L'extrascuola tra "fare i compiti", relazioni, gioco e motivazione allo studio
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Workshop n. 1 L’extrascuola tra “fare i compiti”, relazioni, gioco e motivazione allo studio Introducono il tema e coordinano i lavori - Emanuela Plebani, Ambito Territoriale Valle Seriana Sup. e Valle di Scalve - Graziella Salvi, Istituto Comprensivo di Almenno S. Bartolomeo Perché nascono spazi in cui si invitano i ragazzi a incontrarsi per eseguire i compiti, studiare e fare laboratorio? Che desideri, quali preoccupazioni motivano gli adulti ad avviare questi progetti? Perché i ragazzi ci vanno? Perché i loro genitori li mandano? Tante sono le risposte possibili e tante quelle che sono state date dalle numerose esperienze attive nei diversi contesti. I laboratori cercano di essere occasioni in cui fare i compiti con altri non è solo un modo per annoiarsi meno e per essere aiutati, ma anche per collegare esperienze emotive, contatti pratici con esplorazioni dentro i saperi. Fare i compiti insieme può diventare un momento interessante perché ciò che studi apre avventure, nuove scoperte, incontri con adulti attenti a valorizzare quel che sei, prima che a valutare quel che sai, perchè si può scoprire che se su una cosa devi chiedere aiuto, su un’altra invece puoi offrire le tue capacità. Dalla presenza di queste esperienze nei territori cosa ci guadagna la scuola? Cosa le famiglie? Cosa la comunità locale? E che cosa ci deve investire ciascuno?
Traccia introduttiva Workshop n. 1- L’extrascuola tra “fare i compiti”, relazioni, gioco e motivazione allo studio Un convegno è una situazione pubblica con una sua dimensione istituzionale ma ciò non toglie che vorremmo pensare questo incontro di gruppo come una situazione esplorativa, un micro laboratorio in cui a partire da alcune esperienze possiamo reinterrogare anche quelle di tutti i partecipanti ed elaborare nuovi pensieri che vengono dall’incrocio tra tutte queste realtà diverse. Il punto che vorremmo meglio mettere a fuoco è: che spazio e che senso ha “fare i compiti” nei laboratori extrascuola? L’oggetto compiti è un peso, un adempimento dovuto o può essere una opportunità motivata e interessante che si intreccia, e trova nuove energie, con la cura delle relazioni e del gioco? Ecco alcune altre domande che nascono conseguentemente a questo obiettivo di approfondimento. Perché nascono spazi in cui si invitano i bambini a incontrarsi e a fare delle cose insieme fuori dalla scuola? Perché investire energie, tempi professionali e volontari? Non potrebbero ritrovarsi spontaneamente, da soli, con i loro amici e vicini? Non si possono trovare modi per fare i compiti con i genitori, i fratelli maggiori? Che desideri, immagini, preoccupazioni abbiamo noi quando avviamo queste esperienze? E cosa si aspettano i bambini, perché ci vengono? E perché i loro papà e loro mamme li mandano? Si tratta di provare a riconoscere le diverse immagini e aspettative che in questi spazi si giocano, si scontrano, si rielaborano. Può essere molto interessante pensare di costruire esperienze in cui i ragazzi possono conoscere, apprendere ed elaborare un proprio bagaglio culturale sperimentandosi nel gioco, nell’incontro e scambio con amici e con adulti che non sono insegnanti. I laboratori cercano di essere occasioni in cui fare i compiti con altri, non è solo un modo per annoiarsi meno e per essere aiutati, ma anche per collegare esperienze emotive, contatti pratici con esplorazioni dentro i saperi. In questi momenti si può giocare maggiormente la dimensione del piacere, dell’apprendere e della scoperta conoscitiva immaginata con altri; si può forse fare i compiti appassionandosi un po’ perché ciò che si studia, avviare colloqui sui saperi con altri, elaborare anche modi diversi per affrontare “il peso” compito. Fare i compiti con altri e con dei grandi “sensibili” può far sentire meno giudicati, meno valutati, si può vedere che su una cosa devi chiedere aiuto ma su un’altra puoi offrire tu le tue conquiste ( a volte può far bene anche sentirsi nella “stessa barca”). Questo diventa un grosso stimolo anche alla creatività e alla fiducia verso se stessi I compiti talvolta sono anche tramite relazionale, un po’ una scusa per avvicinare dei ragazzi e per stare loro vicini anche su altri aspetti importanti; in questo senso i laboratori diventano spazi di integrazione con altri servizi: progetti di Assistenza domiciliare minori, centri diurni, progetti di integrazione di ragazzi in difficoltà. Allora desiderio per gli organizzatori è anche pensare che qui ci si possa sentire accolti, anche se se si fa molta fatica e ci si sente un po’ “un asino”, e che la fatica di apprendere, se si riesce a sospendere un po’ la preoccupazione della “verifica” e a lasciarsi prendere dal piacere del cercare gratuito, è più sopportabile. Ci possono guadagnare da tutto ciò anche la scuola e il contesto sociale? Quali processi di collaborazione e di cocostruzione di questi spazi si stanno sperimentando? O questi sono solo ideali o dentro le esperienze che si stanno conducendo prendono a loro modo forma? Riflettere su questi temi forse apre anche per gli adulti, per le diverse professionalità e per i soggetti educativi, una riflessione su che concezione ognuno ha del modo con cui le conoscenze e i saperi si costruiscono e su come li si sperimenta e rielabora dentro cammini di dialogo tra diversi. 2
Scheda presentazione esperienze Workshop n. 1- L’extrascuola tra “fare i compiti”, relazioni, gioco e motivazione allo studio Progetto: L’Isola dei bambini Rovetta (BG) Ente titolare: Unione dei Comuni della Presolana Ente gestore: Unione dei Comuni della Presolana Altri partner: Corpo Volontari Presolana; Associazione Volontari di Songavazzo; cooperative sociali Sottosopra, Verde, L'aquilone Anno di avvio dell’esperienza: 2005 Destinatari degli interventi: ragazzi che frequentano le scuole elementari e ragazzi che vivono situazioni di disagio e difficoltà Riferimenti per contatti o richiesta di informazioni - Referente: Scandella Doriana - Ente: Unione dei Comuni della Presolana - Telefono: 00346 72603 email: info@unionepresolana.bg.it Breve presentazione del progetto - Le ragioni per cui è stato avviato il progetto: Il progetto in questione nasce dai risultati dell’indagine “Alunni stranieri ed italiani che vivono situazioni di disagio e difficoltà” condotta da Cattaneo Mara e commissionata dall’Unione dei Comuni della Presolana nell’aprile del 2004. Obiettivo di tale ricerca fu verificare se, nelle scuole elementari presenti sul territorio dell’Unione dei Comuni della Presolana, vi fossero casi di alunni, sia italiani sia stranieri, che vivessero situazioni di disagio o difficoltà. Dall’elaborazione dei dati raccolti emersero diverse situazioni problematiche. Sia per i bambini italiani sia per quelli stranieri, si rilevarono in particolare le seguenti criticità: scarsa attenzione a scuola, assunzione di atteggiamenti aggressivi, fenomeni di emarginazione ed esclusione dal gruppo classe e mancato svolgimento dei compiti. Inoltre alcuni bambini stranieri evidenziarono notevoli lacune nella conoscenza e nella comprensione della lingua italiana. Alla luce dei risultati dell’indagine, l’Unione dei Comuni della Presolana, in accordo con gli insegnanti referenti dei diversi plessi scolastici e dell’assistente sociale del territorio, affidò a Cattaneo Mara, educatrice, a Imberti Ilaria, psicologa, e Ghidini Michela, assistente sociale, la stesura e la realizzazione del progetto “L’Isola dei bambini”. - Problematiche oggetto di attenzione: Problematiche ambientali Dal momento che l’Unione dei Comuni della Presolana raggruppa al proprio interno sei diverse realtà territoriali, è risultato problematico dare vita ad un progetto che potesse soddisfare pienamente le richieste provenienti dai diversi plessi scolastici, gestire gli spostamenti dei bambini dalla loro residenza alle sedi del progetto e organizzare i tempi facendo attenzione a non creare sovrapposizioni con altre iniziative già presenti sul territorio (catechismo, attività sportive…). Problematiche relazionali Si sono incontrate difficoltà nel reperire un numero di volontari tale da poter disporre di un volontario ogni due bambini. Difficoltoso, se non completamente assente, è stato ed è tutt’ora il rapporto con le famiglie dei bambini partecipanti al progetto. - Particolari riferimenti pedagogici e attenzioni metodologiche che caratterizzano il progetto: All’interno del progetto un’importanza fondamentale ricopre il tema della relazione con il bambino, in particolare gli operatori hanno come riferimento, all’interno del loro agire educativo, i seguenti punti: ascolto: a questo proposito è importante lasciare sempre (all’inizio e alla fine delle attività) un momento all’interno del quale i bambini abbiano la possibilità di raccontarsi. Nello specifico viene utilizzato dagli operatori, per il momento dell’accoglienza e per quello del saluto, il “cerchio”. Il cerchio rappresenta la 3
posizione più democratica in quanto conviene il principio dell’equidistanza. Tale situazione dà la possibilità a tutti i partecipanti di vedersi e di trovarsi in una situazione ottimale per ascoltare e conversare. Il cerchio chiude, avvolge, protegge e il bambino riceve in tal modo sicurezza. Il tempo dedicato ai racconti occupa uno spazio preciso all’interno delle attività e in tal modo i bambini sono in grado di comprendere la struttura delle ore pomeridiane dedicate al progetto. Comunicazione: la relazione è un continuo dare e ricevere; gli operatori intervengono ponendo domande, facendo osservazioni, mostrando attenzione e interesse per quello che viene raccontato. Attenzione e cura: il progetto prevede tra gli adulti e i piccoli partecipanti un rapporto di circa 1:2; questo permette di far capire al bambino che l’adulto è lì per lui, se ne sta prendendo cura, che non si è soli e che è bello potersi fidare dell’altro. Si accompagna il bambino nella comprensione (di un testo, di una consegna…) affinché non si senta inadeguato di fronte alle difficoltà. - Attenzioni metodologiche: Piacere del fare e del giocare insieme: il gioco rappresenta uno degli strumenti privilegiati in quanto offre possibilità di conoscere, di esprimere le proprie emozioni, di sperimentare la sconfitta e la vittoria. Attraverso il gioco ci si confronta con il rispetto delle regole, si tiene conto della diversità sperimentandosi in ruoli diversi. I bambini hanno la possibilità di fare esperienza diretta con le cose e con i materiali, soddisfare la loro curiosità, chiedere e ricevere spiegazioni. Osservazione: dei comportamenti, degli atteggiamenti che i bambini assumono sia durante l’esecuzione dei compiti, sia durante le attività dei vari laboratori. L’osservazione permette di raccogliere dati di conoscenza sul gruppo, sull’ambiente, sul singolo bambino offrendo la possibilità all’equipe di verificare percorsi, cogliere dinamiche relazionali, ipotizzare nuove strategie d’intervento e definire obiettivi di miglioramento del servizio stesso. - Interventi proposti: Il progetto “L’Isola dei bambini” propone, in orario pomeridiano, attività di tipo scolastico associate ad attività di tipo ludico, ricreativo, animativo, espressivo e culturale. Per quanto riguarda il sostegno scolastico i bambini per due pomeriggi alla settimana (3 ore complessivamente) si ritrovano presso le biblioteche (o altre sedi) dei propri comuni di residenza dove vengono seguiti nello svolgimento dei compiti da due ragazzi del servizio civile e da alcuni volontari. Questo avviene nei pomeriggi di lunedì, martedì, giovedì e venerdì. Il mercoledì pomeriggio invece tutti i bambini del progetto si ritrovano presso la struttura Respublik a Fino del Monte dove hanno la possibilità di prendere parte a giochi di gruppo, a laboratori creativi (il laboratorio di decorazione del legno), a laboratori espressivi (il laboratorio teatrale) e attraverso queste attività sperimentare nuovi modi di relazionare con coetanei ed adulti. Anche in questa fase del progetto i bambini sono seguiti dai due ragazzi del servizio civile e da alcuni volontari. Le attività sono periodicamente monitorate dall’educatrice Cattaneo Mara e dalla psicologa Imberti Ilaria. - Altri aspetti che caratterizzano in modo specifico il progetto: Le finalità principali del progetto sono: • Promuovere una qualità del tempo extrascolastico. • Offrire occasioni di crescita personale e in gruppo. • Sviluppare una rete di collegamenti con il territorio. Dalle finalità appena esposte è possibile formulare i seguenti obiettivi generali: • Mettere a disposizione dei bambini strumenti in grado di aumentare il loro livello di autostima e autonomia. • Sperimentare azioni educative orientate al protagonismo del bambino in ambito aggregativo ed animativo. • Promuovere l’incontro e il confronto tra coetanei potenziando l’esperienza di gruppo. • Porre attenzione al gioco e al tempo libero così come realmente dovrebbero caratterizzarsi nell’infanzia. • Favorire un lavoro di rete tra le diverse agenzie educative. Tra gli obiettivi specifici rientrano: • L’ organizzare momenti di formazione per operatori e volontari. • Il facilitare l’integrazione e l’alfabetizzazione dei bambini stranieri. • Il contenere le possibili dinamiche relazionali aggressive e disgreganti. • Il rafforzare l’attività didattica proposta dalla scuola e supportare il bambino nell’espletamento dei compiti assegnati. • Il proporre parallelamente alle attività didattiche momenti ludici, ricreativi ed espressivi. 4
Scheda presentazione esperienze Workshop n. 1- L’extrascuola tra “fare i compiti”, relazioni, gioco e motivazione allo studio Progetto: Non Solo Compiti Filago, Brembate di Sopra, Ponte San Pietro (BG) Ente titolare: Comuni di Filago, Brembate di Sopra, Ponte San Pietro Ente gestore: Coop. L.I.N.U.S.. Anno di avvio dell’esperienza: 2000x Destinatari degli interventi: ragazzi dai 6 agli 11 anni Riferimenti per contatti o richiesta di informazioni - Referente: Previtali Elisabetta - Ente: Coop. L.I.N.U.S. - Telefono: 035 548399 email: seconda_infanzia@linuscoop.it Breve presentazione del progetto Le ragioni per cui è stato avviato il progetto I NON SOLO COMPITI sono servizi educativi per il tempo libero dei bambini, sviluppati anche grazie all’impulso della L. 285, che rispondono sotto vari aspetti a quelli che le famiglie, le amministrazioni e la scuola hanno evidenziato essere i nuovi bisogni delle comunità rispetto alla loro componente più giovane. Nello specifico si tratta di offrire un sostegno alla genitorialità attraverso spazi di aggregazione e di gioco per i bambini della Scuola Primaria e un accompagnamento nel momento dei compiti. Problematiche oggetto di attenzione - Sostenere la famiglia nel difficile compito di educare un figlio - Offrire un contesto aggregativo il cui protagonista sia il gruppo che agisce, in cui si prendano le decisioni confrontando i punti di vista, in cui tutti abbiano un ruolo riconosciuto - Offrire uno spazio per lo svolgimento dei compiti che sia un accompagnamento alle competenze particolari richieste dalla scuola, ma anche una valorizzazione delle risorse di ognuno nei diversi modi di apprendere e un’ulteriore occasione per sperimentare la dimensione del gruppo - Sostenere ed accrescere il ruolo genitoriale della comunità - Identificare il servizio come risorsa dell’intero territorio e non delle sole famiglie iscritte - Favorire la partecipazione di tutte le componenti della comunità alla vita del servizio Particolari riferimenti pedagogici e attenzioni metodologiche che caratterizzano il progetto Due sono i cardini metodologici su cui si fonda il servizio: la relazione educativa e il lavoro con il territorio. All’interno del metodo educativo la relazione educativa è lo strumento fondamentale e si struttura attraverso: - L’esperienza concreta condivisa tra gli educatori e i ragazzi caratterizzata da vicinanza e continuità nel tempo; - una chiara intenzionalità pedagogica all’interno di una relazione asimmetrica; - la costruzione di significati intorno ad esperienze comuni; - la maggior importanza data al processo rispetto al prodotto; - l’incremento dell’espressione, della comunicazione e della creatività; - il coinvolgimento progressivo del contesto relazionale e sociale. Il progetto prevede di agire sul territorio in termini di reinvestimento e coinvolgimento di altri attori con cui andare ad individuare reciprocità e possibili condivisioni a partire dal nostro lavoro. 5
Interventi proposti Attività ludico creative La scelta metodologica legata alle attività ludico-creative si orienta verso l’animazione sociale, quale metodo ispirato alla pedagogia attiva: - animare un gruppo significa “fare proposte facendo fare esperienze”, aiutando i bambini a diventare protagonisti della loro crescita attraverso la partecipazione attiva; - animare non vuol dire solo far giocare, ma entrare in relazione con gli utenti, evidenziando gli aspetti formativi del gioco, e quei significati che possono favorire la comprensione di se stessi, degli altri, delle dinamiche che si vengono ad instaurare; - animare significa proporre attività didattiche, ludiche, manuali e di socializzazione che sono realizzate in gruppo e nel gruppo, affinché i ragazzi investano energie, capacità, tempo per scoprire in se stessi e negli altri interessi ed attitudini positive, migliorando qualitativamente la relazione. Nella programmazione delle attività dovrebbe svilupparsi un’integrazione tra i diversi aspetti del gioco, dando importanza alla presenza equilibrata di tutti gli elementi che costituiscono un’esperienza ludica, da quelli più prettamente ricreativi, a quelli espressivi, creativi e psicomotori, in rispondenza alle esigenze di crescita e di autonomia del bambino. Riportiamo di seguito un elenco delle possibili attività, suddividendole in aree di intervento prioritarie in ciascuna delle quali si riconoscerà comunque spesso anche una componente delle altre: - Area del gioco e del movimento: il gioco destrutturato o strutturato all’aperto o in luoghi chiusi adeguati, consente di creare occasioni informali di incontro e di confronto sia all’interno del gruppo dei bambini e dei ragazzi che con gli educatori. - Area del creare: realizzazione di piccoli e grandi oggetti con materiali vari, manipolazione, creazione di giochi e altro sono occasioni in cui sperimentare se stessi, sviluppare la propria creatività e valorizzare le capacità di ciascuno. - Area dell’espressione: luogo di incontro, di sperimentazione e di espressione della corporeità, in cui viene incentivata la comunicazione verbale e non verbale delle emozioni e delle competenze sociali. - Area della promozione della lettura: attività legate alla narrazione, all’invenzione e all’ascolto di storie che favoriscano un approccio positivo alla lettura, al libro e al servizio della biblioteca. - Area della condivisione: promozione di spazi di confronto e decisione che fanno riferimento a una dimensione collettiva, di gruppo (circle time). A tutti i laboratori seguono le attività di mantenimento dell’ambiente e riordino dei materiali. LABORATORIO COMPITI Dal punto di vista teorico-metodologico questa attività non deve essere pensata nei termini di una pura esecuzione dei compiti assegnati, ma piuttosto come un’opportunità di ri-significare il “tempo dello studio” (generalmente associato a sensazioni negative, quali noia, stanchezza e fatica) come “tempo della scoperta e della valorizzazione delle proprie capacità e qualità”. Inoltre questo momento deve essere connotato come un’occasione di collaborazione sia nel gruppo dei pari che tra i bambini e le figure adulte (educatori, volontari). Possono essere utilizzati oltre agli strumenti scolastici, anche strumenti di comunicazione per favorire le conoscenze acquisite attraverso l’esplorazione della percezione e della sperimentazione attiva. Oltre a questi obiettivi generali, per ogni singolo bambino e ragazzo si lavorerà su obiettivi specifici, concordati preventivamente e in itinere con gli insegnanti di riferimento. Lavoro sul territorio Ciascun servizio strutturerà un lavoro sul territorio adeguato alla comunità in cui si inserisce e al mandato che le Amministrazioni Comunali gli daranno in merito. Riportiamo di seguito alcuni metodi che potrebbero essere utilizzati: Offrire a tutte le famiglie della comunità momenti di gioco e aggregazione per i bambini Valorizzare i momenti di incontro e scambio con la scuola offrendo il servizio come risorsa e aiutando la scuola a esserlo per il territorio Organizzare cene, aperitivi e feste per le famiglie iscritte Chiedere alle famiglie iscritte di partecipare al servizio offrendo materiale, aiuto in alcune attività, etc. Stimolare l’Amministrazione Comunale a essere protagonista attiva del servizio sia in fase di progettazione che nella fase più operativa Collaborare con la biblioteca per la promozione dei libri e della lettura Collaborare con tutte le agenzie educative del territorio 6
Coinvolgere e formare volontari appartenenti alla comunità Altri aspetti che caratterizzano in modo specifico il progetto Organizzazione di eventi ludici aperti a tutti i bambini della Scuola Primaria e in collaborazione con la Biblioteca Comunale anche in occasione di particolari festività e dei colloqui individuali con le insegnanti Momenti di formazione per i genitori Elaborazione di progetti insieme alla scuola per la facilitazione dell’inserimento dei bambini stranieri iscritti al servizio. Supervisione pedagogica dei volontari Attivazione di percorsi di collaborazione con realtà diverse a secondo dei territori (Parrocchia, Scuola dell'Infanzia, Casa di riposo, biblioteca,..) 7
Scheda presentazione esperienze Workshop n. 1- L’extrascuola tra “fare i compiti”, relazioni, gioco e motivazione allo studio Progetto: I doposcuola della Diocesi ambrosiana Ente titolare: Caritas Ambrosiana Altri partner: Scuole Anno di avvio dell’esperienza: 1986 Destinatari degli interventi: ragazzi dai 6 ai 18 anni Riferimenti per contatti o richiesta di informazioni - Referente: Matteo Zappa - Ente: Caritas Ambrosiana - Telefono: 02 76037255 email: minori.ambrosiana@caritas.it Breve presentazione del progetto L'attenzione della Caritas Ambrosiana all'attività formativa e progettuale del doposcuola ha avuto inizio nel 1986. La realtà del doposcuola è infatti particolarmente significativa tra gli interventi in favore dei minori sul territorio della diocesi sia in termini preventivi sia come risposta al disagio. La segreteria Minori-Doposcuola si occupa in modo particolare dei doposcuola presenti in diocesi supportandoli nella progettazione e nella formazione dei molti volontari che dedicano parte del loro tempo ad aiutare i ragazzi in difficoltà scolastica, ma anche a favorire in essi la nascita e la crescita di relazioni positive e soddisfacenti. Problematiche oggetto di attenzione Verso la fine degli anni '70 si è verificata una sorta di “esplosione” delle agenzie formative: a fianco della scuola e della famiglia hanno sempre più peso nel sistema educativo anche le agenzie formative degli Enti locali, le associazioni, le iniziative del Terzo settore, così come il sistema di intrattenimento che non ha espliciti obiettivi di formazione, a partire dalla televisione. Si pensi al moltiplicarsi di corsi sportivi, di lingue, di musica, ai laboratori per la manipolazione di materiali diversi, ai centri che offrono spazi per il gioco e per le feste… Da un lato, quindi, aumentano le opportunità, dall’altro però crescono le diseguaglianze tra chi possiede e chi non possiede, chi abita in una certa zona e chi no, chi trova il sostegno della famiglia che lo può aiutare nel suo percorso formativo e chi non l’ha. Se anche la scuola fosse realmente in grado di offrire pari opportunità, resterebbe il tempo extrascolastico a fare la differenza. Un tempo che, come hanno rilevato alcuni studiosi, non è corretto definire “libero” bensì andrebbe chiamato “secondo tempo” per la sua importanza, le risorse o gli svantaggi che esso procura. Se dunque si esclude una scuola simile ad un collegio o una logica neoliberista, secondo la quale al di fuori delle attività scolastiche tutto è lasciato alla libera iniziativa senza connessioni e interventi, diviene necessario realizzare progetti che abbiano come obiettivo l’integrazione tra i diversi poli formativi. Il doposcuola, in quanto agenzia formativa in senso ampio si inserisce in questa dialettica come un luogo di opportunità non solo didattiche. Particolari riferimenti pedagogici e attenzioni metodologiche che caratterizzano il progetto. In primo luogo, come risulta dalle ricerche condotte negli ultimi anni dalla Caritas Ambrosiana, esistono molti modelli di doposcuola, determinati sia da precisi progetti educativi sia dalle circostanze e dal territorio nel quale nascono. Troviamo esperienze legate agli oratori ed esperienze “laiche”, piccoli gruppi di insegnanti in pensione e giovani, studenti delle superiori o dell’università, ragazzi seguiti individualmente e ragazzi che lavorano a piccoli gruppi, doposcuola che si limitano al sostegno scolastico, altri che propongono laboratori, attività ludiche e sportive… Una tipologia particolarmente innovativa di servizi è quella che si rivolge ai ragazzi che hanno abbandonato o rischiano di abbandonare il sistema scolastico. Si tratta delle "scuole popolari" e delle "scuole bottega". In secondo luogo, in questi ultimi anni, possiamo rilevare un significativo cambiamento nel rapporto tra doposcuola e scuola. Il primo va infatti sempre più configurandosi con proprie caratteristiche e peculiarità come servizio "altro" dalla scuola, ma non in contrapposizione né in subalternità rispetto ad essa. 8
Nella scuola gli insegnanti sono chiamati a conseguire precisi obiettivi didattici confrontandosi con una classe di venti, venticinque ragazzi. Il tipo di insegnamento è soprattutto formale e lascia poco spazio al rapporto tra il docente ed il singolo studente. Il rendimento è verificabile con interrogazioni e compiti in classe che d'altro canto sono fonte d'ansia e frustrazione per chi ha un percorso scolastico difficoltoso. Il disagio più o meno conclamato, le difficoltà del singolo, vanno rapportate all'andamento ed alle dinamiche dell'intero gruppo-classe e frequentemente vengono interpretate come "disturbo", un rallentamento nel conseguimento degli obiettivi prefissati. Inoltre, di rado gli insegnanti sono a conoscenza o hanno rapporti con altre agenzie educative del territorio. E' quindi facile che si sentano disarmati di fronte ad un ragazzo in difficoltà, soprattutto quando esprime il suo disagio con modi turbolenti o aggressivi. Nel doposcuola gli operatori non hanno obiettivi didattici da conseguire se non un miglioramento del rendimento scolastico finalizzato soprattutto al benessere complessivo del ragazzo. Viene posto l'accento sui piccoli progressi, su risultati minimi che fanno provare la soddisfazione dei risultati positivi, incoraggiano, favoriscono un miglioramento dell'autostima. La relazione è personalizzata e vi è un'elevata consapevolezza del suo valore educativo. Se si lavora con un piccolo gruppo, di quattro o cinque ragazzi, è perché viene considerato uno strumento educativo o perché la mancanza di un numero sufficiente di volontari non permette altro. Il sostegno è personalizzato e flessibile, viene posta particolare enfasi sull'esperienza. Al primo posto viene messa la crescita umana dei ragazzi, l'apprendimento dei contenuti è funzionale ad essa. Il doposcuola rafforza la propria specificità educativa definendo un metodo e strumenti propri e offrendo un'opportunità formativa diversa, ma capace di integrarsi con le altre proposte educative presenti nel territorio, così da costruire una sorta di rete che faciliti la crescita globale dei ragazzi. Interventi proposti Negli ultimi anni i doposcuola appaiono impegnati nella costruzione di una nuova identità. In essa ci sembra entrino a pieno titolo gli sforzi di molti verso la progettazione, il coordinamento, il monitoraggio e la verifica degli interventi. L'impressione che si trae è soprattutto quella di esperienze sempre più strutturate che, a partire da uno slancio iniziale basato principalmente sul volontariato e la disponibilità di alcuni, hanno sentito il bisogno di una maggiore organizzazione e di risposte sempre più qualificate alle necessità dei ragazzi. Si assiste quindi ad una crescente diffusione di operatori professionali impegnati nei doposcuola. Resta peraltro la grande risorsa del volontariato, insostituibile perché permette di proporre molte attività ad un numero considerevole di ragazzi ad un costo contenuto, ma soprattutto perché ha una forza di testimonianza notevole sia nei confronti dei singoli ragazzi che spesso non hanno avuto molte occasioni per fare esperienza di una relazione gratuita con un adulto, sia verso la comunità locale nel suo complesso, per la quale il doposcuola può essere uno stimolo per farsi realmente carico dei minori e non confinare i loro bisogni delegandoli ad alcuni enti "specializzati". Strutturandosi ed organizzandosi meglio queste esperienze sono maggiormente in grado di costruire progetti e pertanto hanno possibilità di accedere con più frequenza a finanziamenti pubblici per sostenere ed incrementare le proprie attività che si vanno sempre più diversificando ed ampliando con laboratori, giochi didattici o di socializzazione, iniziative dedicate ai ragazzi stranieri, ecc. Grazie a proposte sempre più qualificate il doposcuola si vede riconosciuto come interlocutore significativo dalla scuola ed instaura con essa un confronto costruttivo., anche se non sempre questa alterità e complementarietà viene riconosciuta dalla scuola, soprattutto perché non tutti i doposcuola hanno lo spessore e la credibilità sufficienti. Altri aspetti che caratterizzano in modo specifico il progetto La sfida da cogliere è dunque immaginare e organizzare un doposcuola equilibrato tra attività che conducono a scoprire e valorizzare le capacità esistenti e stimoli che permettano il superamento dei propri limiti. Una risposta valida per tutti i doposcuola non esiste, ma interrogare il proprio progetto, le sue potenzialità, permette di riscoprire la specificità educativa della propria proposta. Inoltre, le tante esperienze che un doposcuola può suggerire, vanno collocate all’interno di una proposta complessiva. Infatti, se ci si focalizza sull’oggetto di un laboratorio o della specifica attività di sostegno scolastico, senza comprenderne la connessione con le progettualità educative individuali, si rischia di costruire contenitori slegati l’uno dall’altro non riconducibili ad un’unitarietà di percorsi. Unitarietà che, viceversa, permette ad un ragazzo di percepire che al centro vi è lui, non il compito da portare a termine, e di comprendere l’importanza di quel momento, impegnandosi per valorizzarlo, cercando di viverlo in modo più pieno e se possibile piacevole, perché consapevole della sua utilità: un orizzonte di senso nel proprio percorso di crescita. Il doposcuola, dunque, non si configura nella maggior parte dei casi solo come posto in cui si "fanno i compiti", bensì come luogo in cui si sperimentano relazioni "buone" con i coetanei e con gli adulti. Il sostegno scolastico, i laboratori, il gioco e le gite non sono che strumenti nella elaborazione di un progetto più complessivo che pone al centro il ragazzo e la sua crescita. 9
In questa logica il doposcuola stesso non può pensare di essere il solo attore nella costruzione di un progetto educativo. Ad esso dovrebbero concorrere la famiglia, la scuola, le altre agenzie educative presenti sul territorio. L'attenzione ai ragazzi, a quelli in difficoltà così come a quelli che non manifestano particolari situazioni di disagio, andrebbe garantita da una sorta di patto territoriale che, a partire dalle risorse presenti nella società locale, le connetta così da costituire una rete di opportunità. Un'importante occasione è stata la legge 285/97 che ha invitato a definite piani territoriali per l'infanzia e l'adolescenza. E’ interessante vedere in che misura i piani di zona previsti dalla legge 328/00 favoriranno un reale impegno della comunità locale nei confronti anche dei minori. 10
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