INVESTI NELLO SPORT GUADAGNI EUSTRESS - ATTI DEL CONVEGNO Sabaudia 21 Luglio 2011

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INVESTI NELLO SPORT GUADAGNI EUSTRESS - ATTI DEL CONVEGNO Sabaudia 21 Luglio 2011
INVESTI NELLO SPORT…
GUADAGNI EUSTRESS !!!
ATTI DEL CONVEGNO
Sabaudia 21 Luglio 2011
INVESTI NELLO SPORT GUADAGNI EUSTRESS - ATTI DEL CONVEGNO Sabaudia 21 Luglio 2011
SOMMARIO

INTRODUZIONE ........................................................................................................................................3
SALUTI DEL MINISTRO DELLA GIOVENTU’: GIORGIA MELONI.................................................................4
INDICE DELLE RELAZIONI IN ORDINE ALFABETICO

SERGIO BARBADORO: SPORT COME STRUMENTO DI INCLUSIONE SOCIALE E PROMOZIONE DI NUOVI
STILI DI VITA...... ………………………………………………………………………………………………………………....................6

DAMIANO COLETTA: IL CALCIO COME METAFORA DELLA VITA E IL …. SANO STRESS ............................9
DENISE DI MATTEO: IL CORAGGIO DI COSTRUIRSI UN SOGNO.............................................................11
ANDREA GIANSANTI: SPORT DI CITTADINANZA E SPORT DI PRESTAZIONE, DUE FACCE DELLA
STESSA MEDAGLIA..................................................................................................................................14
FABRIZIO MALGARI: LE POTENZIALITA' GENERALI DEL COACHING E I RAPPORTI OTTIMALI DEL D.T.
CON L’ATLETA .........................................................................................................................................17
PASQUALE PIREDDA: SPORT ED EUSTRESS ............................................................................................23
MASSIMO ZICHI: RELAZIONE AL CONVEGNO INVESTI NELLO SPORT.. GUADAGNI EUSTRESS! .............25
RASSEGNA STAMPA

COMUNICATO STAMPA INVESTI NELLO SPORT.. GUADAGNI EUSTRESS! .............................................28
CRONACA DEL CONVEGNO: INVESTI NELLO SPORT GUADAGNI EUSTRESS!!! .......................................29
IL CONVEGNO VISTO DA SAVERIO MINERVINI ......................................................................................30
LE FOTO DEL CONVEGNO DI ANTONIO CIPULLO....................................................................................31

ASSOCIAZIONE INDUSTRIA DELL’ESPERIENZA
Sabaudia 21 luglio 2011
Atti del convegno “Investi nello Sport … Guadagni Eustress !!”                                                                                       Pagina 2
INVESTI NELLO SPORT GUADAGNI EUSTRESS - ATTI DEL CONVEGNO Sabaudia 21 Luglio 2011
INTRODUZIONE
                                                                    Qualunque cosa tu possa fare, o
                                                                    sognare di fare, incominciala!
                                                                    L’audacia ha in sé genio, potere e
                                                                    magia. Incomincia adesso! di J.W.
                                                                    Goethe

                                                 La nascita del convegno “Investi nello Sport…Guadagni
                                                 Eustress!!!” è avvenuta quasi per caso e cioè da una
                                                 conversazione tra me e il Presidente dell’Atletica
                                                 Sabaudia, Antonio Cipullo, un pomeriggio del mese di
                                                 giugno. A fare in modo che l’idea divenisse concreta ha
                                                 contribuito la grande disponibilità dell’Ufficio Sport del
                                                 Comune di Sabaudia, coordinato da Giampiero Fogli, il
                                                 quale ha creduto subito nella riuscita di questo evento.
                                                 Patrizia, ma che cosa è questo Eustress?
                                                 Lo stress buono, dico io… quello che si attiva quando
                                                 pratichiamo una disciplina sportiva con passione ed
                                                 entusiasmo, a prescindere dai risultati che otteniamo.
Questo stesso tipo di stress ci aiuta a superare i momenti difficili della vita… è la stessa forza
propulsiva… Perché non facciamo un convegno cosi divulghiamo questa idea dello sport come
modello di vita, culturale e sociale?
Ed ecco il 21 luglio 2011 la prima edizione del convegno: “Investi nello sport…Guadagni Eustress!!”
nella splendida cornice del Centro di Documentazione “Angiolo Mazzoni”al centro della città di
Sabaudia.
All’evento hanno partecipato molti professionisti del settore, che con le loro relazioni hanno
appassionato i partecipanti, tra residenti e turisti.
Il convegno ha voluto rappresentare la “prima pietra” nella Città dello Sport di SABAUDIA per
indicare le grandissime potenzialità racchiuse nelle discipline sportive, nessuna esclusa, e la precisa
volontà di promuovere la pratica dello sport per la nostra salute, sia psichica che fisica. Questo lo
slogan del convegno: “Vivere lo sport come stimolo motivazionale per credere nelle proprie risorse a
prescindere dai risultati ottenuti”.
Un sentito grazie a tutti coloro che mi hanno sostenuto ed aiutato in questo pur piccolo progetto che
in realtà si propone un grande obiettivo sociale.
Sabaudia, 21 luglio 2011                            Presidente Associazione Industria dell’Esperienza
                                                                            dott.ssa Patrizia Bonaca

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LETTERA DEL MINISTRO DELLA GIOVENTU’: GIORGIA MELONI

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SERGIO BARBADORO
                   Responsabile regionale della formazione UISP

  “Sport come strumento di inclusione sociale e promozione
                   di nuovi stili di vita”
NOI RAGAZZI DEL MURETTO
Esperienze condotte in alcune regioni con giovani drop out attraverso l’organizzazione di attività
sportive out door con elevato impegno emotivo e di autocontrollo: arrampicata sportiva, skate,
canoa fluviale,o a carattere prevalentemente risocializzante come il dragon boat (canoa cinese da 20
pagaiatori)

CENTO PIAZZE DA VIVERE
    •   Rimotivazione alla pratica sportiva attraverso il coinvolgimento dei giovani nel recupero di
        aree dismesse e nell’allestimento di campi sportivi dotati di strutture essenziali per gli sport
        praticabili negli spazi tornati a vivere
    •   (pallacanestro, pallavolo, calcetto, pattinaggio e skate, tiro con l’arco, ecc.)

ACTION WEEK
settimana d’azione contro il razzismo e la discriminazione nel calcio, campagna antirazzista della rete
Fare che in 7 anni di attività è diventata la più grande ed importante scadenza per i diritti nel mondo
del calcio.

MONDIALI ANTIRAZZISTI
La manifestazione di punta organizzata dall'Uisp nel campo della lotta contro la discriminazione,
l’unico esempio italiano di sport contro il razzismo riportato dallo Shadow Report dell’Enar e dal
Rapporto Raxen, rete di informazione europea sul razzismo e la xenofobia.
I Mondiali Antirazzisti sono una manifestazione ideata nell'ormai lontano 1997 da Progetto Ultrà
Uisp, in collaborazione con Istoreco, da un'idea molto semplice ma dimostratasi poi efficace e
vincente: organizzare una vera e propria festa che vedesse il coinvolgimento diretto e la
contaminazione fra realtà considerate normalmente contrastanti e contraddittorie, quella dei gruppi
ultrà, spesso etichettati come razzisti, e quella delle comunità di immigrati
Un modo di vivere lo sport come strumento di integrazione e non elogio della competizione, in chiara
alternativa con dei fenomeni di esasperazione del sistema calcio, come sta avvenendo in Italia. Un
chiaro messaggio contro ogni forma di discriminazione, come è stato sempre in linea con lo spirito
dei Mondiali, ma anche un approfondimento sul problema dei respingimenti forzati, sul clima di
ostilità nei confronti dei migranti che sta montando in tutta Europa (testimonianza ne sono le recenti

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elezioni europee), della violenza sulle donne e delle tematiche di genere, che sono stati al centro di
dibattiti e workshop tematici.

WEEKEND DELL'INTEGRAZIONE
Weekend dell'Integrazione: a partire dal 2009 si svolge con successo in 16 città, seconda fase della
"Campagna integrata di comunicazione istituzionale sull'inclusione sociale degli immigrati", promossa
dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali per favorire la convivenza nella nostra
società tra cittadini immigrati regolarmente presenti e cittadini italiani. L'Uisp, protagonista in otto
città (Milano, Roma, Torino, Genova, Venezia, Modena, Pescara Catania), ha organizzato gare e
tornei di atletica, basket, calcio a 11 e 5, ciclismo, danza sportiva, mini volley, nuoto, pallavolo e
tennis da tavolo.

IDEE, PROGETTI E INIZIATIVE PER LA "CITTÀ CAMMINABILE"
La Città Camminabile”, la nuova proposta elaborata dall'Uisp in collaborazione con l’Area per la
grand’età Uisp e il settore Primi Passi, al fine di definire opportune strategie a favore di stili di vita
innovativi, tesi alla riscoperta e al recupero degli spazi urbani quali luoghi da vivere e fruire appieno
in un’ottica di sostenibilità. Accanto a momenti formativi rispondenti ad una variegata offerta che
mira a consolidare l’idea di "sportpertutti" attraverso approfondimenti teorici e dimostrazioni
pratico-operative, sono previste occasioni di incontro, informazione e dibattito con la cittadinanza, le
scuole, i movimenti di anziani, l’associazionismo, i referenti istituzionali, gli operatori sanitari,
accomunati dall’interesse sui temi della camminabilità/vivibilità delle città e, di conseguenza, della
salute.

Il CORPO RITROVATO
Uisp, insieme a Slow Food e Legambiente, ha dato vita ad un progetto comune, che sposa il “corpo
ritrovato”, ovvero la corporeità, con una alimentazione sana e consapevole e con l’ambiente,
rilanciando un modo di vivere che recupera l’uomo nella sua interezza. Viviamo in una società che ha
imposto la fretta come fattore di sviluppo. Chi non ha fretta pare non lavori né per sé, né per il
mondo! Il tempo è tiranno, il corpo è il suo agente e l’ansia del risultato induce anche al consumo
superfluo. Protagonista dell’età dell’urgenza é il corpo intero che corre, suda, armeggia e temprato
nello sforzo, ci autorizza a pensare che “si può essere qui ma anche un po’ là”. Il nuovo logoramento,
non più dettato da eccessivi dispendi di energia, bensì dalla rottura dell’equilibrio psicofisico, genera
alienazione e malattie

SLOWLY
    •   Slowly è un movimento per l’uomo che impone il recupero di una corporeità “leggera”,
        caratterizzata da un’azione che filtra ogni attività attualmente promossa e praticata con gli
        occhi disincantati di chi non si fa condizionare da ritmi imposti, da ricette risolutrici, da
        proposte forzatamente innovatrici.
    •   Slowly è rispetto, e punta al rinnovamento senza abbracciare nuove tecnologie
        disumanizzanti. Perciò Slowly è una filosofia che poggia anche su “saperi e sapori” ritrovati.

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•   Slowly è il tentativo di recuperare la “lentezza” come valore in sé, per riconsegnare ad
        ognuno il proprio corpo intero con i suoi specifici ritmi. “Lentamente non si riferisce alla
        velocità o all’intensità, ma indica una categoria di riferimento di un progetto che ha per tema
        la riappropriazione del proprio corpo nella sua interezza”.
    •   Slowly rappresenta una filosofia di vita che riconduce al rispetto di sé e dei propri ritmi.
    •   ATTIVITA’ CON I DIVERSAMENTE ABILI
        (matti per il calcio, trofeo multisport, ecc.)
    •   ATTIVITA’ NELLE CARCERI
        (oltre alle varie discipline sportive possibili, corsi per arbitri e giudici per un possibile
        reiserimento sociale a pena scontata)

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DAMIANO COLETTA
                    Presidente dell’Associazione Rinascita Civile
      “Il calcio come metafora della vita e il . . . sano stress”
Il calcio è stato, è e continuerà ad essere una parte importante della mia vita. Calciatore
professionista, poi per qualche anno allenatore e fino a poco tempo fa vice-presidente del Latina
calcio. Questo per dire che il calcio credo di averlo imparato a conoscere ed a vivere da più
angolazioni.
In fondo il calcio è una metafora della vita . O viceversa. Da ragazzo, a livello giovanile, impari ad
accettare l’idea che esistono delle regole. E che le devi rispettare.
Le soddisfazioni più belle, quelle che stanno dentro i ricordi più profondi sono proprio quelle vissute
a livello giovanile.
Forse perché sono le più pure, le più vive, le più vere, le meno contaminate dalle sovrastrutture del
“guadagno”, della vittoria a tutti i costi, che fanno parte della vita professionistica.
Il mio goal al mio primo provino da bambino ( la leva calcistica del 60, avevo 12 anni), quanto ero
felice e quanto ero fiero di quel goal !
E da ragazzo inizi a capire che esiste la cultura della sconfitta, la sua accettazione e il suo
superamento, pensando che c’è sempre una possibilità di riscatto.
E la sua condivisione insieme agli altri, come accade negli sport di squadra.
Poi la vita da professionista. In giro per l’Italia. Con la curiosità e la voglia di scoprire posti nuovi e
nuove abitudini.
E’ in questo periodo che ho imparato a convivere nello spogliatoio con le differenti culture.
Ti siedi a fianco del ragazzo di Verona, del ragazzo di Palermo, dello straniero. Tutti insieme per una
stessa causa, uno stesso obiettivo: la nostra squadra.
Impari a rispettare e ad accettare le “differenze”, a rispettare le diverse abitudini, nei modi di
rapportarsi, di comunicare, di vivere.
Poi da allenatore la responsabilità di “gestire” un gruppo cercando di trasmettere il senso del
rispetto, della lealtà e dell’onestà soprattutto nelle scelte.
Continuo ancora a giocare, a livello di campionato Amatori, il sabato pomeriggio.
Col freddo, la pioggia, su campi improbabili, magari dopo una notte di lavoro in ospedale.
In campo amici dalle professioni più disparate: l’avvocato, il commercialista, il medico,
l’imprenditore, l’operaio, il disoccupato.
Lì non esistono differenze, esiste la vera meritocrazia.
Chi è più bravo gioca più palloni e in campo si è tutti uguali.
Ci si manda “a quel paese”, si litiga ma poi, dopo la partita, davanti ad una birra finisce tutto e si è
scaricato un po’ di sano stress.

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E’ la passione ed il piacere che ci spinge a scendere ancora in campo, ad allenarci durante la
settimana, sacrificando il proprio tempo in maniera “sana”.
Perché c’è il bisogno di scaricare l’adrenalina accumulata durante la settimana.
Ed infine nella professione di cardiologo mi capita spesso di consigliare ai miei pazienti più giovani ( i
quarantenni o giù di lì) affetti da ipertensione arteriosa di fare sport , di avere lo stress positivo dello
sport.
Perché in gran parte dei casi l’ipertensione arteriosa nel soggetto di 40-50 anni è spesso dovuta e
condizionata da un accumulo di adrenalina e di stress negativo che andrebbero in qualche maniera
scaricati.
E spesso iniziando l’attività sportiva si ottiene la regolarizzazione dei valori pressori senza alcun
bisogno di farmaci.
Passione, piacere, attività fisica, scarico di adrenalina, sano stress.
Tutti ingredienti per volere bene al proprio corpo e soprattutto alla propria anima.

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DENISE DI MATTEO
                                         Finanziere Atleta
                        “Il coraggio di costruirsi un sogno”
Quante volte nella vita ci siamo sentiti ripetere che non bisogna essere inermi e cercare di realizzare i
propri obiettivi lottando a denti stretti contro le difficoltà? Quante volte ci siamo sentiti abbattutti o
scoraggiati perché quelle stesse difficoltà sembravano insormontabili?
Innumerevoli suppongo…
Però alla fine è andato tutto bene e siamo qui con un gran sorriso stampato in volto a ripensare a
quelle che, ora, ci sembrano soltanto stupidaggini insignificanti.
Il mio maestro di vita principale è stato lo sport.
Causa di problemi e momenti di tensione, esso è stato anche e, soprattutto, motivo di rivalsa e
grande soddisfazione e sono molto contenta se, oggi, posso raccontare la mia esperienza, affinchè
qualcun altro sia incoraggiato ad intraprendere il mio stesso percorso.
Tutto ebbe inizio nel 2001, quando in una giornata che sembrava essere di una monotonia straziante,
vennero a scuola due rappresentanti dei gruppi sportivi della Guardia di Finanza di Sabaudia. Tali
individui, Claudio e Maurizio, che poi furono i miei due primi allenatori, ci illustrarono i punti
fondamentali di uno sport, per me, del tutto sconosciuto: la canoa.
Ebbe così inizio un sogno, il mio sogno.
Nel vedermi qui, potreste immaginare un epilogo piuttosto scontato e banale, ma non è così che
andarono le cose poiché alla loro richiesta “allora ragazzi chi vuole provare?” non ebbi il coraggio di
alzare la mano, un po’ per vergogna, un po’ per timore, ma soprattutto perché stavo bene come
stavo, con il mio corso di pallavolo tre volte a settimana.
Fondamentalmente non avevo nessuna intenzione di scoprire cose nuove ma ad un tratto uno dei
due uomini mi disse: “Scusa, ma non sei interessata? Fai già qualche altro sport? Sei alta, saresti
perfetta per andare in canoa… Perché non vieni a provare?”
Per tutta risposta alle loro lusinghe replicai, con tono antipatico e quasi sgarbato, che non avevo
nessuna intenzione di provare, che per me esisteva solo la pallavolo e dovevano lasciarmi in pace.
                                                   Per fortuna non lo fecero. Chiesero i miei dati al
                                                   professore di educazione fisica, contattarono i miei e
                                                   gli proposero il fattaccio.
                                                   Era tutto già organizzato e non ne sapevo nulla. Mio
                                                   padre con l’inganno mi portò agli impianti sportivi
                                                   delle Fiamme Gialle.
                                              Arrivata lì, non sapevo dove mi trovassi, non
                                              conoscevo nessuno, vedevo solo un gran viavai di
                                              gente indaffarata, un militare all’ingresso e delle
                                              strane imbarcazioni che scorrevano più o meno veloci
                                              sullo specchio tranquillo del lago di Paola. Il sole
tiepido di quel pomeriggio di quel 4 maggio fece il resto.
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Con un sentimeno misto di terrore e frenetica audacia decisi
che avevo voglia di far parte di quell’armonia. Ero rimasta
letteralmente incantata e tuttora quando scendo al lago nei
pomeriggi primaverili la magia si ripropone e mi sembra di
rivivere quei momenti, come Marcel Proust e le sue
madeleines.
Iniziai per gioco, ma fin da subito compresi che non sarebbe
stato facile ottenere dei buoni risultati perché la canoa è una
disciplina veramente impegnativa e richiede sacrifici, rinunce e
molta, molta determinazione. Credo che qualsiasi sport, se
svolto ad alto livello, necessiti di dedizione, impegno e
testardaggine.
Fu difficile imparare; ricordo che le prime volte perdevo l’equilibrio continuamente e cadevo in
acqua. A volte se l’allenatore era troppo lontano e non poteva venire a prendermi con il motoscafo
ero davvero terrorizzata ma cercavo di arrangiarmi nuotando fino a riva o provando a risalire
autonomamente. Sembra stupido da dire, ma questi particolari sono molto formativi poiché
insegnano all’atleta a non avere paura dell’acqua, a prendere confidenza con la canoa, a capire
meglio come essa reagisce quando viene applicata una forza.
                                      Già, all’inizio non fu per niente facile eppure mi convinsi sempre
                                      più che era lì che dovevo e volevo essere. Con il tempo e
                                      l’allenamento arrivarono le prime vittorie e fu davvero una grande
                                      emozione.
                                      Salire sul gradino più alto del podio è molto gratificante, tutti che
                                      si complimentano e che applaudono per te soltanto, è un vero
                                      spasso. Lì impari a superare la timidezza, a stare in mezzo agli altri,
                                      a relazionarti con il prossimo sia esso appartenente alla tua stessa
                                      fascia d’età o meno.
                                   In quei momenti, inoltre, ripensi a tutti i sacrifici che hai fatto per
                                   arrivare fin lì, agli allenamenti più duri, alle condizioni del lago, non
sempre ottimali, che ti hanno messo alla prova e capisci che ne è davvero valsa la pena, ti rendi conto
che quella è la tua strada e vorresti già che fosse il giorno
successivo per riprendere gli allenamenti con una marcia in
più, alla continua ricerca del miglioramento e dei propri
limiti da superare.
Le Fiamme Gialle, per me, sono state una vera e propria
scuola di vita. In quegli ambienti e con quelle persone sono
cresciuta e sono diventata la donna di adesso con i miei
innumerevoli difetti ma sicuramente con il pregio di essere
forte e determinata, in qualsiasi situazione scomoda.
Consiglio sempre a tutti di intraprendere uno sport, anche
semplicemente a livello amatoriale o dilettantistico, perché
esso aiuta a rilassarsi e a staccare la spina dai frenetici ritmi

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quotidiani ma, soprattutto, aiuta ad inserirsi in una sfera sociale più ampia e diversa da quella in cui
ci troviamo di solito.
Ritrovarsi in luoghi nuovi, con persone che hanno un background e delle abitudini diverse da noi può
essere traumatico per alcune tipologie caratteriali introverse, ma è sicuramente fonte di spunto per
imparare ad adattarsi e per trovare il coraggio di tirare fuori gli artigli e farsi strada in un mondo del
tutto nuovo.
Questo è, più o meno, quello che mi è accaduto con la canoa: da una situazione comoda, in cui ero
perfettamente a mio agio, mi sono ritrovata grazie alle Fiamme Gialle e a mio padre, in una realtà
diversa e tutta da conoscere, dalla quale, però, ho saputo trarre vantaggi e insegnamenti.
Questa realtà, dalle prime pagaiate fino all’arruolamento mi ha fatto crescere e mi ha fortificato.
Anche se, molte volte, avrei voluto mollare perché mi sentivo fuori luogo e non all’altezza, non l' ho
fatto e sono felice di esser qui per invogliarvi a fare sport ed a ricercare situazioni “difficili” nelle quali
destreggiarvi e migliorare le persone che già siete.
L’eustress che si genera in questi casi è interamente positivo e costruttivo. Esso costituisce una
tipologia di stress che, se ben affrontato, diviene un monito di miglioramento che fa crescere l’
autostima e la sfrontatezza della persona. Come ho fatto io, vi invito, dunque, a non essere
spaventati dalle situazioni, bensì dominatele e fate sì che le difficoltà volgano a vostro favore.
Buttatevi a capo fitto in nuove esperienze senza timori o paure e raccogliete tutti gli insegnamenti
che la vita vi offre ogni giorno.
Il poeta della seconda metà del 1400, Lorenzo De’ Medici, dal quale prendo un po’ spunto
nell’affrontare la mia vita in genere, diceva: “Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia, chi vuol
esser lieto sia, del doman non v’è certezza…”
Con ciò esortava il suo pubblico a vivere la vita a 360° senza freni e rinunce affinchè l’esistenza non
sia semplicemente un cumulo di attimi da farsi scivolare addosso, ma un insieme di esperienze
costruttive e formative.

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ANDREA GIANSANTI
                                        Giornalista Sportivo
“Sport di cittadinanza e sport di prestazione, due facce della
                      stessa medaglia”
Come raccontano le cronache recenti, lo scorso anno il numero dei sedentari è sceso per la prima
volta sotto il 39% nell’ultimo decennio, con un decremento nell'ultimo anno di 2,3 punti di
percentuale (dal 40,6 al 38,3); in valori assoluti significa che nel 2010 ci sono stati oltre un milione e
200 mila sedentari in meno rispetto al 2009.
Oltre la metà dei cittadini italiani pratica attività sportiva in modo continuativo o saltuariamente,
comunque non in maniera occasionale. In particolare, cresce sia il numero di chi pratica una
disciplina sportiva in modo continuativo, giunto al 22,8 per cento, sia di chi comunque svolge qualche
attività fisica (28,2), mentre è sostanzialmente stabile il dato sulla pratica sportiva saltuaria (10,2). La
popolazione sportiva è in maggioranza maschile (127 donne inattive ogni 100 uomini) specie al sud,
dove ancora bisogna vincere retaggi culturali che limitano l’attività sportiva femminile. Nel 2009 il
50% degli atleti è tesserato con una delle prime cinque federazioni nazionali (Calcio, Pallavolo,
Basket, Tennis, Pesca Sportiva e attività subacquee) mentre dieci anni fa, come ha spiegato il
segretario generale del Coni, Pagnozzi, il 50% del tesseramento veniva coperto solo dalle prime 4
federazioni (Calcio, Caccia, Basket, Pesca Sportiva e attività subacquee). Aumentano però i praticanti
dei cosiddetti sport 'minori', che sarebbe meglio chiamare “di nicchia”: la quota di incidenza delle
prime 5 federazioni, infatti, se si confrontano i dati con quelli del 2005, si riduce di quasi 5 punti
percentuali a vantaggio di altri sport meno diffusi.
Anche nel settore della promozione sportiva si registra un incremento: guardando all’Uisp, il
principale Ente di Promozione Sportiva italiano, i numeri parlano di oltre un milione e 300 mila
tesserati, in forte crescita, a livello nazionale, di quasi centodiecimila nel Lazio, e di quindicimila in
provincia di Latina, che aderiscono a centocinquanta società sportive, principale indicatore della
vitalità del volontariato sportivo.
Parliamo quindi di quello che può essere definito “sport di cittadinanza”: ovvero lo sport per tutti, la
pratica diffusa per il piacere di stare insieme, per il divertimento del gioco, per la socializzazione, per
lo star bene. Questo tipo di sport, in cui l’unica performance rilevante può essere misurata – in
maniera relativa - con se stessi e non contro gli altri concorrenti, non si contrappone ma completa lo
“sport di prestazione”, ovvero quello in cui ci si misura con l’avversario, con il cronometro, con il
risultato assoluto.
Econstat, società specializzata nella fornitura di servizi di consulenza ed assistenza agli operatori nel
settore del turismo e del tempo libero in più di 15 Paesi, soprattutto in Europa, ha realizzato una
ricerca sul turismo sportivo in Italia.
Il volume del mercato per questo tipo di turismo, sul totale delle vacanze annuali degli italiani, ha
raggiunto nel 2007 una quota imponente, assestandosi ad oltre 10 milioni e 700 mila viaggi, che
includono sia quelli fatti per praticare direttamente un’attività sportiva (turista sportivo attivo) sia
quelli per accompagnare qualcuno impegnato nello sport (turista sportivo passivo).

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La cifra equivale al 9,5 per cento dei viaggi complessivi degli italiani (pari a 112 milioni e 240 mila, a
cui sono corrisposte 687 milioni e 983 mila notti). Il dato sale all’11 per cento se si escludono i viaggi
di lavoro, e si assesta al 15,5 per cento se si considerano le sole vacanze per motivi di piacere e di
svago. Una quota rilevante del turismo che, quindi, merita un approfondimento.
La stragrande maggioranza, il 73,5 per cento dei viaggi per sport sono generati dal turista sportivo
attivo. Ciò essenzialmente vuol dire due cose: da un lato che si crea comunità con lo sport, e quindi si
viaggia insieme ad altri praticanti la stessa disciplina (si pensi, un esempio per tutti, allo sci). Dall’altro
che se gli sportivi attivi trovano nello sport il motivo per viaggiare, non sono fornite opzioni ed
interessi alternativi per gli eventuali accompagnatori, che quindi spesso rimangono a casa non
trovando attrattive diverse dallo sport in grado di motivare la propria vacanza.
Spostando l’attenzione sulle discipline, la parte del leone la fanno quegli sport che necessitano di
ambienti specifici per essere praticati: su tutti gli sport invernali, su ghiaccio e di montagna che
rappresentano il 27 per cento del totale. Più indietro il calcio, con il 17,2% ed il settore degli sport
acquatici per un totale del 15,1% ripartito tra il nuoto al 3,8 per cento, gli sport nautici al 3,2% e gli
altri sport acquatici e subacquei all’8,1%. Questi ultimi sono anche quelli che hanno prodotto la
maggior spesa procapite da parte dei praticanti, con 935 euro a persona.
Di certo il dato si lega alle destinazioni dei viaggi per sport: se, in generale, le trasferte degli italiani
hanno avuto come meta l’Estero nel 16,8% dei casi, in caso di vacanze sportive oltre un quarto ha
varcato i confini nazionali. Deduzione logica è che le vacanze di chi pratica attività subacquee hanno
avuto come meta Paesi esteri, e ciò ha innalzato il costo del viaggio.
Concentrandoci sul podismo, e in particolare sulla maratona, che rappresenta la sintesi per
eccellenza tra sport di prestazione e sport di cittadinanza, si può prendere ad esempio la 17ª Venice
Marathon, che ha avuto un moltiplicatore di 1 a 5 in un territorio che vive quotidianamente di
turismo: si pensi che l’Olimpiade di Torino, fulgido esempio di come lo sport abbia contribuito a
rilanciare l’immagine turistico-culturale di una città, il moltiplicatore è stato di 1 a 7. La Maratona di
Roma, secondo i dati forniti da Confcommercio, produce un indotto di 40 milioni di euro. Ciò significa
che si inizia a prendere consapevolezza di un mondo composto da persone che utilizzano la molla
sportiva come strumento per viaggiare, vivere le città in maniera diversa, conoscere luoghi in forme e
modi che altrimenti non gli sarebbero possibili, “staccare” dalle fatiche – più che altro mentali - e
dagli impegni del quotidiano tramite un altro tipo di fatica fisica, che però è in grado di “ricaricare le
batterie” attivando una forma di stress positivo. Oltre alla corsa di resistenza ci sono tante altre
discipline – dal ciclismo all’arrampicata, dalla canoa al trekking, dallo sci alla vela – che provocano un
effetto simile e consentono, ad esempio, di fruire di bacini, parchi o zone protette nel rispetto della
natura, scoprendo ciò che è accanto a noi sotto una luce nuova. Questa riflessione induce, in
conclusione del ragionamento, ad affrontare un ultimo punto, quello relativo ai luoghi dello sport. In
una città di medie dimensioni come Latina, che patisce una conclamata inadeguatezza dei propri
impianti sportivi, oggi la struttura più utilizzata dai praticanti dello “sport di cittadinanza” è senza
dubbio la pista ciclabile su via del Lido. Ci si possono incontrare a tutte le ore del giorno ciclisti,
pattinatori, corridori, camminatori. Segno che quella stretta striscia d’asfalto, protetta da un
semplice guard rail, ha dato una prima immediata risposta alle esigenze di migliaia di persone.
Pertanto è necessario, in tutte le realtà cittadine, adottare una programmazione di lungo respiro
relativa alla realizzazione di nuove strutture per lo sport, che prenda in esame prima di tutto gli
impianti “plurisportivi”: ovvero non solo adatti per diverse discipline, ma anche per più tipologie di

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sportivi, dal potenziale campione al praticante amatoriale. Questo affinché la vitalità stessa di quei
luoghi non venga circoscritta, e nella presa di coscienza che solo aumentando la base dei praticanti si
possono innescare ritorni positivi sotto vari aspetti: dall’incremento della cultura dello sport, come
forma di crescita morale e sociale dell’uomo, alla sensibilizzazione dei cittadini che induca il rispetto
verso tutte le tipologie di sportivi, fino all’aumento stesso dei potenziali campioni, che troverebbero
un ambiente favorevole alla loro evoluzione non solo agonistica, ma anche umana.

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FABRIZIO MALGARI
    Presidente della Sezione di Sabaudia dell’Associazione Nazionale
                          Atleti Azzurri d’Italia

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RAPPORTI OTTIMALI DEL D.T. CON L’ATLETA

    a) Non stabilire preventivamente gli obiettivi;
    b) Mostrare gratitudine o eccessivo entusiasmo perché si è fatto tutto l’allenamento. Questo
       obiettivo deve essere la regola e non l’eccezione;

    c) Vezzeggiare solo gli atleti più bravi per il solo fatto che riescono meglio, senza badare a
       gratificare quelli che si impegnano. L’obiettivo è il miglioramento non l’essere bravi;

    d) Non mostrare soddisfazione quando l’impegno è stato ottimale anche se il risultato
       cronometrico non è stato entusiasmante. L’obiettivo è allenarsi bene, non stabilire regole
       specialmente nelle fasi di Sovraccarico;

    e) Parlare molto prima dell’allenamento e per nulla dopo di esso specialmente se ha deluso le
       nostre aspettative.

    f)   Manifestare solo i nostri giudizi positivi o solo quelli negativi per nascosti obiettivi di
         influenzamento psicologico. Il rapporto con l’atleta deve essere aperto e leale anche se
         genera conflitto;

    g) Non affrontare le situazioni conflittuali per timore di perdere l’atleta. L’obiettivo è allenare
       bene l’atleta, non trattenerlo in società;

    h) Non manifestare chiaramente i nostri giudizi sul livello tecnico- fisiologico di ogni atleta,
       generando confusione di ruoli e provocando sensazioni di atteggiamenti di favoritismo;

    i)   Consentire l’allenamento, nello stesso gruppo, tranne casi eccezionali di atleti con
         approccio diverso dallo allenamento. L’imbarcazione della società, attrezzo molto costoso
         deve essere usato solo da chi impegna quel patrimonio per obiettivi sportivamente razionali.

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PASQUALE PIREDDA
Psicopedagogista, Docente della Scuola Regionale dello Sport del CONI
                        “Sport ed Eustress ”

La tavola rotonda di oggi assume un valore particolare perché tratta alcune problematiche
importanti come la concezione di uno sport come opportunità di crescita della persona, intesa nella
sua totalità antropologica, vale a dire nella sua dimensione cognitiva, emotiva, etica e socio-
comportamentale.

Si tratta, di avviare, con incontri come questo, un’operazione culturale tesa a valorizzare proprio
questi elementi fondanti dello sport, che spesso sono ignorati dagli addetti ai lavori, dai mass-media,
dagli organi di informazione e dalla stessa stampa specializzata.
Parlare di sport, nell’opinione comune, significa parlare di risultati, di tecnica, di tattica, di gare, in
realtà significa, anche e soprattutto, parlare del modo con cui gli atleti vivono e/o dovrebbero vivere
la loro esperienza sportiva.
L’interesse, nel caso di questa tavola rotonda, è centrato su quest’ultimo aspetto, in cui entrano in
ballo i processi cognitivi, motivazionali, emotivi che sono, poi, determinanti per il successo di una
prova e per la realizzazione di una performance ottimale.
Gli atleti, ed in particolare i ragazzi e i giovani che si avvicinano allo sport, devono essere educati ad
essere consapevoli :
    -   del compito da affrontare (che cosa ?),
    -   delle energie da mobilitare ( come ? ),
    -   delle mete da raggiungere ( dove vuole arrivare ?)
    -   a trovare la combinazione equilibrata tra la difficoltà del compito (richieste
        della situazione) e le abilità individuali (risorse personali)
    -   a gestire con equilibrio la tensione emotiva, che immancabilmente accompagna
        l’evento agonistico (fase di preparazione, fase precedente, quella di svolgimento della gara e
        quella successiva alla gara stessa) .

Per rimanere su quest’ultimo tema, che poi è l’oggetto di questo incontro, vorrei focalizzare
l’attenzione proprio sulla tensione che si configura come una vera e propria forma di stress.
Lo stress (dal latino strictus = serrato, complesso; in inglese pressione, tensione) è un processo
naturale che accompagna l’essere umano per tutta la sua esistenza, nel campo dello studio, del
lavoro, dello sport, dei rapporti interpersonali, ecc..
Esso rappresenta uno stimolo necessario, finalizzato dalla ricerca di un migliore adattamento
possibile dell’organismo alle continue stimolazioni e alle pressioni che provengono dall’ambiente.
In caso di stress l’organismo reagisce secernendo ormoni : l’adrenalina fa aumentare la frequenza
cardiaca, la noradrenalina fa aumentare la pressione sanguigna, il cortisolo determina un aumento
del tasso di glicemia.

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La letteratura scientifica si è interessata di questo problema approfondendone sia gli aspetti
fisiologici e vitalizzanti della “crisi” che lo stress comporta (stress positivo) , che l’aspetto patologico
(stress negativo).
Il fisiologo H. SEYLE fu il primo ad identificare le due diverse tipologie di stress distress o stress
negativo e eustress o stress positivo.
Il distress (stress negativo) si ha quando gli stimoli stressanti, ossia capaci di aumentare le secrezioni
ormonali, instaurano un logorio progressivo fino alla rottura delle difese psicofisiche.
Si evidenziano, cioè, situazioni in cui “le condizioni di stress, e quindi di attivazione dell’organismo
permangono anche in assenza di eventi stressanti (come la gara) oppure che l’organismo reagisca a
stimoli di lieve entità in maniera sproporzionata”.
In pratica lo stress è vissuto come una minaccia e come senso di inadeguatezza personale a
fronteggiare un prova, che, ripetuto nel tempo, può generare un sentimento di disistima di sé, con
un conseguente impoverimento della motivazione.
L’eustress (stress positivo o “giusto stress”) si ha, invece, quando uno o più stimoli, anche di natura
diversa, allenano la capacità di adattamento psicofisica individuale.
L’eustress è una forma di energia utilizzata per poter più agevolmente raggiungere un obiettivo (es.
risultato sportivo) e l’individuo ha bisogno di questi stimoli ambientali che lo spingono ad adattarsi.
Questo tipo di stress, che comporta un equilibrio tra preparazione tecnica e preparazione mentale, fa
sentire l’esperienza sportiva come una sfida viva ed eccitante, che l’atleta affronta con motivazione
ed entusiasmo.
Nello sport, in particolare, le emozioni positive sono quelle che agevolano il raggiungimento delle
migliori performances
Educare allo sport, dunque, significa educare con lo sport, significa educare alle emozioni
vitalizzanti, che l’eustress provoca, significa creare un ambiente psicologico favorevole e stimolante,
in cui l’allievo-atleta possa riconoscersi e realizzare le personali potenzialità.
Nei corsi di aggiornamento per istruttori e allenatori sportivi questa tematica deve essere alla base di
ogni percorso formativo, avendo come coordinata di riferimento il principio fondamentale che al
centro di ogni attività didattica non c’è lo sport, né l’allenatore, né il dirigente, ma l’allievo che
apprende ; di conseguenza, bisognerà far loro capire che lo sport ha senso e significato se si configura
come un servizio educativo a favore della persona e non il contrario, vale a dire, come un mezzo e
non come un fine da perseguire a tutti i costi.
Come nota finale vorrei rivolgermi agli istruttori , agli allenatori e ai dirigenti con una mia personale
considerazione: ricordatevi che i vostri allievi, alla fine della loro carriera agonistica, forse non
ricorderanno tutti gli eventi agonistici che hanno vissuto o i particolari dei vari gesti tecnici che
hanno appreso, ma ricorderanno certamente come li avete fatti sentire.

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MASSIMO ZICHI
  Presidente del Panathlon International, VII Distretto, Club di Latina
                                     Relazione al convegno:

                      ”Investi nello sport…guadagni Eustress!”
Chiarito sinteticamente il concetto di EUSTRESS come la forma di stress buono, portatore quindi di
stimolazioni positive e costruttive e che lo scopo di questo incontro è trasmettere un messaggio sul
significato autentico dello sport (che trasmetta cioè modelli che traggano dallo sport nuovi approcci
sociali e culturali alla vita, all’insegna del fairplay, dell’etica e delle motivazioni personali) appare
subito evidente la coerenza di tali obiettivi con le finalità del Panathlon, il cui statuto cosi recita…ha
per finalità l’affermazione dell’ideale sportivo e dei suoi valori morali e culturali quale strumento di
formazione ed elevazione della persona e di solidarietà tra gli uomini ed i popoli finalità che il
Panathlon persegue con azioni sistematiche e continue per la diffusione dello sport ispirato all’etica
della responsabilità, della solidarietà e del fair play quali elementi della cultura degli uomini ed i
popoli.
Ne discende, quindi, l’attuazione di tutte le iniziative idonee sul territorio, quali studi e ricerche sui
temi dello sport, collaborazione con la scuola, partecipazione alla formazione di proposte e
programmazione nel campo dello sport, adoperarsi anche attraverso rapporti con le istituzioni sia
statali che territoriali per garantire a tutti una sana educazione sportiva, promuovendo
particolarmente l’ attività giovanile e scolastica. Non mancano, inoltre, attività di sostegno in favore
dei disabili e di prevenzione nel campo della lotta al doping.
Molteplici sono gli esempi di attività svolte dal Panathlon sul territorio, mi limito a citare soltanto
alcune considerazioni sugli aspetti che le contraddistinguono:
    1. Coinvolgimento di atleti, dirigenti sportivi, arbitri e giudici di gara, maestri di sport nella
       consapevolezza che possono efficacemente contribuire alla creazione di una società migliore,
       attraverso uno sport veramente ETICO, uno sport che esalti i principi di DE COUBERTIN:
       l’etica della vita attraverso l’etica dello sport; Il 12° Congresso Internazionale del Panathlon
       tenutosi a Palermo nel 1999 definisce l’ETICA come espressione dei tre poli fondamentali
       della centralità della persona: libertà verità, coscienza. Il loro equilibrio promuove il rispetto
       e l’accettazione dell’altro come altro. Essa (l’etica) esige coraggio e si presenta come dovere.
       Sul portone d’ingresso dello Stadio di Wimbledon a Londra fa bella mostra una frase di
       KIPLING: che tu possa incontrare la vittoria e la sconfitta e trattare queste due belve allo
       stesso modo, cioè gestire la vittoria e superare la sconfitta.
    2. Se è vero, come affermato, che lo sport è scuola di vita ed insegna le competenze per
       affrontare la vita è vero allora che i giovani attraverso lo sport imparano a rispettare gli
       avversari e le regole. Si innesta qui il concetto dello spirito ludico e culturale della pratica
       sportiva che nel tempo ha visto il Panathlon pronunciarsi in numerose pubblicazioni e
       mozioni congressuali; questa promozione ha fatto si che venisse attribuito al Panathlon, nel
       1999, il massimo riconoscimento da parte del Comitato Internazionale per la diffusione del
       fair play.
       Ed il fair play, gioco leale, è l’aspetto costante della azione del Panathlon nella diffusione
       dello sport, il fair play introduce il concetto di lealtà che non è semplice osservanza delle
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regole formali, ma molto di più: è un comportamento che va oltre queste regole, è rispettare
        consapevolmente il proprio avversario come individuo, riconoscerne la dignità, offrire un
        atteggiamento di giustizia, solidarietà umana, amicizia e rispetto specie per il perdente che
        ha dato tutto. E’ dunque un valore importante, un’esigenza etica che si realizza in una
        situazione di competizione.
        Una vittoria sleale può essere considerata da chi la consegue come una grossa sconfitta che
        ingenera senso di colpa, fino anche alla depressione anche in presenza della certezza che
        l’inganno non possa essere scoperto.
        Si è detto della preponderante attività destinata al mondo giovanile.
        Fra i documenti fondamentali si cita la risoluzione dei Congressi Internazionali: di Avignone
        (1995) I DIRITTI DEL RAGAZZO E LO SPORT, di Vienna (1997) L’ADOLESCENTE ED IL SUO
        INSERIMENTO SOCIALE ATTRAVERSO LO SPORT, di Palermo (1999) SPORT, ETICA, GIOVANI,
        LA LINEA D’OMBRA DEL DOPING.
        Da queste risoluzioni scaturirono l’adozione della CARTA DEI DIRITTI DEL RAGAZZO NELLO
        SPORT nel 1995, e nel 2004 LA DICHIARAZIONE DEL PANATHLON SULL’ETICA NELLO SPORT
        GIOVANILE,       documenti che rappresentano l’impegno a stabilire chiare regole di
        comportamento nella ricerca dei valori positivi e dell’etica nello sport giovanile, una valida
        panoramica su obiettivi preferenziali e che di fatto appaiono spesso seriamente minacciati. I
        principi contenuti in questi documenti rappresentano una sorta di certificazione di qualità,
        una strategia vincente verso la conquista di uno sport educativo, giusto, sano.
        Il Panathlon apprezza l’evento odierno che dimostra che le istituzioni credono in questi
        impegni:
        affrontare problematiche etiche e realizzare conseguenti attività;
        affrontare i dilemmi etici con i quali spesso si confrontano le organizzazioni sportive;
        dimostrano, infine, la condivisione dei principi etici che i documenti sopra citati propugnano.
        I ragazzi imparano ciò che facciamo vivere loro. Citiamo, ad esempio, il calcio che occupa
        buona parte della loro vita sportiva: mostriamo loro che crediamo nel calcio non violento,
        senza trucchi o accomodamenti e che grazie al proprio impegno e a quello di tutta la quadra,
        dia un successo pulito e trasparente, un calcio che rispetti la dignità e la promozione della
        persona.
        Non pensino i genitori ai grandi guadagni: il ragazzo sogna di giocare nei grandi stadi e di
        battere Totti, Del Piero, Beckam, Messi: i genitori non devono dimenticare che la selezione è
        feroce e solo pochi guadagnano tanto.
        Ricordiamo leggendo la carta dei diritti:
        “DIRITTO DI ESSERE UN CAMPIONE, MA ANCHE DIRITTO DI NON ESSERLO”
        Il ragazzo deve integrare il fatto che competere è gioia del confrontarsi, comprendersi,
        misurarsi con se stessi e con gli altri.
        Concludo con questo aneddoto che racchiude in se i principi fino ad ora esposti: L’EQUIPE
        PETIT, una squadra di calcio catalana composta da bambini e bambine, ha concluso qualche
        mese fa il campionato subendo ben 271 goal e realizzandone uno solo, peraltro annullato
        perché in fuori gioco! Eduard, Adrià, Mortì, Emma, Nil, Gerard, Didac, Cristian, Ivan, Xavier e
        Ruth, questi i nomi dei piccoli campioni sempre in campo felici e sorridenti al termini di ogni
        partita, con le idee talmente chiare da lasciare a bocca aperta: non ci importa di non segnare,
        ci divertiamo lo stesso! Impareremo a far goal quando diventeremo più grandi, cosi le loro
        dichiarazioni sul web! Una proposta spontanea: diamo a loro il Pallone d’Oro, non per
ASSOCIAZIONE INDUSTRIA DELL’ESPERIENZA
Sabaudia 21 luglio 2011
Atti del convegno “Investi nello Sport … Guadagni Eustress !!”                                     Pagina 26
scherzo o provocazione, magari per ex-equo con il grande campione votato dai giornalisti: si
        dimostrerebbe al mondo dello sport che ci sono gli sportivi che fanno la differenza, questi
        ragazzi diventerebbero famosi e si parlerebbe di loro, ma soprattutto si dimostrerebbe che
        esiste lo sport con la S maiuscola dove non è importante vincere o perdere, ma divertirsi,
        crescere, confrontarsi per diventare uomini e donne di domani.
        Su queste basi il giovane se avrà voglia e talento intensificherà la pratica sportiva, oppure
        continuerà a fare sport come occupazione del tempo libero.
        Non dimentichiamo, infine, i reali benefici che una corretta attività fisica comporta in
        qualunque stagione della vita. Non sono semplici slogan affermazioni come:
                 lo sport è star bene per sé e per gli altri;
                 lo sport è longevità
                 lo sport è più efficacia nel lavoro
                 lo sport è uno stato di benessere che coinvolge il corpo e la mente.
        Ricordiamo allora, l’antico adagio di Giovanale” mens sana in corpore sano”

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RASSEGNA STAMPA

                             COMUNICATO STAMPA:
                  “INVESTI NELLO SPORT.. GUADAGNI EUSTRESS!”
                          Fonte: Agenzia Giornalistica CONSUL PRESS Roma

Si svolgerà a Sabaudia, “Città dello Sport, Città dei Campioni”, il giorno 21 luglio p.v., con inizio alle
ore 18,00, presso il Centro di Documentazione “Angiolo Mazzoni”, il convegno “Eustress e attività
sportiva!”. L’evento organizzato dal Comune di Sabaudia, Assessorato allo Sport, nella persona di
Gianpiero Fogli in collaborazione con l’associazione, no profit, “Industria dell’Esperienza”, Presidente
dott.ssa Patrizia Bonaca, è patrocinato dalla Provincia di Latina, Assessorato Politiche Sociali, dal
Comitato Provinciale del CONI di Latina e dall’associazione Panathlon International, distretto di
Latina.
..Trasmettere nuovi modelli di vita all’insegna dell’etica, del fair play e della motivazione personale..
traendo dallo sport gli insegnamenti necessari per un nuovo approccio culturale e sociale alla vita,
questi gli obiettivi principali degli organizzatori del convegno.
Per questo atleti, giornalisti e Presidenti di vari Enti sportivi porteranno la loro esperienza, di come lo
sport ha influito e influisce nella loro vita, per accendere la voglia nei partecipanti ad iniziare a
praticare dell’attività.
Si parlerà di sport, di solidarietà, di motivazione personale e di eustress. Al convegno saranno
presenti oltre al Sindaco di Sabaudia, Maurizio Lucci, l’Assessore Provinciale Politiche Sociali Fabio
Bianchi, le autorità civili, i Presidenti dei principali Enti sportivi della Provincia di Latina ed è invitata
tutta la cittadinanza, turisti compresi.
Sarà, inoltre possibile, per i partecipanti al convegno, prenotarsi per provare una delle tante
discipline sportive presenti nella Città del Parco, questo grazie alla disponibilità di tutte le
Associazioni del territorio. Il tema del convegno rivestirà anche un’importanza turistica per i presenti,
che potranno apprezzare la città di Sabaudia non solo per il mare meraviglioso, ma anche per la
fantastica cornice naturale nella quale è sorta, facendo, per esempio, una bella corsa nei sentieri del
parco o una gita in canoa…
L’obiettivo è di far avvicinare e coinvolgere i presenti al significato autentico dello sport che è quello
di offrire un divertimento sano, alla portata di tutti e inevitabilmente fortificante per l’individuo.
“Vivere lo sport come stimolo motivazionale per credere nelle proprie risorse, a prescindere dai
risultati ottenuti”.
Il convegno si concluderà con un rinfresco a base di prodotti tipici del territorio, durante il quale sarà
possibile degustare vari tipi di vino, esclusivamente delle cantine di Sabaudia.

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CRONACA DEL CONVEGNO: INVESTI NELLO SPORT GUADAGNI
                          EUSTRESS!!!
                          Fonte: Agenzia Giornalistica CONSUL PRESS Roma

Il 21 luglio scorso presso il centro di documentazione “ANGIOLO MAZZONI”nel cuore della città dello
sport, SABAUDIA, con il bene placido delle figure istituzionali e del delegato allo sport, GIAMPIERO
FOGLI, si è parlato di attività sportiva in modo nuovo e stimolante.
L’originalità del convegno organizzato dall’associazione, no profit, INDUSTRIA DELL’ESPERIENZA, è
stata introdotta dalla moderatrice, DOTT.SSA PATRIZIA BONACA, leggendo la lettera inviata dal
Ministro della Gioventù, GIORGIA MELONI, che ha centrato lo spirito dell’evento:….”Il titolo scelto
per il Convegno mi sembra particolarmente opportuno perché una sana attività sportiva permette,
sin da giovani, di raggiungere un eccellente equilibrio fisico e mentale. Il benessere conseguito
favorisce persino lo sviluppo del sentimento e della sensazione di liberta: è come se il gesto sportivo
offrisse ai giovani la possibilità di esprimersi in una lingua diversa che consente di comunicare con il
mondo e di realizzarsi”…..
Grazie agli autorevoli interventi dei relatori e delle associazioni sportive presenti il convegno ha
avuto un taglio diverso dal solito più concreto e ha costituito l’incipit per nuove opportunità e scelte
sportive.
Dal Presidente del Panathlon Club di Latina, MASSIMO ZICHI, al giornalista ANDREA GIANSANTI la
spinta è stata univoca e cioè quella di trarre dallo sport gli insegnamenti necessari per un nuovo
approccio culturale e sociale alla vita.
Tutti i centocinquanta presenti sono stati invitati più volte dalla moderatrice a prenotarsi per provare
una disciplina sportiva a scelta e grazie alla disponibilità dell’associazione ATLETICA SABAUDIA, nelle
persone del presidente ANTONELLO CIPULLO e SAVERIO MINERVINI, che hanno raccolto le adesioni,
lo sport ha vinto!.... nel pieno spirito del ”ludis iungit ”.

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