La Galleria Vittorio Emanuele II di Milano - Progetto, costruzione, restauri a cura di - Core
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
La Galleria Vittorio Emanuele II di Milano Progetto, costruzione, restauri a cura di Paolo Gasparoli, Angelo Manenti, Maurizio Pecile, Ornella Selvafolta
In copertina Veduta interna della Galleria Vittorio Emanuele II dopo il restauro [© DS Comunicazione] In quarta di copertina Veduta esterna della Galleria Vittorio Emanuele II dopo il restauro [© Andrea Scuratti] Progetto grafico Ringraziamenti Il volume è stato realizzato “Mi piacerebbe viverci per sempre”, diceva Mark Twain. Marcello Francone Archivio Storico Banca Intesa Sanpaolo, grazie al contributo delle imprese Milano: Barbara Costa, Francesca Pino La Galleria è un concentrato di milanesità: c’è l’eleganza, Coordinamento redazionale Archivio Storico Civico Biblioteca Emma Cavazzini Trivulziana, Milano: Isabella Fiorentini, c’è l’innovazione architettonica e tecnologica, c’è il piacere Redazione Luca Dossena, Barbara Gariboldi della vita pubblica, della passeggiata tra le vetrine, della Maria Conconi Cittadella degli Archivi e Archivio Civico Martina Degl’Innocenti di Milano: Francesco Martelli, discussione in un caffè. C’è il gusto di incontrarsi con stile Impaginazione Tommaso Bonfanti e c’è l’orgoglio di una grande città che sapeva e sa di essere Civico Archivio Fotografico, Milano: Marina Boer Silvia Paoli, Giuseppina Simmi una capitale internazionale. Quando l’Amministrazione Traduzioni Civica Raccolta delle Stampe Comunale bandì il concorso per la Galleria nel 1860, un Kathleen Hannan, Elizabeth Burke, Achille Bertarelli, Milano: Giovanna Mori Johanna Kreiner, NTL Firenze Gabinetto del Sindaco, DS Comunicazione, anno dopo l’annessione al Regno di Sardegna e un anno Coordinamento e sviluppo progetti di comunicazione integrata: prima della proclamazione del Regno d’Italia, volle far fare Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma Giovanni Piacentini, Gianfranco Campari, a Milano un salto nella modernità europea. Vi riuscì grazie Silvio Barbieri, Giovanni Lucato, o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico Pietro Madaschi al progetto di Giuseppe Mengoni, che accostava allo stile o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore Gabinetto del Sindaco, neorinascimentale lombardo uno slancio innovativo uni- Ufficio Stampa-Redazione Web: © 2016 Gli autori per i loro testi Andrea Scuratti co tra le “vie commerciali” coperte d’Europa: quello della e per le foto DCT, Settore Manutenzione: Renato Bont e di grandiosa volta in ferro e vetro, frutto di uno studio stilisti- © 2016 Skira editore, Milano Marco Introini Tutti i diritti riservati Marialuisa Pogliani co e strutturale che fece scuola. Ne risultò un insieme ricco Martina Galimberti ISBN: 978-88-572-3364-2 Alessandra Tibiletti di grazia e di luce: lo stesso che oggi fa tenere, col naso in Finito di stampare 3DSurvey Group del Dipartimento A.B.C. su, milioni di visitatori ogni anno da ogni parte del mondo. nel mese di dicembre 2016 del Politecnico di Milano: Cristiana Achille, a cura di Skira editore, Milano Francesco Fassi Oggi il Comune, terminati i lavori di restauro svolti senza Printed in Italy mai chiudere la passeggiata più bella di Milano, è impe- www.skira.net gnato in un lavoro attento di valorizzazione e promozione della Galleria come cuore dello stile e della vita di una città unica e sempre più attrattiva. Questo libro ci accompagna in una storia avvincente fatta di tecnica, di coraggio e di personalità. Chi ha voluto, progettato e realizzato la Galle- ria ci ha consegnato un dono prezioso che siamo chiamati non solo ad ammirare ma anche a conoscere. Per esserne ancora più fieri. Giuseppe Sala Sindaco di Milano
Sommario Abbreviazioni 13 La galleria coperta di vetro Capitolo IV ACCMi - Cittadella degli Archivi Antonella Ranaldi Il restauro delle superfici sulla piazza del Duomo e Archivio Civico, Milano ACSMi - Archivio Storico Civico 187 Opere provvisionali, pubblicità e rapporto Capitolo I con la città nel recupero dell’arco trionfale Biblioteca Trivulziana, Milano La storia Angelo Manenti AMGF - Archivio Mengoni Giuseppe, Fontanelice 19 Il progetto e la costruzione della Galleria 191 Il restauro dell’arco trionfale CAFMi - Civico Archivio Fotografico, Vittorio Emanuele II: “one of the most Milano Gregorio Pecorelli magnificent buildings in Europe” CCMi - Consiglio Comunale, Milano Ornella Selvafolta 207 Il restauro della stazione di regolazione CRSBMi - Civica Raccolta delle Stampe degli orologi pubblici della città Achille Bertarelli, Milano 51 Giuseppe Mengoni: attraverso il suo archivio Maurizio Pecile, Giuliana Cuomo tracce del prezzo e del valore di un sogno Anna-Maria Guccini 217 Il restauro dei portici settentrionali e meridionali Maurizio Pecile, Giuliana Cuomo 67 Gli affacci sulla città. Genesi e vicende degli ingressi 229 La Galleria Vittorio Emanuele II restaurata alla Galleria Vittorio Emanuele II Monica Aresi Capitolo V I prossimi interventi Capitolo II Il restauro del complesso 249 Una fabbrica in continua evoluzione: della Galleria Vittorio Emanuele II i prossimi interventi di restauro Maurizio Pecile, Angelo Manenti 85 Stato dell’arte a 150 anni dalla posa della prima pietra: cronistoria e motivazioni Conclusioni 257 di un restauro parcellizzato Angelo Manenti 259 Cronologia 91 Dal progetto di restauro conservativo 261 Addetti ai lavori alla gestione del cantiere di restauro Maurizio Pecile 263 English texts Capitolo III Il restauro delle superfici interne del “Salotto di Milano” 103 La conservazione delle superfici interne della crociera Paolo Gasparoli, Fabiana Pianezze 169 I mosaici dell’ottagono Maurizio Pecile, Maria Fratelli, Giuliana Cuomo
Il progetto e la costruzione della Galleria Vittorio Emanuele II: “one of the most magnificent buildings in Europe” Ornella Selvafolta Incipit: la Galleria Vittorio Emanuele e la nuova pera di onore e necessità”, dopo più di cinquant’anni di 1. Il Duomo e il tessuto edilizio piazza del Duomo, “un’opera di onore e necessità” progetti senza esiti, di realizzazioni mancate e di aspetta- circostante, per la Milano italiana tive frustrate dai governi stranieri3. fotografia di “Sfarzoso e splendidissimo luogo”, “salone”, “ampio Il barone Camillo Vacani, autore di una “memoria” letta Pompeo Pozzi, 1865, CAFMi bazar”, “atrio di palazzo fantastico”: non sembrano es- il 16 febbraio 1860 all’“Ateneo di Milano”, sintetizzava LV 1122 servi limiti agli appellativi usati dai giornalisti milanesi attraverso una tavola comparativa i “molti progetti” che, nel marzo 1867 per evocare il senso di meraviglioso, di nei decenni della Restaurazione, avevano affrontato il agio e ricchezza dell’appena inaugurata Galleria Vitto- tema del rinnovamento cittadino partendo dal Duomo rio Emanuele II1. Nonostante mancasse ancora il grande quale ‘cuore’ monumentale, artistico, simbolico di Mi- arco d’ingresso dalla piazza del Duomo, la “Gazzetta di lano4. Le diverse planimetrie elaborate tra gli anni trenta Milano”, “Il Pungolo”, il “Corriere delle Dame”, o anche e quaranta che corredavano lo scritto erano accomunate la più compassata “Perseveranza”, erano concordi nel dall’intento di ‘nobilitare’ la “sublime mole” della catte- sottolineare il fascino e il successo di una realizzazione drale ‘nobilitandone’ l’intorno, aumentando l’area libera che aveva richiesto un grande impegno finanziario, orga- davanti al sagrato e conferendo regolarità di impianto e nizzativo, tecnico e artistico da parte di amministratori armonia architettonica a uno spazio che era invece ca- pubblici, imprenditori privati, ingegneri e architetti e, ratterizzato da una “singolare indisciplina” urbanistica e non ultimo, dell’intera cittadinanza. edilizia, da un “confuso ammasso di vie” e da un tessuto L’impresa era stata possibile grazie a una condizione di quasi inestricabile di case ad “altezze diverse”, misere e “sopravvenuta autonomia”, ovvero grazie alla conqui- malsane5. La situazione appariva inaccettabile per una stata indipendenza dall’Austria nel 1859 e alla presa in città come Milano che, nel panorama preunitario in di- consegna della città da parte di un “municipio italiano” venire, ambiva sia a consolidare le proprie credenziali ri- deciso ad affrontare problemi urbanistici acutamente sorgimentali, sia a qualificarsi come un polo di modernità sentiti, ma mai portati a soluzione nei decenni della do- grazie alla collocazione territoriale rispetto all’Europa, minazione straniera. allo sviluppo delle reti di comunicazioni, a un prospero e “Colla libertà venne anche il risveglio della questione variegato tessuto di attività economiche. edilizia intorno alla piazza del Duomo”, scrivevano in- In questo orizzonte di patriottismo e di rinnovamento si fatti gli ingegneri Gerolamo Chizzolini e Felice Poggi, inserisce la “questione edilizia” della piazza del Duomo, evidenziando come la “questione” avesse assunto qua- della sua facies architettonica e del suo impianto urbani- si il significato di rinascita civica e di dovere morale nei stico entro un sistema rinnovato di spazi pubblici e con- confronti della collettività2. O meglio, come già nel 1857 nessioni viarie dove, come è noto, era compreso anche aveva affermato l’architetto Fermo Zuccari, fosse “un’o- il collegamento diretto con piazza della Scala: ovvero la 19
2. Piazza stessi promotori di portata “colossale”: per la mole edili- del Duomo prima del 1859, zia, per il livello altissimo di responsabilità finanziaria, di fotografo impegni gestionali e legali, per le “numerose e importanti non identificato, transazioni da compiersi in brevissimo volgere di tem- CAFMi FM C 81/3 po”, per la necessità di ideare “espedienti […] inusitati […], come lotterie, prestiti a premi, emissioni di vaglia 3. Piazza del Duomo vista […]”8. Non è scopo di questo saggio ripercorrere analiti- dalla cattedrale camente tali e altri passaggi, quanto piuttosto di mettere con l’isolato del Rebecchino e in luce alcuni tra gli aspetti più significativi delle fasi pro- il coperto del gettuali e costruttive. Figini, fotografia Si può partire proprio da uno degli “espedienti” ideati e Guigoni & Bossi, 1859, CAFMi messi in atto per la sua realizzazione: cioè dalla lotteria diede risultati poco brillanti rispetto alle aspettative, così 5. Biglietto della Lotteria Civica FM B 52 “di due milioni di biglietti a 10 lire l’uno”, autorizzata da che ben altre forme di raccolta di fondi si resero neces- per la nuova decreto reale ed emessa dal Municipio nel gennaio 1860 sarie. Ciò non riduce tuttavia il significato dell’iniziativa piazza del futura Galleria. Già ipotizzato negli ultimi anni cinquan- cittadina si recava da Vittorio Emanuele II per rendere con lo scopo di destinare il ricavo netto alla “formazione come primo passo concreto verso la realizzazione di un Duomo, prima giocata, ta6, il percorso doveva congiungere i due poli più emble- omaggio al futuro re d’Italia e per offrirgli l’intitolazione della nuova piazza del Duomo”. In questa occasione, os- progetto di cui aveva giustamente prefigurato l’impor- emissione matici del centro, il monumento religioso e il teatro di della nuova strada quale “incarnazione permanente di in- servavano i contemporanei, “si pensò sul serio a volere e tanza. “Dall’ultimo manuale” ai più “raffinati” mestieri 1° gennaio 1860, fama europea, mediante una strada a funzione prevalen- dipendenza”7, così da affermare le aspirazioni di libertà fermamente volere questa piazza”9: più che un originale dell’arte, la piazza del Duomo e la Galleria occuparono estrazione 1° gennaio 1861, temente commerciale, pensata come un vettore di novità dei milanesi e, nello stesso tempo, assicurare il più auto- escamotage, fu quindi un progetto di lavoro delle cui in- infatti per diversi anni un gran numero di lavoratori, men- Milano, Archivio e dinamismo, non a discapito, bensì a vantaggio dei mo- revole sostegno al progetto. tenzioni danno testimonianza i documenti a corredo del tre è indubbio che il nuovo assetto urbanistico, il decoro Storico Banca numenti più antichi. Il 28 giugno del 1859, pochi gior- È questa in estrema sintesi l’origine della Galleria: la sua “Piano della Lotteria Civica […] con prima estrazione il delle architetture, l’impegno delle istituzioni e la vitalità Intesa Sanpaolo ni dopo la decisiva battaglia di Solferino e San Martino storia è stata più volte scritta, variamente evidenziando 9 gennaio 1861”10. Da essi si percepisce chiaramente l’ur- del commercio riuscirono a interpretare, con gli strumen- nella seconda guerra di indipendenza, una delegazione le molteplici sfaccettature di un’opera considerata dagli genza di un intervento volto non solo a migliorare l’intor- ti, i modelli culturali e il gusto dell’epoca, le istanze di no del “più insigne monumento” di Milano, non solo a una città appena uscita dal “giogo straniero” e ansiosa di 4. Alcune proposte per modernizzare il centro della città e la sua trama viaria, ma conquistare un posto di rilievo nel pase unitario. la sistemazione anche a promuovere proficue operazioni fondiarie, con di piazza del Duomo una movimentazione di capitali, di idee e esperienze che Concorsi e progetti per una “piazza monumentale”, elaborate nella avrebbero creato nuove occasioni di lavoro, di benessere per “una via e una splendida sala”11 prima metà e miglioramento sociale. Compiuto il primo passo si procedette per gradi, ma a del XIX secolo, tratte da Nell’invito rivolto dal sindaco Antonio Beretta alle isti- onor del vero piuttosto rapidamente, verso la soluzione C. Vacani, tuzioni e alle “persone agiate della Città”, appartenenti di un problema estremamente complesso dove si intrec- Poche parole a quell’élite ambrosiana tradizionalmente incline a soste- ciarono aspetti legislativi12, decisioni amministrative e su molti progetti della Piazza nere iniziative di “pubblico bene e di civico lustro”, si scelte politiche, interessi pubblici e privati, intenzionalità del Duomo rimarcava infatti come, dati per scontati gli obiettivi fun- simboliche ed esigenze funzionali, vicende di concorsi, di di Milano, zionali e di maggior decoro, l’operazione avrebbe richie- espropri e appalti di non sempre facile gestione e all’ori- in “Atti dell’Ateneo sto un’“immensa quantità e varietà dei lavori”, scambi di gine di diverse occasioni conflittuali. Tra queste intricate di Milano”, merci e impiego di mano d’opera, “dall’ultimo [lavora- situazioni la nuova piazza e, per quanto più ci riguarda, 1860, fasc. 1, tore] manuale fino al concorso delle raffinate industrie la Galleria, trovavano una faticosa, ma, alla luce dei ri- s.n.p. e delle belle arti”. Mentre la creazione di nuove strade, sultati, felice via di mediazione, derivando dal confronto la costruzione di “grandiosi fabbricati” e l’apertura di con la complessità della relazioni empiriche non soltanto “nuovi negozi” avrebbero certamente innescato proces- le condizioni materiali del loro farsi, ma anche sollecita- si virtuosi di emulazione e di collaborazione, nella pro- zioni per ripensare, a volte migliorare, le stesse soluzioni spettiva di una città moderna e solidale dove ogni cam- progettuali. biamento avrebbe riverberato effetti benefici sull’intero Al 1860 risale un concorso di idee aperto a tutta la citta- corpo sociale. dinanza, per la riforma della piazza del Duomo e la sua Nonostante la fondatezza di tali argomenti, sappiamo che connessione con piazza della Scala, indetto dal Municipio la lotteria da sola non bastò al finanziamento e anzi che al fine di vagliare l’opinione pubblica, stimolare l’interes- 20 21
6a-b. Dettaglio 9. Planimetria delle piante “per la Nuova di Milano del Piazza del 1856 e del 1869 Duomo in con la piazza relazione alle sue del Duomo adiacenze” con prima e dopo l’indicazione del gli interventi percorso della di sistemazione futura Galleria urbanistica, e i nomi dei tratte da Pianta commissari, numerica della allegata al bando R.a Città di di concorso, Milano divisa Milano 15 in parrocchie novembre 1860, e circondarj CRSBMi 1856 incisa da PV m. 8-68 Giuseppe Pezze, Ronchi, Milano se dei milanesi, offrire loro una palestra di confronto e, committente di progetti architettonici e urbanistici, posi- 1856; Milano possibilmente, raccogliere credibili proposte. Tra i settan- tivamente attivo nella trasformazione della città. La plani- com’è al giorno tasei progetti pervenuti “dal più modesto al più licenzio- metria-guida annessa al bando di concorso prevedeva la d’oggi 1869, Ronchi, Milano so, accennanti a tutte le forme e concetti immaginabili”, completa demolizione del tessuto edilizio preesistente, ivi 1869, proprietà una commissione, composta da assessori, professionisti, compresi il “coperto del Figini” e l’isolato del Rebecchi- privata artisti, professori dell’Accademia di Belle Arti di Brera, no, per aprire davanti al Duomo una piazza rettangolare uomini di “censo e cultura”, estrapolò e rielaborò alcuni lunga più di 100 metri, attorniata da edifici a portici, adat- concetti informatori che vennero inseriti nel programma ti alle esigenze del “commercio e civile abitazione”, senza di un successivo concorso a premi bandito nel 1861. obblighi di stile, ma congruenti con lo scopo e dotati di Aperto ai soli “cultori dell’arte”, ovvero a ingegneri, ar- linee “euritmiche”13. Per l’impianto viario le linee guida chitetti e artisti, la prova dava inizio alla vera competizio- principali riguardavano un asse di scorrimento nord-sud ne professionale e stabiliva il ruolo del Municipio come all’estremità ovest della piazza in direzione della nuova 7. Programma a stampa del concorso 8. Planimetria dell’area tra piazza per la “Nuova Piazza del Duomo del Duomo e piazza della Scala di Milano e la Via [Galleria] Vittorio con il tracciato della futura “strada Emanuele II”, Milano 1861, Vittorio Emanuele” [la Galleria], ASCMi PR c. 1380 disegnata dall’ingegner architetto Gianluigi Ponti, 31 gennaio 1860, CRSBMi PV m. 16-2 22 23
10. Planimetria il momento aperte le due possibilità di passaggio coperto del progetto o di strada porticata. “Dante” dell’architetto Nessuno dei quattro progetti fu proclamato vincitore, ma Giuseppe quello di Mengoni meritò una menzione che gli valse l’in- Mengoni, presentato al vito a partecipare a un ulteriore e definitivo concorso a concorso del inviti, bandito il 7 febbraio 1863 e ristretto a tre soli pro- 1861, tratto da fessionisti: Mengoni, il milanese Giuseppe Pestagalli, e il A. Rondello, La Galleria Vittorio fiorentino Nicolò Matas (rinunciatario perché impegnato Emanuele II. nel completamento della facciata di Santa Croce e nel pro- Milano 1867- getto della facciata di Santa Maria del Fiore a Firenze)16. 1967, Itala Ars, Milano 1967 Si confrontarono quindi due sole proposte che, pur assu- 11. “Progetto mendo gli stessi principi generali, si diversificavano per il Mengoni per la disegno d’insieme, il linguaggio stilistico e la diversa im- nuova Piazza portanza assegnata agli elementi costitutivi del progetto. del Duomo Via Vittorio Optando per un neorinascimento più ‘ecumenico’ rispetto Emanuele e al bramantesco romantico e con impronte locali del con- Sistemazione corrente, proponendo un assetto di piazza più chiaro e delle via adiacenti geometrico, dando maggior risalto alla galleria di collega- eseguito per mento con piazza della Scala, la soluzione di Mengoni in- incarico del terpretava in modo più adeguato le richieste municipali e Consiglio Comunale come tale vinse il concorso nel settembre 186317. di Milano ed Nei mesi successivi il progetto della Galleria, che ori- approvato nelle sedute dei stazione centrale (allora in costruzione) e, per il collega- ginariamente prevedeva un solo braccio, fu rielabora- giorni 15 e 16 mento diretto con piazza della Scala, una strada “coper- to tenendo conto di ulteriori sollecitazioni fino a rag- settembre 1863”, ta a vetri” oppure porticata a funzione prevalentemente giungere, nel settembre 1864, la soluzione definitiva. Ronchi, Milano 1863, ASCMi commerciale. A questa data si configuravano quindi le sue principali PR c. 1381 Senza entrare in merito alle vicende del concorso e alle caratteristiche: la pianta a croce formata dall’intersecarsi singole proposte (diciotto complessivamente), basterà dell’asse longitudinale Duomo-Scala con un nuovo asse indicare come i quattro progetti finalisti seguissero ab- trasversale, il grande spazio ottagonale nel punto di in- bastanza fedelmente gli orientamenti municipali nel ten- contro, la copertura in ferro e vetro con centine ad arco tativo di elaborare un quadro di soluzioni realistiche e ribassato e ampia cupola centrale, gli edifici laterali alti praticabili. “Dante” del bolognese Giuseppe Mengoni, quattro piani oltre il terreno, l’affaccio sulla piazza del “Ammirazione” del milanese Davide Pirovano, “Alla Duomo in guisa di monumentale arco di trionfo con ri- nazione Italiana” del veneziano Paolo Urbani, “Temo e scontro nella nuova testata pensata per la “manica lun- spero” del comasco Gaetano Martignoni, erano infatti ga” di Palazzo Reale18. Così concepita la Galleria avreb- apprezzati per “la completezza, la ponderatezza di per- be riunito “i vantaggi e le comodità di una via cogli agi cezione e di idee pratiche” e per un’attenzione alla “fatti- di un’immensa e splendida sala”, diventando episodio bilità” che avrebbe reso meno problematico il passaggio emergente del nuovo centro di Milano, con una posi- cruciale dal disegno alla realizzazione14. zione di assoluto rilievo nella ‘rappresentazione’ della In questa circostanza si segnalava quindi il nome di Giu- modernità urbana19. seppe Mengoni, ingegnere-architetto formatosi all’uni- È bene rimarcare tuttavia che il passaggio commerciale versità di Bologna e alla locale Accademia di Belle Arti15. coperto in ferro e vetro (di origine francese tardoset- La sua proposta fu considerata “chiara e ragionevole”, tecentesca) non era una tipologia inedita per Milano sostanzialmente la più “fattibile” anche in ragione di dove, tra il 1830 e il 1832, era già stata realizzata, su un’aderenza spiccata alle indicazioni del bando, pospet- progetto dell’architetto Andrea Pizzala, “una galleria tando lo stesso impianto per la piazza e lo stesso tracciato vetriata alla maniera di quelle di Parigi e di Londra”. per la via di collegamento con la Scala, ma lasciando per Costruita per i fratelli Giovanni Battista, Vitaliano 24 25
12. Icnografia Un contratto per la costruzione della Galleria per la sottoscrizione azionaria, pubblicato in “The Solici- e sezione della Galleria De Approvato definitivamente il progetto con decreto reale tors’ Journal and Reporter”, si sottolineava che il diritto Cristoforis il 9 ottobre 1864, restava ancora irrisolto e sempre più accordato dal Municipio milanese di costruire opere di a Milano pressante il problema di come concretamente affrontare grande rilievo “nel centro commerciale di una delle prin- prograttata dall’architetto una realizzazione che presupponeva costose operazioni cipali città d’Europa”, in base a un progetto giudicato Andrea Pizzala, di acquisizioni ed espropri e un’enorme mole di lavori, positivamente dal famoso architetto Charles Barry29, rap- Litografia tra demolizioni e costruzioni, su un’area complessiva di presentava un’occasione più che favorevole per gli inve- Vassalli, Milano 1832, CRSBMi 35.800 metri quadri, con un investimento di capitali, cal- stitori, nonché motivo di orgoglio per la partecipazione PV m. 8-24 colato a circa 26 milioni (4 milioni e mezzo per la sola a un’iniziativa unica e diversa per tipo e qualità da quelle 13. Galleria Galleria), decisamente superiore alle capacità finanziarie fino ad allora finanziate sul continente30. De Cristoforis, del Municipio milanese26. Nella storia dell’opera realizzata, di grande rilievo è il con- incisione di Alessandro Del tutto insufficiente la lotteria, non abbastanza attrez- tratto di costruzione (denominato Istromento), stipulato Angeli e Fratelli zate per un intervento così cospicuo le forze economi- con atto notarile l’11 gennaio 1865 tra il Municipio e la Bramati, 1832, e Luigi De Cristoforis in un’area di loro proprietà in intensificava la qualità architettonica e urbanistica facen- che locali, le risorse vennero trovate all’estero tramite gli City of Milan Improvements Company Limited (indicata CRSBMi PV g. 6-37 Corsia dei Servi (oggi corso Vittorio Emanuele)20, fu la do della “strada coperta”, oltre che un percorso tra due auspici di Lord Viscount Torrington, “suddito inglese come “Società”), riguardante piazza del Duomo, la Galle- prima galleria commerciale realizzata in Italia e, a sua punti nodali del centro, una parte fondamentale del nuo- da lungo domiciliato in Pallanza” che aveva intravisto ria e le vie adiacenti31. Quaranta articoli disciplinavano i volta, rientrava in un progetto di investimento fondiario vo sistema cittadino, luogo qualificato del commercio e la possibilità di utili profitti nei progetti di trasformazio- rapporti tra le due parti in termini di responsabilità tec- e rinnovamento edilizio. Grazie al suo percorso interno di riti sociali, architettura rappresentativa di stili e decori, ne della città di Milano27. Nel 1864 si costituì a Londra niche e finanziarie, si specificavano i compiti costruttivi, agli isolati, si moltiplicavano infatti gli affacci commer- di nuovi materiali e tecnologie costruttive. la City of Milan Improvements Company Limited, con i tempi e metodi di realizzazione, le assegnazioni di pro- ciali e complessivamente aumentavano i profitti, poiché Tali e altri aspetti erano contemplati nella proposta di capitali garantiti dalla banca di investimento The Credit prietà, le quote di rendita sugli investimenti di capitali, le i passages erano “essenzialmente abbellimenti produt- Mengoni definitivamente approvata, ponendo così fine Foncier et Immobilier Anglais28. Nell’annuncio ufficiale ripartizioni dei costi, gli obblighi legali32. Si trattava cioè tivi”, come aveva lucidamente dichiarato l’architetto a decenni di ipotesi, tentativi, disegni non realizzati, di- 14. Assonometria Pierre-François-Léonard Fontaine, progettista a inizio scussioni, polemiche, decisioni non prese. “Noi abbiamo dall’alto della Ottocento della celebrata Galerie d’Orléans al Palais un progetto” – dichiarava orgogliosamente il Consiglio “Nuova Piazza Royal di Parigi21. Comunale – [dove] vediamo brillare le felici reminiscen- del Duomo ed Adiacenze La nuova attenzione al decoro e ai riti mondani che essa ze delle epoche splendide dell’architettura italiana, […] secondo il aveva introdotto rispetto agli esempi precedenti, era ser- fuse in una generale e svariata armonia.”24 Erano com- progetto dell’Architetto vita da modello per la De Cristoforis, dove “70 splen- menti entusiastici e venati di retorica celebrativa, del Cav.re Giuseppe denti botteghe”, un albergo, un ristorante, un caffè e un tutto comprensibili alla luce delle vicende pregresse, ma Mengoni”, “teatro meccanico” in un ambiente coperto di “nitidi scarsamente condivisi dal milieu professionale cittadino, disegnata da G. Landriani cristalli” e riverberante di luci naturali e artificiali, ma- verosimilmente contrariato che Mengoni, estraneo alla e L. Burlando, gnificavano la scenografia del “commercio, del capitale cultura architettonica milanese e lombarda, avesse otte- 1865, CRSBMi e dell’industria” quali principali artefici della prosperità nuto l’incarico più prestigioso del tempo. PV g. 2-38 cittadina22. Con la De Cristoforis il tema borghese e sa- Scriverà sucessivamente Luca Beltrami, in modo non del lottiero della galleria commerciale aveva quindi fatto il tutto benevolo, che egli era stato favorito da “circostan- suo ingresso a Milano, ottenendo un grande successo nei ze singolarmente propizie” e che nell’avvicendarsi dei primi decenni di attività, ma manifestando già qualche concorsi, dei progetti e delle discussioni, aveva avuto segno di decadenza attorno alla metà del secolo, non di- la possibilità di “raccogliere, coordinare, assimilare” e versamente dai passages parigini che sembravano avere rielaborare spunti diversi più abilmente di altri, perché quasi esaurito l’attrattiva della novità. dotato di maggiore acume e iniziativa e, soprattutto, di È interessante quindi che nel 1860 si persistesse nella una “geniale facilità di composizione”25. Come dire che decisione di costruire la Galleria Vittorio Emanuele II: Mengoni aveva saputo amalgamare le varie idee, le diver- segno di fiducia nelle potenzialità della nuova Milano e se esperienze e le “felici reminiscenze” della storia in un nella sua capacità non solo di investire sul proprio futu- progetto d’insieme che, del resto, era il frutto della cultu- ro, ma anche di rivitalizzare una tipologia apparentemen- ra eclettica, non esente da difetti, ma rappresentativa del te superata. Di fatto il Municipio si rivelò lungimirante in periodo e in grado di accogliere la pluralità delle esigenze una scelta che, in abbinamento con la nuova piazza23, ne proprie a un’opera di tanto rilievo. 26 27
15. “Galeries 16a-b. Pagine Victor dell’Istromento, Emmanuel à contratto di Milan. Dome costruzione Centrale”, della piazza del sezione Duomo e della sull’ottagono Galleria Vittorio della Galleria, Emanuele II riproduzione stipulato tra fotografica di il Municipio un disegno di Milano e la presentato dalla City of Milan ditta Henri Improvements Joret et Cie Company all’Esposizione Limited l’11 Universale di gennaio 1865, Parigi del 1867, ASCMi CAFMi PR c. 1382 Albo G 107/38 di un accordo di tipo prevalentemente finanziario-ammi- avrebbe provveduto a integrare gli utili. Nel caso oppo- disegni depositati e ufficialmente approvati per quanto valore di scambio rispetto al valore d’uso, ma altrettanto nistrativo dove è comunque possibile leggere ‘in nuce’ sto sarebbe stata la Società a rimborsare il Municipio del riguardava i fronti dei fabbricati su piazza del Duomo, utilmente si può riflettere sull’importanza del senso del alcune significative caratteristiche tecniche e formali del- “sussidio” accordato, secondo un sistema di “reciproci rispettando altresì dettagliati abachi di materiali (le spese decoro che, per quanto spesso legato ad aspetti ‘esterio- la Galleria. compensi” estendibile a un periodo di venti anni. venivano ripartite con il Municipio); per gli affacci in- ri’, era vissuto all’epoca come un dovere da parte delle In un quadro di sintesi si può segnalare che: l’esecuzione “Direttore generale di tutte le costruzioni”, con respon- terni della Galleria il dovere di rispettare i disegni si ac- istituzioni e un diritto da parte dei cittadini. dell’intero complesso, conformemente al progetto Men- sabilità artistiche, tecniche e gestionali, era Giuseppe compagnava però a una maggiore libertà nella scelta dei Non è però da trascurare come in tali provvedimenti ri- goni approvato dal Municipio, spettava alla Società in- Mengoni, indicato come “architetto di comune confi- materiali e delle tecniche (in questo caso i costi erano to- siedessero in parte anche i motivi della modesta qualità glese; la stessa diventava proprietaria dei fabbricati della denza del Municipio e della società”, garante degli inte- talmente a carico della Società). Si lasciava invece ampia esecutiva dei fronti interni della Galleria: dovuti, indi- piazza del Duomo e della Galleria, mentre le parti di pas- ressi di entrambi e investito, quindi, di un ruolo di primo autonomia (previo accordo con il progettista) sia per la cavano i contemporanei, a “ragioni di economia” e alla saggio “scoperte o coperte”, i portici, le strade, la piazza, i piano nell’intera operazione. I tempi di realizzazione fu- configurazione dei fronti dei fabbricati sui cortili sia per fretta vertiginosa con cui questi lavori si vollero a com- bracci e l’ottagono della galleria (considerabili come “vie rono fissati a due anni per l’intera Galleria, a eccezione la loro distribuzione interna. pimento”33. Tenuta al rispetto dei disegni di progetto e pubbliche”) appartenevano al Municipio. Quest’ultimo dell’entrata monumentale da piazza del Duomo per la Da queste clausole appare evidente la preoccupazione all’impiego di materiali specificati solo per i basamenti si impegnava a espropriare le aree e a cederle successiva- quale erano concessi altri quattro anni in coordinamento dell’ente pubblico di salvaguardare la qualità complessi- e gli stipiti delle botteghe (stucco e granito liscio), la So- mente alla Società a prezzi concordati. Nelle voci di divi- con i fabbricati della piazza. Nel 1867 la “strada coper- va delle opere principalmente nei loro valori di facciata cietà, su cui ricadeva interamente la spesa, mirò al rispar- sione delle spese di costruzione rientravano la copertura ta” avrebbe dovuto quindi essere aperta e funzionante, quali componenti primarie degli spazi collettivi. Meglio mio, utilizzando per lo più cementi, terre cotte e stucco in ferro e vetro e il pavimento della Galleria (da ripartire pronta a ospitare le prime attività e ad accogliere i cit- tutelati erano infatti gli affacci su piazza del Duomo ri- di gesso per gli ornati, economici e rapidi nella lavorazio- esattamente a metà) e parte della decorazione degli edi- tadini dopo un cantiere che si voleva rapido e efficiente, spetto a quelli della Galleria, assegnando loro un mag- ne, ma poco durevoli, ridotti in cattivo stato dopo pochi fici in affaccio sulla piazza del Duomo, sulle pubbliche vantaggioso per entrambe le parti contraenti. giore significato civico e valore rappresentativo rispetto anni dalla conclusione dell’intera Galleria, nel 1878, e tali vie e sui “risvolti esterni” della Galleria (con quote di Degni di nota nel contratto e ai fini di questo scritto alle architetture di una struttura commerciale e “votata da sollevare precocemente problemi di restauro34. partecipazione da stabilire). Era altresì previsto che qua- erano inoltre le prescrizioni che coinvolgevano la “veste al profitto”. Utili considerazioni si potrebbero fare sui Un destino analogo spettò anche alle superfici dell’arco lora la City of Milan non avesse raggiunto una rendita architettonica” dell’insieme. Si stabiliva in primo luo- meccanismi di trasformazione della città ottocentesca e in affaccio su piazza della Scala: un ‘nodo’ del proget- annua netta del 5% sul capitale impiegato, il Municipio go l’obbligo della Società di attenersi precisamente ai sui condizionamenti imposti dal crescere progressivo del to di non facile soluzione visto lo sbocco obliquo della 28 29
17. Planimetria con le proprietà soggette a esproprio per secondo il progetto di Giuseppe Mengoni con in rosso il tracciato della Galleria, Milano 3 agosto 1864, ASCMi PR c. 1340 18. Planimetria e prospetto della “quantità e valore” delle aree da espropriarsi Galleria, risolto brillantemente dall’architetto, ma ese- 21. Planimetria per la costruzione del primo lotto della Galleria guito con materie “tutt’altro che nobili” dove il “gesso, di demolizioni Vittorio lo stucco, la malta avevano parte preponderante”, tanto e prospetto Emanuele II delle proprietà che a fine secolo si decise per una trasformazione radi- e delle vie con l’indicazione adiacenti, Milano cale adottando nuovi rivestimenti lapidei35. Certamente delle quote 13 settembre non erano manchevolezze di poco conto, eppure, sotto- di esproprio 1863, ASCMi e, nei diversi PR c. 1382 lineava con competenza critica l’ingegnere Achille Man- colori, della fredini, non compromettevano la qualità complessiva destinazione 19. Inizio delle demolizioni per del disegno, poiché “il genio” dell’architetto più che nei delle aree, Milano la costruzione dettagli, si era manifestato nelle linee generali, “grandio- 11 gennaio 1865, di piazza del se, originali e coraggiose” e nella “esatta percezione del ASCMi Duomo dal lato meridionale, risultato scenografico finale”36. PR c. 1384 1865, fotografo Tornando tuttavia alle disposizioni dell’Istromento, si 22. Schizzo non identificato, di Giuseppe CAFMi può rilevare la preoccupazione e l’urgenza di concilia- Mengoni FM C 372 re gli interessi pubblici con quelli privati, favorendo con il percorso 20. Demolizioni ove possibile sia la qualità sia la rimuneratività dell’in- e la distribuzione dei palchi attorno a vestimento. Su sollecitazione della Società, il Municipio per gli invitati piazza del Duomo sul lato concordò quindi di costruire un piano sotterraneo con alla cerimonia settentrionale in magazzini da cedere in affitto, di aggiungere un quarto della posa della corrispondenza prima pietra, piano oltre il terreno rispetto al progetto originario e, febbraio-marzo della futura Galleria Vittorio successivamente alla stesura del contratto, di ottenere 1865, ASCMi Emanuele II, un ulteriore ultimo livello, situato dietro l’imposta della PR c. 1382 1865, fotografia copertura in ferro e vetro, visibile solo dai cortili interni. sionale, la maggiore altezza, la “gran mole” e l’“ossatura 23. Testo inserito Deroche nella prima & Heyland, La Galleria aveva quindi raggiunto i cinque piani oltre il speculativa”, finirono col migliorare la qualità ambientale pietra della CAFMi terreno, era ‘lievitata’ in altezza, volumetria e possibilità e architettonica della Galleria segnandone anzi, come si Galleria Vittorio FM E 081 Emanuele II, di utilizzo, in base a una strategia di vantaggi reciproci, vedrà, il suo carattere più nuovo e distintivo e rivelando firmato non sempre resa esplicita pubblicamente, che sollevò nu- contestualmente come la necessità di negoziare con le di- da Giuseppe merose critiche e rimostranze37. verse forze in gioco, fosse una parte rilevante, se non una Mengoni, A causa della “sua gran mole”, la “strada coperta” era prerogativa del progetto per affrontare il susseguirsi delle 7 marzo 1865, ASCMi diventata “la vicina più importuna e screanzata che ebbe richieste senza arrecare discapito all’idea originaria. PR c. 1382 il Duomo”; mentre la “tirannia del denaro come mezzo e Iniziate nel 1864 le pratiche di esproprio, il Municipio fu come fine” aveva prodotto una “gretta ossatura specula- in grado di consegnare le prime aree alla City of Milan tiva”, dove si “ammucchiavano” “ammezzati su botteghe Improvements Company, entro la fine dello stesso anno e piani su piani”38. Ma è pur vero che la crescita dimen- affinché si precedesse velocemente alle demolizioni e 30 31
24. Posa della costruzioni. Le procedure e l’entità delle trasformazioni prima stipulare i contratti di affitto […] e ci si potrà ren- prima pietra della Galleria sono attestate da numerosi documenti legali, da stime e dere conto prima di alcuni vantaggiosi dividenti per gli Vittorio costi, nonché dai rilievi grafici della situazione esistente azionisti”. Preannunciava quindi che l’“ampio e impor- Emanuele II, che mostrano la fitta trama di costruito e le innumerevole tante Emporio di Commercio”, sarebbe stato completato fotografia di Alessandro quantità di case destinate a essere irrimediabilmente can- entro la Pasqua del 1867, ma che nel frattempo si sareb- Duroni, 7 marzo cellate dalla città39. I primi due lotti fabbricabili, partendo bero potute affittare le parti via via finite43. 1865, CAFMi da piazza della Scala, erano disponibili all’inizio del 1865, Dalle prospezioni degli utili emergevano, per altro, aspetti LV 1127 così che il 7 marzo un percorso ricavato tra gli edifici at- interessanti della struttura spaziale dell’“ampio e importan- terrati e quelli ancora da demolire, terminante in un var- te Emporio di Commercio” la cui redditività, considerata co a forma di ottagono, fu allestito da Mengoni con pal- per singoli piani (esclusi i sotterranei e gli ammezzati), de- chi, archi e baldacchini per la cerimonia della posa della cresceva dal livello terreno all’ultimo piano, in base a una prima pietra alla presenza del re Vittorio Emanuele II40. gerarchia di utili inversamente proporzionale al numero dei vani e all’addensarsi verso l’alto degli appartamenti44. Nel cantiere della Galleria: La suddivisione interna dei 1260 locali complessivi e “l’am- “un colossale complesso di rialzo” mucchiarsi” progressivo degli “ammezzati su botteghe Dal marzo 1865 al novembre 1867, lavorarono, nel can- e piani su piani”, erano sì la dimostrazione di un intenso tiere della Galleria, circa mille uomini al giorno in rap- sfruttamento del suolo, ma anche di una concezione mo- presentanza di tutte le specialità dell’arte edilizia tra ma- derna della costruzione dove il piano terreno affacciato sul- novali e muratori, falegnami e carpentieri, fabbri e vetrai, la Galleria era formato da grandi locali, variamente aggre- scalpellini e marmorini, stuccatori e mosaicisti, vernicia- gabili secondo “le esigenze del commercio”. In altri termini tori e imbiancatori, cui si aggiunsero, nelle fasi finali, i de- la ‘base’ della costruzione presentava un impianto flessibile coratori e i pittori, i modellatori e gli scultori attivi nella che aveva radicalmente ridotto l’ingombro dei muri portan- parte “artistica” della Galleria41. Era l’“esercito di lavora- ti attraverso soluzioni costruttive audaci, ma staticamente 25. Riproduzione tori” traguardante “dall’ultimo manuale fino al concorso ineccepibili, visto che su questo spazio sarebbe insistito non fotografica delle raffinate industrie e delle belle arti” che, ben prima solo il peso ordinario dei piani superiori, ma anche quello del quadro dell’inizio dei lavori, il Municipio aveva prospettato al straordinario della copertura in ferro e vetro. di Domenico Induno Posa momento del lancio della lotteria; un “esercito” di uomi- Per ottenere i vani ampi e aperti al piano terreno erano della prima pietra ni e di mansioni operante per diverse ditte appaltatrici42, state utilizzate sottili colonne in ghisa, in gruppi di due o della Galleria che richiese una complessa organizzazione logistica e no- quattro, su cui poggiavano robuste travi in ferro a doppia di Milano il 7 marzo 1865 tevoli doti direttive. T che reggevano i muri maestri necessari al sostegno dei con in basso A questi compiti Mengoni, come già accennato, seppe piani superiori45. Si trattava di un sistema che integrava i nomi dei personaggi assolvere con efficienza, grazie anche all’aiuto di diversi struttura muraria e struttura metallica, adatto, come ri- presenti, tecnici responsabili dei vari lotti, tra i quali è bene ri- porteranno i manuali costruttivi degli ultimi decenni del fotografo non cordare principalmente l’ingegnere Gerolamo Chizzolini secolo, agli “organismi complessi” delle “fabbriche mo- identificato, CAFMi (al fianco di Mengoni come direttore delle costruzioni), derne” provviste di spazi di commercio “comunicanti tra Albo G 107/2 poi Giovanni Battista Torretta, Felice Poggi, Francesco loro e di abitazioni nei piani superiori46. Solmi, Mario e Pietro Monti, Virgilio Calegari. Grazie Gli ingegneri Chizzolini e Poggi ricordavano nel 1885 al loro coordinamento e alla loro intesa fu possibile ri- che, escludendo la copertura e le sue parti accessorie, la spettare la scadenza di due anni prevista dal contratto, in Galleria aveva richiesto l’impiego di ottantadue tonnella- base a un serrato calendario di lavori, di cui resta traccia te di ferro e ghisa per i rinforzi murari, serramenti, scale nei rapporti mensili indirizzati da Mengoni alla Società di collegamento tra negozi e ammezzati segnando anche dove ragguagliava sul procedere del cantiere, ma anche per questo “un risveglio nell’industria del costruire. […]. sulle prospettive di rendita futura. “Mi pregio informar- Si può quasi assolutamente asserire che prima di quell’e- vi” – scriveva nel General Report dell’agosto 1865 – che poca un’applicazione di qualche importanza del ferro i lavori sono stati condotti con la massima alacrità nella nelle travature delle abitazioni civili, nei serramenti ecc. convinzione che sia di massimo interesse […] la rapidi- non era mai stata fatta […]”47. tà dell’esecuzione […], perché così facendo si potranno La costruzione della Galleria è documentata da una stra- 32 33
26. Pianta 28. Sezione del piano degli edifici terreno della della Galleria Galleria Vittorio a est dell’arco Emanuele II di ingresso e con indicazioni fabbricati sul lato riguardo la settentrionale cerimonia di della piazza del inaugurazione, Duomo, disegno disegno firmato firmato da Giuseppe dall’imprenditore Mengoni edile Giorgio e inoltrato Pellini, 28 marzo al sindaco di 1870, ASCMi Milano Giuseppe PR c. 1384 Beretta, Milano 10 settembre 1867, ASCMi PR c. 1382 ordinaria serie di fotografie che, registrando momenti e na anima metallica che a fine lavori sarà nascosta sotto i fotografie formate da due riprese accostate che mostrano alla dignità che gli conveniva per le sue qualità resistenti processi destinati a scomparire a opera conclusa, costitui- rivestimenti di stucchi e di marmi. i fabbricati su entrambi i lati della futura strada in una ed elastiche”50. Così dichiarava nel 1892 Antonio Federi- scono un insostituibile strumento di conoscenza non solo È sempre grazie alle fotografie che si comprende l’espres- voluta corrispondenza di azioni, per cui gli edifici si le- co Jorini, professore di Costruzioni al Politecnico di Mi- per quanto riguarda il ‘manufatto-galleria’, ma anche per sione usata da Edoardo Malacarne in un libello polemico gano al terreno e una facciata si lega all’altra tramite una lano, in uno scritto che, a distanza di due decenni, rende- l’intorno e la città, il lavoro e le tecniche, gli attrezzi e i del 1867, per cui la Galleria era un “colossale comples- fitta carpenteria di antenne verticali, correnti e traverse, va giustizia ai molti pregi tecnici della copertura, alla sua gesti degli uomini48. È grazie alle fotografie che si capisce so di rialzo”49, intendendone sia la natura utilitaria da rampe e ponteggi aerei. “leggerezza, chiarezza compositiva e arditezza inusitata”. la dimensione quasi epica di un grande cantiere nel cen- “Emporio di Commercio”, sia la peculiare caratteristica Altrettanto significative le immagini riferite ai lavori della Il progetto complessivo era ancora dovuto a Giuseppe tro antico di Milano e si coglie lo spessore concreto delle di essere, contemporaneamente, orizzontale e verticale, copertura: la parte strutturalmente più innovativa e lin- Mengoni che aveva maturato proficue esperienze in can- trasformazioni, fra le macerie e i detriti, le demolizioni e strada e parete, percorso ed edificio, vuoto e pieno che guisticamente più moderna. Era qui che il ferro “appariva tieri e materiali moderni lavorando, dal 1857 al 1860, gli scavi, le impalcature e i fabbricati. Sono le fotografie progressivamente, durante i lavori, avevano ‘modellato’ solennemente tra noi come materiale in concorrenza con nell’Ufficio Tecnico della Società delle Strade Ferrate a rivelare, insieme alle apparecchiature di muri maestri, gli spazi informi usciti dalle demolizioni. Del loro con- le classiche strutture murarie e di legno, non più relegato Lombardo-Venete e dell’Italia Centrale, sotto la dire- archi di scarico, pietre e mattoni, una più esile e moder- figurarsi ‘simultaneo’ rendono conto alcune suggestive alle funzioni subordinate di tiranti e di chiavi, ma elevato zione dell’ingegnere Jean-Louis Protche. Per la messa a 27. Panoramica con vedute accostate del cantiere della Galleria Vittorio Emanuele II, gennaio 1866, fotografia Deroche & Heyland, CAFMi FM A 747 34 35
29. Cantiere della 32. Ponteggi per Galleria Vittorio la costruzione Emanuele II degli edifici della dall’ottagono Galleria Vittorio verso il Duomo, Emanuele II, fotografia fotografia Deroche Deroche & Heyland, 1866, & Heyland, CAFMi 1866, CAFMi Albo G 107/4 Albo G 107/19 30. Edifici in 31a-b. Colonnine punto esecutiva del progetto, per la sua definizione anali- per i direttori dei lavori sia per le maestranze, ma affronta- costruzione della in ghisa e travi Galleria Vittorio in ferro al piano tica, i calcoli e la produzione delle singole componenti, fu to con “vigorosa iniziativa, vitalità e spirito di progresso”52. Emanuele II terreno della invece fondamentale l’intervento della ditta Henri Joret Le caratteristiche della copertura sono conosciute gra- nel braccio Galleria Vittorio et Cie di Parigi, specializzata in costruzioni metalliche e zie a un documento di verifica, da considerare implicito dall’ottagono Emanuele II, verso piazza fotografie Deroche detentrice di brevetti per “ponti e passerelle, tettoie per nell’articolo dell’Istromento che prevedeva la divisione della Scala visti & Heyland, 1866, mercati coperti e stazioni, sistemi speciali di incavallatu- delle spese a metà al fine di garantire la qualità e la sicu- dall’esterno lato CAFMi Albo re”, nonché “macchine locomobili” per cantieri ferrovia- rezza di un’opera eccezionale per impegno e prestazio- ovest, fotografia G 107/23-24 Deroche ri, usi agricoli e industriali51. ni. A lavori ultimati fu quindi redatta una perizia tecnica & Heyland, Bisognava assemblare i pezzi metallici, arrivati direttamen- per stabilire esattamente l’ammontare e la ripartizione prima del te dalla Francia con la ferrovia, necessari a costruire una degli oneri, corredata da descrizioni analitiche e rappre- novembre 1866, CAFMi tettoia con centine ad arco ribassato, larghe 14,50 metri e sentazioni grafiche dei pezzi, da calcoli dimensionali, da Albo G 107/14 uno sviluppo lineare complessivo di circa 192 metri, e con quantificazioni in termini di peso (che nelle costruzioni una cupola di 36,98 metri di diametro: il tutto pari a una metalliche costituiva la voce base per stabilire i costi) e superficie di circa 6300 metri quadri, per un peso com- da considerazioni sui sistemi e procedimenti costruttivi53. plessivo di 350.000 chilogrammi di ferro e ghisa, suddiviso A parere dell’ingegnere Giuseppe Bianchi (perito di parte tra segmenti di centine, arcarecci, arconi, terzere, anelli, municipale) la Società si era mossa con “estrema cautela”, chiodi, bulloni e tutti i più minuti elementi della costru- tanto da fare un uso sovrabbondante di materiale e delle zione in ferro. Iniziato nel gennaio 1867 e completato nel articolazioni di rinforzo estese dalla copertura alle parti maggio dello stesso anno, il montaggio, a esclusione della murarie. Egli contestava quindi una “condizione” statica posa dei vetri, richiese meno di cinque mesi: un tempo as- “eccessiva” e troppo costosa, mentre da parte della So- sai rapido tenendo conto della novità del materiale e di un cietà, l’ingegnere Aurelio Fusarini rilevava come le solu- cantiere ‘impostato’ a circa 30 metri di altezza, inedito sia zioni adottate non solo garantissero la solidità dell’intera 36 37
33. Costruzione 35a-b. Sezione della tettoia in longitudinale ferro nel braccio dell’intera settentrionale copertura della Galleria e prospetto di una Vittorio centina della Emanuele II, Galleria Vittorio fotografia Emanuele II, Deroche Milano & Heyland, 8 novembre 1868, agosto-dicembre disegni allegati 1866, CAFMi alla perizia Albo G 107/27 degli ingegneri Giuseppe Bianchi e Aurelio Fusarini, 23 novembre 1868, ASCMi PR c. 1382 compagine, ma ne migliorassero l’estetica consentendo la Galleria come un vero “cielo di vetro”, senza che la vi- di eliminare i tiranti orizzontali ordinariamente sottesi sta verso l’alto fosse inframmezzata da un prosaico ordito alle arcate metalliche per stabilizzarne i punti d’imposta: metallico. Gli specialisti apprezzavano la “leggerezza” e elementi adatti a officine, stazioni, mercati, ma non ad la “trasparenza compositiva”, la chiara coincidenza tra architetture come la Galleria. funzione, struttura e decorazione, l’ottimizzazione delle Fu quindi grazie alla prudenza dei costruttori (le cui ra- forze e forme del costruire, mentre i giornalisti, gli scrit- gioni furono infine riconosciute valide anche dall’inge- tori, i comuni cittadini parlavano di “volta di cristallo”, gnere Bianchi) che la copertura poté ergersi al di sopra “di immensa e sottile rete”, di “tettoia sonora”. Memora- dei fabbricati e distendersi sopra le strade e la piazza del- bile tra i brani letterari quello di Luigi Capuana apparso 34. Posa dei vetri 36. Personaggi sulla copertura non identificati in ferro della osservano la Galleria Vittorio copertura in Emanuele II, ferro e vetro fotografia della Galleria Deroche Vittorio & Heyland, Emanuele II, marzo-maggio fotografo non 1867, identificato, CAFMi tra giugno 1867 Albo G 107/35 e 1870, CAFMi LV 1147 38 39
Puoi anche leggere