La scommessa della Tunisia: dopo la dittatura fiorisce l'economia solidale
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La scommessa della Tunisia: dopo la dittatura fiorisce l’economia solidale NEL DICEMBRE DEL 2010 SCOPPIAVANO LE PRIME PROTESTE CONTRO BEN ALÌ. IL PROCESSO DEMOCRATICO AVANZA Donne e giovani di quattro regioni svantaggiate del Paese sono i protagonisti dei progetti di riscatto sociale sostenuti anche dall’ong italiana Cospe. Il nostro viaggio, da Tunisi a Jendouba, tra laboratori artigianali e campi agricoli Reportage di Ilaria Sesana
Reportage In apertura, in alto, Leila Horchani, 27 M adame Baja Hizaoui ha sessant’an- ni e quattro figli. Si siede a terra, la schiena dritta e la pesante macina di Casa Rahyana sono state pensate per dare una risposta alle esigenze delle donne di Jendouba -spiega Nacyb-. Attualmente sono circa un cen- anni, dopo il di pietra posata davanti a sé. Con tinaio quelle che frequentano le nostre attività”. master sta conti- la mano sinistra gira velocemente nuando gli studi il disco superiore, mentre con la destra alimenta “Maison Rahyana” è uno dei progetti che l’ong per conseguire la macina versando manciate di orzo. Aiutandosi italiana Cospe, presente in Tunisia dagli anni una specializza- con due setacci separa la pula dai chicchi, fino Novanta, sostiene oggi attraverso il progetto zione sull’agricol- a ottenere una farina grezza che mostra con or- “Initiative d’emploi en economie sociale et so- tura biologica. goglio nel palmo della mano. “Sono l’unica don- lidaire en Tunisie” (Iess), lanciato nel 2014 e fi- In basso, l’am- na in tutta la regione di Jendouba che ancora fa nanziato dall’Unione Europea. L’obiettivo è pro- biente interno questo tipo di lavorazione”, spiega con orgoglio. muovere l’occupazione attraverso lo sviluppo dell’atelier di Puntualizzando che questa tecnica permette di dell’economia sociale, con un’attenzione parti- “Tili Tanit”, dove conservare intatto il gusto e tutte le proprietà dei colare alle iniziative imprenditoriali dei giovani lavorano cinque cereali: “Le mie farine sono molto più buone di e delle donne. Fra agricoltura e turismo, trasfor- ricamatrici. La quelle industriali”, assicura. mazione dei prodotti alimentari e artigianato, il loro giornata la- progetto Iess si concentra in quattro regioni par- vorativa prevede Per lungo tempo Baja ha venduto i suoi prodotti ticolarmente svantaggiate della Tunisia: i gover- un pausa di tre solo ai familiari e agli abitanti del suo villaggio, natorati di Jendouba, Kasserine, Sidi Bouzid e ore per permet- nel Nord-Ovest della Tunisia, con un guadagno Mahdia. Proprio a Sidi Bouzid, nel dicembre 2010, tere alle donne di minimo. Ma da quando ha iniziato a frequenta- sono scoppiate le proteste che hanno innescato la tornare a casa a re “Maison Rahyana” -uno spazio di aggregazione primavera araba, la caduta del regime di Ben Alì e occuparsi della per le donne di Jenduoba e dei villaggi limitrofi- la l’avvio di un processo democratico nel Paese. propria famiglia sua vita è cambiata in meglio: non solo ha la pos- sibilità di incontrare altre donne, discutere dei La rivoluzione ha portato cambiamenti epocali problemi quotidiani, trovare supporto e assisten- nella società tunisina: nel volgere di pochi mesi za. Ora può vendere i suoi prodotti a un pubblico si sono aperte nuove opportunità di dibattito e molto più ampio. di confronto, la società civile -prima immobile e Mentre Baja illustra le qualità dei suoi prodotti repressa- è rinata. In pochi anni sono state fon- Nacyb Allouchi, 35 anni, presidente dell’associa- date migliaia di associazioni. Parallelamente, si è zione, rifinisce la grafica per le etichette di “Friga” avviato un processo democratico che ha portato (l’antico nome della regione di Jendouba), un all’elezione di un’assemblea costituente, alla scrit- marchio che riunirà i prodotti alimentari trasfor- tura di una nuova Carta fondamentale e all’alter- mati dalle donne che orbitano attorno a “Maison nanza democratica di governo. Rahyana”. “Stiamo portando avanti un percorso di riscoperta e valorizzazione della filiera agroa- Questo però non è bastato ad avviare una svolta limentare di questi territori -spiega Nacyb-. Sulle economica nel Paese, segnato anche da due gra- etichette dei prodotti Friga verrà raccontato non vi attentati terroristici che hanno colpito il setto- solo il prodotto, ma anche la storia di chi lo ha re- re turistico, uno dei pilastri dell’economia locale. alizzato e trasformato”. Nel 2012 in Tunisia il tasso di disoccupazione uf- ficiale è arrivato al 17,6% per poi scendere al 15% Ma “Maison Rayhana” non è solo uno spazio im- nel primo trimestre del 2017. E la mancanza di la- prenditoriale. La casa delle donne di Jendouba è voro resta un problema particolarmente grave per nata sull’onda della rivoluzione del 2011, grazie i giovani (spesso altamente scolarizzati) e per le all’impegno di un gruppo di ragazze che si sono donne. “Una delle parole chiave della rivoluzione aggregate attorno a un’esigenza: dare alle donne del 2011 è dignità”, ricorda Alessia Tibollo, refe- uno spazio dove trovarsi, parlare, confrontarsi e rente Cospe in Tunisia e coordinatrice del proget- progettare. Oggi l’associazione ha sede in una bel- to Iess. “L’economia sociale mira a dare una rispo- la villetta con giardino: la grande sala serve come sta alle istanze della rivoluzione, per questo mira spazio per le riunioni e le attività di formazione, a creare possibilità di impiego duraturo, ade- una sala più piccola e dotata di pc viene messa guatamente retribuito e dignitoso -spiega Alssia a disposizione delle studentesse della zona, che Tibollo-. Con il progetto Iess sosteniamo movi- possono accedere a internet a un prezzo conte- menti di giovani produttori e donne che voglio- nuto. In un altro locale è stata ricavata una picco- no fare economia in modo diverso, mettendo al la palestra riservata alle donne. “Tutte le attività centro la persona, la comunità e il territorio”. 2
Reportage Donne come Wahida Saadi, artigiana, attivi- sta per i diritti delle donne e anima del progetto “Artisan Solidaire”, nato nel 2014. L’atelier occu- pa tutto il primo piano di una piccola palazzina nel cuore di Kasserine una delle zone rurali più povere del Paese. Una stanza con due grossi te- lai è adibita a laboratorio, mentre in una stanza più piccola vengono messi in mostra tappeti co- lorati, tessuti ricamati a mano di ogni colore, ce- stini e tappeti realizzati con l’alfa, una fibra ve- getale molto resistente che cresce nella regione. “Il problema principale per le donne artigiane della regione di Kasserine sono gli intermediari. Che sfruttano il loro lavoro, pagandolo a cottimo Paola Di Salvo - Ilaria Sesana e senza riconoscere il giusto valore per quello che realizzano”, spiega Wahida. Costrette a lavorare da casa, in una situazione di isolamento le donne artigiane non hanno la forza di opporsi a questo sistema di sfruttamento. E sono costrette ad ac- cettare gli stipendi miseri e le condizioni di lavoro imposte dagli intermediari. Che poi rivendono i 4
loro prodotti con un ampio margine di guadagno. Il costo reale per un metro quadro di tappeto, ad esempio, è di circa 50 dinari (17 euro): all’artigia- na che lo realizza solitamente viene pagato meno del suo valore reale (circa 30 dinari) mentre il ri- carico applicato dall’intermediario può arrivare fino a 80 euro. “Sono le donne, con il loro lavoro, a mandare avanti le famiglie. Ma sono sfruttate e vengono pagate pochissimo -spiega Wahida-. Con il progetto Artisan Solidaire diamo loro la possi- bilità di uscire di casa e rendersi autonome da un punto di vista economico: un lavoro degno e ade- guatamente retribuito è essenziale per la libera- zione della donna dall’autorità maschile e dagli intermediari”. La possibilità di lavorare all’interno dell’atelier -un luogo condiviso con altre donne e quindi si- curo- permette alle donne di ottenere una mag- giore libertà di movimento: “Molti mariti, padri o fratelli sono contrari all’idea che le loro donne escano di casa per lavorare -spiega Wahida-. Ma quando vedono questo spazio spesso cambiano idea”. Il lavoro strutturato in rete, la possibilità di con- trattare direttamente con i fornitori l’acquisto della materia prima e soprattutto l’opportunità di negoziare direttamente i prezzi di vendita con ricevuto i finanziamenti per acquistare cinque ca- Qui sopra, un gli acquirenti permette a queste donne di ottene- pre (oggi possiede un bel gregge di 35 animali) e il dettaglio del re il giusto prezzo per il frutto del proprio lavo- necessario per un impianto di irrigazione “a goc- lavoro dell’ate- ro. “Non abbiamo un reddito fisso perché la pro- cia” che riduce al minimo gli sprechi d’acqua. “Lo lier di “Artisan duzione è ciclica, legata soprattutto alle festività Stato non ci ha aiutato. Abbiamo perso giornate solidaire”. e alle fiere di settore, che si concentrano tra set- intere per stare dietro alle scartoffie ma non è ser- Nella pagina ac- tembre e dicembre -spiega Wahida-. Nell’ultimo vito a nulla: a noi non servono le carte, abbiamo canto, in alto, una periodo però abbiamo avuto un buon numero di bisogno di lavorare”. foto di Mohamed ordini diretti da Tunisi e un grosso ordine dagli Dopo due anni di accompagnamento, oggi il pro- Bouaziz sul pa- Stati Uniti”. getto di Leila è ben avviato e lei sogna di cresce- lazzo delle poste re ancora. “Ci sono tante donne nella zona che a Sidi Bouzid. Il 17 Lo sfruttamento della manodopera femminile è vorrebbero entrare a farne parte, ma in questo dicembre 2010 si ugualmente diffuso in agricoltura: le donne sono momento non possiamo farlo, non abbiamo ab- è dato fuoco per pagate a giornata (15 dinari per otto-nove ore bastanza terra -spiega-. Abbiamo affittato un protestare contro di lavoro) o a cottimo dai proprietari dei campi. campo di tre ettari, che avvieremo l’anno prossi- le vessazioni Leila Horchani, 27 anni e un master nel settore mo coltivandolo a patate. Purtroppo comprare i della polizia. Il agroalimentare all’università di Monastir, ha sfi- terreni qui in Tunisia è molto difficile”. suo gesto diede dato questo sistema dando vita a un progetto che inizio alle prote- oggi permette a lei e ad altre tre donne di vivere Non solo l’accesso alla terra, ma anche quello al ste sfociate poi di agricoltura e allevamento. “Non è stato facile, credito è particolarmente complicato per gli im- nella rivoluzione non abbiamo trovato molto supporto quando ab- prenditori sociali tunisini. Zaafouri Mohamed tunisina. biamo avviato il nostro progetto. Ma questi com- Fadhel, un giovane ingegnere, ha avviato assieme In basso, l’in- menti non mi interessavano, li ho sempre ignora- a due colleghi “Plastic recovery”, un progetto di terno di Maison ti”, spiega Leila, figlia di contadini di Sidi Bouzid. economia sociale per il riciclaggio della plastica a Rahyana, a destra Grazie al supporto di Cospe, Leila ha messo a Sidi Bouzid. “Non c’è una forma giuridica che ci la fondatrice punto il proprio progetto imprenditoriale, ha fat- permetta di presentarci alle banche come impre- e presidente to una valutazione sulla qualità del terreno per in- sa sociale per chiedere un finanziamento -spiega dell’associazione dividuali quali ortaggi si adattavano meglio e ha Fadhel-. Così in questa prima fase ho chiesto Nacyb Allouchi 5
Reportage il finanziamento a nome mio. Poi, quando filiera per la gestione dei rifiuti, non ci sono cen- ci sarà bisogno di altre risorse lo faranno i miei tri di raccolta e stoccaggio per la plastica o altri soci”. materiali riciclabili. Tutto il lavoro viene fatto da Il progetto di Fadhel va inserirsi in una nicchia questi lavoratori, spesso sfruttati e sottopagati, produttiva che coniuga la tutela dell’ambiente e il che raccolgono tutto quello che può essere riuti- rispetto dei diritti dei lavoratori. Lo smaltimento lizzato e poi lo rivendono a intermediari”, spiega della plastica e dei rifiuti in generale -infatti- è un Fadhel che si è impegnato a garantire ai suoi rac- problema serio in Tunisia: basta guardare fuori coglitori un prezzo equo. dal finestrino dell’automobile mentre si attraver- sa il Paese per osservare cumuli di rifiuti ai bordi “Manca una legge quadro che disciplini e normi delle strade, tra i filari di olivi o vere e proprie di- il settore dell’economia sociale”, in una sola fra- scariche alle porte delle città. Cui viene regolar- se Dalia Mabrouk, direttrice esecutiva del “Polo mente dato fuoco nel vano e pericoloso tentativo Citess” di Mahdia sintetizza la principale ragio- di ridurre la quantità di immondizia. ne dei molti problemi che gli imprenditori socia- “Siamo consapevoli della gravità di questo pro- li come Wahida, Leila e Fadhel devono affrontare blema -spiega Fadhel-. Elaborando lo studio di ogni giorno. In assenza di una normativa chiara, fattibilità di questo progetto abbiamo deciso di ad esempio, non è possibile costituire giuridica- concentrarci sulle prime fasi della raccolta e del mente un’impresa sociale perché la legge tunisi- riciclo della plastica. Nello specifico sulla cosid- na -attualmente- non contempla una terza via tra detta granulazione. Nella regione di Sidi Bouzid l’impresa e l’associazione. non c’è nessuno che la faccia”. L’attività di Fadhel è in fase di avvio (i macchinari necessari per trat- Il “Polo Citess” di Mahdia, creato nel marzo 2017 tare la plastica sono arrivati da poche settimane), nell’ambito del progetto IESS, ha come princi- ma il giovane ingegnere ha già preso contatto con pale obiettivo quello di fornire agli imprenditori una particolare categoria professionale, essenzia- sociali servizi di consulenza e attività di forma- le per lo sviluppo della sua impresa: i raccoglito- zione coinvolgendo le istituzioni del territorio. ri di plastica. “Purtroppo in Tunisia non c’è una “Il Polo Citess vuole creare uno spazio reale di Per le donne che fanno parte della rete di “Artisan Solidaire” la pos- Paola Di Salvo - Ilaria Sesana sibilità di lavorare in un atelier con altre donne è un’occasione per uscire di casa e spezzare così l’isolamento 6
cambiamento e di azione collettiva -spiega Dalia conservarlo e commercializzarlo. Oggi la pic- “Impra Desgign” Mabrouk-. Lavoriamo per rispondere ai bisogni cola azienda lavora su commissione e guadagna è un’azienda degli imprenditori sociali che non hanno gli stru- 300-350 dinari al mese. Ma per fare il vero sal- gestita da tre menti di supporto per il loro progetto e che hanno to in avanti, Marwa dovrebbe ampliare l’attività giovani donne, bisogno di accompagnamento, facciamo forma- e ottenere una certificazione molto costosa (circa specializzata zione, consulenza, orientamento. E per quanto ri- 10mila dinari) che le permetterebbe di vendere il nell’incisione su guarda la parte economica, aiutiamo gli impren- suo pesce essiccato anche sugli scaffali dei nego- legno e altri sup- ditori a partecipare ai bandi di finanziamento zi. Le difficoltà che ha dovuto affrontare questa porti. Per Khawla internazionali”. Inoltre il “Polo Citess” svolge giovane ragazza sono state molte: a partire da- Hamdi, 27 anni, attività di sensibilizzazione affinché il governo gli ostacoli che le ha posto la sua stessa famiglia. uno dei problemi emani una legge adatta a rispondere ai bisogni “Non volevano che andassi al porto e lavorassi principali è farsi degli imprenditori sociali. con i pescatori -sospira-. Un altro problema che pagare dai clienti: devo affrontare è quello dei finanziamenti: per “Spesso devo far- A quasi sette anni di distanza dallo scoppio del- avere credito da una banca nazionale devo fare un mi accompagnare la rivoluzione tunisina, l’economia sociale e so- corso di formazione professionale sulle tecniche da un parente lidale può rappresentare un elemento concreto di conservazione del pesce. Che però in Tunisia maschio per e importante per dare una spinta anche allo svi- non c’è…” ottenere quello luppo economico del Paese. In modo particolare che mi è dovuto”, nelle regioni più povere. “Sotto il regime di Ben Tra le prime realtà che si sono rivolte agli uffi- spiega Alì è stato portato avanti un modello di sviluppo ci della Citess di Mahdia per chiedere una con- diseguale, che ha privilegiato Tunisi e le aree co- sulenza è stato un gruppo di nove donne guidate stiere, penalizzando le regioni dell’interno -spie- da Najiba Marioul, già parlamentare durante l’as- ga Alessia Tibollo-. I modello di sviluppo portato semblea costituente, fondatrice e presidente del avanti fino ad ora è stato improntato allo sfrutta- gruppo “Kheirat el Mahdia”. “Appartengo a una mento della manodopera, ad esempio nella ma- famiglia povera e conosco le difficoltà delle don- nifattura, allo sfruttamento delle risorse idriche ne, soprattutto di quelle che lavorano nei campi e e della terra”. che vengono sfruttate”, spiega la donna mente L’economia sociale offre un’alternativa equa e giusta all’imprenditoria rapace basata solo sullo sfruttamento delle risorse. Ad esempio riscopren- do e valorizzando quei saperi tradizionali e quel- le tecniche di lavorazione che rischiano di andare perse. Come ha fatto Marwa Ben Hssine, 23 anni, che assieme ad altre due giovani “diplomate di- soccupate” come lei ha dato vita a una piccola at- tività di lavorazione e conservazione del pesce in un paesino nella regione di Mahdia. Il tetto di casa è stato trasformato in essiccatoio per le acciughe, mentre la piccola cucina di casa è diventata il laboratorio dove Marwa sfiletta sardi- ne e orate per metterle sotto sale. A insegnarle il mestiere e le tecniche di conservazione tradizio- nale sono state le mogli dei pescatori che ha coin- volto nel progetto “Chuba Cheb”. “Ho iniziato a sviluppare il mio progetto impren- ditoriale con un obiettivo: dare una risposta ai problemi dei piccoli pescatori della regione, che non possono competere con i grandi pescherecci industriali -spiega Marwa mentre sfiletta una pic- cola orata-. Non è stato facile, ho dovuto affronta- re molte resistenze, ma ora sono riuscita a creare una rete con un gruppo di pescatori e con le loro mogli”. Gli uomini forniscono una certa quantità di pesce a Marwa che poi si occupa di lavorarlo, 7
Reportage 15 prepara una bsisa, un piatto tipico della cucina tunisina fatto con farina di grano e spezie, olio o latte, arricchito con una cucchiaiata di miele, se- discussione in Parlamento –spiega Nawel Jabbes, incaricata per l’economia sociale presso il mini- stero delle politiche agricole ed ex sindacalista dinari, pari a samo e mandorle. “Ma so anche che uno dei pro- dell’Ugtt-. Questa legge permetterà di dare una circa 5 euro, è il blemi principali per chi produce prodotti di buo- definizione di economia sociale, definisce il peri- salario quotidi- na qualità è la commercializzazione: faticano a metro delle realtà che ne possono far parte e dei nao medio delle trovare spazio”, aggiunge. settori in cui può agire. Inoltre istituisce una se- donne tunisine Da qui l’idea di creare una rete di donne, ciascu- rie di agevolazioni fiscali e, in prospettiva, si parla impiegate in agri- na con una sua specialità produttiva e una piccola anche di una banca ad hoc per l’economia sociale. coltura per 8-9 impresa già avviata o in via di avviamento tra sal- Una sorta di banca etica dedicata al finanziamen- ore al giorno sa di pomodoro, miele, produzione di spezie, olii to di questi progetti”. essenziali, tonno e piccola pasticceria. “Abbiamo Nell’attesa che la legge sull’economia sociale di- costituito una Societè mutuelle des services agri- venti realtà, gli imprenditori tunisini continuano coles (una società mutualistica agricola, ndr) sul a rimboccarsi le maniche. In un delicato equili- modello di un’impresa simile portata avanti da brio tra rispetto dei diritti dei lavoratori, amore donne marocchine che ho conosciuto a Tunisi, per la tradizione, innovazione e costi: “Ho im- durante un forum -spiega Najiba -. L’obiettivo parato l’arte del ricamo da mia madre. Lei, le è quello di creare una rete che permetta a tutte sue sorelle e sua madre erano ricamatrici. Amo di migliorare la propria condizione puntando su quest’arte perché è un patrimonio del mio Paese”, prodotti buoni, sani e senza additivi chimici”. spiega il giovane designer Najib Belhadj, creato- “Queste donne hanno deciso di mettersi in rete re del marchio “Tili Tanit”. Il suo atelier impiega per dare una risposta a un bisogno concreto: cinque sarte, che guadagnano 300 dinari al mese commercializzare i propri prodotti –spiega Dalia oltre ai contributi sociali (che molte aziende inve- Mabrouk-. Si sono rivolte a noi per fare uno stu- ce non pagano). “Da noi si lavora sei ore, non otto. dio del progetto, valutare la fattibilità e per co- Le mie ragazze hanno tre ore libere a metà gior- stituire giuridicamente l’associazione. Abbiamo nata per poter tornare a casa a preparare il pran- iniziato a elaborare uno studio di mercato e ab- zo per la propria famiglia. E non si lavora come biamo svolto una serie di attività di formazione nelle grandi imprese, sempre con la fretta e l’an- dal punto di vista economico e finanziario, di ma- sia di completare il lavoro: voglio che le mie ra- nagement della qualità e di gestione dei conflitti”. gazze lavorino felici”. Mentre parla, Najib espone Gli ostacoli per gli imprenditori sociali tunisini con orgoglio un lungo abito nuziale interamente sono molti. E le donne, che vivono una condizio- ricamato a mano e ricco di colori accompagnato ne di particolare discriminazione in una società da un gilet ricamato con filo d’argento: un abi- ancora fortemente patriarcale e conservatrice, to meraviglioso il cui prezzo sfiora i mille dinari. devono affrontare ostacoli ancora maggiori. La “Quando propongo i miei capi ai clienti mi sen- situazione, però, potrebbe presto cambiare: il go- to spesso dire che i miei prodotti sono cari. Ma verno, infatti, ha inserito l’economia sociale nel- non posso abbassare i prezzi –conclude Najib-. la sua “Strategia nazionale di sviluppo 201-2020” Non possono sfruttare le mie lavoratrici, le mie e ha avviato un percorso legislativo che dovrebbe ragazze. Sarebbe come sfruttare mia madre o mia portare all’approvazione di una legge quadro nei nonna”. primi mesi del 2018. “Entro fine 2017 inizierà la © Altreconomia e Cospe. Un progetto di Con il contributo di I contenuti di questa pubblicazione sono totale responsabilità di COSPE e non rispecchiano in nessun modo il punto di vista dell'Unione Europea. 8
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