LA SOCIETA' DELLA WELLNESS

Pagina creata da Nicolò Bianchi
 
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CAPITOLO I
              LA SOCIETA’ DELLA WELLNESS
Questo capitolo illustra le caratteristiche principali che connotano la wellness nel
panorama della “post-modernità”.
L’evoluzione del concetto nella sua complessità mette in luce gli aspetti materiali e
immateriali che esso abbraccia, mettendo a fuoco le trasformazioni avvenute a livello
di culture del benessere nella società del terzo millennio.
Lo schema AGIL mette in luce le dimensioni prevalenti della wellness
contemporanea (prestativa, preventiva, edonista, identitaria) da cui emerge una
rappresentazione del benessere non semplicemente centrata sull’autorealizzazione
personale ma anche alla collettività.

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Negli ultimi decenni nelle società più sviluppate è cresciuta la consapevolezza che il
benessere fisico e materiale sia uno degli obiettivi primari per l’uomo del terzo
millennio, desideroso di curare al meglio il proprio fisico assieme al proprio spirito.
Il passaggio alla società postindustriale e la progressiva de-materializzazione dei
bisogni è alla base di tale evoluzione: alla possibilità di avere (beni, servizi, ecc.) si
associa la possibilità di essere (partecipare, relazionarsi ecc.).

Difficile fornire una definizione di benessere trattandosi di un concetto ampio e
multidimensionale in grado di abbracciare aspetti materiali e immateriali. Infatti i
mutamenti valoriali nel passaggio alla post-modernità hanno portato alla rinnovata
centralità del corpo, al valore della vita mettendo in evidenza l’urgenza di voler
vivere meglio e con una maggiore consapevolezza.

Il termine inglese wellness si sviluppa intorno agli anni ’70 negli Stati Uniti dove il
medico americano Halbert Dunn creò il termine, unendo i termini fitness (buono stato
di forma fisica e mentale ottenuto principalmente tramite attività fisica motoria
costante) e well-being (stare bene a livello psicologico, sociale e culturale):

   • wellness traduce così l’idea di miglioramento delle condizioni di benessere
     e di salute dell’individuo non tralasciandone le radici concettualmente legate
     alla sensazione di piacevolezza e di cura.

La trasformazione della quale la wellness (corpo, pratica motoria, salute) è
protagonista rappresenta un indicatore socio-culturale importante quanto innovativo
nel panorama delle scienze sociali a cavallo fra modernità e post-modernità.

La filosofia della wellness va oltre il lifestyle inteso come regolare attività fisica,
sana alimentazione e approccio positivo alle di tutti i giorni, identificando piuttosto
una condizione verso cui tendere e che permette di coniugare aspetti relativi al corpo
quanto alla mente degli individui ed al contesto nel quale vivono.

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La cultura post-moderna concepisce il corpo come luogo di identità ed unicità
dell’individuo considerandolo un soggetto capace di comunicare e di relazionarsi con
altri ambienti e soggetti.
La rinnovata centralità del corpo risponde ad una domanda sociale di
riappropriazione sensoriale sia individuale sia collettiva, di fatto essa apre le porte al
protagonismo del sistema sportivo protagonista del terzo millennio ed
essenzialmente legato ad una cultura del consumo di natura esperienziale, votata cioè
alla ricerca di esperienze da vivere, connesse alle sensazioni fisico-emotive per cui si
apre di conseguenza ad una pluralità di pratiche sportive differenziate, slegate da
carattere agonistico e/o disciplinare, e scoprendo nuove funzioni: prevenzione
sanitaria, inclusione sociale, integrazione, linguaggio universale, etc.., sullo sfondo di
una concezione di salute non più considerata come semplice assenza di malattia,
bensì uno stato più completo di benessere che si può raggiungere con il
perseguimento di stili di vita salubri e laddove la pratica sportiva ricopre un ruolo
primario. La salute richiede il convergere positivo di aspetti psicofisici, mentali,
sociali e spirituali.

Una recente definizione dell’Oms (2006) sottolinea infatti che “il benessere
corrisponde allo stato ottima di salute di individui e gruppi di persone, caratterizzato
da due aspetti fondamentali: la realizzazione delle massime potenzialità del soggetto
a livello fisico, psicologico, sociale, spirituale ma anche economico; nonché
l’appagamento delle aspettative del proprio ruolo nella famiglia, nella comunità,
nella comunità religiosa, nel luogo di lavoro e in altri contesti”.

La vasta articolazione di questo settore della Wellness (palestre, termalismo, parchi
divertimento ecc..) manifesta il cambiamento negli stili di vita e nei consumi degli
italiani, mossi dalla ricerca di un approccio al benessere psico-fisico orientato ad una
qualità della vita più salubre.

Sullo sfondo si ha l’evoluzione dei consumi che progressivamente presentano
caratteristiche meno mercificanti e più personalizzanti, alle quali si intrecciano pure
nuove rappresentazioni collettive del concetto di benessere che aumenta il proprio
livello di complessità senza nascondere le proprie contraddizioni.

Alla costante ricerca di benessere sociale come espressione tipica della società
moderna si affianca infatti un costante malessere, tuttora irrisolto, nella constatazione
che il perseguimento di questo obiettivo crea paradossalmente incapacità di percorsi
di vita buona intesa come agire di senso umano autentico.
Le crisi di quel welfare state basato sul benessere individuale come presupposto di
quello collettivo che ha caratterizzato il Novecento, ha aperto nell’era della
globalizzazione l’idea che il benessere individuale sia sempre concorrenziale verso
quello altrui in ogni ambito di vita (lavoro, consumi, risorse pubbliche).

Ciò apre ad una serie di nuovi rischi in termini quantitativi (crescita esponenziale di
persone povere), sia qualitativi (malesseri, disagi, patologie di carattere
prevalentemente psico-relazionale: paura, ansia, stress ….).
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Questo a conferma del fatto che nella modernità avanzata, afferma Ulrich Beck, la
produzione sociale di ricchezza procede parallelamente alla produzione sociale di
rischi.
L’argomentata complessità del concetto stimola a considerare l’uso di uno schema
concettuale rigoroso come lo schema AGIL.

Elaborato       da      Talcott      Parsons      per      analizzare        un      sistema       sociale.
Il paradigma si fonda sull’assunto centrale che ogni struttura sociale per garantire la propria
continuità deve risolvere quattro classi di problemi funzionali, indicate dalle lettere dell’acronimo:
A - adaption (funzione adattiva);
G - goal attainment (raggiungimento degli scopi);
I - integration (funzione integrativa);
L - latency (latenza).

Le risposte alle quattro esigenze funzionali sono tra loro interconnesse e la loro suddivisione è solo un
espediente analitico per poter meglio studiare le tensioni che inevitabilmente si vengono a creare tra
le quattro esigenze. paradigma parsoniano, quindi, elabora la società come un insieme di strutture in
tensione fra loro che rispondendo a funzioni diverse in un continuo processo di adattamento cercano di
assicurare l’equilibrio e l’ordine necessario alla continuità di un sistema sociale che non è, così,
necessariamente statico e stabile. In altre parole, il paradigma intende proporre un modello analitico
che fornisca la possibilità di studiare l’evoluzione e il cambiamento all’interno dell’ordine dei sistemi
sociali.

Questo schema rappresenta lo strumento “bussola” della sociologia, in grado di
individuare le dimensioni di qualsiasi fenomeno a partire dalle funzioni che esso
svolge all’interno del sistema sociale stesso.

Le quattro dimensioni emergenti della wellness sono:
   1. dimensione prestativa: invia a realizzare una buona salute utilizzando al
      meglio i mezzi disponibili nell’ambiente.
   2. dimensione preventiva: la wellness è considerata un fine specifico, una realtà
      da proteggere dai possibili rischi creati da una società in cui l’inquinamento e
      l’uso di sostanze nocive nell’alimentazione innalzano la soglia di pericolosità
      per la salute;
   3. dimensione edonista: la buona salute si orienta alle norme prevalenti nella
      società dell’immagine e dell’entertainment e viene perseguita ricorrendo a cure
      estetiche, a trapianti e al modellamento del corpo.
   4. dimensione identitaria: la buona salute viene posta al centro del percorso
      biografico del soggetto (individuale o collettivo).

Tale rappresentazione indica la multidimensionalità del concetto “Wellness” e le
interazioni fra i vari percorsi indicati, evidenziando un pluralismo che esprime sia le
trasformazioni culturali dei bisogni dell’individuo, sia tendenze emergenti nella
società post-moderna.

Lo sport rappresenta uno straordinario motore di cambiamento sociale, infatti il
sistema sport, grazie alle sue interazioni con gli altri aspetti della vita associata, può
intendersi come specchio dello sviluppo di una nazione. I paesi più modernizzati da
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tempo ormai devolvono risorse sempre maggiori alla promozione delle attività
motorie e sportive tra la popolazione.

Le ragioni di ciò vanno ricercate
   • nei valori connessi alla pratica sportiva,
   • nell’importanza sociale delle associazioni sportive e del volontariato,
   • nella crescente diffusione della cultura del tempo libero e
   • nella rilevanza economica dell’industria sportiva in tutti i suoi molteplici
      aspetti.

L’indagine svolta la Eurobaromestro nel 2010 illustra una crescente propensione a
svolgere attività fisica in maniera informale (bicicletta, passeggiate, ballo…) che
coinvolge almeno una volta alla settimana il 65% della popolazione europea.
Una tendenza sempre più apprezzata che mette in luce un nuovo popolo di praticanti
desideroso di coniugare distrazione, relax e movimento all’insegna della buona
salute.
La finalità di queste persone è proprio quella di preservare e migliorare il proprio
stato di salute, a segui motivazioni quali:
    • miglioramento della forma fisica (41%)
    • relax (39%)
    • divertimento (31%)
    • miglioramento del proprio aspetto fisico (24%)
    • contrastare gli effetti dell’invecchiamento (15%)
    • rafforzare la propria autostima (10%)

Il diffondersi degli sport open air prova l’affermarsi di una cultura post moderna che
mostra lo spostamento progressivo dall’ideale agonistico della prestazione corporea a
quello edonistico/espressivo del benessere corporeo.

Questo fatto si riscontra dai dati di una ricerca Istat sull’evoluzione delle pratiche
sportive e delle attività fisiche svolte dagli italiani dagli anni ’60 all’inizio del 2000
che ha visto aumentar il numero dei praticanti non limitatamente alle fasce giovanili.

La fotografia più recente scattata in Italia dal rapporto Coni-Istat (2011) illustra
come la pratica sportiva ha coinvolto 19 milioni e 234 mila praticanti, di questi:
   • 22,8% pratica attività sportive con continuità
   • 10,2% si dedica all’attività sportiva in maniera saltuaria

Sono 22 milioni e 323 mila (38,3%) le persone che dichiara di non praticare sport né
attività fisica nel tempo libero per mancanza di tempo.
In questi ultimi anni si denota un’inversione di tendenza che vede la quota dei
sedentari ridursi sensibilmente (2,3 punti % ovvero 1 milione e 203 mila in meno) i
quali, pur non praticando uno sport, hanno svolto in generale attività fisiche
(passeggiate, nuoto libero, bicicletta ecc..) a conferma dell’ampliarsi della quota di
persone che concepisce la pratica motoria come stile di vita sano e salubre.

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Quindi l’attività motoria orientata alla wellness rappresenta
  • il passaggio dalla preparazione fisica sostenuta dalla cultura della fitness ad
     un’idea più ampia che intende il corpo come centro principale di sensazioni,
     emozioni ed immagini positive del sé e del contesto che lo circonda.

diviene
   • uno dei principali linguaggi attraverso cui dare forma e voce alla propria
      identità infatti lo sport da strumento razionale di educazione del corpo e
      dell’anima diviene luogo di esplorazione, di sperimentazione e costruzione del
      Sé, modalità attraverso cui il soggetto può conoscere se stesso e il mondo.

Nella cultura odierna vige conseguentemente un forte interesse commerciale per il
corpo in buona salute che è indicatore di capitale culturale: il focus dell’attenzione
collettiva è infatti posta sul corpo esteticamente bello, in forma ed atletico.

L’applicazione dello schema AGIL ha permesso di ricavare quattro immagini del
corpo secondo la cultura post-moderna:
   • il corpo come organismo biologico: è il concetto del corpo adattato
      all’ambiente e in buona salute;
   • il corpo come fine in se stesso: è l’immagine del corpo efficiente, proteso a
      raggiungere il successo nelle competizioni sportive;
   • il corpo come immagine esteriore: riflette le norme e i canoni di bellezza
      estetica che prevalgono nell’attuale società dello spettacolo e non solo;
   • il corpo come trasmissione dei valori: è l’idea dell’armonia fra anima, mente e
      corpo.

Ne emerge una concezione multidimensionale del corpo post-moderno le cui
immagini evidenziano un’idea di flessibilità, di un corpo cioè oggetto di scelte e di
opzioni, che predilige la via della metamorfosi continua per raggiungere determinati
obiettivi.
Questo modello, però, sembra portare alle estreme conseguenze il progetto del
benessere che sta portando ad un progressivo aumento di atteggiamenti morbosi,
ossessivi, patologici nei suoi confronti: doping, anoressia, bulimia….

La straordinaria evoluzione della wellness e la sua affermazione nella cultura
contemporanea si inserisce in un quadro evolutivo tanto socioculturale quanto
economico, come dimostrato dal noto “libro bianco dell’Unione Europea”, che
evidenzia un valore economico che complessivamente si attesta sui 407 miliardi di
euro in Europa, mentre in Italia si parla di un fatturato annuo che si aggira intorno ai
50 miliardi di euro.
Oggi nel nostro Paese le imprese legate al benessere sono oltre 30 mila di cui il 78%
situato nelle regioni del Nord Italia. All’interno di questo gruppo troviamo centri
benessere 8%, centri estetici 80%, palestre 12%.

L’Italia, in questo quadro, appare, fra i cinque mercati più virtuosi della wellness,
preceduta solo da Stati Uniti, Cina, Giappone e Germania.
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