I DISEGNI DI LUCIO FONTANA - segno materia spazio - Francesco De Bartolomeis

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I DISEGNI DI LUCIO FONTANA - segno materia spazio - Francesco De Bartolomeis
Francesco De Bartolomeis

          Francesco De Bartolomeis
          DISEGNI DI LUCIO FONTANA
BENAPPI

                                     I DISEGNI DI LUCIO FONTANA
                                           segno materia spazio
I DISEGNI DI LUCIO FONTANA - segno materia spazio - Francesco De Bartolomeis
DISEGNI DI LUCIO FONTANA
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Francesco De Bartolomeis

Catalogo a cura di Umberto Benappi
                                                                                              I DISEGNI DI LUCIO FONTANA
Progetto grafico: Santo Alligo, Torino
Fotografie: Studio Gaidano, Torino                                                                  segno materia spazio

© Francesco De Bartolomeis 2012
© Fondazione Fontana 2012

© Benappi s.a.s. di Filippo e Umberto Benappi & Co., via Andrea Doria 10, 10123 Torino 2012
Tel. +39 011 88 32 62 - Fax +39 011 814 61 76 - email: info@benappi.com - www.benappi.com
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                               Mutamenti innovativi

Lucio Fontana ha una posizione di rilievo nel panorama artistico internazionale nei
vari periodi delle sue ricerche, dagli anni Trenta e dalla nascita dello Spazialismo
al suo culmine. La diffusa tendenza a caratterizzarlo con i “buchi” e i “tagli” è di
ostacolo a un’interpretazione corretta che può emergere soltanto da un’analisi ap-
profondita del grande numero di variazioni innovative nei campi praticati dall’artista:
scultura, ceramica, pittura, tecnica mista, installazioni.
La presentazione di trentatré disegni e di due opere su tela prova il mio perdurante
interesse per Fontana nato in anni lontani con un primo approdo nella pubblicazione
della monografia Segno antidisegno di Lucio Fontana (Edizioni d’arte Fratelli Pozzo,
Torino 1967). Antidisegno è coerente con i termini antiscultura e antipittura usati
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dall’artista. Di Fontana ho continuato a occuparmi sia intenzionalmente sia perché          di Torino sulle prime Ellissi e Sculture metalliche del 1967. Fontana muore nel set-
    è tra gli artisti che è impossibile non incontrare quando si affrontano i problemi          tembre del 1968.
    delle innovazioni artistiche dagli anni Trenta agli anni Sessanta.
    Il libro uscì nel marzo del 1967. Fontana non meno di me, nei successivi incontri                                         I disegni nelle ricerche
    e nelle lettere, avvertiva il bisogno di portare avanti il lavoro critico. In una lettera
    del 7 giugno 1967 mi ripete che le idee e le realizzazioni dello Spazialismo richie-        Lo studio dei disegni, rapportato a quello dei dipinti, delle sculture, delle ceramiche,
    devano approfondimenti e chiarimenti, e pensava che io avrei potuto assumerne il            delle installazioni amplia e approfondisce la conoscenza dell’artista, mette di fronte
    compito andando oltre i disegni per un’interpretazione complessiva. Per me conti-           all’ideazione e alla progettazione, alla nascita di opere originali. Particolarmente nel
    nuare a scrivere su Fontana è una necessità e scopro sempre qualcosa di nuovo.              caso di Fontana i disegni sono fonte essenziale di conoscenza delle tante innova-
    Un brano della lettera:                                                                     zioni che hanno legami di vitale continuità anche se non sempre evidenti. I disegni
                                                                                                hanno il pregio di appartenere al filone di ricerca, liberi da richieste di mercato e
8   […] Come dissi ripetutamente sarei veramente contento, vista la stima che ho per            mai ripetitivi.                                                                          9
    lei, che mettesse a punto la situazione dello “spazialismo” che, come sono d’accordo        A proposito del rapporto tra produzione artistica e mercato è da rilevare una distin-
    con lei, è stato tanto e ancora incompreso in Italia specialmente e naturalmente per        zione. Dalla fine degli anni Cinquanta Fontana si muove lungo due strade da valutare
    motivi di ignoranza fessa e interessata, i fessi, pur di non riconoscere i loro torti si    con criteri diversi: quella della ricerca iniziata in anni lontani che si svolge in una
    appoggiano a movimenti di riflesso facendoli innovatori.                                    lunga serie di innovazioni e quella professionale-mercantile ripetitiva di buchi e di
    Però come lei ben sa a me non interessano più queste polemichette da “casotto               tagli puri. Puri non nel senso di essenziali; intendo semplici senza altra variazione
    italiano”; ormai [so] bene […] quella che è stata la mia sfera di ricerca, e le ripeto      che il colore del supporto, con l’effetto di una finta sacralità, su cui esercitarsi con
    sarei veramente felice se lei se ne occupasse, cercando di dimenticare un po’ la sua        interpretazioni arbitrarie. Non critico Fontana che era consapevole della dicotomia e
    amicizia e simpatia al mio riguardo, e parlarne un poco astrattamente al di là del          non teneva in gran conto una tipicità facilmente riconoscibile. Nel 1966, parlandomi
    personaggio Fontana                                                                         delle numerose opere con buchi o con tagli nate fuori dalle incertezze che sempre si
                                                                                                accompagnano a nuovi problemi, mi dice con convinta naturalezza: “Non sono opere
    Brevissima la fase di un nuovo insieme. Tra l’altro la mia presentazione dell’ultima        da mostre in gallerie d’arte. Dovrebbero vendersi nei supermercati a non più di 50
    personale di Fontana vivo (novembre 1967-gennaio 1968) alla galleria La Bussola             mila lire”. Fontana, artista tanto grande quanto modesto, possedeva un raro senso
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autocritico. E questo contribuiva a mettermi a mio agio nelle scelte e nelle valutazioni.                                   Dagli anni Trenta
   È legittimo che un artista professionista, che vive del proprio lavoro, faccia quello
   che il mercato chiede. La produzione mercantile non interessa la storia dell’arte,          I disegni che esamino per varietà e qualità sono un rappresentativo campione
   che si concentra sui filoni di ricerca, di cambiamenti innovativi, di contributi origi-     di ricerche che si estendono dall’astrazione del 1930 ai cicli Venezie (1961) e
   nali.                                                                                       Fine di Dio (1963). Inizio da due fogli (tavv. 1 e 2) del 1930, lo stesso anno
   L’attività creativa di Fontana si svolge per cicli brevi con una grande varietà al loro     dell’Uomo nero (scultura distrutta). Da quali conoscenze, capacità, aspirazioni
   interno. Egli con rigore e inquietudine continuava a innovare, creando opere in cui         nascono Uomo nero, i disegni astratti, le formelle e le sculture astratte nel breve
   forza vitale, levità, purezza convivono. Ed è poesia appartata nel silenzio. In più di      periodo 1930-34? L’apprendistato di scultura inizia molto presto nella bottega
   un’occasione nelle nostre conversazioni Fontana mette in rapporto l’arte con il si-         paterna a Milano, dove Fontana, nato a Rosario di Santa Fé, si era trasferito al-
   lenzio. Fontana si assume la responsabilità delle parole. Il silenzio, esperienza di        l’età di sei anni per frequentare la scuola. Più tardi si scrive all’Accademia di
   raccoglimento e di riflessione, che allontana dalla quotidianità, ti mette in nuove         Brera ma nel 1921 torna a Rosario di Santa Fé. Nel 1928 è di nuovo a Milano e
10 dimensioni di spazio e di tempo, tra sospensione e radicamento, tra l’aprirsi della         riprende gli studi all’Accademia di Brera; nel 1930 partecipa alla biennale di Ve-    11
   mente alla comprensione di cose fino allora oscure e il ritrovarsi di fronte a ciò che      nezia; nel 1939 è presente nella seconda mostra di Corrente. In questo periodo
   non si riesce a spiegare, tra illuminazioni e abbuiamenti, e ritmi lenti che si arrestano   inizia rapporti di collaborazione con i maggiori architetti, che continuerà negli
   nella sospensione e nell’attesa. Sono qualità concrete e coinvolgenti nella com-            anni seguenti. Entrano nella sfera dei suoi interessi prima Archipenko e Maillot
   plessità del “concetto spaziale”. Tanti, troppi sentimenti? L’arte conduce al mistero       e più tardi Zadkine con molta libertà. Lo dimostra lo sbocco di Uomo nero, una
   della vita, e per quanto si tenti di parlarne e di darle espressione con questo o quel      prima svolta liberatrice. Nella primavera del 1940 ritorna di nuovo in Argentina
   mezzo restano sempre limiti e incertezze.                                                   che lascia definitivamente per Milano all’inizio del 1947.
   Nel corso della preparazione del libro era naturale conversare sulla funzione del di-       Scarni cenni per presentare un artista che si muove tra le prime prove che lo
   segno e sulla varietà di procedimenti e di stili. Una volta Fontana ebbe a dirmi “Gli       mettono sulla strada della modernità e l’attività professionale di scultore su com-
   antichi per trovare la forma e la posizione giusta, ad esempio delle gambe di un ca-        mittenza, certamente più impegnativa della produzione commerciale di buchi e
   vallo, hanno bisogno di tante tracce, di tanti tentativi. A me viene bene subito quello     di tagli che, raggiunta una posizione preminente in campo internazionale, egli
   che voglio fare”. Egli non vantava la sua straordinaria abilità. Era modesto e severo       si può permettere di affiancare alle ricerche.
   nel giudicare il suo lavoro.                                                                Fontana affronta l’astrazione con autorevolezza. I disegni del 1930-32 strettamente
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legati alla soluzione plastica dell’Uomo nero superano l’esclusivismo figurativo e
                       danno evidenza alle contrapposizioni tra masse e andamenti di segno di poetica le-
                       vità, una caratteristica che ha varietà di modi espressivi. Dalla scultura, fatta di
                       masse geometrizzate, è possibile trarre una struttura non lontana dai disegni astratti.
                       Questa vicinanza formale è ancora più evidente negli studi per la scultura. Segnalo
                       in particolare il disegno n. 5 pubblicato nella mia monografia per la forma circolare
                       scura e irregolare sovrapposta alla figura di leggera delineazione, e lo segnalo per-
                       ché ritengo che allo spazialismo appartiene anche la traccia circolare che variando
                       di forma (forme ovoidali, ellissi) indica sempre continuità senza fine. Anche nelle
                       tavolette astratte del 1931-34 frequenti le forme circolari, luoghi silenziosi di me-
                       ditazione che va in profondità senza mai raggiungere un livello su cui arrestarsi.
12                     Il percorso del segno è estraneo alla presunzione del gesto come la materia che 13
     Uomo nero, 1930

                       vive in espansioni di apparente disordine, nelle lacerazioni, nei crateri e nelle fen-
                       diture è estranea all’informale. Il termine “informale” inventato da Michel Tapié nel
                       1951 è privo di senso, eppure è ancora di disinvolto uso corrente nella critica. L’arte
                       si sviluppa se rinnova forme rendendole variamente essenziali o ricche di particolari
                       in soluzioni figurative o astratte. Quel carattere impropriamente definito informale
                       in realtà è un nuovo stato formale che, rivoluzionando i sistemi di rappresentazioni,
                       affronta con fatica e rigore problemi per i quali deve costruire imprevedibili modi
                       espressivi.
                       Per penetrare la novità complessa di Uomo nero non occorre pensare a una ribel-
                       lione, sia pure indiretta, alla quasi funerea levigatezza delle opere di uno dei maestri
                       di Fontana all’Accademia, Rodolfo Wildt. Anche Wildt è un novatore. Mi capita sem-
                       pre di fronte a sue opere: superata l’impressione di estraneità mista a disagio e a
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repulsa, avverto, nel persistere di inquieta ambiguità, di essere in presenza di uno
                                     scultore degno di attenzione.
                                     Non sono io ad anticipare la vera essenza dello Spazialismo. Una volta capito che
                                     non consiste nei buchi e nei tagli, non abbiamo difficoltà a dire che è Fontana ad
                                     anticipare. Insisto sui due disegni astratti, sulla forza vitale della loro l’essenzialità
                                     che ne fa la matrice sia delle tavolette astratte graffite del 1931-34 (di cui quattro
                                     esposte per la prima volta nel 1935 a Torino nello studio di Casorati e di Paolucci)
                                     sia delle sculture realizzate nel 1934 come segno che materialmente è cemento nero
                                     (tav. 3). Sono di poco posteriori alle sculture filiformi di Picasso (1928) e dei primi
                                     Mobiles di Calder (1931), in cui i fili metallici si dividono il compito compositivo
                                     con forme come foglie di colori fondamentali, mentre anticipano di molti anni la
14                                   scultura-scrittura di David Smith (Lettera 1950, Paesaggio del fiume Hudson 1951) 15
                                     e la monotona prescrittura di Twombly (Roma: il muro 1962). Sono solo notazioni
                                     del trasformarsi della concezione e della pratica della scultura (e della pittura per il
                                     riferimento a Twombly), con soluzioni molto diverse.
                                     Fontana partecipa, senza esclusivismo, alle tendenze di astrazione geometrica che
                                     trovano nel gruppo Abstraction-Création, fondato a Parigi, un punto d’incontro dal
                                     1931 al 1936. Egli vi aderisce insieme ai grandi artisti del tempo, da Gabo, Pevsner,
                                     El Lissitzky a Mondrian, van Doesburg, Vantorgerloo, da Kandinsky, Arp, Kupka a
                                     Herbin, Magnelli, Baumeister. L’astrazione ha l’ambizione di valere come modernità,
                                     sintesi delle arti, apertura ai progressi delle scienze e delle tecniche.

     Disegno per scultura, 1931-32
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Oltre la distinzione tra figurazione e astrazione

                                Lontano dall’ortodossia, Fontana non vede incompatibilità tra innovazione e figu-
                                razione. Lo dimostrano le opere figurative che sono in parallelo alla produzione
                                astratta a partire da Uomo nero. Solo per fare qualche altro esempio ricordo i bozzetti
                                per la porta del Duomo di Milano (1950-52) e due Via Crucis. Fontana rifiuta la
                                qualifica di ceramista: tratta la materia da scultore. Nella Via Crucis del 1947 di
                                collezione privata (quattordici formelle “barocche” in ceramica colorata e riflessata)
                                l’oro domina e a un primo sguardo quasi occulta le forme, le quali poi si differen-
                                ziano, emergono vive in un movimento drammatico. Un’altra Via Crucis, del 1955,
                                è nella cripta della Basilica di san Fedele a Milano. Nuda terracotta con rari rialzi in
16                              biacca. Fontana ha ragione di intitolare Venezie il ciclo astratto del 1961.               17
                                Nei disegni figurativi l’abilità, priva di compiacimenti virtuosistici, è subordinata
                                alla caratterizzazione stilistica del soggetto, si tratti di disegni indipendenti o di
                                studi per dipinti sculture ceramiche. La sicura delineazione fa emergere qualcosa
                                di nascosto e di misterioso, e crea leggerezza anche con estreme sintesi e minimi
                                accenni. Due figure maschili del 19 (tav. 4), Chimere del 1938-39 (tav. 5) in molte
                                variazioni nel foglio con al centro una figura femminile, libero ricordo di Maillot.
                                Figura femminile seduta del 1946 (tav. 6) ripropone sintesi e levità, come Torsos
                                del 1946 (tavv. 7 e 8). Tra i risultati più alti metto Diez hombres e Diez mujeres del
                                1946 (tavv. 9 e 10) e Placer al sol del 1947 (tav. 11).
                                Rapidità e facilità di esecuzione? È decisivo il non misurabile tempo di incubazione,
                                il formarsi nelle mente, tra sollecitazioni diverse, di impianti e di sviluppi di opere
     Tavoletta graffita, 1931   quale sia il mezzo con cui saranno espresse. I disegni figurativi hanno gli stessi
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elementi formali dei disegni astratti degli anni 1946-47 e non appartengono a una
     produzione minore, anche quelli per ceramiche (studi per Conchiglie 1948, tav.12).
     Il percorso costruttivo del segno non si subordina mai alla verosimiglianza, sfiora
     il foglio, riduce o elimina particolari, si ferma ad accenni che una volta scoperti si
     rivelano essenziali. In lunghi tempi di osservazione si realizza la magia dell’espe-
     rienza artistica: noi entriamo nell’opera e l’opera entra in noi. Una empatia “intelli-
     gente” del tutto estranea alla suggestione.

                             Lo spazialismo prima dei “buchi”

     La rottura del supporto non è il primo grande evento innovativo. L’artista non solo
18   nel 1949 ha alle spalle quasi due decenni di alta creatività ma di buchi non c’è                                                                19

                                                                                                 Bozzetto per la V porta del Duomo di Milano, 1952
     traccia quando usa il termine Spazialismo e l’espressione concetto spaziale, si tratti
     di manifesti o di opere. In una verifica della congruenza tra prodotti e cronologia,
     le date attestano con obiettività che lo Spazialismo e i primi concetti spaziali (anche
     nelle soluzioni plastiche) e ambienti spaziali non hanno niente a che fare con la
     sperimentazione degli effetti compositivi di buchi.
     L’originalità di Fontana è già chiaramente delineata con molte variazioni nel periodo
     che va dal 1930 alla vigilia Manifiesto Blanco che nasce nel 1946 a Buenos Aires
     in un clima di discussione e di collaborazione. Le date. I due disegni in cui compare
     per la prima volta l’espressione concepto espacial sono del 1946. Quello che do-
     cumento (Concepto espacial, tav. 13) è una esplorazione pluridirezionale di spazio
     di cui la grande forma circolare esprime il carattere infinito. I piccoli circoli all’in-
     terno in sospensione si accompagnano a brevi tratti verticali e obliqui, così che tra
i vari elementi si crea un rapporto energetico. Sempre del 1946 due disegni in cui
                               lo spazio è occupato da una sorta di scrittura (tavv. 14 e 15); del 1947 è il disegno
                               con la scritta “concetto spaziale antiscultura e antipittura”(tav. 16), quasi progetto
                               della scultura Concetto spaziale, gesso dipinto con cementite nera 04. La sua strut-
                               tura a grumi, come il contemporaneo Uomo atomico, conferma il modo nuovo di
                               superare la distinzione tra figurazione e astrazione e tra pittura e scultura per andare
                               oltre una sintesi verso qualcosa del tutto diverso che interpreti i mutamenti culturali
                               e sociali. Del 1948 è il ciclo Ambiente spaziale, gouaches con leggerissime forme
                               circolari con effetto di movimento (perciò definite Evoluzioni), fino ad arrivare nel
                               febbraio del 1949 a una installazione rivoluzionaria, l’ambiente spaziale realizzato
                               nella Galleria del Naviglio di Milano (uno studio, tav. 17). Nella installazione i buchi
20                             delle pareti sono ottenuti non per perforamento ma mediante la distribuzione rego-         21
     Scultura spaziale, 1947

                               lare di materia fluorescente colpita dalla luce nera di Wood. È forte la necessità di
                               conquistare libertà di espressione quanto a mezzi, fisionomie stilistiche, riferimenti
                               culturali.
                               Fontana temeva che fossero apprezzati soltanto gli aspetti appariscenti delle sue
                               opere. Insiste sull’importanza di una lunga elaborazione di idee. “Il Manifiesto
                               Blanco – mi dice – non è nato all’improvviso. Allo spazialismo ho cominciato a
                               pensare fin dal 1941. A quell’epoca già si era formato un piccolo gruppo ed erano
                               iniziate le discussioni. Non realizzavo niente di nuovo perché non riuscivo a legare
                               alla scultura l’idea spaziale e a uscire quindi da uno spazio tradizionale”. Niente di
                               nuovo? Basta la produzione dal 1930 al 1934 a fare di Fontana un grande artista. È
                               naturale. Gli innovatori hanno forte il bisogno di andare oltre.
                               Lo Spazialismo riprende i problemi di nuovi spazi che agli artisti già si erano pre-
sentati agli inizi degli anni Dieci con l’appoggio ad analogie delle geometrie non          a New York a causa non soltanto delle mostre dei suoi maggiori esponenti ma anche
     euclidee e alla quarta dimensione. Sono problemi che non si esauriscono nelle               della presenza di artisti sia durante la prima guerra mondiale sia in seguito all’emi-
     Avanguardie artistiche del Novecento ma continuano a infondere vitalità nelle ri-           grazione legata al nazismo (tra l’altro la diaspora del Bauhaus dopo la sua soppres-
     cerche. È dominante l’idea di penetrazione materiale-simbolica con invenzioni rap-          sione) e nel periodo della seconda guerra mondiale (Léger, Tanguy, Masson, Matta,
     presentative in uno spazio non misurabile, anche se non vengono vanificate la               Ernst, Dalì, Mondrian). Memorabile l’esposizione nel 1939, nella Valentine Gallery
     materia e la sua tangibilità. In Fontana le espressioni “concetto spaziale” e “ambiente     di New York, di Guernica insieme a molti disegni. Forse la presenza di Miró è la
     spaziale” danno evidenza a un modo nuovo di vedere e di sentire la realtà e la sua          più costante per le numerose mostre dal 1926, a New York ma anche in altre città,
     realizzazione con i mezzi dell’arte. Egli non è irrazionalista se afferma che la ragione    in gallerie private (in quella di Pierre Matisse mostre a cadenza quasi annuale) e in
     non è in grado di andare in profondità. È detto nel Manifiesto. “La ragione non crea.       musei. Egli è a New York negli anni 1947, 1952, 1967, 1968. Determinante la sua
     E nella creazione delle forme la sua funzione è subordinata alla funzione del sub-          influenza insieme a quella di Picasso, altro surrealista eterodosso. I surrealisti a
     conscio”.                                                                                   New York sono accolti sia da gallerie private (Julien Levy, Pierre Matisse, Peggy
22                                                                                               Guggenheim) sia dal Museum of Modern Art.                                                  23
                                La situazione internazionale                                     Negli Stati Uniti la necessità di aggiornamento con la conoscenza dell’arte europea
                                                                                                 ha origini lontane. Si cita la colossale Armory Show del 1913, ma si deve andare
     Era molto diffusa l’idea di una matrice non razionalistica della creatività. Il surrea-     più indietro, anche se è azione di minoranza. Alfred Stieglitz all’attività di fotografo
     lismo al suo nascere (1924) porta in campo con forza determinante l’inconscio, il           affiancò quella interessata a fare conoscere negli Stati Uniti l’arte europea. Nel 1905
     caso, l’automatismo. Non meno diffusa l’idea che il rinnovamento ha bisogno del-            apre la galleria “291” e avvia una serie di mostre: Rodin, Brancusi, Cézanne, Pi-
     l’alleanza tra forze diverse, anche dell’apertura dell’arte alle scienze e alle tecniche.   casso, Picabia. Ebbe risonanza ben maggiore Armory Show (1913) anche per le
     Sono convinzioni che Fontana, nel 1947, anno del suo terzo ritorno in Italia, svi-          dimensioni: 1300 dipinti, sculture, opere decorative e più di 300 diverse correnti.
     luppa nel Manifesto dello spazialismo. È un periodo di grande rinnovamento in una           Da Goya, Delacroix Courbet all’impressionismo, al postimpressionismo. Tra gli altri
     molteplicità di direzioni sia in Europa sia negli Stati Uniti.                              Kandinsky, Matisse, Picasso, Léger, Picabia, Duchamp, Kirchner. Naturalmente
     Nel valutare il rinnovamento in generale si mette in primo piano la svolta operata          molto varie le reazioni del pubblico e della critica. Non ebbero buona accoglienza
     dall’action painting che, è stato detto, sposta il centro dall’Europa agli Stati Uniti.     Lusso 2 1905 di Matisse e Nudo che scende le scale 1912 di Duchamp.
     La svolta sarebbe stata impossibile senza l’assimilazione delle avanguardie europee         Le novità dell’action painting si fecero sentire in Europa come una sorta di resti-
tuzione di influenze da parte degli Stati Uniti, in cambio di quella degli artisti eu-    un disegno di un particolare (tav. 19): con libertà e rigore le volute evocano luce e
     ropei. Nel clima delle innovazioni Fontana, fin dai primi anni Trenta, si muove           movimento. Dell’anno dopo un foglio con tre studi per Decorazione spaziale (tav.
     con ricerche originali, e anche più tardi nella sua produzione non c’è niente di          20), molto pittorico (matita, acquarello, tempera); il bianco delle forme e dei segni
     quei diffusissimi stereotipi derivati dall’action painting che succedono a un tardo       sono apparizioni di luci su fondo nero. Sempre nel campo della decorazione, uno
     e stanco cubismo.                                                                         studio del 1958 (tav. 21) con il contrappunto di una delineazione marcata su uno
                                                                                               sfondo contenuto in una forma simile, quasi ombra, di leggera struttura grafica. Per
                       Rottura del supporto e vicende della materia                            Fontana la decorazione è arte a pieno titolo. In uno dei primi disegni con buchi c’è
                                                                                               la scritta: “I buchi! Nessuna rivoluzione una forma come un’altra [intelligente, can-
   Iniziati nel 1949, i buchi non segnano un periodo in cui Fontana si fermi a lungo.          cellato] di decorare una tela”.
   Nei primi disegni i buchi sono realizzati sia come un insieme di fori a piccoli trian-      Del 1955 opere con i buchi in minoranza. Prevalgono segni fitti e radi dentro e fuori
   goli e di tagliuzzamenti paralleli sia come spessi punti (tav. 18), nelle due soluzioni     una forma a semicerchio a conferma della non chiusura (“panettoni” è denomina-
24 quasi sempre all’interno della delineazione di una irregolare forma circolare. La fre-      zione familiare). Il disegno Concetto spaziale 1955 (tav. 22) è da confrontare con il 25
   quentissima delimitazione circolare contraddice la chiusura in accordo ai principi          dipinto Concetto spaziale 1956 (tav. 23) di cui è lo studio. Il semicerchio di bruni
   dello Spazialismo. È utile il ricorso al simbolo (il cerchio come cielo, spazio infinito    con pochi buchi irregolari e un piccolo taglio quasi centrale è in primo piano sullo
   contrapposto al quadrato come terra) ma insieme al fatto che il cerchio è continuità        sfondo ocra rossa che tende a schiarimenti con effetti di lontananza. Novità ma
   infinita della forza costruttiva di concreti “concetti spaziali”: la loro bellezza induce   sempre in cicli brevi. Addirittura brevissimi nel caso di una struttura a costellazione
   sospensione e attiva contemplazione, rende i concetti spaziali estranei al concet-          (Concetto spaziale 1955, tav. 24). Negli anni 1956-57 costruzioni di forme che at-
   tualismo che banalizza il prodotto visibile a favore di chissà quale profondità di          traversano come strisce l’intero supporto e sono studi di una varietà di collages
   pensiero inespresso.                                                                        (tav. 25). Anche sculture fatte di piastre bucate, quasi mobili su uno stelo lungo e
   Sostanziali le variazioni quando ai buchi, molto presto, si associano accentuati rialzi     sottile, hanno molte affinità con i collages (tavv. 26 e 27). In scultura esempi di
   di materia e incastonamento sulla tela di vetri colorati. Del 1951 è la realizzazione,      combinazione di materiali, come ferro+piombo o piombo+legno (questa scritta è
   in collaborazione con l’architetto Luciano Baldessari, dell’Arabesco fluorescente,          su un foglio del 1957, tav. 28). I rialzi di materia a volte plasmata accentuano la
   decorazione al neon per la IX Triennale di Milano, una occasione anche per ripren-          tangibilità, la presenza dell’azione dell’artista. L’inserimento di vetri colorati simula
   dere e sviluppare i temi spaziali nel Manifesto tecnico. Dell’opera per la Triennale        fioriture e rispecchiamenti.
I buchi si accompagnano, nel 1957-58, a variazioni più radicali nei collages di tela
                               su tela e sono caratterizzanti sia le forme sovrapposte sia l’infittirsi di segni. Il segno
                               si fa scrittura minuta o si svolge con un andamento di irregolare arabesco. Queste
                               opere inducono in modi nuovi riserbo e delicatezza, sensazioni che si provano da-
                               vanti a tutte le opere di Fontana e anche nei rapporti con l’artista. Un disegno con
                               tre forme gremite da fitti segni leggeri è realizzato su tela (tav. 29).

                                                  La nascita dei tagli: dal negativo al positivo

                               I tagli nel 1958 sono per così dire in negativo, non nascono da intenzione proget-
                               tuale. Dopo opere con inserimenti di vetri o fatte di spessa materia dal forte effetto
26                             plastico e gli originali collages, Fontana prova una semplificazione estrema, gli “in- 27
     Concetto spaziale, 1957

                               chiostri–paesaggi” del 1958, atmosferiche velature con chine colorate molto diluite.
                               Non forme ma ombre, presenze evanescenti, spazio indefinito. Le opere erano de-
                               stinate a una mostra al Naviglio di Milano. Improvvisa decisione. Fontana non le
                               accetta e ne tagliuzza la superficie con intervento di cauta distruzione. I tagli o più
                               precisamente piccole lacerazioni nascono per caso? La risposta è positiva se si ri-
                               conosce la complessità del caso non ridotto a fatto fortuito. Il caso ha una misteriosa
                               logica, è compenetrato dall’azione di una lunga incubazione, si congiunge all’in-
                               conscio e all’intuizione che possono volgere il negativo in positivo. Per via in gran
                               parte sotterranea il caso contribuisce a rinnovare i concetti spaziali.
                               Gli “inchiostri-paesaggi” diventano “attese” e sono esposte al Naviglio verso la fine
                               del 1958. “Il termine – spiega Fontana - è un po’ romantico: attesa di una nuova
                               soluzione, per qualcosa che deve succedere, insomma il principio di una svolta”.
Le vere Attese iniziano nel 1959 con un seguito di novità in una molteplicità di di-
                                      rezioni e con risultati alti.

                                                                 Innovazione pluridirezionale

                                      Fontana non si ferma a lungo, come ricerca, nel ciclo Attese (1959-60). L’interesse
                                      per nuovi spazi plastico-pittorici lo portano anche a studiare le forme dei supporti,
                                      così da uscire dalla tradizione del quadrato o del rettangolo (tav. 30). Si spinge più
                                      avanti quando concepisce una composizione a elementi multipli non continui per
                                      dare uno sviluppo nuovo al rapporto arte–spazio, e quindi alla realizzazione di con-
                                      cetti spaziali. È la nascita dei Quanta del 1959 (tav. 31). In analogia ai principi della
28                                    meccanica quantistica, che stabiliscono che i valori delle osservabili quanto-mec-          29
                                      caniche costituiscono un sistema discreto (i quanta), l’opera si manifesta per ele-
                                      menti separati (tre-nove dipinti di varie forme) e questo indica l’impossibilità di una
                                      espressione pittorica continua. Lo so, dire che alle entità discrete della meccanica
                                      quantistica corrispondono dipinti distanziati non è spiegazione sufficiente, tuttavia
                                      serve a giustificare perché un artista usa un particolare termine. Il ciclo dei Quanta
                                      è particolarmente breve.
                                      Torna ad avere prevalenza, con soluzioni del tutto nuove, la materia determinante
                                      per le modalità di stesura che variano leggermente gli spessori nel ciclo delle Ve-
                                      nezie (1961). Materia plasmata senza pesantezza: ori, argento, luci, acque, costel-
                                      lazioni di vetri colorati, candore della pietra d’Istria, Piazza San Marco nel variare
                                      delle ore (tav. 32 recto; tav. 33 verso). Le irregolari stesure di pasta moderatamente
     Concetto spaziale attese, 1958   alta danno vita alla preminenza dell’acqua anche per la particolare costruzione della
città che l’acqua l’ha dentro e nelle sue fondamenta, in un generale, lieve movimento,
                        ed è una diversità che si avverte in esperienze reali proprio perché magiche e diso-
                        rientanti.
                        L’astrattismo modifica radicalmente le idee sulla realtà dell’arte e sulla vitalità dei
                        contenuti. Fontana con l’astrazione esprime l’esperienza di Venezia in vari luoghi e
                        in varie situazioni, il suo particolare rapporto con la città. Egli traspone e condensa,
                        mescola visione e emozioni. Non nella verosimiglianza le immagini hanno concre-
                        tezza. Come fatti d’arte le vedute veneziane di Canaletto non sono più reali di quelle
                        di Fontana, e le Venezie di Fontana non sono più astratte di quelle di Canaletto.
                        Non buchi ma crateri di ardua o impossibile penetrazione, non tagli ma fenditure
                        profonde nei cicli Nature (1960-61) e Fine di Dio (1962-63). Hanno in comune
30                      drammaticità e contrasto nel silenzio, per Fontana necessaria atmosfera degli fatti                31
                        artistici.
                        Le Nature di ceramica grezza con ampi crateri che s’inabissano: uno stato di miste-
                        riosa primitività della materia a cui l’intervento partecipa. Vi convergono, in con-
                        trasto, due simboli dell’infinito: la sfera e l’illimitata profondità di buchi e di fenditure.
                        In Fine di Dio la forma ovoidale (la simbologia dell’uovo: creazione del mondo,
                        vita, perfezione, cosmo) duplicata dal segno che corre lungo tutto il limite interno,
                        perforata da numerosi crateri: non spazio finito di sicuro possesso ma un modo di
                        essere dell’infinito. Fine di Dio, intera vicenda della vita e della morte. I crateri sono
                        lacerazioni dell’esistere che lo spazio inghiotte. La fine di tutto, anche di Dio. La
                        rottura della bidimensionalità pone anche questo ciclo di Fontana, nato scultore, al
                        di là della pittura e della scultura (tav. 34). Il controllo di irregolarità, i ritmi di stacchi
     Piazza san Marco   e di asimmetrie, l’effetto di illusoria grandiosità hanno vita di alta invenzione. Il di-
segno con dieci studi per Fine di Dio (1963) chiude una sorta di conversazione con
                     un amico che è presenza costante nei miei affetti e nei miei lavori.

                                                  Da produttore a designer

                     La stagione creativa di Fontana continua quando da produttore manuale delle opere
                     ne diventa il designer. È la nascita delle grandi Ellissi di legno laccato e delle Scul-
                     ture in metallo verniciato, opere del 1967-68. Mi coinvolsero, ma questo vale per
                     tutto il lavoro con l’artista, non solo come critico con la presentazione che scrissi
                     per la mostra torinese ma anche in rapporti e scambi di idee.
                     In uno degli incontri nei primi mesi del 1967 l’artista mi mostrò due comuni fogli
32                   A4 gremiti di piccoli disegni per Ellissi con variazioni di costellazioni di buchi, già    33
     Ellisse, 1967

                     in corso di realizzazione. Fontana, generosissimo, mi promise con la consueta sem-
                     plicità che, completato il ciclo, mi avrebbe dato i fogli, cosa che non avvenne per
                     la sua improvvisa e prematura morte.
                     Metto le opere da designer di Fontana in rapporto con quanto mi disse: “Vorrei ri-
                     prendere i concetti dei Manifesti dello Spazialismo e del Manifesto tecnico, scrivere
                     o collaborare a scrivere un’opera sullo spazialismo senza riprodurre neppure un di-
                     segno o un quadro per sottolineare la mia convinzione che lo spazialismo è valido
                     come interpretazione non limitata a fatti artistici ma estesa a una generale situazione
                     nuova di vita che è mia come è di tutti”.
                     Fontana non guarda al passato quando insiste sulla necessità di chiarire ulterior-
                     mente concezioni e realizzazioni. L’essere stato indicato nel brano di lettera citata
all’inizio come persona capace di dare un contributo lo considero un lascito di
   valore anche morale che nel corso degli anni ho cercato di onorare.
   Con questi sentimenti assegno un valore particolare all’ultimo foglio, a ricordo della
   conclusione, nel 1967, delle mie ricerche sui disegni che Fontana seguì sempre
   con interesse e collaborazione. Il saggio, che Fontana lesse nelle varie fasi di avan-
   zamento e nella forma definitiva era ormai da licenziare per la stampa. Non per sug-
   gerimento da grafico ma come nuovo segno di interesse per la vicenda che ci aveva
   accomunato, Fontana dice che sarebbe stato bello uscire dal modo ordinario di fare
   i libri e consegna la sua idea a un disegno (tav. 35) su cui annota due soluzioni per
   il susseguirsi delle pagine:
   inizio libro a gradi lettere a piccolissime
34 se fatto al rovescio inizio piccolo via via a grandi lettere
                                                                                            TAVOLE
1.
                          Disegno astratto
                                  1930
                     penna su carta, 280 x 225 mm
36                                                                   37
                   firmato e datato in basso a destra

                             Bibliografia:

     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana,
                      Torino 1967, no 10 illustrato
2.
          Disegno astratto
                 1930
     penna su carta, 222 x 228 mm
38                                  39
       firmato in basso a destra

          IN ARCHIVIAZIONE
3.
                       Studio per scultura
40                            1934
     penna su carta, 325 x 253 mm, firmato in basso a destra   41

                      IN ARCHIVIAZIONE
4.
                 Figure
                   19
     penna su carta, 320 x 222 mm
42                                  43
       firmato in basso a destra

          IN ARCHIVIAZIONE
5.
        Studi per scultura Chimere
                 1938 - 39
44   Inchiostro su carta, 314 x 420 mm
     Non firmato, ma con titoli autografi   45
4.
                             Figura seduta
                                  1946
                  inchiostro su carta, 275 X 205 mm
46                                                                  47   47
                   firmato e datato in basso a destra

                             Bibliografia:

     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana
                      Torino 1967, no 58 illustrato
7.
                                    Torsos
                                     1946
                    inchiostro su carta, 305 X 220 mm
48                                                                   49   49
           firmato, intitolato, firmato e datato in basso a destra

                                Bibliografia:

     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana
                      Torino 1967, no 60 illustrato
8.
                                 Torso
                                  1946
                  inchiostro su carta, 305 X 220 mm
50                                                                  51   51
                   firmato e datato al centro a destra

                             Bibliografia:

     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana
                      Torino 1967, no 61 illustrato
9.
                            TDiez Hombres
                                  1946
                  inchiostro su carta, 222 x 315 mm
52                                                                  53
                  firmato, datato e intitolato al centro

                              Bibliografia:

     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana
                     Torino 1967, no 62 illustrato.
10.
                            Diez Mujerres
                                  1946
                  inchiostro su carta, 222 X 315 mm
54                                                                  55
                  firmato, datato e intitolato al centro

                              Bibliografia:

     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana
                      Torino 1967, no 63 illustrato
11.
                                 Placer al Sol
                                     1947
                    inchiostro su carta, 217 X 305 mm
56                                                                  57
           intitolato in alto, firmato e datato in basso a destra

                              Bibliografia:
     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana
                      Torino 1967, no 64 illustrato
12.
                         Studi per conchiglie
                                  1948
              matite e acquerello su carta, 284 x 228 mm
58                                                                  59   59
                   firmato e datato in basso a destra

                             Bibliografia:

     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana
                      Torino 1967, no 65 illustrato

                        N. ARCHIVIO 3217/5
13.
                                  Concepte Espacial
                                         1946
                         inchiostro su carta, 222 x 280 mm
60                                                                              61
                    intitolato, firmato e datato in basso a destra

                                    Bibliografia:

         Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana
                          Torino 1967, no 70 illustrato

                    Simone Soldini, Luca Massimo Barbero,
     Lucio Fontana 1946 - 1960. Il disegno all'origine della nuova dimensione
                   Mendrisio CH 2008, no 12 pag. 21 illustrato
14.
                                           Essenza
                                             1946
                            inchiostro su carta, 253 X 320 mm
62                                                                                      63
                            intitolato, firmato e datato in basso

                                        Bibliografia:

             Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana
                              Torino 1967, no 52 illustrato

         Enrico Crispolti, Omaggio a Lucio Fontana, Roma 1971, no. 86 illustrato

     Lucio Fontana, Palazzo Reale Comunale di Milano, 1972, no. 43 pag. 89 illustrato

                       Simone Soldini, Luca Massimo Barbero,
        Lucio Fontana 1946 - 1960. Il disegno all'origine della nuova dimensione
                      Mendrisio CH 2008, no 10 pag. 21 illustrato
15.
                                               Disegno
                                                 1946
                                 inchiostro su carta, 255 X 350 mm
64                                                                                                 65
                                  firmato e datato in basso a destra

                                            Bibliografia:

     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana, Torino 1967, no 55 illustrato

               Enrico Crispolti, Omaggio a Lucio Fontana, Roma 1971, no. 89 illustrato

          Lucio Fontana, Palazzo Reale Comunale di Milano, 1972, no. 41 pag. 87 illustrato
16.
                             Concetto spaziale/Antiscultura Antipittura
                                                  1947
                                   inchiostro su carta, 295 x 221mm
66                                                                                                 67   67
                         intitolato in basso a destra, firmato e datato al retro

                                             Bibliografia:

     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana, Torino 1967, no 72 illustrato

                             Simone Soldini, Luca Massimo Barbero,
              Lucio Fontana 1946 - 1960. Il disegno all'origine della nuova dimensione
                            Mendrisio CH 2008, no 11 pag. 21 illustrato
17.
                                   Studio per ambiente spaziale
                                                 1949
                                   penna su carta, 280 x 222 mm
68                                                                                                 69   69
                                  siglato, firmato e datato in basso

                                            Bibliografia:

     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana, Torino 1967, no 74 illustrato

              Enrico Crispolti, Omaggio a Lucio Fontana, Roma 1971, no. 108 illustrato
18.
             Concetto spaziale
                     1949
     inchiostro su carta, 313 x 240 mm
70                                          71   71
      firmato e datato in centro a destra

     N. ARCHIVIO 3217/1 (EX628/25)
19.
                                Studio per la IX Triennale di Milano
                                                  1951
                                  inchiostro su carta, 295 x 215 mm
72                                                                                                 73   73
                                   firmato e datato in basso a destra

                                           Bibliografia:
     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana, Torino 1967, no 77 illustrato

                                       N. ARCHIVIO 3217/9
20.
              Studio per decorazione spaziale
                             1952
     matita, acquerello e tempera su carta, 210 x 295 mm
74                                                             75
     firmato in basso a sinistra, firmato e datato sul retro

                     N. ARCHIVIO 3217/7
21.
              Disegno
               1958
      inchiostro su carta, mm
76                               77
     firmato in basso a destra

       IN ARCHIVIAZIONE
22.
                                     Studio per Concetto spaziale
                                                 1955
                                china e strappi su carta, 250 x 355 mm
78                                                                                                    79
                                  firmato e datato in basso a sinistra

                                             Bibliografia:

     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana, Torino 1967, no 122 illustrato

     Aldo Passoni, Lucio Fontana, Galleria Civica d’Arte Moderna, Torino 1970. N. 12 non illustrato

                              Simone Soldini, Luca Massimo Barbero,
               Lucio Fontana 1946 - 1960. Il disegno all'origine della nuova dimensione
                             Mendrisio CH 2008, no 55 pag. 42 illustrato

                                         N. ARCHIVIO 3217/8
23.
             Concetto spaziale
                     1956
     pastelli a olio su tela, 50 x 40 cm
80   firmato, datato e dedicato al retro   81

            N. ARCHIVIO 628/5
24.
                                                Disegno
                                                  1958
                                  inchiostro su carta, 253 x 350 mm
82                                                                                                  83
                                   firmato e datato in basso a destra

                                             Bibliografia:

     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana, Torino 1967, no 127 illustrato
25.
                                          Studi per collage
                                                 1958
                                  inchiostro su carta, 325 x 255 mm
84                                                                                                  85   85
                                           firmato al centro

                                             Bibliografia:

     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana, Torino 1967, no 123 illustrato
26.
                                          Studio per collage
                                                  1957
                                        inchiostro su carta, mm
86                                                                                                  87   87
                                   firmato e datato in basso a destra

                                            Bibliografia:
     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana, Torino 1967, no 121 illustrato
27
            Studio per collage
                    1957
          inchiostro su carta, mm
88                                        89
     firmato e datato in basso a destra

           IN ARCHIVIAZIONE
28.
                         Studio per “Decorazione murale” / piombo+legno
                                                    1957
                          china, acquerello e pastello su carta, 324 x 245 mm
90                                 intitolato, firmato e datato in basso                            91   91

                                            Bibliografia:
     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana, Torino 1967, no 138 illustrato

                                        N. ARCHIVIO 3217/2
29.
                                          Studi per scultura
                                                 1958
                                     penna su tela, 200 x 240 mm
92                                                                                                  93
                                  firmato e datato in basso a sinistra

                                             Bibliografia:

     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana, Torino 1967, no 128 illustrato
30.
                               Studi per supporti di concetti spaziali
                                                 1960
                                  inchiostro su carta, 280 x 222 mm
94                                                                                                  95   95
                                   firmato e datato in baso a destra

                                             Bibliografia:

     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana, Torino 1967, no 142 illustrato
31.
                                         Composizioni/Quanta
                                                  1960
96                                inchiostro su carta,222 x 333 mm
                                 intitolato e datato in basso al centro
                                                                                                    97

                                             Bibliografia:

     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana, Torino 1967, no 153 illustrato
32.
                                        Tre studi per Venezia
                                                1960-61
98                                                                                                  99
                          inchiostro su carta, 220 x 330, altri studi sul recto

                                              Bibliografia:

     Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana, Torino 1967, no 159 illustrato

           Lucio Fontana, Palazzo Reale Comunale di Milano, 1972, no. 46 pag. 92 illustrato

                                        N. ARCHIVIO 3217/4
33.
                                         Sei studi per Venezia
                                                1960 - 61
100                                                                                                  101
                           inchiostro su carta, 220 x 330, altri studi sul verso

                                               Bibliografia:

      Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana, Torino 1967, no 158 illustrato

                                          N. ARCHIVIO 3217/4
34.
                                     Dieci studi per La fine di Dio
                                                   1963
102                                                                                                  103   103
                               biro su carta, 330 x 220, intitolato e firmato

                                             Bibliografia:
      Francesco De Bartolomeis, Segno Antidisegno di Lucio Fontana, Torino 1967, no 155 illustrato

                                          N. ARCHIVIO 3217/3
35.
      Studio per impaginazione catalogo
                       1967
104                                            105
      matite su carta, mm, scritte autografe

               IN ARCHIVIAZIONE
ELENCO DELLE TAVOLE

Disegno astratto, 1930                                  pag 36
Disegno astratto, 1930                                  pag 38
Studio per scultura, 1934                               pag 40
Figure, 19                                              pag 42
Studio per sculture Chimere, 1938-39                    pag 44
Figura seduta, 1946                                     pag 46
Torsos, 1946                                            pag 48
Torso, 1946                                             pag 50
Diez hombres, 1946                                      pag 52
Diez mujerres, 1946                                     pag 54
Placer al Sol, 1947                                     pag 56
Studio per conchiglie, 1948                             pag 58
Cencepte espacial, 1946                                 pag 60
Essenza,1946                                            pag 62
Disegno,1946                                            pag 64
Concetto spaziale / Antiscultura Antipittura, 1947      pag 66
Studio per ambiente spaziale, 1949                      pag 68
Concetto spaziale, 1949                                 pag 70
Studio pe la IX Triennale di Milano, 1951               pag 72
Studio per decorazione spaziale, 1952                   pag 74
Disegno, 1958                                      pag    76                                                    INDICE
Studio per concetto spaziale, 1955                 pag    78
Concetto spaziale, 1956                            pag    80
Disegno, 1958                                      pag    82
Studi per collage, 1958                            pag    84
                                                               Mutamenti innovativi                                      pag   7
Studio per collage, 1957                           pag    86
Studio per collage, 1957                           pag    88   I disegni nelle ricerche                                  pag   9
Studio per decorazione murale/piombo+legno, 1957   pag    90
                                                               Dagli anni Trenta                                         pag 10
Studi per scultura, 1958                           pag    92
Studi per supporti di concetti spaziali, 1960      pag    94   Oltre la distinzione tra figurazione e astrazione         pag 15
Composizioni/Quanta,1960                           pag    96
Tre studi per Venezia, 1960-61                     pag    98   Lo spazialismo prima dei “buchi”                          pag 18
Sei studi per Venezia, 1960-61                     pag   100
                                                               La siyuazione internazionale                              pag 22
Dieci studi per la fine di Dio, 1963               pag   102
Studio per impaginazione catalogo, 1967            pag   104   Rotture del supporto e vicende della materia              pag 23

                                                               La nascita dei tagli: dal negativo al positivo            pag 25

                                                               Innovazione pluridirazionale                              pag 27

                                                               Da produttore a designer                                  pag 30

                                                               Tavole                                                    pag 33

                                                               Elenco delle tavole                                       pag 105
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