LA QUALITA' DELLE ACQUE INTERNE IN PROVINCIA DI VENEZIA - ANNO 2016 - ARPA ...
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A.R.P.A.V. Direttore Generale Nicola Dell’Acqua Direttore Tecnico Carlo Terrabujo Dipartimento Provinciale di Venezia Loris Tomiato Progetto e realizzazione Servizio Stato dell’Ambiente Marco Ostoich Ufficio Attività Tecniche e Specialistiche Silvia Pistollato Consuelo Zemello Ufficio Monitoraggio dello Stato e Supporto Operativo Enzo Tarabotti Luca Coraluppi Giuseppe Vezzà Dipartimento Regionale Laboratori Francesca Daprà Servizio Laboratorio di Venezia Rita Frate Luciana Menegus Marina Raris Franco Rigoli Francesca Zanon Autori Silvia Pistollato Consuelo Zemello Con la collaborazione di: Servizio Stato dell’Ambiente del Dipartimento ARPAV Provinciale di Treviso Servizio Osservatorio Acque Interne dell’Area Tecnico Scientifica di ARPAV Gennaio 2018 NOTA: La presente Relazione tecnica può essere riprodotta solo integralmente. L’utilizzo parziale richiede l’approvazione scritta del Dipartimento ARPAV Provinciale di Venezia e la citazione della fonte stessa.
Indice 1 Presentazione ....................................................................................................................................... 5 2 Inquadramento normativo ................................................................................................................... 6 2.1 Stato ecologico e stato chimico delle acque superficiali – D.M. n. 260/2010............................ 6 2.2 La protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento – D. Lgs. n. 30/2009 ................................................................................................................................................ 9 3 Inquadramento territoriale ................................................................................................................ 11 3.1 Bacini idrografici e rete idrografica superficiale....................................................................... 11 3.1.1. Fiume Tagliamento...................................................................................................... 12 3.1.2. Fiume Lemene............................................................................................................. 12 3.1.3. Fiume Livenza.............................................................................................................. 13 3.1.4. Bacino scolante tra Livenza e Piave............................................................................. 14 3.1.5. Fiume Piave ................................................................................................................. 15 3.1.6. Fiume Sile .................................................................................................................... 17 3.1.7. Bacino scolante nella Laguna di Venezia..................................................................... 18 3.2 Corpi idrici sotterranei.............................................................................................................. 21 4 Le acque superficiali – corsi d’acqua .................................................................................................. 24 4.1 Monitoraggio dei corsi d’acqua ................................................................................................ 24 4.2 Stato dei corsi d’acqua.............................................................................................................. 31 4.2.1. Stato chimico e stato ecologico negli anni precedenti al 2016................................... 31 4.2.2. Presentazione dati chimici e microbiologici 2016....................................................... 37 4.2.3. Presentazione dati elementi di qualità biologica 2014-2016...................................... 59 5 Le acque sotterranee.......................................................................................................................... 61 5.1 Monitoraggio ambientale......................................................................................................... 61 5.2 Misure qualitative: qualità chimica dei corpi idrici sotterranei................................................ 65 5.2.1. Sostanze naturali......................................................................................................... 66 5.2.2. Qualità chimica dei punti di prelievo .......................................................................... 66 5.3 Presentazione dati chimici........................................................................................................ 69 5.3.1. Nitrati .......................................................................................................................... 69
5.3.2. Pesticidi ....................................................................................................................... 71 5.3.3. Composti alifatici alogenati......................................................................................... 71 5.3.4. Composti organici aromatici ....................................................................................... 73 5.3.5. Arsenico....................................................................................................................... 75 5.3.6. Altri metalli.................................................................................................................. 76 5.3.7. Ione ammonio ............................................................................................................. 77 5.3.8. Boro ............................................................................................................................. 78 5.3.9. Cloruri.......................................................................................................................... 79 5.3.10. Solfati......................................................................................................................... 81 5.3.11. Conducibilità.............................................................................................................. 82 5.3.12. Sostanze perfluoroalchiliche (PFAS).......................................................................... 83 5.4 Presentazione dati quantitativi ................................................................................................ 85 6 Considerazioni conclusive .................................................................................................................. 88 7 Riferimenti.......................................................................................................................................... 90
1 Presentazione Il presente rapporto mira a fornire una dettagliata informazione sulla qualità delle acque interne, superficiali e sotterranee, della Provincia di Venezia per l’anno 2016 e sulle misure di protezione dei corpi idrici, basandosi sulle attività di monitoraggio istituzionale svolte annualmente da ARPAV. Il rapporto mira inoltre ad evidenziare l’importanza di una risorsa sempre più preziosa, in relazione anche all’approvvigionamento idrico per l’acqua potabile. La provincia di Venezia si estende lungo la costa che va da Chioggia a S. Michele al Tagliamento-Bibione, per una lunghezza di circa 110 km ed una larghezza media di 25 km. Si tratta di un’area di pianura costiera ampia 2.460 km2 di cui circa il 22% di superficie lagunare. Dal punto di vista amministrativo la provincia è costituita da 44 comuni con una popolazione di 846.572. Il territorio provinciale appartiene alla zona costiera della bassa pianura veneta, la cui origine è da attribuire all’azione deposizionale di importanti corsi d’acqua, quali il ramo più settentrionale dei vari paleoalvei del Po, passante per Cona e Pegolotte, l’Adige, il Brenta, il Piave, il Livenza ed il Tagliamento, combinata con l’azione modellatrice del mare. La presenza dei numerosi corsi d’acqua dà all’area una forma sostanzialmente “a catino”, compreso tra la naturale pendenza verso Sud-Est e lo sbarramento degli apparati dunali. Il sottosuolo è costituito da depositi alluvionali dei principali fiumi (Tagliamento, Livenza, Piave, Sile, Brenta, Adige); molti suoli derivano dalle lagune e stagni costieri che sono stati bonificati e sono ancora presenti dune costiere antiche e recenti. Dal punto di vista geomorfologico i fattori dominanti sono il rischio di allagamento a causa della presenza di aree depresse e dei tratti terminali dei grandi fiumi e la dominanza di mare e lagune; in una parola l’elemento dominante in questo territorio è l’acqua. In questo documento, dopo una breve introduzione riguardante il quadro normativo di riferimento, vengono descritti i bacini idrografici e i corpi idrici sotterranei della provincia di Venezia. Seguono la descrizione delle reti, i parametri e le frequenze di monitoraggio e la presentazione dei risultati ottenuti. Pagina 5 di 91
2 Inquadramento normativo Il principale riferimento normativo a scala europea per la tutela delle acque è costituito dalla Direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque) che ha introdotto un approccio innovativo nella gestione delle risorse idriche ed ha determinato una radicale trasformazione nelle modalità di controllo e classificazione dei corpi idrici. A livello nazionale il testo normativo di riferimento è il D.Lgs n. 152/06 (recepimento della Direttiva 2000/60) con i suoi decreti attuativi, tra i quali si richiamano per quanto di interesse del rapporto il DM n. 131/2008, DM n. 56/2009, DM n. 260/2010 e D.Lgs. n. 172/2015. Il DM n. 260/2010, in particolare, ha esplicitato i criteri per il monitoraggio e la classificazione dei corpi idrici. L’obiettivo di qualità per le acque superficiali è impedire il deterioramento e proteggere, migliorare e ripristinare lo stato dei corpi idrici al fine di raggiungere lo stato “buono”. Il D.Lgs. 13 ottobre 2015, n. 172, attuazione della direttiva 2013/39/UE, modifica la direttiva 2000/60/CE per quanto riguarda le sostanze prioritarie nel settore della politica delle acque. Il D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 condivide larga parte delle impostazioni e degli obiettivi espressi nella direttiva, sebbene non integri tutte le innovazioni proposte. Comunque sia, esso costituisce, nella sua "Parte III", l’attuale legge quadro sulla tutela delle acque dall’inquinamento e sostituisce dalla sua entrata in vigore, la maggior parte delle preesistenti norme in materia ambientale, mediante la loro espressa abrogazione. Tra gli sviluppi normativi che hanno definito le norme tecniche del D.Lgs. n. 152/06 vanno menzionati: la direttiva 2006/118/CE, che è stata recepita in Italia con il D.Lgs. n. 30/2009 e che è inerente la “protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento”; la direttiva 2008/105/CE che è relativa agli standard di qualità ambientale nel settore della politica delle acque e che è stata recepita dal DM 14 aprile 2009 n. 56 e la direttiva 2009/90/CE che è stata recepita dal D.Lgs. 219/2010. Il percorso di implementazione della Direttiva 2000/60/CE risulta lungo e complesso: è prevista la caratterizzazione dei corpi idrici sulla base del concetto di tipizzazione e la classificazione in relazione alle specifiche “condizioni di riferimento”. Tale percorso è ancora in itinere al punto che le prescrizioni attuative per la classificazione dei corpi idrici superficiali secondo la Direttiva sono state emanate nel finire del 2010 con il DM n. 260/2010. 2.1 Stato ecologico e stato chimico delle acque superficiali – D.M. n. 260/2010 Con il D.Lgs. n. 152/2006 si è recepita la Direttiva 2000/60/CE ed è stato introdotto un sistema innovativo di classificazione della qualità delle acque. Per la classificazione di un corpo idrico si devono valutare due indici: lo Stato Chimico e lo Stato Ecologico. Rispetto alla precedente normativa il concetto di Stato Ecologico viene modificato, andando ad assumere un significato più ampio: vengono elencati, per le varie tipologie di acque superficiali, gli “elementi qualitativi per la classificazione dello stato ecologico”; vengono date “definizioni normative per la classificazione dello stato ecologico elevato, buono e sufficiente” per ogni elemento di qualità; vengono privilegiati gli elementi biologici; vengono introdotti gli elementi idromorfologici. L’Indice Biotico Esteso IBE, unico parametro di valutazione biologica previsto dal D.Lgs. n. 152/99 per i corsi d’acqua, viene sostituito dagli Elementi di Qualità Biologici o EQB. L’insieme delle nuove modalità e dei nuovi criteri tecnici di classificazione sono raccolti nel DM n. 260/2010. La dominanza della parte biologica è evidente dal momento che è sufficiente che uno solo degli EQB monitorati in un corpo idrico sia classificato nello stato Cattivo per determinare lo Stato Ecologico Cattivo. Di contro, gli elementi di qualità a sostegno non possono far scendere il giudizio dello stato ecologico al di sotto dello stato Sufficiente, lasciando che siano solo le comunità degli ecosistemi a determinare le Pagina 6 di 91
valutazioni peggiori. Gli elementi idromorfologici rivestono un ruolo particolare: sono decisivi nel confermare lo Stato Ecologico Elevato ma, in caso di valutazioni inferiori degli altri Elementi di Qualità, sono usati solamente come strumento di analisi delle eventuali alterazioni biologiche. In Figura 1 si schematizza il percorso di valutazione dello stato del corpo idrico. Figura 1 – Schema del percorso di valutazione dello Stato del Corpo Idrico. D.Lgs. n. 152/2006 e D.M. n. 260/2010. Stato chimico Lo Stato Chimico è valutato sulla base dei risultati della ricerca delle sostanze prioritarie (P), pericolose prioritarie (PP) ai sensi del D.Lgs. n. 172/2015 (che modifica e integra il D.Lgs. 152/2006 Allegato 1 Tab. 1/A a partire dal 22 dicembre 2015). Il decreto stabilisce gli standard di qualità ambientale medi annui (SQA- MA) e per alcune sostanze le concentrazioni massime ammissibili (SQA-CMA): qualora non si verifichino superamenti, lo Stato Chimico è classificato Buono; qualora vi siano dei superamenti lo Stato Chimico è classificato come Mancato conseguimento dello stato chimico Buono. Nell’anno 2016 tutte le stazioni monitorate in provincia di Venezia hanno presentato uno Stato Chimico Buono. Stato ecologico Lo Stato Ecologico è composto da quattro indici relativi a quattro diversi aspetti della qualità "ecologica" ovvero: gli Elementi di qualità biologica o EQB; gli Elementi di qualità idromorfologica; i macrodescrittori chimico-fisici ovvero il Livello di inquinamento dai macrodescrittori per lo stato ecologico dei fiumi o LIMeco e il Livello trofico dei laghi per lo stato ecologico o LTLeco; gli Inquinanti specifici ovvero altri composti non già compresi negli elenchi di priorità. Lo Stato Ecologico di un corpo idrico è classificato uguale al peggiore dei quattro indici che lo compongono. Elementi di qualità biologica ed Elementi di qualità idromorfologica Gli Elementi di qualità biologica indagati nei corpi idrici sono: 1. Macroinvertebrati, Macrofite e Fauna ittica sia per i corsi d’acqua che per i laghi; 2. Diatomee solo per i corsi d’acqua; 3. Fitoplancton solo per i laghi. In Veneto non viene ancora monitorata la fauna ittica. Pagina 7 di 91
Per gli Elementi di qualità idromorfologica, il D.M. n. 260/2010 prevede che nei corpi idrici classificati in stato Elevato e a conferma di tale valutazione si valutino tre diversi aspetti: il regime idrologico ovvero la quantità e la variazione del regime delle portate misurate; la continuità fluviale ovvero l’entità e l’estensione degli impatti di opere artificiali sul flusso di acqua, sedimenti e biota; le condizioni morfologiche quali portate solide, variazione della profondità e della larghezza del corso d’acqua, struttura e substrato dell’alveo, struttura della zona ripariale. Il giudizio circa questi tre diversi elementi porta alla formulazione del giudizio Elevato/Non elevato. Livello di inquinamento da macrodescrittori per lo stato ecologico (LIMeco) Le condizioni di qualità dei macrodescrittori chimico-fisici vengono valutate tramite l’elaborazione del Livello di inquinamento espresso dai macrodescrittori per lo stato ecologico dei fiumi o LIMeco. Il calcolo prevede che per ogni campionamento vengano assegnati dei punteggi in base alla concentrazione di alcuni parametri monitorati. Il LIMeco di ciascun campionamento viene derivato come media tra i punteggi attributi ai singoli parametri in base agli intervalli di concentrazione indicati nella tabella seguente. Il punteggio LIMeco da attribuire nell’anno al sito rappresentativo del corpo idrico è dato dalla media dei singoli LIMeco dei vari campionamenti effettuati nell’arco dell’anno in esame. Qualora nel medesimo corpo idrico si monitorino più siti per il rilevamento dei parametri fisico-chimici, il valore di LIMeco viene calcolato come media ponderata (in base alla percentuale di corpo idrico rappresentata da ciascun sito) tra i valori di LIMeco ottenuti per i diversi siti. In Tabella 1 si riportano le soglie per l’assegnazione dei punteggi ai singoli parametri per ottenere il punteggio LIMeco e in Tabella 2 si presenta la classificazione di qualità in base alla sommatoria dei punteggi assegnati. Livello 1 (*) Livello 2 Livello 3 Livello 4 Livello 5 Punteggio 1 0.5 0.25 0.125 0 100-O2% saturazione ≤|10| ≤|20| ≤|40| ≤|80| >|80| N-NH4 (mg/l) 0.24 N-NO3 (mg/l) 4.8 Fosforo totale (µg/l) 400 Tabella 1 – LIMeco: soglie per l’assegnazione dei punteggi ai singoli parametri per ottenere il punteggio LIMeco. (*) Le soglie di concentrazione corrispondenti al Livello 1 sono state definite sulla base delle concentrazioni osservate in 115 campioni prelevati in 49 siti di riferimento, appartenenti a diversi tipi fluviali. In particolare, tali soglie, che permettono l’attribuzione di un punteggio pari a 1, corrispondono al 75° percentile (N-NH4, N-NO3, e Ossigeno disciolto) o al 90° (Fosforo totale) della distribuzione delle concentrazioni di ciascun parametro nei siti di riferimento. I siti di riferimento considerati fanno parte di un database disponibile presso CNR-IRSA schema del percorso di valutazione dello Stato del Corpo Idrico. D.Lgs. n. 152/2006 e D.M. n. 260/2010. Limiti di classe - punteggio LIMeco LIMeco >0,66 ELEVATO 0,50-0,66 BUONO 0,33-0,50 SUFFICIENTE 0,17-0,33 SCARSO < 0,17 CATTIVO Tabella 2 – LIMeco: classificazione di qualità in base alla sommatoria dei punteggi assegnati. Pagina 8 di 91
Per tipi fluviali particolari, le Regioni e le Province Autonome possono derogare ai valori soglia di LIMeco stabilendo soglie tipo-specifiche diverse, purché sia dimostrato, sulla base di un’attività conoscitiva specifica e del monitoraggio di indagine, che i livelli maggiori di concentrazione dei nutrienti o i valori più bassi di ossigeno disciolto siano attribuibili esclusivamente a ragioni naturali. Il valore di deroga e le relative motivazioni devono essere trasmesse al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e devono comunque essere riportate nel Piano di gestione e nel Piano di tutela delle acque. Conformemente a quanto stabilito nella Direttiva 2000/60/CE, lo Stato Ecologico del corpo idrico risultante dagli EQB non viene declassato oltre la classe sufficiente qualora il valore di LIMeco per il corpo idrico osservato dovesse ricadere nella classe Scarso o Cattivo. Altri parametri, temperatura, pH, alcalinità e conducibilità, sono utilizzati esclusivamente per una migliore interpretazione del dato biologico e non per la classificazione. Ai fini della classificazione in stato Elevato è necessario che sia verificato che gli stessi non presentino segni di alterazioni antropiche e restino entro un intervallo normalmente associato a condizioni territoriali inalterate. Ai fini della classificazione in stato Buono, è necessario che i valori dei detti parametri non siano incompatibili con l’equilibrio dell’ecosistema. Inquinanti specifici - Tabella 1/B Allegato 1 del D.M. n. 260/2010 Per Inquinanti specifici si intendono le sostanze non appartenenti agli elenchi di priorità già citati per lo stato chimico ma riportate alla Tabella 1/B Allegato 1 del D.M. n. 260/2010. Per queste sostanze sono definiti solamente gli Standard di Qualità Ambientale, espressi come media annua (SQA-MA) e non le concentrazioni massime ammissibili. Per questo indice, i tre possibili giudizi sono: - giudizio Elevato: tutte le misure di ogni composto ricercato sono inferiori al limite di quantificazione, ovvero alla concentrazione minima misurabile; - giudizio Buono: la media delle misure dei composti trovati superiori al limite di quantificazione è comunque inferiore al SQA-MA; - giudizio Sufficiente: la media delle misure dei composti trovati superiori al limite di quantificazione è superiore al SQA-MA. Relativamente agli inquinanti specifici nell’anno 2016 tre stazioni della provincia di Venezia hanno ottenuto un giudizio Elevato, ventuno stazioni hanno ottenuto un giudizio Buono e ventiquattro stazioni hanno ottenuto un giudizio Sufficiente. 2.2 La protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento – D. Lgs. n. 30/2009 Il D.Lgs. n. 152/2006 ha recepito la Direttiva 2000/60/CE, che stabilisce i criteri generali di tutela di tutti i corpi idrici, intesi come unità base di gestione. Il predetto decreto istituisce i Distretti idrografici e impone che per ciascun distretto idrografico debba essere adottato un Piano di Gestione1, che rappresenta lo strumento operativo attraverso cui gli Stati membri devono applicare i contenuti della Direttiva 2000/60/CE a livello locale. Il 19 aprile 2009 è entrato in vigore il D.Lgs. n. 30/2009 “Attuazione della Direttiva 2006/118/CE, relativa alla protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento” (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 4 aprile 2009 n. 79), che integra il D.Lgs. n. 152/2006 definendo misure specifiche per prevenire e controllare l'inquinamento ed il depauperamento delle acque sotterranee. Rispetto alla preesistente normativa italiana (D.Lgs. n. 152/1999), restano sostanzialmente invariati i criteri di effettuazione del monitoraggio (qualitativo e quantitativo); cambiano invece i metodi e i livelli di classificazione dello stato 1 Art. 13 Direttiva 2000/60/CE, art. 117 D.Lgs. n. 152/2006 Pagina 9 di 91
delle acque sotterranee, che si riducono a due (buono o scadente) invece dei cinque (elevato, buono, sufficiente, scadente e naturale particolare). In particolare il D.Lgs. n. 30/2009 definisce i criteri per l’identificazione e la caratterizzazione dei corpi idrici sotterranei (GWB dall’inglese Groundwater Body), gli standard di qualità e i valori soglia necessari alla valutazione del buono stato chimico, i criteri per la classificazione dello stato quantitativo e le modalità per la definizione dei programmi di monitoraggio quali-quantitativo. La caratterizzazione dei corpi idrici, attraverso un’analisi delle pressioni e degli impatti, permette di valutare la vulnerabilità dei corpi rispetto alle pressioni individuate e di fare previsioni sulla loro capacità di raggiungere o meno gli obiettivi di qualità. Nel caso di previsione di mancato raggiungimento dei predetti obiettivi il corpo idrico di definisce “a rischio”. I valori soglia adottati dall’Italia sono stati recentemente modificati dal decreto del Ministero dell’Ambiente del 6 luglio 2016 che recepisce la direttiva 2014/80/UE di modifica dell’Allegato II della Direttiva 2006/118/CE. Tale norma sostituisce la lettera B, «Buono stato chimico delle acque sotterranee» della parte A dell’allegato 1 della parte terza del D.Lgs n. 152/2006. Pagina 10 di 91
3 Inquadramento territoriale 3.1 Bacini idrografici e rete idrografica superficiale I bacini idrografici della provincia di Venezia individuati dal Piano di Tutela delle Acque del Veneto sulla base dei loro confini naturali, ossia degli spartiacque, sono i seguenti (Figura 2): − Tagliamento; − Lemene; − Livenza; − Pianura tra Livenza e Piave; − Piave; − Sile; − Laguna di Venezia; − Brenta, Bacchiglione, Agno-Guà-Fratta-Gorzone; − Adige. Figura 2 – carta dei bacini idrografici Lungo la costa veneta sfociano i seguenti fiumi: Adige, Brenta, Piave, Tagliamento (che segna il confine con il Friuli Venezia Giulia), Livenza, Sile, Lemene. Pagina 11 di 91
Esiste inoltre un’amplissima rete idrica “secondaria” composta da canali, navigli e fiumi di piccole dimensioni, che si ramifica in tutto il territorio provinciale. Per la provincia di Venezia, il monitoraggio della qualità dell’acqua effettuato da ARPAV ricomprende i seguenti corsi d’acqua: - i fiumi: Adige, Sile, Brenta, Lemene, Dese, Marzenego, Loncon, Zero, Livenza e Piave; - i canali: Cuori, Morto, Taglio Nuovo, Taglio Novissimo, Maranghetto, taglio di Mirano, Gorzone, Vela, Brian il taglio, Piavon, Lugugnana, Sindacale, collettore Terzo e Osellino; - gli scoli: Fiumazzo, Pionca, Tergolino, Lusore e Ruviego; - i rii: Serraglio, Draganziolo e San Ambrogio. A completamento di questo monitoraggio è inserito anche il controllo sullo scarico dell’idrovora Campalto e sul collettore C.U.A.I. a Quarto d’Altino e Venezia. Di seguito si riferisce il dettaglio dei bacini idrografici identificati, i cui corpi idrici sono monitorati e classificati. 3.1.1. Fiume Tagliamento Il Tagliamento nasce in Veneto, in provincia di Belluno, a passo Mauria (1195 m), vicino al confine tra Veneto e Friuli V. G., e sfocia nel mar Adriatico tra Lignano Sabbiadoro e Bibione. Il bacino idrografico complessivo di circa 2920 km2, si espande tra il Friuli V. G. e il Veneto. In particolare il fiume segna il confine tra la regione Veneto e il Friuli V. G. e in Veneto sviluppa un bacino imbrifero alla sinistra idrografica di 3368 ha, per lo più in provincia di Venezia. La pianura originata dal fiume Tagliamento ha un’estensione molto vasta che va dal corso attuale del fiume fino a spingersi al bacino del Lemene. In base al periodo in cui si è originato il bacino, i suoli che lo compongono hanno differenti livelli di carbonatazione. Attualmente il bacino idrografico si espande su suoli della bassa pianura recente del fiume. Le aree a ridosso dell’alveo sono composte da suoli con una tessitura sabbiosa o limoso grossolana, che diventa più limosa allontanandosi dal fiume con conseguente diminuzione del drenaggio. Il fiume non riceve in provincia di Venezia nessun tributario. Il territorio veneto attraversato è un’area agricola, dove, fatta eccezione per il Comune di San Michele al Tagliamento e alcune frazioni (come ad esempio Bibione e Cesarolo) sono presenti poche case isolate. Il fiume Tagliamento, è il maggior fiume friulano e il dodicesimo fiume italiano per lunghezza. L’alveo principale del fiume si estende per una lunghezza di 178 km, raggiungendo una larghezza molto variabile che va da un massimo di circa 1500 m (Pinzano) a 150 m in alcuni tratti. La caratteristica del suo letto e quella del territorio attraversato, che passa dalle pendenze montane alle rocce carsiche, fa assumere al fiume un andamento prevalentemente torrentizio con portate molto variabili (portata media 92 m3/s). Complessivamente le acque del Tagliamento irrigano una superficie di 15.600 ha e i Consorzi di bonifica deviano una portata massima di 23.9 m3/s. La foce è a delta e il materiale che il fiume trasporta a valle, a causa delle correnti marine, viene accumulato prevalentemente nei litorali veneti. Gli affluenti principali del Tagliamento si trovano in Friuli V. G. e sono il Lumiei, il Degano, il But, il Fella e il Ledra alla sinistra idrografica; il Leale, l’Arzino e il Cosa alla destra idrografica. Di questi tributari nessuno parte dal Veneto. Per quanto concerne in particolare la provincia di Venezia, il bacino idrografico che si estende nell’ultimo tratto del fiume è percorso da una rete di canali. 3.1.2. Fiume Lemene Il bacino idrografico del fiume Lemene si estende nel territorio compreso tra la parte Sud-Occidentale della regione Friuli-Venezia Giulia e la parte Nord-Orientale della Regione Veneto. Esso copre una superficie Pagina 12 di 91
complessiva di 870 km2 di cui 515 km2 nel Veneto (Stato delle acque superficiali del Veneto, ARPAV, 2010). Il bacino confina ad ovest con il bacino del Livenza seguendo per lo più l’argine sinistro del fiume Meduna, ad est confina con il fiume Tagliamento in coincidenza con il suo argine destro ed a sud con il mare Adriatico. Quasi tutto il bacino idrografico ricade nella bassa pianura antica del Tagliamento, in particolare all’altezza di due incisioni scavate dallo stesso e in seguito nel corso dei secoli occupate dai fiumi Lemene e Reghena. In queste aree il suolo si presenta abbastanza omogeneo con tessitura superficiale fine (da argillosa a franco limosa) ed il drenaggio varia in base alla tipologia di deposizioni: è buono in corrispondenza di deposizioni grossolane, un po’ più lento dove queste sono più fini. Per una descrizione più accurata dei suoli si rimanda alla carta dei suoli della Provincia di Venezia, pubblicata da ARPAV. All’interno di questo bacino del Lemene, scorrono altri corsi d’acqua importanti: i fiumi Loncon e Reghena, il canale Maranghetto e il Canale Taglio Nuovo. Tutta l’area in prossimità del bacino che si affaccia alla parte nord-ovest della Laguna e la parte che si espande a cavallo tra i Comuni di Quarto d’Altino e Roncade (area a nord del bacino idrografico) viene classificata con un livello di pericolosità idraulica medio/alta. È presente anche un’area nel Comune di Concordia Sagittaria, a nord-ovest dello stesso, con un livello di pericolosità moderato. Il resto del territorio che ricade all’interno del bacino non presenta caratteristiche tali da essere considerato a rischio alluvioni. Il Lemene è un fiume di risorgiva che nasce in Friuli V.G., a Casarsa. In provincia di Venezia, dopo un percorso di 45 km, sfocia a Caorle, nell’omonima laguna. Lungo il suo tragitto a nord segna il confine tra Gruaro e Teglio V.to, entra a Portogruaro, Concordia Saggittaria, S. Stino di Livenza e Caorle. La portata media di 30 m3/s è costante lungo tutto il suo percorso, garantendone la navigabilità da Portogruaro a Caorle. Il sistema idrografico del bacino è articolato nel seguente modo: il fiume principale è il Lemene che, alla sua destra idrografica, riceve le acque del fiume Reghena e, più a valle, dal fiume Loncon. Dal Lemene si staccano due importanti canali, il Sindacale e il Maranghetto, che lo mettono in comunicazione con la Laguna di Caorle. I fiumi Reghena e Loncon sono sicuramente gli affluenti più importanti, sia per le loro dimensioni che per la loro portata. Essi attraversano i seguenti Comuni: - Il Loncon attraversa Pramaggiore, segna i confini tra i Comuni di Portogruaro e Annone V.to, tra S. Stino di Livenza e Concordia Sagittaria e si immette nel Lemene a nord del Comune di Caorle; - Il Reghena segna i confini tra i Comuni di Gruaro e Cinto Caomaggiore, e nel Comune di Portogruaro si immette nel Lemene. Il fiume/canale Loncon, in provincia di Venezia, scorre per 26.4 km prima di immettersi nel Lemene. Questo riceve a destra le acque del canale Fosson (che a sua volta ha come affluente il canale Malgher) e quindi del Lison. Il fiume Reghena nasce in Friuli Venezia Giulia, tra San Vito al Tagliamento e Casarsa, e percorre una lunghezza di 25 km, di cui 8.8 km in provincia di Venezia, prima di immettersi nel Lemene. Il Reghena, a sua sinistra idrografica, riceve le acque del canale Versiola. Nella parte più orientale del bacino la rete idrografica è per lo più formata da un intreccio di canali tra i quali i due principali sono il Taglio Nuovo e il Lugugnana. 3.1.3. Fiume Livenza Il Livenza nasce in provincia di Pordenone, a Polcenigo, a 40 m s.l.m., da sorgenti di tipo carsico (Gorgazzo e Santissima) e quindi il bacino imbrifero apparente non coincide con quello effettivo in quanto tali sorgenti sono alimentate dalle acque provenienti dall’Altopiano del Cansiglio. Il bacino idrografico, che interessa il Veneto ed il Friuli V. G. bagnando le province di Pordenone, Belluno, Treviso e Venezia, si estende su una superficie di circa 2222 km2, confina ad Ovest con il Piave e ad Est con il Pagina 13 di 91
fiume Tagliamento. Risulta così che il bacino idrografico nel territorio veneto ha un’estensione di 669 km2, estendendosi sopratutto nell’ultimo tratto in prossimità della foce. La gestione delle acque è del Consorzio di Bonifica Veneto Orientale, che devia una portata massima di 13 m3/s. L’alveo principale del fiume si estende per una lunghezza di 112 km con una portata, per lo più costante, di circa 85 m3/s. Nessuno degli affluenti del fiume interessa la provincia di Venezia: in Veneto vi sono solo due tributari, il fiume Meschio ed il fiume Monticano, entrambi nella provincia di Treviso. Va comunque rilevato che dopo il centro abitato di Meduna (PN), sull’antico alveo dell’omonimo tributario, il canale Postumia si collega al canale Malgher: in questo modo il Livenza viene deviato parzialmente nel fiume Lemene. Più a valle, a Motta di Livenza riceve le acque del Monticano, affluente che scende dalle colline di Conegliano. Il fiume entra in provincia di Venezia a Corbolone, bagnando lungo il suo percorso il centro di Santo Stino aumentando poi la sua sinuosità da Torre di Mosto alla Salute di Livenza, per poi proseguire in rettilineo fino a Ca’ Cottoni e terminando con meandri alla foce di Porto Santa Margherita. Da Motta di L. al mare, sulla destra idrografica, insistono molti canali di bonifica e in particolare va ricordato il collettore (il Piavon) che va da Oderzo fino a Cittanova, dove si unisce ai canali Bidoggia e Grassaga a formare il canale Brian. Il Brian entrando nel territorio di Torre di Mosto cambia nome in Taglio, prosegue fino a Caorle dove prende il nome di Livenza Morta. In località Brian, riprende il nome originario e sfocia nella stesso Livenza ormai prossimo al suo sbocco al mare. Tutto questo canale è navigabile. Il Livenza sfocia nell’Adriatico con due rami: uno a Santa Margherita, dividendo il litorale di Eraclea da quello di Caorle, e un ramo secondario, chiamato canale Riello, che si unisce al Lemene collegandosi al canale Nicesolo, sfociando al Porto di Falconera, e al canale Saetta, che sfocia a Caorle alla Madonna dell’Angelo. 3.1.4. Bacino scolante tra Livenza e Piave Questo bacino idrografico interessa un territorio che, fino ad un secolo fa, era completamente paludoso e che grazie a una serie di opere di bonifica è stato strappato al mare; si estende su una superficie di circa 450 Km2, compresa tra il Livenza ed il Piave, senza però riceverne le acque. In questo complesso sistema i canali si intrecciano, seguendo percorsi che sono stati più volte alterati e modificati dall’attività umana con opere idrauliche ed altri manufatti, soprattutto dopo le due guerre durante le quali è stata distrutta la gran parte degli impianti idrovori. Complessivamente la rete idrografica è composta dal Canale Brian, che è il corso d’acqua principale, e da una serie di canali secondari interconnessi: canale Grassaga, canale Piavon, canale Revedoli, Livenza morta. Questo bacino rientra prevalentemente nella bassa pianura del Piave. La parte nord orientale del bacino rientra nella zona del dosso naturale del fiume Piave, che a San Donà di Piave si divide in due tracciati distinti (Piave Vecchia e Piave di Cortellazzo), e del dosso percorso dal Canale Piavon tra Ceggia e Torre del Mosto. I suoli sono a moderata o a scarsa differenziazione del profilo ed il drenaggio è buono nella parte a monte e mediocre nelle parti più a valle del dosso. Alcune aree sono caratterizzate dall’appartenere alla bassa pianura recente del Piave a drenaggio difficoltoso. Queste zone un tempo erano occupate da paludi e attualmente sono destinate quasi interamente all’attività agricola. Sono suoli ad elevato contenuto di sostanza organica, con orizzonti superficiali caratterizzati da colore scuro. Il resto del territorio, che si sviluppa prevalentemente nelle zone costiere, è formato da un terreno alluvionale che si origina da fiumi diversi dal Piave, e sono classificati come pianura lagunare e palustre bonificata. Questi terreni hanno un drenaggio molto difficoltoso e spesso il livello di falda, causato dallo scolo meccanico, ha aumentato il fenomeno di subsidenza. Le quote di questi terreni sono comprese tra 0 e Pagina 14 di 91
-2 m s.l.m. e la pendenza media è del 0.05%. Parte del territorio è utilizzato per l’agricoltura (seminativi) e le acque sono gestite dal Consorzio di Bonifica Veneto Orientale. La rete idrica complessiva è formata da una serie di canali artificiali, i cui livelli delle acque sono controllati da idrovore: - Canale Revedoli: collega il Piave con il Livenza ed è stato costruito per convogliare parte delle acque del Piave nel Livenza. - Canale Grassaga e Canale Bidoggia: questi due canali si uniscono a Cittanova con il Piavon formando il canale Brian. - Canale Brian Taglio e Livenza Morta: tratto di canale compreso tra l’impianto idrovoro di Staffolo in comune di Torre di Mosto e il cimitero di San Giorgio di Livenza in comune di Caorle. Complessivamente il canale è lungo 8.4 km. Il Brian, entrando nel territorio di Torre di Mosto, cambia nome in Taglio, prosegue fino a Caorle, dove prende il nome di Livenza Morta. In località Brian, riprende il nome originario e sfocia nel Livenza ormai prossimo al suo sbocco al mare. Questo canale è navigabile per tutta la sua lunghezza. Il tratto della Livenza Morta ricalca l’antico alveo del fiume Livenza, prima che questo venisse deviato nel XVII sec. dalla Serenissima per consentire lo scarico delle acque del fiume Piave fuori dalla Laguna di Venezia. 3.1.5. Fiume Piave Il bacino idrografico del fiume Piave è prevalentemente montano e si estende per 4013 km2, di cui circa 3900 km2 in territorio veneto. Oltre al territorio montano include anche un territorio di bassa pianura di circa 510 km2, compreso approssimativamente tra i Comuni di S. Donà di Piave e di Eraclea, che recapita le proprie acque di drenaggio attraverso le opere di bonifica poco a monte della foce del fiume Sile. Il bacino nel territorio veneziano è un bacino scolante in area sensibile (Adriatico settentrionale), ricompreso interamente in bassa pianura. Allo sbocco in pianura il letto del Piave è costituito da materiali granulari molto permeabili (sabbie e ghiaie); conseguentemente gran parte della portata idrica s’infiltra nel sottosuolo e va ad alimentare l’acquifero indifferenziato, che più a valle restituisce parte della portata sottoforma di risorgive, alimentando contemporaneamente lo stesso corso d’acqua. Il fiume in provincia di Venezia bagna i Comuni di Fossalta di Piave, Noventa di Piave, San Donà di Piave, Musile di Piave, Eraclea, Jesolo e presenta un bacino molto ridotto (pari all’1%), corrispondente all’area di foce, rispetto al suo intero percorso sviluppato anche nei territori provinciali di Treviso e Belluno. L’originario quadro idrologico del bacino è stato profondamente modificato nel corso di quest’ultimo secolo, a causa degli usi irrigui e idroelettrici delle acque. Tali massicci utilizzi hanno generato un vero e proprio reticolo parallelo, costituito da opere di presa, condotte di carico e scarico, invasi e centrali ed hanno determinato modifiche nel paesaggio e nell’equilibrio ambientale degli ecosistemi acquatici interessati. Nel veneziano in particolare, il Piave ha subito profonde modificazioni per opera dell’uomo. In particolare, nel 1600, la Repubblica di Venezia realizzò la deviazione del tratto terminale del fiume dallo sbocco naturale a quello attuale, al fine di mitigare gli effetti prodotti dalla portata solida nei territori posti alla foce. Il territorio in prossimità del fiume presenta una pericolosità idraulica moderata solo in alcune aree di modesta dimensione. Il Piave nella provincia di Venezia scorre su un territorio dove la regimazione delle acque è totalmente a scolo meccanico. Infatti oltre metà della provincia si trova al di sotto del livello medio marino e viene Pagina 15 di 91
mantenuta emersa grazie alle idrovore ed agli argini fluviali (che sono più alti del piano campagna) e lagunari. Il Consorzio di bonifica che ha il compito di regimare e gestire i manufatti idraulici presenti nel territorio è il Consorzio Veneto Orientale. Nel tratto terminale del fiume, in provincia di Venezia, viene interessata l’unità geologica di San Donà di Piave. Tale unità è composta da depositi alluvionali legati al dosso principale pre- romano a monte di San Donà ed ai dossi delle attuali direttrici del Piave. Le tessiture prevalenti sono sabbie, sabbie limose, limi sabbioso-argillosi e limi, corrispondenti a depositi di canale, di argine e ventaglio di rotta fluviale. La presenza di argille e argille limose, talora con sostanza organica, è connessa ai depositi di piana di esondazione. Il modello geologico generale prevede un corpo dossivo sabbioso-limoso, di spessore ed ampiezza variabili, allineato lungo le direttrici fluviali. In profondità, dove si incontrano le unità di Caorle e di Meolo, più corpi di canale si alternano a sedimenti fini di piana alluvionale. Si tratta di un territorio di pianura, plasmato dall’azione dei fiumi Tagliamento, Piave e Brenta con importanti differenze nella mineralogia e nel contenuto dei carbonati dei sedimenti deposti; in particolare, i carbonati presenti nei sedimenti aumentano notevolmente passando dal settore Meridionale a quello Nord-Orientale, con una percentuale del 20-35% nel Brenta, del 50-70% nel Piave fino al 65-85% nel Tagliamento. Il Piave sfocia nel mare Adriatico presso la località Cortellazzo, dopo un percorso di circa 222 km. Le sorgenti si identificano con alcuni orizzonti sorgentiferi posti alle pendici del Monte Peralba, ad una quota di 2037 m s.l.m. Dal punto di vista morfologico, il tratto di Piave da Nervesa della Battaglia (78 m s.l.m.) alla foce viene considerato di pianura ed ha una lunghezza complessiva di circa 64 km di cui 30 km in provincia di Venezia. L’andamento planimetrico è caratterizzato da una notevole tortuosità che si interrompe solo per alcuni chilometri a valle di Musile di Piave, in corrispondenza del Taglio Nuovo di Piave, che è stato realizzato attraverso una serie di interventi operati dalla Repubblica di Venezia, allo scopo di evitare l’interramento del porto di Venezia e del bacino Nord della Laguna. Il Piave quindi risulta arginato da Musile di Piave alla foce e pensile rispetto al piano di campagna. La profondità media del Piave nel tratto tra Zenson di Piave ed Eraclea è di circa 5 m. La morfologia del fondo è piuttosto accidentata con frequenti e repentini abbassamenti del fondale (fino a profondità superiori a 10 m) non solo nella parte esterna dei meandri, ma anche nel tratto rettilineo. Tale variabilità è dovuta non solo a processi erosivi legati alla dinamica del corso d’acqua, ma anche presumibilmente all’estrazione di inerti in alveo, che è prevalentemente costituito da sabbie fini e limo. Nei tratti rettilinei la forma dell’alveo è trapezoidale. Nessun impianto idrovoro scarica direttamente nel tratto di pianura del Piave. Il fiume è in comunicazione con il Sile attraverso due canali di collegamento: il primo è il vecchio alveo situato fra le località di Intestadura (San Donà di Piave) e la frazione Caposile (Musile di Piave); il secondo è il canale Cavetta che unisce i due fiumi fra Jesolo Paese e la località di Cortellazzo, presso la foce del Piave. Nel primo collegamento scaricano tre impianti idrovori del Consorzio di bonifica Veneto Orientale, Croce Nord e Croce Sud (Bacino Caposile 6750 l/s, 1474 ha) e l’impianto denominato Postazione Chiesanuova (Bacino Cavazuccherina, 1000 l/s, 185 ha). Tuttavia questi impianti sono tributari del fiume Sile in quanto il livello normale del Piave all’Intestadura è superiore a quello del Sile a Caposile (infatti si tratta di una parte del vecchio alveo) e, inoltre, l’ingresso delle acque del Piave è regimato attraverso porte vinciane che vengono aperte solo per consentire l’immissione di acque del Piave sufficiente a mantenere un flusso ridotto nel vecchio alveo. In caso di piena del fiume dette porte vengono chiuse per eliminare il collegamento con il Sile. Sul secondo collegamento, il canale Cavetta, presso la foce del Piave, esiste una conca di navigazione che impedisce alle acque del fiume di raggiungere il canale. Sempre presso la foce, in località Revedoli presso l’argine sinistro del Piave, si apre la Litoranea Veneta, che la colleghi con il fiume Pagina 16 di 91
Livenza attraverso una conca di navigazione. Il flusso delle acque nel Canale Revedoli, primo tratto della Litoranea che si diparte dal Piave, avviene in direzione della foce del Livenza. La foce del Piave è esposta al riflusso provocato dall’anomalo aumento del livello di marea che si instaura quando sono presenti alte pressioni sul basso Adriatico e basse pressioni sulla Laguna di Venezia. Poiché le condizioni di alta marea eccezionale possono coincidere con le piene del fiume, in quanto generate dalla stessa perturbazione, le condizioni di deflusso possono essere pregiudicate. 3.1.6. Fiume Sile Il Sile è un fiume di risorgiva che nasce in provincia di Treviso, nei pressi del Comune di Vedelago e sfocia nel mar Adriatico in località Porta Vecchia, dividendo Jesolo da Cavallino. Il bacino idrografico di circa 650 km2, si estende tra le provincie di Treviso, Padova e Venezia, dove interessa un’area di 184 km2. Questo bacino è detto “apparente”, in quanto viene determinato considerando solo lo spartiacque superficiale senza tener conto di eventuali apporti e spostamenti di volumi d’acqua legati a particolari formazioni geologiche. Il territorio interessato dal percorso del fiume è composto, dal punto di vista idrografico, da una fitta rete di corsi naturali che s’intreccia con la rete di canali artificiali. Non si deve sottovalutare che la parte del bacino idrografico del Sile ricadente nella provincia di Venezia comprende un territorio bonificato che presenta criticità dal punto di vista idraulico. Tutta l’area in prossimità del bacino, che si affaccia alla parte nord-est della Laguna e l’area a cavallo tra i Comuni di Quarto d’Altino e Roncade (TV), raggiunge un livello di pericolosità idraulica medio/alta, come si evince dalle figure riportate sulla base degli studi dell’Autorità di bacino del Sile. Le aree soggette a scolo meccanico comprendono quasi completamente tutto il bacino, ne rimane esclusa una piccola parte del Comune di Meolo. La sorgente del Sile si trova in un’area dove la falda freatica, entrando in contatto con lo strato argilloso impermeabile, risale in superficie originando le risorgive, dette fontanassi. Il Sile ricade all’interno dei bacini sedimentari dei fiumi Piave e Brenta, ed esercita una scarsa azione erosiva lungo alveo, fenomeno più evidente nel tratto veneziano dove, da Quarto d’Altino, il fiume diventa pensile. L’alveo principale del fiume si estende per una lunghezza di 95 km, di cui circa 41 km solo in provincia di Venezia, con un dislivello complessivo di 30 m e raggiunge una larghezza massima di circa 30 m; la portata media è circa 6 m3/s a Quinto di Treviso e circa 55 m3/s a Casier (con portata massima, sempre a Casier, di 128 m3/s). Il Sile, in provincia di Venezia nel primo tratto, mantiene la sua caratteristica di fiume sinuoso per buona parte del tragitto percorso ed assume un andamento rettilineo e pensile solo nel tratto centrale (Taglio di Sile), che costeggia la laguna sul lato orientale. Originariamente il Sile sfociava direttamente in Laguna nei pressi di Torcello ma, a causa del progressivo impaludamento di quella zona lagunare, la Serenissima, nel XVII secolo, ne deviò il corso verso la penisola del Cavallino, facendolo sfociare nel mar Adriatico. Molti degli affluenti principali del Sile si trovano in provincia di Treviso. Per quanto concerne la provincia di Venezia, gli affluenti consistono prevalentemente in una rete di canali artificiali che si uniscono al Sile alla sua sinistra idrografica. Partendo da Nord del corso d’acqua, lungo il tratto che segna il confine con la provincia di Treviso, si hanno: il fiume Musestre, il canale Collettore Principale ed il canale Fossetta, poco dopo il quale parte la deviazione veneziana del Taglio di Sile. Lungo il tratto rettilineo del Taglio si inseriscono il canale Vela ed il canale Nuovo; alla fine del tratto del Taglio si ha la confluenza delle acque del Sile con il fiume Piave Vecchia, ossia con le acque apportate attraverso il vecchio letto del Piave. Subito dopo riprende una fitta rete di canali (Pesarona, Rosa, Cavetta) e di collettori Pagina 17 di 91
che si uniscono al fiume lungo il tratto rimanente. Del suo vecchio percorso, che lo portava a sfociare con un delta nella Laguna, rimane una traccia nei canali Silone e Siloncello, che sfociano ancor oggi all’altezza di Portegrandi. 3.1.7. Bacino scolante nella Laguna di Venezia I corsi d’acqua di seguito considerati appartengono tutti al Bacino Scolante nella Laguna di Venezia (BSL). Il BSL è un bacino che si estende sul territorio che tocca quattro province: Vicenza, Padova, Treviso e Venezia e ha un’estensione di circa 2.500 km2, suddiviso tra entroterra, isole lagunari, valli da pesca e litorali lagunari. In questo territorio tutta la rete idrica superficiale scarica le acque nella Laguna di Venezia, in un bacino compreso tra il fiume Gorzone (a Sud), la linea dei colli Euganei a Ovest, le Alpi Asolane e il fiume Sile a Nord. Il BSL si estende prevalentemente nella provincia di Venezia, e in questo territorio può essere a sua volta scomponibile in più sottobacini (Figura 2). In questo complesso sistema fiumi e canali si intrecciano lungo un percorso più volte alterato e modificato nel corso dei secoli dall’attività umana con opere idrauliche e altri manufatti. Negli ultimi anni il Bacino Scolante nella Laguna di Venezia è stato anche oggetto di particolari leggi di salvaguardia. La rete idrografica del BSLV è classificabile in base al regime di deflusso delle acque che può essere naturale, meccanico o misto. Si possono individuare e suddividere così i corsi d’acqua a deflusso naturale: Dese, Zero, Marzenego-Osellino, Lusore, Muson vecchio, Tergola, Scolo Soresina, Scolo Fiumazzo, Canale Montalbano, Naviglio Brenta, Canale di Mirano, Taglio Nuovissimo. In Figura 3 sono riportati i sottobacini del Bacino Scolante nella Laguna di Venezia. Oltre a questi corsi d’acqua è presente anche una fitta rete di collettori, che garantisce il drenaggio del territorio che, in alcune aree, risulta essere a deflusso misto. La rete idrica complessiva sfocia in Laguna in 27 punti distribuiti da Valle di Brenta al litorale del Cavallino. Di questi vengono considerati corsi d’acqua tributari principali: 1. Dese (N) 2. Zero (affluente del Dese) 3. Lusore (L) 4. Marzenego (M) 5. Tergola- Rio Serraglio (H) 6. Naviglio Brenta (H) 7. Taglio di Mirano (H) 8. Taglio Nuovissimo (H) Ai corsi d’acqua tributari vanno aggiunti i seguenti canali e corsi d’acqua: - Canale dei Cuori (A) - Canal Morto (A) - Scolo Pionca (e il suo tributario Tergolino) (H) - Canale Vela (Q) - Canale Fiumazzo (F) - Canale Montalbano (D) Viene di seguito presentata una breve descrizione di questi corpi idrici (Fonte Piano di Bacino idrografico della Alpi Orientali). Pagina 18 di 91
Figura 3 – Bacino Scolante nella Laguna di Venezia. Dese Il Dese nasce nella provincia di Treviso, tra Resana e Castelfranco V.to. È un fiume di risorgiva e le sue falde sotterranee sono ricaricate dal fiume Piave. Il Dese percorre 52,2 km attraversando anche la provincia di Padova, sfociando poi in Laguna vicino all’aeroporto Marco Polo. Il suo bacino idrografico interessa una superficie di 142.62 km2. La portata in regime normale del fiume varia da un minimo di 0.5 m3/s a un massimo di 3.8 m3/s; alla foce è di circa 3 m3/s. La velocità della corrente si mantiene lenta e torbida lungo tutto l’intero corso ed i substrati sono prevalentemente limoso- sabbiosi. Le acque del Dese sono in comunicazione con il Siloncello e con il Silone attraverso il canale di Santa Maria. Zero È il principale affluente del Dese. Questo fiume nasce vicino a Resana (TV), lungo la fascia delle risorgive, e rispetto al Dese scorre sulla sua sinistra idrografica. Nel 1532 il corso del fiume è stato modificato, portandolo a sfociare nel Dese, poco prima della Laguna di Venezia (prima era un affluente del Sile). Lo Zero percorre la pianura veneta per circa 43 km, interessando le province di Treviso e Venezia e presenta un bacino idrografico di 70 Km2. Pagina 19 di 91
Lusore Nasce nei pressi di Borgoricco (PD), e prosegue in direzione Sud-Est toccando Campocroce, Scaltenigo, Marano Veneziano, Borbiago e Oriago. Sfocia infine nella Laguna di Venezia presso Porto Marghera, dopo aver percorso 31.7 km. Marzenego È un fiume di risorgiva che nasce a sud di Castelfranco V.to. Arriva in laguna dopo aver percorso 35,06 Km, sfociando all’altezza di Tessera con il nome modificato in Osellino nel tratto terminale. In provincia di Venezia bagna i Comuni di Noale, Salzano, Martellago e Venezia-Mestre. Il bacino idrografico afferente a questo fiume ha un’estensione di 62,9 km2, presenta un territorio prevalentemente agricolo (circa 80% della superficie) e lo scolo delle acque è per lo più naturale. Il suo affluente principale è il Draganziolo, che si immette nel Marzenego a valle di Noale. La pendenza media del fiume è di 0.73‰. Muson Vecchio È un fiume di risorgiva che nasce a San Martino di Lupari (PD) e si immette nel Naviglio Brenta dopo un percorso di 19.2 km, interessando un bacino idrografico di circa 25 km2. La pendenza del bacino è molto ridotta e il deflusso delle acque è molto influenzato dall’utilizzo del suolo. Tergola- Rio Serraglio Il Tergola nasce dalle risorgive a sud di Cittadella. Il percorso di questo fiume a Strà, loc. Salgarelli in corrispondenza della chiusa di regolazione, si divide in due rami pensili: il canale Varano e il rio Serraglio. Il primo dopo un breve tragitto si immette a Stra nel Naviglio Brenta, mentre il Serraglio, segue il percorso naturale del Tergola e dopo aver sottopassato il Taglio di Mirano si immette nel Naviglio Brenta a valle di Mira con un percorso di 43.19 km. Il bacino idrografico complessivo del fiume Tergola ricade in provincia di Padova, e le portate (storiche) variano: per il Tergola da 1 m3/s a 4.28 m3/s, per il Serraglio da 0.1 m3/s a 4.76 m3/s e per il canale Varano da 1.09 m3/s a 2.14 m3/s. Naviglio Brenta Il Naviglio Brenta corrisponde all’alveo naturale del fiume Brenta. Si origina a Strà, in corrispondenza dell’immissione del fiume Piovego (che arriva da Padova) con il Brenta. Percorrendo la pianura veneziana per una lunghezza di 27.3 km, snodandosi con ampie anse, arriva alla Laguna di Venezia dove sfocia a Fusina. Le acque del Naviglio, bagnando i Comuni di Strà, Fiesso d’Artico, Dolo, Mira, Oriago e Malcontenta, attraversano una della zone più famose e caratteristiche della regione Veneto: la Riviera del Brenta. Le acque sono gestite dal Genio Civile Regionale che, attraverso quattro conche di navigazione (a Strà, Dolo, Mira e Malcontenta) rende il canale una via navigabile di seconda classe. Va ricordato che la navigabilità è impossibile senza le conche in quanto il dislivello tra l’inizio del corso d’acqua a Strà e la sua foce a Fusina è di 8 m. E’ composto da quattro tronchi: il primo da Strà fino alla chiusa di Dolo, il secondo da Dolo fino alle chiuse di Mira Porte, il terzo da Mira a Malcontenta e da qui alla foce. Gli affluenti, tutti di sinistra idrografica, sono: - Scolo Veraro, che deriva parte della portata convogliata dal Tergola e dal rio Fiumicello. Va ricordato che in condizioni di magra (per differenza del dislivello che si crea da monte a valle) il Veraro può funzionare anche “in senso opposto”, ossia deviare le acque del Naviglio verso il Tergola. - Taglio di Mirano, che devia le acque del Muson Vecchio. - Rio Serraglio, la cui immissione nel Naviglio avviene a circa 1.2 km a valle del Taglio di Mirano. - Scolo Pionca, l’ultimo affluente. Pagina 20 di 91
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