Dal 24 gennaio al cinema - Circuito Cinema Scuole

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Dal 24 gennaio al cinema - Circuito Cinema Scuole
LA VERA STORIA DEGLI UOMINI
                              CHE HANNO CAMBIATO IL DESTINO DELL’UMANITÀ
STUDIO

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                                                                       CEdric
                                                                      Jimenez

                                          dal 24 gennaio al cinema
Dal 24 gennaio al cinema - Circuito Cinema Scuole
Sinossi
Dal pluripremiato romanzo HHhH di Laurent Binet, la vera storia dell’ascesa del più crudele gerarca
nazista Reinhard Heydrich. Un film che ci ricorda il valore di uomini coraggiosi che, in uno dei periodi più
bui della storia europea, lottano per affermare la democrazia e la fine della barbarie.

LA GENESI DEL FILM
Il film L’uomo dal cuore di ferro è tratto dal libro HHhH. Il cervello di Himmler si chiama Heydrich di Laurent Binet,
vincitore del Premio Goncourt Opera Prima nel 2010, l’anno successivo pubblicato in Italia da Einaudi.
Racconta la storia dell’attentato a Reinhard Heydrich, avvenuto a Praga il 27 maggio 1942. In quegli anni la
Cecoslovacchia era sotto il dominio tedesco. Adolf Hitler, dopo l’annessione dell’Austria nel 1938, occupò il
Paese limitandone via via l’autonomia fino a instaurare una vera e propria dittatura. Durante la Seconda
Guerra Mondiale, gli anni in cui è ambientato il film, il territorio viene diviso in due parti: il protettorato di
Boemia e Moravia appartenente al Terzo Reich e la Repubblica Slovacca.
A capo del protettorato di Boemia e Moravia Hitler nomina Heydrich, braccio destro di Himmler, capo delle SS
e dell’RSHA (Ufficio centrale della sicurezza del Reich) che comprendeva la polizia segreta di stato Gestapo.
Il titolo del libro di Binet, HHhH, è l’acronimo della frase tedesca “Himmlers Hirn heiβt Heydrich”, che
significa “il cervello di Himmler si chiama Heydrich”. Fu quest’ultimo, infatti, a progettare la cosiddetta
“soluzione finale”, l’uccisione sistematica degli ebrei, degli omosessuali, dei rom e degli oppositori al regime
nazista, un’operazione affrontata con fredda efficacia che portò alla creazione dei campi di concentramento
e di sterminio, dove in tre anni furono assassinate sei milioni di persone.
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L’AUTORE DEL LIBRO
Laurent Binet (1972) studia a Parigi e diventa professore di lettere moderne all’Università Paris III. Prima
di insegnare in Francia, ha tenuto corsi di francese presso l’Accademia musicale in Slovacchia. Musicista, è stato
cantante e compositore del gruppo Stalingrad. Dopo HHhH, per cui il lavoro preparatorio di documentazione
è durato dieci anni, in Italia per la Nave di Teseo ha pubblicato La settima funzione del linguaggio.

L’OPERAZIONE ANTHROPOID
Durante l’occupazione nazista, la resistenza ceca prese contatti con il primo ministro britannico Neville
Chamberlain. A Londra venne pianificata l’Operazione Anthropoid, un’azione militare il cui obiettivo era
l’uccisione di Heydrich. A questo scopo la Royal Air Force (RAF) addestrò un gruppo di paracadusti cechi
esiliati in Gran Bretagna. Ne facevano parte Jan Kubis e Jozef Gabcik, a cui venne affidato il compito di
organizzare l’attentato, mentre un altro gruppo li appoggiava con un’azione di intelligence. L’attentato venne
eseguito il 27 maggio 1942. Gli attentatori, inseguiti, si rifugiarono in una chiesa dove riuscirono a resistere
all’assalto per ore, per poi suicidarsi prima di cadere nelle mani del nemico.
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LE PAROLE DEL REGISTA
Cosa le è piaciuto nel romanzo?
“Innanzitutto l’antagonismo fra le parti in causa, che appartengono a due poli opposti. Da una parte ci
sono i nazisti, il Terzo Reich, la parte più oscura degli esseri umani calata in una dinamica di distruzione
e autodistruzione, ispirata a un’idea di disumanizzazione del mondo intero e spinta verso un percorso
macabro. Dall’altra c’è l’esatto contrario. Il sacrificio di se stessi per salvare il salvabile dell’umanità e
proteggere gli innocenti. Inoltre c’è il tema storico. L’Europa è stata fortemente segnata dalla Seconda
Guerra Mondiale ed è ancora viva l’esigenza di capire come sia stato possibile concepire la Shoah.
Dobbiamo fare tutto quello che possiamo per non dimenticare”.

Cosa ha significato per lei lavorare sul nazismo e le stragi?
“Non è come girare un film su un altro tema: è più difficile. L’impatto è molto forte. Ho sentito una
grande responsabilità e ho cercato di avvicinarmi alla storia con tatto e rispetto. Dovevo mantenere la
giusta distanza emotiva per ricreare una situazione realistica evitando il filtro del pudore. Quando ci si
identifica con il punto di vista di Heydrich è impossibile conservare il pudore perché lui non ne aveva. Ero
obbligato a mostrare i fatti nel modo più brutale e violento, come sono accaduti, ma nello stesso tempo
dovevo fare attenzione e restare al mio posto di autore e regista, perché la Storia è molto più importante
di qualunque film.”

Perché il film è diviso in due parti così nette?
“L’ascesa del nazismo è stata folgorante e Heydrich è diventato uno dei suoi rappresentanti più terribili
proprio sfruttando la rapidità del successo. Mostrare questa prima fase era importante per tradurre
l’esigenza di invertire il corso della storia. Non si poteva permettere che questa traiettoria continuasse a
salire. Occorreva fermarla. Per fermarla c’era bisogno della Resistenza e la Resistenza è arrivata, nata
intorno all’idea che tutto questo doveva finire. Non si poteva lasciare correre. Per capire quello che
potevano provare gli oppositori al regime, la prima parte del film su Heydrich era necessaria”.

L’idea centrale sembra essere che l’umanità emerga quando regna un certo grado di disumanità.
“È proprio così. È nel momento in cui ci si rende conto che solo la vita conta nel senso letterale del
termine, che ci si sbarazza di tutto il superfluo ed emerge il meglio dell’umanità. Quando si guarda in
faccia la barbarie, si guarda in faccia la negazione della vita. A quel punto occorre difenderla. Non
l’economia o le case, ma la vita. L’essere umano si avvicina ai suoi istinti primari. Quando si sta dalla parte
giusta, vincono l’abnegazione, l’altruismo, l’amore. Uno dei grandi temi del film è il valore dell’impegno.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
      √ Cosa spinge Heydrich ad abbracciare l'ideologia nazista?

      √ Perché Jan e Jozef decidono di unirsi alla Resistenza?

      √ Qual è il ruolo della moglie di Heydrich?

      √ Qual è il ruolo delle donne nel film?

      √ Come ti sentiresti se fossi il figlio di Heydrich? Immagina di sostituirti a lui nella scena al pianoforte.

      √ Che rapporto c’è fra il potere e la violenza in questo film?

      √ Quali sono i primi segnali con cui si manifesta la violenza?

      √ Credi che sarebbe stato possibile contrastarla prima di arrivare alla “soluzione finale”? E come?

      √ Qual è il significato dell’ultima scena del film che mostra il momento in cui Jan e Jozef si sono
      conosciuti?

             http://www.storiologia.it/biografie/heydrich.htm
                                                                 BIBLIOGRAFIA

             http://www.treccani.it/magazine/atlante/cultu-                     Peter Longerich, Verso la soluzione finale, Einaudi
SITOGRAFIA

             ra/Heydrich_il_-
                                                                                Edouard Husson, Heydrich e la soluzione finale.
             nazista_ucciso_dal_crine_di_cavallo.html
                                                                                La decisione del genocidio, Einaudi
             https://www.raiplay.it/video/2013/10/Himm-
                                                                                Callum MacDonald, Operazione Anthropoid, Giunti
             ler-e-Hey-
             dr-ch-la-macchina-infernale---Correva-lanno-de                     Etty Hillesum, Diario (1941-1943), Adelphi
             l-25102013-357a0a26-373e-4ee0-af99-9e26474e
                                                                                Hannah Arendt, La banalità del male, Feltrinelli
             cd80.html
                                                                                Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi
             https://encyclopedia.ushmm.org/content/it/arti-
             cle/final-solution-overview                                        Elie Wiesel, La notte, Giuntina

             http://www.raiscuola.rai.it/articoli/olocau-                       Peter Weiss, L’istruttoria, Einaudi
             sto-la-soluzione-finale/4037/default.aspx
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