Gotica, architettura Definizione - Etimologia - Amazon S3
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Gotica, architettura Definizione – Etimologia Risale a Vasari l’uso dell’aggettivo ‘gotico’ per definire, in senso spregiativo, le soluzioni architettoniche che al suo tempo venivano ancora attuate oltralpe, a fronte delle novità rinascimentali. Fu con la riscoperta romantica del medioevo che il termine incontrò una valenza positiva e finì con l’identificarsi con le caratteristiche costruttive delle cattedrali della Francia settentrionale, erette tra XII e XIII secolo. Da un punto di vista storiografico questo fu un limite, perché, creando una fittizia uniformità, si finì con il perdere di vista la varietà delle esperienze che ebbero luogo in quell’arco di tempo. Caratteristiche Gli inizi nell’Ile-de-France La rivoluzione formale che prese le mosse nell’area dell’Ile- de-France alla metà del XII secolo ebbe il suo fattore unificante nella introduzione della volta a crociera a sesto acuto, una scelta dettata dalla esigenza di ovviare ai numerosi incendi provocati dalle coperture lignee. Questo avvenne all’interno di un quadro progettuale di lenta elaborazione, segnato da esiti diversi. L’aggiunta alla abbazia benedettina di Saint-Remi a Reims di un nuovo coro, a partire dal 1162, fornisce il primo esempio di tale intenzione di cambiamento. Fondamentale per ottenere una spazialità diversa fu la sovrapposizione di più ordini (arcate, tribuna, triforio, finestre) che ebbe l’effetto di annullare il pieno della parete, sulla base di un modo di procedere che aveva già caratterizzato l’architettura della Normandia durante il periodo romanico. Legato alla figura intellettuale dell’abate Pierre de Celle, il coro accoglie al suo interno tutte le problematiche che verranno via via sviluppate nei decenni successivi.
Fin da subito prevalse la tendenza ad aumentare l’altezza dei sostegni: è il caso della cattedrale di Sens, in costruzione a partire dal 1140 e quasi conclusa nel 1176. Di conseguenza vi fu la possibilità di ridurre il numero degli ordini monumentali, introducendo, al di sopra delle arcate, una tribuna e subito sopra le finestre, poggianti su un pieno di muro. La scelta della divisione esapartita per le volte, legata all’idea della campata quadrata, rese però ancora necessaria una diversificazione nella tipologia dei sostegni. A livello di impianto, generalmente calibrato su tre navate, le componenti essenziali presenti negli edifici in questa fase sono il transetto e il deambulatorio a cappelle radiali, talvolta doppio, sull’esempio di quello fatto realizzare dall’abate Suger a Saint-Denis tra il 1140 e il 1144. Con i lavori che lo stesso committente avviò in facciata e con la concomitante realizzazione della fronte occidentale della cattedrale di Chartres furono poste le basi per quell’intimo rapporto fra scultura e architettura che è un’altra delle novità del momento e che trova il suo esito più caratteristico nelle marcate strombature che precedono i tre portali delle facciate, legati tra loro e accompagnati dalle statue di personaggi dell’Antico e del Nuovo Testamento, addossate alle colonne che reggono le complesse modanature degli archivolti, anch’esse popolate da fitte sequenze di figure simboliche, mentre nelle lunette e sugli architravi si sviluppa l’aspetto teofanico ed agiografico. Con gli inizi del XIII secolo, come mostra la cattedrale di Chartres, anche le fronti dei bracci del transetto furono decorate con portali multipli riccamente scolpiti, assumendo la valenza di vere e proprie facciate nelle quali successivamente, come a Saint-Denis, furono aperti dei grandi rosoni che contribuirono a illuminare, in maniera quasi violenta, la zona dell’incrocio. All’esterno un’altra componente essenziale sono le alte torri che affiancano la facciata e le absidi: la cattedrale di Laon, realizzata tra il 1185 e il 1205, ne è l’esempio superstite più antico e integro. Infine l’aspetto più appariscente è rappresentato dai pesanti contrafforti che scandiscono il perimetro esterno. Collocati nei punti di forza individuati dalle arcate trasverse delle navate laterali, con la porzione emergente rispetto al livello fissato dalla copertura di queste ultime, i contrafforti si fanno carico di accogliere la
ricaduta degli archi rampanti che vanno a contrastare le spinte delle volte della navata centrale e che si raddoppiano nel caso di impianti a cinque navate. Supportato da un raffinamento delle tecniche e della strumentazione destinata all’edilizia, fu questo stratagemma progettuale che permise, nell’arco di pochi decenni, di raddoppiare l’altezza delle navate centrali, passando dai 24 metri della cattedrale di Laon ai 48 di quella di Beauvais. Ancora presente nelle cattedrali di Laon e di Notre-Dame a Parigi, in costruzione a partire dal 1160 circa, la volta esapartita vi presenta la variante significativa del culmine delle arcate trasverse disposto allo stesso livello delle chiavi di volta, introducendo una soluzione che non sarà più abbandonata, in virtù della sua capacità di unificare lo spazio. Entrambi gli edifici supportano questa scelta utilizzando come sostegni dei robusti pilastri cilindrici, tutti uguali per dimensioni e altezza, al di sopra dei quali appoggiano delle sottili membrature a fascio che vanno a raggiungere le articolazioni della copertura. Al di sopra delle arcate si affacciano le tribune, ma se a Laon, riprendendo la scansione di Saint-Remi a Reims, la sequenza prosegue con un triforio al di sopra del quale si dispongono le prese di luce, a Parigi la scelta si semplifica, abolendolo e sovrapponendo un oculo alle bifore. Notre-Dame è anche il primo edificio gotico a cinque navate e questo comporta esternamente una articolazione su tre livelli, grazie alla copertura con volte a crociera della tribuna disposta sulle navate intermedie, con una conseguente duplicazione degli archi rampanti e una altrettanto impressionante articolazione del profilo esterno. Il momento successivo è rappresentato dalla cattedrale di Chartres, i cui lavori partono nel 1195 e proseguono fin verso il 1225, con l’affermazione definitiva della volta barlonga. A livello di consistenza della parete, insieme a un innalzamento complessivo della copertura, l’effetto più vistoso è dato dall’alleggerimento delle componenti, ridotte alla sovrapposizione a un triforio di amplissime bifore, sormontate da un oculo, che sostituiscono in toto la muratura fino al colmo delle volte, mettendo in campo una ipotesi formale che sarà dominante nei decenni successivi. Ad essa si rifanno nell’immediato le cattedrali di Soissons, di Amiens e di Reims. In quest’ultima si interviene anche sulle pareti
d’ambito, formate da una successione di ampie bifore, sormontate da un oculo, impostate al di sopra di un tratto di muro pieno che forma un ballatoio il quale corre per l’intera lunghezza della navatella, passando dietro ai semipilastri addossati. Queste soluzioni raggiungono la compiutezza nella cattedrale di Bourges, grazie a un impianto a cinque navate che vede reiterarsi nelle navate intermedie la sovrapposizione al triforio di una grande bifora sormontata da un oculo, con effetti di verticalismo e di svuotamento che sono la premessa immediata dello stile rayonnant che caratterizza la Parigi del re santo Luigi IX. Emblematica di queste nuove intenzioni è la Sainte Chapelle, realizzata tra il 1241 e il 1248, in cui nella cappella superiore la struttura dell’unica navata si riduce a una successione di vetrate impostate al di sopra di un basso pieno di muro e intervallate da semipilastri a fascio che si legano alla copertura, con un annullamento totale della parete e una messa a nudo delle strutture portanti. Con ancora maggiore risalto monumentale, analoghi effetti furono realizzati nell’abbazia di Saint-Denis a partire dal 1231 quando, agganciandosi al coro voluto dall’abate Suger, furono rifatte le navate della fondazione carolingia. Gli aspetti di maggiore spicco sono forniti dalla creazione di prese di luce nel muro esterno del triforio che perde la caratteristica di zona d’ombra e dalla apertura, immediatamente al di sopra, di enormi finestre formate da quattro lancette, sormontate da tre oculi a sei lobi, con un radicale annullamento della parete. Le novità architettoniche sviluppatesi tra XII e XIII secolo nell’area parigina ebbero una eco diversa nelle altre regioni della Francia dove dovettero fare i conti con quelle che erano state le realtà precedenti. La diffusione dello stile In Normandia agli inizi del Duecento esse furono riprese nella cattedrale di Rouen, proponendone tuttavia una versione che, malgrado la scansione su quattro livelli della parete, per la pesantezza delle forme con cui fu realizzata rimase debitrice nei confronti della tradizione romanica locale. Solo nel coro, con il deambulatorio a cappelle radiali, avviato nel 1214, il partito murario venne alleggerito, abolendo le tribune. La stessa situazione si verificò nella cattedrale di Bayeux, in costruzione tra il 1230 e il 1240: l’eliminazione della
tribuna comportò la creazione di altissime finestre che tuttavia, insieme con le altre componenti del partito murario, furono private di qualunque slancio dalla presenza di una ridondante decorazione che ricorda le concomitanti esperienze dell’architettura inglese. Nella cattedrale di Coutances, iniziata verso il 1210, questo modo di fare venne abbandonato solo nel coro, costruito intorno al 1250, mentre nella navata centrale si assiste a una enfatizzazione del tema romanico del ‘muro spesso’ normanno con una falsa tribuna composta dalla stratificazione puramente decorativa di tre fattori (parapetto, arcate, bifore), mentre davanti alle soprastanti finestre corre un ballatoio. Il segno di un forte legame con le precedenti tradizioni locali è fissato in questi edifici dal fatto che tutti presentano una torre sopra il quadrato d’incrocio, un motivo che in Ile-de-France non era stato più utilizzato dopo la costruzione della cattedrale di Laon. Solo che mentre nei primi due ha una sezione quadrata, a Coutances, fiancheggiata da quattro torrette, la torre si imposta su un impianto ottagonale e al di sopra di una volta ogivale a sedici costoloni, sortendo effetti di notevole verticalismo. In Borgogna invece quando, nel 1215, si decise la ricostruzione della cattedrale di Auxerre si operò in maniera del tutto diversa nei confronti della precedente tradizione architettonica della regione, perché venne preso a modello l’alzato della cattedrale di Chartres di cui fu riproposta con puntualità la scansione. In altre zone della Francia vi fu invece una totale indifferenza nei confronti di quei canoni, anch’essa condizionata da tradizioni e abitudini locali. È il caso della cattedrale di Angers in cui un impianto cruciforme a navata unica vede le tre campate quadrate coperte da ampie volte ogivali, con un andamento che ricorda quello delle cupole in asse del romanico aquitanico. Lo stesso avvenne a Carcassonne a partire dal 1269 e ad Albi dal 1277 dove, per la ricostruzione delle due cattedrali, prevalse la scelta della più tradizionale navata unica, sia pure con coperture a volte a crociera, così come accadde, ormai dopo il 1312, anche in Catalogna, a Gerona. Resta il fatto che l’esaltante vicenda costruttiva che caratterizzò le cattedrali della Francia settentrionale tra XII e XIII secolo propose un linguaggio architettonico che finì con l’influenzare una vasta area dell’Europa, dalla Spagna alla
Germania, dall’Inghilterra alla Scandinavia, anche se il più delle volte fu utilizzato come fonte di idee e di modelli per arrivare a risultati sostanzialmente diversi. È il caso delle cattedrali di Lèrida e di Tarragona in Catalogna in cui la goticizzazione si limita alla copertura con volte ogivali, tralasciando qualunque altro aspetto di svuotamento e di animazione delle pareti. È con il cantiere della cattedrale di Burgos, i cui lavori furono avviati nel 1221, che in Spagna entrano fattori di origine parigina come il deambulatorio a cappelle radiali, innestato però su uno schema basilicale tradizionale, e una scansione della parete della navata centrale su tre ordini che supplisce alla mancanza di slancio verticalistico con una insistenza decorativa dettata dall’ornato a traforo della balaustra e delle lunette del triforio, accompagnato da motivi vegetali che avvolgono le colonnine o da teste in fitta sequenza disposte lungo la cornice esterna, secondo tradizioni decorative locali. Con la cattedrale di Toledo, avviata nel 1226, il rapporto con l’Ile-de-France si fa più evidente, grazie alla ripresa del tipo a cinque navate della cattedrale di Bourges. Tuttavia i risultati furono differenti perché la maggiore ampiezza concessa alle navate impose l’utilizzo di pilastri più tozzi, con un ovvio riflesso sull’effetto generale. Anche nel tipo del doppio deambulatorio intervenne una netta variante perché, con una scelta autonoma e originale, al posto della tradizionale sequenza di cinque cappelle radiali ne fu inserita una di quindici, alternativamente semicircolari e rettangolari. È con la cattedrale di León, la cui costruzione fu avviata dopo il 1255, che si arriva a una totale immedesimazione con i modi del rayonnant parigino del tempo di san Luigi. Se per il deambulatorio e il transetto il tipo di riferimento sembra essere stato la cattedrale di Reims, nella navata centrale le aperture chiamate a sostituire la parete fissano una ripresa integrale da Saint Denis. Un analogo comportamento caratterizzò l’area germanica. La collegiata di San Giorgio a Limburg an der Lahn, costruita agli inizi del Duecento, riprese l’alzato scandito su quattro ordini che era stato caratteristico delle cattedrali francesi del XII secolo e l’operazione fu condotta con forme ancora fortemente condizionate dalla tradizione del romanico. Una situazione
analoga si ebbe ancora, nel 1209, con la ricostruzione della cattedrale di Magdeburg. Fu nelle navate della cattedrale di Strasburgo, tra il 1230 e il 1240, che si arrivò a una immedesimazione totale con la maniera rayonnant parigina riprendendo le novità introdotte a Saint-Denis. Quelle soluzioni furono sommate con la creazione nelle navate laterali di un ballatoio sul tipo di quello presente nella cattedrale di Reims, in modo da ripetere, anche in questa parte dell’edificio, al di sopra del basso pieno di muro, il motivo delle alte quadrifore sormontate da tre oculi a occupare, come nella navata centrale, tutto lo spazio tra i semipilastri e la ricaduta delle volte, annullando qualunque presenza delle pareti, radicalmente trasformate in vetrate. Una totale accettazione di queste soluzioni si ebbe anche nella cattedrale di Colonia, in costruzione dal 1248, caratterizzata da un verticalismo ancora più marcato. Il gotico in Inghilterra Fu soprattutto in Inghilterra che le novità gotiche trovarono una declinazione originale alla quale non fu certamente estranea la precedente vicenda architettonica anglo-normanna. L’edificio che per primo segnala questa indipendenza è la cattedrale di Salisbury i cui lavori furono avviati intorno al 1220. La sua originalità è sottolineata dalla pianta che riprende il tipo basilicale a doppio transetto che, nel secolo precedente, aveva avuto il suo esempio più illustre nella terza abbaziale di Cluny e dall’imposta sull’incrocio di una altissima torre lanterna. I bracci dei transetti sono divisi in due navate di cui quella orientale, più stretta, vede le campate trasformate in cappelle. Il coro è a terminazione rettilinea e si estende per sette campate con le ultime due che formano una cappella esterna divisa, insieme con le due campate che la precedono, da pilastri a fascio sottili e slanciati che reggono volte impostate allo stesso livello con un effetto a sala. La presenza di una cappella al termine del coro, in genere destinata a contenere reliquie o sepolture significative, sarà un’altra delle caratteristiche del gotico inglese. La organizzazione delle pareti mostra una sostanziale lontananza dai modi parigini, legata com’è a una scansione che appesantisce gli ordini con fitte sequenze di modanature, in ossequio alla tradizione del romanico anglo-normanno. L’effetto che ne risulta è di una forte consistenza,
accresciuta anche dall’uso nelle partiture di un marmo scuro che entra in contrasto con la muratura, annullando ogni verticalismo. Un aspetto ribadito anche dal fatto che viene a mancare qualsiasi collegamento tra i sostegni e le membrature delle volte i cui costoloni vengono accolti da tre colonnette pensili a fascio, sormontate da un capitello, addossate ai pennacchi delle arcate delle tribune. Malgrado i documenti attestino la presenza di un architetto francese, molti degli elementi che caratterizzano la navata della cattedrale di Salisbury si ripresentano in quella di Lincoln, in costruzione anch’essa tra il 1220 e il 1230, imprimendole un carattere schiettamente inglese. La sola eccezione è data dal fatto che le colonnette che ricevono la ricaduta dei costoloni scendono fino alla base dei pennacchi delle arcate, andando a posare su una mensola, immediatamente al di sopra dei capitelli dei pilastri che, insieme con quelli presenti in tutti gli altri ordini, hanno assunto una conformazione a foglia uncinata, diversa dalla semplice forma bombata di quelli di Salisbury ma lontani dal naturalismo nella resa degli elementi vegetali che domina nelle costruzioni dell’Ile-de-France. Il tratto nuovo e originale perché carico di futuro è rappresentato dal modo come furono realizzate le volte: le arcate trasverse e i costoloni assumono lo stesso profilo e vanno a raccordarsi a una nervatura supplementare (lierne) che corre continua al culmine della volta, mentre le vele vengono articolate con altre nervature supplementari (tiercerons). L’effetto che ne risulta è quello di una disposizione a ventaglio delle volte (fan-vaults), una soluzione che sarà alla base di molte elaborazioni del periodo tardogotico, dimostrando come il tratto più originale e distintivo del gotico inglese consista proprio nella vena decorativa. Espressione tipica ne è a Lincoln la sala capitolare, costruita entro il 1235, sulla base di un modello in seguito largamente ripreso. Ancora una volta si tratta della evoluzione di un tipo romanico: un ambiente a pianta centrale in cui le volte sono rette da un unico sostegno. In questo caso l’impianto ottagonale, con due ampie lancette aperte su ogni lato, vede al centro un pilastro circondato da dieci colonnine che ricevono i costoloni dalla disposizione a ombrello che si raccordano a un lierne che corre al culmine
della risalita, seguendo lo stesso percorso poligonale dell’edificio e ricevendo, dalla parte opposta, le nervature a ventaglio che salgono dai semipilastri a fascio che si addossano agli angoli del muro d’ambito. In questo modo di fare sono implicite possibilità decorative nuove anche in relazione alle pareti, come mostra la chiesa del monastero di San Giovanni a Beverley, costruita nel secondo quarto del Duecento che in pianta riprende la soluzione a doppio transetto. Nella navata la sostituzione delle tribune con un triforio vede quest’ultimo realizzato con una doppia sequenza di arcatelle ad andamento sfalsato e un effetto decorativo che è intensificato dall’uso del marmo colorato per le colonnine, con una volontà di sdoppiamento dell’uniformità della parete che ritorna anche nei pilastri dell’incrocio, decorati con arcatelle rette da esili colonnine addossate. Una maggiore vicinanza ai modi parigini si ha con l’abbazia di Westminster a Londra la cui ricostruzione fu avviata nel 1245 per volontà del re Enrico III, cognato di san Luigi. Questo comportò un maggiore verticalismo, l’apertura di ampie finestre e la presenza di un coro a cappelle radiali, tuttavia la più parte degli elementi caratteristici del gotico inglese vi rimasero presenti, a partire dalle false tribune e dalle colonnine addossate ai pilastri, con la conseguente iterazione delle modanature, per finire con la complessa articolazione delle volte a ventaglio. Solo nella sala capitolare, realizzata intorno al 1250 e impostata secondo lo stesso sistema di quella della cattedrale di Lincoln, le pareti vennero sostituite da vetrate che sono una eco di quelle della Sainte-Chapelle. Il gotico inglese mantenne una sua originalità anche nelle facciate in quanto non accolse il sistema francese, dominato dalla imponente decorazione dei portali, e abbandonò assai presto anche il tipo a due torri impostate in corrispondenza dei portali laterali che derivava dalla tradizione normanna. A prevalere fu la facciata-schermo, completamente indipendente rispetto all’assetto interno dell’edificio e con le torri trasferite lateralmente. La soluzione più antica è, agli inizi del Duecento, quella fornita dalla facciata occidentale dell’abbazia di San Pietro a Peterborough, formata dalla successione di tre enormi arcate affiancate e fortemente strombate, sormontate da frontoni, alte quanto la costruzione
e del tutto indipendenti rispetto ai portali, accompagnate lateralmente da due torri limitate al loro stesso livello, con un effetto complessivo che ricorda gli archi di trionfo e che concede alla scultura di occupare le molte nicchie presenti nell’ornato superficiale della parete. Da questo punto di vista il sistema si perfeziona, intorno alla metà del secolo, nella facciata della cattedrale di Wells impostata su un alto basamento che ingloba i portali al di sopra del quale si dispone un primo ordine, fortemente articolato da arcate, ghimberghe e quadrilobi, al quale ne segue un secondo composto da una sequenza di allungatissime arcate, anch’esse sormontate da elementi decorativi così come traforati da nicchie appaiono i contrafforti che le scandiscono. Il tutto è concluso da un alto frontone centrale e da due massicce torri laterali, sulla base di un sistema che offre la possibilità di collocare nell’insieme centinaia di sculture, seguendo un programma decorativo dominato al culmine dalla figura del Cristo Giudice. L’esuberanza ornamentale rimane una costante del gotico inglese come mostra, intorno al 1280, la cattedrale di Exeter, in cui, su una organizzazione degli ordini monumentali di tipo francese, si imposta una copertura che vede le vele delle volte innervate da una proliferazione di costoloni che vanno a innestarsi al lierne assiale. Fino ad arrivare, nel 1338, alla soluzione attuata nella cattedrale di Wells in cui, per rafforzarla, furono innestati nella arcata della crociera due archi ad andamento inverso, divisi da oculi, con un effetto di travolgente fantasia. Tendenze di autonomia formale al gotico classico È da premesse legate al gusto decorativo inglese che, anche sotto il profilo strutturale, deriva la soluzione estrema, realizzata alla metà del Trecento da Peter Parler nella cattedrale di San Vito a Praga, con l’innesto, al di sopra della struttura canonica progettata dal francese Matthieu d’Arras, di una copertura che abolisce le arcate trasverse e sfrutta l’intreccio dei costoloni per creare l’effetto di volta continua. Altrettanta autonomia nei confronti del gotico classico fu proposta dagli ordini monastici, anzitutto da quello cistercense. Condizionato dalla sobrietà estetica imposta da san Bernardo, partendo dalla Borgogna, l’ordine, grazie alla sua rapida diffusione a livello europeo e al suo
rigido centralismo. si fece promotore di un linguaggio architettonico in cui le novità del tempo, a partire dalla volta a crociera e dalla sua argomentazione in relazione alla tipologia dei pilastri e al posizionamento delle prese di luce, vennero sviluppate sulla base di una pacatezza formale lontana dagli estri del gotico dell’Ile de France ma, nonostante questo, innovativa per molti degli ambienti a cui fu trasmessa. Ciò che mancava agli edifici cistercensi era il versante decorativo formato dalle tribune, dai trifori, dalle trine ornamentali delle grandi aperture, dalle torri e dagli archi rampanti, ossia tutta la dimensione pittoresca dell’architettura gotica. Questo spiega perché se da un lato la loro presenza fu determinante nel diffondere un nuovo linguaggio edilizio in aree, come il Lazio e in genere l’Italia meridionale, ancora legate, sul finire del XII secolo, a tipologie architettoniche cariche di ricordi basilicali paleocristiani, dall’altro i cistercensi contribuirono a imporre forme di solida calibratura spaziale e di essenziale argomentazione delle partiture voltate. Confermano questo ruolo guida, in una dimensione architettonica di globale rinnovamento, le costruzioni militari promosse nel regno di Sicilia dall’imperatore Federico II che, secondo una notizia riferita al 1225, aveva ottenuto il permesso di utilizzare in quei cantieri i conversi dell’ordine, un rapporto che si protrasse anche sotto la successiva dinastia angioina, con l’invio nel 1273 da Royaumont di due monaci per la fondazione delle abbazie di Santa Maria della Vittoria in Abruzzo e di Santa Maria di Realvalle in Campania. Così come altrettanto indicativo è il caso del duomo di Siena i cui lavori di costruzione, nella fase tra il 1259 e il 1264, quando venne voltata la navata centrale, furono condotti sotto l’amministrazione di conversi della vicina abbazia di San Galgano, con un rapporto che ne spiega la calibrata ragione spaziale e la composta distribuzione degli ordini monumentali. Altrettanto marcata fu la incidenza degli ordini mendicanti, in particolare dei francescani e dei domenicani, insediati all’interno dei centri urbani e legati per missione alla predicazione. Si deve alla loro iniziativa la diffusione del tipo della chiesa a sala, secondo soluzioni che, declinate volta per volta in modi e forme diverse, furono comunque tutte
imposte dalla esigenza di creare ampi spazi, uniformi e omogenei. Esse vanno dalla tipologia caratteristica dell’Italia centrale che ebbe come termine di riferimento la chiesa di San Francesco a Cortona fatta realizzare, tra il 1245 e il 1253, da frate Elia al suo rientro dal periodo di esilio trascorso presso la corte di Federico II, con la grande navata unica, ampia quanto l’intero edificio, che si aggancia a un presbiterio tripartito, fino alla vera e propria Hallenkirche, caratterizzata da pilastri a sezione circolare e semplice copertura lignea, come la chiesa dei Domenicani a Colmar in Alsazia, in costruzione a partire dal 1283, oppure con i pilastri articolati che dispongono le coperture delle tre navate allo stesso livello così da trovare, per questa via, il senso di una unicità dello spazio, come nella Wiesenkirche di Soest, consacrata nel 1376, che mostra bene la resistenza nel tempo di quelle soluzioni. Bibliografia Binski P., Westminster Abbey and the Plantagenet: kingship and the representation of power 1200 – 1400, New Haven, 1995; Blum P.Z., Early Gothic Saint-Denis: restorations and survivals, Berkeley, 1992; Bony J., French Gothic Architecture of the 12th and 13th Centuries, Berkeley-Los Angeles-London, 1983; Brandl H., ForsterCh. (a cura), Der Dom zu Magdeburg, Halle, 2011; Branner R., Saint Louis and the Court Style in Gothic Architecture, London, 1965; Branner R., La cathédrale de Bourges et sa place dans l’architecture gothique, Paris- Bourges, 1962; Branner R., Burgundian Gothic Architecture, London, 1960; Bruselius C., The Thirteenth Century Church at Saint Denis, New Haven-London, 1985; Clark W., King R., Laon Cathedral. Architecture, London, 1983-1987; Colchester L.S. (a cura), Wells Cathedral. A History, Shepton Mallet, 1982; Crosby McKnight S., The Royal Abbey of Saint-Denis from its Beginning to the Death of Suger, 475-1151, New Haven-London, 1987; Erlande-Brandenburg A., Notre-Dame de Paris, Paris, 1991; Estepa Díez C., La Catedral de León: mil años de historia, León, 2002; Fernández Collado A., La Catedral de Toledo, Toledo, 2009; Frankl P., Crossley P., Gothic
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