Le pavimentazioni del ponte di Bassano Relazione storica
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Le pavimentazioni del ponte di Bassano Relazione storica dott.ssa Damiana Lucia Paternò (Università IUAV di Venezia) Consulenza scientifica: prof. Mario Piana (Università IUAV di Venezia) prof.ssa Donata Battilotti (Università degli Studi di Udine) dr. Guido Beltramini (CISA Andrea Palladio) Cronologia delle principali fasi di costruzione e trasformazione XIII -XVI secolo Il ponte di Bassano prima del progetto di Andrea Palladio. “Un primo ponte in legno a Bassano sul fiume Brenta, costruito nel secolo XIII, rovinato nel 1460, era stato completamente ricostruito verso la fine del secolo, ma poi era stato sostituito da un altro distrutto dal famoso maresciallo francese De La Palisse, immortalato nell’aneddotica, mentre ripiegava dal Piave verso occidente per evitare di essere inseguito dalle armate imperiali. Ricostruito nel 1519, il nuovo ponte cadeva dopo sei anni, ma veniva sostituito da un altro distrutto da una terribile piena dell’Ottobre 1567”1. Il ponte ricostruito nel 1531 con struttura in legno era coperto, impostato su quattro piloni “a sperone” e aveva una sorta di testata a croce. Tale ponte è rappresentato in un disegno oggi conservato all’Archivio di Stato di Venezia del 1557 (fig. 02). 01. Anonimo, Veduta di Bassano dal Brenta, dettaglio, sec. XVIII. Bassano, Museo Civico. Disegno da un affresco scomparso del 1528 nella grande sala del Palazzo Pretorio di Bassano. 1G. Zorzi, Le chiese e i ponti di Andrea Palladio, Venezia 1966, p. 217. Sul ponte di Bassano prima del progetto palladiano cfr. M. Azzi Visentini, Il ponte di Bassano. Il ponte fino al 1567, in Id., A. Masini, L. Magagnato, F. Rigon (a cura di), I ponti di Palladio, catalogo della mostra, Milano 1980, pp. 21-24; G. Berti, Le avventure del ponte nella storia di Bassano, in AA.VV., Il ponte di Bassano, Vicenza 1993, pp. 11-33.
02. Il ponte vecchio di Bassano, 1557, Venezia, Archivio di Stato. 1567 30 ottobre Distruzione del ponte ligneo esistente a causa di una piena del Brenta. 1568 1 gennaio Pagamento a Palladio di un disegno per un nuovo ponte. Tommaso Temanza riferisce di un documento - oggi perduto - in cui si attesta il pagamento a Palladio di un disegno per il nuovo ponte, su mandato “de spett. Sindaci” 2. E’ probabile che all’indomani della piena del Brenta, Palladio venga subito interpellato. Il primo progetto elaborato doveva consistere in un ponte in pietra, identificabile con il modello presentato nel terzo dei Quattro Libri al cap. XIV3, poi riproposto per il ponte sul Tesina: le misure riportate (centottanta piedi) corrispondono infatti allo sviluppo dell’attuale ponte in legno a Bassano. 1568 28 febbraio Deliberazione del Senato per la ricostruzione del ponte. 11 marzo Deliberazione ducale ai Rettori di Vicenza per provvedere alla ricostruzione del ponte4. 31 marzo 2T. Temanza, Vita di Andrea Palladio, Venezia 1762, p. 331. 3Andrea Palladio, I Quattro Libri dell’Architettura, III, Venezia 1570, pp. 28-29. 4Vicenza, Archivio del Comune, inv. N. 1679, pubblicato in G. Zorzi, Le chiese…cit., 1967, p. 222, doc. 1.
Disposizione del Consiglio Civico di Bassano affinché il ponte venisse “refatto et costrutto nel modo et forma che era il precedente con quelle adiuncte che parerà ai proti et maistri che lo costruiranno”5. Da questa deliberazione si desume l’abbandono dell’idea di costruire un ponte in pietra, preferendo piuttosto una struttura integralmente in legno analoga a quella andata distrutta nel 1567. 1569 19 aprile Dispaccio del Podestà al Doge in cui si lamentano ritardi. 18 luglio 1569 Il carpentiere Battista di Guglielmo Marchesi si obbliga a “soprastare all’opera che si ha novamente da construir in Brenta de questa terra di Bassan”6. ante 23 luglio Palladio redige un secondo progetto per il ponte di Bassano. E’ ipotizzabile che Palladio sia obbligato ad attenersi a quanto deciso dal Consiglio Civico di Bassano il 31 marzo 1568, elaborando una seconda soluzione non più in pietra ma in legno. Il nuovo ponte si distanzia da quello andato distrutto nel 1567 non tanto per la forma, quanto per l’apporto di miglioramenti tecnico-strutturali. L’architetto stesso nei Quattro Libri scrive in riferimento al progetto per il ponte di Bassano che gli “è stato ordinato”, senza menzionare che è un’opera di sua invenzione come invece fatto negli altri casi7. 23 luglio; 9 agosto Pagamenti a Martin Striga che si era recato “a tuor el modelo a Vicenza del ponte” 8. 26 ottobre Pagamenti ad Andrea Palladio. Tre registrazioni segnate nei libri contabili di Bassano attestano pagamenti a Palladio relativi al saldo per il modello del ponte e al rimborso delle spese effettuate per “venir a veder el modelo del ponte” e “per venir a veder la fatura del ponte”9. Sulla base di tali documenti si può ipotizzare che a questa data il cantiere per il ponte fosse già avviato e che Palladio si fosse recato in loco per vedere lo stato di avanzamento dei lavori. 5-11 dicembre Pagamenti per l’esecuzione di un nuovo modello o più probabilmente di un semplice dettaglio per il ponte di Bassano per conto di Palladio10. 5Bassano, Museo Civico, Atti del consiglio, 1559-1569, ms., p. 325v, Archivio 4/17. 6Bassano, Museo Civico, Archivio del Comune, miscellanea di atti relativi al ponte di Bassano, parte II, vol. n. 78, pubblicato in G. Zorzi, Le chiese…cit., 1967, p. 222, doc. 2. 7Andrea Palladio, I Quattro Libri… cit., III, cap. IX, p. 19. 8Bassano, Museo Civico, Libro Ponte di Bassano, “libro delle spese del Ponte”, Parte I, cc. 5r; 18r, Archivio 2/77-2/78. 9Ibidem, Parte I, c. 31r.
1570 Conclusione dei lavori, affidati al carpentiere Battista Marchesi. 03. Il ponte di Bassano ne I Quattro Libri, III, 1570, p. 20. Andrea Palladio, I Quattro Libri dell’Architettura, III, cap. IX, pp. 19-20. “Presso à Bassano terra posta alle radici delle Alpi, che separano la Italia dalla Magna; hò ordinato il Ponte di legname, che segue, sopra la Brenta fiume velocissimo, che mette capo in mare vicino à Venetia; e fu da gli antichi detto Meduaco, al quale (come racconta Livio nella sua prima Deca) Cleonimo spartano venne con l'armata avanti la guerra Troiana. Il fiume, nel luogo dove è stato fatto il ponte, è largo cento e ottanta piedi. Questa larghezza si divide in cinque parti eguali; percioche fortificate molto bene tutte due le ripe, cioè i capi del ponte con travi di Rovere, e di Larice, si fecero nel fiume quattro ordini di pali, distanti l'uno dall'altro trentaquattro piedi e mezo. Ciascuno di questi ordini è di otto travi lunghe trenta piedi, grosse per ogni verso un piede e mezo, 10Ibidem Parte I, c. 48 r/v.
e distanti l'una dall'altra due piedi; onde tutta la lunghezza del ponte venne à esser divisa in cinque spacij; & la larghezza sua di ventisei piedi. Sopra i detti ordini si posero alcune travi lunghe secondo la detta larghezza (questa sorte di travi cosi poste volgarmente si chiamano Correnti) le quali inchiodate alle travi fite nel fiume le tengono tutte insieme congionte, & unite, sopra questi correnti al diritto delle dette travi, si disposero otto altre travi, le quali fanno la lunghezza del ponte, e giongono da un'ordine all'altro: e perché la distanza tra detti ordini è molto grande, onde con difficultà le travi poste per il lungo havrebbono potuto reggere il carico, che lor fosse stato posta sopra, quando fosse stato molto; si posero fra quelle & i correnti alcune travi, che servono per modiglioni, e sostentano parte del carico: oltre acciò si ordinarono altre travi, le quali affermate in quelle, ch'erano fite nel fiume, e piegate l'una verso dell'altra, andassero à unirsi con un'altra trave posta nel mezo della detta distanza sotto ciascuna delle travi della lunghezza. Queste travi cosi ordinate rendono l'aspetto di un'arco, il quale habbia di frezza la quarta parte del suo diametro; & in tal modo l'opera riesce bella per la forma, e forte, per venir le travi, che fanno la lunghezza del Ponte; à esser doppie nel mezo. Sopra queste sono poste altre travi per traverso, le quali fanno il piano, ò suolo del ponte, & sportano con le lor teste alquanto fuori del rimanente dell'opera, e paiono i modiglioni di una cornice. Nell'una, e l'altra sponda del ponte sono ordinate le colonne, che sostengono la coperta, e servono per loggia, e fanno tutta l'opera commodissima, e bella”. 1574 Una piena asporta i due speroni a monte del ponte11. 1583/1610 Prima rappresentazione del ponte palladiano nella pianta acquarellata di Bassano disegnata da Francesco da Ponte nel 1583 e poi completata e aggiornata nel 1610 dal fratello Leandro (fig. 04). Nella rappresentazione del ponte si intuisce al centro un’interruzione della balaustrata, forse riferibile al poggiolo – non previsto da Palladio – ma rappresentato nella veduta prospettica di Bassano del 1666. 04. Francesco e Lenardo da Ponte, Pianta di Bassano, 1583-1610, dettaglio, Bassano, Museo Civico. 11Sui diversi interventi e restauri compiuti tra il 1570 e il 1748, data della prima completa distruzione del ponte palladiano si rimanda a P. M. Tua, Il ponte di Bassano, Bassano 1947.
1593 Una piena determina ulteriori danni. 1666 Nella veduta prospettica di Bassano del 1666 è chiaramente rappresentato il ponte con un balcone centrale, non previsto nel progetto di Palladio12. 1707 Interventi di riparazione del ponte. 1722 Interventi di riparazione del ponte. 1748 19 agosto Prima distruzione completa del ponte progettato da Andrea Palladio. 1749-1751 Ricostruzione del ponte su progetto di Ferracina. Vengono elaborate tre diverse perizie per la ricostruzione del ponte, rispettivamente a firma di Bartolomeo Ferracina, Giovanni Miazzi e Tommaso Temanza. A quest’ultimo - che dal 1742 ricopriva la carica di proto al Magistrato delle acque - era in un primo tempo stato tacitamente affidato il progetto; l’incarico viene però conferito al bassanese Ferracina, il quale introduce alcune migliorie tecnologiche. Sebbene la ricostruzione diventi oggetto di critiche in quanto considerata non aderente al modello palladiano, nei fatti ne riproponeva l’aspetto introducendo come unica variante il rivestimento della struttura esterna con travi lignee che arrivavano a nascondere l’intera balaustrata13 (fig. 05). Di particolare interesse risulta essere la lettera anonima del 1751 in cui viene attaccato il progetto del Ferracina. Nei disegni allegati sono rappresentate le sezioni, le piante e i dettagli del ponte palladiano e di quello ricostruito (fig. 06). 1751 30 aprile 12Veduta prospettica di Bassano, disegno, 1666, Archivio di Stato Venezia, Provveditori ai Beni Inculti, Treviso, Friuli, disegno, mazzo 28b, dis. 2, pubblicata in M.F. Tiepolo (a cura di) Testimonianze veneziane di interesse palladiano, catalogo della mostra, Venezia 1980, scheda 183. Il balcone centrale compare poi nella veduta parziale di Bassano con il ponte del 1726 di F. Chiuppani, Bassano, Museo Civico, 33. C. 21. 1, pubblicata in B. Passamani, Album Bassanese, Bassano del Grappa, 1969, scheda 20, p. 30. 13Sulle diverse posizioni in merito alla ricostruzione del ponte nel XVII secolo e sulla loro ricostruzione si rimanda a: F. Memmo, Memorie storiche del ponte di Bassano dall’anno MCX fino (…) MDCCLI (…), Bassano 1753; P.I. Perli, Il Ponte di Bassano difeso, Bassano 1753; F. Memmo, Vita e opere di Bartolomeo Ferracino (…), Venezia 1754; M. Azzi Visentini, Il ponte di Bassano, in Id., A. Masini, L. Magagnato, F. Rigon (a cura di), I ponti di Palladio, catalogo della mostra, Milano 1980, pp. 21-33; B. Tessarolo, La ricostruzione del ponte di Bassano dopo la piena del 1748. Polemiche e diatribe in «Antichità Viva», XXIII/6, 1984, pp. 16-26; L. Puppi, “Presso Bassano ho ordinato il ponte di legname”, in AA. VV., Il ponte di Bassano, Vicenza 1993, pp. 35-64. Per quanto riguarda le rappresentazioni del ponte dopo la sua ricostruzione vedi: F. Ricci, Il ponte di Bassano, 1752 c.a. da F. Memmo, Vita…cit., 1754 (fig. 05); A. Gaidon, Disegno topografico del corso del Brenta (…con i) contorni lineari del ponte di Bassano, 4 ottobre 1788, Bassano, Museo Civico, inc. Bass, 3557.
Riapertura del ponte. 05. F. Ricci, Il ponte di Bassano, 1752 c. 1754 Francesco Memmo, Vita e macchine di Bartolomeo Ferracino (…), Venezia 1754, pp. 106-107. “Si ridusse per tanto alla sua perfezione l’abbassamento del ponte: e allora si pensò di ricoprire il piano colla terra. Per ciò fare il Perito Giovanni Miazzi nella sua Minuta 4 settembre 1748. vi calcolava una spesa di 200. D., attenendosi alla pratica de’ tempi andati di condurre cotesta materia da rimoti luoghi a forza di Carri. Il Ferracino però, siccome in tutte l’altre operazioni, così anche in questa studiando al risparmio, s’immaginò di volersi valere della stessa sabbia del Fiume, giacchè ne giaceva raccolto un grande ammassamento ai piedi del Ponte (…)”. Bartolomeo Ferracino inventa un particolare cassone con fondo apribile e montato su carrucola in grado di caricare la ghiaia e la sabbia e trasportarla al livello del ponte cosicché “aprendo il fondo del Cassone, cadeva nello stesso atto la ghiara entro la treggia medesima, con cui andava distrubuendosi ordinatamente sopra il pavimento del Ponte. (…) Sopra di questo poi si condussero sessanta Carri circa di calcinaccio”. 1762 Tommaso Temanza, Vita di Andrea Palladio, Venezia 1762, p. 334. “Grosse travi confitte sulle teste di essi (ossia i piloni), lunghe quanto sono le pile ne formavano le capezzate. A cadaun palo poi rispondeva un cavalletto gettato da fitta a fitta, sicchè per ogni vano vi erano otto cavalletti riparati nella larghezza del ponte e formavano gli archi del medesimo. Ciascun cavalletto era composto di due puntoni e di una trave chiusa a modo di cuneo. Tutti erano impostati su catenelle orizzontali confitte nei fianchi delle pile sopra essi cavalletti, e sopra certi modiglioni posti sulle capezzate predette vi ricorrevano grosse travi, le quali si distendevano dall’una e dall’altra sponda. Attraverso poi vi furono poste due travi minori che sportando alquanto
in fuori su cadaun lato rappresentavano i modiglioni di una cornice e sopra di essi vi furono posti i tavolati che formavano il solaio, ossia il piano del ponte. Ma siccome il principale artefizio dell’intessuto di quest’opera consisteva nel caricarla in modo che il grandissimo peso stringendo i cavalletti e pesando sulle pile, la rendesse ferma ed immobile, così volle il Palladio farvi sopra una loggia coperta di 25 intercolumni coni con i suoi architravi su cadauno dei lati. Caricò anche il solaio, o vogliamo dire la via del ponte, di grossissimo strato di ghiaia onde rassicurare maggiormente l’opera stessa. Di fatto non c’è cosa più atta del peso a render ferma e immobile una mole, massime se resister deve all’urto continuo”. 06. Anonimo, Sezioni, piante e particolari del ponte vecchio, 1751, Bassano, Museo Civico. 1813 Il ponte viene dato alle fiamme durante la ritirata delle truppe di Eugenio Beauharnais. 1819-1821 Ricostruzione del ponte ad opera dell’ing Angelo Casarot. Viene ripristinata la balaustra continua (figg. 07; 08). 07. D. Landini, Interno del ponte di Bassano sulla Brenta, prima metà del XIX sec., Bassano, Museo Civico.
08. S. Lovison, Veduta del fiume Brenta presa dall’interno del ponte di Bassano, 1827, Bassano, Museo Civico. 1945 17 febbraio Distruzione del ponte ad opera della brigata Martiri del Grappa. 1947-1948 Ricostruzione del ponte. Rifacimento del ponte a seguito dei bombardamenti consistente nella ricostruzione totale della quarta stilata e della relativa palificazione, delle due ultime campate lato Angarano, di tutta la copertura e degli elementi al di sopra del piano viabile. Il ponte viene inaugurato il 3 ottobre del 194814. 09-10. Vista del ponte durante la ricostruzione del secondo dopoguerra, Verona, Archivio SbeapVr. Ante 1966 14Archivio della Soprintendenza belle arti e paesaggio per le Province di Verona, Vicenza e Rovigo (SbeapVr), b. Bassano del Grappa 12/29. Per un approfondimento sulla ricostruzione nel dopoguerra del ponte di Bassano cfr. F. Forlati, Il ponte vecchio di Bassano, in «Bollettino d’Arte», estratto.
Interventi di restauro. Rifacimento delle strutture della seconda campata; restauro delle basi delle quattro stilate; lavori di protezione delle testate dei mustazzoni e delle cavelle15. 1968-1969 Restauro a seguito dei danni alluvionali. Lavori di ripristino dei danni alluvionali del 1966 consistenti nel rifacimento di tutti i rostri, delle banchine, delle palificate, dell’intera sovrastruttura stradale, dell’impalcato del solaio della strada, delle balaustre e dei poggioli16. 11-12. Vista dei danni al ponte vecchio a seguito dell’alluvione, Verona, Archivio SbeapVr. 1990-1992 Restauro del ponte. Consolidamento statico delle fondazioni e delle strutture portanti di tre stilate in legno; realizzazione di nuova pavimentazione 17. 2002 Lavori di restauro e manutenzione18. 2005 Esecuzione dell’impianto di illuminazione19. Relazione 15Ibidem. 16Ibidem. 17Ibidem. Sui lavori di restauro si rimanda anche a F. Sbordone, F. Pilati, 1990-1992 I lavori di consolidamento e restauro, in AA.VV, Il ponte…cit., 1993, pp. 99-120. 18Archivio SbeapVr, b. Bassano del Grappa 12/29. 19Ibidem.
Sulla base di una prima ricerca esclusivamente bibliografica relativa alla storia e alle trasformazioni del ponte di Bassano è possibile avanzare alcune osservazioni circa la pavimentazione esistente tra il 1570 e il 1748, ovvero nell’arco di tempo in cui è presente il ponte realizzato da Andrea Palladio. Il progetto palladiano si configura non tanto come una invenzione, quanto piuttosto come una ricostruzione della struttura lignea già presente prima della piena del 1567, a cui vengono con ogni probabilità apportate migliorie tecnologiche. La descrizione presente nel terzo de I Quattro Libri dell’Architettura tratta specificatamente gli aspetti legati alla struttura del ponte, fermandosi nella descrizione alle travi trasversali poste a sostegno del tavolato e non specificando quale fosse la pavimentazione adottata20. Anche nel caso di altri ponti in legno - quelli sul Piave a Belluno21 e sul fiume Cismon o le tre invenzioni presentate nel trattato22 - Palladio ne illustra i principi statici, fornisce indicazioni sui materiali da scegliere, sulle soluzioni costruttive da preferirsi senza però fare cenno al tipo di finitura pavimentale da scegliere. Dall’osservazione dei disegni relativi al ponte di Bassano ne I Quattro Libri si possono desumere altre informazioni, consci comunque del fatto che le xilografie del trattato spesso presentano discrepanze tra il dato costruito e quello raffigurato (fig. 03). In particolare il ponte di Bassano è l’unico che è rappresentato anche in sezione; nel disegno è chiaramente distinguibile al di sopra delle travi trasversali uno spessore consistente con monta centrale atta a garantire lo smaltimento delle acque; tale dettaglio indurrebbe a ipotizzare l’adozione di una massicciata a secco o di uno strato superiore di ghiaia e sabbia, soluzioni quest’ultime non compatibili con una pavimentazione in tavole lignee. Prendendo in considerazione anche altri esempi di ponti in legno costruiti tra XVI e XVII secolo è da rilevare che la sopracoperta risulta di norma inghiaiata, soprattutto nel caso di ponti su strade principali e con frequente passaggio di carri, come era quello di Bassano23. Ulteriori riferimenti per ipotizzare in cosa consistesse la pavimentazione del ponte di Bassano potrebbero essere desunti dal capitolo II e III del Terzo Libro relativo al modo di realizzare le strade dentro e fuori le città24. Per Palladio, infatti, i ponti sono “ parte principali della via”, assimilabili a una “strada fatta sopra l’acqua” 25; alla luce di tali parole, quello sul Piave a Bassano si configura come una vera e propria via pubblica coperta, posta a connessione delle due parti del centro cittadino. Nella trattazione si specifica come debbano essere eseguite le pendenze per permettere il corretto smaltimento delle acque e quali siano i tipi di pavimentazione da preferire. Viene 20Andrea Palladio, I Quattro…cit., III, 1570, pp. 19-20. 21Sul ponte di Belluno Palladio scrive: “Vorria, poi, che il letto del ponte fusse fatto, secondo che appare nel disegno, di legname di larase, e la coperta di albedo, o veramente di pezzo, che è tutto uno; vorria che li palli fussero di rovere e, se bene fussero de dui pezzi, non importa cosa alcuna, perché se incalmeranno, che saranno fortissimi e di manco spesa, perché si troverano facilmente”.Belluno, Archivio Storico del Comune, Maggior Consiglio, Libri Provisionum, reg. S, c. 177rv. 22Cfr. Andrea Palladio, I Quattro…cit., III, 1570, pp. 11-18. 23Si pensi in proposito al ponte sull’Acquetta a Montebello per la cui costruzione vengono stanziati 900 ducati. Il 20 gennaio 1661 si delibera che il ponte deve essere fatto su tre piloni di mattoni e pietre con modiglioni e correnti di legno, assi e con coperta inghiaiata “per le ruare”. Vicenza, Biblioteca Bertoliana, Archivio del Comune, b. 392, libro II, n. 2. Un altro esempio è rappresentato dal ponte sul Guà a Montebello. Risale al 1548 la sentenza che stabilisce l’obbligo per il comune di Arzignano di trasportare roveri per la riparazione del ponte e di tenerlo “ingiarato”. Risale invece al 1568 l’ispezione di Antonio da Ponte e Battista marangon a Montebello per valutare i cedimenti avvenuti. Si consiglia la realizzazione di una sopracoperta il legno rimuovendo però lo strato in terra e ghiaia, giudicato la causa della marcescenza delle parti lignee. 24Andrea Palladio, I Quattro…cit., III, pp. 7-10. 25Ibidem, p. 11.
chiaramente specificato che “si devono le vie della città lastricare”: in particolare le parti dove transitano “i carri e i giumenti” vanno pavimentate con “selice o altra pietra dura”, in modo tale da garantire una migliore resistenza all’usura26. Riferendosi invece alle strade militari, Palladio specifica che esse possono essere lastricate in pietra o coperte di ghiaia e sabbia, specificando in quest’ultimo caso che si debbano fare “colme nel mezo, onde l’acqua non vi si possa fermare” 27. Quanto dedotto da una prima interpretazione delle fonti del XVI secolo è chiarito e confermato nel 1762 da Tommaso Temanza, il quale – chiamato direttamente a pronunciarsi in merito alla ricostruzione del ponte nel 1749 – testimonia la presenza nel ponte palladiano di un consistente strato di ghiaia al di sopra del solaio, non specificando nulla circa l’esistenza di un possibile lastricato. Si può comunque affermare con sicurezza sulla base di quanto scritto da Francesco Memmo nel 1754 che nella ricostruzione di Bartolomeo Ferracina il piano di calpestio del ponte consistesse in un semplice strato di ghiaia compattata, proveniente dal letto del fiume Piave28. Ulteriori informazioni in merito potrebbero emergere da una consultazione più approfondita delle fonti edite ed archivistiche relative alla polemica sviluppatasi in seguito al rifacimento del ponte nel XVIII. In particolare si segnala l’acquaforte con la lettera a stampa di Anonimo datata 12 settembre 1751 contro il progetto realizzato, in cui sono rappresentati e le sezioni, le piante e i prospetti del ponte palladiano e di quello ricostruito (fig. 06). Il ponte del Ferracina viene distrutto all’inizio dell’Ottocento e a distanza di pochi anni nuovamente rifatto. Dalle indagini compiute in occasione dei restauri degli anni ‘90 del XX secolo è emerso che tra il XIX e il XX secolo la pavimentazione era in ciottoli di fiume. Nella ricostruzione del 1948 si opta invece per un manto in asfalto su normale massicciata, poi sostituito durante gli interventi del 1990-92 con la soluzione in ciottoli e lastre lapidee oggi esistente. Conclusioni Una prima verifica della bibliografia esistente induce ad escludere l’esistenza di una pavimentazione in legno sia nel ponte progettato da Andrea Palladio che nelle successive ricostruzioni; è invece maggiormente plausibile che nel 1569 sia stato realizzata sopra il tavolato una massicciata a secco o – più verosimilmente - di uno strato di ghiaia. In quest’ultimo caso non è possibile definire se fosse o meno presente una selciatura in pietra. L’esistenza di un semplice strato compattato di sabbia e ghiaia di fiume è invece confermata nella ricostruzione del XVIII secolo, mentre tra XIX e XX secolo, dopo la terza ricostruzione del ponte nel 1819, il piano di calpestio è in acciottolato. Nel 1948 viene rifatto in asfalto e poi ulteriormente modificato negli anni ‘90. 26Ibidem, p. 8. 27Ibidem, pp. 8-9. 28F. Memmo, Vita e macchine di Bartolomeo Ferracina ….cit., 1754, pp. 206-207.
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06. Anonimo, Sezioni, piante e particolari del ponte vecchio, 1751, Bassano, Museo Civico, inc. Bass. 3364, 3565. Immagine tratta da B. Passamani, Album Bassanese, Bassano del Grappa, 1969, p. 30. 07. D. Landini, Interno del ponte di Bassano sulla Brenta, prima metà del XIX sec., Bassano, Museo Civico, inc. Bass., 375. Immagine tratta da AA.VV., Il Ponte di Bassano, Vicenza 1993, p. 20. 08. S. Lovison, Veduta del fiume Brenta presa dall’interno del ponte di Bassano, 1827, Bassano, Museo Civico, inc. Bass., 395. Immagine tratta da AA.VV., Il Ponte di Bassano, Vicenza 1993, p. 24. 09-12. Immagini tratte dall’Archivio della Soprintendenza belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, b. Bassano del Grappa 12/29.
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