Nanda Vigo: luce e futuro nell'arte - GLOBElife

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Nanda Vigo: luce e futuro nell'arte
«Ho lavorato il doppio dei miei colleghi maschietti» e: «sono contenta di poter assistere a questa celebrazione del mio lavoro
fintanto che sono ancora in vita». Nanda Vigo, ironica e tenace, racconta così, in pochissime battute, il suo lavoro e
l’importanza della prima vera retrospettiva che l’Italia dedica al suo lavoro nella bella mostra inaugurata pochi giorni fa
a Palazzo Reale, intitolata Nanda Vigo. Light Project. Sembra assurdo infatti, che la figura di Nanda Vigo (Milano, 1936) non
abbia ancora goduto di un pieno riconoscimento e di monografie proporzionate all’impegno e all’intensità della sua ricerca
sessantennale.

Una carriera sempre rivolta alla sperimentazione e alla comprensione di tutto ciò che di “nuovo” l’arte e gli altri linguaggi
artistici avevano da offrire (Nanda Vigo è anche un architetto e designer dalla brillante formazione che ha firmato interessanti
progetti che meriterebbero un approfondimento ulteriore), iniziata con l’osservazione dell’architettura razionalista per poi
affiancarsi sempre di più sul finire degli anni Cinquanta alle personalità più all’avanguardia del panorama italiano: da Lucio
Fontana (con il quale firma “ambienti”) ai protagonisti del gruppo Azimut a Milano (fu compagna di Piero Manzoni) e il gruppo
ZERO tra Germania, Francia e Olanda. La mostra Light Project ha il merito di sintetizzare lo sviluppo dell’arte di Nanda Vigo
presentando un arcipelago di opere dal forte impatto, autonome ma in in qualche modo collegate nel creare un unico paesaggio
interno o grande ambiente esteso che occupa il primo piano di Palazzo Reale, reinventandolo e conferendo allo spazio un
nuovo significato.

Nanda Vigo: l'artista della luce

Trilogia, Light progressions, omaggio a G. Ponti L. Fontana P. Manzoni, Palazzo Reale, Milano 2019
Marco Poma Courtesy Archivio Nanda Vigo

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Nanda Vigo: luce e futuro nell'arte - GLOBElife
Arch/arcology, NPalazzo Reale, Milano 2019
Marco Poma Courtesy Archivio Nanda Vigo

Deep space, Palazzo Reale, Milano 2019
Marco Poma Courtesy Archivio Nanda Vigo

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Galactica 2 e Trigger of the space, Palazzo Reale, Milano 2019
Marco Poma Courtesy Archivio Nanda Vigo

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Genesis, Palazzo Reale, Milano 2019
Marco Poma Courtesy Archivio Nanda Vigo

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Neverended light e Galactica sky, Palazzo Reale, Milano 2019
Marco Poma Courtesy Archivio Nanda Vigo

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Cronotopia, Ritratto, 1964
Nini e Ugo Mulas

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Magazzini Fly, Milano 1966
Archivio Nanda Vigo

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Ambiente Cronotopico, Eurodomus, Torino 1968
Ugo Mulas

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Diaframma, tubolare Ponteur con vetri stampati e neon, 1968
Emilio Tremolada

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Cronotopo, telaio in alluminio, vetri stampati e neon, 1969
Emilio Tremolada

Light progressions, Omaggio a Gio Ponti, 1993
Gabriele Tocchio

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Ritratto, 2006
Ruve Afanador

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Genesis Light, Palazzo Crivelli, Galleria Calvi-Volpi 2007
Gabriele Tocchio

Lights Forever, Deep Space, Galleria Allegra Ravizza, Lugano 2013

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Global Chronotopic Experience, Spazio San Celso, Milano, 2017
Marco Poma

Arch/arcology, dedicato a Paolo Soleri, Museo MAXXI, Roma 2018
Sebastiano Luciano

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Mostra Sky tracks, Trigger of the Space, Galleria San Fedele, Milano 2018
                                   Marco Poma

                                   Nanda Vigo "Lights Forever", 2013, Galleria Allegra Ravizza, Lugano

                                   Specchi, neon e luci dalle varie modulazioni, filtrate da vetri: quelle superfici trasparenti, opache o ondulate che hanno
                                   segnato la ricerca sui materiali più sperimentali e ancora poco o per niente impiegati nell’arte che la Vigo invece iniziò subito
                                   ad approfondire in quei primi anni Sessanta che hanno di fatto alimentato gli immaginari e le visioni di un’intera generazione.
                                   Lo spiega efficacemente il curatore della mostra Marco Meneguzzo: «Nanda Vigo ha progettato la propria vita
                                   nell’universo. Se si osservano i titoli di queste opere come Galactica, Deep Space, Genesis e altre ancora, esse risuonano
                                   come un grande inno all’essere nell’universo».

                                   Quella tensione verso il “futuro” che oggi appare a noi per lo più in chiave distopica ma che invece fu in quegli anni il motore,
                                   il cuore pulsante che ha alimentato visioni straordinarie lungo tutti gli anni della corsa allo Spazio, del primo allunaggio ma
                                   anche e soprattutto nel fiorire della fantascienza celebrata in capolavori come 2001: Odissea nello Spazio (1968), o in prodotti
                                   televisivi ormai di culto come Star Trek. Non è un caso allora se, scorrendo opere come Genesis si può avvertire un richiamo
                                   all’intelligenza artificiale più famosa della storia del cinema; HAL 9000 immaginata da Stanley Kubrick, oppure riconoscere nel
                                   logo stesso dell’Archivio Nanda Vigo la silhouette dell’astronave USS Enterprise.

                                   Ma al di là di queste spigolature di cultura visiva, le opere della Vigo sono sempre accomunate da una grande economia di
                                   elementi e di segni che le rende essenziali ma potenti nel comunicare attraverso un alfabeto semplice di forma e luce. Tra
                                   le opere esposte merita particolare attenzione l’esperienza offerta dall’ambiente intitolato Global Chronotopic (1967); una stanza
                                   che accoglie un visitatore alla volta e che meglio di ogni altro riassume tutti i paradigmi dell’arte di Nanda Vigo, che è già da
                                   così tanto tempo nel futuro.

                                   Nanda Vigo Light Project A cura di Marco Meneguzzo Palazzo Reale, Milano Fino al 29 settembre, ingresso libero

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