Megalopoli Definizione - Etimologia - Amazon S3

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Megalopoli

Definizione – Etimologia
Il termine deriva dal greco, composizione di megalo e poli
(coniato sull’esempio dell’aggettivo megalopolis che
costituisce una grande città) a designare una città di grande
estensione. La prima megalopoli viene fondata dal generale
tebano Epaminonda nel 371 a. C. in Arcadia, nel Peloponneso
per contrastare la potenza di Sparta.

Generalità          –   Derivazione,            processo
formativo
In generale con il termine megalopoli si intende una vera e
propria     regione     urbanizzata,      risultato     della
connessione/aggregazione fisica di più aree metropolitane
caratterizzate da forti legami territoriali e funzionali. Le
megalopoli si distinguono per la loro dimensione territoriale,
demografica e funzionale. Il filosofo e pensatore americano
Lewis Mumford, è stato il primo, in epoca moderna, a
utilizzare nel suo La cultura delle città (1938), il termine
megalopoli per indicare il primo passaggio dello sviluppo
abnorme che porta al declino della città.
Il termine megalopoli entra nell’uso corrente del linguaggio
di urbanisti, geografi, economisti e sociologi negli anni ’60
dopo la pubblicazione dell’opera Megalopolis: the urbanized
northeastern seaboard of the United States del geografo
francese J. Gottmann, nella quale vengono evidenziati la
formazione, i contenuti, le risorse e le criticità della
maggiore concentrazione urbana del mondo.
Nella definizione originaria di Gottmann, la megalopoli
prevede una struttura polinucleare, specializzata, con
conformazione a nebulosa, non presuppone un continuum urbano e
consta di una popolazione di almeno 20 milioni di abitanti.
”La densità dell’insediamento crea reti di relazioni
sovrapposte     che   rendono     unita    e  interconnessa
l’interdipendenza tra le diverse componenti interne della
megalopoli. Emergono differenti componenti spaziali che
costituiscono il sistema. (…). Le numerose zone differenti
insieme formano un mosaico di paesaggi, tipi di utilizzazione
del suolo, funzioni economiche, generi di vita. Per poter
funzionare ci dovrebbe essere armonia, ma la megalopoli non si
caratterizza per l’equilibrio e la stabilità, è piuttosto un
insieme di spinte, un processo di sviluppo.”
La megalopoli deve essere polinucleare, ciascun elemento deve
conservare individualità, lunga tradizione storica, e
convivenza economica (Gottmann). Il concetto di megalopoli è,
pertanto, diverso da quello di agglomerazione, metropoli e
conurbazione con cui spesso viene confuso, soprattutto per
quanto riguarda la dimensione/estensione del continuum
costruito: condizione essenziale per riconoscere correttamente
il fenomeno territoriale, individuato come megalopoli, è che
questo si organizzi gerarchicamente, con una chiara e definita
separazione funzionale del lavoro, incluso il settore
primario, purché realizzata e condotta in forma capitalistica
e tecnologicamente avanzata.
La continuità territoriale, non riguarda tanto l’edificato,
quanto i flussi di merci, persone e informazioni, oltre alla
disponibilità/accessibilità dei servizi. A tale proposito L.
Gambi pone l’accento proprio sulla differenza concettuale con
il termine conurbazione affermando che “la megalopoli non è
solo paesisticamente un tipo di insediamento urbano plurimo e
di eccezionale vastità per superficie e popolazione, ma in
special modo come organismo urbano va considerato di natura
più complessa, per funzioni e relazioni del conglomerato
intorno a un polo a cui Patrick Geddes dava nel 1915 il nome
di conurbazione”. V. Gregotti afferma che la megalopoli di
Gottmann è “un mosaico di paesaggi urbanizzati e aperti, un
sistema di villaggi, il trasformarsi secondo nuovi caratteri
delle teorie del Regional Planning (…)” e invita a
“considerare quanto le idee di Gottmann siano anche una sorta
di organizzazione, su una scala territoriale più ampia, del
principio insediativo europeo della fittezza della rete urbana
di città compiute a confronto con l’idea americana
dell’anticittà”.
Esempi
Gottmann individuò lungo la fascia costiera urbanizzata nord-
orientale degli Stati Uniti d’America, che si estende da
Boston a Washington D.C., i criteri e le caratteristiche di
questa nuova forma di agglomerato urbano continuo. Si tratta
dell’area corrispondente, per grossa parte al territorio delle
colonie fondatrici, e quindi a quella di più antica
urbanizzazione comprendente i centri urbani di New York,
Washington, Baltimora, Filadelfia, Boston, conosciuta anche
con il termine megalopoli atlantica.
Questa può essere considerata come la megalopoli più rilevante
grazie alla complementarietà funzionale dei suoi principali
centri, dove New York si caratterizza per la presenza di
funzioni trainanti nel campo della finanza e delle
comunicazioni, Washington per i principali organismi
governativi, Filadelfia per gli imponenti traffici e commerci,
Boston per le funzioni culturali e di ricerca.
Territorialmente si tratta di una nuova forma di
agglomerato/conurbazione continua, nella quale l’alternarsi
delle singole aree metropolitane è segnato solo dalla presenza
di piccole aree boschive che interrompono, simbolicamente, un
continuum urbano costituito da circa 40 milioni di abitanti e
con un’estensione di 700 km.
Sulla scia degli studi di Gottmann, furono identificate e
analizzate altre megalopoli, soprattutto nel corso degli anni
sessanta e settanta del secolo scorso; Kostantinos Apostolos
Doxiadis studiò la megalopoli dei Grandi Laghi, Peter Hall la
megalopoli inglese, Isomura e altri la megalopoli giapponese;
in Italia studi più recenti hanno portato all’individuazione,
seppur con altre dimensioni rispetto alle megalopoli sopra
citate, di quella mediterranea e padana. Oltre alla megalopoli
americana del nordest atlantico si possono riconoscere altre
formazioni megalopolitane, anche oltre i confini nazionali.
Una megalopoli rappresenta un mosaico sociale, culturale
indipendente economicamente che talvolta travalica i confini
nazionali: è questo il caso della seconda megalopoli
americana, denominata megalopoli laurenziana, che si estende
fra Stati Uniti e Canada; questa si struttura sullo sviluppo
di attività industriali, finanziarie, commerciali che possono
trarre beneficio nelle funzioni nazionali e internazionali
localizzate a Montreal, Toronto, Chicago e Detroit.
Un elemento fisico che accomuna queste città e diviene
strutturale nella composizione fisica della megalopoli
laurenziana, è la presenza di una “via di comunicazione e
traffico” rappresentato da un fiume, un sistema di laghi,
canali, una grande arteria ferroviaria o autostradale, un
fronte costiero con impianti portuali.
La megalopoli laurenziana, ad esempio, si sviluppa intorno al
sistema dei Grandi Laghi con connessione diretta all’Oceano
Atlantico dal fiume San Lorenzo. Le megalopoli giapponesi di
Tokijo-Yokohoma e Kyoto-Kobe-Osaka si caratterizzano per la
concentrazione di funzioni economico-finanziarie, editoriali,
elettroniche e chimiche tali da costituire centro di
riferimento per tutto tutto l’Estremo Oriente ed il Sud-Est
asiatico. Si tratta di megalopoli sorte e sviluppatesi dopo la
seconda guerra mondiale e attualmente con una popolazione
rispettivamente di 40 e 15 milioni di abitanti.
La megalopoli europea riconosciuta, di ben più ridotte
dimensioni, si estende in Germania lungo il corso del Reno, il
bacino della Ruhr e si congiunge con le città dei Paesi Bassi
che si affacciano nel Mar del nord; si caratterizza per la
concentrazione di risorse minerarie e industrie siderurgiche
dalla grande storia e tradizione.
Lo stesso si può dire per la megalopoli britannica imperniata
su Londra; malgrado questa concentrazione urbana non raggiunga
le dimensioni demografiche e territoriale delle megalopoli
statunitensi e nipponiche, rappresenta comunque una vera e
propria “capitale mondiale” per il suo ruolo finanziario e
politico. Alcuni studi e interpretazioni più recenti tendono a
individuare una megalopoli europea di portata maggiore che,
sostanzialmente, unisce le due megalopoli appena descritte e
le integra con altre conurbazioni dalla forte dimensione
territoriale. Si tratta di una megalopoli di diverse decine di
milioni di abitanti che si espande su un vastissimo territorio
che va da Londra al nord-Italia, passando per il Benelux,
l’agglomerazione svizzera Ginevra-Berna-Zurigo, e il bacino
tedesco della Ruhr. Questa entità geografica, a causa della
sua posizione centrale all’interno del continente, è stata
denominata “dorsale europea”, oppure come la definì Roger
Brunet all’inizio degli anni Novanta, “banana blu”,
rifacendosi all’immagine che quest’area restituisce dalle foto
satellitari. Alcuni studiosi allargano concettualmente i
confini di questa megalopoli fino alle Midlands Occidentali
inglesi, alla Francia settentrionale e Francoforte.
In Italia la megalopoli padana (E. Turri) si estende in
un’area delimitata naturalmente dalle catene montuose delle
Alpi e degli Appennini, e annovera città che vanno da Torino a
Milano, fino a Bologna e Rimini, includendo città pedealpine e
pedappenniniche. Si tratta di un’unica grande città, una
formazione urbana continua, dove le trasformazioni spaziali
territoriali avvenute nel secondo dopoguerra, hanno creato,
prima,     despazializzazione/deterritorializzazione         e
rispazializzazione o riacculturazione, poi, apportando un
nuovo uso e una nuova organizzazione dello spazio in funzione
della megalopoli, frutto dell’unione di tante città. La
megalopoli appare come una città lineare ubicata nella fascia
pedemontana dell’alta e bassa pianura in cui l’urbanizzazione
ha interessato l’alta pianura e i pedemonti, marginalmente la
bassa pianura. La megalopoli padana è, per Dematteis, una
forma di organizzazione urbana articolata in una rete
policentrica di livello metropolitano, basata su un’intensa
reticolarità e su localizzazioni diffuse.
Due sono, pertanto, i livelli gerarchici: quello locale che
restituisce un’organizzazione locale regionale, e quello
internazionale riferito alle attività presenti e inserite
nella rete degli scambi internazionali.

Accezione moderna del termine
Ulteriore processi, in atto, di crescita urbana e
concentrazione di attività in aree già fortemente
caratterizzate dalla presenza di organismi urbani rilevanti
lasciano intravvedere nuovi fenomeni di gigantismo urbano
lungo la costa californiana, dove San Francisco, Los Angeles e
San Diego continuano a espandersi inglobando progressivamente
i centri di piccole e medie dimensioni ubicati nei territori
interstiziali, nonché in Asia tra Delhi e Calcutta e in Africa
nel Golfo di Guinea. La crescita esponenziale delle megalopoli
introduce, negli ultimi anni, il termine di mega-metropoli
ovvero super-concentrazioni urbane, con una popolazione di 20
milioni di abitanti e, in alcuni casi, anche superiore ai 30
milioni.
Il boom delle mega-metropoli riguarda soprattutto i paesi
emergenti dove sviluppo e urbanizzazione tornano a essere le
parole dominanti; lo scenario restituisce un futuro prossimo
di Mumbai con 26 milioni, Delhi con 22,5, Calcutta 20 e
Chennai (ex Madras) oltre i 10; in Cina, Pechino ha già
superato le previsioni dei geografi avvicinandosi ai 20
milioni di abitanti ed estendendosi oltre il sesto anello del
raccordo anulare, annettendo di fatto, numerose municipalità
confinanti; Chongqing sul fiume Yangzé si aggira sui 30
milioni di abitanti e in America Centrale e Latina, San Paolo
e Città del Messico sono proiettate oltre la soglia dei 20
milioni. Il trend individuato, inoltre, porterà secondo gli
studiosi all’esplosione urbana in Africa (Kinshasa, Lagos, il
Cairo); il boom delle popolazioni urbane, che nel 1950 erano
appena un terzo della popolazione mondiale, e il 50% nel 2002,
secondo le stime delle Nazioni Unite (programma UN-Habitat,
Nairobi 2003), porterà a una popolazione urbana pari a 6
miliardi di persone nel 2050.
In termini progettuali la proposta più ambiziosa di nuove
megalopoli si registra in Cina: il governo ha varato una
megalopoli da 42 milioni di abitanti per 26.000 chilometri
quadrati che unirà 9 città – Guangzhou, Shenzhen, Foshan,
Dongguan, Zhongshan, Zhuhai, Jiangmen, Huizhou e Zhaoqing –
ubicate lungo il delta del fiume delle Perle – attraverso 29
linee ferroviarie veloci che connetteranno le nove città in
meno di un ora, e un collegamento privilegiato con la vicina
Hong Kong, per un totale di circa 5.000 chilometri di nuove
rotaie; questa l’ossatura territoriale della futura
megalopoli; attualmente quest’area è la principale zona
dell’attività manifatturiera cinese, che da sola rappresenta
un decimo dell’industria di tutta la Cina.
La megalopoli del Delta delle Perle non sarà la sola nello
sviluppo urbano cinese: nei prossimi dieci anni saranno
costruiti agglomerati urbani con 50-100 milioni di abitanti, e
altri, di più ridette dimensioni, con 10-25 milioni di
abitanti. Attorno a Pechino e Tianjin, nel nord del paese, è
in corso la costruzione di un anello ferroviario ad alta
velocità che costituirà l’area industriale Bohai: la nuova
linea ferroviaria tra le due città diventerà l’asse di
collegamento delle città satellite, creando un’agglomerazione
urbana di 260 milioni di abitanti.
Bibliografia
Gottmann J., Megalopolis, 1961, (trad. it. Megalopoli.
Funzioni e relazioni di una pluri-città, Torino, 1970);
Gregotti V., Architettura e postmetropoli, Torino, 2011;
Mumford L., The Culture of Cities, 1938, (trad. it. La cultura
delle città, Torino, 2007); Sassen S., Città globali, Torino,
1997.

Sitografia
www.unhabitat.org.

Photogallery

Pechino e conurbazioni limitrofe.

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Visione di insieme delle megalopoli.

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Costa nordorientale/USA, Banana blu/UE e Grande Tokyo.

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Ripresa satellitare dell'area londinese.

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