Noi e il cibo: la Bulimia - Consultorio Antera Onlus

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Noi e il cibo: la Bulimia - Consultorio Antera Onlus
Noi e il cibo: la Bulimia

Indice

Premessa                                                                  2
Piccole riflessioni iniziali                                              5
Cibo e cultura storica: riflessioni di partenza                           6
Come mai io e non un’altra persona?                                       8
Perché devo chiedere aiuto?                                               11
La terapia quel momento oscuro                                            13
Sarò all’altezza per non mollare?                                         16
La forza del pensiero e la bassa autostima i nostri tasselli importanti   17
I nostri percorsi                                                         19
Bibliografia                                                              21

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Premessa

Il Consultorio Antera Onlus è un Centro di Prevenzione e Aiuto Psicologico. Nasce
nel 2002 dall’iniziativa dei Soci Fondatori, psicologi e psicoterapeuti di diversa
formazione ma accomunati dalla convinzione che il benessere psicologico sia un
diritto di tutti e che offrire servizi professionali e qualificati con costi accessibili e
tempi ridotti possa contribuire a promuovere lo sviluppo sia individuale che
collettivo.
Antera (dal greco antheros, che significa “fiorito”) è un termine botanico, corrisponde
alla parte terminale dello stame in cui è contenuto il polline destinato a fecondare i
pistilli: è elemento che nutre e permette la nascita di altri fiori.
Difatti nel corso degli anni il gruppo di lavoro si è arricchito di nuovi professionisti
coinvolti nel progetto, così come sono aumentate le attività svolte e le iniziative
intraprese, ma l’idea fondante della sostenibilità è rimasta centrale, insieme a quelle
della qualità del servizio e dell’arricchimento professionale dei soci.
L'Associazione Consultorio Antera Onlus costituisce una realtà ormai consolidata
nell'ambito degli interventi finalizzati alla promozione del benessere psicologico
dell'individuo e dei suoi contesti di vita. Attualmente offre i suoi servizi sia nella sede
centrale di Roma (in zona San Giovanni) che presso le sedi di Fiumicino e di
Monterotondo Scalo.

Si impegna a rispondere eticamente ed in maniera personalizzata alle varie richieste
di aiuto, avvalendosi sia di psicoterapeuti esperti che di altri professionisti e di una
rete di collaborazioni per accompagnare la persona in un percorso integrato di
sviluppo del benessere.
Alla base di tutte le iniziative intraprese vi è inoltre la convinzione di una
responsabilità sociale nella diffusione di una psicologia qualificata e competente,
dove    accanto    ai   principi    imprescindibili     della     deontologia   professionale,

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rappresentano un valore fondamentale i percorsi di ricerca, aggiornamento, confronto
e condivisione.

Tra le principali attività, attualmente il Consultorio Antera Onlus:

   • Svolge una costante attività di ascolto ed accoglienza;
   • Organizza laboratori esperienziali per facilitare lo scambio e l'arricchimento
       personale;
   • Propone periodicamente attività formative di tipo teorico-pratico, che
       rispondano alle necessità di acquisire strumenti importanti ed utili alla
       professione;
   • Attiva con cadenza programmata incontri informativi sulle tematiche
       psicologiche di interesse comune;
   • Predispone articoli e materiali a scopo informativo e divulgativo sulle
       tematiche di maggiore interesse inerenti il benessere psicologico, volti a
       rispondere alle domande più frequenti ed a chiarire eventuali dubbi sui diversi
       argomenti specifici proposti per un approfondimento.

Gli info groups organizzati presso le sedi e gli ebook pubblicati sul sito sono attività
finanziate interamente dal Consultorio Antera Onlus, in quanto obiettivo statutario
dell’Associazione è la divulgazione qualitativa della professione. Sono pertanto
completamente gratuiti, e ne può fruire chiunque abbia curiosità e interesse relativi
allo specifico tema di volta in volta trattato.

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Piccole riflessioni iniziali

Quello dei disturbi alimentari è un mondo molto complesso, popolato e multiforme, è
ormai possibile divulgare tante notizie su ciò che le persone debbono sapere per
vincere il loro disagio, ma nonostante ciò, l’accesso alle molte informazioni non
permette sempre una diminuzione della sofferenza per la persona.
Scopo di questo e-book non è dare ulteriori notizie sui disturbi dell’alimentazione ma
poter permettere al fruitore di attivare delle riflessioni che possano condurlo alla
scelta di iniziare un percorso di aiuto nella gestione sia della parte alimentare che
della problematica sottostante, con il fine di riconciliarsi con il proprio equilibrio
interiore.
Spesso le persone che soffrono di Disturbo del comportamento alimentare provano
per molto tempo a superare i loro ostacoli utilizzando, però, le informazioni che si
trovano sui vari siti web non a loro vantaggio, ma a loro danno.
Partiamo quindi dalle domande più frequenti che ci hanno posto le persone che
abbiamo incontrato e incontriamo tutti i giorni nella nostra pratica clinica e che
possono essere di aiuto anche a chi ci legge:
-Se salto i pasti dimagrisco?
-Io pratico moltissima attività fisica mi sento stremata ma faccio il conto delle
calorie così dimagrisco?
-Mi pesavo continuamente ma il mio peso aumentava anche se bevevo è normale?
Queste sono solo alcune delle molte domande che ci rivolgono i nostri pazienti e
reputiamo sia giusto in ogni percorso individuale partire proprio da loro per dare vita
a delle riflessioni importanti che possono scardinare alcune credenze errate che
bloccano la persona nel suo sviluppo.

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Cibo e cultura storica: riflessioni di partenza

La tradizione, l’identità di un gruppo sociale e la cultura di appartenenza sono spesso
espresse attraverso il linguaggio culinario che diventa non solo mezzo di
sopravvivenza ma vera e propria condivisione di regole, tradizioni e di vissuti. La
cucina e il cibo da sempre hanno ispirato cambiamenti, invenzioni e soprattutto
contaminazioni di culture diverse, nate da una fusione di varie identità. Anche senza
entrare nello specifico dei cambiamenti culinari dei diversi periodi storici, possiamo
capire l’importanza del significato simbolico che il cibo ha assunto e soprattutto
soffermandoci sull’attributo “grasso” possiamo vedere come si è passati da
un’accezione positiva di esso in una società caratterizzata da guerre, carestie e
povertà, ad un’accezione negativa nella società moderna dove il “corpo grasso”
diventa una zavorra, un ostacolo per l’accettazione sociale, per il lavoro e per il
benessere. Si passa quindi sempre di più da un corpo edonizzato in cui le forme
diventano rappresentative di una persona ricca che doveva essere stimata e trattata in
modo superiore, a un corpo ragionato e sempre più costruito.
Il convivio, da sempre luogo di scambio e condivisione, diventa luogo di presenza
fugace, sempre più ragionato e sede di dialogo razionale. Proprio partendo da queste
premesse forse si può ragionare sull’emergere di una patologia in un determinato
periodo storico e sullo stretto rapporto tra organismo e ambiente che porta a
considerare il cibo e l’utilizzo di esso come mezzo di evoluzione e sviluppo di
caratteristiche idonee all’integrazione sociale.
Abbiamo sottolineato come il cibo abbia importanza cruciale e valenza sociale di
scambio, infatti attraverso di esso condividiamo paure, gioie, intenzioni creando sia
uno scambio intimo con noi stessi sia coesione con gli altri nei momenti di ritrovo a
tavola, sempre più spesso con amici o colleghi di lavoro. Nell’ambito delle riflessioni
sull’importanza del cibo non si deve sottovalutare una componente importante
culturale che è l’atto del “nutrire”, che si carica di valori e significati simbolici di

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relazione, comunicazione e amore. Il cibo quindi, che è sempre stato un importante
mezzo con cui noi costruiamo la nostra rete sociale, ma anche la nostra soggettività,
oggi diventa spesso nemico, in una realtà in cui gli elementi dell’individualismo,
della profonda solitudine e dell’insicurezza sono forse quelli che più caratterizzano la
società moderna. Il cibo ma soprattutto il momento della tradizione conviviale legata
ad esso vengono visti quasi come simbolo del legame di dipendenza dal contesto
familiare, diventando nemici del sogno moderno dell’autonomia estrema a tutti i
costi. L’uomo della società moderna è un uomo frenetico, irrequieto e sempre in
movimento, che ricerca continuamente il suo centro in obiettivi sempre nuovi;
proprio in questo vortice di continuo cambiamento diventa impensabile il riposo,
l’essere fermo, anzi diventano pensabili solamente se si trovano in una cornice
definita e socialmente accettata, per questo sentiamo l’esigenza di riposarci facendo
paradossalmente attività che ci costringono a fermarci, per questo cerchiamo nelle
pratiche diffuse di mindfulness di riconquistare lo stare nel presente e godere di ciò
che sentiamo. Nella solitudine psicologica che contraddistingue la nostra società, il
disagio e la frustrazione quotidiana, non possono essere tollerati, cosi si ricorre subito
a gratificazioni che tolgono la fonte del nostro stress.

Come mai io e non un’altra persona?

Tantissime sono le informazioni sulle caratteristiche cliniche dei disturbi alimentari e
l’accesso ad esse è molto facile e veloce ma nonostante questo una delle prime
domande poste dai familiari è: “come mai a lei?” iniziando a dar vita a tutta una serie
di comportamenti che cercano di deviare l’attenzione, senza comprendere in verità il
nucleo più importante che appesantisce la persona.
E cosi che Elena dice: “…dicono tutti che devo pensare sempre alle cose positive che
ho, ma il mio pensiero va sempre lì sul cibo…”
Cosi Alessia chiede: “...perché nessuno capisce e continuano a dirmi pensa a come
sei brava a scuola mentre il mio pensiero è il numero sulla bilancia…”

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Cosi la mamma di Sara dice: “… noi abbiamo fatto sempre tutto quello che ci
chiedeva e lei ci ripaga vomitando e facendo questo…”.
Rispondere al perché insorge il disturbo è spesso faticoso e complicato per mille
aspetti differenti tra loro. Cercheremo di dare alcuni piccoli spunti di riflessione su
macro aree che spesso hanno un peso rilevante.
Alcune situazioni possono portare la nostra attenzione sull’ambiente di
apprendimento, spesso la condivisione di esperienze comuni (come un altro membro
della famiglia che soffre di disturbo alimentare) potrebbe essere la base di una specie
di imitazione nelle proprie abitudini; tra gli aspetti importanti c’è quello del peso
corporeo: alcune ricerche mostrano come molte persone con alimentazione
incontrollata hanno tendenza di peso naturale sopra la media e circa la metà delle
persone affette da bulimia risulta in sovrappeso prima di presentare il vero e proprio
disturbo. Alcuni fattori psicologici come umore tendenzialmente depresso o bassa
autostima, senso di incapacità e inefficacia sono fattori molto ricorrenti e comuni.
Non si può, comunque, affermare che questi fattori siano la causa dei problemi
alimentari, poiché spesso sono presenti anche in persone che poi non sviluppano un
disturbo dell’alimentazione.
La volontà di dimagrire molto spesso innesca il pericolo di perdere il controllo, si
crea un circolo vizioso importante da cui è molto difficile uscire: la restrizione
alimentare eccessiva porta ad un aumento della tensione psicologica, che viene
smorzata ricorrendo all’abbuffata, per poi passare al senso di colpa e al timore di
prendere peso, il che a sua volta conduce ad ulteriori restrizioni rinforzando e
perpetuando il disturbo.
Gli aspetti sociali sono un’altra grande area da prendere in considerazione, infatti
esistono nel contesto sociale numerose convinzioni riguardo il peso e le forme
corporee derivanti da regole culturali e di costume; in una cultura che premia la
magrezza e conferisce spesso ad essa il sinonimo di accettabilità e amabilità è
ipotizzabile che persone con bassa autostima, difficoltà nelle relazioni ed elevata
ansia sociale sviluppino questo tipo di disturbi intraprendendo una dieta per ottenere

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l’approvazione sociale. Naturalmente ciò non significa che la nostra cultura sia la
responsabile di tutto, ma possiamo affermare che alcune caratteristiche di essa
possono rappresentare dei fattori di rischio per le persone più vulnerabili.
Per molte persone che soffrono di bulimia, la preoccupazione per il peso e le forme
corporee ha enorme significato poiché il loro “valore personale” spesso è in stretta
relazione con il loro corpo. La forma del proprio corpo diventa un metro
fondamentale di giudizio su di sé, tanto che acquistare peso può essere vissuto come
un evento catastrofico, con effetti devastanti sull’equilibrio psico fisico. Il
dimagrimento e l’autocontrollo possono essere rinforzati da molti fattori sociali,
come i complimenti degli amici, i riconoscimenti etc… Ricevere complimenti per
un’azione porta naturalmente a pensare di essere bravi e capaci, questo innesca un
meccanismo di rinforzo automatico poiché la persona inizia un dialogo interno in cui
inizia a complimentarsi da sola per aver controllato il cibo ingerito. Una componente
molto importante è la capacità che la persona perde di registrare con precisione il
senso della fame e della sazietà continuando, spesso, a mangiare senza avvertire il
segnale di “stop” e il senso di sazietà e cadendo nell’abbuffata, oppure saltando pasti
sani senza sentire le richieste del proprio corpo. L’incapacità di inserirsi in un ritmo
nutrizionale equilibrato ha conseguenze negative sia a livello fisico che emotivo,
determinando uno stato di ansia e angoscia continui, legati alla perdita del controllo e
al tentativo di gestire, quindi, sia il cibo e l’alimentazione che tutti gli altri aspetti
della propria vita.

Perché devo chiedere aiuto?

Decidere di volersi bene è un atto di coraggio grande, ma prima di iniziare un
percorso di psicoterapia per affrontare il disturbo è molto importante porsi delle
domande:
-Sarà faticoso e avrò il coraggio di affrontarlo?

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-Ho il coraggio di mantenere il mio obiettivo per essere felice?
Non spaventatevi se la vostra risposta non è immediatamente SI, non abbiate paura di
iniziare, la lista dei vantaggi diventerà sempre più grande e magari potrete aumentarla
con delle nuove domande e risposte che vi porrete durante il percorso.
Quando conoscerete il terapeuta non siate generici nel vostro racconto, se fornite tanti
dettagli potrete essere di grande aiuto al professionista per inquadrare tutta la
situazione. Cominciate dal momento in cui qualcosa non è andato, ripercorrete nella
mente ciò che vi ha turbato, fate uscire i vostri sentimenti, le vostre emozioni, e
vedrete come inizierete già immediatamente a fare i primi collegamenti tra azioni,
pensieri ed emozioni. Il professionista è lì per aiutarvi e non per giudicarvi.
La nostra “ruota del cambiamento” inizia quando ci accorgiamo di avere un
problema, anche se non lo vogliamo ammettere in modo esplicito o non ci sentiamo
pronti a cambiarlo; ad un certo punto una sensazione di qualche cosa che non
funziona emerge e ci inizia a dare disagio crescente che ci costringe a fermarci e a
guardare. Questo fastidio aumenterà sempre di più e darà inizio ad una fase nuova in
cui ci troveremo ad urlare: “non posso farcela cosi, sono stanca!!!!!!”. Questo è un
momento fondamentale perché è da qui che potremo veramente percorrere una nuova
strada, quella del cambiamento e dell’azione. Agire significa cominciare a cercare
una soluzione al nostro problema, qualcuno che possa guidarci e sostenerci nella
gestione e nella comprensione di ciò che non va, qualcuno che possa supportarci nei
nostri momenti difficili. Ognuno di noi subisce fluttuazioni in ciò che pensa e prova e
anche la nostra motivazione al cambiamento può modificarsi, non dobbiamo
spaventarci ma valutare con il terapeuta le fasi in cui ci si trova per far sì che ci possa
accompagnare in tutti i momenti, senza andare incontro a delusioni o fallimenti.

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La terapia, quel momento oscuro

Spesso la grande paura con la quale ci si deve confrontare è quella di non sapere a
cosa si va incontro quando si comincia un percorso di terapia per un disturbo
alimentare, nulla è predeterminato e nulla è sempre uguale. La paura e l’incertezza
diventano, quindi, nemici importanti che ostacolano il passo coraggioso del chiedere
aiuto. Possiamo riassumere alcune aree importanti da affrontare con nutrizionista o
dietologo e psicoterapeuta in un percorso integrato e idoneo in caso Disturbi
Alimentari:

   • La regolazione del peso con il calcolo BMI, le variazioni fisiologiche del peso
       e il raggiungimento e mantenimento dell’obiettivo

   • Le conseguenze delle abbuffate e di tutte le condotte compensatorie come
       anomalie di fluidi ed elettroliti, erosione dello smalto dentale, ciclo mestruale
       irregolare e poco controllo del senso di fame e sazietà etc.

   • L’inefficacia delle condotte utilizzate cercando di ridefinire delle false
       credenze che ci sono alla base come ad esempio la più comune credenza che
       l’utilizzo del vomito permetta di eliminare totalmente ciò che abbiamo
       mangiato, oppure che l’eccessivo esercizio fisico possa far bruciare più massa
       grassa etc.

   • I campanelli di allarme che fanno scattare certe condotte: molto importante
       risulta l’analisi delle aree del pensiero legate a specifici comportamenti,
       facendo attenzione a collegare le particolari emozioni che possono spaventare
       la persona ed indurla a mettere in atto determinati comportamenti lesivi.

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• La storia personale, da ripercorrere per cercare di ricostruire “il puzzle degli
       eventi”, le emozioni o i pensieri che ad un certo punto sono diventati
       disfunzionali nello sviluppo della persona.

Il comportamento è uno dei primi aspetti da affrontare nella terapia, infatti restrizioni
alimentari, condotte compensatorie, abbuffate non sono solo sintomi utili per
riconoscere la presenza del disturbo ma sono elementi da contrastare, poiché non
affrontandoli in modo prioritario si rischia di compromettere il percorso terapeutico;
affrontare in maniera adeguata quest’area significa poter aiutare la persona a gestire
meglio la situazione, fornendo tecniche e strategie utili per risolvere e bloccare i
comportamenti perpetuati.
La qualità delle relazioni sociali è un altro fattore molto importante per il buon esito
della terapia, cambiamenti importanti in alcuni settori della vita hanno spesso un
ruolo molto importante nel mantenimento o meno del disturbo dell’alimentazione;
spesso attraverso l’abbuffata o la restrizione si manifestano delle emozioni ritenute
“pericolose” come la rabbia o la paura dell’abbandono, oppure richieste di aiuto
legate a situazioni sociali che creano ansia. Lavorare sull’assertività e sulle abilità
sociali spesso porta anche ad un miglioramento nei problemi dell’alimentazione.
Incoraggiare la persona a lavorare con strategie di problem solving in modo da
programmare il comportamento da tenere in situazioni ritenute rischiose, soprattutto
quando sono quotidiane, aiutarla a creare strategie alternative in modo da instaurare
comportamenti difficilmente compatibili con l’assunzione disinibita di cibo risultano
essere i passaggi più importanti. È necessario che la persona all’inizio del percorso
adotti un comportamento alimentare pianificato, che esalti la capacità personale di
mangiare senza la paura di perdere il controllo e inoltre senza farsi condizionare dagli
stimoli interni come i propri pensieri o le proprie emozioni, o dagli stimoli esterni
come le situazioni sociali che possono condurlo a comportamenti non salutari.
Attraverso l’acquisizione di un maggior controllo la persona sarà aiutata a

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confrontarsi con pasti equilibrati e quantità normali, riuscendo a cogliere i segnali
biologici di fame e sazietà e potendo riscoprire i propri gusti, migliorando così il
proprio assetto cognitivo, emozionale e comportamentale.

Sarò all’altezza per non mollare?

Non spaventatevi se vi capiterà di fare passi che percepite come un tornare indietro o
se vi sentite demotivati o stanchi, la paura sarà vostra compagna, ma ricordate sempre
che il cambiamento richiede tempo e costanza. Prendetevi del tempo per sperimentare
e imparare a distinguere la fame biologica dai vostri stati emotivi, a piccoli passi
arriverete a decodificare il corpo, ad ascoltarlo e a credere in ciò che sentite, fidatevi
del vostro corpo e cercate di comprendere le richieste che fa durante il giorno. Un
passo importante è imparare a contrastare i falsi messaggi che ci arrivano sulla fame
dedicando sempre meno tempo a preoccuparsi di cosa si mangia, di quanto e quando,
questo ci aiuterà ad impiegare le energie in modo costruttivo per il nostro sviluppo.
L’autostima e l’autoefficacia sono molto importanti perché diventano basi
fondamentali nella costruzione del percorso di sviluppo personale. Spesso una
componente importante nel blocco diventa la paura del giudizio; essere giudicati fa
parte della nostra vita e dei rapporti che abbiamo con gli altri; importante diventa,
quindi, accettare idee diverse e imparare a gestire le nostre ansie rispetto al dover
piacere a tutti ed essere sempre accettati. Tutti ci preoccupiamo di dire la cosa giusta
al momento giusto, oppure di fare la cosa che ci rende più noti o apprezzati, ma
mentre percorriamo questa strada ci accorgiamo, spesso, di aver perso tempo e di non
aver vissuto il presente. Cercare di piacere a tutti è un’impresa fallimentare quindi
dobbiamo scegliere tra le tante persone quella più importante: NOI; questo viene
interpretato come egoismo ma in realtà non lo è, significa solamente essere

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soddisfatti di noi, piacerci e poter così ridimensionare l’importanza del giudizio
dell’altro. Molti racconti delle persone che soffrono di disturbi dell’alimentazione
hanno come punto importante l’utilizzo del cibo per controllare emozioni altre;
l’alimentazione diventa mezzo per avere potere su ciò in cui ci si sente fragili e
diventa lo scettro per sentirsi all’altezza nell’affrontare determinate situazioni, è così
che la delusione si trasforma in abbuffata, che la noia si trasforma in un’abbuffata, la
paura, la rabbia si trasformano in abbuffata tutto è risolto con il cibo, ma dopo? Dopo
in realtà nulla si trasforma e così si cade in una sensazione di disperazione, una
spirale di colpa e inadeguatezza che si cerca nuovamente di superare sempre
utilizzando il cibo in modo restrittivo e così re-inizia il circolo infinito di sostituzione
dei mezzi adeguati che in realtà sono sempre inadeguati.

La forza del pensiero e la bassa autostima: i nostri tasselli importanti

La nostra esperienza clinica e i risultati di molte ricerche indicano che la bassa
autostima è diffusa tra le persone con disturbi dell’alimentazione e che può precedere
l’esordio del disturbo. Alcuni dati sottolineano come la bassa autostima sarebbe
associata ad una scarsa risposta al trattamento. Di solito l’autostima viene comunque
modificata attraverso la terapia lavorando su pensieri e emozioni; tuttavia pazienti
che presentano un’autostima molto bassa possono sforzarsi eccessivamente nel
controllo della propria alimentazione, della forma corporea e del peso per
raggiungere un “valore personale”: tali elementi rendono particolarmente difficile
l’approccio al cambiamento per la poca disponibilità a modificare la dieta o
l’esercizio fisico; la natura pervasiva della visione negativa su di sé di queste persone
le porta a non vedere la prospettiva della guarigione. Il lavoro sulla bassa autostima
comincia con un’educazione personalizzata sui processi che la mantengono, aiutando
la persona a riconoscere e correggere in tempo reale i processi cognitivi che
mantengono il modo in cui si valutano, permettendo loro di identificare nuovi aspetti

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della vita come aree dove impegnarsi. Le distorsioni negative, quelle cioè che ci
fanno vedere la realtà in termini sostanzialmente catastrofici possono produrre a
lungo termine un abbassamento della stima di sé e conseguentemente ansia o
abbassamento del tono dell’umore. Ciascuno di noi può imparare a migliorare il suo
modo di valutare e interpretare la realtà. Con un po’ di pratica sul riconoscere e
sostituire i pensieri potremmo costruire nuovi modi di pensare e parlare di noi stessi,
condizione questa fondamentale per coltivare il nostro benessere psicologico. Noi
interpretiamo gli eventi che ci accadono dando ad essi una connotazione negativa o
positiva. In sostanza il nostro benessere o malessere dipende anche molto da come ci
poniamo nei confronti di ciò che ci accade.

I nostri percorsi

L’esperienza decennale del Consultorio Antera Onlus e le numerose persone che si
rivolgono a noi, ci hanno permesso nel tempo di mettere a punto un programma
integrato di sedute con nutrizionista - dietologa e psicoterapeuti che si occupano
specificatamente dei disturbi dell’alimentazione. Il supporto e la disponibilità totale
permette di creare una rete che accompagna la persona tutta la settimana nei piccoli-
grandi passi che deve percorrere per riconquistare il proprio benessere psicofisico. Il
lavoro integrato e coordinato di medico dietologo e nutrizionista insieme al terapeuta,
permette di seguire e rispondere alle esigenze della persona a 360 gradi e di poterla
supportare in ogni momento davanti alle difficoltà che incontra. Vengono attivati
inoltre in periodi specifici dell’anno, gruppi di psicoeducazione e laboratori
espressivi, questo permette sia di poter acquisire ulteriori informazioni e fare delle
domande a cui magari non si è avuta risposta, sia di aprire uno spazio di confronto
che alle persone di motivarsi confrontandosi con altri che stanno affrontando un
problema simile. In questo modo si crea una rete di sostegno e motivazione che
supporta la persona e consente di valutare progressivamente i cambiamenti positivi.
Importanti sono anche le numerose iniziative nell’area del benessere psicologico

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effettuate in collaborazione con una qualificata scuola di cucina, in questo spazio
appositamente costruito con diverse figure professionali, le persone possono mettersi
a confronto approcciandosi al cibo in modo diverso, rilassato e gioviale, riscoprendo
con maggiore consapevolezza il significato dell’alimentarsi e del “nutrirsi”.

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Bibliografia:

Brillant-Savarin J.A., Fisiologia del gusto, Milano, Rizzoli, 1985
Bruch H., Patologia del comportamento alimentare, Milano; Feltrinelli, 1973.
Caruso R., Manara F., I disturbi del comportamento alimentare, Milano, Franco
Angeli, 2004.b
De Silvestri C., Il mestiere di psicoterapeuta, Roma, Astrolabio, 1999.
Montanari M., Il mondo in cucina, storia, identità, scambi, Bari, Laterza, 2002.
Pesci G., Il corpo nella relazione, Roma, Armando, 1991.
Schilder P., Immagine di sé e schema corporeo, Milano, Franco Angeli, 2002.

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