La scommessa della Tunisia: dopo la dittatura fiorisce l'economia solidale

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La scommessa della Tunisia: dopo la dittatura fiorisce l'economia solidale
La scommessa
della Tunisia:
dopo la dittatura
fiorisce l’economia
solidale
NEL DICEMBRE DEL 2010 SCOPPIAVANO LE PRIME PROTESTE CONTRO BEN ALÌ.
IL PROCESSO DEMOCRATICO AVANZA

Donne e giovani di quattro regioni svantaggiate del Paese sono i protagonisti
dei progetti di riscatto sociale sostenuti anche dall’ong italiana Cospe. Il nostro
viaggio, da Tunisi a Jendouba, tra laboratori artigianali e campi agricoli

Reportage di Ilaria Sesana
La scommessa della Tunisia: dopo la dittatura fiorisce l'economia solidale
Reportage

In apertura,
in alto, Leila
Horchani, 27
                      M             adame Baja Hizaoui ha sessant’an-
                                    ni e quattro figli. Si siede a terra, la
                                    schiena dritta e la pesante macina
                                                                                di Casa Rahyana sono state pensate per dare una
                                                                                risposta alle esigenze delle donne di Jendouba
                                                                                -spiega Nacyb-. Attualmente sono circa un cen-
anni, dopo il                       di pietra posata davanti a sé. Con          tinaio quelle che frequentano le nostre attività”.
master sta conti-                   la mano sinistra gira velocemente
nuando gli studi      il disco superiore, mentre con la destra alimenta         “Maison Rahyana” è uno dei progetti che l’ong
per conseguire        la macina versando manciate di orzo. Aiutandosi           italiana Cospe, presente in Tunisia dagli anni
una specializza-      con due setacci separa la pula dai chicchi, fino          Novanta, sostiene oggi attraverso il progetto
zione sull’agricol-   a ottenere una farina grezza che mostra con or-           “Initiative d’emploi en economie sociale et so-
tura biologica.       goglio nel palmo della mano. “Sono l’unica don-           lidaire en Tunisie” (Iess), lanciato nel 2014 e fi-
In basso, l’am-       na in tutta la regione di Jendouba che ancora fa          nanziato dall’Unione Europea. L’obiettivo è pro-
biente interno        questo tipo di lavorazione”, spiega con orgoglio.         muovere l’occupazione attraverso lo sviluppo
dell’atelier di       Puntualizzando che questa tecnica permette di             dell’economia sociale, con un’attenzione parti-
“Tili Tanit”, dove    conservare intatto il gusto e tutte le proprietà dei      colare alle iniziative imprenditoriali dei giovani
lavorano cinque       cereali: “Le mie farine sono molto più buone di           e delle donne. Fra agricoltura e turismo, trasfor-
ricamatrici. La       quelle industriali”, assicura.                            mazione dei prodotti alimentari e artigianato, il
loro giornata la-                                                               progetto Iess si concentra in quattro regioni par-
vorativa prevede      Per lungo tempo Baja ha venduto i suoi prodotti           ticolarmente svantaggiate della Tunisia: i gover-
un pausa di tre       solo ai familiari e agli abitanti del suo villaggio,      natorati di Jendouba, Kasserine, Sidi Bouzid e
ore per permet-       nel Nord-Ovest della Tunisia, con un guadagno             Mahdia. Proprio a Sidi Bouzid, nel dicembre 2010,
tere alle donne di    minimo. Ma da quando ha iniziato a frequenta-             sono scoppiate le proteste che hanno innescato la
tornare a casa a      re “Maison Rahyana” -uno spazio di aggregazione           primavera araba, la caduta del regime di Ben Alì e
occuparsi della       per le donne di Jenduoba e dei villaggi limitrofi- la     l’avvio di un processo democratico nel Paese.
propria famiglia      sua vita è cambiata in meglio: non solo ha la pos-
                      sibilità di incontrare altre donne, discutere dei         La rivoluzione ha portato cambiamenti epocali
                      problemi quotidiani, trovare supporto e assisten-         nella società tunisina: nel volgere di pochi mesi
                      za. Ora può vendere i suoi prodotti a un pubblico         si sono aperte nuove opportunità di dibattito e
                      molto più ampio.                                          di confronto, la società civile -prima immobile e
                      Mentre Baja illustra le qualità dei suoi prodotti         repressa- è rinata. In pochi anni sono state fon-
                      Nacyb Allouchi, 35 anni, presidente dell’associa-         date migliaia di associazioni. Parallelamente, si è
                      zione, rifinisce la grafica per le etichette di “Friga”   avviato un processo democratico che ha portato
                      (l’antico nome della regione di Jendouba), un             all’elezione di un’assemblea costituente, alla scrit-
                      marchio che riunirà i prodotti alimentari trasfor-        tura di una nuova Carta fondamentale e all’alter-
                      mati dalle donne che orbitano attorno a “Maison           nanza democratica di governo.
                      Rahyana”. “Stiamo portando avanti un percorso
                      di riscoperta e valorizzazione della filiera agroa-       Questo però non è bastato ad avviare una svolta
                      limentare di questi territori -spiega Nacyb-. Sulle       economica nel Paese, segnato anche da due gra-
                      etichette dei prodotti Friga verrà raccontato non         vi attentati terroristici che hanno colpito il setto-
                      solo il prodotto, ma anche la storia di chi lo ha re-     re turistico, uno dei pilastri dell’economia locale.
                      alizzato e trasformato”.                                  Nel 2012 in Tunisia il tasso di disoccupazione uf-
                                                                                ficiale è arrivato al 17,6% per poi scendere al 15%
                      Ma “Maison Rayhana” non è solo uno spazio im-             nel primo trimestre del 2017. E la mancanza di la-
                      prenditoriale. La casa delle donne di Jendouba è          voro resta un problema particolarmente grave per
                      nata sull’onda della rivoluzione del 2011, grazie         i giovani (spesso altamente scolarizzati) e per le
                      all’impegno di un gruppo di ragazze che si sono           donne. “Una delle parole chiave della rivoluzione
                      aggregate attorno a un’esigenza: dare alle donne          del 2011 è dignità”, ricorda Alessia Tibollo, refe-
                      uno spazio dove trovarsi, parlare, confrontarsi e         rente Cospe in Tunisia e coordinatrice del proget-
                      progettare. Oggi l’associazione ha sede in una bel-       to Iess. “L’economia sociale mira a dare una rispo-
                      la villetta con giardino: la grande sala serve come       sta alle istanze della rivoluzione, per questo mira
                      spazio per le riunioni e le attività di formazione,       a creare possibilità di impiego duraturo, ade-
                      una sala più piccola e dotata di pc viene messa           guatamente retribuito e dignitoso -spiega Alssia
                      a disposizione delle studentesse della zona, che          Tibollo-. Con il progetto Iess sosteniamo movi-
                      possono accedere a internet a un prezzo conte-            menti di giovani produttori e donne che voglio-
                      nuto. In un altro locale è stata ricavata una picco-      no fare economia in modo diverso, mettendo al
                      la palestra riservata alle donne. “Tutte le attività      centro la persona, la comunità e il territorio”.

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La scommessa della Tunisia: dopo la dittatura fiorisce l'economia solidale
Paola Di Salvo - Ilaria Sesana

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La scommessa della Tunisia: dopo la dittatura fiorisce l'economia solidale
Reportage

                Donne come Wahida Saadi, artigiana, attivi-
            sta per i diritti delle donne e anima del progetto
            “Artisan Solidaire”, nato nel 2014. L’atelier occu-
            pa tutto il primo piano di una piccola palazzina
            nel cuore di Kasserine una delle zone rurali più
            povere del Paese. Una stanza con due grossi te-
            lai è adibita a laboratorio, mentre in una stanza
            più piccola vengono messi in mostra tappeti co-
            lorati, tessuti ricamati a mano di ogni colore, ce-
            stini e tappeti realizzati con l’alfa, una fibra ve-
            getale molto resistente che cresce nella regione.
            “Il problema principale per le donne artigiane
            della regione di Kasserine sono gli intermediari.
            Che sfruttano il loro lavoro, pagandolo a cottimo
                                                                    Paola Di Salvo - Ilaria Sesana

            e senza riconoscere il giusto valore per quello che
            realizzano”, spiega Wahida. Costrette a lavorare
            da casa, in una situazione di isolamento le donne
            artigiane non hanno la forza di opporsi a questo
            sistema di sfruttamento. E sono costrette ad ac-
            cettare gli stipendi miseri e le condizioni di lavoro
            imposte dagli intermediari. Che poi rivendono i

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loro prodotti con un ampio margine di guadagno.
 Il costo reale per un metro quadro di tappeto, ad
esempio, è di circa 50 dinari (17 euro): all’artigia-
na che lo realizza solitamente viene pagato meno
del suo valore reale (circa 30 dinari) mentre il ri-
carico applicato dall’intermediario può arrivare
fino a 80 euro. “Sono le donne, con il loro lavoro,
a mandare avanti le famiglie. Ma sono sfruttate e
vengono pagate pochissimo -spiega Wahida-. Con
il progetto Artisan Solidaire diamo loro la possi-
bilità di uscire di casa e rendersi autonome da un
punto di vista economico: un lavoro degno e ade-
guatamente retribuito è essenziale per la libera-
zione della donna dall’autorità maschile e dagli
intermediari”.

La possibilità di lavorare all’interno dell’atelier
-un luogo condiviso con altre donne e quindi si-
curo- permette alle donne di ottenere una mag-
giore libertà di movimento: “Molti mariti, padri
o fratelli sono contrari all’idea che le loro donne
escano di casa per lavorare -spiega Wahida-. Ma
quando vedono questo spazio spesso cambiano
idea”.
Il lavoro strutturato in rete, la possibilità di con-
trattare direttamente con i fornitori l’acquisto
della materia prima e soprattutto l’opportunità
di negoziare direttamente i prezzi di vendita con        ricevuto i finanziamenti per acquistare cinque ca-      Qui sopra, un
gli acquirenti permette a queste donne di ottene-        pre (oggi possiede un bel gregge di 35 animali) e il    dettaglio del
re il giusto prezzo per il frutto del proprio lavo-      necessario per un impianto di irrigazione “a goc-       lavoro dell’ate-
ro. “Non abbiamo un reddito fisso perché la pro-         cia” che riduce al minimo gli sprechi d’acqua. “Lo      lier di “Artisan
duzione è ciclica, legata soprattutto alle festività     Stato non ci ha aiutato. Abbiamo perso giornate         solidaire”.
e alle fiere di settore, che si concentrano tra set-     intere per stare dietro alle scartoffie ma non è ser-   Nella pagina ac-
tembre e dicembre -spiega Wahida-. Nell’ultimo           vito a nulla: a noi non servono le carte, abbiamo       canto, in alto, una
periodo però abbiamo avuto un buon numero di             bisogno di lavorare”.                                   foto di Mohamed
ordini diretti da Tunisi e un grosso ordine dagli        Dopo due anni di accompagnamento, oggi il pro-          Bouaziz sul pa-
Stati Uniti”.                                            getto di Leila è ben avviato e lei sogna di cresce-     lazzo delle poste
                                                         re ancora. “Ci sono tante donne nella zona che          a Sidi Bouzid. Il 17
Lo sfruttamento della manodopera femminile è             vorrebbero entrare a farne parte, ma in questo          dicembre 2010 si
ugualmente diffuso in agricoltura: le donne sono         momento non possiamo farlo, non abbiamo ab-             è dato fuoco per
pagate a giornata (15 dinari per otto-nove ore           bastanza terra -spiega-. Abbiamo affittato un           protestare contro
di lavoro) o a cottimo dai proprietari dei campi.        campo di tre ettari, che avvieremo l’anno prossi-       le vessazioni
Leila Horchani, 27 anni e un master nel settore          mo coltivandolo a patate. Purtroppo comprare i          della polizia. Il
agroalimentare all’università di Monastir, ha sfi-       terreni qui in Tunisia è molto difficile”.              suo gesto diede
dato questo sistema dando vita a un progetto che                                                                 inizio alle prote-
oggi permette a lei e ad altre tre donne di vivere       Non solo l’accesso alla terra, ma anche quello al       ste sfociate poi
di agricoltura e allevamento. “Non è stato facile,       credito è particolarmente complicato per gli im-        nella rivoluzione
non abbiamo trovato molto supporto quando ab-            prenditori sociali tunisini. Zaafouri Mohamed           tunisina.
biamo avviato il nostro progetto. Ma questi com-         Fadhel, un giovane ingegnere, ha avviato assieme        In basso, l’in-
menti non mi interessavano, li ho sempre ignora-         a due colleghi “Plastic recovery”, un progetto di       terno di Maison
ti”, spiega Leila, figlia di contadini di Sidi Bouzid.   economia sociale per il riciclaggio della plastica a    Rahyana, a destra
Grazie al supporto di Cospe, Leila ha messo a            Sidi Bouzid. “Non c’è una forma giuridica che ci        la fondatrice
punto il proprio progetto imprenditoriale, ha fat-       permetta di presentarci alle banche come impre-         e presidente
to una valutazione sulla qualità del terreno per in-     sa sociale per chiedere un finanziamento -spiega        dell’associazione
dividuali quali ortaggi si adattavano meglio e ha        Fadhel-. Così in questa prima fase ho chiesto           Nacyb Allouchi

                                                                                                                                 5
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                           il finanziamento a nome mio. Poi, quando               filiera per la gestione dei rifiuti, non ci sono cen-
                       ci sarà bisogno di altre risorse lo faranno i miei         tri di raccolta e stoccaggio per la plastica o altri
                       soci”.                                                     materiali riciclabili. Tutto il lavoro viene fatto da
                       Il progetto di Fadhel va inserirsi in una nicchia          questi lavoratori, spesso sfruttati e sottopagati,
                       produttiva che coniuga la tutela dell’ambiente e il        che raccolgono tutto quello che può essere riuti-
                       rispetto dei diritti dei lavoratori. Lo smaltimento        lizzato e poi lo rivendono a intermediari”, spiega
                       della plastica e dei rifiuti in generale -infatti- è un    Fadhel che si è impegnato a garantire ai suoi rac-
                       problema serio in Tunisia: basta guardare fuori            coglitori un prezzo equo.
                       dal finestrino dell’automobile mentre si attraver-
                       sa il Paese per osservare cumuli di rifiuti ai bordi        “Manca una legge quadro che disciplini e normi
                       delle strade, tra i filari di olivi o vere e proprie di-   il settore dell’economia sociale”, in una sola fra-
                       scariche alle porte delle città. Cui viene regolar-        se Dalia Mabrouk, direttrice esecutiva del “Polo
                       mente dato fuoco nel vano e pericoloso tentativo           Citess” di Mahdia sintetizza la principale ragio-
                       di ridurre la quantità di immondizia.                      ne dei molti problemi che gli imprenditori socia-
                       “Siamo consapevoli della gravità di questo pro-            li come Wahida, Leila e Fadhel devono affrontare
                       blema -spiega Fadhel-. Elaborando lo studio di             ogni giorno. In assenza di una normativa chiara,
                       fattibilità di questo progetto abbiamo deciso di           ad esempio, non è possibile costituire giuridica-
                       concentrarci sulle prime fasi della raccolta e del         mente un’impresa sociale perché la legge tunisi-
                       riciclo della plastica. Nello specifico sulla cosid-       na -attualmente- non contempla una terza via tra
                       detta granulazione. Nella regione di Sidi Bouzid           l’impresa e l’associazione.
                       non c’è nessuno che la faccia”. L’attività di Fadhel
                       è in fase di avvio (i macchinari necessari per trat-       Il “Polo Citess” di Mahdia, creato nel marzo 2017
                       tare la plastica sono arrivati da poche settimane),        nell’ambito del progetto IESS, ha come princi-
                       ma il giovane ingegnere ha già preso contatto con          pale obiettivo quello di fornire agli imprenditori
                       una particolare categoria professionale, essenzia-         sociali servizi di consulenza e attività di forma-
                       le per lo sviluppo della sua impresa: i raccoglito-        zione coinvolgendo le istituzioni del territorio.
                       ri di plastica. “Purtroppo in Tunisia non c’è una          “Il Polo Citess vuole creare uno spazio reale di

Per le donne che
fanno parte della
rete di “Artisan
Solidaire” la pos-
                                                                                                                                          Paola Di Salvo - Ilaria Sesana

sibilità di lavorare
in un atelier con
altre donne
è un’occasione
per uscire di casa
e spezzare così
l’isolamento

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cambiamento e di azione collettiva -spiega Dalia       conservarlo e commercializzarlo. Oggi la pic-          “Impra Desgign”
Mabrouk-. Lavoriamo per rispondere ai bisogni          cola azienda lavora su commissione e guadagna          è un’azienda
degli imprenditori sociali che non hanno gli stru-     300-350 dinari al mese. Ma per fare il vero sal-       gestita da tre
menti di supporto per il loro progetto e che hanno     to in avanti, Marwa dovrebbe ampliare l’attività       giovani donne,
bisogno di accompagnamento, facciamo forma-            e ottenere una certificazione molto costosa (circa     specializzata
zione, consulenza, orientamento. E per quanto ri-      10mila dinari) che le permetterebbe di vendere il      nell’incisione su
guarda la parte economica, aiutiamo gli impren-        suo pesce essiccato anche sugli scaffali dei nego-     legno e altri sup-
ditori a partecipare ai bandi di finanziamento         zi. Le difficoltà che ha dovuto affrontare questa      porti. Per Khawla
internazionali”. Inoltre il “Polo Citess” svolge       giovane ragazza sono state molte: a partire da-        Hamdi, 27 anni,
attività di sensibilizzazione affinché il governo      gli ostacoli che le ha posto la sua stessa famiglia.   uno dei problemi
emani una legge adatta a rispondere ai bisogni         “Non volevano che andassi al porto e lavorassi         principali è farsi
degli imprenditori sociali.                            con i pescatori -sospira-. Un altro problema che       pagare dai clienti:
                                                       devo affrontare è quello dei finanziamenti: per        “Spesso devo far-
A quasi sette anni di distanza dallo scoppio del-      avere credito da una banca nazionale devo fare un      mi accompagnare
la rivoluzione tunisina, l’economia sociale e so-      corso di formazione professionale sulle tecniche       da un parente
lidale può rappresentare un elemento concreto          di conservazione del pesce. Che però in Tunisia        maschio per
e importante per dare una spinta anche allo svi-       non c’è…”                                              ottenere quello
luppo economico del Paese. In modo particolare                                                                che mi è dovuto”,
nelle regioni più povere. “Sotto il regime di Ben      Tra le prime realtà che si sono rivolte agli uffi-     spiega
Alì è stato portato avanti un modello di sviluppo      ci della Citess di Mahdia per chiedere una con-
diseguale, che ha privilegiato Tunisi e le aree co-    sulenza è stato un gruppo di nove donne guidate
stiere, penalizzando le regioni dell’interno -spie-    da Najiba Marioul, già parlamentare durante l’as-
ga Alessia Tibollo-. I modello di sviluppo portato     semblea costituente, fondatrice e presidente del
avanti fino ad ora è stato improntato allo sfrutta-    gruppo “Kheirat el Mahdia”. “Appartengo a una
mento della manodopera, ad esempio nella ma-           famiglia povera e conosco le difficoltà delle don-
nifattura, allo sfruttamento delle risorse idriche     ne, soprattutto di quelle che lavorano nei campi e
e della terra”.                                        che vengono sfruttate”, spiega la donna mente
L’economia sociale offre un’alternativa equa e
giusta all’imprenditoria rapace basata solo sullo
sfruttamento delle risorse. Ad esempio riscopren-
do e valorizzando quei saperi tradizionali e quel-
le tecniche di lavorazione che rischiano di andare
perse. Come ha fatto Marwa Ben Hssine, 23 anni,
che assieme ad altre due giovani “diplomate di-
soccupate” come lei ha dato vita a una piccola at-
tività di lavorazione e conservazione del pesce in
un paesino nella regione di Mahdia.
Il tetto di casa è stato trasformato in essiccatoio
per le acciughe, mentre la piccola cucina di casa è
diventata il laboratorio dove Marwa sfiletta sardi-
ne e orate per metterle sotto sale. A insegnarle il
mestiere e le tecniche di conservazione tradizio-
nale sono state le mogli dei pescatori che ha coin-
volto nel progetto “Chuba Cheb”.

“Ho iniziato a sviluppare il mio progetto impren-
ditoriale con un obiettivo: dare una risposta ai
problemi dei piccoli pescatori della regione, che
non possono competere con i grandi pescherecci
industriali -spiega Marwa mentre sfiletta una pic-
cola orata-. Non è stato facile, ho dovuto affronta-
re molte resistenze, ma ora sono riuscita a creare
una rete con un gruppo di pescatori e con le loro
mogli”. Gli uomini forniscono una certa quantità
di pesce a Marwa che poi si occupa di lavorarlo,

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Reportage

15                       prepara una bsisa, un piatto tipico della cucina
                     tunisina fatto con farina di grano e spezie, olio o
                     latte, arricchito con una cucchiaiata di miele, se-
                                                                                  discussione in Parlamento –spiega Nawel Jabbes,
                                                                                  incaricata per l’economia sociale presso il mini-
                                                                                  stero delle politiche agricole ed ex sindacalista
dinari, pari a       samo e mandorle. “Ma so anche che uno dei pro-               dell’Ugtt-. Questa legge permetterà di dare una
circa 5 euro, è il   blemi principali per chi produce prodotti di buo-            definizione di economia sociale, definisce il peri-
salario quotidi-     na qualità è la commercializzazione: faticano a              metro delle realtà che ne possono far parte e dei
nao medio delle      trovare spazio”, aggiunge.                                   settori in cui può agire. Inoltre istituisce una se-
donne tunisine       Da qui l’idea di creare una rete di donne, ciascu-           rie di agevolazioni fiscali e, in prospettiva, si parla
impiegate in agri-   na con una sua specialità produttiva e una piccola           anche di una banca ad hoc per l’economia sociale.
coltura per 8-9      impresa già avviata o in via di avviamento tra sal-          Una sorta di banca etica dedicata al finanziamen-
ore al giorno        sa di pomodoro, miele, produzione di spezie, olii            to di questi progetti”.
                     essenziali, tonno e piccola pasticceria. “Abbiamo            Nell’attesa che la legge sull’economia sociale di-
                     costituito una Societè mutuelle des services agri-           venti realtà, gli imprenditori tunisini continuano
                     coles (una società mutualistica agricola, ndr) sul           a rimboccarsi le maniche. In un delicato equili-
                     modello di un’impresa simile portata avanti da               brio tra rispetto dei diritti dei lavoratori, amore
                     donne marocchine che ho conosciuto a Tunisi,                 per la tradizione, innovazione e costi: “Ho im-
                     durante un forum -spiega Najiba -. L’obiettivo               parato l’arte del ricamo da mia madre. Lei, le
                     è quello di creare una rete che permetta a tutte             sue sorelle e sua madre erano ricamatrici. Amo
                     di migliorare la propria condizione puntando su              quest’arte perché è un patrimonio del mio Paese”,
                     prodotti buoni, sani e senza additivi chimici”.              spiega il giovane designer Najib Belhadj, creato-
                     “Queste donne hanno deciso di mettersi in rete               re del marchio “Tili Tanit”. Il suo atelier impiega
                     per dare una risposta a un bisogno concreto:                 cinque sarte, che guadagnano 300 dinari al mese
                     commercializzare i propri prodotti –spiega Dalia             oltre ai contributi sociali (che molte aziende inve-
                     Mabrouk-. Si sono rivolte a noi per fare uno stu-            ce non pagano). “Da noi si lavora sei ore, non otto.
                     dio del progetto, valutare la fattibilità e per co-          Le mie ragazze hanno tre ore libere a metà gior-
                     stituire giuridicamente l’associazione. Abbiamo              nata per poter tornare a casa a preparare il pran-
                     iniziato a elaborare uno studio di mercato e ab-             zo per la propria famiglia. E non si lavora come
                     biamo svolto una serie di attività di formazione             nelle grandi imprese, sempre con la fretta e l’an-
                     dal punto di vista economico e finanziario, di ma-           sia di completare il lavoro: voglio che le mie ra-
                     nagement della qualità e di gestione dei conflitti”.         gazze lavorino felici”. Mentre parla, Najib espone
                     Gli ostacoli per gli imprenditori sociali tunisini           con orgoglio un lungo abito nuziale interamente
                     sono molti. E le donne, che vivono una condizio-             ricamato a mano e ricco di colori accompagnato
                     ne di particolare discriminazione in una società             da un gilet ricamato con filo d’argento: un abi-
                     ancora fortemente patriarcale e conservatrice,               to meraviglioso il cui prezzo sfiora i mille dinari.
                     devono affrontare ostacoli ancora maggiori. La               “Quando propongo i miei capi ai clienti mi sen-
                     situazione, però, potrebbe presto cambiare: il go-           to spesso dire che i miei prodotti sono cari. Ma
                     verno, infatti, ha inserito l’economia sociale nel-          non posso abbassare i prezzi –conclude Najib-.
                     la sua “Strategia nazionale di sviluppo 201-2020”            Non possono sfruttare le mie lavoratrici, le mie
                     e ha avviato un percorso legislativo che dovrebbe            ragazze. Sarebbe come sfruttare mia madre o mia
                     portare all’approvazione di una legge quadro nei             nonna”.
                     primi mesi del 2018. “Entro fine 2017 inizierà la            © Altreconomia e Cospe.

                     Un progetto di                                                           Con il contributo di

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                     il punto di vista dell'Unione Europea.

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