Le Foibe Conoscere per non perdere la memoria: testimonianze, romanzi e saggi - Comune di ...

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Le Foibe Conoscere per non perdere la memoria: testimonianze, romanzi e saggi - Comune di ...
Comune di Palazzago
                                                      (Bergamo)
             24030 – via Maggiore, 17 – 035.551261 fax 035.550197 – www.comune.palazzago.bg.it – Comune ricompreso nel:
           percorso enogastronomico STRADA DEL VINO E DEI SAPORI DELLA VALCALEPIO – D.d.u.o.Regione Lombardia 1172/2009
        Distretto del Commercio “COLLINE OROBICHE” – D.d.g.Regione Lombardia 4562/2010
                                   Le Foibe
                     Conoscere per non perdere la memoria:
                        testimonianze, romanzi e saggi

Daniela Bernardini “Julka, ti racconto”
                     Non un saggio, non un libro di storia, ma il racconto di una nonna,
                     Maria, alla nipote Julka. Sul porticciolo della cittadina di Muggia, in
                     provincia di Trieste, la nonna racconta le drammatiche vicende di una
                     zona di confine, sottoposta alla dominazione austriaca, straziata dalle
                     guerre mondiali, dalle occupazioni fascista, nazista, comunista. In
                     questo scenario il racconto della tragedia delle foibe e dell'esodo
                     colpisce la sensibilità di Julka, perché le parole usate dalla nonna sono
                     quelle di coloro che la storia l'hanno vissuta sulla propria pelle. Tra
                     rabbia, commozione e desiderio di cambiare il mondo, Julka impara
                     la storia dei confini italiani orientali fino al 1975, anno del Trattato di
Osimo, in modo sicuramente coinvolgente. Alla fine del racconto, il volume presenta
un'intervista allo storico Paolo Pezzino che, con il corredo di cartine, offre una sintesi
dedicata agli eventi europei e italiani in cui si inseriscono i fatti narrati.

Marco Girardo “Sopravvissuti e dimenticati”
                     Il testo di Girardo prende in considerazione due eventi storici
                     riconducibili alla seconda guerra mondiale e all'immediato
                     dopoguerra: la sparizione nelle foibe di circa 5000 persone (soldati e
                     civili, per lo più italiani) a opera del movimento partigiano jugoslavo,
                     destinato a confluire nelle armate di Tito; l'esodo verso l'Italia di circa
                     300mila persone (per lo più italiane) che abitavano l'Istria e la
                     Dalmazia quando queste regioni, alla fine della guerra, furono
                     assegnate alla Jugoslavia (trattato di Parigi, 10 febbraio 1947). Nelle
                     pagine di questo libro, Girardo intervista tre persone direttamente o
                     indirettamente coinvolte nelle vicende citate. Il primo personaggio è
Graziano Udovisi, l'unico sopravvissuto alle foibe che sia ancora in vita, il quale racconta
con impressionante dovizia di particolari quelle ore in cui la morte vicinissima gli fu
miracolosamente risparmiata. Il secondo intervistato è Piero Tarticchio, esule di
Gallesano, il quale, avendo perso il padre e altri parenti in una foiba, ha vissuto entrambe
le drammatiche esperienze che hanno segnato la gente giuliano-dalmata.Infine la parola
passa a Natasa Nemec, una storica slovena di Nova Gorica che ha cercato di stilare un
elenco dei caduti nelle foibe, sfidando in molti casi la diffidenza dei colleghi e dei
connazionali.
Tullio Kezich “Il campeggio di Duttogliano”
                     Racconti, ritratti triestini d'epoca e "ricordi-racconti" (l'espressione è
                     di Umberto Saba) tutti legati al periodo tra il fascismo e l'immediato
                     dopoguerra. Dominante tra essi è "Il campeggio di Duttogliano",
                     forse l'unica versione letteraria di un'esperienza che gli italiani della
                     generazione tra le due guerre hanno fatto tutti senza eccezioni: quella
                     della Gioventù Italiana del Littorio. E' un piccolo episodio che
                     compone un quadro d'epoca: la memoria storica di Trieste e il
                     dissidio etnico tra slavi e italiani, l'eccitazione delle velleità autoritarie
                     dentro l'ambiente di una comunità chiusa, il ritratto vivido,
difficilmente dimenticabile, di un padre che difende, con sommessa tenacia, la dignità
etica della vita quotidiana.

                    Giuseppina Mellace “Una grande tragedia dimenticata: la vera
                    storia delle foibe”
                    Ancora oggi – nonostante l’istituzione del Giorno del Ricordo, il 10
                    febbraio, e nonostante il dibattito che da anni imperversa su questo
                    tema – il dramma delle Foibe resta sconosciuto ai più, quasi fosse
                    una pagina rimossa della seconda guerra mondiale. Eppure, si stima
                    che vi abbiano trovato la morte molte migliaia di persone,
                    “cancellate” dalla memoria dei posteri proprio dalla barbara modalità
                    con cui ebbero sommaria sepoltura. Ecco perché è importante
                    ricordare le vicende di alcune di queste vittime, attraverso i diari e le
                    testimonianze della metà del secolo scorso. In particolare, nel libro
                    viene dato spazio alle storie delle cosiddette “infoibate”, come
Norma Cossetto, Mafalda Codan e le sorelle Radecchi. Storie particolarmente
significative perché raccontano di una doppia rimozione: il silenzio calato per decenni
sulle Foibe e, prima ancora, il naturale riserbo che si imponeva alle vicende personali
delle donne dell’epoca.

                      Anna Maria Mori “L’anima altrove”
                      Roma, 2011. Irene, una donna non più giovane, si distende sul lettino
                      di una psicoanalista per affrontare il disagio che la tormenta da
                      tempo. “Fingo di appartenere, ma in realtà non appartengo mai.
                      Sento estranea la città dove vivo da quarant’anni, mi sono occupata
                      intensamente di politica ma ho rifiutato l’iscrizione al partito, non
                      sono mai riuscita a sentire il famoso ‘noi’ che unisce le persone di
                      una stessa azienda, mi piacciono più gli alberghi delle case in cui ho
                      abitato... Non riesco a mettere radici, e la sola idea di poterle mettere
                      mi dà angoscia...” E così... rewind. La mente di Irene corre all’indietro
                      fino agli albori del secolo breve, a rivedere personaggi immortalati
nella loro vitalità autentica: Natalia, madre a sedici anni ma spirito per sempre indomito,
suo fratello Umberto, educato alla maschile tracotanza ma punito da una moglie troppo
bella e troppo audace, e poi Renzo che, al ballo sfavillante del circolo ufficiali, con un
giro di valzer trascina Rosa in un amore bello e rispettoso che porterà in frutto proprio
Irene... Su questi uomini e queste donne si abbatte d’improvviso una bufera implacabile:
l’esperienza dell’esodo forzato dalla loro Istria.
Raoul Pupo “Foibe”
                    La questione delle foibe (i crepacci carsici dove furono gettati, tra il
                    1943 e il 1945, migliaia di italiani) è rimasta per molto tempo un tabù
                    nella nostra storiografia: una vicenda terribile e "scabrosa" sulla quale
                    era difficile scrivere. Gli storici Raoul Pupo e Roberto Spazzali sono
                    stati fra i protagonisti del rinnovamento degli studi sul problema delle
                    foibe avvenuto a partire dalla fine degli anni ottanta. Questo libro
                    fornisce la documentazione necessaria al lettore per comprendere
                    autonomamente i fatti e orientarsi nelle varie interpretazioni
                    storiografiche. L'ultima parte, "I luoghi della memoria", contiene una
                    mappa dettagliata delle foibe e le indicazioni indispensabili per
                    raggiungerle.

                     Raoul Pupo “Il lungo esodo”
                     All'indomani del Trattato di pace del 10 febbraio 1947, in cui l'Istria e
                     le isole quarnerine venivano annesse alla Jugoslavia, l'esercito di Tito
                     iniziò un processo di epurazione politica che costrinse più di un
                     quarto di milione di uomini, donne e bambini a fuggire dalle loro
                     case e a cercare fortuna in Italia e oltreoceano. Dall'Istria e dalla
                     Dalmazia, queste comunità italiane furono strappate a forza, quasi
                     totalmente cancellate. Fu come se un pezzo d'Italia sprofondasse o
                     non fosse mai esistito. Per più di vent'anni l'Esodo e le Foibe sono
                     state un episodio dimenticato; Raoul Pupo ha riempito questo vuoto
                     e ritracciato, per la prima volta in una prospettiva di lungo periodo, la
storia di queste comunità: le persecuzioni fasciste con la conseguente emigrazione di
croati e sloveni tra le due guerre, l'aggressione italiana della Jugoslavia nel 1941, gli orrori
della guerra partigiana e della controguerriglia, le stragi delle Foibe nel 1943 e nel 1945, la
interminabile "questione di Trieste" e l'ondata migratoria verso l'Australia alla fine degli
anni Cinquanta. Un libro che accanto alla fredda documentazione storica pone la
testimonianza semplice e autentica degli esuli, che danno voce al racconto vivido degli
orrori e delle violenze, della loro tragica condizione di profughi e delle difficoltà di
integrazione.

                    Carlo Sgorlon “La foiba grande”
                    Le tragiche vicende vissute dai popoli della ex Jugoslavia sul finire del
                    Novecento richiamano alla memoria la tragedia che travolse gli
                    italiani d'Istria durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Una
                    pagina oscura della storia che Carlo Sgorlon riporta alla luce narrando
                    le vicende di Benedetto e della gente di Umizza. Un dramma umano,
                    familiare, corale, in cui l'odio cancella l'amicizia, la paura annulla la
                    fiducia. È l'incubo della morte nelle buie profondità delle foibe, il
                    dramma dell'esilio forzato da una terra amatissima. Tra leggenda e
                    verità, un romanzo indimenticabile, un omaggio forte e struggente ai
morti e ai sopravvissuti di una guerra dimenticata.
Gianni Oliva “Foibe”
                   Tra il maggio e il giugno 1945 migliaia di italiani della Venezia Giulia,
                   dell'Istria e della Dalmazia vennero uccisi dall'esercito del maresciallo
                   Tito, gettati nelle "foibe" o deportati nei campi sloveni e croati, dove
                   morirono di stenti e malattie. In una strategia mirata a colpire chiunque
                   si opponesse all'annessione delle terre contese alla "nuova" Jugoslavia,
                   caddero collaborazionisti e repubblichini, membri del CLN, partigiani,
                   comunisti, e soprattutto tanti cittadini comuni travolti dal clima di
                   torbida violenza di quelle settimane. Se nella Venezia Giulia le ferite
sono rimaste aperte alimentando la memoria di quei tragici fatti, nel resto del Paese sugli
eccidi di Tito è gravato per oltre mezzo secolo un colpevole silenzio. In questo libro
intenso e inquietante Gianni Oliva, attingendo a una puntuale documentazione
d'archivio e bibliografica, ricostruisce le vicende di quei giorni in tutte le loro
articolazioni politiche, militari e diplomatiche, restituendo alle "stragi negate" la loro
verità e proponendole come patrimonio collettivo della storia nazionale.

                     Gianni Oliva “Esuli”
                     Gianni Oliva ripercorre la vicenda degli italiani esuli nel suo insieme,
                     dalla fine della Prima guerra mondiale a oggi, in un libro ricco di
                     immagini inedite. Dall'annessione dell'Istria e della Dalmazia,
                     all'occupazione italo-tedesca della Iugoslavia (1941-43), dai
                     bombardamenti alleati di Zara e di Fiume fino all'occupazione di
                     Trieste nel 1945 da parte delle truppe di Tito e gli infoibamenti. Nella
                     seconda parte, il libro testimonia la successiva esperienza dell'esodo:
                     le partenze da Pola e dall'Istria, lo svuotamento dei villaggi, i
                     documenti relativi alle opzioni di nazionalità, gli incidenti di Trieste
del 1953, la "slavizzazione" dell'Istria e della Dalmazia. L'ultima parte illustra i campi
profughi e la precaria sistemazione dei giuliano-dalmati in un'Italia impoverita dalla
guerra e poco sensibile a un dramma che ne ricordava la sconfitta: immagini di vita
famigliare e di vita sociale, sullo sfondo di reticolati e di strutture fatiscenti sparse in ogni
regione italiana. Conclude il volume l'immagine del concerto diretto da Riccardo Muti il
13 luglio 2010 in piazza Unità d'Italia a Trieste, alla presenza di Giorgio Napolitano e dei
presidenti di Slovenia e Croazia, promessa di una ricomposizione delle diverse
"memorie".

Marco Pirina “Sognare una patria”
Marco Pirina “1945-1947 guerra civile”
Marco Pirina “1945-1947 guerra civile: la rivoluzione rossa”
Marco Pirina “1943-1945 donne nella guerra civile italiana”
Marco Pirina “Registro della vittime del confine orientale”
Frediano Sessi “Foibe rosse”
                      Norma Cossetto venne gettata ancora viva nella foiba di Villa Surani
                      (in località Antignana) nella notte tra il 4 e il 5 ottobre del 1943. A
                      quell’epoca, aveva ventitré anni ed era iscritta al quarto anno del
                      corso di laurea in lettere e filosofia, presso l’Università degli studi di
                      Padova. I suoi assassini, partigiani di Tito, che dopo il crollo del
                      regime fascista tentano di prendere il potere in Istria per annetterla
                      alla Jugoslavia, non hanno alcuna pietà della sua giovinezza e
                      innocenza e, prima di ucciderla, la violentano brutalmente.
                      L’assassinio di Norma Cossetto e di tutti quegli uomini e quelle
                      donne che furono infoibati o che morirono in altro modo (a causa
delle torture subite, nei campi di deportazione, annegati in mare ecc.) per mano delle
truppe titoiste mostra, tra l’altro, verso quale orizzonte ci si dirige “quando si ritiene che
la verità della vita è lotta, e che non tutti gli esseri umani sono provvisti della medesima
dignità”. E quanto è accaduto in Istria nel corso della Seconda guerra mondiale ci dice
assai bene che nessuna comunità umana può considerarsi definitivamente al riparo da
simili eccessi di violenza e terrore. Foibe rosse non è solo la narrazione del dramma di
una giovane ragazza e della sua famiglia, è anche un grande affresco storico sulla tragedia
delle foibe, sugli orrori del nazismo e del fascismo in terra d’occupazione, e del
comunismo jugoslavo, vista dalla parte delle vittime.

                    Stefano Zecchi “Quando ci batteva forte il cuore”
                    Pola 1945. La Storia è crudele con gli italiani dell'Istria, della
                    Dalmazia e di Fiume: se nel mondo si festeggia la pace, qui le loro
                    sofferenze non hanno tregua. Nives, maestra di scuola, si batte con
                    grande coraggio nella difesa dei confini della patria. Sergio, suo figlio,
                    ha sei anni, è cresciuto con lei, ha visto il padre per la prima volta
                    soltanto al suo ritorno dalla guerra. Per lui prova soggezione, quasi
                    diffidenza. Intanto la politica internazionale, con l'annessione
                    dell'Italia orientale alla Jugoslavia, travolge l'esistenza degli istriani.
                    Nel turbine di questa tragedia che sconvolge amori e amicizie, Flavio
                    e Sergio, padre e figlio, impareranno a conoscersi, suggellando
un'affettuosa dolcissima alleanza che li aiuterà, dopo imprevedibili avventure e grandi
sofferenze, a costruire una nuova vita insieme. Nelle pagine di questo romanzo, la
rigorosa ricostruzione di un periodo terribile e ancora poco conosciuto del Novecento si
accompagna a una storia intima, delicata, toccante: un affresco importante, che illumina
il dramma di un popolo e insieme racconta tutta l'emozione di un grande amore tra
padre e figlio.
Nando Vitali “i morti non serbano rancore”
Nonostante il padre, Carlo Goretti, sia morto da ormai 15 anni, il rapporto di Lorenzo,
                               suo figlio, con la sua memoria è ancora irrisolto e molto
                               tormentato. Lorenzo comincia così a ripercorrere la vita di
                               questo eroico padre, capitano insignito della Croce di
                               guerra, uomo colto amante di lirica e letteratura e così
                               distante da lui. Lorenzo comincia così, una lunga ricerca
                               sulla figura paterna e gli compare alla mente il fantasma
                               della sorella Marianeve, morta prematuramente. È
                               Marianeve a raccontargli che il capitano combattè al confine
                               orientale i partigiani di Tito, ebbe un'amante, l'enigmatica
                               Ivanka, che metteva in guardia Goretti dal capo partigiano
                               Eric "il Rosso", di cui però era allo stesso tempo l'amante;
                               Ivanka tradì così il capitano facendo uccidere i suoi uomini
su un ponte minato in cui Goretti fu l'unico superstite. Lorenzo indaga sulle foibe,
facendo ricerche sui libri, e interrogando un sopravvissuto napoletano: Cristiano Rocca.
Rocca è quasi impazzito per l'ossessione di essersi salvato, e racconta a Lorenzo di esser
stato proprio lui a uccidere il capo partigiano Eric. Come ultimo gesto per la
riconciliazione con la figura paterna Lorenzo decide di aprire un baule con le carte e le
lettere del padre, tra cui trova una cartolina inviata proprio al capitano da Cristiano
Rocca: i due si erano quindi conosciuti e Lorenzo riesce così a risolvere un doloroso
capitolo della propria vita.
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