La storia e gli strumenti antichi dell'Osservatorio Astronomico di Torino

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La storia e gli strumenti antichi dell'Osservatorio Astronomico di Torino
'Osservar le Stelle – 250 Anni di Astronomia a Torino'
La storia e gli strumenti antichi dell’Osservatorio Astronomico di
                              Torino

Nel 2009, proclamato dall’ONU Anno Internazionale dell’Astronomia, il mondo
scientifico torinese non solo ricorda il momento in cui, 400 anni orsono, Galileo
Galilei rivolse per primo un telescopio verso il cielo, ma celebra anche i 250 anni
di vita e attività dell’Osservatorio Astronomico di Torino, con la mostra 'Osservar
le Stelle – 250 Anni di Astronomia a Torino' che s’inaugura a Torino il 1 ottobre
2009.

La mostra è organizzata dall’Osservatorio Astronomico di Torino dell’Istituto
Nazionale di Astrofisica, in collaborazione con il Consiglio Regionale del
Piemonte, la Fondazione Palazzo Bricherasio e la Thales Alenia Space.
All'inaugurazione interverrà anche L. Levi Strauss dell'UNESCO, organizzazione
che sta mostrando particolare attenzione al patrimonio storico dell'Osservatorio.

Attraverso gli antichi strumenti e i documenti
esposti, emerge uno spaccato del tutto unico
della vita culturale della città di Torino e del
regno sabaudo, prima, della regione Piemonte,
poi. Gli studi astronomici iniziano verso la metà
del Settecento, in un’epoca particolarmente
vivace sotto il profilo culturale e scientifico ed
hanno un carattere applicativo che rimarrà
prevalente nel corso di due secoli e mezzo di
storia: dalla misura dell'arco di meridiano del geniale fisico Giambattista
Beccaria, che è considerato l’iniziatore dell’astronomia a Torino, al servizio
internazionale delle latitudini, all'attuale coinvolgimento in esperimenti spaziali,
con forti connotati tecnologici. Il percorso della mostra fa emergere con
chiarezza le figure dei grandi astronomi, che nel settecento e ottocento hanno
dato lustro all’ambiente scientifico torinese. Mette in luce le figure dei direttori
che si sono susseguiti nel corso di due secoli e mezzo, accomunati dal desiderio
di dotarsi, per quanto possibile, di strumenti sempre più raffinati e di migliorare
progressivamente le capacità osservative cercando sempre nuove ubicazioni per
i loro telescopi. La specola torinese troverà via via la sua collocazione sui tetti di
alcuni tra i palazzi più prestigiosi della città, come il palazzo del Collegio dei
Nobili e Palazzo Madama, fino a quando all’inizio del novecento verrà trasferita
La storia e gli strumenti antichi dell'Osservatorio Astronomico di Torino
definitivamente sulla collina torinese lontano, per lo meno all’epoca, dalle luci
della città.

                                             Dal percorso espositivo emerge
                                             anche lo stretto legame tra
                                             l'astronomia torinese, le Istituzioni
                                             di cui l’Osservatorio ha fatto parte
                                             in passato - l’Università e
                                             l’Accademia delle Scienze - e le
                                             vicende storiche della città.
                                             Le vite dei grandi astronomi
                                             inevitabilmente s’intrecciano con la
                                             storia di Torino, nella sua
trasformazione da capitale sabauda settecentesca a città industriale del XX
secolo, e con quella dei regnanti di casa Savoia la cui curiosità per le scienze
portò alla costruzione del primo grande telescopio in città.

Il pubblico potrà apprezzare la collezione, pressoché completa e appena
restaurata, degli strumenti antichi che hanno accompagnato la ricerca
astronomica nel suo evolversi. Il restauro, reso possibile dal finanziamento del
Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, è stato realizzato
dall’Associazione per il Restauro degli Antichi Strumenti Scientifici di Brera,
Milano. La personalità dei più eminenti tra gli scienziati, impegnati nelle ricerche
di astronomia e geodesia, è messa in luce dai testi originali che raccolgono i
risultati della loro opera scientifica e dai molti documenti tuttora conservati
nell’archivio dell’Osservatorio e nell’Archivio di Stato di Torino.

                               A Palazzo Lascaris sono esposti, nella splendida
                               scenografia secentesca, i telescopi di maggiori
                               dimensioni e i modelli di due sonde spaziali
                               realizzate dalla Thales Alenia Space di Torino che
                               si    ricollegano      idealmente     alla   ricerca
                               dell’Osservatorio: il satellite GOCE continua, anche
                               se con metodologia diversa, la tradizione delle
                               misurazioni della gravità terrestre e delle sue
                               anomalie, inaugurata da Padre Beccaria; la sonda
                               ExoMars sottolinea l’interesse alla planetologia di
                               Giovanni Plana, che dedicò i suoi più importanti
                               studi al moto della Luna, raccolti nel testo Théorie
du mouvement de la Lune.

A Palazzo Bricherasio la mostra si snoda attraverso quattro sale. Nella prima
sono esposti strumenti astronomici – strumenti meridiani, telescopi, teodoliti,
sestanti, pendoli, eliostati -, testi scientifici d’epoca, documenti di archivio,
mappe di campagne osservative, foto d’epoca e ritratti di astronomi e reali
sabaudi, che illustrano la vita dell’Osservatorio dagli inizi fino alla direzione di
Mario Girolamo Fracastoro, che tra l’altro costruì l’ultimo grande telescopio
dell’Osservatorio. Le altre sale sono dedicate all’iniziatore dell’astronomia
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torinese, Padre Giambattista Beccaria, a Giovanni Plana, direttore
dell’Osservatorio per più di 50 anni, e a padre Giovanni Boccardi che trasferì
l’Osservatorio da palazzo Madama alla sede attuale. Nella sala dedicata a Padre
Beccaria sono esposti il testo originale del Gradus Taurinensis e gli unici due
strumenti giunti fino a noi del settecentesco Gabinetto di Fisica dell’Università di
Torino, utilizzati nelle ricerche del grande scienziato - gli strumenti sono
gentilmente concessi dal Liceo Classico G. B. Beccaria di Mondovì. La sala
dedicata a Giovanni Plana è ricca di strumenti ottocenteschi e documenti che
testimoniano i rapporti di Plana con la corte e l’amministrazione sabauda. Nella
sala dedicata a Padre Boccardi si ricostruisce tra l’altro un ambiente di lavoro dei
primi del novecento nella nuova sede di Pino Torinese.

Nella mostra il richiamo ai nostri giorni è accennato dall’esposizione di due
modelli dei gioielli prodotti dall’industria aerospaziale torinese. Nell’ultimo
quarto di secolo, cioè dall’epoca di M. G. Fracastoro, l’ultimo direttore ricordato
nella mostra, l’Osservatorio ha assunto le dimensioni di uno tra i maggiori
osservatori astronomici italiani, ha aperto la sua ricerca a nuovi campi che si
sono aggiunti a quelli tradizionali dell’astrometria, della planetologia e della
fisica stellare, tra cui la fisica solare, l’astrofisica dei plasmi, astrofisica galattica
ed extragalattica e la cosmologia, oltre alle ricerche tecnologiche e di laboratorio.
In termini di progetti sperimentali, al presente, il fiore all’occhiello è
rappresentato dalla ricerca spaziale: l’Osservatorio ha la responsabilità di uno
dei grandi strumenti del Solar Orbiter (ESA), la sonda spaziale che orbiterà
intorno al Sole spingendosi molto all’interno dell’orbita di Mercurio e di uno dei
nodi europei per l’elaboratissima e preziosissima analisi dei dati di GAIA (ESA),
la missione astrometrica che raggiungerà un numero quasi impensabile di
debolissime stelle per ridisegnare la mappa del cielo.

Nel promuovere e progettare la mostra la Direzione dell’Osservatorio si è avvalsa
principalmente del consiglio di Anna Curir, Mario Di Martino e Giuseppe
Massone dell’Osservatorio Astronomico di Torino e del Comitato Scientifico
costituito da esponenti di spicco dell’Accademia delle Scienze, dell’Università
degli Studi di Torino - Facoltà SMFN, dell’Archivio di Stato, della Thales Alenia
Space, e dell’ Associazione Apriticielo.

La mostra è stata realizzata con il sostegno dei seguenti enti: Fondazione CRT -
Cassa di Risparmio di Torino, Istituto Nazionale di Astrofisica, Ministero
dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, Regione Piemonte - Direzione
Promozione Attività Culturali, Istruzione e Spettacolo e con il patrocinio del
Centro UNESCO di Torino.

I documenti e gli strumenti esposti provengono da: l’Osservatorio Astronomico
di Torino, l’Accademia delle Scienze di Torino, l’Archivio di Stato di Torino,
l’Archivio Storico della Città di Torino, la Biblioteca Civica del Comune di Torino,
il Liceo Classico G. B. Beccaria di Mondovì, la Thales Alenia Space di Torino.
La storia e gli strumenti antichi dell'Osservatorio Astronomico di Torino
In occasione dell’inaugurazione sarà presentata una targa a commemorazione
del Prof. Mario Girolamo Fracastoro, a cui sarà dedicato il telescopio da lui
                                        costruito che ancora oggi è operativo.

                                       Durante il periodo della mostra
                                       ‘Osservar le stelle’, Palazzo Lascaris
                                       ospiterà     il   Torino      Cosmology
                                       Colloquium ‘Latest News from the
                                       Universe’, organizzato con il prezioso
                                       ausilio di Alba Zanini, sezione INFN di
                                       Torino, e con il patrocinio ed il
                                       supporto del Centro UNESCO di Torino,
                                       nel quadro della prestigiosa Ecole
                                       Internationale Daniel Chalonge, diretta
                                       da Norma Sanchez. Al colloquium
                                       parteciperà il Premio Nobel 2006,
                                       George Smoot.
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