INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2019

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INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2019
INFORMATIVA AL PUBBLICO
 AL 31 DICEMBRE 2019
INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2019
FarBanca S.p.A.
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Sommario
Introduzione 4
Obiettivi e politiche di gestione del rischio (art. 435 CRR) 6
 Propensione al rischio 6
 Sistema dei controlli interni 7
 Whistleblowing 8
 Perimetro dei rischi 9
 Dispositivi di governo societario 24
Ambito di applicazione (art. 436 CRR) 30
Fondi Propri (art. 437 CRR) 31
Requisiti di capitale (art. 438 CRR) 39
Esposizione al rischio di controparte (art. 439 CRR) 42
Rischio di credito: informazioni generali e rettifiche (art. 442 CRR) 43
Attività vincolate e non vincolate (art. 443 CRR) 54
Uso delle ECAI (art. 444 CRR) 56
Esposizione al rischio di mercato (art. 445 CRR) 57
Rischio operativo (art. 446 CRR) 58
Esposizioni in strumenti di capitale non incluse nel portafoglio di negoziazione (art. 447 CRR) 59
Esposizione al rischio di tasso d’interesse su posizioni non incluse nel portafoglio di negoziazione (art. 448 CRR) 60
Esposizione in posizioni verso la cartolarizzazione (art. 449 CRR) 62
Politiche di remunerazione (art. 450 CRR) 65
Leva finanziaria (art. 451 CRR) 82
Tecniche di attenuazione del rischio di credito (art. 453 CRR) 86
Adeguatezza delle misure di gestione dei rischi e raccordo tra il profilo di rischio complessivo e la strategia aziendale (art.
435 CRR, comma 1, lettere e) ed f)) 89
Dichiarazione dell'Amministratore Delegato ai sensi dell’art. 435 lettera e) ed f) del Regolamento (UE) n. 575/2013 90

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Introduzione
A partire dal 1° gennaio 2014 sono operative le disposizioni di Vigilanza prudenziale applicabili alle banche e
ai gruppi bancari finalizzate ad adeguare la normativa nazionale alle novità intervenute nel quadro
regolamentare internazionale con particolare riguardo al nuovo assetto normativo e istituzionale della
vigilanza bancaria dell’Unione Europea.
Il framework normativo europeo di riferimento è rappresentato in particolare da:
 - Regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013, cd. CRR;
 - Direttiva 2013/36/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013, cd CRD IV.
Il quadro normativo si completa con le misure di esecuzione, contenute in norme tecniche di regolamentazione
o di attuazione (Regulatory Technical Standard – RTS e Implementing Technical Standard – ITS), adottate dalla
Commissione Europea su proposta delle Autorità europee di vigilanza.
In ambito nazionale la disciplina armonizzata è stata recepita ed integrata dalla Banca d’Italia mediante la
Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013 – Disposizioni di Vigilanza per le Banche.
Il framework regolamentare di Basilea 3 è funzionale a rafforzare la capacità delle banche di assorbire shock
derivanti da tensioni finanziarie ed economiche, indipendentemente dalla loro origine, a migliorare la gestione
del rischio e la governance, nonché a rafforzare la trasparenza e l’informativa delle banche, tenendo conto
degli insegnamenti della crisi finanziaria.
L’impianto complessivo del Comitato di Basilea ha mantenuto l’approccio basato su tre Pilastri che era alla
base del precedente accordo sul capitale noto come “Basilea2”, integrandolo e rafforzandolo con misure che
accrescono quantità e qualità della dotazione di capitale degli intermediari ed introducono strumenti di
vigilanza anticiclici, norme sulla gestione del rischio di liquidità e sul contenimento della leva finanziaria.
In particolare, lo scopo del Terzo Pilastro è quello di integrare i requisiti patrimoniali minimi (Primo Pilastro)
e il processo di controllo prudenziale (Secondo Pilastro), attraverso l’individuazione di un insieme di requisiti
di trasparenza informativa che consentano agli operatori del mercato di disporre di informazioni rilevanti,
complete e affidabili circa l’adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei
sistemi preposti all’identificazione, misurazione e gestione di tali rischi.
L’Informativa al Pubblico da parte degli enti (cd. Pillar 3) è disciplinata direttamente:
 - dal CRR, Parte Otto e Parte Dieci, Titolo I, Capo 3;
 - dai regolamenti della Commissione Europea recanti le norme tecniche di regolamentazione o di
 attuazione per disciplinare:
 o i modelli uniformi per la pubblicazione delle informazioni riguardanti i Fondi Propri;
 o i modelli uniformi per la pubblicazione delle informazioni riguardanti i Fondi Propri nel
 periodo transitorio;
 o gli obblighi di informativa in materia di riserve di capitale;
 o i modelli uniformi per la pubblicazione delle informazioni riguardanti gli indicatori di
 importanza sistemica;
 o l’informativa concernente le attività di bilancio prive di vincoli;
 o i modelli uniformi per la pubblicazione delle informazioni riguardanti la leva finanziaria;
 - dagli orientamenti pubblicati dall’Autorità Bancaria Europea (EBA) in materia di:
 o informativa sulle attività impegnate e non impegnate (EBA/GL/2014/03);
 o obblighi di informativa ai sensi della Parte Otto del CRR (EBA/GL/2016/11, versione 2);
 o rilevanza, esclusività e riservatezza e frequenza dell’informativa (EBA/GL/2014/14).

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o informativa relativa al coefficiente di copertura della liquidità, a integrazione dell’informativa
 sulla gestione del rischio di liquidità ai sensi dell’articolo 435 del CRR (EBA/GL/2017/01);
 o informativa uniforme relativa alle disposizioni transitorie per l’attenuazione dell’impatto
 dell’IFRS 9 sui fondi propri ai sensi dell’art. 473-bis del CRR (EBA/GL/2018/01);
 o informativa sulle esposizioni deteriorate e oggetto di misure di concessione
 (EBA/GL/2018/10).
Il presente documento, denominato “Informativa al Pubblico al 31 dicembre 2019”, è redatto da FarBanca
S.p.A. su base individuale. Il documento è reso disponibile, congiuntamente al Bilancio al 31 dicembre 2019,
mediante pubblicazione sul sito internet della Banca (www.farbanca.it).
L’Informativa al Pubblico è redatta ai sensi del Regolamento UE n. 575/2013, cd. CRR, Parte Otto e Parte Dieci,
Titolo I, Capo 3.
Le informazioni riportate sono sia di natura qualitativa sia quantitativa e sono strutturate in modo tale da
fornire una panoramica più completa possibile in merito ai rischi assunti, alle caratteristiche dei relativi sistemi
di gestione e controllo e all’adeguatezza patrimoniale della Banca.
Si precisa che non sono applicabili i seguenti articoli del Regolamento (UE) n.575/2013 (CRR):
 - 440 (Riserve di capitale)
 - 441 (Indicatori dell’importanza sistemica a livello mondiale)
 - 445 (Esposizione al rischio di mercato)
 - 452 (Uso del metodo IRB per il rischio di credito)
 - 454 (Uso dei metodi avanzati di misurazione per il rischio operativo)
 - 455 (Uso di modelli interni per il rischio di mercato).

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Obiettivi e politiche di gestione del rischio (art. 435 CRR)
FarBanca ha definito proprie politiche di governo, assunzione, controllo e monitoraggio dei rischi,
disciplinando il processo di gestione e controllo finalizzato a fronteggiare i rischi cui la Banca è o potrebbe
essere esposta, nonché i ruoli e le responsabilità degli Organi e delle Funzioni aziendali coinvolte in tali
processi.
In tale ambito, per assicurare il raggiungimento degli obiettivi strategici ed operativi definiti, la Banca ha
definito il proprio sistema di controlli interni quale elemento fondamentale del complessivo sistema di
governo dei rischi, al fine di garantire che l’attività aziendale sia in linea con le strategie e le politiche aziendali
e improntata a canoni di sana e prudente gestione.

Propensione al rischio
Nell’ambito del Risk Appetite Framework (RAF), la Banca procede alla definizione dei propri obiettivi di rischio,
in coerenza con il business model e gli indirizzi strategici. Ciò rappresenta una condizione essenziale per la
determinazione di una politica di governo dei rischi e dei processi di gestione dei rischi improntata ai principi
della sana e prudente gestione aziendale. Le decisioni strategiche in materia di gestione del rischio sono
rimesse agli Organi aziendali della Banca, tenendo conto delle specifiche operatività e dei connessi profili di
rischio, in modo da realizzare una politica di gestione dei rischi integrata e coerente.
Per ciascuno degli indicatori definiti in ambito RAF, la Banca procede all’individuazione, ove opportuno, dei
seguenti livelli:
 - Risk Appetite: il livello di rischio target (complessivo o per tipologia) che la Banca intende assumere
 per il perseguimento dei propri obiettivi strategici;
 - Risk Tolerance: la devianza massima dal target consentita; è fissata in modo da assicurare alla banca
 margini sufficienti per operare anche in condizioni di stress, entro il massimo rischio assumibile (Risk
 capacity);
 - Early Warning: soglia intermedia tra la Risk Tolerance e la Risk Capacity;
 - Risk Capacity: soglia che identifica il livello massimo di rischio assumibile in coerenza con i requisiti
 regolamentari applicabili alla Banca e/o valutazioni di natura gestionale.
Il profilo di rischio effettivo assunto e misurato (Risk Profile) può collocarsi al di sopra o al di sotto dei diversi
livelli di rischio identificati nel Risk Appetite Framework. Nel caso in cui il Risk Profile superi i livelli definiti,
sono attivati processi di escalation che coinvolgono gli Organi aziendali.
Il RAF, in coerenza con la normativa esterna di riferimento, è fondato sui seguenti principi:
 - principio di pervasività dell’applicazione del modello alle unità organizzative e agli Organi di
 governo della Banca;
 - principio di proporzionalità nell’applicazione delle norme in funzione delle caratteristiche
 dimensionali e operative della Banca;
 - principio di gradualità, inteso come flessibilità dell’articolazione nel tempo, dell’accesso a
 metodologie e processi progressivamente più avanzati.
Al fine di declinare le metriche in termini di Risk Appetite, Tolerance e Capacity, annualmente viene predisposto
il Risk Appetite Statement (di seguito anche “RAS”), contenente la valorizzazione numerica delle metriche che
si è deciso di monitorare. Il Risk Appetite Statement è definito, in concomitanza con la definizione del Piano
Industriale ovvero dei piani operativi o di budget annuali, dalla Funzione Risk Management, con il supporto
dell’Area Bilancio e Pianificazione. La Banca identifica inoltre degli indicatori di rischio in funzione dei quali
vengono fissati dei limiti di rischio e limiti operativi volti a monitorare l’andamento dell’operatività aziendale.
I valori obiettivo del RAS 2019 sono stati sottoposti a monitoraggio dalla Funzione Risk Management nella
reportistica trimestrale sui rischi.

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Sistema dei controlli interni
Le politiche di gestione dei rischi sono basate su un Sistema di Controlli Interni (altresì detto “SCI”) costituito
dall’insieme delle regole, delle procedure e delle strutture organizzative che mirano ad assicurare il rispetto
delle strategie aziendali e il conseguimento dell’efficacia ed efficienza dei processi aziendali, la salvaguardia
del valore delle attività e la protezione dalle perdite, l’affidabilità e integrità delle informazioni contabili e
gestionali, la conformità delle operazioni con la legge, la normativa di vigilanza, le disposizioni interne
dell’intermediario.
La vigente normativa definisce il Sistema dei Controlli Interni come un elemento fondamentale del
complessivo sistema di governo delle banche; esso assicura che l’attività sia svolta in coerenza con le strategie
e le politiche aziendali e sia improntata a canoni di sana e prudente gestione.
La struttura dei Controlli Interni si articola sui seguenti tre livelli:
 - Controlli di linea;
 - Controlli sulla gestione dei rischi;
 - Attività di revisione interna.
Controlli di linea
I controlli di linea sono finalizzati ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni, attraverso
l’effettuazione di un controllo avente natura di verifica sul regolare svolgimento dei processi. Essi sono
effettuati dalle stesse strutture operative (es. controlli di tipo gerarchico, sistematici e a campione), anche
attraverso diverse unità che riportano ai responsabili delle strutture operative, ovvero eseguiti nell’ambito del
back office; per quanto possibile, essi sono incorporati nelle procedure informatiche.
I controlli di linea, siano essi effettuati da persone o da procedure informatiche, possono essere ulteriormente
distinti in:
 - Controlli di linea di prima istanza: quando sono svolti direttamente da chi mette in atto una determinata
 attività o dalle procedure informatiche che supportano tale attività;
 - Controlli di linea di seconda istanza: svolti da chi è estraneo all’operatività ma ha il compito di
 supervisionare la stessa (cosiddetto “risk owner”).
In particolare, questi ultimi si suddividono in:
 - Controlli funzionali: posti in essere da strutture aziendali separate rispetto alle strutture operative;
 includono i controlli eseguiti nell'ambito delle attività specialistiche di back-office;
 - Controlli gerarchici: posti in essere da ruoli aziendali gerarchicamente sovraordinati rispetto a quelli
 responsabili dell’operazione (es. controlli eseguiti dai Responsabili di Rete sull’operatività posta in
 essere dagli operatori, ad essi sottoposti gerarchicamente).
Controlli sulla gestione dei rischi
I controlli sulla gestione dei rischi hanno l’obiettivo di assicurare, tra l’altro:
 - la corretta attuazione del processo di gestione dei rischi;
 - il rispetto dei limiti operativi assegnati alle varie Funzioni;
 - la conformità dell’operatività aziendale con le norme.
Le Funzioni preposte a tali controlli sono distinte da quelle produttive; esse concorrono alla definizione delle
politiche di governo dei rischi e del processo di gestione dei rischi.
Nello specifico tali controlli vengono effettuati dalle Funzioni aziendali di Controllo di II livello (Compliance,
Risk Management e Antiriciclaggio), cosi come definite dalle Autorità di Vigilanza. In particolare, con
riferimento alle Funzioni aziendali di controllo sulla gestione dei rischi, si riportano di seguito gli obiettivi dei
controlli declinati in funzione delle strutture aziendali preposte all’esecuzione degli stessi:

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- concorrere alla definizione delle metodologie di misurazione del rischio, verificare il rispetto dei limiti
 assegnati alle varie funzioni operative e controllare la coerenza dell'operatività delle singole aree
 produttive con gli obiettivi di rischio/rendimento assegnati - Funzione di Risk Management;
 - concorrere alla definizione delle metodologie di misurazione/valutazione del rischio di non
 conformità alle norme, verificando che i processi aziendali siano idonei a prevenire la violazione delle
 norme di eteroregolamentazione (leggi, regolamenti, ecc.) e di autoregolamentazione (codici di
 condotta, codici etici, ecc.) - Funzioni di Compliance;
 - concorrere alla prevenzione dei rischi connessi all’uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio
 dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo, ai sensi della normativa di
 riferimento (D.Lgs. 231/07 e s.m.i.) - Funzione di Antiriciclaggio.
In data 26/10/2017 il Consiglio di Amministrazione di FarBanca ha deliberato l’affidamento in outsourcing
della Funzione Risk Management e della Funzione Compliance – in precedenza esternalizzate alla ex
Capogruppo Banca Popolare di Vicenza – alla società Grant Thornton Consultants Srl, a far data dal 1/1/2018,
subordinatamente al completamento del processo autorizzativo da parte di Banca d’Italia, in linea con le
Disposizioni di Vigilanza per le Banche in materia di sistema dei controlli interni. Successivamente, da gennaio
2018 è stato attribuito il ruolo di referente interno per le funzioni Risk Management e Compliance esternalizzate
ad una risorsa interna dedicata neo inserita, alla quale è stata assegnata anche il ruolo di Responsabile della
Funzione Antiriciclaggio.
Revisione interna
L’attività di revisione interna (“Internal Audit”) è volta ad individuare violazioni delle procedure e della
regolamentazione, nonché a valutare periodicamente la completezza, la funzionalità, l’adeguatezza (in termini
di efficienza ed efficacia) e l’affidabilità del Sistema dei Controlli Interni. L’attività è finalizzata, inoltre, a
portare all’attenzione degli Organi aziendali i possibili miglioramenti, con particolare riferimento alle politiche
di governo dei rischi, al processo di gestione dei rischi, nonché agli strumenti di misurazione e controllo degli
stessi. Sulla base dei risultati dei propri controlli la Funzione Internal Audit formula delle richieste di intervento
alle strutture aziendali.
Alla funzione di Internal Audit compete anche la verifica periodica sull’adeguatezza ed efficacia delle Funzioni
Aziendali di controllo di secondo livello, sull’adeguatezza e rispondenza del sistema di gestione e controllo
dei rischi, ivi compresa la valutazione dell’efficacia del processo di definizione del Risk Appetite Framework
(RAF), sull’adeguatezza dei processi di Internal Capital Adequacy Assessment Process (ICAAP) e dei processi di
governo e gestione del rischio di liquidità (ILAAP) ai requisiti stabiliti dalla normativa, sulla rispondenza delle
prassi di remunerazione e incentivazione rispetto alle disposizioni vigenti e alle politiche deliberate dal
Consiglio d’Amministrazione.
In data 26/10/2017, il Consiglio di Amministrazione di Farbanca ha deliberato l’affidamento in outsourcing
dell’attività di controllo di terzo livello – in precedenza esternalizzata alla ex Capogruppo Banca Popolare di
Vicenza – alla società Deloitte Risk Advisory S.r.l., a far data dal 1/1/2018, subordinatamente al completamento
del processo autorizzativo da parte di Banca d’Italia, in linea con le Disposizioni di Vigilanza per le Banche in
materia di sistema dei controlli interni. Contestualmente è stato attribuito il ruolo di referente interno per la
funzione Internal Audit esternalizzata ad un Consigliere di Amministrazione indipendente.

Whistleblowing
Dal 1° gennaio 2016, come previsto dalla Circ. Banca d’Italia 285/2013, è stato attivato un sistema interno di
segnalazione delle violazioni (cosiddetto Whistleblowing). Il Responsabile del Sistema Interno di Segnalazione
è il Collegio Sindacale, che:
  assicura il corretto svolgimento del procedimento di segnalazione delle violazioni;
  riferisce direttamente e senza indugio alle funzioni o organi aziendali competenti le informazioni
 oggetto di segnalazione, ove rilevanti;

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 procede all’archiviazione delle segnalazioni ritenute infondate o non rilevanti;
  redige una relazione annuale sul corretto funzionamento del Sistema Interno di Segnalazione.
Al fine di garantire indipendenza e imparzialità di giudizio, la Banca - qualora la segnalazione riguardi un
soggetto appartenente al Consiglio di Amministrazione - ha previsto l’istituzione di un canale alternativo
individuato nel membro del Consiglio di amministrazione nominato Referente esterno della funzione
esternalizzata di Internal Audit.
Nel corso del 2019 non sono pervenute segnalazioni.

Perimetro dei rischi
La Banca, in linea con le Disposizioni di Vigilanza, ha identificato, valutato e gestito le seguenti tipologie di
rischio:
 - Rischi creditizi: rischio di credito e di controparte, di concentrazione, residuo, paese, di trasferimento e
 rischi connessi alle attività di rischio nei confronti dei Soggetti Collegati;
 - Rischi finanziari: rischio di mercato, base, di regolamento delle transazioni in cambi, di controparte, di
 tasso d’interesse sul banking book, di liquidità, di leva finanziaria eccessiva;
 - Rischio operativo e informatico;
 - Altri rischi: rischio strategico, reputazionale, derivante da cartolarizzazione, derivante da operatività
 con soggetti correlati, di riciclaggio.
Nell’ambito del RAF, la Banca ha definito, per tali profili di rischio, ove rilevanti, dei limiti di Risk Capacity
sulla base dei requisiti regolamentari e/o di valutazioni gestionali, in aggiunta ai limiti di Risk Tolerance definiti
attraverso la conduzione di prove di stress. Gli esiti delle attività di monitoraggio circa l’esposizione della
Banca ai diversi profili di rischio sono stati portati all’attenzione degli Organi aziendali attraverso apposita
reportistica.
Nell’ambito dei processi ICAAP e ILAAP, la Banca ha effettuato una attività di mappatura dei rischi che ha
individuato le seguenti tipologie di rischi rilevanti: credito, operativo, concentrazione, tasso d’interesse sul
banking book, liquidità, residuo, da cartolarizzazione, strategico, reputazionale, connesso con l’operatività verso
soggetti correlati, leva finanziaria eccessiva, informatico, compliance, riciclaggio.
Su tali rischi è stata condotta l’attività di gestione e monitoraggio e l’attività di reporting a cura della Funzione
Risk Management.

Rischi creditizi: credito, concentrazione e altri rischi di esposizione
Strategie e processi per la gestione del rischio
La Banca assume come definizione generale del Rischio di Credito il “Rischio che si generi una riduzione del
valore di un’esposizione creditizia in corrispondenza di un peggioramento inatteso del merito creditizio del
prenditore, tra cui l'incapacità manifesta di adempiere in tutto o in parte alle sue obbligazioni contrattuali”.
Allo stesso tempo, la Banca assume come definizione generale del Rischio di Controparte il “rischio che la
controparte di un’operazione finanziaria risulti inadempiente prima del regolamento definitivo dei flussi
finanziari dell'operazione stessa”.
Con riferimento al rischio di concentrazione, esso è definito come il “rischio derivante da esposizioni verso
controparti, gruppi di controparti connesse e controparti del medesimo settore economico o che esercitano la
stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica”.
L’attività creditizia di FarBanca è rivolta principalmente al finanziamento ed al servizio del mondo della
Farmacia e della Sanità. A partire da questa funzione prioritaria e strategica, è aperta ad un'operatività
completa anche verso imprese di altri settori e verso i privati in genere, senza perdere mai di vista, in ogni
caso, la propria origine e la propria mission.

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Di riflesso, gli impieghi verso clientela sono diretti soprattutto verso le farmacie, mentre la parte restante
include altri operatori che, in ogni caso, sono prevalentemente legati al mondo della farmacia e della sanità
(società di distribuzione farmaci, laboratori analisi, case di cura, studi medici, professionisti, cooperative e
società immobiliari e finanziarie).
In quest’ambito l’attività creditizia si basa su strumenti tradizionali e non contempla operatività in prodotti
finanziari innovativi o complessi.
Al fine di mantenere una corretta e prudente gestione del credito, in conformità altresì alle Istruzioni di
Vigilanza, sono stati attivati idonei sistemi di rilevazione, misurazione e controllo dei rischi, parte integrante
del Sistema dei Controlli Interni precedentemente descritto.
L’attività di assunzione dei rischi creditizi fa riferimento al Regolamento in materia di gestione del credito,
nonché delle specificità del business e delle dimensioni di Farbanca S.p.A.
I poteri di erogazione del credito sono articolati su più livelli, e cioè il Responsabile di filiale, il Responsabile
crediti, il Vice-Direttore Generale, l’Amministratore Delegato, il Comitato Crediti e il Consiglio di
Amministrazione. La delega dei poteri di erogazione del credito è oggetto di delibera da parte del Consiglio
di Amministrazione, il quale periodicamente viene informato sull’esercizio delle deleghe.
Il monitoraggio dei crediti in essere è affidato ai gestori della posizione e all’Ufficio Monitoraggio Crediti,
Reporting e NPLs, supportati dalle segnalazioni operative e delle procedure. La Funzione Risk Management
effettua un monitoraggio del credito su base trimestrale, presentando apposita reportistica al Consiglio di
Amministrazione. Periodicamente la Funzione Internal Audit svolge delle verifiche sul processo del credito.
Il vigente regolamento del credito prevede il rispetto dei limiti regolamentari alle Grandi Esposizioni, definiti
dal Reg. (UE) 575/2013 (CRR). Inoltre, il regolamento Risk Appetite Framework e Operazioni di Maggior Rilievo
(Allegato n. 8 al Resoconto) qualifica come “Operazione di Maggior Rilievo” le operazioni di impiego verso la
clientela con riferimento a qualsiasi forma tecnica “Qualora il valore nominale dell’operazione sia maggiore o
uguale a 5,5 milioni di euro. Il limite si intende riferito ad una singola controparte oppure alla sommatoria di
più richieste contestuali di singole controparti appartenenti ad un gruppo di rischio. […] La sommatoria degli
accordati verso controparti (singole o connesse) maggiori di 5,5 mln di euro, tenuto conto dell’effetto di
attenuazione del rischio di credito, deve essere contenuta nel limite del 5% calcolato sul totale fidi della banca
(con esclusione delle posizioni verso banche, intermediari vigilati, assicurazioni e sofferenze)”. Con riguardo
alle Operazioni di Maggior Rilievo la normativa interna della Banca prevede il vaglio preventivo (obbligatorio)
della Funzione Risk Management.
A supporto del controllo del rischio, e per verificare che il livello di esposizione al rischio misurato ex post sia
conforme al livello stabilito ex ante dalle politiche, la Funzione di Risk Management misura con frequenza
trimestrale l’esposizione della Banca al rischio di concentrazione, declinato nella duplice componente di
rischio single-name e geo-settoriale.
La Banca, ai fini della determinazione del capitale interno a fronte del rischio di concentrazione per singole
controparti o gruppi di controparti connesse, ha scelto di utilizzare l’algoritmo semplificato per la
determinazione del Granularity Adjustment attraverso l’indice di Herfindhal, secondo la metodologia
dell’Allegato B al Titolo III della Circolare 285/2013 della Banca d’Italia.
La Banca utilizza, inoltre, il modello sviluppato dall’ABI per la determinazione del rischio di concentrazione
geo-settoriale, da ultimo aggiornato nel mese di marzo 2020. Tale metodologia consente, sulla base del
confronto tra i dati di benchmark nazionale e i dati sulla distribuzione settoriale del portafoglio creditizio di
FarBanca, di determinare il capitale interno di II pilastro a copertura del rischio di un’elevata concentrazione
del portafoglio clienti.
La Funzione Risk Management verifica trimestralmente il rispetto dei limiti regolamentari alle Grandi
Esposizioni, monitora i principali gruppi di clienti connessi ed esprime un parere preventivo su tutte le
Operazioni a Maggior Rilievo.
Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio, comprese informazioni sui
suoi poteri e sul suo status, o altri dispositivi rilevanti

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Le attività e gli strumenti di controllo del rischio di credito sono definite nel più generale Sistema dei Controlli
Interni. Esso si basa su processi “ideali”, rispetto ai quali effettuare i diversi controlli. In sintesi, a meno dei
controlli di revisione interna, sono effettuati:
 - Controlli di linea, in capo all’Area Crediti:
 o controlli automatici legati agli sconfinamenti;
 o controlli periodici legati all’andamento del portafoglio crediti;
 - Controlli sulla gestione dei rischi, in capo alla Funzione Risk Management:
 o controlli statistici legati all’andamento del portafoglio crediti;
 o controlli specifici su singole esposizioni deteriorate;
 o controlli sulle esposizioni oggetto di misure di concessione (forbearance)
 o controlli sulla congruità degli accantonamenti;
 o controlli sull’adeguatezza delle procedure di recupero;
 o controlli a campione di rispetto alla normativa interna (con il supporto della Funzione
 Compliance);
 o controlli sui limiti operativi;
 o controllo dei limiti legati alle disposizioni di vigilanza (operatività verso soci e territoriale);
 o controlli sulle Operazioni di Maggior Rilievo (OMR);
 o controlli sulla concentrazione del portafoglio creditizio e sui principali gruppi di clienti
 connessi;
 o controlli sulla frequenza di aggiornamento delle perizie immobiliari.
 - Controlli di III livello, effettuati dalla Funzione Internal Audit che espleta il suo mandato con ispezioni
 dirette e controlli a distanza, mirati alla verifica della qualità del credito e della consapevolezza
 decisionale delle competenti Funzioni preposte alla concessione e gestione del credito stesso.
Ambito di applicazione e natura dei sistemi di segnalazione e misurazione del rischio
Con riferimento al rischio di credito e di controparte, la normativa interna adottata dalla Banca prevede la
produzione di specifici report periodici volti a richiamare l’attenzione degli organi societari e delle Unità
Organizzative su specifici fenomeni da monitorare e sui valori di specifiche grandezze aggregate.
In particolare, la Funzione Risk Management svolge con cadenza trimestrale un’attività di monitoraggio del
rischio di credito, trasmettendo le risultanze dell’analisi al Referente interno della Funzione Risk Management,
al Comitato Rischi e al Consiglio di Amministrazione.
La misurazione del rischio di credito avviene mediante la quantificazione del requisito patrimoniale secondo
il metodo standardizzato, coerentemente con la disciplina applicabile alle banche di Classe 3 ai fini ICAAP.
Il monitoraggio del rischio di credito e degli altri rischi di esposizione della Banca si basa:
 - sulla definizione di un sistema di deleghe coerenti con le metriche di RAF e, ove significativi, con gli
 altri indicatori di rischio;
 - sulla definizione, nell’ambito delle autonomie deliberative in materia creditizia, di limiti operativi (con
 specifico riferimento al rischio di concentrazione);
 - sul controllo del rispetto dei livelli di Risk Appetite, Tolerance e Capacity degli indicatori RAF inerenti
 al rischio di credito e delle deleghe e sulla definizione delle connesse procedure di escalation nel caso
 di sforamento;

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- sull’analisi del portafoglio crediti e la produzione di reportistica indirizzata agli Organi e alle Funzioni
 aziendali;
 - sull’analisi di singole esposizioni anomale;
 - sulla congruità degli accantonamenti effettuati;
 - sull’adeguatezza delle procedure di recupero;
 - sulla frequenza di aggiornamento delle perizie immobiliari.
La valutazione dei rischi di esposizione creditizia è svolta anche attraverso l’utilizzo di indicatori di
composizione e qualità del portafoglio creditizio che permettano di identificare eventuali situazioni di
squilibrio in termini di esposizione ai rischi.
I principali indicatori, identificati in coerenza con le metriche di RAF adottate per l’esercizio 2019, sono:
 - NPL ratio;
 - il tasso di crescita dei crediti deteriorati lordi;
 - il coverage ratio dei crediti in default;
 - il Texas ratio;
 - il tasso di perdita attesa sui crediti in bonis;
 - il livello di concentrazione single name.
Per quanto riguarda il rischio di controparte, l’esposizione a tale categoria di rischio origina principalmente
dalla sottoscrizione di un contratto di pronti contro termine di impiego (PCT attivo). La responsabilità della
definizione delle linee guida di gestione del rischio è in capo al Consiglio di Amministrazione.
Con riferimento al rischio di concentrazione, il vigente “Regolamento Risk Appetite Framework e Operazioni di
Maggior Rilievo” prevede, in aggiunta ai limiti regolamentari delle Grandi Esposizioni (cfr. art. 395 e sgg. del
CRR), la delibera del Consiglio di Amministrazione per tutte le operazioni di finanziamento che determinano
un valore complessivo dell’esposizione verso gruppi di clienti connessi superiore ai 5,5 milioni di euro, con il
vaglio preventivo della Funzione Risk Management.
Inoltre, il suddetto Regolamento stabilisce che la sommatoria degli accordati verso controparti (singole o
connesse) maggiori di 5,5 mln di euro, tenuto conto dell’effetto di attenuazione del rischio di credito, deve
essere contenuta nel limite del 5% calcolato sul totale fidi della banca (con esclusione delle posizioni verso
banche, intermediari vigilati, assicurazioni e sofferenze).
Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la sorveglianza continuativa
sulla loro efficacia
Il rischio di credito viene mitigato quando opportuno con l’acquisizione di ipoteche o garanzie individuali. Il
Regolamento in materia di gestione del credito disciplina le modalità con cui l’Ufficio Monitoraggio Credito,
Reporting e Gestione NPLs gestisce le garanzie sui crediti deteriorati.
Con riferimento alle tecniche di attenuazione del rischio di credito si rinvia al contenuto dell’apposita sezione
“Tecniche di attenuazione del rischio di credito (art. 453 CRR)”.

Rischio di tasso d’interesse sul banking book
Strategie e processi per la gestione del rischio
La Banca assume come definizione generale del Rischio di Tasso di interesse sul Banking Book il “rischio, per
attività diverse dalla negoziazione, derivante da variazioni potenziali dei tassi di interesse”. Tale profilo di
rischio deriva dai seguenti fattori:
 - potenziale disallineamento dei tassi di interesse;

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- potenziale disallineamento delle scadenze.
Il portafoglio bancario è costituito dal complesso delle posizioni diverse da quelle ricomprese nel portafoglio
di negoziazione ai fini di vigilanza.
Il rischio di tasso di interesse sostenuto dalla Banca relativamente al portafoglio bancario deriva
principalmente dall’attività di trasformazione delle scadenze. In particolare, è generato dallo sbilancio tra
poste dell’attivo fruttifero e del passivo oneroso in termini di masse, scadenze e tassi.
Nella gestione del rischio di tasso d’interesse del banking book, la Banca mira a garantire che le scelte di business
effettuate presentino livelli di rischio commisurati ai limiti approvati dal Consiglio di Amministrazione
all’interno del RAF. A tal riguardo, un rigoroso monitoraggio dei limiti di rischio risulta propedeutico ad
individuare eventuali necessità di modifica delle strategie qualora la crescita dei tassi d’interesse sia superiore
a quella attesa ovvero le scelte di business veicolino un grado di rischio eccessivo.
La responsabilità delle linee guida di gestione del rischio di tasso è in capo al Consiglio di Amministrazione
di FarBanca. La Funzione Risk Management supporta il processo strategico e operativo di gestione del rischio,
effettuando le analisi necessarie a verificare ex–ante l’efficacia delle operazioni per la gestione del rischio di
tasso.
L’Area Bilancio e Pianificazione ha la responsabilità diretta della gestione operativa del rischio tasso entro le
indicazioni fornite dal CdA. In particolare:
 - collabora con l’Amministratore Delegato, sentita la Funzione Risk Management, ai fini della
 determinazione delle nuove strutture di indicizzazione dei tassi di interesse per i prodotti commerciali
 di raccolta / impiego, che sono poi comunicate alle Funzioni aziendali competenti;
 - pone in essere le operazioni per la copertura delle poste patrimoniali attive / passive di breve termine;
 - elabora/propone nuove operazioni di copertura delle poste patrimoniali attive/passive.
Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio
A supporto del controllo del rischio, e per verificare che il livello di esposizione al rischio misurato ex post sia
conforme al livello stabilito ex ante dalle politiche, la Banca ha individuato specifiche attività di monitoraggio
periodico mediante indicatori operativi da parte della Funzione di Risk Management che svolgono una
funzione di analisi predittiva circa l’andamento del profilo di rischio in esame.
In particolare, la Banca utilizza la suite Ermas, fornita da Prometeia S.p.A., per il calcolo del rischio di tasso
d’interesse secondo le seguenti metodologie:
 - algoritmo semplificato dell’Allegato C al Titolo III della Circolare n. 285/2013 della Banca d’Italia;
 - metodologia dei percentili;
 - delta margine d’interesse.
Ambito di applicazione e natura dei sistemi di segnalazione e misurazione del rischio
Le metodologie di Asset & Liability Management adottate dalla Banca rispondono prevalentemente all’esigenza
di monitorare l’esposizione al rischio tasso di tutte le poste attive fruttifere e passive onerose al variare delle
condizioni di mercato. È prevista la produzione di una reportistica con frequenza trimestrale, finalizzata
all’analisi dell’esposizione al rischio sia del margine di interesse sia del valore economico del banking book.
Le analisi effettuate sono di carattere statico, ed escludono quindi ipotesi sulle variazioni future della struttura
patrimoniale in termini di volumi e di mix di prodotto.
Il rischio cui è soggetta la Banca nel caso di una variazione delle curve dei tassi di interesse è monitorato
tramite l’applicativo ALMPro ERMAS, strumento di ALM che consente di misurare in condizioni “statiche”
gli impatti sul margine finanziario e sul valore patrimoniale legati ad una variazione dei tassi di interesse.
Politiche di copertura e di attenuazione del rischio

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Subordinatamente al parere positivo del Consiglio di Amministrazione, la Banca può negoziare operazioni
volte alla copertura del rischio tasso.

Rischio di liquidità
Strategie e processi per la gestione del rischio
Il rischio di liquidità è definito come il rischio che la Banca non sia in grado di fare fronte ai propri impegni di
pagamento per l'incapacità sia di reperire fondi sul mercato (funding liquidity risk) sia di smobilizzare i propri
attivi (market liquidity risk).
Con l’adozione delle Politiche di gestione del rischio di liquidità la Banca ha disciplinato il processo di gestione
del rischio di liquidità, coerentemente con i principi generali e le scelte strategiche adottate, in particolare
nell’ambito del processo di risk appetite e di pianificazione.
Il modello di gestione del rischio di liquidità della Banca si pone i seguenti obiettivi:
 - consentire alla Banca di essere solvibile in condizioni sia di “normale corso degli affari”, sia di crisi di
 liquidità;
 - assicurare costantemente la detenzione di un ammontare di disponibilità liquide adeguato in
 relazione agli obiettivi e limiti definiti;
 - assicurare la conformità, secondo il principio di proporzionalità, del sistema di governo e di gestione
 del rischio di liquidità con le disposizioni di vigilanza prudenziale in materia.
Il perseguimento di tali obiettivi avviene attraverso la definizione e l’attivazione del processo di gestione del
rischio di liquidità della Banca basato sulle seguenti prescrizioni:
 - separazione dei ruoli e delle responsabilità tra le unità aziendali con funzioni di gestione della
 liquidità e le unità con funzioni di controllo del rischio di liquidità;
 - condivisione delle decisioni e chiarezza delle responsabilità tra organi direttivi, di controllo ed
 operativi;
 - mantenimento di un livello di disponibilità liquide adeguato, ossia tale da consentire l’operatività
 ordinaria nonché di fronteggiare situazioni di stress;
 - politiche di liquidità differenziate per la liquidità di breve termine e per la liquidità strutturale;
 - esecuzione periodica di prove di stress;
 - predisposizione del piano di funding secondo criteri conservativi e coerentemente con i vincoli
 regolamentari e le previsioni di crescita della Banca stabilite nel budget e nel piano operativo;
 - definizione dei criteri per la predisposizione del piano di ripristino della conformità alle prescrizioni
 regolamentari qualora la Banca non rispetti i requisiti quantitativi minimi in materia di liquidità;
 - predisposizione del Contingency Funding and Recovery Plan, in cui sono definite le strategie, nonché le
 procedure organizzative ed operative per la gestione delle situazioni di emergenza;
 - esistenza e mantenimento di un sistema informativo adeguato alla gestione del rischio di liquidità.
La gestione della liquidità a breve termine persegue l’obiettivo di assicurare alla Banca la capacità di far fronte
agli impegni di pagamento quotidiani, previsti ed imprevisti, e di operare con una prudenziale Posizione
finanziaria netta a breve termine (fino a 12 mesi). Il mantenimento di uno sbilancio sostenibile tra flussi di
cassa in entrata ed in uscita nel perimetro temporale considerato costituisce una condizione essenziale per la
ordinaria continuità operativa della Banca. Le tipiche azioni svolte a tal fine prevedono:
 - la gestione della posizione di tesoreria della Banca che ricomprende il monitoraggio giornaliero della
 posizione stessa e la gestione ed il monitoraggio della riserva obbligatoria;

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- l’esecuzione delle operazioni di approvvigionamento di fondi, garantite e non, per far fronte agli
 impegni di pagamento della Banca oppure le operazioni di impiego delle eccedenze di liquidità sul
 mercato monetario;
 - la verifica della consistenza e del grado di utilizzo delle attività immediatamente disponibili;
 - la gestione del collaterale per le operazioni di raccolta garantite;
 - il monitoraggio della quota di attività vincolate;
 - la diversificazione della raccolta;
 - la verifica della complessiva posizione di liquidità operativa e l’esecuzione delle opportune azioni
 correttive volte a ridurre l’esposizione della Banca al rischio di liquidità;
 - la verifica del rispetto dei requisiti generali ed operativi previsti dalle regole prudenziali in materia di
 Requisito di copertura della liquidità (LCR) per l’inclusione delle attività liquide nell’aggregato delle
 Riserve di liquidità.
La gestione della liquidità strutturale è volta ad assicurare l’equilibrio finanziario della struttura per scadenze
sull’orizzonte temporale superiore ai 12 mesi. L’equilibrio finanziario, garantito dal mantenimento di un
adeguato rapporto tra passività ed attività a medio-lungo termine, consente di evitare tensioni sulle fonti,
attuali e prospettiche, a breve termine. Le tipiche azioni svolte a tal fine consistono:
 - nell’incentivare le tipologie di raccolta ritenute maggiormente stabili (come la raccolta verso
 controparti al dettaglio);
 - nell’allungare il profilo delle scadenze delle passività per ridurre le fonti di raccolta meno stabili;
 - nel finanziare la crescita aziendale definendo, nell’ambito della pianificazione finanziaria strategica,
 le scadenze più appropriate delle passività, nonché tenendo conto delle esigenze di rafforzamento
 patrimoniale della Banca;
 - nel conciliare il fabbisogno di raccolta a medio/lungo termine con la necessità di minimizzarne il costo
 e diversificarne le fonti;
 - nella predisposizione del piano di funding1.
Si precisa che, poiché FarBanca non partecipa a sistemi di pagamento, regolamento e compensazione, non è
esposta a rischi di gestione della liquidità infra-giornaliera.
Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio
La Funzione di Risk Management, con il contributo delle altre funzioni aziendali, concorre all’elaborazione
delle proposte relative alla definizione:
 - delle Riserve di liquidità, della Counterbalancing capacity, degli obiettivi e delle soglie di tolleranza al
 rischio di liquidità operativa e strutturale;
 - del Regolamento del processo di gestione del rischio di liquidità, nonché delle loro revisioni
 periodiche;
 - delle metodologie di misurazione e monitoraggio dell’esposizione della Banca al rischio di liquidità
 operativa e strutturale, nonché delle metodologie di esecuzione delle prove di stress e delle relative
 ipotesi sottostanti;
 - dei limiti e delle deleghe operative per la gestione della liquidità, nonché del loro aggiornamento
 periodico;

1Nell’esercizio 2019 FarBanca non ha predisposto un piano di funding, dal momento che esso sarà definito dalla nuova
Capogruppo in seguito al perfezionamento della cessione della partecipazione di controllo attualmente detenuta da Banca
Popolare di Vicenza in LCA.

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- degli indicatori di sorveglianza;
 - delle metriche relative al monitoraggio/controllo dell’asset encumbrance;
 - degli indicatori di allarme utilizzati per l’attivazione del CFRP;
 - congiuntamente all’Area Bilancio e Pianificazione, alla predisposizione del piano di funding per
 l’Amministratore Delegato.
La Funzione di Risk Management verifica costantemente il rispetto del sistema dei limiti operativi e del RAS,
nonché l’adeguatezza delle soglie e dei limiti fissati, tenuto conto anche dei risultati delle prove di stress
definite; verifica l’esposizione della Banca al rischio di liquidità operativa e strutturale e pertanto la
disponibilità di un ammontare di attività liquide, sufficienti ad assicurare la solvibilità nel breve termine, e la
diversificazione delle fonti di finanziamento, nonché, al tempo stesso, il mantenimento di un sostanziale
equilibrio fra le scadenze medie di impieghi e raccolta nel medio e lungo termine. Verifica inoltre:
 - costantemente il rispetto delle soglie di tolleranza al rischio di liquidità, operativa e strutturale, e dei
 rispettivi limiti e obiettivi operativi;
 - l’esposizione della Banca al rischio di liquidità operativa e strutturale;
 - l’adeguatezza delle soglie di tolleranza e dei limiti operativi, tenuto conto anche dei risultati delle
 prove di stress;
 - con cadenza mensile, l’adeguatezza delle Riserve di liquidità e della Counterbalancing capacity (grado
 di liquidabilità e del valore di realizzo delle attività che le compongono);
 - la quota di attività vincolate (asset encumbrance) e il livello della concentrazione della raccolta;
 - l’adeguatezza degli strumenti applicativi, con cadenza annuale;
 - la qualità dei dati utilizzati nella metodologia di misurazione del rischio;
 - la coerenza delle norme interne che riguardano la liquidità e il relativo rischio in relazione
 all’evoluzione del quadro normativo e operativo di riferimento e sottopone all’Amministratore
 Delegato le evidenze delle relative analisi;
 - nel continuo l’adeguatezza del processo di gestione del rischio di liquidità.
Infine, la Funzione di Risk Management:
 - analizza i riflessi sul rischio di liquidità della Banca derivante dai nuovi i prodotti e servizi e
 dall’ingresso in nuovi segmenti operativi e di mercato;
 - effettua, con cadenza almeno trimestrale, le prove di stress definite;
 - predispone per gli organi aziendali e per l’Amministratore Delegato la reportistica con cui vengono
 illustrate le risultanze delle analisi e dei monitoraggi effettuati;
 - elabora con il supporto delle altre funzioni aziendali il piano di ripristino della conformità ai requisiti
 minimi regolamentari sul rischio di liquidità e lo sottopone all’Amministratore Delegato;
 - elabora e trasmette all’Autorità di Vigilanza le informazioni richieste in materia di rischio di liquidità;
 - predispone la Nota Integrativa di bilancio e l’Informativa al Pubblico sul rischio di liquidità.
 - monitora settimanalmente la posizione netta di liquidità della banca ed invia le risultanze di tale
 attività all’Autorità di vigilanza;
 - con il supporto dell’Area Bilancio e Pianificazione, dell’Area Crediti e dell’Area Organizzazione ICT
 e Back Office, verifica regolarmente e aggiorna sulla base delle risultanze dei controlli e delle prove di
 stress il Contingency Funding Plan;
 - in presenza del superamento della Risk Tolerance di uno qualsiasi degli indicatori di liquidità descritti
 nel RAS, informa l’Amministratore Delegato;

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- può richiedere l’attivazione del Contingency Funding Plan anche non in presenza di uno sforamento
 della Risk Tolerance;
 - in caso di dichiarazione dello stato di allerta di liquidità e fino a revoca dello stesso, aggiorna, in
 collaborazione con l’Area Bilancio e Pianificazione, il Consiglio di Amministrazione, ad ogni seduta
 utile, in merito all’evolvere della situazione e allo stato di avanzamento delle iniziative.
Ambito di applicazione e natura dei sistemi di segnalazione e misurazione del rischio
La misurazione e valutazione del rischio di liquidità a breve termine (liquidità operativa) avviene attraverso
la Maturity Ladder Operativa, strumento che consente di valutare gli sbilanci tra flussi di cassa in entrata e in
uscita attesi per ciascuna fascia temporale (liquidity gap puntuali). Gli sbilanci cumulati (liquidity gap cumulati)
permettono di prevedere il fabbisogno di liquidità in corrispondenza delle varie fasce di scadenza, che andrà
colmato tramite operazioni di funding.
La gestione della liquidità di medio-lungo periodo avviene attraverso la Maturity Ladder Strutturale, strumento
che consente di valutare l’equilibrio tra le poste attive e passive attraverso la contrapposizione delle poste
patrimoniali attive e passive non solo in termini di flussi di cassa, ma soprattutto in termini di ratio
patrimoniali. L’obiettivo è quello di garantire il mantenimento di un profilo di liquidità strutturale che sia
sufficientemente equilibrato, ponendo dei vincoli alla possibilità di finanziare attività a medio-lungo termine
con passività aventi una duration non coerente.
Alle sopracitate metriche gestionali, sono affiancati alcuni indicatori di rischio di matrice regolamentare:
  Liquidity Coverage Ratio: segnalato mensilmente a partire da febbraio 2017, su richiesta dell’Autorità di
 Vigilanza;
  Net Stable Funding Ratio: non ancora oggetto di segnalazione, calcolato gestionalmente dal 30.09.2017;
  Segnalazione SFR (Stable Funding Ratio): oggetto di segnalazione trimestrale;
  Template Monitorliquid, oggetto di segnalazione settimanale;
  Additional Liquidity Monitoring Metrics (ALMM), oggetto di segnalazione mensile.
In particolare, l’indicatore di riferimento selezionato per il monitoraggio della liquidità a breve termine è il
cosiddetto Liquidity Coverage Ratio. Tale indicatore identifica, a livello individuale, l’ammontare di attività
prontamente liquidabili (Stock of High Quality Liquid Assets) non impegnate detenute dalla Banca, le quali
possono essere utilizzate per fronteggiare i flussi di cassa netti in uscita (Net Cash Outflows) che l’Istituto
potrebbe trovarsi ad affrontare in uno scenario di crisi di liquidità su un orizzonte di breve termine.
L’indicatore di riferimento selezionato per il monitoraggio della liquidità a medio-lungo termine è il cosiddetto
NSFR (Net Stable Funding Ratio). Tale indicatore identifica il rapporto tra Available Stable Funding (ammontare
disponibile di provvista stabile) e Required Stable Funding (ammontare necessario di provvista stabile),
entrambi calcolati come sommatoria dei flussi di cassa in conto capitale del banking book in scadenza a partire
dal time bucket a 1 anno escluso fino al termine dell'orizzonte temporale.
Lo strumento Monitorliquid è un tool con il quale la Banca monitora con frequenza settimanale la dinamica
degli strumenti che generano e che assorbono liquidità, mediante la compilazione di apposite maturity ladder.
L’Additional Liquidity Monitoring Metrics (ALMM) è costituito da un set di regole e indicatori che integrano il
contenuto informativo del Liquidity Coverage Ratio.
Politiche di copertura e di attenuazione del rischio
A seconda della situazione di tensione di liquidità che si presenta, la Banca definisce una serie di azioni per
fronteggiare un’improvvisa riduzione della liquidità disponibile e/o la necessità di aumentare il funding.

Rischio di leva finanziaria eccessiva
Strategie e processi per la gestione del rischio

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La Banca assume come definizione generale del Rischio di leva Finanziaria eccessiva “il rischio che un livello
d’indebitamento particolarmente elevato rispetto alla dotazione di mezzi propri renda la banca vulnerabile,
rendendo necessaria l’adozione di misure correttive al proprio piano industriale, compresa la vendita di
attività con contabilizzazione di perdite che potrebbero comportare rettifiche di valore anche sulle restanti
attività”.
Il rischio di leva finanziaria eccessiva attiene all’intero bilancio, alle esposizioni derivanti dalla detenzione di
derivati e alle attività fuori bilancio della Banca e viene assunto nell’esercizio della propria attività
caratteristica. Esso è strettamente connesso alle attività di pianificazione e capital management; il grado di
esposizione al rischio è espressione delle linee strategiche e di sviluppo elaborate dal Consiglio di
Amministrazione e dall’Amministratore Delegato per quanto di competenza.
In considerazione delle caratteristiche della Banca e delle modalità di gestione degli altri profili di rischio, il
rischio di leva finanziaria eccessiva risulta piuttosto contenuto.
Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio
La Funzione Risk Management verifica che il grado di leva finanziaria della Banca sia in linea con gli obiettivi
strategici definiti dal Consiglio di Amministrazione e che rispetti i parametri del Risk Appetite Framework.
Ambito di applicazione e natura dei sistemi di segnalazione e misurazione del rischio
L’attività di monitoraggio del rischio di leva finanziaria viene effettuata trimestralmente dalla Funzione Risk
Management mediante la misurazione del Leverage Ratio, calcolato secondo le disposizioni dell’art. 429 del
CRR.
Politiche di copertura e di attenuazione del rischio
In caso di riduzione degli indici di patrimonializzazione al di sotto della soglia di risk tolerance, il Consiglio di
Amministrazione definisce gli opportuni interventi correttivi volti a ripristinare un grado di leva finanziaria
coerente con il RAF.

Rischio operativo
Strategie e processi per la gestione del rischio
La Banca assume come definizione generale del Rischio Operativo il “rischio di subire perdite derivanti
dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni.
Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell’operatività,
indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio operativo è compreso il
rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di reputazione”.
Le politiche inerenti al Rischio Operativo si basano principalmente sul modello organizzativo di governo e
controllo del rischio (struttura, processi, metodologie, rendicontazione). La strategia della Banca mira alla
minimizzazione dell’esposizione al rischio operativo e alle relative perdite attraverso strumenti di controllo e
misure preventive
Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio
Le attività e gli strumenti di controllo del rischio operativo sono definite nel più generale Sistema dei Controlli
Interni. Esso si basa su processi “ideali” rispetto a cui effettuare i diversi controlli.
In sintesi, a meno dei controlli di revisione interna, i controlli effettuati sono:
 - controlli di linea, svolti nell’ambito delle strutture operative;
 - controlli sulla gestione dei rischi. In tale ambito, occorre sottolineare che la Banca, in seguito all’uscita
 dell’ex Gruppo BPVi, non ha ancora adottato un framework specifico di gestione dei rischi operativi,
 limitandosi a monitorare le poste contabili riferite ad eventi di perdita operativa (che peraltro non si
 sono verificati nel corso del 2019).
Ambito di applicazione e natura dei sistemi di segnalazione e misurazione del rischio

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