Gotica, architettura Definizione - Etimologia - Amazon S3

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Gotica, architettura

Definizione – Etimologia
Risale a Vasari l’uso dell’aggettivo ‘gotico’ per definire, in
senso spregiativo, le soluzioni architettoniche che al suo
tempo venivano ancora attuate oltralpe, a fronte delle novità
rinascimentali. Fu con la riscoperta romantica del medioevo
che il termine incontrò una valenza positiva e finì con
l’identificarsi con le caratteristiche costruttive delle
cattedrali della Francia settentrionale, erette tra XII e XIII
secolo. Da un punto di vista storiografico questo fu un
limite, perché, creando una fittizia uniformità, si finì con
il perdere di vista la varietà delle esperienze che ebbero
luogo in quell’arco di tempo.

Caratteristiche
Gli inizi nell’Ile-de-France

La rivoluzione formale che prese le mosse nell’area dell’Ile-
de-France alla metà del XII secolo ebbe il suo fattore
unificante nella introduzione della volta a crociera a sesto
acuto, una scelta dettata dalla esigenza di ovviare ai
numerosi incendi provocati dalle coperture lignee. Questo
avvenne all’interno di un quadro progettuale di lenta
elaborazione, segnato da esiti diversi. L’aggiunta alla
abbazia benedettina di Saint-Remi a Reims di un nuovo coro, a
partire dal 1162, fornisce il primo esempio di tale intenzione
di cambiamento. Fondamentale per ottenere una spazialità
diversa fu la sovrapposizione di più ordini (arcate, tribuna,
triforio, finestre) che ebbe l’effetto di annullare il pieno
della parete, sulla base di un modo di procedere che aveva già
caratterizzato l’architettura della Normandia durante il
periodo romanico. Legato alla figura intellettuale dell’abate
Pierre de Celle, il coro accoglie al suo interno tutte le
problematiche che verranno via via sviluppate nei decenni
successivi.
Fin da subito prevalse la tendenza ad aumentare l’altezza dei
sostegni: è il caso della cattedrale di Sens, in costruzione a
partire dal 1140 e quasi conclusa nel 1176. Di conseguenza vi
fu la possibilità di ridurre il numero degli ordini
monumentali, introducendo, al di sopra delle arcate, una
tribuna e subito sopra le finestre, poggianti su un pieno di
muro. La scelta della divisione esapartita per le volte,
legata all’idea della campata quadrata, rese però ancora
necessaria una diversificazione nella tipologia dei sostegni.
A livello di impianto, generalmente calibrato su tre navate,
le componenti essenziali presenti negli edifici in questa fase
sono il transetto e il deambulatorio a cappelle radiali,
talvolta doppio, sull’esempio di quello fatto realizzare
dall’abate Suger a Saint-Denis tra il 1140 e il 1144.
Con i lavori che lo stesso committente avviò in facciata e con
la concomitante realizzazione della fronte occidentale della
cattedrale di Chartres furono poste le basi per quell’intimo
rapporto fra scultura e architettura che è un’altra delle
novità del momento e che trova il suo esito più caratteristico
nelle marcate strombature che precedono i tre portali delle
facciate, legati tra loro e accompagnati dalle statue di
personaggi dell’Antico e del Nuovo Testamento, addossate alle
colonne che reggono le complesse modanature degli archivolti,
anch’esse popolate da fitte sequenze di figure simboliche,
mentre nelle lunette e sugli architravi si sviluppa l’aspetto
teofanico ed agiografico. Con gli inizi del XIII secolo, come
mostra la cattedrale di Chartres, anche le fronti dei bracci
del transetto furono decorate con portali multipli riccamente
scolpiti, assumendo la valenza di vere e proprie facciate
nelle quali successivamente, come a Saint-Denis, furono aperti
dei grandi rosoni che contribuirono a illuminare, in maniera
quasi violenta, la zona dell’incrocio.
All’esterno un’altra componente essenziale sono le alte torri
che affiancano la facciata e le absidi: la cattedrale di Laon,
realizzata tra il 1185 e il 1205, ne è l’esempio superstite
più antico e integro. Infine l’aspetto più appariscente è
rappresentato dai pesanti contrafforti che scandiscono il
perimetro esterno. Collocati nei punti di forza individuati
dalle arcate trasverse delle navate laterali, con la porzione
emergente rispetto al livello fissato dalla copertura di
queste ultime, i contrafforti si fanno carico di accogliere la
ricaduta degli archi rampanti che vanno a contrastare le
spinte delle volte della navata centrale e che si raddoppiano
nel caso di impianti a cinque navate. Supportato da un
raffinamento delle tecniche e della strumentazione destinata
all’edilizia, fu questo stratagemma progettuale che permise,
nell’arco di pochi decenni, di raddoppiare l’altezza delle
navate centrali, passando dai 24 metri della cattedrale di
Laon ai 48 di quella di Beauvais. Ancora presente nelle
cattedrali di Laon e di Notre-Dame a Parigi, in costruzione a
partire dal 1160 circa, la volta esapartita vi presenta la
variante significativa del culmine delle arcate trasverse
disposto allo stesso livello delle chiavi di volta,
introducendo una soluzione che non sarà più abbandonata, in
virtù della sua capacità di unificare lo spazio. Entrambi gli
edifici supportano questa scelta utilizzando come sostegni dei
robusti pilastri cilindrici, tutti uguali per dimensioni e
altezza, al di sopra dei quali appoggiano delle sottili
membrature a fascio che vanno a raggiungere le articolazioni
della copertura. Al di sopra delle arcate si affacciano le
tribune, ma se a Laon, riprendendo la scansione di Saint-Remi
a Reims, la sequenza prosegue con un triforio al di sopra del
quale si dispongono le prese di luce, a Parigi la scelta si
semplifica, abolendolo e sovrapponendo un oculo alle bifore.
Notre-Dame è anche il primo edificio gotico a cinque navate e
questo comporta esternamente una articolazione su tre livelli,
grazie alla copertura con volte a crociera della tribuna
disposta sulle navate intermedie, con una conseguente
duplicazione degli archi rampanti e una altrettanto
impressionante articolazione del profilo esterno. Il momento
successivo è rappresentato dalla cattedrale di Chartres, i cui
lavori partono nel 1195 e proseguono fin verso il 1225, con
l’affermazione definitiva della volta barlonga. A livello di
consistenza della parete, insieme a un innalzamento
complessivo della copertura, l’effetto più vistoso è dato
dall’alleggerimento delle componenti, ridotte alla
sovrapposizione a un triforio di amplissime bifore, sormontate
da un oculo, che sostituiscono in toto la muratura fino al
colmo delle volte, mettendo in campo una ipotesi formale che
sarà dominante nei decenni successivi. Ad essa si rifanno
nell’immediato le cattedrali di Soissons, di Amiens e di
Reims. In quest’ultima si interviene anche sulle pareti
d’ambito, formate da una successione di ampie bifore,
sormontate da un oculo, impostate al di sopra di un tratto di
muro pieno che forma un ballatoio il quale corre per l’intera
lunghezza della navatella, passando dietro ai semipilastri
addossati. Queste soluzioni raggiungono la compiutezza nella
cattedrale di Bourges, grazie a un impianto a cinque navate
che vede reiterarsi nelle navate intermedie la sovrapposizione
al triforio di una grande bifora sormontata da un oculo, con
effetti di verticalismo e di svuotamento che sono la premessa
immediata dello stile rayonnant che caratterizza la Parigi del
re santo Luigi IX.
Emblematica di queste nuove intenzioni è la Sainte Chapelle,
realizzata tra il 1241 e il 1248, in cui nella cappella
superiore la struttura dell’unica navata si riduce a una
successione di vetrate impostate al di sopra di un basso pieno
di muro e intervallate da semipilastri a fascio che si legano
alla copertura, con un annullamento totale della parete e una
messa a nudo delle strutture portanti. Con ancora maggiore
risalto monumentale, analoghi effetti furono realizzati
nell’abbazia di Saint-Denis a partire dal 1231 quando,
agganciandosi al coro voluto dall’abate Suger, furono rifatte
le navate della fondazione carolingia. Gli aspetti di maggiore
spicco sono forniti dalla creazione di prese di luce nel muro
esterno del triforio che perde la caratteristica di zona
d’ombra e dalla apertura, immediatamente al di sopra, di
enormi finestre formate da quattro lancette, sormontate da tre
oculi a sei lobi, con un radicale annullamento della parete.
Le novità architettoniche sviluppatesi tra XII e XIII secolo
nell’area parigina ebbero una eco diversa nelle altre regioni
della Francia dove dovettero fare i conti con quelle che erano
state le realtà precedenti.
La diffusione dello stile

In Normandia agli inizi del Duecento esse furono riprese nella
cattedrale di Rouen, proponendone tuttavia una versione che,
malgrado la scansione su quattro livelli della parete, per la
pesantezza delle forme con cui fu realizzata rimase debitrice
nei confronti della tradizione romanica locale. Solo nel coro,
con il deambulatorio a cappelle radiali, avviato nel 1214, il
partito murario venne alleggerito, abolendo le tribune. La
stessa situazione si verificò nella cattedrale di Bayeux, in
costruzione tra il 1230 e il 1240: l’eliminazione della
tribuna comportò la creazione di altissime finestre che
tuttavia, insieme con le altre componenti del partito murario,
furono private di qualunque slancio dalla presenza di una
ridondante decorazione che ricorda le concomitanti esperienze
dell’architettura inglese. Nella cattedrale di Coutances,
iniziata verso il 1210, questo modo di fare venne abbandonato
solo nel coro, costruito intorno al 1250, mentre nella navata
centrale si assiste a una enfatizzazione del tema romanico del
‘muro spesso’ normanno con una falsa tribuna composta dalla
stratificazione puramente decorativa di tre fattori
(parapetto, arcate, bifore), mentre davanti alle soprastanti
finestre corre un ballatoio. Il segno di un forte legame con
le precedenti tradizioni locali è fissato in questi edifici
dal fatto che tutti presentano una torre sopra il quadrato
d’incrocio, un motivo che in Ile-de-France non era stato più
utilizzato dopo la costruzione della cattedrale di Laon. Solo
che mentre nei primi due ha una sezione quadrata, a Coutances,
fiancheggiata da quattro torrette, la torre si imposta su un
impianto ottagonale e al di sopra di una volta ogivale a
sedici costoloni, sortendo effetti di notevole verticalismo.
In Borgogna invece quando, nel 1215, si decise la
ricostruzione della cattedrale di Auxerre si operò in maniera
del tutto diversa nei confronti della precedente tradizione
architettonica della regione, perché venne preso a modello
l’alzato della cattedrale di Chartres di cui fu riproposta con
puntualità la scansione. In altre zone della Francia vi fu
invece una totale indifferenza nei confronti di quei canoni,
anch’essa condizionata da tradizioni e abitudini locali. È il
caso della cattedrale di Angers in cui un impianto cruciforme
a navata unica vede le tre campate quadrate coperte da ampie
volte ogivali, con un andamento che ricorda quello delle
cupole in asse del romanico aquitanico.
Lo stesso avvenne a Carcassonne a partire dal 1269 e ad Albi
dal 1277 dove, per la ricostruzione delle due cattedrali,
prevalse la scelta della più tradizionale navata unica, sia
pure con coperture a volte a crociera, così come accadde,
ormai dopo il 1312, anche in Catalogna, a Gerona. Resta il
fatto che l’esaltante vicenda costruttiva che caratterizzò le
cattedrali della Francia settentrionale tra XII e XIII secolo
propose un linguaggio architettonico che finì con
l’influenzare una vasta area dell’Europa, dalla Spagna alla
Germania, dall’Inghilterra alla Scandinavia, anche se il più
delle volte fu utilizzato come fonte di idee e di modelli per
arrivare a risultati sostanzialmente diversi.
È il caso delle cattedrali di Lèrida e di Tarragona in
Catalogna in cui la goticizzazione si limita alla copertura
con volte ogivali, tralasciando qualunque altro aspetto di
svuotamento e di animazione delle pareti. È con il cantiere
della cattedrale di Burgos, i cui lavori furono avviati nel
1221, che in Spagna entrano fattori di origine parigina come
il deambulatorio a cappelle radiali, innestato però su uno
schema basilicale tradizionale, e una scansione della parete
della navata centrale su tre ordini che supplisce alla
mancanza di slancio verticalistico con una insistenza
decorativa dettata dall’ornato a traforo della balaustra e
delle lunette del triforio, accompagnato da motivi vegetali
che avvolgono le colonnine o da teste in fitta sequenza
disposte lungo la cornice esterna, secondo tradizioni
decorative locali. Con la cattedrale di Toledo, avviata nel
1226, il rapporto con l’Ile-de-France si fa più evidente,
grazie alla ripresa del tipo a cinque navate della cattedrale
di Bourges. Tuttavia i risultati furono differenti perché la
maggiore ampiezza concessa alle navate impose l’utilizzo di
pilastri più tozzi, con un ovvio riflesso sull’effetto
generale. Anche nel tipo del doppio deambulatorio intervenne
una netta variante perché, con una scelta autonoma e
originale, al posto della tradizionale sequenza di cinque
cappelle radiali ne fu inserita una di quindici,
alternativamente semicircolari e rettangolari.
È con la cattedrale di León, la cui costruzione fu avviata
dopo il 1255, che si arriva a una totale immedesimazione con i
modi del rayonnant parigino del tempo di san Luigi. Se per il
deambulatorio e il transetto il tipo di riferimento sembra
essere stato la cattedrale di Reims, nella navata centrale le
aperture chiamate a sostituire la parete fissano una ripresa
integrale da Saint Denis. Un analogo comportamento
caratterizzò l’area germanica. La collegiata di San Giorgio a
Limburg an der Lahn, costruita agli inizi del Duecento,
riprese l’alzato scandito su quattro ordini che era stato
caratteristico delle cattedrali francesi del XII secolo e
l’operazione fu condotta con forme ancora fortemente
condizionate dalla tradizione del romanico. Una situazione
analoga si ebbe ancora, nel 1209, con la ricostruzione della
cattedrale di Magdeburg.
Fu nelle navate della cattedrale di Strasburgo, tra il 1230 e
il 1240, che si arrivò a una immedesimazione totale con la
maniera rayonnant parigina riprendendo le novità introdotte a
Saint-Denis. Quelle soluzioni furono sommate con la creazione
nelle navate laterali di un ballatoio sul tipo di quello
presente nella cattedrale di Reims, in modo da ripetere, anche
in questa parte dell’edificio, al di sopra del basso pieno di
muro, il motivo delle alte quadrifore sormontate da tre oculi
a occupare, come nella navata centrale, tutto lo spazio tra i
semipilastri e la ricaduta delle volte, annullando qualunque
presenza delle pareti, radicalmente trasformate in vetrate.
Una totale accettazione di queste soluzioni si ebbe anche
nella cattedrale di Colonia, in costruzione dal 1248,
caratterizzata da un verticalismo ancora più marcato.
Il gotico in Inghilterra

Fu soprattutto in Inghilterra che le novità gotiche trovarono
una declinazione originale alla quale non fu certamente
estranea la precedente vicenda architettonica anglo-normanna.
L’edificio che per primo segnala questa indipendenza è la
cattedrale di Salisbury i cui lavori furono avviati intorno al
1220. La sua originalità è sottolineata dalla pianta che
riprende il tipo basilicale a doppio transetto che, nel secolo
precedente, aveva avuto il suo esempio più illustre nella
terza abbaziale di Cluny e dall’imposta sull’incrocio di una
altissima torre lanterna. I bracci dei transetti sono divisi
in due navate di cui quella orientale, più stretta, vede le
campate trasformate in cappelle. Il coro è a terminazione
rettilinea e si estende per sette campate con le ultime due
che formano una cappella esterna divisa, insieme con le due
campate che la precedono, da pilastri a fascio sottili e
slanciati che reggono volte impostate allo stesso livello con
un effetto a sala. La presenza di una cappella al termine del
coro, in genere destinata a contenere reliquie o sepolture
significative, sarà un’altra delle caratteristiche del gotico
inglese. La organizzazione delle pareti mostra una sostanziale
lontananza dai modi parigini, legata com’è a una scansione che
appesantisce gli ordini con fitte sequenze di modanature, in
ossequio alla tradizione del romanico anglo-normanno.
L’effetto che ne risulta è di una forte consistenza,
accresciuta anche dall’uso nelle partiture di un marmo scuro
che entra in contrasto con la muratura, annullando ogni
verticalismo. Un aspetto ribadito anche dal fatto che viene a
mancare qualsiasi collegamento tra i sostegni e le membrature
delle volte i cui costoloni vengono accolti da tre colonnette
pensili a fascio, sormontate da un capitello, addossate ai
pennacchi delle arcate delle tribune.
Malgrado i documenti attestino la presenza di un architetto
francese, molti degli elementi che caratterizzano la navata
della cattedrale di Salisbury si ripresentano in quella di
Lincoln, in costruzione anch’essa tra il 1220 e il 1230,
imprimendole un carattere schiettamente inglese. La sola
eccezione è data dal fatto che le colonnette che ricevono la
ricaduta dei costoloni scendono fino alla base dei pennacchi
delle arcate, andando a posare su una mensola, immediatamente
al di sopra dei capitelli dei pilastri che, insieme con quelli
presenti in tutti gli altri ordini, hanno assunto una
conformazione a foglia uncinata, diversa dalla semplice forma
bombata di quelli di Salisbury ma lontani dal naturalismo
nella resa degli elementi vegetali che domina nelle
costruzioni dell’Ile-de-France.
Il tratto nuovo e originale perché carico di futuro è
rappresentato dal modo come furono realizzate le volte: le
arcate trasverse e i costoloni assumono lo stesso profilo e
vanno a raccordarsi a una nervatura supplementare (lierne) che
corre continua al culmine della volta, mentre le vele vengono
articolate con altre nervature supplementari (tiercerons).
L’effetto che ne risulta è quello di una disposizione a
ventaglio delle volte (fan-vaults), una soluzione che sarà
alla base di molte elaborazioni del periodo tardogotico,
dimostrando come il tratto più originale e distintivo del
gotico inglese consista proprio nella vena decorativa.
Espressione tipica ne è a Lincoln la sala capitolare,
costruita entro il 1235, sulla base di un modello in seguito
largamente ripreso. Ancora una volta si tratta della
evoluzione di un tipo romanico: un ambiente a pianta centrale
in cui le volte sono rette da un unico sostegno. In questo
caso l’impianto ottagonale, con due ampie lancette aperte su
ogni lato, vede al centro un pilastro circondato da dieci
colonnine che ricevono i costoloni dalla disposizione a
ombrello che si raccordano a un lierne che corre al culmine
della risalita, seguendo lo stesso percorso poligonale
dell’edificio e ricevendo, dalla parte opposta, le nervature a
ventaglio che salgono dai semipilastri a fascio che si
addossano agli angoli del muro d’ambito. In questo modo di
fare sono implicite possibilità decorative nuove anche in
relazione alle pareti, come mostra la chiesa del monastero di
San Giovanni a Beverley, costruita nel secondo quarto del
Duecento che in pianta riprende la soluzione a doppio
transetto. Nella navata la sostituzione delle tribune con un
triforio vede quest’ultimo realizzato con una doppia sequenza
di arcatelle ad andamento sfalsato e un effetto decorativo che
è intensificato dall’uso del marmo colorato per le colonnine,
con una volontà di sdoppiamento dell’uniformità della parete
che ritorna anche nei pilastri dell’incrocio, decorati con
arcatelle rette da esili colonnine addossate.
Una maggiore vicinanza ai modi parigini si ha con l’abbazia di
Westminster a Londra la cui ricostruzione fu avviata nel 1245
per volontà del re Enrico III, cognato di san Luigi. Questo
comportò un maggiore verticalismo, l’apertura di ampie
finestre e la presenza di un coro a cappelle radiali, tuttavia
la più parte degli elementi caratteristici del gotico inglese
vi rimasero presenti, a partire dalle false tribune e dalle
colonnine addossate ai pilastri, con la conseguente iterazione
delle modanature, per finire con la complessa articolazione
delle volte a ventaglio. Solo nella sala capitolare,
realizzata intorno al 1250 e impostata secondo lo stesso
sistema di quella della cattedrale di Lincoln, le pareti
vennero sostituite da vetrate che sono una eco di quelle della
Sainte-Chapelle.
Il gotico inglese mantenne una sua originalità anche nelle
facciate in quanto non accolse il sistema francese, dominato
dalla imponente decorazione dei portali, e abbandonò assai
presto anche il tipo a due torri impostate in corrispondenza
dei portali laterali che derivava dalla tradizione normanna. A
prevalere fu la facciata-schermo, completamente indipendente
rispetto all’assetto interno dell’edificio e con le torri
trasferite lateralmente. La soluzione più antica è, agli inizi
del Duecento, quella fornita dalla facciata occidentale
dell’abbazia di San Pietro a Peterborough, formata dalla
successione di tre enormi arcate affiancate e fortemente
strombate, sormontate da frontoni, alte quanto la costruzione
e del tutto indipendenti rispetto ai portali, accompagnate
lateralmente da due torri limitate al loro stesso livello, con
un effetto complessivo che ricorda gli archi di trionfo e che
concede alla scultura di occupare le molte nicchie presenti
nell’ornato superficiale della parete.
Da questo punto di vista il sistema si perfeziona, intorno
alla metà del secolo, nella facciata della cattedrale di Wells
impostata su un alto basamento che ingloba i portali al di
sopra del quale si dispone un primo ordine, fortemente
articolato da arcate, ghimberghe e quadrilobi, al quale ne
segue un secondo composto da una sequenza di allungatissime
arcate, anch’esse sormontate da elementi decorativi così come
traforati da nicchie appaiono i contrafforti che le
scandiscono. Il tutto è concluso da un alto frontone centrale
e da due massicce torri laterali, sulla base di un sistema che
offre la possibilità di collocare nell’insieme centinaia di
sculture, seguendo un programma decorativo dominato al culmine
dalla figura del Cristo Giudice.
L’esuberanza ornamentale rimane una costante del gotico
inglese come mostra, intorno al 1280, la cattedrale di Exeter,
in cui, su una organizzazione degli ordini monumentali di tipo
francese, si imposta una copertura che vede le vele delle
volte innervate da una proliferazione di costoloni che vanno a
innestarsi al lierne assiale. Fino ad arrivare, nel 1338, alla
soluzione attuata nella cattedrale di Wells in cui, per
rafforzarla, furono innestati nella arcata della crociera due
archi ad andamento inverso, divisi da oculi, con un effetto di
travolgente fantasia.
Tendenze di autonomia formale al gotico classico

È da premesse legate al gusto decorativo inglese che, anche
sotto il profilo strutturale, deriva la soluzione estrema,
realizzata alla metà del Trecento da Peter Parler nella
cattedrale di San Vito a Praga, con l’innesto, al di sopra
della struttura canonica progettata dal francese Matthieu
d’Arras, di una copertura che abolisce le arcate trasverse e
sfrutta l’intreccio dei costoloni per creare l’effetto di
volta continua. Altrettanta autonomia nei confronti del gotico
classico fu proposta dagli ordini monastici, anzitutto da
quello cistercense. Condizionato dalla sobrietà estetica
imposta da san Bernardo, partendo dalla Borgogna, l’ordine,
grazie alla sua rapida diffusione a livello europeo e al suo
rigido centralismo. si fece promotore di un linguaggio
architettonico in cui le novità del tempo, a partire dalla
volta a crociera e dalla sua argomentazione in relazione alla
tipologia dei pilastri e al posizionamento delle prese di
luce, vennero sviluppate sulla base di una pacatezza formale
lontana dagli estri del gotico dell’Ile de France ma,
nonostante questo, innovativa per molti degli ambienti a cui
fu trasmessa. Ciò che mancava agli edifici cistercensi era il
versante decorativo formato dalle tribune, dai trifori, dalle
trine ornamentali delle grandi aperture, dalle torri e dagli
archi rampanti, ossia tutta la dimensione pittoresca
dell’architettura gotica. Questo spiega perché se da un lato
la loro presenza fu determinante nel diffondere un nuovo
linguaggio edilizio in aree, come il Lazio e in genere
l’Italia meridionale, ancora legate, sul finire del XII
secolo, a tipologie architettoniche cariche di ricordi
basilicali paleocristiani, dall’altro i cistercensi
contribuirono a imporre forme di solida calibratura spaziale e
di essenziale argomentazione delle partiture voltate.
Confermano questo ruolo guida, in una dimensione
architettonica di globale rinnovamento, le costruzioni
militari promosse nel regno di Sicilia dall’imperatore
Federico II che, secondo una notizia riferita al 1225, aveva
ottenuto il permesso di utilizzare in quei cantieri i conversi
dell’ordine, un rapporto che si protrasse anche sotto la
successiva dinastia angioina, con l’invio nel 1273 da
Royaumont di due monaci per la fondazione delle abbazie di
Santa Maria della Vittoria in Abruzzo e di Santa Maria di
Realvalle in Campania. Così come altrettanto indicativo è il
caso del duomo di Siena i cui lavori di costruzione, nella
fase tra il 1259 e il 1264, quando venne voltata la navata
centrale, furono condotti sotto l’amministrazione di conversi
della vicina abbazia di San Galgano, con un rapporto che ne
spiega la calibrata ragione spaziale e la composta
distribuzione degli ordini monumentali.
Altrettanto marcata fu la incidenza degli ordini mendicanti,
in particolare dei francescani e dei domenicani, insediati
all’interno dei centri urbani e legati per missione alla
predicazione. Si deve alla loro iniziativa la diffusione del
tipo della chiesa a sala, secondo soluzioni che, declinate
volta per volta in modi e forme diverse, furono comunque tutte
imposte dalla esigenza di creare ampi spazi, uniformi e
omogenei. Esse vanno dalla tipologia caratteristica
dell’Italia centrale che ebbe come termine di riferimento la
chiesa di San Francesco a Cortona fatta realizzare, tra il
1245 e il 1253, da frate Elia al suo rientro dal periodo di
esilio trascorso presso la corte di Federico II, con la grande
navata unica, ampia quanto l’intero edificio, che si aggancia
a un presbiterio tripartito, fino alla vera e propria
Hallenkirche, caratterizzata da pilastri a sezione circolare e
semplice copertura lignea, come la chiesa dei Domenicani a
Colmar in Alsazia, in costruzione a partire dal 1283, oppure
con i pilastri articolati che dispongono le coperture delle
tre navate allo stesso livello così da trovare, per questa
via, il senso di una unicità dello spazio, come nella
Wiesenkirche di Soest, consacrata nel 1376, che mostra bene la
resistenza nel tempo di quelle soluzioni.

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L. (a cura), L’espace cistercien, Paris, 1994; Reinhardt T.
H., La cathédrale de Strasbourg, Grenoble, 1972; Reilly
L.A., An Architectural History of Peterborough Cathedral,
Oxford, 1997; Sapin Ch. (a cura), Saint-Étienne d’Auxerre, la
seconde vie d’une cathédrale, Auxerre-Paris, 2011; Sauerländer
W., Le siècle des cathédrales 1140-1260, Paris, 1989;
Schenkluhn W., Architektur der Bettelorden. Die Baukunst der
Dominikaner und Franziskaner in Europa, Darmstadt, 2000;
Torres Balbás L., Arquitectura gótica, Madrid, 1952; Untermann
M., Forma Ordinis: die mittelalterliche Baukunst der
Zisterzienser, München, 2001; Villes A., La cathédrale Notre-
Dame de Reims: chronologie et campagnes de travaux; essai de
bilan des recherches anterieures à 2000 et propositions
nouvelles, Joué-lès-Tours, 2009; Webb G.F., Gothic
Architecture in England, London, 1951.

Photogallery

Angers (Francia), Cattedrale di Saint-Maurice, navata e coro,
intorno al 1250.

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Bourges (Francia), Cattedrale di Saint-Étienne,           veduta
d’insieme dall’abside, entro il 1250.

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Burgos (Spagna), Cattedrale di Santa Maria, particolare della
navata centrale, tra il 1240 e il 1260.

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Chartres   (Francia),   Cattedrale   di   Notre-Dame,   facciata
occidentale, portale reale, intorno al 1150.

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Laon (Francia), Cattedrale di Notre-Dame,               facciata
occidentale, tra il 1185 e il 1205.

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Lincoln (Inghilterra), Cattedrale, navata centrale, 1220-1230.

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Parigi (Francia), Cattedrale di Notre-Dame, navata centrale e
coro, tra il 1160 e il 1200.

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Praga (Repubblica Ceca), Cattedrale di San Vito, Peter Parler,
volta della navata centrale, dopo il 1356.

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Reims (Francia), Cattedrale di Notre-Dame, particolare del
coro e del braccio destro del transetto, intorno al 1225.

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Peterborough, Chiesa abbaziale di      San   Pietro,   facciata
occidentale, inizi del XIII secolo.

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