Incontro con una delegazione della Commissione Affari esteri dell'Assemblea Nazionale Turca (8 novembre 2016) - Documentazione e ricerche
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Documentazione e ricerche Incontro con una delegazione della Commissione Affari esteri dell’Assemblea Nazionale Turca (8 novembre 2016) n. 264 8 novembre 2016
Camera dei deputati XVII LEGISLATURA Documentazione e ricerche Incontro con una delegazione della Commissione Affari esteri dell’Assemblea Nazionale Turca (8 novembre 2016) n. 264 8 novembre 2016
Servizio responsabile: SERVIZIO STUDI Dipartimento Affari esteri 066760-4172 – st_affari_esteri@camera.it Hanno partecipato alla redazione del dossier i seguenti Servizi ed Uffici della Camera: SERVIZIO RAPPORTI INTERNAZIONALI 066760-3948 – cdrin1@camera.it UFFICIO RAPPORTI CON L’UNIONE EUROPEA 066760-2145 / 066760-2146 – cdrue@camera.it La documentazione dei servizi e degli uffici della Camera è destinata alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge. I contenuti originali possono essere riprodotti, nel rispetto della legge, a condizione che sia citata la fonte. File: es0440.docx
INDICE SCHEDE DI LETTURA Sviluppi di politica interna (a cura del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale) 3 Rapporti tra l’Unione europea e la Turchia (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea) 7 La relazione 2015 della Commissione europea sul pacchetto allargamento 8 Situazione economica 8 Accordi UE-Turchia in tema di migrazione 9 Accordo di riammissione UE-Turchia 13 Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione dei giornalisti in Turchia 14 La questione cipriota 14 Relazioni commerciali e assistenza finanziaria 16 Rapporti parlamentari Italia – Turchia (a cura del Servizio Rapporti Internazionali) 19 PROFILO BIOGRAFICO (a cura del Servizio Rapporti Internazionali) 25 I
Schede di lettura
SVILUPPI DI POLITICA INTERNA (a cura del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale) Turchia (agg 7 /11/2016) Sviluppi di politica interna A seguito del tentato golpe del 15 luglio, il Governo di Ankara ha adottato una serie di misure eccezionali per contrastare i propri oppositori. Lo stato di emergenza è stato prorogato di ulteriori tre mesi a partire dal 20 ottobre scorso. Negli ultimi giorni sono stati adottati due ulteriori decreti attuativi dello stato di emergenza, che introducono restrizioni anche in tema di tutela degli imputati nei casi di accuse per terrorismo, golpe o crimini contro lo Stato. L’accelerazione del degrado della vita democratica è drammatica: inasprimento delle limitazioni alle garanzie individuali e alla libertà di opinione indotto dal perdurante stato di emergenza; ripetuti attacchi alla libertà di stampa ed espressione mediante arresti di giornalisti e chiusura di testate; richiami sempre più assertivi alla possibile reintroduzione della pena di morte in ossequio ad una presunta aspettativa popolare e per effetto del subitaneo sostegno del ultranazionalisti del MHP; quotidiani attacchi all’Unione europea e a diversi Stati membri per una pretesa volontà di tradire gli impegni presi e per una strisciante connivenza con il PKK; continue minacce di interrompere la collaborazione UE-Turchia in materia migratoria; inquietante attuazione tattica della dichiarata ‘strategia preventiva’ di affermazione nell’area che legittimerebbe, secondo Erdogan, le iniziative militari turche in Iraq e Siria. La riforma presidenzialista tanto cara al Presidente Erdoğan potrebbe diventare realtà grazie alle inattese aperture del partito nazionalista MHP (erede dei “Lupi grigi”), il cui leader Bahceli ha invitato l’AKP a presentare in Parlamento il proprio progetto di riforma costituzionale. I 40 deputati del MHP, aggiunti ai 316 dell’AKP, potrebbero consentire di superare agevolmente la soglia dei 330 voti (tre quinti) necessari per l’approvazione, dopo la quale procedere con un referendum confermativo. 3
Le dichiarazioni del leader nazionalista hanno ravvivato il dibattito politico anche su possibili elezioni anticipate (le ultime risalgono al 1° novembre 2015). Il Primo Ministro Yildirim ha subito accolto favorevolmente la proposta di Bahceli ed ha annunciato che l’AKP presenterà un testo che, nel riprendere i 60 articoli su cui era stato trovato un accordo nel 2013, includerà anche la presidenza esecutiva. Di segno opposto le reazioni degli altri due partiti di opposizione. Il CHP (133 deputati) ha ribadito la propria contrarietà al progetto per salvaguardare le garanzie del sistema parlamentare turco. Lo stesso partito aveva visto respingere dalla Corte costituzionale i propri ricorsi per l’annullamento di alcuni decreti emanati grazie allo stato d’emergenza. Di analogo tenore le reazioni dell’HDP (59 parlamentari), che ha apertamente accusato AKP e MHP di voler attuare un sistema dittatoriale in Turchia. Un eventuale referendum costituzionale potrebbe, secondo il Ministro della Giustizia Bozdag, svolgersi nella primavera del 2017, a condizione di approvare in breve la riforma. L’AKP avrebbe interesse a tornare presto alle urne per sfruttare il picco della popolarità di Erdoğan, prima che il prolungato stato di emergenza e la palpabile incertezza e precarietà in cui versa il Paese prendano il sopravvento. Inoltre il partito potrebbe disfarsi dei parlamentari ritenuti vicini al movimento gulenista. È singolare il perdurante silenzio dei vertici di governo sull’eventuale estensione delle epurazioni ai quadri del partito, vista la convergenza tra AKP e “gulenisti” fino al 2012. Verosimilmente la cautela di Erdoğan nasce dalla necessità di non aprire crepe nella compattezza dell’AKP. In tale contesto si possono collocare le nuove aperture di Erdoğan alla reintroduzione della pena capitale rispondendo pubblicamente alla folla di simpatizzanti che chiedevano a gran voce la morte per i golpisti. Secondo alcuni osservatori, tale sarebbe il prezzo chiesto dal partito nazionalista MHP per il proprio assenso alla riforma costituzionale. Secondo altri, il tema sarebbe agitato da Erdoğan per attirare le simpatie dell’elettorato nazionalista ed aumentare i consensi dell’AKP. Resta il fatto che finora nessuna proposta in merito è stata presentata al Parlamento turco, probabilmente per la necessità di completare gli accordi extra governativi tra AKP e ultranazionalisti. Arresti dei leader filocurdi Nella notte tra il 3 e il 4 novembre un’ondata di arresti ha colpito il partito filo-curdo HDP. Sono stati tratti in custodia i co-Presidenti del partito HDP, Demirtaş e Yuksekdag, ed altri undici parlamentari: Zeydan (prigione di tipo F –massima sicurezza– ad Edirne, l’antica Adrianopoli), Baluken, Encu, Yildirim (prigione di tipo F a Kocaeli), Birlik, 4
Aydogan e Irmak (Silivri). Nihat Akdoğan sarebbe stato preso in custodia il 7 novembre a Hakkari. Pir, Taşçıer e Önder, arrestati la notte del 3, sono stati rilasciati in attesa di giudizio. Altri due deputati HDP (Sarıyıldız e Ozturk) sono sinora sfuggiti alla cattura perché all’estero. Tutti i detenuti, tranne Zeydan (che è stato portato ad Edirne in tarda sera) sono stati visitati il 5 novembre scorso da un loro avvocato, cui hanno potuto rilasciare una dichiarazione. Ancora nessuna informazione su prossime udienze e termini procedurali. Il Ministero dell’interno ha reso pubblica un’ulteriore denuncia per Demirtaş, Baluken e Sezgin Tanrıkulu (CHP) per “aver usato la sparizione a maggio di Hurşit Külter come strumento di propaganda” (si trattava del responsabile enti locali del DBP, Partito democratico delle regioni –filo-curdo–, poi ricomparso a Kirkuk in ottobre). La sede del partito HDP ad Ankara è stata chiusa il 4 novembre dalle forze dell’ordine. Successivamente, i deputati Ziya Pir, Sirri Onder e Imam Tascier sono stato rilasciati in attesa di giudizio, mentre la Procura di Diyarbakir ha convalidato l’arresto dei due co-Presidenti. Si tratta della applicazione della normativa antiterrorismo turca, molto ampia e già oggetto di rilievi UE, combinata alla attuazione della norma che nel maggio scorso (con i voti dell'AKP e di alcuni membri del CHP) ha disposto l’automatica abolizione dell’immunità parlamentare per talune fattispecie di procedimenti e reati. Secondo il Governo di Ankara gli arresti sono stati disposti a fronte del rifiuto degli imputati di testimoniare nei numerosi procedimenti legali a loro carico, tutti più o meno direttamente riconducibili ad accuse di propaganda a favore del PKK, apologia e/o incitamento al terrorismo, appartenenza a formazioni terroristiche, attacco all’unità e integrità dello Stato. Le indagini delle Procure di Diyarbakir, Hakkari, Van, Sirnak e Bingol riguardano le manifestazioni promosse dall’HDP il 6-8 ottobre 2014, quando diverse decine di persone avevano perso la vita nel corso delle manifestazioni in favore della “resistenza di Kobane”. Da settimane i membri del partito filo-curdo avevano chiarito di non riconoscere la legittimità dei numerosi procedimenti avviati a loro carico e di rifiutarsi di collaborare a qualsiasi titolo con l’autorità giudiziaria, peraltro soggetta ad una massiccia epurazione dopo il tentato golpe del 15 luglio. La notizia è stata accolta con grande preoccupazione in Europa, come rappresentato, tra gli altri, dal comunicato congiunto del Commissario Hahn e dell’AR Mogherini. Anche il Pres. Renzi e il Ministro Gentiloni hanno espresso analoga preoccupazione dichiarando di ritenere 5
inaccettabile il possibile uso politico della nuova legislazione sull'immunità parlamentare. La linea governativa turca è che tali misure sono assolutamente legittime e anzi non discriminatorie rispetto al trattamento riservato ad altri imputati che si sono rifiutati di comparire di fronte al giudice. Il Primo Ministro Yildirim e anche il Ministro per gli affari europei Celik hanno pubblicamente reiterato ogni garanzia in merito al rispetto dei diritti degli imputati. In un comunicato del 7 novembre, il Partito Repubblicano del Popolo (CHP, principale forza di opposizione), ha fatto appello alla “resistenza democratica” del popolo in reazione agli arresti dei giornalisti e dei deputati dell’HDP. Per i kemalisti “il Palazzo presidenziale e l’AKP hanno aiutato e coperto” le organizzazioni terroristiche FETÖ, PKK e ISIS e “sono le maggiori minacce alla sopravvivenza della democrazia” nel Paese. Rapporti turco-russi I recenti sviluppi dei rapporti tra Mosca ed Ankara (marcati dalla visita del Presidente Putin ad Istanbul il 10 ottobre scorso) hanno avviato la normalizzazione, che non è immediata nè facile attese in particolare le differenti percezioni del dossier siriano. I colloqui potrebbero riportare in auge il progetto ‘Turkish Stream’. Ankara è interessata solo alla condotta destinata a rifornire il mercato turco. Mosca ha ridotto il progetto originale da 4 a 2 condotte e la seconda potrebbe venire incontro alla richiesta di gas di alcuni Paesi europei (Ungheria e Serbia). In ogni caso la priorità per Ankara resta il TANAP che dovrebbe essere ultimato a fine 2017, onde fornire gas al mercato turco nel 2018 ed a quello europeo nel 2019 attraverso il TAP. 6
RAPPORTI TRA L’UNIONE EUROPEA E LA TURCHIA (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea) La Turchia ha ottenuto lo status di paese candidato dal Consiglio europeo di Helsinki del dicembre 1999 ed ha avviato i negoziati di adesione con l’Unione europea il 3 ottobre 2005. I negoziati di adesione si articolano in 35 capitoli divisi per politica. Allo stato attuale sono stati aperti negoziati su 16 capitoli di cui uno è stato concluso (scienza e ricerca – nel giugno 2006). Sono aperti al momento i seguenti 15 capitoli: impresa e politica industriale (marzo 2007); controllo finanziario; statistica (giugno 2007); reti transeuropee; salute e protezione dei consumatori (dicembre 2007); diritto delle imprese; proprietà intellettuale (giugno 2008); libera circolazione dei capitali; società dell'informazione (dicembre 2008); fiscalità (giugno 2009); ambiente (dicembre 2009); sicurezza alimentare (giugno 2010); politica regionale (giugno 2013), politica economica e monetaria (dicembre 2015). Da ultimo, il 30 giugno 2016 è stato aperto il capitolo 33 relativo alle disposizioni finanziarie e di bilancio. La Commissione europea ha manifestato l’intenzione di rilanciare la discussione sull’apertura dei capitoli 23 e 24 dei negoziati di adesione (relativi rispettivamente a sistema giudiziario e diritti fondamentali e giustizia, libertà e sicurezza), che potrebbero fornire alla Turchia una guida alle riforme da realizzare in tali ambiti. Si ricorda che l’apertura di tali capitoli è però attualmente bloccata dal veto di Cipro (l’apertura dei negoziati di adesione deve infatti essere decisa all’unanimità dal Consiglio dell’UE). Si ricorda che – in conseguenza della mancata applicazione del Protocollo di Ankara nei confronti della Repubblica di Cipro da parte della Turchia (v.oltre) – sono, inoltre sospesi i capitoli negoziali relativi a: libera circolazione delle merci, diritto di stabilimento e libera prestazione dei servizi, servizi finanziari, agricoltura e sviluppo rurale, pesca, politica dei trasporti, unione doganale e relazione esterne. In una dichiarazione congiunta del 4 novembre scorso, l’Alta Rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini, e il Commissario responsabile per la politica di vicinato e di allagamento, Johannnes Hahn, hanno espresso grave preoccupazione per l’arresto di numerosi deputati del Parlamento turco con l’accusa di attività terroristica e richiamato il Governo turco al rispetto della democrazia parlamentare, dello stato di diritto e dei diritti fondamentali. 7
La relazione 2015 della Commissione europea sul pacchetto allargamento Il 10 novembre 2015 la Commissione europea ha presentato la comunicazione annuale relativa al pacchetto allargamento - la prima presentata dall’attuale Commissione europea insediatasi nel novembre 2014 - con la quale delinea la strategia a medio termine dell’UE per la politica di allargamento e presenta le raccomandazioni per i paesi coinvolti nel processo di allargamento (la prossima relazione annuale sull’allargamento dovrebbe essere presenta nel mese di novembre 2016). La Commissione indica che, considerato le sfide che i paesi dell'allargamento devono affrontare, nessuno di loro sarà pronto ad aderire all'Unione europea nel corso del mandato dell'attuale Commissione europea (che scade nel 2019). La Commissione rileva che la Turchia è un partner chiave dell’UE, con il quale è cruciale aumentare il dialogo politico e la cooperazione, anche in considerazione del fatto che la Turchia è uno dei paesi più esposti al flusso dei migranti in provenienza della Siria e dall’Iraq. La Commissione rileva che il percorso riformatore intrapreso dalla Turchia ha subito un arresto per lo svolgimento di ripetute procedure elettorali, un forte confronto tra le forze politiche e il deterioramento della situazione della sicurezza complessiva del paese. In particolare, la Commissione evidenza delle lacune nel sistema giudiziario; nell’esercizio della libertà di espressione e riunione, che ha continuato a La riforma del meccanismo di deteriorarsi. La risoluzione della questione curda è al momento sospesa. sospensione La Commissione rileva che, per quanto riguarda l’acquis comunitario la dell’esenzione Turchia ha nel complesso raggiunto un buon grado di allineamento con la dai visti legislazione dell’UE in molti settori. La Commissione europea formula le seguenti raccomandazioni: occorre ridare slancio alle riforme nel settore dello stato di diritto e della tutela dei diritti fondamentali; la Turchia ha una economia di mercato funzionante con una crescita moderata, ma deve comunque affrontare squilibri macroeconomici e realizzare ulteriori riforme di natura strutturale; la Turchia deve progredire ulteriormente nel processo di normalizzazione delle relazioni con Cipro. Situazione economica Nelle previsioni economiche della Commissione europea, diffuse il 5 maggio 2016, i principali indicatori macroeconomici della Turchia dovrebbero avere il seguente andamento: 8
PIL Rapporto Rapporto Inflazione Tasso di % deficit/PIL debito/PIL % disoccupazione % % 2016 2017 2016 2017 2016 2017 2016 2017 2016 2017 3,4 3,6 -1,7 -1,6 32,1 31,4 9,0 8,5 10,7 10,8 il perdurare di un moderato ritmo di crescita economica, grazie anche al basso livello del costo del petrolio. La crescita nel 2015 si è attestata al 3,4% (valutazione sui dati dei primi tre trimestri del 2015) e in crescita (3,6% prevista nel 2017), caratterizzata da un aumento della domanda interna, con una propensione alla spesa al consumo aumentata del 4,5% e prevista in ulteriore crescita (il Governo ha aumentato il salario minimo del 30% a partire dal gennaio 2016); un forte aumento dell’inflazione, che si colloca all’8,8% (rispetto all’obiettivo programmato del 5%), dovuto anche ad una forte deprezzamento della lira turca nei confronti delle principali valute; una sostanziale moderata stabilità delle finanze pubbliche, con un deficit al 1,4% del PIL, mentre lo stock del debito pubblico si colloca al 33% del PIL e dovrebbe avvicinarsi al 30% negli anni successivi; il tasso di disoccupazione si colloca per il 2015 al 10,5%. Accordi UE-Turchia in tema di migrazione L’UNHCR ha stimato che nel 2015 circa 860 mila migranti partiti dalla Turchia sarebbero giunti via mare in Grecia. Il flusso senza precedenti nel 2015 sarebbe determinato dalla presenza in Turchia di circa 2,2 milioni di profughi provenienti dalla Siria. Al momento, secondo l’UNHCR i profughi siriani in Turchia sarebbero 2,7 milioni. La Commissione europea ha stimato che per la gestione dei profughi la Turchia ha impiegato finora risorse per circa sette miliardi di euro. Il trend dei migranti dalla Turchia alla Grecia del 2016 è tuttavia in forte diminuzione: circa 170 mila arrivi nei primi dieci mesi. Si ritiene che la rapida diminuzione del flusso sia, tra l’altro, la conseguenza della misure previste dai recenti accordi UE Turchia. In particolare, secondo la Commissione europea se nelle tre settimane precedenti l’applicazione della Dichiarazione UE- Turchia del 18 marzo 2016 (vedi infra) circa 27 mila persone erano entrate irregolarmente nelle isole greche, nelle tre settimane successive sarebbero stati constatatati solo circa 6 mila arrivi irregolari. Il trend dei mesi di agosto, settembre e ottobre 2016 si attesta a circa 3 mila sbarchi al mese 9
Il Piano di azione UE Turchia e la Dichiarazione del 18 marzo 2016 Negli ultimi mesi si sono tenuti una serie di incontri tra UE e Turchia in materia Piano d’azione di migrazione, con particolare riguardo alla questione dei flussi che dalle coste del novembre turche raggiungono l’UE tramite le isole greche, spesso nel tentativo di 2015 proseguire lungo la rotta cosiddetta dei Balcani occidentali. In esito a tali negoziati sono stati raggiunti, a più riprese, i seguenti accordi. In particolare, il 29 novembre 2015, in occasione del vertice UE-Turchia, l'Unione europea e la Turchia hanno dato l'avvio a un Piano d'azione comune con l'obiettivo di migliorare la cooperazione per il sostegno ai rifugiati siriani beneficiari di protezione temporanea e alle comunità che li ospitano in Turchia, e per impedire i flussi migratori irregolari verso l'UE. Tra i punti principali del Piano: la predisposizione da parte dell’UE di un Fondo per la Turchia a favore dei rifugiati corrispondente a tre miliardi di aiuti; l’intensificazione della cooperazione sui migranti che non necessitano di protezione internazionale, al fine di impedire i viaggi verso la Turchia e l’UE, e di garantire l’applicazione delle disposizioni bilaterali vigenti in materia di riammissione; l’attuazione del rimpatrio rapido nei rispettivi Paesi di origine; l’applicazione a partire dal giugno 2016 dell’accordo di riammissione UE- Turchia. Il vertice è stato seguito da altre due riunioni, il 7 e 18 marzo 2016, in esito alle quali sono state adottate Dichiarazioni finali recanti, tra l’altro, l’impegno ad attuare il piano d’azione comune attivato il 29 novembre. In particolare, l’attuazione del Piano è stata messa a punto con la La Dichiarazione UE - Turchia del 18 marzo 2016. In tale occasione i leader Dichiarazion dell'UE e della Turchia hanno raggiunto un accordo sui seguenti punti: e del 18 marzo 2016 a) il rinvio in Turchia di tutti i nuovi migranti irregolari e i richiedenti asilo le cui domande sono state dichiarate inammissibili e che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alle isole greche, a decorrere dal 20 marzo 2016, nel pieno rispetto del diritto dell'UE e internazionale; b) l’impegno UE a reinsediare un cittadino siriano dalla Turchia per ogni siriano rinviato in Turchia dalle isole greche, accordando priorità ai migranti che non sono entrati o non abbiano tentato di entrare nell’UE in modo irregolare (cosiddetto programma 1:1); c) la Turchia adotterà qualsiasi misura necessaria per impedire l'apertura di nuove rotte terrestri o marittime per la migrazione illegale; d) una volta terminati gli attraversamenti irregolari, verrà attivato un programma volontario di ammissione umanitaria; 10
e) l'UE accelererà ulteriormente l'erogazione dei 3 miliardi di euro assegnati in base a precedenti accordi e mobiliterà altri 3 miliardi di euro una volta che queste risorse saranno state utilizzate e a condizione che gli impegni siano soddisfatti; f) l'UE e la Turchia si adopereranno per migliorare la situazione umanitaria in Siria. Nell’ambito di tale Dichiarazione, infine, i leader dell'UE e la Turchia hanno convenuto di accelerare l'adempimento della tabella di marcia sulla liberalizzazione dei visti, nonché di rilanciare il processo di adesione della Turchia all’UE . L’attuazione degli accordi I rimpatri e i reinsediamenti Secondo la terza relazione sui progressi compiuti in merito all'attuazione della dichiarazione UE-Turchia, pubblicata il 28 settembre 2016, dalla Grecia alla Turchia sono state rimpatriate 580 persone, mentre i cittadini siriani reinsiediati negli Stati UE ammonterebbero a oltre mille. Gli aiuti finanziari in Turchia Per quanto riguarda l’attuazione dello strumento finanziario per i rifugiati in Turchia, la Commissione ha riferito che, al 28 settembre 2016, sono stati stanziati 2.239 milioni di euro, di cui assegnati 1.252, ed effettivamente erogati 467 milioni di euro. Il processo di liberalizzazione dei visti Il dialogo sulla liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi che intendono entrare nell’Unione europea, avviato nel dicembre 2013, ha registrato una forte accelerazione con i negoziati UE Turchia degli ultimi mesi. In particolare, in occasione del vertice UE-Turchia del 18 marzo, quest’ultima si è impegnata ad accelerare ulteriormente il completamento della tabella di marcia per l’esenzione dei visti. Il dialogo sulla liberalizzazione dei visti si basa su una tabella di marcia che prevede la soddisfazione di 72 requisiti raggruppati in cinque blocchi tematici: sicurezza dei documenti, gestione delle migrazioni, ordine pubblico e sicurezza, diritti fondamentali e riammissione dei migranti irregolari. Nella dichiarazione congiunta rilasciata a seguito del vertice, i 28 capi di Stato e di Governo si sono impegnati a revocare l’obbligo del visto per i cittadini turchi al più tardi entro fine giugno 2016, ribadendo la necessità che siano soddisfatti tutti i 72 parametri della tabella di marcia. 11
Da ultimo, il 4 maggio 2016, la Commissione europea ha dato seguito a tale La proposta di impegno presentando una proposta di revoca dell’obbligo del visto per i esenzione del visto per la cittadini turchi, a condizione che le autorità turche si allineino alla tabella di Turchia marcia per un regime di esenzione dal visto. In particolare viene richiesto alla Turchia di adeguarsi alla tabella per quanto riguarda la lotta contro la corruzione, la protezione dei dati, la collaborazione con le autorità giudiziarie di tutti gli Stati membri, una cooperazione rafforzata con EUROPOL e la revisione della legislazione e delle pratiche antiterrorismo. La proposta segue la procedura legislativa ordinaria, richiedendo l’approvazione di Parlamento europeo e Consiglio UE. A tal proposito si ricorda che durante la seduta del 12 maggio 2016 dell’Assemblea plenaria del Parlamento europeo molti eurodeputati hanno espresso serie preoccupazioni per la mancanza di progressi da parte della Turchia nel soddisfare le precondizioni necessarie per l'esenzione, per i cittadini turchi, dal visto d'ingresso nell'UE, Inoltre, secondo quanto riportato dalla stampa nei giorni scorsi, il Presidente turco, Recep Tayyp Erdogan, avrebbe annunciato l’intenzione della Turchia di non voler modificare la propria legge antiterrorismo, che costituisce uno dei 72 criteri concordati con la Commissione europea per ottenere il regime di esenzione dei visti. Si segnala inoltre che insieme alla proposta di esenzione dei visto per i cittadini Turchi (e in relazione ad analoghe misure per quanto riguarda Georgia, Ucraina, e Kosovo), la Commissione europea ha presentato una proposta di revisione del meccanismo di sospensione della liberalizzazione dei visti. In particolare la riforma: rende più agevole il procedimento che porta alla sospensione dell’esenzione che potrà essere chiesta dagli Stati membri non più solo in “situazioni di emergenza”, ma, più in generale, quando la “liberalizzazione dei visti comporta un serio aumento della migrazione irregolare, delle domande di asilo infondate o degli esiti negativi dati alle domande di riammissione”. Inoltre la riforma attribuisce alla stessa Commissione europea la possibilità di attivare il meccanismo di sospensione di propria iniziativa, se è in possesso di informazioni concrete e affidabili in merito a una qualsiasi delle circostanze che gli Stati membri possono notificare o al fatto che il paese terzo non sta cooperando in materia di riammissione, in particolare qualora con tale paese terzo sia stato concluso un accordo di riammissione a livello di UE. 12
Accordo di riammissione UE-Turchia Il 16 dicembre 2013 il Commissario agli affari interni dell’UE, Cecilia Malmstrom, e il Ministro degli interni turco Guler Muammer hanno firmato un accordo di riammissione fra UE e Turchia. L’accordo è stato poi ratificato dal Parlamento turco il 26 giugno 2014 ed è entrato in vigore il 1° ottobre 2014. Infine il Parlamento turco ha approvato l’entrata in vigore delle disposizioni sui cittadini dei paesi terzi contenute nell’accordo di riammissione UE-Turchia a decorrere dal 1° giugno. La legge è stata firmata dall’ufficio del Presidente il 18 maggio e pubblicata nella Gazzetta ufficiale della Turchia il 20 maggio. L’accordo di riammissione UE-Turchia stabilisce, su base di reciprocità, procedure per la riammissione di persone entrate (o soggiornanti) in modo irregolare nel territorio di una delle parti firmatarie e provenienti dall’altra. In tal modo gli immigrati entrati (o soggiornanti) illegalmente nell'Unione attraverso la frontiera turca saranno riaccettati dalla Turchia qualora espulsi dall'Ue: tale regime si applicherà anche a parti invertite. L'accordo riguarda la riammissione sia dei cittadini degli Stati membri dell'Unione europea e della Turchia, sia di tutti gli altri soggetti (cittadini di paesi terzi ed apolidi) che entrino o soggiornino irregolarmente sul territorio di una parte firmataria e provengano direttamente dal territorio dell'altra. L’accordo non riguarda i rifugiati che scappano dalle zone di conflitto e sono in cerca di un rifugio, in quanto protetti dalle norme internazionali e dal diritto dell’Unione europea. A questo proposito, la Turchia è inclusa tra i Paesi di origine sicuri dalla proposta di regolamento presentata dalla Commissione europea nel settembre 2015, che istituisce un elenco comune dell'UE di paesi di origine sicuri ai fini della direttiva 2013/32/UE del Parlamento europeo e del Consiglio recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca della protezione internazionale (COM (2015) 452). In base alla suddetta proposta, le richieste di asilo di cittadini turchi o apolidi provenienti dalla Turchia possono essere oggetto di esame accelerato, essendo statisticamente più improbabile che la domanda di protezione internazionale sia pienamente motivata. Va peraltro rilevato che, in sede di Consiglio, alcuni Stati membri hanno manifestato delle perplessità sull'inclusione della Turchia in tale elenco, che allo stato attuale include anche i Paesi balcanici (Albania, Bosnia- Erzegovina, Kosovo, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Montenegro e Serbia). 13
Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione dei giornalisti in Turchia Il Parlamento europeo ha approvato il 27 ottobre scorso una risoluzione sulla situazione dei giornalisti in Turchia nella quale in particolare: sottolinea che il fallito colpo militare del 15 luglio 2016 non può essere usato dal Governo turco come pretesto per soffocare ulteriormente l'opposizione legittima e per impedire ai giornalisti e ai media di esercitare la libertà di espressione ed invita il Governo turco a ridurre la portata delle misure di emergenza antiterrorismo; invita le autorità turche a liberare i giornalisti e gli operatori dei media che sono detenuti senza una prova inconfutabile di attività criminale; è profondamente preoccupato per la chiusura di più di 150 organi d'informazione; chiede che essi siano riaperti, la loro indipendenza sia ripristinata e il personale licenziato sia riassunto, conformemente al giusto processo. Il Commissario europeo, Johnannes Hahn, responsabile per la politica di vicinato e l’allargamento, in una dichiarazione del 31 ottobre scorso ha condannato l’arresto dell’editore e di alcuni giornalisti del quotidiano turco Cumhuriyet, il principale giornale dell’opposizione, indicando che ciò costituisce una grave violazione del diritto di liberta di espressione. La questione cipriota Sulla base dei negoziati riavviati nel maggio 2015, sembrerebbe che nel corso del 2016 siano stati conseguiti progressi sostanziali nei negoziati che potrebbero condurre ad una riunificazione di Cipro sulla base di un accordo consensuale nei prossimi mesi. I negoziati erano stati sospesi nell’ottobre 2014 in seguito ai rilevamenti marittimi avviati dalla Turchia, mirati a compromettere le trivellazioni e la ricerca di idrocarburi nella zona economica di competenza cipriota. Si ricorda che nel febbraio 2014 il Presidente della Repubblica di Cipro, Nicos Anastasiades, e l’allora Presidente di Cipro del Nord, Dervis Eroglu, si sono incontrati negli uffici dell'Onu presso il vecchio aeroporto di Nicosia alla presenza della responsabile delle Nazioni Unite a Cipro, Lisa Buttenheim. Nel corso dell'incontro era stata approvata una tabella di marcia per i negoziati. 14
La "nuova" Cipro dovrebbe configurarsi come "una federazione bi- comunale e bi-zonale", nel cui ambito il paese sarà "un'entità legale unificata sul piano internazionale e con un'unica sovranità". L'accordo dovrebbe poi essere sottoposto a due referendum simultanei nelle due comunità. Nell’ultima relazione sullo stato dell’allargamento, presentata il 10 novembre 2015, la Commissione europea ha espresso apprezzamento per il sostegno offerto dalla Turchia alla ripresa di colloqui sotto la guida dell’ONU intesi a trovare una soluzione alla questione cipriota ed ha indicato che è importante che tali colloqui registrino rapidi progressi. La Commissione ricorda che, in linea con le posizioni reiterate negli scorsi anni, la Turchia deve rispettare senza indugio l’obbligo di attuare pienamente il protocollo aggiuntivo (cosiddetto “Protocollo di Ankara” – v. oltre) e realizzare progressi verso la normalizzazione delle relazioni con la Repubblica di Cipro. Questo potrebbe dare un nuovo impulso al processo di adesione della Turchia all’UE. Precedenti A seguito del risultato negativo del referendum del 24 aprile 2004 sul piano di unificazione dell’isola proposto dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, il 1° maggio 2004 Cipro ha aderito all’UE come un’isola divisa1, vale a dire con la sostanziale eccezione della parte settentrionale a prevalenza turca. La legislazione dell’UE è infatti sospesa - per effetto del regime di deroga del protocollo n. 10 al Trattato di adesione del 16 aprile 2003 - nella parte settentrionale dell’isola, su cui la Repubblica di Cipro non esercita un controllo effettivo. In considerazione del risultato del referendum del 2004 l’Unione europea ha adottato il regolamento n. 866/2004, inteso a gestire il movimento di beni e persone attraverso la cosiddetta linea verde che separa le aree controllate dal governo cipriota dal resto dell’isola. In aggiunta al regolamento sulla “linea verde”, l’Unione europea ha intrapreso altre iniziative con l’obiettivo di porre fine all’isolamento della parte settentrionale dell’isola e di facilitare la riunificazione di Cipro, promuovendone lo sviluppo economico e sociale. Tra di esse si ricorda il regolamento CE 389/2006, adottato il 27 febbraio 2006, che ha 1 In quell’occasione, le istituzioni dell’UE hanno espresso il proprio rammarico per l’occasione perduta e hanno manifestato il proprio apprezzamento per il voto favorevole espresso dalla maggioranza della comunità turco-cipriota. In particolare, si era espresso favorevolmente circa il 65% dei votanti nella zona turca a fronte del 25% di voti favorevoli registrati nella zona greca. 15
istituito uno strumento di sostegno finanziario per promuovere lo sviluppo economico della comunità turco-cipriota. A partire dal 2011, l’assistenza prosegue in forma di allocazioni annuali di circa 30 milioni di euro. Non è stata invece mai approvata la proposta di regolamento del Consiglio presentata dalla Commissione il 7 luglio 2004 (COM(2004)466) per agevolare gli scambi tra la parte settentrionale dell’isola e l’UE, prevedendo l’applicazione di un regime preferenziale ad una serie di beni, prodotti o trasformati a Cipro, ammessi sul territorio doganale dell’UE. La proposta della Commissione non ha finora incontrato il favore del governo cipriota che riteneva che tali misure comportassero di fatto un riconoscimento politico della comunità turca da parte dell’UE. Per quanto riguarda il tema dell’adesione della Turchia all’UE, Cipro si è espressa in linea di principio a favore. In occasione del Consiglio europeo di dicembre 2004, che ha deciso l’apertura dei negoziati di adesione, ha tuttavia condizionato il proprio assenso alla firma da parte di Ankara del protocollo che estende ai dieci nuovi Stati membri, compresa la Repubblica di Cipro, l’Accordo di associazione stipulato nel 1963 con la Comunità europea (cosiddetto Protocollo di Ankara). In occasione della firma del protocollo, avvenuta il 29 luglio 2005, la Turchia ha allegato una dichiarazione in cui riafferma di non riconoscere la Repubblica di Cipro. Il 21 settembre 2005, in una controdichiarazione, l’Unione europea ha precisato fra l’altro che la dichiarazione della Turchia è unilaterale, non fa parte integrante del protocollo e non ha effetti giuridici sugli obblighi che derivano al paese dall’applicazione dell’accordo. La Commissione europea ha più volte invitato la Turchia ad applicare il Protocollo integralmente e in maniera non discriminatoria e a eliminare tutti gli ostacoli alla libera circolazione delle merci, comprese le restrizioni sui mezzi di trasporto nei confronti di Cipro. In più occasioni le istituzioni dell’Unione europea hanno ribadito che tale applicazione integrale è considerata determinante per il buon proseguimento dei negoziati di adesione della Turchia. Relazioni commerciali e assistenza finanziaria L’Unione europea è il primo partner commerciale della Turchia: circa il 40% del commercio estero della Turchia è indirizzato verso l’Unione europea. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2015 l’UE ha importato beni dalla Turchia per un controvalore di 61,6 miliardi di euro (erano 54,3 miliardi di euro nel 2014) ed ha esportato in Turchia beni per 79,1 miliardi di euro (erano 74,6 miliardi di euro nel 2014). Per quanto riguardo i servizi, l’UE ha importato nel 2014 servizi per 15,7 miliardi di euro e ne ha esportati per un controvalore di 11 miliardi di euro. 16
Le relazioni commerciali tra UE e Turchia sono governate da un’Unione doganale entrata in vigore il 31 dicembre 1995 (la Turchia è l’unico paese terzo ad avere una Unione doganale con l’UE) e che si applica a tutti i prodotti industriali, ma da cui sono esclusi i prodotti agricoli (ad eccezione dei prodotti agricoli lavorati), i servizi e gli appalti pubblici. I negoziati per una estensione e approfondimento dell’Unione doganale tra UE e Turchia anche ai servizi ed agli appalti pubblici, avviati nel 1996, sono stati poi sospesi nel 2002 Per quanto riguarda l’assistenza finanziaria, l’Unione europea ha previsto, per il periodo di programmazione finanziaria 2014-2020 e nel quadro delle risorse complessive di 11,7 miliardi di euro destinate allo strumento di preadesione IPA II, uno stanziamento per la Turchia pari a 4.453,9 milioni di euro per l’intero periodo (tale stanziamento non comprende gli aiuti finanziari per i rifugiati in Turchia per i quali si rimanda al relativo paragrafo precedente). Sulla base di un accordo firmato il 4 giugno 2014, la Turchia potrà partecipare al programma UE per la ricerca e lo sviluppo tecnologico Horizon 2020 per il periodo 2014- 2020. La Turchia è associata ai programmi di ricerca e sviluppo tecnologico dell’UE sin dal 2003; nell’ambito del ciclo di programmazione finanziaria 2007-2013, enti di ricerca pubblici e privati della Turchia hanno partecipato a circa 950 progetti ricevendo circa 200 milioni di euro. 17
RAPPORTI PARLAMENTARI ITALIA – TURCHIA (A CURA DEL SERVIZIO RAPPORTI INTERNAZIONALI) I rapporti sono eccellenti e gli incontri parlamentari sono frequenti. Nel 2005 è stato inoltre siglato un Protocollo di Collaborazione tra la Camera dei Deputati e la Grande Assemblea Nazionale Turca. Il 15 giugno 2016 la Camera dei deputati - unitamente al Parlamento greco – si è aggiudicata il bando finanziato con fondi UE per la realizzazione in Turchia di un progetto di TWINNING (gemellaggio) in favore della Grande Assemblea Nazionale dal titolo “Empowerment of the Role of Parliament in the Protection and Promotion of Human Rights by Strengthening the Administrative Capacity of Parliament”. Il progetto avrà durata di 27 mesi (con inizio a fine 2016 e conclusione nel 2019). Il progetto riguarda la Commissione di Indagine sui Diritti Umani istituita presso il Parlamento Turco, ed è finalizzato a migliorare la conoscenza dei parlamentari e dei funzionari circa i diritti e le libertà fondamentali garantiti dalla Corte Europea sui Diritti Umani; rafforzare le competenze della Commissione affinché venga garantita la piena attuazione della Convenzione Europea sui Diritti Umani attraverso il monitoraggio sull’attuazione delle sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani e un miglior raccordo/dialogo con i parlamenti dei paesi membri. La Camera dei deputati si era aggiudicata anche nel 2007 un progetto di gemellaggio in favore della GNAT (in quel caso unitamente all’Assemblea Nazionale ungherese). Si trattava di un programma di circa 12 mesi di affiancamento, corsi, seminari e visite rivolto a parlamentari e funzionari della Grande Assemblea Nazionale turca (GNAT), al fine di rafforzare la struttura responsabile per i rapporti con l’UE e di prestare ausilio al legislatore turco per adeguare l’ordinamento ai principi comunitari. L’11 luglio 2016 il Presidente del Parlamento turco, Isamil Kahraman, ha avuto un colloquio con la Presidente Boldrini (lotta al terrorismo, flussi migratori, i rapporti fra Turchia ed UE, collaborazione interparlamentare fra i due Paesi, sono stati i temi); il Presidente Kaharaman era a Roma per partecipare alla riunione del primo Bureau organizzato dalla Presidenza italiana dell’Assemblea Parlamentare 19
dell’Unione per il Mediterraneo, ospitato dal Senato. Il Presidente Kahraman ha incontrato anche il Presidente Grasso. L’Assemblea Parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo, è un esercizio parlamentare multilaterale di cui l’Italia esercita la presidenza annuale di turno dal 29 maggio 2016. A conclusione del bureau dell’11 luglio è stata approvata una dichiarazione congiunta contro il terrorismo. Si segnala che fanno parte del nuovo Bureau di Presidenza dell’AP-UpM, oltre al Parlamento italiano e al Parlamento europeo, anche il Parlamento turco e il Parlamento egiziano. Tra gli incontri, si segnala, da ultimo quello dell’Ambasciatore turco, Adnan Sezgin, con i componenti del Gruppo di collaborazione parlamentare il 27 luglio 2016. Alla riunione hanno partecipato i deputati Caterina Pes, Coordinatrice della parte italiana, Gianfranco Librandi, Franco Bruno, Elena Centemero, Marisa Nicchi. I colloqui si sono incentrati sul golpe in Turchia. In precedenza, avevano avuto luogo, tra gli altri, i seguenti incontri: quello del 28 gennaio 2016, tra le Commissioni Affari esteri e Politiche dell'Unione europea di Camera e Senato, e l’allora Ministro degli Affari europei e Capo negoziatore della Turchia, Volkan Bozkir (la Commissione XIV aveva già incontrato il Ministro Bozkir a marzo 2015). A febbraio 2015 vi è stata la visita di una delegazione del Parlamento turco; la delegazione ha incontrato la Commissione esteri della Camera, i deputati Pes e Librandi (componenti del Gruppo di collaborazione parlamentare) e Piccoli Nardelli parlando di: questione del genocidio armeno, la politica interna turca, il terrorismo internazionale, l’ISIS, la crisi in Libia e il ruolo della Turchia. Il 18 febbraio 2016 l’onorevole Caterina Pes, Coordinatrice per la parte italiana del Protocollo, ha incontrato il Coordinatore della parte turca del Protocollo, onorevole Ercoşkun (AKP). Più recentemente, il 22 giugno 2016 il Ministro per gli Affari dell’UE e Capo negoziatore turco, Ömer Çelik ha incontrato il Presidente della Commissione politiche dell’Unione europea, Michele Bordo (temi del colloquio: crisi migratoria, crisi siriana, processo di adesione e questione visti); il 18 maggio 2016 il Comitato parlamentare Schengen ha svolto un incontro con l’Ambasciatore di Turchia in Italia, Aydin Adnan Sezgin, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla gestione del fenomeno migratorio nell’area Schengen; l’Ambasciatore Sezgin ha poi incontrato il 16 giugno 2016 il Presidente della delegazione parlamentare del CdE Michele Nicoletti. A dicembre 2014 è stata approvata la Legge n. 5/15 “Ratifica dell'Accordo di cooperazione tra Italia e Turchia sulla lotta ai reati 20
gravi, in particolare contro il terrorismo e la criminalità organizzata”, e a marzo 2015 è stata approvata la Legge n. 35/15 “Ratifica dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Turchia sulla previdenza sociale”. Sulla base del Protocollo di collaborazione bilaterale, sottoscritto nel 2005, dai rispettivi Presidenti delle Camere, ciascun parlamento designa un coordinatore incaricato di promuovere la cooperazione in tale ambito, svolgendo periodici seminari, l’ultimo dei quali, il VI, ha avuto luogo dal 13 al 15 ottobre 2014 a Istanbul. Il prossimo Seminario sarà ospitato dalla Camera dei deputati. Si segnala che, ai fini dell’attuazione del Protocollo, è stata designata l’onorevole Cateriana Pes quale Coordinatrice della parte italiana e che gli altri componenti sono: Franco Bruno (Misto), Gianfranco Librandi (CI); Elena Centemero (FI PdL - Berlusconi Presidente), Marisa Nicchi (Sel). Coordinatore per la parte turca è l’on. Ali ERCOŞKUN (AKP); gli altri componenti sono Ahmet Berat ÇONKAR (AKP), Harun KARACAN (AKP), Ahmet AKIN (CHP), Altan TAN (HDP). Sul piano multilaterale, la Turchia invia delegazioni alle Assemblee parlamentari della NATO, del Consiglio d'Europa e dell'OSCE e dell’Unione per il Mediterraneo. Dal 18 al 21 novembre 2016 si terrà ad Istanbul la 62ma Sessione annuale dell’Assemblea parlamentare della NATO. In occasione delle elezioni parlamentari anticipate del 1° novembre 2015, hanno partecipato quali osservatori parlamentari, per l’Assemblea parlamentare dell’OSCE: i senatori Luigi Compagna, Cristina De Pietro, Emma Fattorini, e gli onorevoli Federico Fauttilli e Marietta Tidei. Per l’Assemblea del CdE l’on. Elena Centemero e il senatore Paolo Corsini. All’interno della UIP è stata costituita la sezione di amicizia Italia- Turchia la cui presidenza è stata affidata a Marta Grande (M5Stelle). Ne fanno parte gli onorevoli Dambruoso, Kronbichler e Rigoni, e i senatori Borioli, Amoruso, Mussini. L’8 novembre 2016 la delegazione parlamentare turca incontrerà, alle ore 17:30, anche la sezione di amicizia UIP. Si segnala che è stato costituito un Intergruppo parlamentare spontaneo di amicizia con la Turchia “Turchia in Europa subito” cui hanno aderito gli onorevoli Schirò, Rampi, Carloni, Gitti, Ciracì, Aiello, Raciti, Locatelli e i senatori Ricchiuti e Margiotta. Si segnala inoltre che anche presso il Parlamento turco è stato costituito un gruppo interparlamentare di amicizia con l’Italia presieduto dall’on. Ertan Aydin. 21
Profilo biografico (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)
TAHA ÖZHAN PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE AFFARI ESTERI DELLA GRANDE ASSEMBLEA NAZIONALE TURCA (GNAT) Taha Özhan (1977) dal 2015 è un parlamentare del Partito Giustizia e Sviluppo (AKP). È laureato alla New School for Social Research di New York e ha una specializzazione in politica economica globale. Ha ottenuto un Ph-D in relazione politiche internazionali alla Keele University, in Gran Bretagna. La sua tesi ha trattato la questione della trasformazione della politica estera turca verso il Medio Oriente dal 2002. Özhan ha assunto la carica di presidente della Fondazione per la ricerca in campo politico, economico e sociale (SETA), un think-tank turco che ha sede ad Ankara. Ha approfondito i suoi studi accademici in politica economica e successivamente anche in politica estera e interna. In qualità di direttore della SETA, Özhan ha condotto varie ricerche in Turchia e nel contesto regionale. Durante un periodo di significative trasformazioni, ha avuto l’opportunità di seguire da vicino le vicende del Medio Oriente e i suoi protagonisti, concentrandosi sulla trasformazione politica in Turchia e in tutta la regione. Ozhan ha anche insegnato presso la Columbia University e la State University di New York. È impegnato attivamente all’interno del partito AKP. Dopo la nomina di Davutoğlu a Primo ministro della Turchia, nell’agosto 2014 Özhan ha lasciato la SETA per assumere l’incarico di Capo consigliere del Primo Ministro. Ha pubblicato numerosi scritti in inglese e in turco e numerosi articoli su quotidiani nazionali e internazionali. 25
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