lavoro autonomo) per i
tre anni successivi alla cessazione del rapporto nei confronti dei destinatari di provvedimenti
adottati o di contratti conclusi con l’apporto decisionale del dipendente.

   Nei bandi di gara o negli atti prodromici agli affidamenti dovrà essere inserita la condizione
soggettiva di non aver concluso contratti di lavoro subordinato o autonomo e comunque di non
aver attribuito incarichi ad ex dipendenti dell’Ordine che hanno esercitato poteri autoritativi o
negoziali per conto dell’Ordine nei loro confronti per il triennio successivo alla cessazione del
rapporto.

    f. Condanne per delitti contro la Pubblica Amministrazione

   Ai fini dell’applicazione degli art. 35 bis del d.lgs. n. 165 del 2001 e dell’art. 3 del d.lgs. n. 39
del 2013, l’Ordine verifica la sussistenza di eventuali precedenti penali a carico dei dipendenti
e/o dei soggetti cui intende conferire incarichi nelle seguenti circostanze:

 all’atto della formazione delle commissioni per l’affidamento di servizi o lavori;

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 all’atto della formazione delle commissioni di concorso;
 all’atto del conferimento di incarichi previsti dal d.lgs. 39/2013;
 all’atto dell’assegnazione di dipendenti agli uffici che presentano elevato rischio corruttivo;
   L’Ordine provvede ad accertare l’eventuale sussistenza di precedenti penali mediante
acquisizione d’ufficio ovvero mediante dichiarazione sostitutiva di certificazione resa
dall’interessato nei termini e alle condizioni dell’art. 46 del d.P.R. n. 445 del 2000 (art. 20 d.lgs.
n. 39 del 2013).
   Se dall’esito della verifica risultano a carico del personale interessato dei precedenti penali
per delitti contro la pubblica amministrazione, l’Ordine si astiene dal conferire l’incarico o
dall’effettuare l’assegnazione ed applica le misure previste dall’art. 3 del d.lgs. n. 39 del 2013.
Inoltre, ove possibile, provvede a conferire l’incarico o a disporre l’assegnazione nei confronti di
altro soggetto.
   Nel caso riscontrasse violazioni (art. 17 del d.lgs. n. 39) l’incarico è nullo e si applicano le
sanzioni di cui all’art. 18 del medesimo decreto.

   g. Tutela del dipendente che segnala illeciti (c.d. whistleblowing)

   In un’ottica di collaborazione nella strategia di prevenzione della corruzione tutti i
dipendenti e collaboratori sono tenuti a svolgere attività informativa in merito a illeciti nei
confronti del Responsabile della prevenzione della corruzione.

   Oggetto di segnalazione non sono solamente i reati ma anche altre condotte che vengono
considerate rilevanti in quanto riguardano comportamenti o irregolarità a danno dell’interesse
pubblico di cui il dipendente o il collaboratore sia venuto a conoscenza durante lo svolgimento
delle proprie mansioni sul luogo di lavoro.
   A tal proposito l’ODCEC di Reggio Emilia ha predisposto un’apposita casella email nella quale
sarà possibile inviare segnalazioni anonime. L’Ordine garantisce la massima riservatezza nei
processi di ricezione e gestione delle segnalazioni assicurando la massima discrezione nel
trattamento delle informazioni al fine di tutelare pienamente ed incondizionatamente eventuali
segnalatori.

    h. Monitoraggio dei termini di conclusione dei procedimenti e monitoraggio dei rapporti
tra dipendenti e soggetti esterni

   Il Responsabile per la prevenzione della corruzione provvede a monitorare il rispetto dei
termini previsti dalla legge per la conclusione dei procedimenti amministrativi, nonché a
monitorare i soggetti che con lo stesso stipulano contratti, verificando eventuali relazioni di

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