LA FECONDAZIONE ASSISTITA TRA SCIENZA ED ETICA
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LA FECONDAZIONE ASSISTITA TRA SCIENZA ED ETICA Martedì 7 giugno 2005, dalle ore 15 alle ore 20, si è svolto il 3° convegno alla Came- ra dei Deputati dell’Associazione Nazionale “ConVoglio Valori” (per il 1° e il 2° Convegno alla Camera, tenutisi, rispettivamente, il 5 maggio 2004 e il 20 gennaio 2005, clicca su www.convoglio-valori.com , sezione eventi).Il convegno si è svolto, anche in questa terza occasione, nella splendida “Sala delle Colonne”, ubicata a Palazzo Marini, via Poli 19, nei pressi di Piazza San Silvestro. Ore 15 - 15,45: ingresso nella sala delle persone invitate: hanno partecipato al Con- vegno 70 persone fra soci e non soci, e 15 inviati, fra giornalisti, fotografi e operatori (ANSA, ASCA, AGI, Imago Economica, Corriere della Sera, Il Messaggero, Avvenire, Il Secolo d’Italia, Liberazione, Radio 24 - Il Sole 24 ore, Ufficio Stampa Istituto S. Gallicano - Regina Elena, TG1, TG3, TG5, Radio Radicale). Ore 15,45: introduzione del Presidente dell’Associazione, il Dr. Giuseppe Pio Torcicollo. “E’ oggi qui riunita l’Associazione Nazionale “ConVoglio Valori”: siamo nati quasi tre anni fa’, e - come amo spesso dire - siamo nati, direi, per “germinazione spontanea”, cioè dalla volontà spontanea di un gruppo di giovani, di cui facevo parte io. L’idea era quella di dar vita ad un “laboratorio culturale”, che facesse da collegamento
fra la società e la politica. Abbiamo con tanta tenacia, tanta determi- nazione, portato avanti il progetto, nonostante non fosse una cosa molto facile; ma direi che già l’even- to di oggi ci ripaga di tutta la fatica che abbiamo speso. Non è peraltro, questo, il primo evento importante che abbiamo fatto: vi ricordo che già a gennaio abbiamo fatto un impor- tante evento sulla “programmazio- ne sanitaria”, con il sottosegretario Cursi, che verrà anche lui oggi pomeriggio, con il Presidente Palumbo, e altre personalità ancora. Ed è quasi un caso, direi, che sempre in materia “sanitaria” noi si debba riflette- re. Perché … perché è il tema del momento: il referendum sulla fecondazione assistita. A questo punto vorrei dirvi alcune cose, affrontare alcuni aspetti , su questo tema, ma con una avvertenza: non voglio fare un discorso che possa tendere verso una posizione piuttosto che verso l’altra. Questo non perché io non abbia un mio personale convincimen- to, ma perché in questa veste è giusto che io sia “super partes”. Purtroppo mi capita di vedere conduttori di talk show o altri giornalisti che non si preoccupano di svolgere questo ruolo “super partes”. Ma cosa voglio dirvi? Beh, perché si è arrivati alla legge? C’era una situazione che, effet- tivamente, era diventata “caotica”. Vi ricordo che il primo caso di fecondazione “in vitro” fu il caso della bambina Louise Brown, nata a Cambridge nel 1978. Il problema fu scatenato da quel momento in poi! Non si era certo preparati a fronteggiare questa situazione. C’era la classe medica, scientifica, che, ovviamente, non aveva gli strumenti conoscitivi e operativi per fronteggiare questa situazione. E’ a questo punto che nasce la necessità di “legiferare”, di porre dei “limiti”. Sapete che già dal 1984 ci sono proposte di legge volte a dar luogo ad una legge sulla fecondazione assistita. Ma è con la XII legislatura, cioè con il 1° Governo Berlusconi, nel 1994, che si comincia a dar vita ad una proposta di legge che poi sfocerà nell’attuale legge sulla fecondazione. Non vo- glio ora parlare di tutto questo iter perché, tanto, ci sarà l’occasione di farlo nel corso di tutto il dibattito. Quello che mi preme ora di dire è questo: perché questa legge? Beh, la legge nasce, secondo me, da una “necessità”. Quindi, tanto per co- minciare, non diciamo che questa legge è “inutile”. Diciamo che, forse, è stata socialmente determinata da un bisogno. Quale? Quello di porre
dei limiti. In qualunque contesto non si può vivere in maniera, come dire, anormativa. La situazione della “anomia”, di cui parlava Durkeim, non è certo auspicabile! Ovviamente bisogna porre dei “limiti”. Limiti perché? Perché esisteva un uso “sel- vaggio” e “indiscriminato” della ricerca; e perché esisteva una tendenza a ricorre alla feconda- zione assisti- ta, “qualunque” essa sia, a “qualunque” condizio- ne, e senza “alcun” limite. Ora, io non ri- tengo che si possa auspicare una si- tuazione, p r i v a di alcun li- mite! Però, attenzione, perché que- sta legge? Beh, questa legge, diciamoci la verità - e sfa- tiamo un “luogo comune”-, non è una legge “cattolica”. E’ una legge, diciamo, “laica”, ma è una legge laica che è stata “determi- nata” da una grande cosa: i dettami della Bioetica. Voi sapete che la Bioetica è una scienza che ha preso molto piede negli ultimi decenni, e che molto tende, oggi, negli ultimi anni, a determinare le nostre leggi del Parlamento, perché autorevoli esponenti (vi ricordo il Professor Casini, Presidente del “Movimento per la vita”, e le sue innumerevoli sollecitazioni, nei confronti dei parlamentari, a scrivere questo o quello articolo), nel mondo della Bioetica, hanno esercitato un’opera di “persua- sione”, di “dialogo”, come lo si vuol chiamare, con molti esponenti del Parlamento. Il che, di per sé, può anche essere positivo. Però riconosciamo un aspetto: cioè riconosciamo che questa legge è stata sicuramente determinata da un “prevalere” dei convincimenti della società “bioetica” su quella “laico- giuridica”. Quindi, comin- ciamo a chiarire una casa. Secondo me, la contrappo- sizione non è tra “laici” e “cattolici”, dove per “laici” si intende laici in senso lato, ma è tra laici guidati della bioetica e laici “in senso stretto”, cioè laici guidati da una concezione “giuridica” della società. Per i laici non esistono “va- lori trascendenti” all’uomo. Per i laici esistono “diritti” e “doveri”. Nel rapporto fra “l’embrione” e “l’individuo”, l’embrione non è ancora ma persona “in vita”, l’embrione è qualcosa che dovrà ancora svilupparsi. Il nostro articolo 1 del Codice Civile ci dice che la “capacità giuridica” si acquista al momento della “nascita”. Quindi, ci
orienta verso un prevalere di questa connotazione: si è “soggetto di diritto”, nel nostro ordinamento, soltanto quando “si nasce”. Che poi si possa “di- scutere” su questo … però questo è ancora un dato di fatto. Che cosa capite, allora. Capite che questa legge, effettivamente, nasce dal prevalere di una componente sull’altra. A questo punto, però, io dico una cosa: può dirsi che una tesi sia portatrice di una “verità” sul- l’altra? Io direi che, a questo punto, tutta questa “querelle” rischia di diventare un “cicero pro domo sua” di ciascuna parte che pretende di imporre le proprie verità all’altra parte. Io direi che si può dare “pari peso” all’una come all’altra tesi. E non lo dico perché voglio fare il “cerimoniere” che non vuole esporsi … perché, ripeto, io la mia personale idea ce l’ho. Ma ritengo che il pensiero della Bioetica e il pensiero laico, non sono, uno dei due, più portatori di verità dell’altro! E a questo punto che cosa penso? Io penso che, “tra i due litiganti, il terzo gode”! Che cosa voglio dire? Voglio dire che era giusto andare al Referendum. Perché solo la volontà del “popolo”, cioè del “cittadino della strada”, può decidere a quale delle due istanze ac- cordare “prevalenza”. Quindi, cominciamo a sfatare una cosa: non è vero che questo refe- rendum è “inutile”. Era “necessario”. Diciamo anche una cosa: ritengo che i quesiti, così formulati, siano “troppi”; talvolta sono “ambigui” (cosa vuol dire “la salute” della donna? Fino a che punto è messa in discussione la salute della donna?). Diciamo che i quesiti sono troppi. Secondo me i quesiti potevano essere due, sostanzialmente. Perché sono due i grandi aspetti su cui si gioca tutta la partita: la “libertà di sperimentare sugli embrioni”, cosa che effettivamente può dare un aiuto a molti malati (12 milioni di malati in Italia); e la “possibilità di fecondare oltre quel solo caso di infertilità di coppia”, e anche “con gameti di soggetti esterni”, perché risulta che le coppie vogliono questo. Ora, è su queste due partite che si gioca il referendum. Quindi, è un referendum necessario, non è “inu- tile”. Però, attenzione, è un referendum che deve consentire a ogni singolo individuo di avere “piena libertà di coscienza”. E allora, così come sbagliano coloro che dicono “andate a votare, vota si”, e lo dicono in maniera ripetuta e insistente, perché in qualche modo pos- sono esercitare, specie sulle menti meno forti, un qualche “condizionamento”, altrettanto sbagliano
coloro - e qui ce ne sono alcuni che poi parleranno - che invitano all’ “astensione”. Perché io direi che noi possiamo solo far “capire” alle persone come stanno le cose. Stasera noi vo- gliamo che i nostri magnifici 10 relatori vi aiutino a capire qual è la verità, qual è la realtà. Questa è la mia speranza! Dopo di che, ognuno di noi cittadini dovrà nella propria “libertà” decidere cosa votare, se “votare” - e quindi votare “sì” - o “non votare”, perché è evidente che, se vogliamo lasciare le cose così, ci si può tranquillamente “astenere”. Ma, nessuno può dirci in quale direzione dobbiamo andare. Non ammetto “pressioni”. Perché significherebbe, questo sì, “snaturare” il referendum ! Si può anche non andare a votare, ci può anche essere l’astensione: la nostra Costituzione non impone necessaria- mente di votare. Ma, quello che più conta, è che, il Referendum, come strumento di “de- mocrazia diretta”, è una occasione del cittadino per “riflettere con se stesso”. Allora, “riflettiamo”, “serenamente”, “liberamente”! Saranno gli italiani a decidere se la bilancia dovrà pendere verso le ragioni della bioetica o verso le ragioni di uno Stato com- pletamente laico! E a questo punto do la parola ai primi relatori, grazie .”
Dr. DANIELE CAPEZZONE Ore 16:00 : la parola viene data al Dr. Daniele Capezzone, Segretario Nazionale dei Radicali Italiani, che è tra i promotori del Referendum. Il Presidente, nel dargli la parola, gli chiede: “quali gli scopi del referendum?” “Buona sera a tutti e grazie per questo invito graditissimo e per questa occasione di discussione. Entrando sono stato accolto da un “sobrio” volantino che preannuncia la “X Crocia- ta”, che a pagina 5 definisce noi radicali portatori di una volontà “satanica”, a pagina 7 si parla di un “burattinaio mercatista americano” che vuole co- struire “l’androide tem- porizzato”…Insomma, tutto ciò è “fantastico”, io sono “onorato” di questa attenzione!! Ma, con questo “buon umore”, vi comunico 3 “telegrammi”, a cui tengo davvero: 1) si possono soste- nere molte opinioni, e molte tesi, a favore o contro la legge che è oggetto di questo refe- rendum. Dal mio punto di vista si tratta di una legge “estremista”… e dirò perché. Ci sono tante leggi nel mondo che regolano questi fenomeni, e ciascuna di queste leggi pone dei “limiti”: una pone dei limiti di un certo tipo alla “fecondazione omologa”, oppure alla “fecondazione ete- rologa”, oppure alla “possibilità di ricerca”. Ma, non esiste, con una eccezione, nessuna legge nel mondo che ponga “tutti” e “tutti insieme” i divieti della legge italiana! Se vi pigliate ad uno ad uno i singoli commi di questa legge, vedrete che in essa si dice, “55 volte”, “è vietato, è vietato, è vietato”, che è anche indice di una “forma mentale”, dell’approccio del legislatore. Ecco, una cosa così c’è soltanto nel Costa Rica, che non so se sia diventato il nostro modello di riferimento! Non è così nell’Inghilterra di Tony Blair, non è così nella Spagna di Zapatero, non era così nella Spagna di Aznar! Non è così nell’America di George W Bush! Dove, certo, non c’è il finanziamento pubblico per la creazione di embrioni a scopo di ricerca, ma è consentita la “via privata”, è consentito l’uso degli embrioni “sovranumerari”, Si è fatto molto rumore per la conferenza - stampa del Presidente Bush con i 21 bimbi …quei 21 bimbi con la legge 40 non sarebbero potuti nascere! Come si è fatto molto rumore per il Comitato di bioetica che è stato costituito dal Presidente Bush, e che ha al suo vertice un filosofo “Straussiano”, un “bello- cattivo”, di quelli che piacciono al mio amico Giuliano Ferrara, che si chiama Leon Cass, e questo Comitato di bioetica, che propone soluzioni “restrittive”, ne propone 4, due o tre delle quali “si discute” sarebbero anch’esse “vietate” dalla legge 40. Allora comprendete che, se voi pigliate il mappamondo, lo girate da una parte all’altra,
da sotto a sopra, da sinistra a destra, per trovare un altro Paese dove le cose stanno esattamente come il nostro, dovete andare in Costa Rica ! Io credo che questo sia il punto. Un referendum non è “un’ordalia”, non è un “giudizio di Dio”, è un “giudi- zio su una legge”! Io non appartengono alla scuola di pensiero per cui, se l’Italia fa una cosa col Costa Rica, e tutto il mondo ne fa un’altra, noi siamo “al- l’avanguardia”! Appartengo alla scuola di pensiero per cui è più facile che noi siamo “un’anomalia”. Se, a comportarsi diversamente sono quasi tutte le “destre liberali” e quasi tutte le “sinistre liberali” del mondo occidentale. E allora, per chiudere su questo 1° telegramma, quali sono i due problemi di questa legge? Per un verso, è, appunto, una legge “eccessivamente” restrittiva sul lato della procrea- zione assistita, e produce un “effetto” semplice e classico: le coppie che hanno i soldi se ne vanno all’estero, le coppie che non hanno mezzi restano qui con i loro problemi. Con l’elemento in più che, dinanzi ad una tecnica di que- sto tipo, sarebbe proprio particolarmente opportuno lasciare uno “spazio di movimento” “all’operatore”, a chi “opera”. Ma quando invece in modo così “rigido” si impone una e una “sola” forma di applicazione, le “distorsioni” sono lì, dietro l’angolo. Basti pensare al fatto che questa legge, con le sue imposizioni, facilita quelle gravidanze “plurigemellari”, che sono a maggiore rischio “handicap”! Risposta: ma tanto poi si può “abortire”! Bella roba! Come se fosse divertente per una donna, prima scoprire che la sua gravidanza è a rischio handicap, e poi scegliere di “interrompere” o no! Come pure l’altro argomento: ma tanto si può “adottare”! Bella roba anche qui! Fate una legge “liberale” sulle adozioni, fate una legge “libe- rale” sulla fecondazione, e poi ciascuno sceglierà la sua strada. Secondo aspetto che per noi è grave di questa legge è che questa legge “blocca” la ricerca scien- tifica che la “quasi totalità” del mondo scientifico ritiene la più “promettente”, la ricerca sulle cellu- le staminali “embrionali”, la più promettente per sconfiggere malattie terribili, in prospettiva, dal cancro, al Parkinson, all’Alzheimer, ecc. E’ vero che c’è anche la ricerca sulle cellule staminali “adulte”. Tanto siamo favorevoli a quella che il no- stro Presidente e Simbolo, Luca Coscioni, è stato tra i primissimi a fare su di sé un esperimento! Ma il nostro punto, che è condiviso, devo dire, an- che dal Professor Vescovi (prendetevi il suo libro a
pagina 65, 3° paragrafo - poi nelle tribu- ne non lo dice troppo, ma lo diciamo noi per lui -), è che ci sono “due strade”, guai a noi se ce ne chiudiamo una: proviamo a percorrerle entrambe. Peggio ancora se poi, attraverso questa legge, decidiamo di “buttare via” perfino gli embrioni che esistono già: gli embrioni sovranumerari, che sono il prodotto in eccesso dei programmi di fecondazione già realizzati. Ripeto, cosa che non accade nell’America di Bush, per fare un esempio. Ditemi voi che cosa c’è di “ra- gionevole” nel preferire che quegli embrioni siano “buttati nella spazzatura”, anziché es- sere destinati ad una ricerca che potrebbe salvare tante vite! Allora questo era un po’ il 1° “telegramma”: “l’anomalia italiana” rispetto alle legislazioni di tutto il “resto del mondo”. Perché un blocco così compatto e granitico di divieti non esiste negli altri Paesi occiden- tali, con i due punti di caduta che dicevo: restrizione sulla procreazione, restrizione sulla libertà di cura. 2° “telegramma”: siamo cittadini, consentitemelo. Io voglio dir questo: farò tra poco una previsione su come andranno le cose… Ma, una campagna come questa, segnata dall’ “illegalità”, e dall’ illegalità “istituzionale”, cioè con le istituzioni italiane che si fanno loro stesse “promotrici” di illegalità, è qualcosa di inaudito, di cui il mondo parlerà. Perché il mondo saprà che i militari italiani, cioè coloro che si battono per portare il diritto di voto in Afganistan, in Iraq, a loro è “impedito” di votare! Perché il mondo saprà che ci sono 100 mila invalidi intrasportabili a cui si nega perfino quella forma di “accompagnamento”, o di voto con seggio “volante”, che la legge prescrive! Perché il mondo saprà che c’è un altro “milione” di italiani, che fa un 2 1⁄2 di quorum, italiani all’estero a cui si dice “potete vo- tare”, e poi non li si fa votare, e comunque li si “conteggia” nel quorum! Io lo dico in par- ticolare a chi fa la campagna “astensionista” : proprio se si vuole giocare sull’astensione “consapevole”, beh, annettere coloro che invece sono “costretti” ad astenersi, con “l’ingan- no”, col “trucco”, è un’illegalità clamorosa! Che si aggiunge all’illegalità “radiotelevisiva”… Che si aggiunge ai comportamenti, ancora di oggi, dei Presidenti delle Camere! Io sono un “militante politico”, e adoro i “militanti politici”. Ma fare i militanti politici non è il mestiere dei Presidenti delle Camere, della seconda e della terza carica dello Stato! Oggi il Presidente della Camera si permette addirittura di “irridere” i pro- motori del Referendum! Io spero che il Capo dello Stato intervenga per fermare questa “illegalità”. Non si è mai visto… Le cariche dello Stato non possono usare la loro postazione istituzionale per rap-
presentare “una parte” contro “l’altra”. I Presidenti delle Camere hanno diritto, sacro, alle loro opinioni, ma non possono fare una campagna “di parte”! Varrebbe anche se la facessero per il “sì”, se la fa- cessero per il “no”, se la facessero per il “nì”. Non importa. Ciò nonostante - e qui chiudo il 2° telegramma, e do una notizia agli amici della stampa - nonostante questa “se- quenza di illegalità”, io non vi do cifre, ma vi dico che …. il quorum è là! Il quorum è a un passo. E c’è da attendersi, nelle pros- sime ore, e nei prossimi giorni, di tutto. A questo bisogna rispondere: davvero, ciascuno pensi ad una persona cara malata, e vada a votare anche per lei. Visto che tanti altri sono “arruolati” nel modo che dicevo: militari, italiani all’estero, cittadini disinformati. Eppure, insisto, ciò nonostante, il quorum è là, è a un passo da noi! 3° e ultimo “telegramma” (ed è quasi la cosa a cui tengo di più): ma, si può dire, che, da un lato c’è da esser felici, perché la politica italiana, di solito chiamata a discutere di temi “appassionanti”, come “la cicoria”, può, invece, finalmente, parlare di una cosa “im- portante”. Ma dall’altra parte, c’è da essere sconcertati! Io non so scrivere la data, se sarà tra un anno, tra due, tra cinque, e non so scrivere il luogo, della cosa che sto per dire, se accadrà in Corea del Sud o negli Stati Uniti, ma noi siamo in una fase spettacolare della storia dell’umanità. In cui, sarà con le staminali adulte, sarà con le staminali embrionali, sarà con le scoperte sul genoma umano, sarà con altro, ma noi siamo in attesa di “guari- gioni straordinarie”. Che faranno i nostri avversari, faranno un comunicato di protesta, tra 4 anni, tra 3 anni, tra 5; tra alcuni anni ci troveremo a sorridere, del “buio”, delle “bende”, delle “chiusure” di questa campagna referendaria, e ci sembreranno “preistorici” i dibattiti di questi giorni. Gli unici che non potranno sorridere saran- no coloro a cui, nel frattempo, si sarà tolta una “speranza”! Ecco, io voglio chiudere su questo. Il primo trapianto avvenne nel 1968, lo fece Burner, e suc- cesse l’ira di Dio, e di Allah, e di tutti, insomma! Apriti cielo! Si dovettero attendere 31 anni, nel 1999, perché da parte Papa Wojtila si dicesse: “si può fare”. Credo che dobbiamo, con tanto rispet- to, dire, che non possiamo ogni volta attendere 31 anni! Ci sono persone che non hanno 31 anni di tempo da attendere, ed io so che tanti “credenti” italiani, che sono sottoposti, in questi giorni, a pressioni inaudite, a colpevolizzazioni inaudite, nei piccoli centri, dove il controllo sociale è mag-
giore, io penso, proprio, alla libertà religiosa dei sacerdoti, delle suore…come fanno nei piccoli centri? Ve l’immaginate! Beh, invece io so che tanti di loro andranno a votare, come hanno fatto sul divorzio e sull’aborto, perché i cattolici italiani sono dei “liberali”, e non dei “fondamentalisti”. Hanno sempre saputo distinguere tra la loro “personale” opinione e la necessaria “laicità” delle leggi dello Stato…E davvero, ho detto prima, il quorum è là, quel pezzo di strada appartiene alla libertà, voglio dire, delle donne cattoliche, italiane, di terza età. Saranno quelle donne, cattoliche, italiane, di terza età, a farci percorrere l’ultimissimo pezzo di strada che manca, lo ripeto, da un risultato “straordinario”, nonostante tanta il- legalità. Grazie davvero.” Terminata la relazione del Dr. Capezzone, che sta per andare via, il Presidente mode- ratore chiede a qualcuno fra i presenti, giornalisti o altri relatori, se intendono fare una domanda al Segretario dei Radicali. Interviene Padre Gonzalo Miranda: “vorrei fare un chiarimento, perché siccome, l’ho sentito proprio ieri, ad Olbia, questo di- battito, alla persona che ha detto queste cose ho detto, “guardi, è meglio che lasciate da parte questo discorso sto- rico, perché è del tutto sba- gliato”. Cioè, il primo Papa che ha parlato a favore della donazione degli organi, a favore dei trapianti di organi, dan- do anche un criterio mol- to preciso, è stato Papa Pio XII, Papa Pa- celli, parecchi anni prima di Burner, quan- do si facevano già altri tipi di trapianti. Già questo Papa disse che il dono dei pro- pri organi è un gesto di “generosità”. Egli ha anche detto che, per estirpare gli organi, prima bisogna accertare, con metodi scientifici, la morte avvenuta; che questo è un compito della scienza, e non della fede, ecc ecc. Questo l’ha detto nel ‘57. Se non siete informati, informatevi! O almeno non parlate, cioè non azzardate a parlare di certe cose”. Replica di Capezzone: ringrazio Padre Miranda, perché da una notizia “spettacola- re”, nel senso che, che ci si dichiari a favore di una cosa 11 anni prima che avvenga, è fantastico! Ma Padre Gonzalo Miranda sa quello che Papa Wojtila ha detto, nel 1999, 31 anni dopo. Detto questo, io ho fatto questo “esempio”, e lo ribadisco. Se Padre Gonzalo preferisce che io faccia altri “esempi”, parlerò dei casi in cui la Chiesa ci ha messo 300 o 400 anni a chiedere scusa. Ora, se vuole, passiamo a quelli. Io credo, Padre Gonzalo, che tante volte, tante, tante volte, è capitato alla Chiesa di essere sintonizzata sulla lunghezza d’onda del proprio tempo. Tante altre volte no. E quando è successo di no, è stato doloroso per centinaia di migliaia, e a volte per milioni di donne e di uomini. Lei sa, Padre Miranda, che, con la sua impostazione, lei resta liberissimo di non accedere ad alcuni percorsi te- rapeutici. Mentre, con la mia impostazione, io resto libero, invece, di avvalermene, se del
caso. Qui il problema non è imporre a Rocco Buttiglione chissà quali acrobatiche feconda- zioni, o chissà quali terapie. Resterà libero di non accedere. Il problema è Rocco Buttiglione che impedisce a Luca Coscioni, e a tanti altri Luca Coscioni, di percorrere una strada di speranza e di guarigione! Io questa cosa non la concedo, né a un Imam, né a Rocco Butti- glione, né alle autorità ecclesiastiche italiane, che hanno il diritto alle loro opinioni, ma non possono entrare “a gamba tesa” in una cam- pagna elettorale. Questo è il punto. Lei non può, Padre Gonzalo, ignorare secoli di storia, che indurrebbero la Chiesa ad un po’ di cautela, per le sofferenze causate, bloccando la ricerca…con la sacralizzazione dei cadaveri, contro le autopsie (che oggi sono l’anteceden- te storico della sacralizzazione degli embrioni). Allora, e con questo chiudo, io invito Padre Gonzalo, e tanti altri, ad essere attenti alla propria storia. Che può ripetersi, e quando ha toccato alcuni capitoli, nei secoli passati, ha prodotto morte e sofferenza, morte e sofferenza… Avete il diritto di “prometterci l’inferno nell’altra vita”, ma non avete il diritto di “imporci l’inferno già qui, in questa vita”. A questo punto di nuovo un’ obiezione di Padre Miranda: “Questi sono “slogan”, sono solo slogan. Le dico solo questo, mentre lei va via. Alcuni anni fa c’era la grande promessa delle cellule “neuronali”, estratte dai feti abortiti. Negli Stati Uniti, ma anche fuori, ci fu un grandissimo parlare, una grandissima polemica. Perché con queste cellule - non erano le cellule sta- minali -, sarebbero guariti da Parkinson, da Diabete, ecc. La Chiesa disse solo questo: 1) non è lecito uccidere, abortire (uccidere un feto), per ottenere le sue cellule…altro è se avviene l’aborto in modo spontaneo; 2) non dite che le terapie, con queste cellule neu- ronali, sono “dietro la porta”, perché è una falsa speranza, perché la scienza, ancora, non l’ha dimostrato. Ha chiesto solo prudenza. Oggi nessuno parla più di queste cellule, perché gli unici tentativi che hanno fatto, con quelle cellule, hanno provocato dei “disastri”! Si trattava di un autentico “bluf”, dal punto di vista scientifico. Quindi, dobbiamo sempre essere “prudenti”, prima di dire “la terapia sta là””.
Riprende la parola Capezzone: “Padre Gonzalo, lei sa che, sulle cellule staminali adul- te la ricerca procede da 50 anni, mentre, sulle staminali embrionali la ricerca è comin- ciata ieri, dal 1998. La ricerca si chiama “ricerca” perché “si cerca”. Ora, lei può ritenere che Rita Levi Montalcini sia una “nazista”, che Umberto Veronesi sia un nazista, che quegli altri siano Mengel, che il 98 % del mondo scientifico siano dei sadici assassini… Io mi fido più di loro che di Carlo Giovannardi. E se ci dicono che ci sono due porte, e pro- viamo a tenerle aperte entrambe, perché la scienza va avanti col “confronto” tra soluzioni diverse…Lo dice il vostro “campione” Vescovi, nel suo libro…. “. Si inserisce a questo punto il Prof. Severino Antinori: “Io l’ho detto ieri a radio Radicale: il signor Vescovi, che è un biologo che ha fatto qualche studio sulle cellule nervose dei topi, nel 2001, in un Congresso Mondiale, mi ha chiesto, di fronte a testi (e lo porterò in tribuna- le!), fondi per le ricerche sulle cellule embrionali…E’ un falso! Questo “guru”, che il mondo cattolico porta come esempio, è stato “sovvenzionato”, come molti scienziati che vivono perché sovvenzionati dal mondo cattolico, ma non è egli “convinto”! Facciamo allora una ricerca su questi scienziati!” Riprende la parola Capezzone: “affermo e ribadisco qui che, sulle cellule staminali adulte si cerca da 50 anni, sulle cellule staminali embrionali si cerca da ieri, cioè da 7 anni, che la quasi totalità del mondo scien- tifico (evidentemente tutti “nazisti”, tutti “Mengel”, tutti “sadici”, tutti “assassini”!) chie- dono, scongiurano, implorano (oggi, ancora, decine di premi Nobel) “non chiudete quella porta, tenetele aperte tutte e due…La scienza vive di approssimazioni successive, di con- fronti, di paragoni!”. Ed anche il “campione” della tesi avversa - e presentato come tale -, il Prof. Vescovi, nel suo libro dice “ ci sono due strade, percorriamole tutte e due”. Quindi,
da questo punto di vista, qui non si tratta di imporre niente a nessuno, si tratta di evitare che una legge “laica” proibisca a qualcuno la strada della speranza e della guarigione, come troppe volte è accaduto nei secoli passati. Una volta c’erano i “roghi”, oggi ci sono “tecnologie” diverse, ma il risultato è lo stesso. Grazie”. Mentre Capezzone esce dalla sala, il Presidente avverte: “non scaldiamoci, perché poi, i relatori che sono qui presenti potranno continuare questa discussione…Perché, come vedete, quello che vi ho detto io nell’introduzione, sta pren- dendo corpo. In realtà, esistono due modi di pensare alla “realtà”: c’è un modo di pensare “bioetico”, e c’è un modo di pensare “laico-giuridico”. E’ questo il punto. Ora, noi dobbia- mo prima ascoltare l’uno e ascoltare l’altro, con serenità, con equilibrio. Poi “ognuno” si farà la sua personale visione, “ogni individuo” dirà dove deve pendere la bilancia. Io voglio sottolineare questo aspetto, perché parliamo di verità “scientifiche”, “sociologiche”, “psico- logiche”…Si parla di “prove” dell’esistenza dell’embrione, e si parla anche di “contro-prove” di questa non esistenza. Ma, insomma, l’individuo deve capire, l’individuo deve ascoltare, e, poi, come individuo dovrà scegliere, quel giorno, cosa votare… se votare, e cosa votare. E quindi, andiamo avanti in questa attività di “chiarimento”.
PROF. PAOLO DE NARDIS Ore 17.45: Il Presidente dà subito la parola ad un altro esponente del “si”, che è il Professor Paolo De Nardis: “è un esponente del mondo universitario, ma è anche un esponente, schierato, dei de- mocratici di sinistra: lui rappre- senta, oggi, i democratici di sinistra, anche se, ora, non riveste un ruolo politico attivo. E’ Profes- sore ordinario di Sociologia presso la Facoltà di sociologia dell’Università “La Sapienza” di Roma. E’ stato il Presidente della Facoltà di Sociologia dal 1999 al 2002. Direttore del Master in “Management pubblico, sanitario e dei servizi” presso la facoltà di Sociologia dell’Università “La Sapienza”. Codirettore della rivista trimestrale di Scienze dell’amministra- zione. Presidente dell’A.N.S., Associazione Nazionale So- ciologi (di cui, se vi ricordate, un anno fa, abbiamo avuto il Vicepresidente, il Dott. Pietro Zocconali). Docente di discipline manageriali e ammi- nistrative presso la Scuola Su- periore di Pubblica Amministra- zione. E’ autore di numerosi saggi e volumi : “Teoria sociale ed analisi istituzionale” “Elementi di sociologia del diritto”, ecc. ecc.. L’ultimo libro è “ Questione di vita o di morte”, edito da Guerini, Milano. A questo punto, nel dargli la parola, gli chiedo: ma la società civile, secondo lei - vi- sto che prima l’abbiamo detto: ci sono, dal punto di vista della elaborazione teorica, queste due grandi campane; la campana della bioetica e la campana del pensiero laico-giuridico, - sul piano dell’ “uomo della strada”, a cosa vorrebbe accordare la “preferenza”: alle istanze bioetiche o ai bisogni e diritti dell’individuo?” “Innanzi tutto la ringrazio di questo invito. La presente iniziativa ha un grosso merito, ovviamente, che è quello dell’ “informare”, in un momento in cui si denuncia la carenza di informazione. Informare in maniera poliedrica (e abbiamo infatti sentito molte voci). Tra le atre cose io vengo qui sì come studioso, e come cittadino, non come politico. E’ vero, in passato ho militato politicamente: sono sta- to consigliere comunale, delegato del sindaco per le politiche comu- nitarie, nella 1ª amministrazione Rutelli; non ho però rinnovato la tessera per molti anni, per cui non posso ora essere considerato come un organico del partito. In buona sostanza, ho chiesto di parlare immediatamente dopo
l’amico Antinori proprio perché, tutto sommato, io penso di poter integrare, da un punto di vista di quella che è un po’ l’analisi so- ciologica, quello che Antinori ci ha raccontato. Sarò molto, mol- to, rapido. Qui mi premeva tener presenti 3 punti fondamentali. Discorso scientifico : quanto, effettivamente, la “zero struttu- ra”, anche il cittadino di medio- alta cultura riesca a seguire que- sto nostro ragionamento. Discorso etico: che è un di- scorso di scelte personali, però, badate bene, non sono soltanto scelte morali “personali” : molto spesso si tratta di etica “pubblica”, in quanto, non c’è niente da fare, le agenzie di socializzazione “primaria”, anche la famiglia, ormai si sono “deprivatizzate” sempre di più, hanno sempre più un ruolo “pubblico”, checché se ne dica. Infine, discorso di comunicazione. E qui siamo in qualche modo a creare, attraverso informazione (1° gradino della partecipazione demografica) anche comunicazione. Primo punto, il discorso scientifico. Io credo, in effetti, che i cittadini della strada, il cittadino di qualunque tipo di livello culturale, anche livello sociale (è molto “interclassista” il discorso) sia, ad onta di quanto qualcuno asserisca, quanto mai “sensibile” all’argomento. All’argomento, dico. Perché, poi, la partecipazione effettiva degli elettori al referendum è un altro discorso. Perché, come dire, una certa “stucchevolezza” di partecipazione referendaria, per la struttura logica del referendum (come mi sembra di aver sentito prima), c’è. Ma c’è perché, in qualche modo, noi siamo stati, negli ultimi anni, soprattutto negli ultimi 10 - 15 anni, “inflazionati” dai referendum. Altro discorso nel ‘74, quando per la prima volta andavamo al referendum abrogativo sulla legge sul divorzio dopo, circa, 30 anni. Perché l’ultimo referendum, il primo e l’ultimo referendum, era stato quello del ‘46, quando abbiamo dovuto votare tra la forma “monar- chica” o la forma “repubblicana” come assetto istituzionale del paese. Voglio ricordare che, nel ‘74, ci fu grande partecipazione referendaria, in un momento in cui, poi, sull’onda dei movimenti del ‘68 e della fine degli anni sessanta, c’era forte partecipazione po- litica. Stessa partecipazione avemmo nell’81, a proposito della legge sul- l’aborto del ‘78. I risultati dei due referendum
furono, nella sostanza, identici, nel senso che vinse il fronte “non abrogativo”, anche se la legge sull’aborto, la 194, fu considerata una legge molto più “popolare” del- la legge sul divorzio, e veniva considerata, soprattutto dai partiti della sinistra tradizionale, con più “algidità”: si trattava più di un braccio di ferro, di tipo politico, fra fronte “laico” e fronte “confessionale”, che non fra destra e sinistra. I liberali di Malagodi parteciparono alla campagna “antiabrogazionista”, mentre invece per l’abrogazione si schierarono soltanto l’allora Democra- zia Cristiana e il Movimento Sociale Italiano. Il sociologo, povero cristo, è un po’ come il medico: tutti a un certo punto si improvvisano medici (“io ho un grosso mal di testa”; “ah, guarda, guarda, prendi questo farmaco, che fa tanto bene”). Tutti sono capaci di fare sociologia: in realtà noi abbiamo una cassetta degli at- trezzi specifica, con metodi, tecniche di indagine, e via discorrendo, che non hanno tutti. Ciò nondimeno, tutti vogliono fare sociologia, senza sociologi (vivere con il sociologo è un po’ come vivere con la suocera in casa!). Il problema è che, è fondamentale capire, prima di ogni tipo di ragionamento, se que- sto tipo di discorso (tutti i discorsi che si sono fatti: Palumbo, Antinori, ecc. ) è sentito o meno anche da chi non ha di questi problemi. La mia risposta, dal punto di vista di quello che può essere un “presondaggio” che abbiamo fatto, è sì, sono quanto mai “sentiti”. C’è una contraddizione: raggiungeremo il 50% al Referendum? Non lo so. Ma non perché l’argomento non interessa. Non interessa il tipo di partecipazione (il referendum). Si tratta di un discorso “scientifico”, è vero. Ma la verità è che questo discorso è stato “pa- sticciato”, attraverso anche l’intervista della Fal- laci sul Corriere della Sera. Ma che cosa centra l’ “eugenetica”? Ma che ben vengano e ben vivano persone che sono infelici su questo mondo! Il pro- blema è capire se possiamo evitare che altri “infe- lici” vengano su questo mondo! Si rovescia allora tutto il discorso. Il problema non è capire se sia legittimo o no che un genitore possa volere un figlio con certe caratteristiche e via discorrendo! Ma scusate, ma quando abbiamo già un bambino, noi che siamo stati padri (io personalmente sono da qualche anno perfino nonno) non sognamo magari per i nostri figli che diventino, che so, dei virtuosi del pianoforte, se siamo amanti della musica…. o de- gli abili ginnasti, se siamo amanti delle scienze motorie, o degli intellettuali, o dei politici, se ab-
biamo ancora questo pallino (speriamo che ci sia ancora) per la partecipazione politica, e via discorrendo. Quindi vorrei un po’ “sdrammatizzare” quello che si dice sull’ “eugenetica”. Per ca- rità, l’eugenetica hitleriana era un’altra cosa! Era la soppressione in massa di individui già adulti, a volte anziani, che, purtroppo vivevano in una situazione di infelicità. Perché? Perché era una società che aveva ucciso qualunque forma di “solidarietà”. Quindi, sostanzial- mente, se noi non faccia- mo i conti anche con un concetto sociologico fon- damentale, che è l’esisten- za di una società, tutto il discorso viene a cadere. E, come diceva Durkheim, sono le “solidarietà” fra gli uomini che formano le società. Quando determina- ti sistemi sociali, come quello, evidentemente, nato nel ‘33 in Germania, uccidono le forme di soli- darietà, è chiaro poi che si ha quel tipo di discorso, di “eugenetica”, di scienza completamente staccata, scollata, che forma un divario, una dicotomia, un burrone fra individuo sociale e forme di ricerca scientifica. Ma quando la ricerca scientifica si muo- ve per la qualità di una vita “migliore”, ma di una vita che verrà, allora, so- stanzialmente, mi sembra che abbia ragione Antinori. Si tratta di muoversi per una promessa di vita che possa “essere”, che possa avere tutte le “possibilità”, dal punto di vista dei “punti di partenza”, quindi anche dal punto di vista di un concetto che non è solo scientifico, ma è essenzialmente “giuridico”, di “ugua- glianza”, per poter, in qualche modo, avere una vita che abbia “diritto alla felicità”. Oppure, evidentemente, abbiamo in mente qualche cosa che, in maniera molto fari- saica, neghiamo a noi stessi. Fino a che non, anche da un punto di vista religioso, ricono- sceremo per lo stesso embrione il diritto al “battesimo” e il diritto ai “funerali”! Ora, tutto questo discorso è un discorso che la gente comune, della strada, “sente” fortemente. E si rischia veramente uno scollamento forte tra precetti “dogmatici” e quelle che sono “esigenze” che si muovono non sulla base di un “egoismo biologico”, ma sulla base dell’ “alterità”, del “rapporto con gli altri”. E quando io parlo di “forme di solidarietà” anche per i soggetti così detti “infelici” (i quali poi, ben inteso, possono anche trovare la “felicità nell’infelicità”), evidentemente ci si pone proprio “dal punto di vista dell’altro”. Ecco qui, quindi, il rapporto fra “scienza” ed “etica”. Se questo non lo condensiamo in “apposite” forme di comunicazione, che riescano a parlar chiaro, finalmente, che riescano, finalmente, anche dal punto di vista della Chiesa (e lo dico da laico), a creare una “Pastora- le”, che possa veramente “prendere per mano”, e “andare dal punto di vista dell’altro”. Ov- viamente, non si può sempre fare di tutta l’erba un fascio. Ma, attraverso un ragionamen- to, l’argomentazione razionale, ecco che, forse, tutto il quesito referendario non sarebbe poi così “peregrino”; e di fatto, di volta in volta, quando dobbiamo in qualche modo avere questi grossi “afflati partecipativi”, forse un po’ di “diagnosi sociale” (noi sociologi diamo
le “diagnosi”, non diamo le “terapie”) ci aiuterebbe a capire meglio, e a “dia- logare”, attraverso razio- nali argomentazioni, e non invece attraverso le “guerre di religione” che, spesso, io ho incontrato (negli anni passati più che oggi), nella commis- sione nazionale di Bioe- tica, o nei vari comitati etici dove, casualmente, ho partecipato, e che, di fatto, dal punto di vista della ragion teoretica, non trovano soluzioni, se rimaniamo intorno a questo tavolo; ma, dal punto di vista della ragion “pratica”, trovano la soluzione, secondo il “buon senso” e secondo quello che è il “ contatto umano” di individui sociali che vivono all’interno di contesto o di un ambiente.” Conclusa la relazione di De Nardis, interviene a questo punto Claudio Manna, gineco- logo: “E’ importante quello che ha detto De Nardis, ma mi pare che ancora non si riesca a dare alla gente gli strumenti per capire che cosa sta succedendo. Ancora la gente non ha capito cos’è la fecondazione “in vitro”, cos’è l’embrione, cos’è l’ovocita. La gente però ci chiede di “capire” che cosa noi stiamo andando a votare. Solo se si hanno gli strumenti per capire, poi, ognuno di noi può decidere che cosa votare, se votare sì, votare no, o non andare a votare.” A questo punto il Presidente chiede al pubblico presente se vuole fare osservazioni o domande. Si alza una ragazza che dice:” sono Flavia Murabito e sono una sociologa. Saluto il Prof. De Nardis. Io mi ricolle- go, sentitamente, all’in- tervento del Prof. Manna, per fare una domanda al mio ex Preside, e dico questo : è verissimo che la maggior parte delle persone non ha ben chia- ro per cosa si sta andan- do a dare un parere. Ci sono anche, certo, molte persone che ne sanno un po’ di più e che, quindi, hanno subodorato che
certi passi in avanti potrebbero essere fatti in modo alternativo come diceva Manna. Allora io chiedo: l’informazione, che certa- mente arriva in modo poliedrico, ma arriva mal fatta, male; molto spesso l’informazione, a diversi livelli, sotto diverse proposte, poi, alla fine, come diceva lei, si ridu- ce a uno “scontro di religioni”, di “laicità”, e quindi crea ancora più confusione. Ma, da un punto di vista “sociologico”, un referen- dum simile colpisce le persone, sicuramente, perché ognuno ha intimamente occasione di chiedersi come si pone rispetto a questa problematica; ma, ancora di più, una volta che noi siamo andati a votare male informati, o comunque, dovendo prendere decisioni anche per il futuro, che ancora non conosciamo, non è un’impresa “prematura”? Cioè noi stiamo andando a votare per “cambiare la società”! Noi la cambieremo! E non siamo preparati. Dare un parere a questo referendum cambia la società, perché si porta un discorso così “particolare”, su cui pochissimi di noi sono realmente informati, o pochis- simi possono capire quello che dice Antinori (perché, obiettivamente, è così: la cultura, adesso, si è alzata, ma chi è così “informato” per poter dire la propria?). Noi stiamo facen- do cambiare la società senza che tutte le persone che la compongono siano “al passo”. Io penso questo e, come sociologa, le chiedo il suo parere.” Risponde De Nardis: “Lei è una sociologa, una mia laureata, o, comunque, laureata nella Facoltà che io ho diretto e fondato, quando forse lei ancora non era nata (quest’anno fac- cio 36 anni di insegnamento universitario). Lei sa bene che le società non sono “statiche”. La società è il “mutamento sociale”! Cambiamo, cambia tutto, e via discorrendo. La par- tecipazione elettorale può cambiare ma, anche la legge cambia. Il problema è capire qual è il “trend” di cambiamento che vogliamo dare. Il trend di cambiamen- to che vogliamo dare io lo recupero, sostanzialmente, attraverso questi 3 elemen- ti, fondamentali per chi si occupa di altri uomini (cit- tadini che si occupano di altri cittadini). Il mestiere di cittadini è molto difficile, perché dobbiamo occupar- ci di “valori”, e via discor-
rendo, e siamo imbevuti di questi valori. Nella buona sostanza i 3 pilastri sono questi: la scienza, l’etica e il comunicare queste cose. Partecipare, soprattutto nelle società aperte, società democratiche, è innanzi tutto essere “informati”. Lo dice anche un grande sociologo francese, Bodier. Non è che vo- tando il referendum, cambiamo, non votando non cambiamo. Il problema è capire que- sto mutamento da che parte va, qual è il trend del mutamento. E, sostanzialmente, le nostre scelte sono sul “trend” del mutamento. Quello che ha detto Antinori mi sembra molto chiaro. Magari ci fosse tanta chiarezza, tanta “didascalicità”! Si può essere più o meno d’accordo: per carità, questo è un fatto personale. Ma dal punto di vista descrit- tivo esplicativo, vorrei dire … anche la signora Carolina ci può capire, ci può seguire”. Interviene ora il dr. Losito della Facoltà di “Bioetica” dell’Università “Regina Apo- stolorum: “proprio per fare chiarezza, visto che il Prof. Antinori ha dimostrato di saper fare “chiarezza” in questo senso, volevo dire che, da quanto abbiamo capito lei andrà a votare i 4 sì. Una delle cose che i sì aboliranno sono i diritti del “concepito”, parago- nando così il concepito alla “cosa”. Una domanda molto semplice: quando una donna, una sua paziente, viene da lei, ha fatto il test di gravidanza, e questo test di gravidanza è positivo, lei che cosa le dice, “signora, mi dispiace dirglielo, lei ha “qualcosa” nella pancia, o signora, lei sta aspettando un “figlio”?” Risponde Antinori :”Io dico semplicemente, “signora, lei è in stato di gravidanza”. C’è gravidanza e gravidanza. Può esserci una gravidanza “blither”, cioè una “camera” senza embrione, oppure con l’ “embrione” già formato. Solo quando vedrò il movimento , vedrò
il battito, allora parlerò di “figlio”. E’ chiaro che se io vedo un battito cardiaco dopo 2 o 3 settimane, dico che c’è un “embrione” che si sta sviluppando “. Interviene Manna che dice: “scientificamente è dimostrato che già quando è a 4 cellule l’embrione è un progetto di vita”. Risponde Antinori: “Claudio, stai esagerando. Dare la patente di “embrione” a 4 cel- lule è un errore. Si tratta di un progetto di vita che si può, se mai, con le tecniche che già oggi abbiamo, imporre di conservare, per legge, al 99%. Arriveremo al momento in cui non ci sarà bisogno di più di 3 cellule. La scienza va ormai in questo senso, con la “selezione” dell’ovocita, la “selezione” dello spermatozoo. Non si può paragonare un tale “progetto di vita” con un embrione di 3, 4 settimane. Né si può conciliare il rispetto per questo progetto di vita con la possibilità, ammessa dalla legge, di distruggere un embrione che ha già mesi di vita, dopo l’impianto”.
PROF. GONZALO MIRANDA Ore 18,00: Il Presidente introduce il 5° relatore, Padre Gonzalo Miranda, e dice: “vor- rei presentarvi una persona che io stimo molto. E’ un “luminare” della Bioetica, tant’è che è il Preside della Facoltà di Bioetica presso il Pontificio Ateneo “Regina Aspostolorum”. E’ docente al corso di per- fezionamento in Bioetica livello base dell’Isti- tuto di Bioetica dell’Università Cat- tolica del “Sacro Cuore” di Roma. E’ membro del Consiglio Direttivo e tesoriere della Federazione in- ternazionale di Istituti e Centri di Bioetica di ispi- razione personali- sta. Direttore del Master in Bioe- tica dell’Ateneo “Regina Apostolo- rum”. Ha scritto numerosi testi su temi di bioetica e di morale: per esempio, “I problemi etici dell’eu- tanasia nell’enciclica “Evangelium vitae”; “Cultura della morte: analisi di un concetto e di un dramma”; “Riflessioni etiche intorno alla fine della vita”; “Bioetica ed eutanasia” ; “Risposta d’amore: manuale di teologia morale fondamentale”; poi, “ AA.VV., Le radici della bioetica”, con grossi nomi (Sgreccia, Mele, ecc.); poi, con Ersilio Tonini, e altri autori, “Sorpresi dal mistero: lo stupore sempre nuovo di vivere per Dio”. E’ una persona eccezio- nale, da questo punto di vista. A questo punto, gli vorrei chiedere, dopo aver sentito una visione “laica”, una visione “giuridica”, una visione molto “scientifica”: “perché la bioetica ritiene che l’embrione debba essere parificato, in tutto e per tutto, ad un essere umano? Questo è il punto fondamentale!”. “ Innanzi tutto grazie dell’invito. E grazie anche di questa domanda, che ha anticipato proprio quello che stasera vorrei dirvi. C’è un punto fondamentale in tutto questo dibatti- to, perché è anche un punto fondamentale della legge, tanto che è presente esplicitamente nell’articolo 1 della legge stessa. Senza quell’articolo, senza quell’assunto, sulla “natura” dell’embrione umano, tutto il resto (congelare, non congelare, la ricerca, eccc.) cade. Vorrei fare una premessa: spero che il Prof Antinori mi permetta di dire ciò che penso e, magari, di invitare all’astensione, e non mi denunci! Intanto vi dico che io non mi aster- rò, e neanche voterò no, e neanche voterò si, e neppure lascerò la scheda bianca, perché io sono spagnolo e, quindi, semplicemente non posso votare. Quindi io non mi potrò neppure “astenere”, perché astenersi è non votare, ma non perché “non si può” votare, ma perché “non si vuole” votare, o meglio, “non si vuole” votare, oppure, “si vuole non votare”. “Non voglio votare” significa, semplicemente, preferisco fare un’altra cosa quel giorno (andare a mare), perché, magari, non ci capisco niente. “Voglio non votare”, invece, significa “faccio l’atto di volontà di non andare a votare”, perché c’è un motivo mio. Io non sono italiano,
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