L'ITALIANO IN OLANDA: PASSATO, PRESENZA E FUTURO
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L’ITALIANO IN OLANDA: PASSATO, PRESENZA E FUTURO Raniero Speelman1 1. L’ITALIANO: PASSATO E PRESENTE Dal Medioevo, gli italiani hanno viaggiato verso i Paesi Bassi, spesso per motivi commerciali e politici. Di particolare importanza sono state le colonie mercantili nelle città fiamminghe di Bruges e Gand, insieme ad Anversa, Bruxelles e Mechelen, il cuore storico del Paese fino alla fondazione della Repubblica delle Province Unite (con la Unie van Utrecht del 1579) che avrebbe causato lo spostamento verso Nord di molti fiamminghi. Per i loro contatti, i mercanti neerlandesi e italiani hanno spesso appreso la lingua del paese dei loro ospiti. Esistono, fra altri testi, un frasario del Cinquecento, alcuni dizionari plurilingui o bilingui dello stesso periodo o di epoca posteriore, tutti pubblicati o studiati dalla mia collega José van der Helm e da Vincenzo Lo Cascio, ordinario emerito dell’Università di Amsterdam. Ma anche gli italiani hanno lasciato preziose testimonianze, come il fiorentino Lodovico Guicciardini, cugino del famoso Francesco, con la sua Descrittione di tutti i Paesi Bassi (Anversa 1567), considerata un’opera standard sui paesi oggi chiamati Nederland2 e België/Belgique. Ma lo scambio non era solo linguistico: i compositori neerlandesi, spesso provenienti dalle province francofone, godevano nell’Italia del ’400 di uno status di gran prestigio sociale e culturale. Da Dufay e Ockeghem, attraverso De la Rue, Isaac e Josquin Desprez fino a Clemens-non-papa, Gombaert e Willaert, verso la fine del ’500 essi sono stati tra i musicisti più rappresentativi e apprezzati dell’epoca, che hanno rivoluzionato la musica polifonica rinascimentale. Anche nei secoli a noi più vicini l’italiano ha goduto di un grande interesse presso il pubblico neerlandese, sia per la ricca cultura italiana (musica, letteratura, arte e trattatistica) che per i contatti commerciali e i viaggi educativi. Sono stati tradotti in neerlandese quasi tutti i capolavori della letteratura italiana (da San Francesco fino a Cognetti, con una grande tradizione di versioni dantesche), mentre è altrettanto vivo l’interesse italiano per la letteratura dei Paesi Bassi settentrionali e meridionali. Ciò non significa che la nostra lingua sia stata fra quelle più studiate: il curriculum dei cosiddetti ginnasî (i gymnasia, equivalenti del liceo classico ma incorporanti la scuola media) prevedeva il latino e greco, inglese, tedesco e francese; gli athenea (parola che dunque non indica un’università ma una scuola superiore di 6 anni: i licei scientifici o linguistici italiani) in genere offrono solo queste ultime. Solo nei tardi anni ’70 ebbe luogo un orientamento sulle possibilità di includere nelle scuole superiori altre lingue importanti quali il russo, lo spagnolo e l’italiano. Per quest’ultimo dalla commissione del Ministero della Pubblica Istruzione a tale scopo costituita fu espresso un parere negativo, mentre lo spagnolo fu introdotto in un numero non molto elevato di scuole secondarie. Il russo, lingua che non aveva mai goduto di una grande popolarità, con la 1Università di Utrecht. 2Si nota che il nome ufficiale del Paese riflette sempre l’estensione originale: Koninkrijk der Nederlanden ossia Regno dei Paesi Bassi. D’altronde il Paese è Regno solo dal 1806. 334
© Italiano LinguaDue, n. 2. 2020. R. Speelman, L’italiano in Olanda: passato, presenza e futuro caduta del Muro sembra aver perso l’interesse dei giovani neerlandesi in età scolastica ma attira oggi non pochi figli di espatriati a, fra altre città, Amsterdam, Nimega e Eindhoven. La scelta delle lingue offerte viene oggi fatta dalle stesse scuole; di recente alcune offrono il cinese e per la prima volta, nel 2018, fu istituito un esame centrale di maturità in mandarino. Per l’italiano un esame di maturità esiste, ma solo nelle poche scuole che offrono questa lingua. È doveroso menzionare a questo punto il ruolo speciale riservato alla lingua frisone3, seconda lingua ufficiale nella provincia settentrionale di Fryslân (Frisia) parlata da circa 450.000 persone e integrata nell’insegnamento locale. È strano che le lingue delle due maggiori minoranze etniche, il turco e l’arabo, non compaiano in questo panorama. Il turco viene infatti parlato da più di 400.000 persone, inclusi i curdi, ma non tutti amano parlare la lingua ufficiale del paese di provenienza. L’arabo non è la prima lingua della stragrande maggioranza dei quasi 400.000 marocchini residenti in Olanda, che parlano generalmente dialetti berberi tarifit. L’arabo e questi dialetti non sono di norma materie incluse nell’esame di maturità e vengono insegnati solo in alcune scuole di orientamento islamico e in corsi organizzati dagli stati turco e marocchino o tenuti presso delle moschee. Si tratta qui di numeri molto ridotti di candidati, che nel 2020 non hanno superato il numero di 50 per ciascuna di queste lingue introdotte nei licei4. L’esclusione dell’italiano dalle scuole superiori significa che, di norma5, la laurea magistrale (MA) didattica, che si ottiene dopo un anno di studi specializzati e che si concentra sull’insegnamento ai giovani in età scolastica, non è aperta agli italianisti. Fino agli anni ’80/’90, chi voleva ottenere l’abilitazione didattica faceva un breve tirocinio presso un docente di francese; oggi ciò non è più la prassi. Ad insegnare l’italiano sono comunque in parte docenti madrelingua con esperienza didattica in Italia. Poiché, spesso, anche i docenti universitari di linguistica o di letteratura italiana devono insegnare la grammatica dell’italiano, non di rado succede che chi insegna non abbia una preparazione adeguata, ma debba imparare dai propri colleghi come insegnare l’italiano e con quali mezzi. Comunque da più di un decennio la stessa Facoltà di lettere6 incoraggia i docenti ad ottenere almeno una qualifica di base per l’insegnamento della lingua agli studenti. Di tutte le lingue sopra indicate, l’inglese può essere considerato la più diffusa L2. Infatti, moltissimi neerlandesi lo parlano abbastanza bene, e non solo gli studenti. Molto più bassa è la diffusione del tedesco – è significativo che tra neerlandesi e tedeschi si usi sempre più l’inglese – e quella del francese sembrerebbe del tutto trascurabile. Questa situazione è riconoscibile anche in Fiandra, sebbene in forma forse meno marcata. Non essendo riconosciuta come lingua scolastica ufficiale, l’italiano è rimasto nella posizione di lingua ausiliare nelle università, per molto tempo quasi obbligatoria per studenti di storia dell’arte e di musicologia. Viene insegnato naturalmente anche in conservatori e seminari religiosi. Ancora presente nei tardi anni ’70 come disciplina indipendente [“hoofdvak”] in 5 atenei, ora è rimasto solo in 3 corsi di laurea triennale (a Leida, ricca di una splendida collezione di testi italiani nella propria biblioteca; a Utrecht, dove la cattedra di italianistica è stata istituita oltre 70 anni fa e ad Amsterdam (dove un 3 https://nl.wikipedia.org/wiki/Friese_talen. Il sito in lingua neerlandese si distingue non poco da quello in tedesco dall’orientamento sul territorio del paese (Paesi Bassi o, invece, Germania). Sito consultato il 9.12.2020. 4 I dati provengono dal sito www.cvte.nl, dove si può scaricare un prospetto per le lingue nei vari tipi di insegnamento medio e superiore. Sito consultato il 9.12.2020. 5 È accessibile comunque all’Università di Amsterdam. 6 Le varie facoltà di lettere delle università neerlandesi hanno assunto il nome di Faculteit Geesteswetenschappen o, in inglese, Faculty of Humanities. 335
© Italiano LinguaDue, n. 2. 2020. R. Speelman, L’italiano in Olanda: passato, presenza e futuro ordinario di letteratura italiana è diventato rettore negli anni ’90), ma con un afflusso di studenti molto ridotto rispetto a 4 decenni fa. Questo calo nel numero di apprendenti l’italiano non si è verificato solo in Olanda ma è un fenomeno internazionale che si osserva in tutta l’Europa occidentale e settentrionale, dalla Svezia alla Francia7. Non ci vorrà una lunga indagine per scoprirne qualche causa: la chiusura di molte cattedre di lingua e cultura italiana; lo spostamento del favore degli studenti verso discipline più generiche (come gli studi europei o medio-orientali) ma anche più specialistiche (intelligenza artificiale, comunicazione) o attinenti all’economia e al commercio (MBA ecc.); l’uso dei programmi di traduzione automatica e da ultimo, ma non da meno, la migliore conoscenza di lingue come l’inglese da parte dei residenti italiani. Conoscere l’italiano non è più tanto importante per avere rapporti economici e commerciali con il paese “ove il sí suona”. Comunque ad Utrecht esiste anche una scuola superiore per interpreti e traduttori (ITV Hogeschool) che però non ha alcun rapporto con il dipartimento di italiano dell’ateneo della stessa città, né corsi comuni né scambi di docenti8. D’altronde, sono oggi forse più italiani ad imparare all’università la lingua neerlandese che olandesi e fiamminghi che studiano l’italiano in sede universitaria ad un livello B1 o superiore, e ciò vale anche per il tedesco. Ma qui il confronto è difficile. È alla scuola interpreti e traduttori dell’università di Trieste che un grande numero di studenti si iscrive per studiare il neerlandese, di solito come terza lingua, ma con ottimi risultati. Gli studenti che vi scelgono il neerlandese per diventare traduttori o interpreti sono probabilmente più numerosi di quelli iscritti alle università neerlandesi e fiamminghe. A livello di scuola superiore la lingua viene oggi insegnata su una base facoltativa in circa 5 licei sul territorio dei Paesi Bassi. L’italiano non ha quasi mai lo status di L2 o L3, bensì, al massimo, di L5 o L6. Ciò comporta ovviamente problemi tipici della poliglossia, quali interferenza (‘qualche’ con il plurale come nel francese ‘quelque’ e ‘il libro chi’ come il francese ‘le livre qui’), code switching, “false friends” ecc.9 Lo svantaggio dell’insegnamento dell’italiano è chiaramente dovuto al fatto che inizia quando lo studente ha già alle spalle sei anni di inglese o francese o cinque di tedesco. Ciò si traduce anche all’università in una differenza di livello di padronanza tra gli studenti delle lingue apprese a scuola e quelli delle lingue imparate succesivamente. Tale differenza non si constata ovviamente nella stessa misura negli studenti di origine italiana che sono sempre ben rappresentati attraverso gli anni, e costituiscono quasi una componente costante della popolazione studentesca, e che sono in grado di stimolare e di essere di sostegno a chi inizia, a livello di principiante, ad apprendere l’italiano. Ciò nonostante l’italiano ha fino ad oggi un ruolo importante nel mondo degli affari, della collaborazione internazionale, del turismo, della cultura (arti figurative, musica, cucina, vino) e delle traduzioni letterarie nei Paesi Bassi e nelle Fiandre. Una grande popolarità godono i corsi di lingua italiana impartiti dalle università popolari, in altri centri di insegnamento, o anche organizzati dalle varie associazioni “Dante Alighieri”, delle quali la sola sede di Rotterdam ha centinaia di soci attivi. “La Dante” è presente in tutto il territorio nazionale e i corsi di lingua costituiscono la sua attività principale. Ad Amsterdam è molto attivo l’Istituto italiano di cultura che, grazie a direttori motivatissimi ed un’ottima collaborazione con le cattedre universitarie di italiano, continua ad offrire un ricco programma anche di insegnamento della lingua. 7 Si confronti il contributo di Massimo Vedovelli in questi atti. 8 Mi sono rivolto a questa scuola per avere informazioni ma non ha risposto, né fornisce dati il suo sito web. 9 Per falsi amici tra italiano e francese, v. ad es. https://coursefinders.com/it/blog/8139/falsi-amici-tra- italiano-e-francese. Sito consultato il 9.12.2020. 336
© Italiano LinguaDue, n. 2. 2020. R. Speelman, L’italiano in Olanda: passato, presenza e futuro Infine, fioriscono i corsi dati da privati, spesso in piccoli gruppi. Meno visibile è l’Ambasciata d’Italia, che però sponsorizza varie attività culturali. 2. UN FUTURO INCERTO Con un numero sempre meno alto di studenti, pare inevitabile una maggiore contrazione dell’insegnamento universitario. Se i dipartimenti di italianistica di Leida e Amsterdam non hanno attualmente un professore ordinario, il dipartimento di Utrecht ne ha uno10, ma ha conosciuto alcuni anni con un modestissimo afflusso di studenti. Si è riusciti a scongiurare un’operazione di risparmio di risorse economiche intesa a limitare l’accesso per i nostri studenti del bachelor ad un solo Master, ma non si sa come si evolverà la situazione nei prossimi anni. La proverbiale prosperità neerlandese non si è tradotta in più fondi stanziati per gli studi di Lingue e Letteratura: è vero il contrario11 e le proteste sono state numerose ma finora non hanno ottenuto alcun risultato. Si sta cercando di promuovere l’italiano come materia secondaria o ausiliare per varie discipline umanistiche, e sono numerosi gli studenti della facoltà di Humanities o di altre facoltà che, a Utrecht come a Leida, si iscrivono ad un cosiddetto Minor e talvolta finiscono con l’inserirsi a pieno nella comunità di italianistica. Coloro che combinano l’italiano con legge, storia, sociologia, un’altra lingua, Literaturwissenschaft, o persino con una disciplina scientifica costituiscono ormai circa il 50% della popolazione studentesca. Al contempo si intensifica la pubblicità dei corsi di lingua italiana presso i licei, ma i risultati non saranno subito visibili: i licei sono molto numerosi e non si può pretendere che 8 docenti ed altrettanti studenti, nel loro tempo libero, possano andare a presentare i corsi di italiano in 800 scuole. 3. INSEGNAMENTO (PROBLEMI PRATICI, DIDATTICI E DI FINANZIAMENTO) Come in tutti paesi, l’insegnamento delle lingue, come di tutte le altre discipline, negli ultimi decenni è stato influenzato, se non condizionato, dai nuovi sviluppi nel campo dell’informatica e della telematica con effetti anche sulla produzione di corsi da parte degli editori. Nei primi anni ’80 si lavorava prevalentemente con corsi esclusivamente cartacei basati sulla grammatica spiegata in neerlandese. Ora ci si serve di manuali che sono stati appositamente ideati da glottodidatti italiani e che, con il loro acquisto, offrono anche la possibilità di fruire di espansioni e materiali disponibili online sul sito dell’editore. Va però segnalato un problema: questi manuali sono molto numerosi e ciascun docente può fare scelte diverse. Se un docente sceglie un certo corso, gli studenti devono in genere acquistare un pacchetto di libri che non sono sempre tutti effettivamente usati e di questo non necessario acquisto giustamente si lamentano. A questo si aggiunge che, spesso, un cambio di docente significa anche un cambio di strumenti didattici con nuovi oneri per gli studenti. A parte questo aspetto economico, che non va sottovalutato e che potrebbe essere risolto con una migliore programmazione e organizzazione dei corsi e un maggiore coordinamento tra i docenti, i risultati dell’insegnamento dell’italiano sono tuttavia 10 Due, se si conta la presenza nell’Ateneo di Roberta D’Alessandro che dirige ,come ordinario di linguistica, un centro di ricerca indipendente dalla Cattedra di italianistica. 11 Il governo neerlandese ha optato nel 2019 per una politica di risparmio sulle scienze umanistiche e sociali, compresi diritto, economia e medicina, a favore di quelle esatte e tecniche. Non è certo ancora se questo cambiamento di rotta si realizzerà nei prossimi anni. 337
© Italiano LinguaDue, n. 2. 2020. R. Speelman, L’italiano in Olanda: passato, presenza e futuro positivi. Se nel corso del primo anno, dove circa la metà dei corsi è dedicata all’apprendimento della lingua, gli studenti imparano già ad esprimersi in un italiano sostanzialmente corretto, nel corso del secondo acquisiscono progressivamente la capacità di usare un linguaggio più formale come richiesto nel mondo accademico, e nel terzo, di solito dopo un soggiorno in Italia di sei mesi nell’ambito di un progetto Erasmus, producono la tesi di baccalaureato. La Universiteit Utrecht si serve, per l’insegnamento della lingua e della grammatica italiana, del corso Domani. In ogni trimestre del primo anno si lavora con questo metodo, integrato sempre con esercizi preparati dai docenti, per un totale di 37,5 crediti ects. All’ultimo di questi quattro corsi segue, all’inizio del secondo anno, un corso che combina un’introduzione alla pratica traduttiva con capita selecta della grammatica. La Universiteit van Amsterdam prevede l’assegnazione di 36 ects in totale. Quella di Leida offre leggermente di più, con un totale di 40 crediti. I libri di testo usati qui sono Rete! di Mezzadri e Balboni, un corso basato sul Task-Based Language Teaching (TBLT), e Compito (una grammatica interamente online con 500 pagine di teoria collegate tra loro secondo una configurazione a grafo per rendere possibile la consultazione da ogni luogo dell’ipertesto, con 1800 esercizi e 2000 testi di feedback)12. Tutte e tre le università si servono della piattaforma Blackboard. I problemi linguistici che gli studenti più frequentemente incontrano sono, oggi come negli anni ’70 e ’80, non pochi e sono inerenti alle differenze tra le due lingue. Ad esempio: accordo (ho studiata); s impura (i studenti); si passivante (spesso coniugato con ‘avere’: si ha scoperto); uso scorretto degli ausiliari essere/avere; uso sbagliato di molte preposizioni, ad es. da anziché da parte di in un caso come la decisione dal governo; l’uso sintattico scorretto di anche (“anche Vasari ha scritto” col significato “V. ha scritto poi”): la consecutio temporum; due categorie grammaticali assenti in olandese che nell’italiano medio sono sempre meno usate e che quindi un olandese non imparerà facilmente in Italia: il congiuntivo e il passato remoto, ma nemmeno il condizionale viene usato sempre correttamente. Attraverso contatti online con corrispondenti in Italia (nonché attraverso il sostegno di volenterosi colleghi ad Utrecht con una borsa Erasmus) gli studenti hanno tuttavia la possibilità di far correggere gli errori presenti nei loro testi scritti e in tal modo migliorare la loro competenza nella produzione scritta fino ad arrivare a scrivere una tesi accettabile dal punto di vista della correttezza linguistica. Rimane il fatto, ed è questo un punto debole che dovrebbe essere affrontato, che l’insegnamento della lingua italiana renda sempre più difficile acquisire contemporaneamente una buona cultura generale o letteraria, ma ciò esula dal presente discorso. Va infine segnalata una differenza interessante tra Utrecht e Leida: quest’ultima università accoglie spesso studenti non neerlandesi, mentre gli allofoni sono praticamente assenti a Utrecht. 12Ringrazio il collega Enrico Odelli, autore di Compito, per queste preziose informazioni. Ringrazio Maria Bonaria Urban dell’Università di Amsterdam per i dati relativi agli studi alla sua università. 338
© Italiano LinguaDue, n. 2. 2020. R. Speelman, L’italiano in Olanda: passato, presenza e futuro 4. POSSIBILITÀ DI LAVORO DEI NEOLAUREATI Non sono cattive le prospettive di lavoro per gli italianisti. In genere chi si laurea, ad esempio all’università di Utrecht, ha diverse possibilità di lavoro, anche perché il Master di Comunicazione interculturale offerto da questa università ha un carattere molto pratico e professionalizzante e non di rado gli studenti tornano dal loro tirocinio con un’offerta di lavoro. Anche ai traduttori il Master di traduttologia offre buone prospettive di lavoro. Altri ancora intraprendono una carriera accademica in Gran Bretagna o negli Stati Uniti. Chi scopre di avere un talento di traduttore letterario ha la possibilità di avviarsi ad un lavoro molto gratificante e abbastanza ben rinumerato. Nei Paesi Bassi, Fiandra compresa, esistono enti parastatali (Nederlands Letterenfonds, Vlaams Letterenfonds) che offrono sussidi capaci di garantire ad un buon traduttore letterario un reddito in genere più che doppio rispetto al compenso offerto da una comune casa editrice. I sussidi sono stanziati da una commissione che, tre volte all’anno, deve giudicare le relative domande dei traduttori da tutte le aree linguistiche, dall’inglese (l’area linguistica con quasi la metà delle domande) all’islandese. Ho fatto parte di questa commissione per 4 anni e ho imparato molto sulla posizione della nostra lingua, che insieme allo spagnolo è la quarta o quinta quanto alle domande di sussidio e quindi, più o meno, anche quanto alle traduzioni pubblicate, superando il numero di traduzioni dalle lingue scandinave e slave oltre a quelle orientali. L’italiano è una lingua letteraria molto importante, dunque. Grandissimo il successo, negli ultimi decenni, di autori come Primo Levi, Umberto Eco, Giorgio Bassani, Rita Monaldi e Francesco Sorti, Elena Ferrante, Paolo Giordano, Paolo Cognetti e, ultimamente, Antonio Scurati, tradotti in neerlandese. 5. IL CONFRONTO CON LA FIANDRA (DIFFERENZE E PARALLELI) Il Dipartimento di italianistica di Utrecht ha buoni rapporti con i colleghi fiamminghi con cui condivide l’insegnamento di almeno due lingue, la L1 e la L2. Non pochi di loro trovano lavoro nelle nostre università. Non che non esistano differenze di cultura: se in Olanda il titolare di cattedra deve cercare di sostituire un collega in congedo di malattia, in Belgio ciò è proibitissimo. Gli studenti belgi sono forse più disciplinati, più diligenti ma meno critici dei loro colleghi olandesi. Usano però talvolta nella lingua materna espressioni che i neerlandofoni del Nord considerano provinciali o antiquati e comunque non ammissibili in un testo scritto. Un buon motivo per incoraggiarli a fare seminari presso le nostre università. In italiano hanno buone competenze. L’italianistica può far parte di un BA di Lingua e letteratura o di un BA di Linguistica applicata. Di solito gli studenti belgi scelgono una combinazione di due lingue, ad esempio francese e italiano. Alle università popolari olandesi corrispondono i Centra voor Volwassenenonderwijs (Centri per l’Educazione degli Adulti), i cui corsi sono assai popolari. Fra le università nelle province fiamminghe, le più attive sono quelle di Lovanio e di Gand, che preparano entrambe alla laurea ad un livello B2. Nelle Fiandre, fattori come la presenza pluridecennale di grandi comunità italiane e della UE contribuiscono a rendere l’italiano una lingua molto visibile. 339
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