NATURA IN FORMA n 1 GENNAIO 2022 - Associazione Naturalistica Sandonatese
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Presentazione Sommario n° 13 Siamo giunti al terzo anno della nostra rivista Regno Vegetale e questo è per noi motivo di grande soddisfa- 1. La Trebbia maggiore (Michele Zanetti) zione, così come le preziose collaborazioni che 2. Le Brasche (Michele Zanetti) continuiamo a ricevere. Regno Animale In questo primo numero, per il Regno Vege- 1. La Lepre comune, figlia della steppa (Michele Zanetti) tale, proponiamo la conoscenza della Trebbia 2. Il mimetismo predatorio (Michele Zanetti) maggiore, un’interessante poacea e delle Bra- sche e dunque della componente floristica do- Biodiversità 1. La Tenuta agricola di Cà Tron (Massimo Se- minante dei corsi d’acqua territoriali. menzato) Per il Regno Animale, la nostra attenzione è Tutela degli habitat/Naturalità perduta stata rivolta alla Lepre comune. Una specie a torto ritenuta banale, ma in realtà di notevole Ecologia umana 1. NPK (Enos Costantini) interesse naturalistico ed ecologico. A seguire, un pezzo sul “Mimetismo predato- Natura e Poesia 1. Un cortìo de altri tenpi (Raffaella Lucio) rio”, in cui si analizzano brevemente le soluzio- 2. Tra le nuvole, la luna (MT52) ni adottate dall’evoluzione naturale, per aumen- tare l’efficienza delle specie animali che si nu- Natura e Arte 1. L’Africa di Mauro (Mauro Nante) trono di altri animali. 2. Interpretazioni artistiche (Mauro Nante, Loren- Per la Biodiversità pubblichiamo un interes- zo Cogo, Michele Zanetti) sante articolo di Massimo Semenzato, riguar- Natura e Letteratura dante i boschi della Tenuta Cà Tron: uno dei 1. Un incontro emozionante (Michele Zanetti) patrimoni forestali più antichi del territorio tra Natura e Libri. Recensioni Sile e Piave. 1. Don’t Look Up! (Francesca Cenerelli) Si continua con NPK, un prezioso pezzo do- Natura & Barbarie vuto alla graffiante e ironica penna di Enos Co- 1. Bob (Michele Zanetti) stantini, afferente all’Ecologia umana. Comunicazioni Naturalistiche Si passa quindi alla Poesia, con Raffaella 1. Offerta copie “Flora e Fauna” Lucio che ancora una volta ci accompagna con 2. Corso di apicoltura bellissimi versi dialettali riguardanti “un cortìo Le Foto dei Lettori d’altri tenpi” e dunque la nostra, estinta “Civiltà 1. (Corinna Marcolin; Cristina Stella; Luigi Ghel- rurale”. ler) Per l’Arte naturalistica pubblichiamo una bellissima opera di Mauro Nante, affermato pit- tore naturalista, ma anche un contributo pari- Le foto e i disegni, ove non diversamente indicato, sono di menti pregevole, di Lorenzo Cogo. Michele Zanetti. Per la Narrativa naturalistica, la scherzosa cronaca di un “incontro emozionante”, mentre Hanno collaborato a questo numero con il “Don’t Look Up!” di Francesca Cenerelli Francesca Cenerelli introduciamo anche una recensione cinemato- Lorenzo Cogo grafica. In questo caso riguardante l’attualissi- Enos Costantini Luigi Gheller mo tema della Sesta estinzione di massa. Raffaella Lucio Un breve “pezzo politico” sul costo di una pi- Corinna Marcolin sta di Bob è stato inserito nella rubrica Natura Mauro Nante & Barbarie. Massimo Semenzato Cristina Stella Come sempre, le belle foto dei lettori conclu- MT52 dono anche il n° 13 della rivista. Michele Zanetti Buona lettura, buona visione e ….. .. al pros- simo numero. In copertina. Il canale Piavon e le Prealpi Carniche da Michele Zanetti Fossà (San Donà di Piave, VE). 1
REGNO VEGETALE LA TREBBIA MAGGIORE una poacea, tale apprezzamento può essere Di Michele Zanetti espresso proprio per la Trebbia maggiore. Essa può raggiungere l’altezza di 120-150 Quando si parla di flora a livello divulgativo, cm, mentre l’infiorescenza a spiga lassa è lun- come avviene in questa sede, raramente ci si ga fino a 30 cm e il rizoma è grosso, fibroso e occupa di piante erbacee appartenenti alla fa- dotato di radici fascicolari rigide. Carattere miglia Poaceae (le ex Graminaceae). quest’ultimo che in passato ne determinava la Questo per una semplice ragione: le “erbe” raccolta per la fabbricazione di spazzole e stri- in genere e dunque le graminacee appunto, glie. sono poco vistose e risultano difficili da identifi- La specie è classificata come “Emicriptofita care. In questi casi, infatti, si preferisce parlare cespitosa” (H caesp), appartenente pertanto al di “praterie” o di “vegetazione erbacea” senza gruppo di erbacee perenni dotate di gemme fare distinzioni specifiche, mentre appare evi- poste a livello del suolo e con l’aspetto di ciuffi dente che le stesse poacee rappresentano una serrati. componente importantissima e ricca di signifi- Il tipo corologico è Sudeuropeo- cato ecologico e naturalistico, anche a livello Sudsiberiano, riferito come tale a specie step- specifico. piche diffuse nella fascia arida della Siberia La Trebbia maggiore (Chrysopogon gryllus), meridionale e nell’Europa meridionale. La dif- di cui si parla in questo caso, è componente fusione altitudinale della specie è estesa tra il significativa della vegetazione erbacea diffusa piano e i 1000 m slm e l’areale italico si esten- nelle residue praterie asciutte della Pianura de alla quasi totalità della penisola, mancando Veneta Orientale. Praterie residue, nel senso tuttavia dalle isole maggiori. che i prati, al contrario dei boschi, hanno subi- E’ la sola specie del genere Chrysopogon – to negli ultimi decenni una contrazione sensibi- termine di derivazione greca che significa le di superficie, in concomitanza con il tramon- “barba dorata” - presente in Italia. to della zootecnia famigliare. Sono diminuiti drasticamente i prati umidi, Bibliografia, sitografia · flora.uniud.it/scheda.php?id=1001 habitat preziosi di una flora esclusiva, i prati · dryades.units.it/valerio/index.php? aridi, altrettanto interessanti e ormai relegati procedure=taxon_page&id=7821&num=410 alle grave fluviali e a rare aree litorali, ma an- · www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php? t=28601 che i prati mesofili e dunque i prati agrari da sfalcio, diffusamente presenti, in passato, nella campagna. La Trebbia maggiore, essendo specie step- pica, appare legata alle praterie asciutte e ari- de ed è presente, come tale, sui rilievi arginali del basso corso del Piave, nei prati retrodunali del litorale e nelle radure delle pinete e, infine, nei residui magredi presenti negli ambienti di grava del medio corso fluviale del Piave. La specie si distingue facilmente per le di- mensioni e per l’infiorescenza, che le conferi- scono un aspetto vistoso. Al punto che, se è Trebbia maggiore concesso definire “esteticamente pregevole” (Chrysopogon gryllus). 2
Formazione di Trebbia mag- giore (Chrysopogon gryllus) lungo l’argine sinistro del fiu- me Piave a monte di San Do- nà di Piave (VE). Sotto. Spighe e particolare degli organi floreali della spe- cie (Cortellazzo, Jesolo, VE). 3
REGNO VEGETALE LE BRASCHE presenti in ciascuno degli habitat acquatici di Di Michele Zanetti tipo stagnale o fluviale, che si osservano nel territorio. Se infatti la Brasca increspata Con il termine italiano “brasca” vengono indi- (Potamogeton crispus) risulta diffusamente cate le idrofite appartenenti alla famiglia Pota- presente, sia in acque lentiche che stagnali e mogetonaceae e al genere Potamogeton (dal dunque in cave senili, fossi agrari, scoline e greco potamos=fiume e geiton=che cresce nei canali di bonifica, la Brasca colorata fiumi). (Potamogeton coloratus) risulta invece presen- Si tratta di piante acquatiche radicanti, di te nella sola stazione, puntiforme e minacciata, aspetto e dimensioni assai diverse, ma dotate della destra di foce del Tagliamento. Stazione di caratteri comuni, quali un fusto lungo e fles- in cui la specie rappresenta uno dei numerosi sibile e minuscoli fiori ascellari che emergono elementi floristici relitti dello straordinario Orto dalla superficie acquatica. Botanico Naturale insediato sul complesso di Si tratta di elementi vegetali di notevolissima dune fossili e di depressioni interdunali che ca- importanza ecologica, in quanto presenti in ratterizza la stessa area di foce. corsi d’acqua di diversa natura, sia in acque Alcune specie e in particolare la Brasca tra- lentiche che in acque correnti. Non solo, ma sparente (Potamogeton lucens), la Brasca per- esse costituiscono indicatori naturali della qua- fogliata (Potamogeton perfoliatus) e la Brasca lità delle acque. delle lagune (Potamogeton pectinatus), risulta- La diffusione delle brasche nelle acque terri- no legate alle acque correnti, anche se con li- toriali è pertanto tale da caratterizzare la stes- vello di diffusione territoriale assai diverso. La sa fisionomia dei paesaggi fluviali, in alvei co- più frequente, in questo caso, è la Brasca delle me il Sile, come il Lemene e il Reghena e i pic- lagune, che nei fiumi Sile-Piave Vecchia, Fos- coli ruscelli di risorgiva in genere. so Negrisia, alto Vallio, Reghena, Lemene, Le specie identificate nelle acque della Pia- Versiola, raggiunge densità notevoli potendo nura Veneta Orientale sono complessivamente tollerare anche un certo livello di eutrofizzazio- otto; ciascuna con una propria corologia e pre- ne. cisamente: Di particolare interesse risulta comunque l’importanza delle stesse brasche ai fini dell’e- - Brasca colorata (Potamogeton coloratus) cologica faunistica dei corsi d’acqua d’ogni di- Subtropicale mensione. Si pensi, ad esempio, alla deposi- - Brasca comune (Potamogeton natans) zione delle uova di numerose specie ittiche, Subcosmopolita che avviene appunto sui loro fusti o sul loro - Brasca delle lagune (Potamogeton pecti- fogliame. Si pensi alla deposizioni delle uova natus) Subcosmopolita del Tritone crestato (Triturus carnifex), che av- - Brasca increspata (Potamogeton crispus) viene piegando su se stessa e saldando le e- Subcosmopolita stremità di una foglia di brasca. Ma anche al - Brasca nodosa (Potamogeton nodosus) rifugio offerto agli stessi avannotti dei pesci e Subcosmopolita alle larve e girini degli anfibi, o al posatoio of- - Brasca palermitana (Potamogeton pusil- lus) Subcosmopolita ferto, dai banchi galleggianti, alle libellule in - Brasca perfogliata (Potamogeton perfolia- accoppiamento e in ovo deposizione. Finanche tus) Subcosmopolita al rifugio offerto ai piccoli crostacei, ai mollu- - Brasca trasparente (Potamogeton lucens) schi e agli insetti che costituiscono i primi anelli Circumboreale delle sequenze trofiche proprie dell’ecosistema acquatico; o al rifugio offerto a predatori come Queste stesse differiscono per ecologia, per il Luccio (Esox lucius), che spesso tende insi- frequenza e per diffusione, ma risultano di fatto die alle sue prede rimanendo immobile tra i 4
REGNO VEGETALE banchi sommersi di brasca. Tutto questo ci consente di affermare che le stesse brasche costituiscono un patrimonio di biodiversità vegetale acquatica tra i più prezio- si del territorio e che la loro frequente assenza da numerosi corsi d’acqua, a causa del forte inquinamento, dev’essere motivo di grande preoccupazione e indurre gli enti competenti ad adottare adeguate misure per garantirne la ricomparsa. Bibliografia e sitografia - ZANETTI MICHELE (a cura di), 1998-2022, Flora e Fauna della Pianura Veneta Orientale. Osservazioni di campagna, Associazione Naturalistica Sandona- tese, Noventa di Piave, VE - ZANETTI MICHELE, 2014, Fiumi, Cave, Valli, Lagune. Acque della Venezia Orientale, Associazione Natu- ralistica Sandonatese, Noventa di Piave, VE - www.actaplantarum.org/schede/schede_home.php Disegni Sopra. Brasca comune (Potamogeton natans). Sotto. Brasca colorata (Potamogeton coloratus). Foto, dall’alto in basso · Brasca nodosa (Potamogeton nodosus). · Brasca nodosa nelle acque del fiume Sile (Cendon, Silea, TV). · Brasca palermitana (Potamogeton pusillus) · Brasca perfogliata (Potamogeton perfoliatus) 5
Dall’alto in basso e da sinistra a destra · Banchi di Brasca delle lagu- ne (Potamogeton pectinatus) nelle acque del fiume Sile (Cendon, Silea, TV). · Brasca trasparente (Potamogeton lucens). · Brasca increspata (Potamogeton crispus). · Brasca comune (Potamogeton natans). 6
REGNO ANIMALE LA LEPRE COMUNE mente e nella zona superiore del cranio, per Figlia della steppa consentirle di controllare i dintorni a relativa Di Michele Zanetti distanza, rizzandosi sulle zampe posteriori; cui si accompagna la dimensione notevole delle Esistono animali la cui immagine e la cui an- orecchie, dalla cui efficienza dipende la capta- tica e consolidata presenza nell’immaginario zione dei segnali acustici relativi alla presenza popolare, assegnano al novero delle specie di un predatore. banali o comunque di scarso interesse. Per quanto riguarda il mantello, la Lepre co- E’ il caso della Lepre comune (Lepus euro- mune presenta un pelo folto, di colore nocciola paeus), che per essere da sempre una specie con estremità scure; pelo che, nelle parti infe- di interesse venatorio, viene considerata come riori, appare chiaro. La sua efficacia mimetica elemento accessorio della retorica figura del risulta pertanto di notevole efficacia sulla terra cacciatore, essendo legata come tale ad una nuda (arato) o tra le erbe di prateria. Gli stessi sottocultura che si sta lentamente estinguen- cuccioli, che alla nascita, a differenza dei coni- do. gli, risultano autonomi e in grado di muoversi, In realtà, la stessa Lepre comune presenta vengono lasciati a se stessi, tra l’erba, dalla un interesse notevolissimo, sia in termini biolo- madre e rimangono immobili e pressoché invi- gici, che ecologici, in quanto mirabile esempio sibili fino al suo ritorno, per allattarli. faunistico in cui il rapporto specie-habitat si e- Nella Lepre comune non esiste dimorfismo sprime attraverso le evidenti relazioni “forma- sessuale e il suo comportamento è di tipo indi- funzione” dei suoi organi. viduale e territoriale, con una densità media La specie ha origini steppiche; nel senso che che, nelle campagne della Pianura Veneta O- si è evoluta ed è stata pertanto “modellata” rientale può raggiungere il valore di un indivi- dall’evoluzione naturale, per la vita in ambiente duo ogni due ettari (20.000 mq) e anche più. aperto, di prateria. Non a caso le differenze Maschi e femmine si riuniscono soltanto nel- della sua struttura fisica con quella del Coniglio la stagione degli accoppiamenti, che avviene selvatico (Oryctolagus cuniculus), di diverso tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. genere e simile soltanto nell’aspetto, sono as- In questa fase è possibile osservare più indivi- sai rilevanti. Si può anzi affermare che la Lepre dui, in genere maschi, che seguono una fem- appare strutturata dall’evoluzione naturale, per mina, anche in pieno giorno e in ambiente a- la velocità, presentando uno sviluppo della mu- perto, mentre solitamente, durante il giorno, le scolatura e della struttura ossea delle zampe stesse lepri rimangono immobili in un covile. Il posteriori, notevolmente maggiore rispetto a loro rifugio è in genere un lieve avvallamento quelle del Coniglio. Se infatti quest’ultimo, es- del suolo, in cui riposano ad occhi aperti, es- sendo specie fossoria (che vive in tana), alla sendo sempre pronte a scattare fuggendo. comparsa di un predatore deve semplicemente Proprio perché specie di interesse venatorio, percorrere pochi metri per raggiungere l’in- la lepre autoctona della Pianura Padana è sta- gresso della stessa tana, la lepre affida alla ta nel tempo inquinata geneticamente da indi- velocità di fuga su lunga distanza tutte le sue vidui importati, per “ripopolamento a fini di cac- difese. cia”, dall’Europa orientale (Ungheria) e persino Altra caratteristica peculiare della lepre è il dall’America meridionale (Argentina). Nell’Italia suo apparato cardiovascolare, che risulta po- centro meridionale, invece, resiste, anche se tenziato per sostenere il lungo sforzo della cor- ormai rara e localizzata la Lepre italica (Lepus sa, con un muscolo cardiaco di dimensioni no- italicus), preziosa specie endemica della Peni- tevoli, in rapporto alla normale dimensione e sola. peso dell’adulto. Infine, la posizione degli occhi, collocati lateral- 7
1. 2. 1. 2. Lepre comune (Lepus euro- paeus). 3. Lepre nel covile 4. Leprotto di pochi giorni. 3. 4. Bibliografia · LEIF LYNEBORG, 1972, Mammiferi selvatici europei, Edi- 5. trice S.A.I.E., TO · SPAGNESI MARIO, DE MARINIS ANNA MARIA (a cura di), 2002, Mammiferi d’Italia, Ministero dell’Ambiente e del- la Tutela del Territorio, Roma 5. 6. Lepri comuni in atteggiamento vigile. 7. Coniglio domestici (Oryctolagus cuniculus). 7. 6. 8
REGNO ANIMALE IL MIMETISMO PREDATORIO degli stessi strumenti, finalizzati a renderli Di Michele Zanetti “invisibili” all’antagonista e dunque a massimiz- zare l’efficienza ecologica di ciascuna specie. Il Mimetismo esprime la capacità di un orga- Preda e predatore sembrano spesso aver ga- nismo di imitare l’aspetto di un’altra specie al reggiato nell’adozione di soluzioni tali da ga- fine di trarne vantaggio. Esso rappresenta una rantire la sopravvivenza dell’una e dell’altra, delle strategie più interessanti messe in atto talvolta affrontando anche percorsi di dall’evoluzione naturale, per garantire la mas- “coevoluzione”. sima efficienza biologica ed ecologica a nume- Quello che in questa sede è stato definito rosissime specie di organismi, sia vegetali che “mimetismo offensivo o predatorio” si esprime animali. comunque in termini sia estetici che di atteg- In questa sede, il tema riguarda la sola fau- giamento e di comportamento. Nel senso che, na, con particolare riguardo ai vertebrati preda- se il predatore è stato dotato di un mantello tori. tale da renderlo pressoché invisibile nel conte- La Scienza ha individuato diverse forme di sto ambientale in cui caccia, accade, al tempo mimetismo, tra cui spiccano il “mimetismo crip- stesso, che esso assuma di atteggiamenti che tico”, che consente ad un organismo di assu- enfatizzano la sua efficienza e gli consentono mere il colore del substrato su cui si trova e di di avvicinare il più possibile la preda senza confondersi con questo e il “mimetismo faneri- metterla in allarme. co”, che determina invece la spiccata somi- Una leonessa che avanza lentissimamente, glianza cromatica di una certa specie con una con il ventre a terra, tra le erbe gialle della sa- specie diversa. vana, grazie al suo mantello risulta di fatto diffi- Quest’ultimo può essere distinto a sua volta cilissima da individuare visivamente, ma que- in “mimetismo batesiano”, quando la specie di sta condizione viene appunto esaltata dal mo- cui viene imitata la livrea è pericolosa vimento lento e dalla posizione assunta. (velenosa, dotata di pungiglione, ecc.); in Lo stesso vale per un orso polare appostato “mimetismo mülleriano”, che si verifica quando sulla banchisa su cui si confonde grazie al due specie lontane in termini filogenetici si imi- mantello candido o per un gatto selvatico, che tano a vicenda per comunicare visivamente la grazie al manto striato e grigio-bruno, accom- loro incommestibilità. Infine in “mimetismo pagnato dall’incedere silenzioso o dalla posi- mertensiano”, che riguarda specie velenose zione immobile, appare invisibile nella penom- che imitano invece l’aspetto di specie meno bra del sottobosco. velenose. Chiaramente non tutti i predatori sono dotati E’ nota, a titolo d’esempio di mimetismo ba- di tale mimetismo. Se lo sono ad esempio al- tesiano, la somiglianza di livrea tra innocue cune specie di ragni, che possono assumere i mosche sirfidi e imenotteri (vespe) dotati di di- colori del fiore su cui sostano per tendere insi- fese attive (pungiglione). die agli insetti pronubi, rimanendo lungamente In questa sede l’oggetto della presente, bre- immobili, non lo sono invece le vespe vasaio ve disquisizione è invece la forma di mimeti- che cacciano gli stessi ragni, o i pipistrelli che smo che abbiamo definito “mimetismo offensi- volano nottetempo a caccia di falene, né lo so- vo”; forma che si distingue dal “mimetismo di- no le rondini che, volando, catturano piccoli fensivo” per il solo fatto di consentire al preda- insetti. In questi ultimi casi così come in nume- tore una maggiore efficienza nell’attività preda- rosi altri, infatti, le modalità di cattura delle pre- toria, anziché sottrarre una preda potenziale de rendono superfluo il mimetismo. alla vista dello stesso predatore. In altri casi, invece lo stesso mimetismo, cro- Questo significa, implicitamente, che l’evolu- matico ed etologico opportunamente combina- zione naturale ha dotato prede e predatori ti, svolge ambedue le funzioni: di difesa dai 9
REGNO ANIMALE predatori e di maggiore efficienza predatoria della specie. E’ il caso del Luccio (Esox lu- cius), che negli stadi giovanili può essere pre- da di individui adulti della sua stessa specie; ma anche del Ramarro (Lacerta bilineata), la cui livrea verde protegge gli individui dalle at- tenzioni predatorie del Biacco (Hieropis viridi- flavus) o della Donnola (Mustela nivalis). Al tempo stesso, però, essa gli consente una maggiore efficienza nella cattura degli insetti che frequentano l’habitat in cui vive. Esempi emblematici di mimetismo predato- rio, nelle specie di vertebrati della Pianura Ve- neta sono quelli relativi a pesci come il Luccio, di cui s’è detto, di anfibi come la Rana verde (Rana synklepton esculenta), dalla livrea verde marezzata simile al colore dei banchi di vege- tazione acquatica su cui sosta per cacciare in- setti. Di rettili come il Geco (Tarentola maurita- nica), che assume il colore del substrato su cui si apposta per la caccia agli insetti attirati da fonti luminose, ma anche di uccelli come il Ta- rabuso (Botaurus stellaris), che il colore della livrea e le posture, rendono invisibile nell’habi- tat elettivo della specie, rappresentato dal can- neto. Infine, di mammiferi come la Puzzola (Mustela putorius), che cacciando nottetempo risulta invisibile grazie al colore scuro del man- tello. Il mimetismo predatorio rappresenta pertan- to uno dei numerosi prodigi dovuti alla selezio- ne naturale e dunque ai fenomeni connessi con i processi evolutivi propri delle specie vi- venti e volti a garantire loro la massima funzio- nalità ecologica. Bibliografia sitografia · https://it.wikipedia.org/wiki/Mimetismo · W ICKLER W OLFGANG, 1991, Mimetismo animale e vegetale, Franco Muzzio Editore, PD Dall’alto in basso. · Sirfide la cui livrea imita quella di imenotteri dotati di strumenti di difesa attiva. · Raganella italica (Hyla intermedia). · Rana di Lataste (Rana latastei). Nel caso di Raganella e Rana di Lataste appare eviden- te la valenza duplice del mimetismo delle livree. In que- Mimetismo invernale dell’Ermellino (Mustela erminea). sti casi, comunque, prevale l’aspetto difensivo, nel sen- so di rendere più efficace la difesa dai predatori. 10
Sopra a sinistra. Colubro liscio (Coronella au- striaca) sui rami di un arbusto. Appare evidente l’efficacia del mimetismo, con il colore del ser- pente simile a quello dei rami. Sopra a destra. Biscia dal collare (Natrix natrix). In questa specie il colore bruno chiaro e le picco- le macchie scure, contribuiscono a confondere il corpo del serpente con le erbe di sponda dei cor- si d’acqua o nel sottobosco. A lato. Ramarro (Lacerta bilineata). Risulta evi- dente l’efficacia mimetica della livrea, che in que- sto caso assume una duplice valenza: difensiva e predatoria. Sotto. Gatto selvatico (Felis sylvestris). Il colore del mantello risulta simile a quello della biscia d’acqua e risulta assai efficace, in termini mimeti- ci, nella penombra del sottobosco. 11
BIODIVERSITA’ LA TENUTA AGRICOLA DI CA’ TRON sali del possedimento, hanno finalmente identifica- to i micromammiferi - perlomeno, quelli presenti di Massimo Semenzato sino a qualche anno addietro - tra cui i localizzati Toporagno acquatico di Miller (Neomys anoma- Dalla pianura prospiciente l’originaria foce lagu- lus), Arvicola acquatica (Arvicola amphibius) e nare del Sile è possibile contemplare il suggestivo Topolino delle risaie (Micromys minutus). panorama dei non lontani versanti delle Prealpi Nella tenuta vivono sia gli uccelli tipici di un a- orientali su cui si stagliano le quinte arboree e gli groecosistema intensivo ma sempre più povero di argini erbosi che attraversano le coltivazioni dei sodaglie e capezzagne inerbite, come sembra 1100 ettari della tenuta di Ca’ Tron. suggerire la rarità del Saltimpalo (Saxicola tor- Le fonti archivistiche e le meno recenti carte to- quatus) e dell’Allodola (Alauda arvensis), sia pografiche (fig. 1) documentano questo fertile lem- quelli di ambienti forestali e palustri in conseguen- bo di pianura trevigiana interessato anche da settori za dell’apprezzabile copertura arborea ed arbusti- va e della compresenza di acque ferme e correnti. palustri e da un querceto misto governato a ceduo Recenti atlanti corologici rilevano Odonati e Le- e a fustaia. Degli almeno seicento ettari degli anti- pidotteri Ropaloceri diffusi e comuni negli ambienti chi boschi di San Civran (Cipriano) e Musestre, noti rurali di bassa pianura del Veneto; quello erpetolo- al principio dell’Età Moderna, ne restarono un centi- gico, meno recente, segnalava, una comunità di naio negli anni Trenta del secolo scorso (fig. 2): Anfibi e Rettili comprendente, tra le altre, entità l’avvicendarsi delle pratiche selvicolturali ed agrarie divenute nel frattempo poco comuni o molto loca- dal Medioevo alle soglie dell’Età Contemporanea, è lizzate come la Rana agile (Rana dalmatina), il ricostruito in una ricerca sunteggiata da Michele Rospo comune (Bufo bufo) e la Testuggine palu- Zanetti. stre europea (Emys orbicularis). La tenuta è col- Tra la fine dell’Ottocento e il principio del Nove- locata nella pianura compresa tra il Sile e l’antico corso del Piave, attraversata da fiumi di risorgiva cento questi territori vennero esplorati dal botanico (Musestre, Meolo, Vallio) ed estesa tra gli estremi e medico Adriano Fiori e da un allievo del micologo meridionali delle grave plavensi e la gronda lagu- Pier Andrea Saccardo, Nerses Diratzouyan (fig. 3), nare: una fascia di connessione che se possiede monaco armeno, verosimilmente appartenente alla dei varchi tra gli insediamenti e le infrastrutture congregazione cattolica orientale che amministrò la esibisce però un agroecosistema a mosaico in ra- tenuta per tre decenni a cavallo dei due secoli. pida semplificazione. Le nemorali raccolte nella pianura retrolagunare, Si tratta di un complesso di condizioni geografi- dove sino al primo dopoguerra persistevano alcuni che e d’uso dei soprassuoli che ha consentito nel settori boschivi mesofili ed igrofili, tra cui quelli di recente passato la colonizzazione dello Scoiattolo Ca’ Tron, sono documentate dagli exsiccata con- europeo (Sciurus vulgaris) e facilitato l’ingresso servati negli erbari dell’Orto Botanico patavino (fig. di alcuni Ungulati; potrebbe spiegare anche la pre- senza, seppure a bassa densità, della Puzzola 4). Le informazioni faunistiche, perlomeno quelle (Mustela putorius) e, con evidenza certamente riguardanti i vertebrati, non sembrano invece consi- minore, l’investimento di una Martora (Martes stenti. Ad esempio, lo zoologo Alessandro Ninni martes) - mustelide attualmente assente nel resto annotò nella seconda metà del XIX sec. la possibile della Pianura Veneta - sul limitare del territorio val- nidificazione del Corvo comune (Corvus frugile- livo della Laguna superiore di Venezia. gus) mentre la riproduzione accertata nel 1885 del Nibbio bruno (Milvus migrans) dal naturalista trevi- giano Giuseppe Scarpa, avvenuta - come scriveva Bibliografia e sitografia Emilio Ninni - in “boschi siti al confine delle provin- · MAURO AGNOLETTI, ed., 2011, Paesaggi rurali cie di Treviso e Venezia”, dovrebbe riferirsi a questi storici, per un catalogo nazionale, Laterza, Roma- luoghi. Bari. · www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/ Solo più di un secolo dopo, le ricerche teriologi- IT/IDPagina/14339 che, compiute anche attraverso l’analisi delle borre · MAUO BON, ed., 2017, Nuovo atlante dei Mammi- dei barbagianni (Tyto alba) nidificanti nei molti ca- feri del Veneto, WBA, Verona. 12
BIODIVERSITA’ · BON MAURO, ROCCAFORTE PAOLO, SIRNA GIUSEP- PE,1997, Ecologia trofica del Barbagianni, Tyto alba (Scopoli, 1769), nella pianura veneta centro- orientale. Bollettino del Museo Civico di Storia Natu- rale di Venezia, 47: 265-283. · BONATO LUCIO, FRACASSO GIANCARLO, POLLO ROBER- TO, RICHARD JACOPO, SEMENZATO MASSIMO, 2007, Atlante degli Anfibi e dei Rettili del Veneto, Nuova Dimensione, Portogruaro. · BONATO LUCIO, ULIANA MARCO, BERETTA STEFANO, 2014, Farfalle del Veneto, atlante distributivo, Mar- silio, Venezia. · DALLA VIA MAURIZIO, ZANETTI MICHELE, 2015, Atlante delle libellule della Pianura Veneta Orientale, Adle, Padova. · FERRETTI FABRIZIO, SBOARINA CHIARA, TATTONI CLARA, VITTI ALFONSO, ZATELLI PAOLO, GERI FRANCESCO, POMPEI ENRICO, CIOLLI MARCO, 2018, The 1936 Ita- lian Kingdom Forest Map reviewed: a dataset for landscape and ecological research, Annals of Silvi- cultural Research, 42 (1): 3-19. · NINNI ALESSANDRO PERICLE, 1885, Materiali per una fauna veneta. VI. Aves, Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 43: 607- 639. · NINNI EMILIO, 1902, Note ornitologiche per la pro- vincia di Venezia (Accipitres), Atti della Società Ita- liana di Scienze Naturali, 40: 315-324. · POZZAN ANNAMARIA, 1997, Zosagna, paesaggio a- grario, proprietà e conduzione di un territorio tra Piave e Sile nella prima metà del secolo XVI, Ca- nova, Treviso. · SACCARDO PIER ANDREA, 1917, Flora tarvisina reno- vata, enumerazione critica delle piante vascolari finora note nella provincia di Treviso, Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 76: 1237- 1545. · SARTOR IVANO, 1999, I latifondi e la comunità di Ca’ Tron, Grafiche Europrint, Treviso. · SCARTON FRANCESCO, 2016, L’avifauna presente in Disegni, dall’alto in basso periodo riproduttivo in un’area ad agricoltura in- Rospo comune (Bufo bufo); Barbagianni (Tyto alba); tensiva del Veneto. Alula, 23 (1-2): 99-110. Toporagno acquatico di Miller (Neomys anomalus); · ZAMBON GIOVANNI, 1985, Storia documentata dei Topolino delle risaie (Micromys minutus). boschi del Sile, dal 1200 al 1800, in ZANETTI MICHE- Foto sotto a sinistra LE, Boschi e alberi della Pianura Veneta orientale, Il piccolo abitato rurale di Cà Tron Nuova Dimensione, Portogruaro, pp. 51-74. Foto sotto a destra L’ambiente rurale della tenuta, con boscho igrofilo e prato umido. 13
BIODIVERSITA’ Dall’alto in basso. Fig. 1.Carta topografica dell’area della Tenuta di Cà Tron. Von Zach, 1805. Fig. 2. Carta foresta- le del Regno d’Italia, 1936. 14
BIODIVERSITA’ In alto a sinistra. Fig. 3. Nerses Diratzouyan. In alto a destra. Fig. 4. Tavola d’erbario (foto Rossella Marcucci). Sotto. Scorcio della Tenuta di Cà Tron con una zona umida realizzata a scopo venatorio e una quinta di bosco. 15
ECOLOGIA UMANA NPK mo di NPK. Non aspettiamoci un salvatore Di Enos Costantini* della patria o un uomo della provvidenza. Sta a noi, qui e subito, chiedere che al giornale NPK non è una nuova serie di Paperinik, è la radio si parli meno di balon e più di NPK, che triade, la troika, la sacra trimurti dell’agricoltura non è una nuova serie di Paperinik. attuale. L’acronimo sta per azoto, fosforo e po- tassio, base di ogni ricetta di concimazione. Come dire Russia, Marocco e Canada. Sì, per- ché le più grandi riserve di potassio si trovano in Canada e quelle di fosforo si trovano in Ma- rocco, mentre l’azoto è legato alla Russia. Veramente anche l’aria del Friuli avrebbe il 78% di azoto, tanto invisibile, trasparente e in- consistente che ci è indifferente. Altrove, oltre un secolo fa, si è imparato a trasformarlo in e- splosivi e, finita la guerra, in concimi chimici azotati che hanno fatto salire a razzo le produ- zioni. Non capite il legame con la Russia? Semplice. Per fare tali concimi si parte dall’am- moniaca che si fabbrica unendo l’azoto dell’aria con l’idrogeno. E l’idrogeno lo porta il metano, CH4, cioè il gas di Putin. Tale processo ha bi- sogno anche di tanta energia visto servono 1- 8.500 Kcal per fare un chilo di azoto di sintesi. In un anno di questo azoto se ne consumano nel mondo circa 100 milioni di tonnellate, e ogni giorno 260.000 tonnellate di concime finito. Il metano ti può anche dare una mano, ma se gli impianti perdono solo il 5% allora diventa peggio del carbone come impatto sul clima. E non date la colpa alle incolpevoli vacche che fanno solo il loro dovere eruttando metano dal rumine. Se le vacche ingeriscono alimenti quali il mais per produrre i quali è richiesto tanto azo- to di sintesi, allora date la colpa a Vladimir, non alle cornute compagne degli ultimi diecimila an- ni di storia. Guerre, tensioni politiche, specula- zioni finanziarie possono rendere aleatorio il rifornimento di NPK. Il cambiamento climatico in atto va contenuto pena la sopravvivenza del genere umano o perlomeno della società de- mocratica a cui siamo abituati. Ci punge va- ghezza che sarebbe opportuno ripensare il mo- In alto. Paperinik. dello agricolo, cominciando da un minor consu- Sopra. Campagne del Veneto Orientale. 16
NATURA & POESIA Un cortìo de altri tenpi Tra le nuvole, la luna Di Raffaella Lucio* Di MT52** Quanta pase inte 'sto cortìo da pìe de l'àrzare! Tra le nuvole L'è 'na pitùra in movimento desmentegàda qua da 'l '900. Dell’alba Occhieggia la luna Soto 'l sòl de agosto 'e gaìne ansiàndo co' 'l bech vèrt E si specchia nel fiume e sta coatàe pàr tera intant che un s-ciàp de ochi bianchi Esitante 'l se riposa fermo soto l'onbra de 'a saresèra. S’impiglia leggera Chechìni e faraone invense Nell’immobile trama i pascòea beati soto 'a vida de ùa nera. Di rami neri Poi riemerge 'E ànare, insopàe de aqua, e sguatàra co' godimento Splendente drento un vècio lèbo pàr porsèi de cimento Dall’acqua buia sghinzàndo ànca i pitòni che, insorii, E vola i fa glugluglu sgorlàndo a testa tuta blu. Tra guizzi d’argento E po' vièn vànti corendo 'l sòito chechìn, (Piave Vecchia, 30 dicembre 2001) senpre lù senpre quel, inseguìo da 'l càn lupo pinpianìn pinpianìn. Ma 'l càn, vècio e stràch, 'l se ferma ogni pòch e 'l chechìn, co' passiènsa e sentimento, 'l spéta fin che 'l càn 'l riprende l'inseguimento. Fursi anca questo l'è un vècio ziògo del '900 che 'l sa de tènare fiabe che ancùo no se conosse pì. Noventa di Piave, agosto 2021 Un cortile di altri tempi Quanta pace in questo cortile ai piedi dell'argine! / E' un dipinto in movimento dimenticato qua dal '900. / Sotto il sole di agosto le galline ansimando con il becco aperto / stanno accovacciate per terra mentre un branco di oche bianche / si riposa fermo sotto l'ombra del ciliegio. / Galletti e faraone invece / pascolano sotto la vite di uva nera. / Le anatre, inzuppate di acqua, guazzano con godimento / dentro una vecchia mangiatoia per maiali di cemento / schizzando anche i tacchini che, infastiditi, / fanno glugluglu scotendo la testa tutta blu. / E poi viene avanti correndo il solito galletto, / sempre lui sempre quello, / inseguito dal cane lupo piano piano. / Ma il cane, vecchio e stanco, si ferma ogni poco / ed il galletto, con pazienza e sentimento, / aspetta finchè il cane riprende l'inseguimento. / Forse anche questo è un vecchio gioco del '900/ che sa di tenere fiabe che oggi non conosciamo più. * Poetessa Foto a lato. Gli animali domestici del ** Poeta “cortile d’altri tempi”. 17
NATURA & ARTE L’AFRICA DI MAURO (Acrilico su tavola. Cm 40 x 50. 2019) C’è tutto il fascino profondo dell’Africa in quest’opera di Mauro Nante, disegnatore e pittore naturalista. C’è l’atmosfera senza tempo della savana, immutabile e al tempo stesso eterna, nella sua prorompente vitalità e nell’eterno alternarsi tra la vita e la morte. Il Rinoceronte nero, meraviglioso fossile vivente, condannato all’estinzione dalla stupidità e dall’avidità umana, si staglia imponente sugli orizzonti gialli della savana E accanto a lui, minuscoli gioielli rifulgenti di colori, una coppia di gruccioni africani. 18
NATURA & ARTE IN TER PRE TA ZIO NI ARTISTICHE “ IL CODONE” Sopra “Lungo il fiume”. Codone (Anas acuta) maschio. Mauro Nante (Acrilico su tavola Cm 40 x 30. 2021) A lato Coppia di codoni. Lorenzo Cogo A lato Codone maschio. Michele Zanetti (China al tratto). 19
NATURA & LETTERATURA UN INCONTRO EMOZIONANTE Già, i leggendari “bracconieri di lepri”: anacroni- Di Michele Zanetti smi della storia, della sottocultura popolare e del- l’inciviltà, che tanto merito possono vantare nell’a- Quello del Guardacaccia, poi divenuto Vigilanza ver tenuto in attività il nostro servizio. ambientale e infine evolutosi nella improbabile defi- Oggi è una giornata serena, bellissima, profuma- nizione di “Polizia provinciale”, era un mestiere ta da condividere con me stesso, da regalarmi, da davvero speciale. Ritrovarsi per sei ore all’aria a- gustare minuto dopo minuto, sperando che la radio perta, potendo disporre di una mitica Panda 4x4, di bordo non cominci a gracchiare qualche ordine potendo decidere i percorsi, le mete e le missioni dalla “centrale operativa”. Pomposo termine, que- quotidiane su un territorio vasto mezza provincia, st’ultimo, per indicare un ufficetto sgangherato che dopo aver scontato stoicamente la pena di tredici si trova a Marghera. Termine mutuato, peraltro, dai anni di reclusione in fabbrica, per chi scrive, era detestati film polizieschi americani, che in quanto semplicemente utopia fatta realtà. O almeno lo era americani sanno parlare solo di quello: polizia, cri- per un “naturalista genetico” – definizione misterio- minali, serial-killer, attentati al presidente e terrori- sa, ma non priva di fondamento scientifico- sti. darwiniano – come si considerava e si considera, Oggi andrò verso Lio Maggiore, nel cuore della ancora, chi scrive. Laguna nord, che ormai conosco palmo a palmo Mille sono gli episodi che hanno costellato la per averla percorsa con ogni mezzo, di giorno e di quotidiana avventura del servizio, anche se non ho notte, anche se ogni nuovo giorno riserva, appun- mai visto “piangere gli animali”, come occorso al to, piacevolissime sorprese. collega veronese Ferronato, che ha tratto dalla sua Imbocco la stradina bianca che lascia la comu- esperienza di contrasto al bracconaggio un libro di nale della destra Sile-Piave Vecchia, all’altezza di lacrimevole successo. Torre Caligo e mi dirigo verso quella che fu una Io, gli animali, li ho semplicemente osservati da storica porta d’accesso alla Laguna, costeggiando vicino, spiati, esplorati e ammirati con la necessa- il sinuoso canale Caligo attraverso cui transitava- ria discrezione, come avevo sempre sognato di no, secoli addietro, niente meno che le zattere dei fare. E sempre essi mi hanno sorpreso con i loro tronchi dirette all’Arsenale e provenienti dai lontani comportamenti, spesso imprevedibili, aiutandomi monti del Cadore. inconsapevolmente a risolvere il problema della Giunto all’altezza di Valle Dragojesolo, poco ol- mia ignoranza nei loro confronti e smentendo la tre il vialetto di accesso al casòn di caccia, accosto mia stessa supponenza, che mi portava a pensare e, lasciata l’auto, attraverso un’esile fascia di bo- di conoscere quasi tutto circa le loro abitudini. sco di recente impianto, supero una scolina e una Già in queste pagine ebbi modo di raccontarvi siepe alberata di robinia e finalmente, dal piccolo della donnola che inseguiva un ramarro. Oggi, in- argine del fosso perimetrale, posso orientare il bi- vece, vorrei raccontare di un’altra scoperta, per nocolo verso i vasti spazi d’acqua e di barena della certi versi più sorprendente di quella. valle. Siamo verso la metà degli anni Novanta, del se- Lo scenario è come sempre bellissimo e insolito; colo scorso ovviamente e in un giorno della metà di lo è, almeno, da questa angolazione, poiché in giugno mi ritrovo a svolgere il servizio in solitudine, questo speciale e defilato punto d’osservazione essendo il collega assente per motivi famigliari. non ci si ferma mai. All’orizzonte, aeree acrobazie Condizione ideale, anzi perfetta: sogno nel so- di germani reali, qualche garzetta in volo basso, gno del mestiere di Guardacaccia, la solitudine; alcuni cavalieri d’Italia in allarme presso una bare- anche perché la giornata può finalmente essere na e … nient’altro. Per un attimo mi soffermo men- dedicata alla conoscenza della biodiversità territo- talmente su questo “nient’altro” e sul fatto che c’è riale senza mediazione alcuna. Senza soste nelle gente che sarebbe disposta a pagare per poterlo osterie dei crocevia di campagna per il doveroso cogliere, mentre io, privilegiato – i privilegi comun- caffè reciproco o per incontrare tizio che deve rife- que vanno conquistati – sono qui a godermelo e rirci segretamente le malefatte di caio o cose del pure pagato dagli stessi cittadini che non possono genere; né sopralluoghi presso la tale azienda agri- farlo. Forse si tratta di una sorta di “delega”, del cola per verificare la notturna attività dei bracconie- tipo: “guarda tu per noi, visto che siamo chiusi per ri di lepri. otto o dieci ore al giorno in uffici polverosi o in offi- cine fumose”. Delega che mi convince, da cui mi 20
NATURA & LETTERATURA sento investito a pieno titolo e che assolvo con “E ora?” Mi chiedo “Cosa può accadere ora? Do- scrupolo e serietà professionali. vrò estrarre il pugnale e affrontarlo come Sando- Un martin pescatore sfreccia lungo l’alveo del kan o Indiana Johns nella lotta contro tigri, serpenti fosso di margine della valle a non più di due metri e affini?!” Il pugnale, però non è in dotazione e ho da me. Come un proiettile vivente di colore turche- lasciato a casa pure la pistola d’ordinanza, con cui se, bellissimo. comunque avrei rischiato di ferirmi al piede, visto Dovrebbero essere così tutti i santi giorni dell’an- che è abitudine insana dei biacchi quella di attorci- no; invece ci sono quelli trascorsi a cinque gradi gliarsi attorno alle caviglie degli intrusi umani e sotto zero per maneggiare reti, casse e lepri cattu- morderle ripetutamente. rate a pro dei cacciatori e poi tutto il resto, compre- “Ma porco boia, quel pampe del collega proprio se le notti a meno dieci gradi, trascorse in barca oggi doveva accompagnare la moglie dal dentista? per inseguire fantasmi lagunari che mai si materia- Robe da matti: quando serve non c’è mai! In ufficio lizzano. Pochi, per fortuna, questi ultimi. ce lo dicono sempre: bisogna essere in due per Sto ancora lasciando fluire liberamente i pensieri affrontare i rischi del servizio!!”. e sventagliando gli specchi vallivi con il fedele bi- Mentre penso tutto questo, con il sangue freddo nocolo di servizio, quello speciale, che è luminoso di Charles Darwin al cospetto dei leoni marini della al punto da consentire visioni notturne, quando, Patagonia, il serpente mi è ormai vicinissimo, a durante una pausa, uno strano movimento tra l’er- meno di due metri da me. ba dell’arginello opposto a quello su cui mi trovo, a A quel punto il feroce rettile nero alza il capo dal- non più di dieci metri dalla mia posizione, attira la l’erba e mi osserva beffardo, dardeggiando l’aria mia attenzione. con la lingua biforcuta, per annusarmi (organo di Punto il binocolo e la sorpresa è totale: un gros- Jacobson) e quasi a dirmi: “Sei mio, cocco bello”. I so biacco nero sta avanzando alla sommità della suoi occhi sono freddi e cattivi, anzi inespressivi e sponda opposta del fosso di margine, nella mia cattivi, o meglio, aggressivi e cattivi. Insomma, direzione. No, no, cos’avete capito! Non un’ana- qualcosa del genere. conda amazzonica, ma un biacco! Un carbonàz, I miei, invece, non si sa come siano e comun- insomma. Un carbonàz lungo almeno un metro e que, come dicevo, fortunatamente non ci sono te- mezzo e grosso quanto il copertone di un ciclomo- stimoni nelle vicinanze. tore. Cavolo, una vera anaconda nera, altro che Trascorrono attimi lunghi ere geologiche, in cui storie!!! l’uomo (grande naturalista e guardacaccia) e il ser- Al “grande naturalista” che sono fin dalla nascita, pente (un biacco nero da un metro e mezzo) si rotto a mille esperienze ed emozioni, si rizzano i scrutano, si studiano, si soppesano, valutano le peli sulle braccia. Reazione inconsulta e irrazionale mosse che la mente dell’altro sta per decidere. del Sistema simpatico o chissà cosa, ma per fortu- Infine, accade l’imprevedibile. na non c’è nessuno nei paraggi che possa dire che Il serpente, probabilmente stanco di interpretare “a Michele Zanetti è venuta la pelle d’oca alla vista le mie eccessive e complicate elaborazioni mentali, di una biscia”; pardòn, di un serpente. piega sulla sinistra, scende brevemente dal piccolo Trascorsi i primi attimi d’emozione, mi accorgo argine erboso su cui ambedue ci troviamo e … si che in realtà … l’emozione non è trascorsa, per il arrampica, letteralmente, su un albero. semplice fatto che il serpentaccio, bellissimo, neris- Avete capito bene: sale su un albero!!! Precisa- simo e lucente ( se si vuole “splendido e splenden- mente su una delle robinie che si trovano alle mie te”), sta ancora muovendosi, o meglio strisciando, spalle e sotto cui dovrò necessariamente transitare nella mia direzione e che il fosso ha uno specchio per fuggire dalla trappola micidiale in cui mi sono d’acqua non più largo di tre metri. cacciato. A questo punto rimango immobile e osservo di- E’ incredibile, ma vero! Il sinuoso corpo nero del rettamente la scena, perché il rettile mi si avvicina serpente scivola sui rami bassi e si perde in breve rapidamente. Da immobile divengo infine impietrito nel folto delle chiome più alte. Questione di una nel momento in cui questi scende lungo la sponda manciata di secondi. e attraversa, nuotando con grande agilità, il piccolo Sono di nuovo annichilito – sta accadendo un specchio d’acqua per approdare alla sponda su cui po’ troppo spesso in questa circostanza – perché mi trovo io stesso, a non più di due metri di distan- un conto è leggere su un manualetto di erpetologia za. che “il biacco è un agile arrampicatore”; altro conto 21
NATURA & LETTERATURA è vederselo davanti mentre si arrampica e si perde tra le foglie sopra la tua testa. A questo punto la storia si conclude, con la vitto- ria ai punti del biacco sul guardacaccia naturalista, che pensava di aver visto e scoperto quasi tutto della realtà frequentata quotidianamente. Manca soltanto un passaggio: quello di tornare all’auto transitando sotto le fronde degli alberi su cui il bellissimo drago nero e serpentiforme s’è na- scosto per tendermi un agguato. In quel momento, però, ricordo a me stesso che mi chiamo Michele, come l’Arcangelo senza macchia e senza paura! Che paura posso mai avere? Lascio trascorrere qualche minuto per ritrovare il mio equilibrio e la mia freddezza mentale (!?) e in quei pochi minuti penso alle storie degli esploratori africani uccisi dal morso di un mamba verde spor- tosi all’improvviso dai rami degli alberi che li sovra- stavano. Ci mancavano solo i mamba! Quando si dice che tutto rema contro! Ci vuole semplicemente coraggio, a questo pun- to, ma un grande naturalista non potrebbe definirsi tale se non ne disponesse … a vagoni; e io sono – cerco di autoconvincermi – un “grande naturalista autodidatta e genetico”, non solo, ma anche un guardacaccia degno della miglior tradizione storico letteraria; tipo “Divano di Lady Chatterly”, insom- ma. Così azzardo l’attraversamento veloce della siepe alberata di robinia e raggiungo l’auto di servi- zio a passo di corsa. E’ fatta: ho vinto io! Ancora una volta l’uomo ha vinto sulla Natura; ci voleva tanto? E che sarà mai un serpente nero lungo un metro e mezzo, che Le acque speculari della valle da pesca. penzola dai rami! Roba da ragazzini delle Elemen- tari. Prossima tappa, comunque, un’osteria dei cro- cevia di campa- gna, per bagnar- mi la gola secca per l’emozione. E comunque, anche oggi ho qualcosa da rac- contare; basta saperla raccon- tare come si de- ve. Il mitico, velocissimo e mordace Carbonàz 22
NATURA & LIBRI DON’T LOOK UP! frequenti cambiamenti di decisione. Di Francesca Cenerelli* Entra in scena un multimiliardario in posses- so dei dati personali di tutto il mondo, degli al- Il cinema si occupa della Sesta Estinzione di goritmi in grado di prevedere il futuro e della massa: lo fa con il Don’t look Up! film parodia tecnologia spaziale. Prevede un business: il di McKay distribuito da Netflix. Appena uscito, corpo celeste contiene litio e preziosi minerali. il film è già nella buriana delle critiche mentre Dunque estromette studiosi per preparare una pochi ne colgono il senso: l’arte apre gli occhi missione in esclusiva che però fallisce, come sulla questione più importante di tutte: la di- fallimentari sono anche gli algoritmi. Nel frat- struzione del Pianeta Azzurro. tempo l’asteroide è visibile in cielo, la Presi- La trama: una dottoranda e un professore dente urla Dont’ Look Up! dai palchi ed ecco calcolano la durata della Terra in poco più di 6 crearsi due movimenti popolari, uno pro e uno mesi, “la durata di una dieta”. La 6° estinzione contro al guardare in su…look up, don’t look di massa è una certezza e il regista non lascia up. Tra le varie scene del film, lo spettatore possibilità interpretative sulla scena d’apertura. intanto vede fuggevoli fotogrammi sulla biodi- La causa è una metaforica asteroide, prossima versità: ciò che stiamo perdendo. all’impatto. Niente paura, non è come per le Finisce male: impatto, esplosione, tutto nero. estinzioni precedenti, c’è l’homo sapiens, que- Nessun salvataggio sarà possibile se non si sta volta. agisce con purezza di cuore e responsabilità. Ma Don’t Look Up! racconta qualcosa di di- McKay inserisce ancora un colpo di scena iro- verso dai film sul genere: niente eroi dalle mille nico e amaro, ma verosimile: qualcuno riuscirà peripezie, né cattivi antagonisti. I due protago- a postare sui social il video della sesta estin- nisti quasi scompaiono, mentre l’Umanità, vera zione di massa?! protagonista del film, viene rappresentata per Sitografia quello che si dimostra ogni santo giorno: irre- · https://napoli.repubblica.it/commenti/2022/01/02/new sponsabile. s/don_t_look_up_siamo_la_societa_della_rimozione- 332430635/ I due scienziati vanno dal Presidente USA (una donna), finiscono in TV e sulle copertine dei giornali ma… ad un unico scopo: accresce- re il trend di ascolti o preferenze. Un blablabla si genera attorno alla notizia di una prossima estinzione di massa che non turba, non scon- volge, non crea panico e soprattutto non gene- ra decisioni. Ciarlatani girano attorno ai fuochi fatui dei like sui social e su sondaggi, presi dal- l’estatica (ed estetica) mania della visibilità, ma questi ciarlatani, queste persone poco credibili e così palesemente irresponsabili, sono ascol- tate e tengono in pugno il mondo, lo governa- no. La Presidente si decide ad intervenire, ma le dotazioni USA sono vecchie, nessuno ha più investito nella ricerca. La missione rientra dopo Il Pianeta azzurro: il solo disponibile. 23
NATURA & BARBARIE BOB sembra si parli di appena 60-70 milioni di euro Vi dice niente questo termine? (circa 150 miliardi delle vecchie lire; qualcuno Di Michele Zanetti ricorda il valore dei miliardi?). Soldi che do- vranno essere “investiti” per rifare una pista di Sono certo che la quasi totalità dei lettori di BOB a Cortina, in vista delle attesissime Olim- questa nostra rivista conosce benissimo il BOB piadi invernali del 2026 che, Pandemia per- per averlo praticato più o meno assiduamente mettendo, risolveranno le sorti delle genti del- in gioventù ed esserne stato poi un acceso tifo- la Montagna veneta. Nel senso di arricchire i so. già ricchi e di lasciare le briciole e i gli scon- Ricordate le discese a tutta birra con il volgimenti ambientali irreversibili ai poveri (se BOB lungo il solco dei fossi ghiacciati della Pa- ancora esisteranno, ovviamente). dania, quando l’inverno era inverno? E i tornei Ecco, quella pista di BOB, con annessi e cittadini, tra bobbisti di quartieri rivali, con la connessi (sventramenti ambientali e nuovo folla che si assiepava lungo le piste ricavate cemento, più qualche villetta – anche se i Cor- sulle strade urbane in cui la neve, che cadeva tinesi sono ferocemente contrari a questo – copiosa tra dicembre e febbraio, non veniva con vista diretta sulla pista deserta), sarà usa- spalata proprio per dar modo alle gente di sfo- ta per qualche giorno. Poi finirà nel dimentica- gare il proprio sano agonismo? toio e nell’abbandono, per il semplice fatto Anni belli, traboccanti di entusiasmo e che, nel frattempo, a livello collettivo e dunque sport bellissimo e popolare. Uno sport che fa- di società italiana, nessuno ricorderà più cosa voriva la socialità, con migliaia di iscritti ai cir- cavolo sia il BOB. colo del BOB e gli ultrà del BOB che sventola- Pochi giorni, ma preziosi, visto quanto co- vano bandiere con la svastica e facevano il sa- sterà ciascuno alla collettività che paga le tas- luto romano. Che bello e che nostalgia. se. Pochi giorni anche per le attesissime Olim- piadi, che ritorneranno certo, ma solo a di- Ecco, tutto questo pensano probabilmente stanza di cinquant’anni e che lasceranno offe- i saggi amministratori di Cortina d’Ampezzo: se indelebili all’ambiente, come accaduto alle quelli del Comune e quelli delle Regole; ma an- Cinque Torri (vedere per credere). che gli ancor più saggi amministratori della Re- E in alternativa, cosa si potrebbe fare? gione Veneto, che hanno sì omesso di control- Beh, sarà anche banale, ma noi proporrem- lare l’inquinamento da PFAS di cui erano al mo di dare quei fondi al Parco Nazionale delle corrente, ma che hanno avuto un sussulto sulla Dolomiti Bellunesi e al Parco Naturale delle sedia quando qualcuno ha obiettato sul BOB. Dolomiti d’Ampezzo. Si sa mai che con quei Già, qualcuno ha obiettato. Ma cosa mai pochi spiccioli essi riescano a promuovere un poteva obiettare nei confronti di uno sport così vero turismo ecocompatibile e “verde”, rimet- popolare e così legato all’identità nazionale, al tendo in ordine i sentieri e la segnaletica, fi- sentire profondo dei Cortinesi e alla stessa nanziando ricerche scientifiche (per cui non ci identità della Gente ladina? sono mai fondi) e istituendo un servizio di ge- Beh, si tratta di soldi: di banali, fottuti euro. stione, manuten- Di quelli che, vent’anni fa, quando li abbiamo zione e vigilanza adottati, qualcuno ha chiuso ambedue gli occhi adeguati. sul fatto che non valevano come la lira, ma il Sempre me- doppio. glio che buttarli Soldi, di quelli da cui ci si prepara ad esse- via, che ne dite? re letteralmente sommersi grazie al PNRR e all’Europa. Bontà divina, ma di quanto si parla?! Mah, 24
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