Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili
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Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Reggio Emilia PIANO PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E PER IL RISPETTO E LA PROMOZIONE DELLA TRASPARENZA E DELL’INTEGRITÀ TRIENNIO 2021-2023 (approvato con deliberazione del 29 Marzo 2021) Responsabile per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza: Dr. Alberto Peroni
INDICE 1. PREMESSA 3 2. FUNZIONI E ASSETTO ORGANIZZATIVO DELL’ODCEC DI REGGIO EMILIA 7 3. PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 2021-2023 12 3.1. OGGETTO, FINALITÀ, ORIZZONTE TEMPORALE DEL PTPC 12 3.2. IL RESPONSABILE PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 12 3.3. LA GESTIONE DEL RISCHIO DI CORRUZIONE 14 3.4. LE MISURE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 17 3.5. MONITORAGGIO E RELAZIONE SULLE MISURE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 25 4. PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L’INTEGRITA’ 2021-2023 27 4.1. OGGETTO, FINALITÀ, ORIZZONTE TEMPORALE DEL PTTI 27 4.2. IL RESPONSABILE PER LA TRASPARENZA 28 4.3. LE MISURE PER IL RISPETTO DELLA TRASPARENZA 28 4.4. LE MISURE PER LA PROMOZIONE DELLA TRASPARENZA 34 4.5. MONITORAGGIO E RELAZIONE SULLE MISURE DI RISPETTO E PROMOZIONE DELLA TRASPARENZA 33 2
1. PREMESSA Come confermato dalle statistiche internazionali del 2016, la corruzione resta un fenomeno molto diffuso nel nostro Paese. Si tratta di una delle principali cause dell’inefficienza dei servizi destinati ai cittadini come pure della disaffezione degli stessi nei confronti della pubblica amministrazione. L’ultima edizione dell’Indice di Percezione della Corruzione (c.d. CPI) elaborato da Transarency International (la più grande organizzazione a livello globale contro la corruzione), indice che misura la percezione del fenomeno corruttivo nel settore pubblico in numerosi Paesi in tutto il mondo, vede il nostro Paese collocato al 54° posto su 180 Paesi nel mondo analizzati. Il voto assegnato al nostro Paese è di 50 su 100 e ci posizionatra i Paesi non virtuosi. Un risultato non certo lusinghiero, tanto più se si considera che nel ranking europeo l’Italia si posiziona al 25esimo posto su 31 Stati. La corruzione può essere definita come il comportamento di chi nel corso di un’attività amministrativa abusi del potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati; l’aggiornamento 2015 del Piano Nazionale Anticorruzione del 2013 definisce in senso ampio la corruzione come “assunzione di decisioni (di assetto di interessi a conclusione di procedimenti, di determinazioni di fasi interne a singoli procedimenti, di gestione di risorse pubbliche) devianti dalla cura dell’interesse generale a causa del condizionamento improprio da parte di interessi particolari. Occorre, cioè, avere riguardo ad atti e comportamenti che, anche se non consistenti in specifici reati, contrastano con la necessaria cura dell’interesse pubblico e pregiudicano l’affidameno dei cittadini nell’imparialità delle amministrazioni e dei soggetti che svolgono attività di pubblico interesse”. L’obiettivo di restituire autorevolezza alla pubblica amministrazione recuperando il rapporto di fiducia con i cittadini passa, dunque, anche per il contrasto alla corruzione da intendere in senso ampio, in essa ricomprendendo anche episodi di cattiva amministrazione pur non rilevanti penalmente (per il Piano Nazionale Anticorruzione del settembre 2013 il concetto di corruzione “è comprensivo delle varie situazioni in cui, nel corso dell’attività amministrativa, si riscontri l’abuso da parte di un soggetto del potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati”). Per far fronte al fenomeno corruttivo è stata approvata la legge 6 novembre 2012, n. 190 recante “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”, modificata ed integrata dal D.Lgs. 25 maggio 2016 n.97, con la quale è stato introdotto nel nostro ordinamento un sistema organico di prevenzione della corruzione il cui aspetto caratterizzante consiste nella definizione per ogni pubblica amministrazione di un Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (PTPC) che effettui 3
l’individuazione, l’analisi e la valutazione dei rischi specifici di corruzione e conseguentemente indichi gli interventi organizzativi volti a prevenirli. Tale piano è stato aggiornato in conformità a quanto indicato nell’”Aggiornamento 2015 al Piano Nazionale Anticorruzione” approvato con la determinazione ANAC n.12 del 28 ottobre 2015. Con il D.Lgs. 14 marzo 2013 n. 33 recante il “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”, modifiCATO DAL d.Lgs. 25 maggio 2016 n.97, è stata individuata nella trasparenza totale uno dei principali strumenti per la prevenzione della corruzione intesa in un’accezione ampia ed è stato previsto l’obbligo per ogni pubblica amministrazione di adottare un Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità (PTTI), coordinandone i contenuti con quelli del PTPC di cui il PTTI costituisce una sezione. L’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), competente per la vigilanza ed il controllo sull’effettiva applicazione delle misure anticorruzione e di trasparenza previste dalla normativa, al fine di dirimere alcuni dubbi interpretativi circa l’obbligo anche per gli Ordini Professionali di adottare le misure di cui alla legge n. 190/2012 e al D.Lgs. n. 33/2013, con deliberazione n. 145 del 21 ottobre 2014, ha ritenuto applicabili tali disposizioni anche agli Ordini ed ai Collegi professionali considerati quali Enti pubblici inseriti nell’apparato organizzativo della pubblica amministrazione. Pertanto, l’Autorità ha stabilito che gli Ordini professionali “dovranno predisporre il Piano triennale di prevenzione della corruzione, il Piano triennale della trasparenza e il Codice di comportamento del dipendente pubblico, nominare il Responsabile della prevenzione della corruzione, adempiere agli obblighi in materia di trasparenza di cui al D.lgs. n. 33/2013 e, infine, attenersi ai divieti in tema di inconferibilità e incompatibilità degli incarichi di cui al d.lgs. n. 39/2013”. A tal fine si veda anche la sentenza n.11391/2015 del TAR Lazio che ha respinto il ricorso presentato da alcuni Consigli dell’Ordine degli Avvocati in cui si impugnavano talune deliberazioni dell’ANAC volte a ricomprendere gli Ordini professionali nell’ambito di applicazione della normativa per la prevenzione della corruzione. L’Autorità ha iniziato ad esercitare i propri poteri di vigilanza sul rispetto di tali obblighi dal 1° gennaio 2015. Con informativa n. 26 del 6 novembre 2014 il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili ha predisposto un breve vademecum per chiarire i termini di applicazione della normativa e definire gli adempimenti a carico degli Ordini territoriali alla luce delle peculiarità proprie degli Ordini e della loro articolazione organizzativa. Con informativa n. 36 del 22 dicembre 2014 il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili ha, inoltre, fornito apposite Linee Guida per consentire agli Ordini territoriali l’adeguamento alla normativa sull’anticorruzione e sulla trasparenza.3 Il D.Lgs 25 maggio 2016 n. 97 recante “Revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza, correttivo della legge 6 novembre 2012, n. 190 e del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, ai sensi dell'articolo 7 della legge 7 4
agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” ha circoscritto e meglio specificato, semplificandone anche i contenuti, l’ambito di applicazione di tali normative in tema di anticorruzione e trasparenza agli Ordini, in particolare attraverso gli artt. 3, 4 e 41 che hanno modificato, rispettivamente gli artt. 2 e 3 del d.lgs. 33/2013 e, l’art. 1 c. 2 della l. 190/2012. Infatti, con particolare riferimento alla trasparenza, l’art. 2-bis del d.lgs. 33/2013 al comma 2, precisa che la medesima disciplina prevista per le pubbliche amministrazioni si applica anche agli ordini professionali, in quanto compatibile. Analogamente, agli ordini e ai collegi professionali si applica la disciplina prevista dalle l. 190/2012 sulle misure di prevenzione della corruzione. Inoltre le modifiche apportate dal decreto all'articolo 3 del decreto legislativo n. 33 del 2013 ora prevedono espressamente che (art. 3 comma 1 ter) l’ANAC può, con il Piano nazionale anticorruzione, nel rispetto delle disposizioni del decreto, precisare gli obblighi di pubblicazione e le relative modalità di attuazione, in relazione alla natura dei soggetti, alla loro dimensione organizzativa e alle attività svolte, prevedendo in particolare modalità semplificate per i comuni con popolazione inferiore a 15.000 abitanti, per gli ordini e collegi professionali.». Con Informativa n. 93/2016 del 2 agosto 2016, il Consiglio Nazionale ha fornito alcune nuove indicazioni circa l’adeguamento alla normativa sull’anticorruzione e trasparenza alla luce del D.lgs 97/2016. L’ANAC in data 3 agosto 2016 ha approvato il PNA 2016, e in attuazione di quanto previsto dal D.Lgs 97/2016, ha previsto nel piano una specifica parte dedicata agli Ordini e Collegi Professionali con particolare riferimento alla figura del RPCT e alla semplificazione delle aree di rischio corruttivo. Con la medesima Delibera è stato rappresentato che, al fine di assicurare l’effettivo inserimento dei dati nell’Anagrafe unica delle stazioni appaltanti (AUSA), il RPCT è tenuto a indicare il nome del soggetto preposto all’iscrizione e all’aggiornamento dei dati (RASA)all’interno del PTPC. L’ANAC, con delibera n.1074 del 21/11/2018, ha approvato l’aggiornamento 2018 al Piano Nazionale Anticorruzione 2016. Il documento è suddiviso in due parti: a) Una parte generale con la quale sono fornite indicazioni sulle modalità di adozione annuale del PTPCT; sui ruoli e compiti del RPCT; sui rapporti tra gli obblighi di pubblicazione e nuova disciplina della tutela dei dati personali introdotta dal Regolamento UE 2016/679; sull’applicazione del c.d. pantouflage, sull’adozione dei codici di comportamento e sulle tematiche attuative attinenti alla rotazione del personale; 5
b) Una parte speciale di approfondimenti tematici. *** L’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (ODCEC) di Reggio Emilia, sulla base delle indicazioni e delle linee guida operative del Consiglio Nazionale, ha pertanto intrapreso fin dal 2014 un percorso per il graduale adeguamento dell’ente alla legge n. 190/2012 e al decreto legislativo n. 33/2013. Questo percorso ha portato a: nomina del Responsabile per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza nella persona del Tesoriere, Rap. Paolo Villa, con delibera del Consiglio Direttivo n.1 del 24/01/2015; Adozione del primo Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e del Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità relativi al periodo 2015 – 2017 con delibera n.12 del Consiglio Direttivo n.12 del 16/02/2015. Adozione del secondo Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e del Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità relativi al periodo 2016 – 2018 con delibera n.12 del Consiglio Direttivo n.12 del 01/02/2016; nomina del Responsabile per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza nella persona del Consigliere dr. Alberto Peroni, con delibera n. 20 del Consiglio dell’Ordine del 09/01/2017; Adozione del secondo Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e del Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità relativi al periodo 2017 – 2019 con delibera n.12 del Consiglio Direttivo n.8 del 23/01/2017; Adozione del secondo Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e del Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità relativi al periodo 2018 – 2020 con delibera n.12 del Consiglio Direttivo del 26/03/2018; Adozione del secondo Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e del Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità relativi al periodo 2019 – 2021 con delibera n.12 del Consiglio Direttivo n.6 del 28/01/2019; Adozione del terzo Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e del Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità relativi al periodo 2020 – 2022 con delibera del Consiglio Direttivo n.6 del 27/01/2020. Il presente aggiornamento del PTPC, relativo al triennio 2021-2023, redatto anch’esso dal Responsabile per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza, di concerto con gli organi di vertice e con la collaborazione del personale dipendente della Fondazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, si prefigge i seguenti obiettivi, coerentemente alle indicazioni strategiche provenienti dal Piano Nazionale Anticorruzione: 6
ridurre le opportunità che si manifestino casi di corruzione; aumentare la capacità di scoprire casi di corruzione; creare un contesto sfavorevole alla corruzione elevando il livello di trasparenza stabilire interventi organizzativi volti a prevenire il rischio di corruzione. L’arco temporale di riferimento del presente PTPC è il triennio 2021-2023. L’adozione del Piano, peraltro, non si configura come un’attività una tantum bensì come un processo ciclico in cui gli strumenti vengono via via affinati, modificati o sostituiti in relazione al feedback ottenuto dalla loro applicazione. Si precisa che lo sforzo che sta compiendo l’Ordine di Reggio Emilia è quello di mettere a punto degli strumenti di prevenzione mirati e sempre più incisivi nella logica di uno sviluppo graduale e progressivo del sistema di prevenzione della corruzione. 7
2. FUNZIONI E ASSETTO ORGANIZZATIVO DELL’ODCEC DI REGGIO EMILIA Con il Decreto Legislativo 28 giugno 2005, n.139 è stato costituito l'Ordine dei Dottori commercialisti e degli Esperti Contabili, a norma dell'articolo 2 della legge 24 febbraio 2005, n. 34. Gli Organi dell’Ordine territoriale sono: Il Presidente, che ha la legale rappresentanza dell’ente, il Consiglio, l’Assemblea degli iscritti ed il Collegio dei revisori. Le attribuzioni dell’Ordine sono le seguenti (art. 12 D.Lgs. n. 139/2005): a) rappresenta, nel proprio ambito territoriale, gli iscritti nell'Albo, promuovendo i rapporti con gli enti locali; restano ferme le attribuzioni del Consiglio nazionale di cui all'articolo 29, comma 1, lettera a); b) vigila sull' osservanza della legge professionale e di tutte le altre disposizioni che disciplinano la professione; c) cura la tenuta dell'Albo e dell'elenco speciale e provvede alle iscrizioni e cancellazioni previste dal presente ordinamento; d) cura la tenuta del registro dei tirocinanti e adempie agli obblighi previsti dalle norme relative al tirocinio ed all'ammissione agli esami di Stato per l'esercizio della professione; e) cura l'aggiornamento e verifica periodicamente, almeno una volta ogni anno, la sussistenza dei requisiti di legge in capo agli iscritti, emettendo le relative certificazioni e comunicando periodicamente al Consiglio nazionale tali dati; f) vigila per la tutela dei titoli e per il legale esercizio delle attivita' professionali, nonche' per il decoro e l'indipendenza dell'Ordine; g) delibera i provvedimenti disciplinari; h) interviene per comporre le contestazioni che sorgono, in dipendenza dell'esercizio professionale, tra gli iscritti nell'Albo e, su concorde richiesta delle parti, fra gli iscritti ed i loro clienti; i) formula pareri in materia di liquidazione di onorari a richiesta degli iscritti o della pubblica amministrazione; j) provvede alla organizzazione degli uffici dell'Ordine, alla gestione finanziaria ed a quant'altro sia necessario per il conseguimento dei fini dell'Ordine; k) designa i rappresentanti dell'Ordine presso commissioni, enti ed organizzazioni di carattere locale; l) delibera la convocazione dell'Assemblea; m) rilascia, a richiesta, i certificati e le attestazioni relative agli iscritti; 8
n) stabilisce un contributo annuale ed un contributo per l'iscrizione nell'Albo o nell'elenco, nonche' una tassa per il rilascio di certificati e di copie dei pareri per la liquidazione degli onorari; o) cura, su delega del Consiglio nazionale, la riscossione ed il successivo accreditamento della quota determinata ai sensi dell'articolo 29; p) promuove, organizza e regola la formazione professionale continua ed obbligatoria dei propri iscritti e vigila sull'assolvimento di tale obbligo da parte dei medesimi. L’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Reggio Emilia opera nel circondario del Tribunale di Reggio Emilia e annovera, alla data del 31/12/2020, n. 778 iscritti (di cui 10 nell’elenco speciale), e n. 15 STP. Si può collocare l’Ordine di Reggio Emilia nella fascia degli Ordini territoriali di ridotte dimensioni organizzative in quanto articolato in una struttura amministrativa estremamente semplificata e che attualmente non impiega dipendenti. L’Ordine si avvale inoltre della Fondazione dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Reggio Emilia per lo svolgimento delle attività che, come da convenzione per l’anno 2020, hanno per scopo: I. Gestione della contabilità dell’Ordine; II. Segretariato per l’apertura della sede al pubblico e servizio telefonico; III. Organizzazione delle assemblee degli iscritti; IV. Occuparsi dell’offerta formativa per gli iscritti all’ODCEC; V. Sviluppo dei contenuti, inserimento dei dati ed aggiornamento del sito Internet dell’Ordine; VI. Elaborazioni di circolari su temi di interesse professionale da inviare agli iscritti a mezzo posta elettronica e da rendere disponibili sul sito internet; VII. Servizi esterni di consegna documenti a terzi, se richiesto; VIII. Gestione dell’Albo e del Registro del Tirocinio, intendendo con ciò tutte le pratiche per la iscrizione e la cancellazione di Dottori Commercialisti e/o di Esperti contabili nella sezione ordinaria e nell’Elenco speciale, le comunicazioni obbligatorie, l’annotazione dell’esito dei provvedimenti disciplinari e la tenuta delle cartelline con la documentazione di ogni iscritto; IX. Verifica aggiornamento e revisione dell’Albo, intendendo per revisione la completa analisi di ogni nominativo il controllo dei dati anagrafici e di studio, l’esistenza di eventuali incompatibilità, la presenza in cartellina di tutta la documentazione necessaria e relativa, l’effettivo aggiornamento della scheda delle disponibilità agli incarichi X. Gestione amministrativa XI. Gestione della corrispondenza e protocollo informatico XII. Assistenza alle riunioni Consiliari XIII. Organizzazione, gestione e supervisione degli adempimenti in materia di sicurezza del trattamento dei dati personali affidati all’Ordine 9
XIV. Assistenza al Responsabile della Prevenzione Anticorruzione e Trasparenza negli adempimenti previsti dalla normativa. XV. Assistenza al Responsabile Unico del Procedimento (RUP) nell’ambito delle procedure di affidamento di lavori, servizi e forniture, negli adempimenti previsti dalle vigenti normative. XVI. Assistenza al Referente dei Pagamenti negli adempimenti previsti dalla normativa. XVII. Assistenza al Coordinatore della Gestione Documentale (CGD), al Responsabile del Servizio di Protocollo Informatico, flussi documentali e archivi (RSP) e al Referente IPA per l’Ordine, negli adempimenti previsti dalla normativa. XVIII. Assistenza al Responsabile dell’Anagrafe Unica delle Stazioni Appaltanti (RASA) negli adempimenti previsti dalla normativa. La Fondazione gestisce il servizio di segreteria per conto dell’Ordine sulla base di un contratto di servizio rinnovato annualmente e per il 2020 stipulato in data 3 giugno 2019. La Fondazione è retta da un Consiglio direttivo di 11 membri, composto da tutti i Consiglieri pro-tempore dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Reggio Emilia. Il Consiglio dell’Ordine e quello della Fondazione rimangono in carica per il medesimo periodo di tempo. Il Collegio dei revisori della fondazione è composto dagli stessi membri del Collegio dei revisori dell’Ordine. Per lo svolgimento delle sue funzioni la Fondazione attualmente impiega 4 dipendenti, di cui nessuno ricopre posizioni apicali. Essendo la Fondazione uno strumento operativo dell’Ordine, il personale, benché legato da un contratto privato, soggiace alla normativa anticorruzione prevista per i dipendenti pubblici. In relazione agli obblighi di competenza della Fondazione, in quanto Ente di diritto privato in controllo dell’Ordine ai sensi dell’art. 22 del D.L. 33/2013, in materia di trasparenza e di prevenzione della corruzione a seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs 97/2016 e alla luce delle “Linee guida per l’attuazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza da parte delle società e degli enti di diritto privato controllati e partecipati dalle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici economici”, pubblicate dall’Autorità nazionale anticorruzione in data 21/11/2017, viene rilevato che la Fondazione difetta del requisito, previsto dalla normativa richiamata, del bilancio superiore a cinquecentomila euro e pertanto ne rimane esclusa dall’ambito di applicazione. La dimensione e l’articolazione organizzativa dell’Ordine incidono fortemente sulle caratteristiche del sistema di prevenzione della corruzione e di promozione della trasparenza. Mentre non si pongono problemi negli Ordini territoriali dotati di una pianta organica che presenti fra i dipendenti un dirigente al quale assegnare le funzioni di Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza, negli Ordini di ridotte dimensioni organizzative l’assenza di dipendenti a cui affidare gli incarichi per adempiere agli obblighi previsti dalla legge n. 190/12 e dal decreto legislativo n. 33/2013, fa sorgere il problema di come applicare nell’Ordine professionale il principio fissato dall’art. 1, comma 7, della legge n. 190/2012 secondo cui “l’organo di indirizzo politico individua, di norma, tra i 10
dirigenti amministrativi di ruolo di prima fascia in servizio il responsabile della prevenzione della corruzione” (che, ai sensi dell’art. 43, comma 1, del D.Lgs. n. 33/2013, svolge, di norma, anche le funzioni di responsabile per la trasparenza). Tale problematica è stata definitivamente chiarita dall’ANAC, con particolare riferimento proprio agli Ordine e Collegi Professionali, nel PNA 2016 deliberato dall’Ente in data 3 agosto 2016 che precisa che l’organo di indirizzo politico individua il RPCT, di norma, tra i dirigenti amministrativi in servizio o dipendenti in possesso di idonea qualifica e, in difetto di questi, circostanza ricorrente negli Ordini di piccole dimensioni come il nostro, il RPCT potrà essere individuato, in via residuale, e con atto motivato, potrà coincidere con un consigliere eletto dell’ente, purché privo di deleghe gestionali. In tal senso, dovranno essere escluse le figure di Presidente, Consigliere segretario o Consigliere tesoriere. Proprio seguendo le indicazioni di cui sopra fornite dall’ANAC, all’insediamento del nuovo Consiglio dell’Ordine per il mandato 2017-2020, si è provveduto a nominare in data 09/01/2017 il nuovo RPCT nella figura del consigliere dr. Alberto Peroni, in luogo della precedente assegnazione del ruolo al consigliere Tesoriere in virtù delle proprie tipiche competenze professionali 11
Figura 1 - Organigramma dell'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Reggio Emilia 12
3. PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 2021-2023 3.1. Oggetto, finalità, orizzonte temporale del PTPC Il PTPC è stato redatto tenendo conto delle Linee Guida di carattere generale adottate dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili ed allegate all’informativa n. 36/2014 che hanno rappresentato il riferimento operativo principale nella predisposizione del documento programmatico. Il Piano individua, per il triennio 2021-2023, le aree di attività, e all’interno di queste i processi, a rischio corruttivo più elevato; inoltre, descrive il diverso livello di esposizione delle aree a rischio di corruzione, indica gli interventi organizzativi volti a prevenire o ridurre il medesimo rischio e disciplina le regole di attuazione, di controllo e di monitoraggio degli interventi di prevenzione. Il Piano sarà soggetto ad aggiornamento annuale a cura del Responsabile tenendo conto delle normative sopravvenute, degli eventuali mutamenti della struttura organizzativa e dell’emersione di rischi non considerati in fase di predisposizione del presente Piano. 3.2. Il Responsabile per la prevenzione della corruzione Il Responsabile per la prevenzione della corruzione, secondo quanto disposto dall’art. 1, comma 7, della legge n. 190/2012 è colui che - individuato e nominato dal Consiglio - è chiamato a svolgere concretamente un’azione di prevenzione della corruzione e dell’illegalità nell’Ordine. Il suo principale compito è quello di predisporre il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione e di aggiornarlo in presenza di novità di tipo normativo od organizzativo. Il Piano deve essere, dunque, costantemente controllato, vigilato e verificato nella sua efficacia ed attualità dal Responsabile della prevenzione della corruzione. Il Responsabile deve definire procedure appropriate per selezionare e formare i dipendenti ed i collaboratori destinati ad operare in settori particolarmente esposti al rischio corruttivo individuando idonei percorsi di formazione. Ai sensi del D.Lgs. n. 39/2013 il Responsabile per la prevenzione della corruzione deve anche contestare le situazioni di incompatibilità e di inconferibilità. Considerati i delicati compiti organizzativi ed il carico di responsabilità, l’Ordine provvede ad assicurare al Responsabile un adeguato supporto mediante assegnazione di appropriate risorse umane, strumentali e finanziarie, nei limiti della disponibilità di bilancio. 13
3.3. La gestione del rischio di corruzione L’individuazione delle aree di rischio dell’ODCEC di Reggio Emilia è stata il risultato di una mappatura “sul campo” effettuata, propedeuticamente e funzionalmente all’elaborazione del presente Piano, verificando l’impatto del fenomeno corruttivo sui singoli processi svolti dall’Ordine. Stante l’attuale indisponibilità di un repertorio completo di tutti i processi amministrativi e della loro articolazione in fasi/flussi, l’elenco dei procedimenti mappati non ha pretesa di esaustività ma si concentra nell’individuazione di un elenco il più completo possibile dei processi maggiormente rilevanti per frequenza. Il punto di partenza per la mappatura è stata la legge n. 190/2012, e il PNA, che individuano quattro particolari aree di rischio: A. assunzione e progressione del personale; B. affidamento di lavori, servizi e forniture; C. provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari privi di effetto economico diretto ed immediato per il destinatario; D. provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari con effetto economico diretto ed immediato per il destinatario. La legge n. 190/2012 individuando le attività più esposte al rischio di corruzione impone a tutte le pubbliche amministrazioni di formulare un’apposita e calibrata strategia di prevenzione attraverso l’attivazione di azioni coerenti, capaci di ridurre significativamente il rischio di comportamenti corruttivi in relazione ai suddetti procedimenti. Tenuto conto dell’articolazione organizzativa descritta sopra e dei centri di responsabilità, sono state selezionate le aree e i processi organizzativi in cui potenzialmente si potrebbe annidare il rischio di corruzione. Si è, pertanto, provveduto alla mappatura dei processi maggiormente esposti al rischio corruttivo tenendo conto delle specificità funzionali e di contesto dell’ODCEC di Reggio Emilia. Ciò ha consentito all’Ordine di esplicitare il proprio sistema di gestione del rischio, inteso come insieme coordinato di attività per guidare e controllare l’amministrazione in riferimento ai rischi stessi. L’identificazione dei rischi è avvenuta tramite un percorso di analisi e ponderazione dei rischi con la collaborazione di tutta la struttura organizzativa ed il coinvolgimento degli organi di vertice. L’analisi dei processi mappati in ottica di individuazione delle aree a più elevato rischio di corruzione è stata realizzata utilizzando la duplice prospettiva, definita dall’allegato n. 5 del Piano Nazionale Anticorruzione, che considera: 14
o la probabilità dell’accadimento dell’evento corruttivo; o l’impatto dell’evento corruttivo. Gli indicatori utilizzati sono stati valutati utilizzando una scala da 1 a 5, dove 1 rappresenta il valore di probabilità/impatto del rischio più basso e 5 quello più critico. Operativamente, la computazione del valore di rischio per ogni processo è dato dal prodotto tra la media dei valori di probabilità e la media dei valori di impatto, generando dunque un risultato compreso nel range 1-25. L’analisi dei rischi è sintetizzata nell’allegato n. 1 del presente Piano, identificando i processi esposti al rischio corruttivo, la ricognizione delle misure di prevenzione ed il grado di rischio, così espresso: Classificazione livelli di rischio (Rating) 1-3 Trascurabile 4-6 Medio-Basso 8-12 Rilevante 15-25 Critico Tali valori sono stati individuati sulla base della storia dell’Ordine e sulla base della percezione relativa da parte dei dipendenti e degli organi di vertice, alla luce della casistica di rilievo presente nella letteratura in materia, nonchè dall’esperienza maturata dal primo anno di applicazione della normativa per l’anticorruzione e la trasparenza ed integrità. Si precisa che, considerato il controllo determinante del Consiglio dell’Ordine sulla Fondazione e lo svolgimento di processi rientranti tra le aree a rischio da parte di quest’ultima, si è deciso di comprendere nella mappatura anche l’ente Fondazione dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Reggio Emilia. Date le ridotte dimensioni dell’ente e l’esiguità degli acquisti si è deciso di evidenziare i processi relativi all’acquisto di beni e servizi effettuati per importi tali da non superare i limiti previsti dalla normativa per le procedure di evidenza pubblica. Si segnala, inoltre, che non è stato preso in considerazione il processo relativo allo svolgimento di concorsi pubblici attinente all’area denominata “acquisizione e progressione del personale” in quanto ad oggi non sono prevedibili assunzioni di nuovo personale da reclutare mediante procedura selettiva o concorsuale. Ci si riserva, in ogni caso, di predisporre una procedura di controllo e delle adeguate misure di prevenzione della corruzione per i processi sopraindicati entro l’arco temporale di riferimento del presente Piano qualora se ne ravvisasse la necessità. Oltre alle 4 aree individuate dal PNA (ed elencate a pagina 11), è stata inserita un’ulteriore area (E) destinata ad accogliere eventuali altri processi specifici ma non inseribili nelle aree A-D. 15
Oltre ai processi elencati dalle linee guida del CNDCEC, sono altresì stati inseriti ulteriori processi specifici individuati dall’Ordine di Reggio Emilia, in fase di mappatura, quali: Il controllo dello svolgimento del praticantato (area C) Il controllo delle cause di incompatibilità (area C) L’accreditamento di eventi formativi (area E “Ulteriori processi”) Come evidenziato dalla mappatura effettuata, il RISULTATO FINALE emerso dall’analisi dei processi posti in essere dall’ODCEC di Reggio Emilia si attesta, in generale, sul livello di rischio più basso (TRASCURABILE): Rischio medio complessivo dell’ODCEC di Reggio Emilia 1,9 Valore medio di rischio per area 25,0 20,0 15,0 10,0 1,6 2,5 1,9 2,1 1,5 5,0 0,0 A B C D E Figura 2 - Grafico raffigurante il rischio medio per ogni area (per il dettaglio si veda l’allegato n.1) Area A 1 Assunzione e progressione del personale Area B 2 Affidamento di lavori, servizi e forniture Provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari privi di effetto Area C economico diretto ed immediato per il destinatario Provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari con effetto Area D economico diretto ed immediato per il destinatario Area E Ulteriori processi a rischio, individuati in fase di mappatura Le misure preventive specifiche che si è deciso di inserire nel presente PTPC sono volte, in linea di massima, ad incrementare la trasparenza e l’accountability dei processi attraverso la 16
previsione di regolamenti ad hoc che limitino la discrezionalità delle procedure e al tempo stesso siano di supporto al personale impegnato nello svolgimento delle stesse. Regolamenti che, in diversi casi, rappresentano la formalizzazione di buone prassi comportamentali già adottate all’interno dellODCEC di Reggio Emilia. Il P.N.A. 2016, nella parte riguardante gli Ordini ed i Collegi Professionali, ha semplificato le aree di rischio individuando le seguenti tre aree: formazione professionale continua; rilascio di pareri di congruità (nell’eventualità dello svolgimento di tale attività da parte di ordini e collegi territoriali in seguito all’abrogazione delle tariffe professionali); indicazione di professionisti per l’affidamento di incarichi specifici. Per ciascuna delle tre aree di rischio ha riportato, in via esemplificativa e non esaustiva, un elenco di processi di rischio, eventi corruttivi e misure di prevenzione. Le tre aree di rischio individuate possono così effere classificate nel nostro PTPC: formazione professionale continua: area C punto 3 e area E punto 1; rilascio di pareri di congruità (nell’eventualità dello svolgimento di tale attività da parte di ordini e collegi territoriali in seguito all’abrogazione delle tariffe professionali): area C punto 8; indicazione di professionisti per l’affidamento di incarichi specifici: area D punto 3. Per quanto riguarda l’attribuzione di crediti FPC, è stato ritenuto opportuno introdurre dei controlli a sorpresa da parte dei membri della commissione FPC al fine di verificare la corretta attribuzione degli stessi. 3.4. Le misure di prevenzione della corruzione I rischi sopra individuati dovranno essere trattati mediante adeguate misure di prevenzione. Come suggerito dal Piano Nazionale Anticorruzione, le decisioni circa la priorità del trattamento si basano essenzialmente sui seguenti fattori: Livello di rischio: maggiore è il livello, maggiore è la priorità di trattamento; Obbligatorietà della misura: va data priorità alla misura obbligatoria rispetto a quella ulteriore; Impatto organizzativo e finanziario connesso all’implementazione della misura di trattamento. 17
A parità di rischio, la priorità di trattamento è definita dal Responsabile per la prevenzione della corruzione. Elenchiamo qui di seguito sinteticamente le misure finalizzate a contrastare ed a prevenire la corruzione nelle attività a maggior rischio di corruzione: a) Formazione; b) Codice di Comportamento; c) Rotazione del personale e potenziamento del sistema dei controlli interni; d) Obbligo di astensione in caso di conflitto d’interessi; e) Attività successive alla cessazione dal servizio; f) Condanne per delitti contro la Pubblica Amministrazione; g) Tutela del dipendente che segnala illeciti (c.d. whistleblowing); h) Monitoraggio dei termini di conclusione dei procedimenti e monitoraggio dei rapporti tra dipendenti e soggetti esterni; i) Trasparenza. Si rileva che l’Ordine ha completato il progetto di riorganizzazione interna “Certificazione ISO 9001/2015”, con l’obiettivo principale di condividere e formalizzare le procedure operative che caratterizzano l’attività interna. La formalizzazione di procedure virtuose costruite nel tempo permette il loro mantenimento negli anni a venire con vantaggi importanti sia in termini prospettici sia in termini di miglioramento continuo, principio fondamentale della qualità. Tale strumento permetterà anche di rilevare e monitorare più facilmente gli eventuali rischi dal punto di vista corruttivo e sarà di ausilio nell’approfondimento dei processi mappati consentendo di studiare e implementate più facilmente ulteriori misure di prevenzione della corruzione. a. Formazione L’attività di formazione di tutto il personale della pubblica amministrazione rappresenta uno dei più importanti strumenti di prevenzione della corruzione. La conoscenza della normativa elaborata a livello nazionale, e delle linee guida di contestualizzazione indicate dal Consiglio Nazionale, è presupposto imprescindibile per la sua consapevole applicazione ed attuazione a livello di Ordine. A tal fine l’Ordine, in coordinamento con altri Ordini della Regione Emilia Romagna (CODER) ha realizzato, nel mese di gennaio 2015, un programma di formazione, a cura di un Team di professori universitari e di professionisti specializzati, articolato su due percorsi formativi: PERCORSO formativo BASE (21 e 23 gennaio 2015): svolto a Bologna presso la sede dell’ODCEC di Bologna, in forma di sessioni formative congiunte destinate al Responsabile per prevenzione della corruzione, al Responsabile per la Trasparenza, ai 18
dipendenti degli ODCEC dell’Emilia Romagna e delle eventuali Fondazioni, ed aperto al Presidente e ai Consiglieri degli ODCEC e ad eventuali iscritti interessati; il percorso formativo base ha avuto ad oggetto la presentazione del quadro normativo sulla prevenzione della corruzione e sulla trasparenza e la contestualizzazione agli ODCEC, con presentazione e discussione di esperienze nazionali su PTPC e PTTI. PERCORSO formativo SPECIALISTICO (22 gennaio 2015): svolto presso la sede dell’ODCEC di Reggio Emilia, e indirizzato al Responsabile per la prevenzione della corruzione e per la Trasparenza, alle dipendenti dell’Ordine e della Fondazione; il percorso formativo specialistico ha avuto ad oggetto le modalità di mappatura delle aree a più elevato rischio corruttivo, e i processi in esse contenuti, al fine di individuare, analizzare e valutare il livello di rischio e le misurazione preventive connesse, oltre alle metodologie e agli schemi per la predisposizione del PTPC e del PTTI. Mercoledì 21 gennaio 2015 PERCORSO FORMATIVO BASE (sessione formativa n. 1) L’ANTICORRUZIONE 1) Inquadramento dell’anticorruzione: a) Inquadramento del fenomeno corruttivo e dell’anticorruzione nel contesto nazionale ed internazionale b) Inquadramento valoriale dell’anticorruzione c) Inquadramento normativo dell’anticorruzione: la Legge n. 190/2012, il DPR 62/2013, il D.Lgs. n. 39/2013 e le novità legislative d) Inquadramento manageriale dell’anticorruzione: il risk management e) Contestualizzazione dell’anticorruzione negli Ordini dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili 2) Le strategie di prevenzione della corruzione: a) La strategia di prevenzione della corruzione a livello nazionale, con particolare riferimento al Piano Nazionale Anticorruzione (PNA) b) La strategia di prevenzione della corruzione a livello aziendale 3) I soggetti dell’anticorruzione: a) L’ANAC (Autorità Nazionale AntiCorruzione) b) I destinatari c) Il Responsabile della prevenzione della corruzione 4) I processi dell’anticorruzione: a) La mappatura delle aree a rischio corruttivo e dei flussi procedurali 5) Gli strumenti dell’anticorruzione: a) Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione b) Il Codice di comportamento dei dipendenti c) Il regime delle inconferibilità e incompatibilità degli incarichi 6) Contestualizzazione dei soggetti, dei processi e degli strumenti anticorruzione negli Ordini dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili Venerdì 23 gennaio 2015 PERCORSO FORMATIVO BASE (sessione formativa n. 2) LA TRASPARENZA 7) Inquadramento della trasparenza: 19
a) Inquadramento della trasparenza nel contesto nazionale ed internazionale b) Inquadramento valoriale della trasparenza c) Inquadramento normativo della trasparenza: il D.Lgs. n. 33/2013 d) Contestualizzazione della trasparenza negli Ordini dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili 8) I soggetti della Trasparenza: a) L’ANAC (Autorità Nazionale AntiCorruzione) b) I destinatari c) Il Responsabile della trasparenza 9) I processi della trasparenza: a) La mappatura dei flussi procedurali 10) Gli strumenti della trasparenza: a) Il Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità 11) Quale rapporto tra PTPC e PTTI? 12) Contestualizzazione dei soggetti, dei processi e degli strumenti della Trasparenza negli Ordini dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili Giovedì 22 gennaio 2015 PERCORSO FORMATIVO SPECIALISTICO IL PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE PTPC 1) Ruolo e responsabilità del Responsabile per la Prevenzione della Corruzione, con particolare riferimento al PTPC 2) Gli aspetti propedeutici al PTPC: la mappatura delle aree a rischio corruttivo e dei processi 3) Il PTPC: a) L’articolazione temporale: triennale ed annuale b) La struttura, i contenuti e la forma c) Le metodologie di predisposizione e le modalità di approvazione 4) Gli aspetti successivi al PTPC: strumenti ed iniziative di comunicazione 5) Il sistema di monitoraggio in corso d’anno dell’attuazione del PTPC: adempimenti, responsabilità e tracciabilità 6) Applicazioni guidate per l’ausilio alla predisposizione del PTPC IL PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L’INTEGRITÀ PTTI 7) Ruolo e responsabilità del Responsabile per la Trasparenza, con particolare riferimento al PTTI 8) Gli aspetti propedeutici al PTTI: la mappatura degli adempimenti della trasparenza 9) Il PTTI: a) L’articolazione temporale, triennale ed annuale b) La struttura, i contenuti e la forma c) Le metodologie di predisposizione e le modalità di approvazione 10) Gli aspetti successivi al PTTI: strumenti ed iniziative di comunicazione 11) Il sistema di monitoraggio in corso d’anno dell’attuazione del PTTI 12) Applicazioni guidate per l’ausilio alla predisposizione del PTTI L’INTEGRAZIONE TRA PTPC E PTTI 13) Metodologie e schemi d’integrazione tra PTPC e PTTI 20
14) Applicazioni guidate per l’ausilio alla predisposizione in forma integrata del PTPC e del PTTI Questa prima formazione (“di base” e “specialistica”) è stata affiancata da iniziative di formazione “continua” attraverso azioni di sensibilizzazione e comunicazione destinate a tutto il personale ed ai consiglieri dell’Ordine sulle eventuali novità normative e sui contenuti del piano approvato. Nel corso degli anni 2017, 2018, 2019 e 2020 è stata effettuata ulteriore formazione “in house” per i soggetti interessati (Consiglieri dell’Ordine) al fine di garantire l’aggiornamento e la consapevole applicazione ed attuazione delle modifiche normative intervenute; tale processo formativo continuerà nel 2021. b. Codice di comportamento Quale obiettivo del precorso anticorruzione posto in essere dall’Ordine, l’Ente ha adottato un proprio Codice di comportamento approvato con delibera del Consiglio dell’Ordine del 1° febbraio 2016, che costituisce parte integrante del Piano per la prevenzione della corruzione dell’Ordine e tiene conto della particolare struttura dell’Ordine e dell’assenza di dipendenti in capo all’Ente. Il codice prevede infatti che gli obblighi di condotta previsti si estendono, altresì, per quanto compatibili, a tutti i Consiglieri componenti del Consiglio dell’Ordine e ai Consiglieri di Disciplina, nonché estesi, per quanto compatibili, ai dipendenti e ai Consiglieri della Fondazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Reggio Emilia, nonché a tutti i collaboratori, consulenti, con qualsiasi tipologia di contratto o incarico e a qualsiasi titolo, ai titolari di organi e di incarichi delle imprese fornitrici di beni e servizi o che realizzino opere a favore dell’Ordine. c. Rotazione del personale e potenziamento del sistema dei controlli interni La rotazione del personale addetto alle aree a più elevato rischio di corruzione rappresenta una misura di cruciale importanza tra gli strumenti di prevenzione della corruzione. L’obiettivo è quello di evitare il crearsi di relazioni particolari tra Ordine ed iscritti e vari stakeholders, con il conseguente consolidarsi di rischiose situazioni di privilegio e l’aspettativa a risposte illegali improntate a collusione. Vista l’esigua dimensione della struttura organizzativa composta allo stato attuale da 4 dipendenti (tutti impiegati presso la Fondazione), è tecnicamente impossibile adempiere a tale principio di rotazione anche alla luce del fatto che è diminuita di 1 unità; pertanto in sede applicazione del Piano, il Responsabile per la prevenzione della corruzione, d’intesa con il Presidente ed il Consiglio dell’Ordine e con il Collegio dei revisori, anche alla luce di quanto previsto dal punto 5) dell’allegato 2 del PNA 2019, ha individuato nella mappatura processi il momento cruciale per individuare, prevenire e controllare comportamenti e 21
fenomeni corruttivi in linea con le azioni di miglioramento della gestione e della trasparenza. A tal fine il Collegio dei revisori, presente ad ogni seduta del Consiglio della Fondazione dei Dottori Commercialisti e degliEsperti Contabili, vista la ridotta dimensione dell’ente, potrà esercitare una verifica sostanziale sull’intera gestione amministrativa, contabile e finanziaria. Tale approccio diretto a potenziare i controlli interni di regolarità amministrativa e contabile affidati all’organo di revisione riduce sensibilmente il rischio del verificarsi di fenomeni corruttivi in quanto le attività amministrative e gestionali in capo ai dipendenti sono sottoposte al controllo concomitante da parte dell’organo di revisione. Inoltre, per le tre aree identificate comepiù a rischio (formazione professionale continua – rilascio pareri di congruità – indicazione di professionisti per l’affidamento di incarichi specifici) si è provveduto a prevedere meccanismi specifici per un maggiore controllo delle stesse. d. Obbligo di astensione in caso di conflitto d’interessi In merito al conflitto di interessi, l’art. 1, comma 41, della l. n. 190 ha introdotto l’art. 6 bis nella l. n. 241 del 1990, rubricato “Conflitto di interessi”. La disposizione stabilisce che “Il responsabile del procedimento e i titolari degli uffici competenti ad adottare i pareri, le valutazioni tecniche, gli atti endoprocedimentali e il provvedimento finale devono astenersi in caso di conflitto di interessi, segnalando ogni situazione di conflitto, anche potenziale”. La norma intende perseguire la prevenzione di fenomeni corruttivi mediante l’astensione dalla partecipazione alla decisione (sia essa endoprocedimentale o meno) del titolare dell’interesse, che potrebbe porsi in conflitto con l’interesse perseguito mediante l’esercizio della funzione e/o con l’interesse di cui sono portatori il destinatario del provvedimento, gli altri interessati e controinteressati. In merito, infine, agli incarichi e alle attività non consentite ai dipendenti pubblici, l’ODCEC di Reggio Emilia ha inserito all’interno del Codice di comportamento “integrativo” i criteri per il conferimento o l’autorizzazione allo svolgimento degli stessi ex art. 53 D.Lgs. n. 165 del 2001. Inoltre verrà previsto a carico dei dipendenti un obbligo di comunicazione anche nei casi di attribuzione di incarichi gratuiti in quanto l’Ordine vuole comunque valutare tempestivamente l’eventuale sussistenza di situazioni di conflitto di interesse anche potenziale e, se del caso, comunicare al dipendente il diniego allo svolgimento dell’incarico previa apposita motivazione. e. Attività successive alla cessazione dal servizio La legge n. 190/2012 ha introdotto un nuovo comma nell’ambito dell’art. 53 del D.lgs. n. 165 del 2001 volto a contenere il rischio di situazioni di corruzione connesse all’impiego del dipendente successivo alla cessazione del rapporto di lavoro. 22
La disposizione stabilisce che “I dipendenti che, negli ultimi tre anni di servizio, hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, non possono svolgere, nei tre anni successivi alla cessazione del rapporto di pubblico impiego, attività lavorativa o professionale presso i soggetti privati destinatari dell'attività della pubblica amministrazione svolta attraverso i medesimi poteri. I contratti conclusi e gli incarichi conferiti in violazione di quanto previsto dal presente comma sono nulli ed è fatto divieto ai soggetti privati che li hanno conclusi o conferiti di contrattare con le pubbliche amministrazioni per i successivi tre anni con obbligo di restituzione dei compensi eventualmente percepiti e accertati ad essi riferiti”. Pertanto i predetti soggetti nel triennio successivo alla cessazione del rapporto con l’ODCEC di Reggio Emilia, qualunque sia la causa di cessazione, non potranno avere alcun rapporto di lavoro autonomo o subordinato con i soggetti privati che sono stati destinatari di provvedimenti, contratti o accordi. A tal fine, in caso di violazione del divieto, sono previste sanzioni ed in particolare: sanzioni sull’atto: i contratti di lavoro conclusi e gli incarichi conferiti sono nulli; sanzioni sui soggetti: i soggetti privati che hanno concluso contratti o conferito incarichi in violazione del divieto non possono contrattare con la pubblica amministrazione di provenienza dell’ex dipendente per i successivi tre anni ed hanno l’obbligo di restituire eventuali compensi eventualmente percepiti ed accertati in esecuzione dell’affidamento illegittimo. Nei contratti di assunzione del personale dovrà essere inserita la clausola che prevede il divieto di prestare attività lavorativa (a titolo di lavoro subordinato o di lavoro autonomo) per i tre anni successivi alla cessazione del rapporto nei confronti dei destinatari di provvedimenti adottati o di contratti conclusi con l’apporto decisionale del dipendente. Nei bandi di gara o negli atti prodromici agli affidamenti dovrà essere inserita la condizione soggettiva di non aver concluso contratti di lavoro subordinato o autonomo e comunque di non aver attribuito incarichi ad ex dipendenti dell’Ordine che hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto dell’Ordine nei loro confronti per il triennio successivo alla cessazione del rapporto. f. Condanne per delitti contro la Pubblica Amministrazione Ai fini dell’applicazione degli art. 35 bis del d.lgs. n. 165 del 2001 e dell’art. 3 del d.lgs. n. 39 del 2013, l’Ordine verifica la sussistenza di eventuali precedenti penali a carico dei dipendenti e/o dei soggetti cui intende conferire incarichi nelle seguenti circostanze: all’atto della formazione delle commissioni per l’affidamento di servizi o lavori; 23
all’atto della formazione delle commissioni di concorso; all’atto del conferimento di incarichi previsti dal d.lgs. 39/2013; all’atto dell’assegnazione di dipendenti agli uffici che presentano elevato rischio corruttivo; L’Ordine provvede ad accertare l’eventuale sussistenza di precedenti penali mediante acquisizione d’ufficio ovvero mediante dichiarazione sostitutiva di certificazione resa dall’interessato nei termini e alle condizioni dell’art. 46 del d.P.R. n. 445 del 2000 (art. 20 d.lgs. n. 39 del 2013). Se dall’esito della verifica risultano a carico del personale interessato dei precedenti penali per delitti contro la pubblica amministrazione, l’Ordine si astiene dal conferire l’incarico o dall’effettuare l’assegnazione ed applica le misure previste dall’art. 3 del d.lgs. n. 39 del 2013. Inoltre, ove possibile, provvede a conferire l’incarico o a disporre l’assegnazione nei confronti di altro soggetto. Nel caso riscontrasse violazioni (art. 17 del d.lgs. n. 39) l’incarico è nullo e si applicano le sanzioni di cui all’art. 18 del medesimo decreto. g. Tutela del dipendente che segnala illeciti (c.d. whistleblowing) In un’ottica di collaborazione nella strategia di prevenzione della corruzione tutti i dipendenti e collaboratori sono tenuti a svolgere attività informativa in merito a illeciti nei confronti del Responsabile della prevenzione della corruzione. Oggetto di segnalazione non sono solamente i reati ma anche altre condotte che vengono considerate rilevanti in quanto riguardano comportamenti o irregolarità a danno dell’interesse pubblico di cui il dipendente o il collaboratore sia venuto a conoscenza durante lo svolgimento delle proprie mansioni sul luogo di lavoro. A tal proposito l’ODCEC di Reggio Emilia ha predisposto un’apposita casella email nella quale sarà possibile inviare segnalazioni anonime. L’Ordine garantisce la massima riservatezza nei processi di ricezione e gestione delle segnalazioni assicurando la massima discrezione nel trattamento delle informazioni al fine di tutelare pienamente ed incondizionatamente eventuali segnalatori. h. Monitoraggio dei termini di conclusione dei procedimenti e monitoraggio dei rapporti tra dipendenti e soggetti esterni Il Responsabile per la prevenzione della corruzione provvede a monitorare il rispetto dei termini previsti dalla legge per la conclusione dei procedimenti amministrativi, nonché a monitorare i soggetti che con lo stesso stipulano contratti, verificando eventuali relazioni di 24
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